I.
1.
Ecco un giuoco linguistico: riferire se un determinato corpo è più chiaro o più scuro di un altro. - Ma ora eccone un altro affine: Enunciare qualcosa sulla relazione tra la chiarezza di due determinate tonalità di colore. (Si può paragonare con questo: Determinare la relazione tra la lunghezza di due sbarre - e la relazione tra due numeri). - Nei due giuochi linguistici la forma della proposizione è la medesima: ' X è più chiaro di Y '. Ma nel primo caso si tratta di una relazione esterna e la proposizione è temporale, nel secondo caso si tratta di una relazione interna e la proposizione è atemporale.
2.
In un quadro, in cui un pezzo di carta bianca acquista la propria chiarezza dal cielo blu, il cielo è più chiaro della carta bianca. E tuttavia, in un altro senso, il blu è il colore più scuro, il bianco il colore più chiaro (Goethe)
3.
Lichtenberg dice che solo pochi uomini hanno mai visto il bianco puro. Allora la maggior parte degli uomini impiega la parola in modo scorretto? E come ha imparato lui l'uso corretto? - Ha costruito un uso ideale conformandosi all'uso ordinario. E questo non vuol dire: un uso migliore, ma: un uso raffinato in una certa direzione, in cui qualcosa è stato portato all'estremo.
5.
Dico che un pezzo di carta è bianco puro: e anche se, mettendo della neve vicino al pezzo di carta, questo apparisse grigio, tuttavia nel suo ambiente normale continuerei, con ragione, a chiamarlo bianco e non grigio chiaro.
6.
che cosa si può dire a sostegno del fatto che il verde è un colore primario, e non un colore misto di blu e giallo? Sarebbe corretto dire: ' Questo si può riconoscere immediatamente: basta guardare i colori ' ? Ma come faccio a sapere che con queste parole: ' Colori primari ' intendo la stessa cosa che intende un altro, che sia anche disposto a dire che il verde è un colore primario? No - qui decidono i giuochi linguistici.
7.
Un verde che non dia sul giallo non è però un verde che dà sul blu [...] perchè un verde non si mette a dare contemporaneamente tanto sul giallo quanto sul blu, per il solo fatto di esser stato ottenuto da una qualche specie di mescolanza di giallo e di blu.
8.
Gli uomini potrebbero avere il concetto dei colori intermedi [Zwischenfarbe] o colori misti anche se non avessero mai prodotto colori mescolandone altri (in un senso qualsiasi). Potrebbe darsi che nei loro giuochi linguistici si fosse sempre trattato di scegliere o di cercare colori misti o colori intermedi già esistenti.
9.
Non potrebbe darsi che ci fossero persone per cui esistesse un giallo che dà sul blu o un verde che dà sul rosso? Dunque, persone i cui concetti di colore si differenzierebbero dai nostri - perchè anche i concetti di colore di chi è affetto da acromatopsia deviano da quelli delle persone normali e non ogni deviazione dal normale è necessariamente una cecità o un difetto.
10.
A uno che conosca il concetto di colore intermedio - si chieda ora di mostrare un verde che dà sul rosso. Costui potrebbe semplicemente non capire questo comando, e magari reagire come se gli si fosse stato chiesto di indicare un quadrato regolare, un pentagono regolare, un esagono regolare e un unagono regolare. Ma che dire se costui, senza esitare, indicasse un campione di colore (per esempio, quello che noi potremmo forse chiamare un marrone che dà sul nero)?
11.
Chi fosse a conoscenza di un verde che dà sul rosso sarebbe in grado di costruire una successione di colori che comincia con il rosso e finisce con il verde, e che forse anche per noi costituirebbe una transizione continua tra i due colori. Allora verrebbe fuori che là dove ogni volta noi vediamo la medesima tonalità, per esempio un marrone, costui vede una volta un marrone, una volta un verde che dà sul rosso. E, per esempio, quel tale potrebbe distinguere dai loro colori due composti chimici che per noi hanno il medesimo colore, e potrebbe chiamarli l'uno marrone, l'altro verde che dà sul rosso.
13.
Immaginiamo una popolazione di persone tutte affette da acromatopsia - e una cosa del genere potrebbe darsi benissimo. Costoro non avrebbero i medesimi concetti di colore che abbiamo noi. Perchè, anche supposto che parlassero italiano ed avessero tutte le parole italiane per i colori, tuttavia userebbero ancora parole diverse da quelle che abbiamo noi, e imparerebbero a usarle in modo diverso. Oppure, se parlassero una lingua straniera, ci sarebbe difficile tradurre, nelle nostre, le loro parole per i colori.
14.
Non per questo, tuttavia, saremmo costretti a riconoscere che costoro vedono colori che noi non vediamo. Infatti non esiste nessun criterio universalmente riconsociuto per stabilire che cosa sia un colore, se non che è uno dei nostri colori.
15.
In ogni serio problema filosofico l'incertezza arriva giù, fino alle radici. Si deve sempre esser pronti a imparare qualcosa di completamente nuovo.
18.
Può un vetro trasparente verde avere il medesimo colore che ha un pezzo di carta opaco, o no? Se un vetro del genere venisse rappresentato in una pittura, i colori sulla tavolozza non sarebbero trasparenti.
19.
Come mai, allora, qualcosa può essere verde trasparente ma non bianco trasparente? La trasparenza e la riflessione [Spiegeln] esistono soltanto nella dimensione della profondità si un'immagine visiva. L'impressione del mezzo trasparente è l'impressione che dietro il mezzo ci stia qualcosa. La completa monocromaticità dell'immagine visiva non può essere trasparente.
20.
Una cosa bianca dietro un mezzo trasparente colorato appare dello stesso colore del mezzo, una cosa nera appare nera.
21.
Runge: ' Quando ci si vuole immaginare un arancione che dà sul blu, un verde che dà sul rosso, o un violetto che dà sul giallo si prova la medesima sensazione di quando si vuole immaginare un vento settentrionale che viene da sud-ovest... Tanto il bianco quanto il nero sono entrambi opachi, ossia solidi... Non ci si può immaginare un'acqua che sia limpida e bianca, così come non ci si può immaginare un latte limpido ' .
22.
Non vogliamo trovare una teoria dei colori (né una teoria fisiologica né una teoria psicologica), bensì la logica dei concetti di colore. E questa riesce a darci ciò che, spesso a torto, ci si è aspettati da una teoria.
23.
' Non si può immaginare un'acqua bianca, etc ' . Ciò significa che non si può descrivere (per esempio, dipingere) che aspetto avrebbe na cosa limpida bianca e questo vuol dire: non si sa quale descrizione, quale rappresentazione, queste parole esigano da noi.
24.
' Cerco un vetro di questo colore ' (e così dicendo indico un pezzo di carta colorata) questo forse significherà che una cosa bianca, vista attraverso il vetro, deve avere lo stesso aspetto del mio campione
25.
(Qui non stiamo facendo fisica, ma consideriamo il bianco e il nero come colori, esattamente come lo sono il verde e il rosso).
27.
Quando si tratta di logica, ' Questo non si può immaginare ' vuol dire: non si sa che cosa ci si debba immaginare qui.
29.
Dalla regola per l'apparenza visiva [Augenschein] dei colori delle cose trasparenti colorate, che hai ricavato dal verde trasparente, dal rosso trasparente, eccetera, costruisci la sembianza [Schein] del bianco trasparente. Perchè non funziona?
31.
Perchè un vetro bianco-trasparente non si può immaginare - anche se non ce ne sono in realtà? Dove va storta l'analogia con il vetro colorato trasparente?
32.
Spesso si usano proposizioni che stanno sul confine tra logica ed empiria, cosicché il loro senso oscilla da una parte e dall'altra di questo confine; ed esse valgono, ora come espressione di una norma, ora come espressione di un'esperienza. (Infatti non è certo un fenomeno psichico collaterale - così ci si immagina ' i pensieri ' - ma l'impiego, a distinguere la proposizione logica dalla proposizione empirica).
35.
' La luce non è colorata ' . Se è vero, allora lo è nel senso in cui non sono colorati i numeri.
37.
Quello che si vede come luminoso non si vede come grigio. Tuttavia lo si può benissimo vedere come bianco.
39.
Piuttosto, la questione è esattamente questa: quale sia il significato di quest'espressione, la logica del concetto.
40.
Infatti, che non ci si possa immaginare una cosa ' al calor grigio ' non è affare della fisica o della psicologia dei colori.
41.
Mi dicono che una certa sostanza brucia sviluppando una fiamma grigia. Io però non consoco i colori delle fiamme di tutte le sostanze. Perchè allora non potrebbe essere possibile anche questo?
43.
Una superficie bianca e liscia può riflettere. Che dire se ci si sbagliasse, e se ciò che sembra riflesso in essa in raltà stesse dietro la superficie e fosse visto attraverso essa? Allora la superficie sarebbe bianca e trasparente?
46.
Perchè non esiste nessun nome di colore che corrisponda alla parola ' bianco ' , per qualcosa che è anche trasparente?
49.
In un certo contesto, questo colore è per me un bianco sotto una cattiva luce, nell'altro contesto, grigio sotto una illuminazione buona. Queste sono proposizioni sui concetti ' bianco ' e ' grigio ' .
52.
Il bianco come colore di sostanza (nel senso in cui si dice la neve è bianca) è più chiaro di ogni altro colore di sostanza; il nero è più scuro. Qui il colore è un oscuramento, e se alla sostanza si toglie ogni oscuramento di questo genere rimane il bianco, e perciò la si può chiamare ' senza colore '.
55.
Un colore ' riluce ' in un ambiente (come gli occhi sorridono soltanto in un volto).
56.
Le difficoltà che percepiamo riflettendo sulla natura dei colori (e con cui Goethe volle fare i conti nella Farbenlehre) sono già insite nell'indeterminatezza del nostro concetto di eguaglianza tra colori.
57.
[ ' Io percepisco X ' ' Io osservo X 'X non sta per il medesimo concetto tanto nella prima quanto nella seconda proposizione; anche se forse sta per la medesima espressione verbale; per esempio: ' un dolore ' . Se infatti si chiede: ' Che genere di dolore? ' nel primo caso potrei rispondere: ' Questo ', e pungere con un ago quello che me l'ha chiesto. Nel secondo caso devo rispondere in modo diverso alla medesima domanda; per esempio: ' Il dolore del mio piede ' . Nella seconda proposizione la X potrebbe anche stare per ' il mio dolore ', ma nella prima non potrebbe starci ].
59.
Dipingo quello che vedo dalla mia finestra. Un posto ben preciso, determinato dalla sua posizione nell'architettura di una casa, lo dipingo in colore ocra. Dico che vedo questo punto in questo colore. Ciò non significa che qui io veda il colore ocra, perchè questa sostanza colorata, ambientata così potrebbe apparire più chiara, più scura, più rossiccia (eccetera) dell'ocra. Ma che dire se qulcuno volesse che io gli indicassi l'esatta tonalità di colore che vedo in quel punto? - In che modo dovrei inicargliela, e in che modo dovrei determinarla? Si potrebbe chiedere che io produca un campione di colore (un campione di carta di questo colore). Non dico che un confronto di questo genere sarebbe del tutto privo di interesse: esso però ci mostra che non è chiaro già fin dal principio in qual modo si debbano confrontare le tonalità dei colori e che cosa significhi ' eguaglianza di colore '.
60.
Immaginiamo un dipinto tagliato in pezzettini approssimativamente monocromatici, che poi vengano usati come le parti di un puzzle. Anche quando non è monocromatico, un pezzettino del genere non deve indicare nessuna forma spaziale, ma deve apparire semplicemente come una macchia colorata superficiale. Soltanto in connessione con gli altri esso diventa un pezzettino di cielo azzurro, un'ombra, un punto risplendente, trasparente od opaco e così via. I singoli pezzi ci mostrano forse i colori autentici dei luoghi del quadro?
62.
Che io possa dire che questo luogo nel mio campo visivo è grigioverde, non significa che io sappia che nome si dovrebbe dare a una copia esatta della tonalità di questo colore.
63.
Su una fotografia in bianco e nero vedo un uomo con i capelli scuri e un ragazzo con capelli biondi lisci e tirati all'indietro, [...] Vedo color ferro le superfici rifinite, biondi i capelli del ragazzo, color zinco la grata, benché tutto ciò sia rappresentato dalle tonalità più chiare e più scure della carta fotografica.
64.
Se mi chiedessero di descrivere questa fotografia lo farei, nel modo più diretto, con quelle parole. Se non si accettasse questo modo di descrizione, allora dovrei subito mettermi a cercarne un'altra.
66.
' Non si può immaginare che certi uomini abbiano una geometria dei colori diversa dalla nostra? ' Questo vuol sicuramente dire: Non si possono immaginare uomini, che abbiano concetti di colore diversi dai nostri? E ciò significa a sua volta: Non si possono immaginare uomini che non abbiano i nostri concetti di colore - e tuttavia abbiano concetti di colore che ai nostri concetti di colore siano imparentati in modo tale che noi li chiameremmo ancora ' concetti di colore ' ?
68.
Se ci chiedessero: ' Che cosa significano le parole -rosso-, -blu-, -nero-, -bianco- ? ' potremmo di certo indicare immediatamente certe cose che hanno quei colori, - ma la nostra capacità di spiegare i significati di queste parole non va più oltre!
70.
La teoria goethiana della formazione dei colori dello spettro non è una teoria che si sia dimostrata insoddisfacente: per parlar propriamente non è affatto una teoria. Con essa non si può predire nulla. E' piuttosto un vago schema concettuale [Denkschema] del genere di quello che si trova nella psicologia di James. Non c'è neanche nessun experimentum crucis che possa farci decidere in favore di questa teoria o contro essa.
71.
Chi sia d'accordo con Goethe, trova che Goethe ha riconosciuto correttamente la natura dei colori. E qui natura non è ciò che procede dagli esperimenti; bensì risiede nel concetto di colore.
72.
Il bianco non è un colore intermedio tra altri colori. E questo gli esperimenti con lo spettro non possono né corroborarlo né confutarlo.
74.
Se per i colori esistesse una teoria dell'armonia questa dovrebbe incominciare con una ripartizione dei colori in gruppi, e dovrebbe vietare certe mescolanze o certi accostamenti di colori e permetterne altri. E come la teoria dell'armonia, non darebbe una fondazione [Begruenden] alle proprie regole.
75.
Ora, a chi posso descrivere che cosa non posso imparare? Non soltanto a uno che l'abbia imparato? Non posso forse dire ad A che B non può imparare la matematica superiore, anche se A non ne è padrone? Chi ha imparato il giuoco non comprende forse la parola ' scacchi ' in modo diverso da chi il giuoco non ha imparato? Tra l'impiego che quello può fare della parola e l'impiego che quest'altro ha imparato, ci sono differenze.
76.
Descrivere un giuoco significa sempre: dare una descrizione grazie alla quale lo si può impapare?
77.
Un tizio che soffra di acromatopsia, non soltanto non può imparare le nostre parole per i colori così come impara ad impiegarle uno che i colori li veda normalmente, ma non può neanche imparare, nello stesso modo, la parola ' acromatopsia ', Per esempio non può accertare l'acromatopsia nello stesso modo in cui può accertarla quell'altro.
79.
La psicologia descrive i fenomeni del vedere. - A chi dà la descrizione? Quale ignoranza può eliminare, questa descrizione?
81.
Si può descrivere a un cieco com'è quando uno vede? - Certamente. Un cieco impara alcune cose sulla differenza tra chi è cieco e chi vede. Ma la domanda era mal formulata: come se il vedere fosse un'attività e di tale attività esistesse una descrizione.
83.
Talvolta si dice (anche se erroneamente): ' Soltanto io posso sapere quello che vedo '. Ma non si dice: ' Soltanto io posso sapere se soffro di acromatopsia ' . (E neppure: ' Soltanto io posso sapere se vedo o se sono cieco ' ).
88.
Ma supponiamo che io non abbia mai sentito parlare dell'esistenza di uomini ciechi e che un giorno qualcuno mi comunichi: ' Esistono uomini che non vedono ' . Dovrei allora comprendere senz'altro questa proposizione? Se a mia volta io non sono cieco, devo essere consapevole di avere la facoltà del vedere, e dunque essere anche consapevole che possono esistere persone che non ce l'hanno?
89.
Se lo psicologo ci insegna: ' Esistono uomini che vedono ' , allora possiamo chiedergli: ' E che cosa chiami, tu, -uomini che vedono- ? ' . A ciò si dovrebbe rispondere: ' Uomini che, in queste e queste altre circostanze, si comportano in questo e in quest'altro modo ' .
II.
2.
Mescolando del bianco a un colore gli si toglie ciò che in esso vi è di colorato [das Farbige]. Questo invece non accade se gli si mescola del giallo. - E' questo il fondamento della proposizione che non può esistere un bianco limpido e trasparente?
3.
Ma che proposizione è mai questa: che la mescolanza con il bianco toglie al colore ciò che in esso vi è di colorato?
Così come l'intendo io non può essere una proposizione della fisica.
Qui la tentazione di credere a una fenomenologia, a una cosa che sta a mezzo tra la scienza e la logica, è molto grande.
11.
In filosofia ci si deve sempre chiedere: ' Come si deve guardare a questo problema, perchè diventi risolubile? '
12.
Infatti qui (per esempio quando prendo in considerazione i colori) c'è soltanto un'incapacità di mettere un qualsiasi ordine tra i concetti.
Stiamo lì, come il bue di fronte alla porta della stalla che sia stata dipinta con un nuovo colore.
13.
Pensa a come un pittore rappresenterebbe la trasparenza attraverso un vetro colorato in rosso. Ciò che ne risulta è la complicata immagine di una superficie. Cioè: l'immagine conterrà un gran numero di gradazioni di rosso e di altri colori, messe l'una accanto all'altra. E analogamente se si guardasse attraverso un vetro blu.
Ma che dire, se si dipingesse un quadro in cui là dove una certa cosa, che prima dava sull'azzurro o sul rosso, ora desse sul bianco?
16.
L'analisi fenomenologica (come per esempio la voleva Goethe) è un'analisi concettuale, e non può concordare con la fisica nè contraddirla.
18.
Sì, supponiamo che le cose rilucessero dei loro colori soltanto quando, nel nostro senso, su di esse non cadesse nessuna luce; quando, per esempio, il cielo fosse nero. Non si potrebbe dire allora: Soltanto sotto una luce nera ci appaiono i colori pieni?
19.
Ma qui non ci sarebbe una contraddizione?
20.
Io non vedo che i colori dei corpi riflettano luce nel mio occhio.
III.
1. - 24/3/50.
In un quadro il bianco dev'essere il colore più chiaro?
3.
Qui c'è una specie di matematica del colore.
4. - 26/3.
Ma anche il giallo puro è più chiaro del rosso puro saturo o del blu puro saturo. E questa è una proposizione dell'esperienza? - Pe esempio, io non so se il rosso (cioè, il rosso puro) sia più chiaro o più scuro del blu. Per poterlo dire dovrei vederlo. E tuttavia se l'avessi visto lo saprei una volta per tutte, così come so una volta per tutte il risultato di un calcolo.
Dove si distinguono, qui, logica ed esperienza (empiria)?
5.
La parola , il cui significato non è chiaro, è ' puro ' o ' saturo '. Come impariamo questo significato? Come si fa a vedere che con queste parole gli uomini intendono la stessa cosa? Dico che un colore (per esempio il rosso) è ' saturo ', se non contiene né il nero né il bianco, e non dà sul nero né sul bianco.
Ma questa definizione serve soltanto per una comprensione provvisoria.
6.
Che importanza ha il concetto di colore saturo?
7.
Un dato di fatto è qui chiaramente importante: il fatto, cioè, che gli uomini concedono una posizione particolare e privilegiata a una posizione nel cerchio dei colori. Il fatto che non debbano far fatica per tenere a mente questo punto, ma tutti possano sempre ritrovare facilmente il medesimo punto.
11.
Oppure, anche: la questione è: si possono qui distinguere (chiaramente) due impieghi?
12.
Se ti sei impresse in mente due tonalità di colore, A e B, e A è più chiaro di B, e poi chiami A una tonalità di colore, e B un'altra, ma questa è più chiara di quella, allora hai dato nomi sbagliati alle tonalità di colori. (Questo è logica).
13.
Il concetto di colore ' saturo ' sia di una specie tale che l'X saturo non possa essere ora più chiaro ora più scuro dell'Y saturo; cioè sia tale che non abbia senso il dire che sia una volta più chiaro e un'altra volta più scuro. Questa è uan determinazione concettuale e appartiene ancora alla logica.
Se un concetto determinato così sia utile o non lo sia, non is decide qui.
14.
Questo concetto potrebbe avere soltanto un impiego molto limitato. E precisamente per questa ragione: che quello che di solito chiamiamo un X saturo è un'impressione di colore all'interno di un determinato ambiente. Si può confrontare con l'X ' trasparente '.
15.
Dà alcuni esempi di semplici giuochi linguistici con il concetto di ' colore saturo '!
17.
Oppure suppongo che dalla saturazione dei loro colori sia possibile indovinare il luogo di provenienza di cerit fiori. Cosicché, per esempio, si possa dire: ' Questo dev'essere un fiore alpino, perché il suo colore è così intenso '.
19.
E non devo ammettere che certe proposizioni siano spesso usate ai limiti tra logica ed empiria, cosicché il loro senso venga a trovarsi ora al di qua ora al di là di questo confine, ed esse ora siano l'espressione di una norma, ora possano venir trattate come espressione dell'esperienza?
Infatti ciò che distingue la proposizione logica dalla proposizione empirica non è per nulla il ' pensiero ' (ossia un fenomeno psichico collaterale), ma un impiego (ossia, qualcosa che la circonda).
20.
L'immagine falsa imbroglia, quella vera aiuta.
22.
Lo ' splendore ', la ' luce risplendente ' non possono essere neri. Se in un quadro sostituisco il nero alla chiarezza delle luci risplendenti, non ottengo luci nere [...].
24.
Perché non è possibile un bianco trasparente? Dipingi un corpo rosso trasparente e poi al rosso sostituisci il bianco!
Quando si tratta della trasparenza d'un colore il nero e il bianco hanno già una mano nel giuoco.
Se sostituisci il bianco al rosso, l'impressione della trasparenza non sorge più, così come non sorge l'impressione della tridimensionalità se tarsformi il disegno nel disegno .
25.
Perché un colore saturo non è semplicemente: questo, o questo, o quest'altro ancora? - perchè lo si riconosce, o lo si determina in modo diverso.
26.
Quello che può renderci sospettosi è il fatto che qualcuno ha creduto di riconoscere tre colori fondamentali, qualcuno quattro. Qualcuno sosteneva che il verde è un colore intermedio tra il blu e il giallo; cosa, questa, che a me, per esempio, appare falsa anche indipendentemente da ogni esperienza.
Il blu e il giallo, così come il rosso e il verde, mi appaiono opposti - ma ciò forse potrebbe derivare semplicemente da questo: che nel cerchio dei colori sono abituato a vederli in punti opposti. [...]
27.
Una cosa logicamente importante mi par di vedere: Se si dice che il verde è un colore intermedio tra il blu e il giallo, allora si deve anche poter dire, per esempio, che cosa vuol dire un giallo che dà solo leggermente sul blu, oppure un blu che dà soltanto un po' sul giallo. E queste espressioni non mi dicono nulla affatto. Ma non potrebbero dire qualcosa a qualcun'altro?
Allora io potrei capire uno che mi descrivesse il colore di un muro dicendo: ' Era un giallo che dava un po' sul rosso ', nel senso che da un certo numero di campioni potrei sceglierne uno che si avvicinasse più o meno a questo colore. Ma a chi mi descrivesse il colore così: ' è un giallo che dà un po' sul blu ', io non potrei indicare un campione così fatto. [...]
28.
Come c'è un orecchio assoluto, e c'è gente che non ce l'ha, così si potrebbe benissimo pensare che, per quanto riguarda il vedere i colori, esista un gran numero di talenti diversi. [...] Forse che tutti dovrebbero conoscere colori ' caldi ' e colori ' freddi '? A meno che non si impari semplicemente a chiamar così, o così, una certa disgiunzione di colori.
Non potrebbe darsi, per esempio, che un pittore non avesse nessun concetto affatto dei ' quattro colori puri ', e trovasse addirittura ridicolo il parlare di colori del genere?
29.
Oppure anche così: Che cosa mancherebbe a uomini, per i quali questo concetto non fosse affatto naturale?
31.
Parliamo dell' ' acromatopsia ', e diciamo che è un difetto.
Ma potrebbero facilmente esserci parecchi talenti diversi, nessuno dei quali è chiaramente inferiore all'altro. - E rifletti anche su questo: che un uomo può passare una vita senza che nessuno si accorga della sua acromatopsia, fin quando qualche circostanza particolare non la fa comparire.
32.
Così, dunque, uomini diversi potrebbero avere concetti di colore diversi? - Un po' diversi. Diversi per l'uno o per l'altro aspetto. E ciò ostacolerà la loro comprensione in misura maggiore o minore; ma spesso non l'ostacolerà quasi per nulla.
33.
Qui vorrei fare un'osservazione generale sulla natura dei problemi filosofici. L'oscurità filosofica è inquietante. La si sente come un che di vergognoso. Si ha la sensazione di non potersi raccapezzare proprio là dove raccapezzare ci si dovrebbe. E tuttavia non è così. Possiamo benissimo vivere anche senza queste distinzioni; anche senza sapercisi raccapezzare.
35.
Lichtenberg dice che soltanto pochi uomini hanno mai visto il bianco puro. Allora, dunque, la maggior parte degli uomini impiega scorrettamente questa parola. E lui come ha imparato l'uso corretto? - Piuttosto, ha costruito un uso ideale partendo dall'uso di tutti i giorni [tatsa¨ chlich], così come si costruisce una geometria. Qui, però, con ' ideale ' non si intende qualcosa di particolarmente buono, ma soltanto qualcosa che è stato spinto agli estremi.
36.
E certamente un colore così trovato può a sua volta insegnarci qualcosa sull'uso effettivo.
E potrebbe anche darsi che noi, per esempio per scopi scientifici, introduciamo un nuovo concetto del ' bianco puro '.
(Un nuovo concetto di questo genere corrisponderebbe allora pressapoco al concetto chimico di un ' sale ' ).
38.
Immaginiamo ora che certi uomini non contrappongano immagini colorate a immagini bianche e nere, ma contrappongano immagini colorate a immagini blu e bianche. Cioè: non potrebbe darsi che anche il blu non venisse sentito [empfinden] (vale a dire, usato) come un colore vero e proprio?
41.
Quale vantaggio avrebbe su di me un tale che conoscesse una strada colorata che unisce direttamente il blu e il giallo? E come si fa a vedere che io non conosco una strada così? - Forse che tutto dipende dai giuochi che mi è possibile escogitare con la forma: ' che dà sul... ' ?
42.
Dunque saremo obbligati a chiedere: come sarebbe se certi uomini conoscessero colori che neanche i nostri simili dotati di vista normale conoscono? Generalmente a questa domanda non si potrebbe dare una risposta univoca. Perché non è senz'altro chiaro che di queste persone anormali dobbiamo necessariamente dire che conoscono altri colori. Non esiste infatti nessun criterio generalmente riconsociuto per dire che cosa sia un colore, se non che è uno dei nostri colori.
E tuttavia si possono immaginare circostanze in cui diremmo: ' Oltre a quelli che vediamo noi, queste persone vedono ancora altri colori '.
43. - 28/3.
In filosofia non è soltanto necessario imparare caso per caso che cosa si debba dire su un certo oggetto; è anche necessario imparare come se ne debba parlare. Si deve imparare, sempre di nuovo, il metodo per affrontarlo.
44.
Oppure anche: in ogni problema serio l'insicurezza si estende fino alle radici.
45.
Si deve sempre essere pronti a imparare qualcosa di completamente nuovo.
53.
Descrizione di un puzzle mediante la descrizione dei suoi pezzi. Assumo che questi pezzi non ci facciano mai riconoscere una forma tridimensionale, ma che appaiano come pezzettini piani, monocromi o policromi. Solo una volta che siano stati messi insieme, una certa cosa diventa ' ombra ', un'altra uno ' splendore ', un'altra ancora una ' superficie concava o convessa monocromatica ', e così via.
54.
Posso dire: Quest'uomo non distingue il rosso e il verde. Ma posso dire: Normalmente noi distinguiamo il rosso e il verde? Potremmo però dire: ' Qui noi vediamo due colori, quello ne vede soltanto uno '.
55.
[...] Chi, in un libro, descrive i fenomeni dell'acromatopsia, li descrive con i concetti di chi, dei colori, ha una visione normale.
56.
Questo pezzo di carta è diversamente chiaro in posti differenti. Ma posso dire che è bianco soltanto in certi punti, mentre in altri, invece è grigio? - Sì, se lo dipingessi, certamente gli mescolerei un grigio per i posti più scuri.
Un colore di una superficie è una qualità di una superficie.
57.
Non è corretto il dire che in un quadro il bianco dev'essere sempre il colore più chiaro. Tuttavia, in una combinazione superficiale di macchie di colore lo è. Un quadro potrebbe rappresentare un libro di carta bianca nell'omba, e, più chiaro di questo, un cielo giallo luminoso o blu luminoso, o rossiccio luminoso. Ma se descrivo una superficie, per esempio una tapezzeria, dicendo che consiste di quadrati giallo puro, rosso puro, blu puro, bianco puro e nero puro, allora i quadrati gialli non possono essere più chiari di quelli bianchi, i rossi più chiari dei gialli.
Ecco perchè per Goethe i colori erano ombre.
58.
Sembra che esista un concetto di colore più fondamentale che non quello del colore di una superficie. Sarebbe da rappresentare - si potrebbe pensare - o per mezzo di un piccolo elemento colorato del campo visivo o per mezzo di punti luminosi, al modo delle stelle. Di questi punti puntiformi, o di queste piccole macchie di colore, si compongono anche le areee colorate più grandi. Cosicché, dunque, si può descrivere l'imrpessione del colore data da una superficie indicando, secondo la loro posizione, le molte, piccole macchie colorate.
Ma in qual modo, per esempio, si potrebbe confrontare un campione di colore così piccolo con un pezzo della superficie maggiore? Quale contorno dovrebbe avere il campione di colore?
59.
Nella vita di tutti i giorni noi siamo praticamente circondati da colori del tutto impuri. Ed è tanto più degno di nota, perciò, che abbiamo costruito un concetto di colori puri.
61.
Dobbiamo sempre e di nuovo tener presente la questione: come imparano gli uomini il significato dei nomi di colore?
64.
E non dovremmo neanche dimenticare che le nostre parole per i colori caratterizzano l'impressione di una superficie, su cui vaga il nostro sguardo. Ci sono per questo.
67.
Sì, i colori puri non hanno neppure nomi speciali, generalmente usati; così poco importanti sono per noi.
69.
[...] Con ciò voglio propriamente mostrare che non è affatto chiaro a priori quali siano i concetti di colore semplici.
72.
I concetti di colore sono da trattarsi in modo simile ai concetti delle percezioni sensibili.
73.
Non esiste il concetto puro di colore.
74.
Ma donde proviene allora l'illusione? Non è forse, al pari d'ogni altra una precipitosa semplificazione della logica?
75.
Ossia: i differenti concetti di colore sono certo strettamente affini l'uno all'altro, le differenti ' parole di colore ' hanno un uso affine: ma c'è ogni sorta di differenze.
78.
L'indeterminatezza del concetto del colore risiede, prima di tutto, nell'indeterminatezza del concetto di eguaglianza tra colori, e dunque nell'indeterminatezza del metodo del confronto tra colori.
80.
Che cosa fa del grigio un colore neutro? E' qualcosa di fisiologico o qualcosa di logico?
Che cosa rende vivi i colori vivi? Qualcosa che risiede nel concetto o in causa ed effetto?
Perché nel ' cerchio dei colori ' non si fanno rientrare bianco e nero? Soltanto perché a ciò si oppone un sentimento che è in noi?
81.
Non c'è un grigio luminoso. La cosa fa parte del concetto di grigio o della psicologia, e cioè della storia naturale, del grigio? E non è strano che questo io non lo sappia?
83.
Il grigio sta tra due estremi (nero e bianco) e può assumere un'intonazione di un qualsiasi altro colore.
86.
Non ci si può immaginare che certi uomini abbiano una geometria dei colori diversa dalla nostra normale? E questo naturalmente vuol dire: si può descriverlo [...]?
La difficoltà è chiaramente questa: non è appunto la geometria dei colori a mostrarci di che cosa si parli: cioè, se si parli di colori?
87.
La diffioltà di immaginarselo (o di dipingerselo) è dunque, propriamente, la difficoltà di sapere quando si è dipinta questa cosa. Cioè, l'indeterminatezza della richiesta di rappresentarsela.
88.
La difficoltà consiste dunque nel sapere che cosa si possa considerare come l'analogo d'una cosa che ci è nota.
91.
Se per i colori esistesse uan teoria dell'armonia, essa comincerebbe con il distribuire i colori in differenti gruppi; con il vietare certe mescolanze o certi accostamenti e con il permettere altri; e, come la teoria dell'armonia, non giustificherebbe le sue regole.
96.
Dal fatto che a me - o a tutti gli altri - sembri così, non segue che così sia.
Dunque: dal fatto che questa tavola appaia a tutti marrone, non segue che essa sia marrone. Ma ora, che cosa vuol dire: ' In fin dei conti questa tavola non è marrone ' ? - Così, dunque, dal fatto che ci appare marrone segue che è marrone?
98.
Che agli uomini sembri così: questo è il loro criterio per dire che che così è.
99.
In casi eccezionali, così apparire e così essere potrebbero sicuramente essere indipendenti l'uno dall'altro. Ma ciò non li rende indipendenti logicamente; il giuoco linguistico non sta nell'eccezione.
101.
Noi abbiamo pregiudizi che riguardano l'impiego delle parole.
102.
Sicuramente, alla domanda ' Che cosa significano 'rosso ', 'blu ', ' nero ', ' bianco ',? ' potremmo indicare immediatamente certe cose che hanno quel colore . Ma questo è anche tutto: più oltre, la nostra capacità di spiegare i significati non va.
104.
' Scuro ' e ' che dà sul nero ' non sono il medesimo concetto.
106.
Come mai non necessariamente un giallo scuro dev'essere percepito come un giallo ' che dà sul nero ', anche se lo chiamiamo scuro?
La logica dei concetti di colore è, appunto, molto più complicata di quanto potrebbe sembrare.
108.
La prima ' soluzione ' del problema dei colori che ci venga in mente è che i concetti di colori ' puri ' si riferiscano a punti o a piccole macchie indivisibili nello spazio. [...]
110.
Se non ti è chiaro l'ufficio della logica nei concetti di colore, incomincia, per esempio, con il semplice caso di un rosso che dà sul giallo. Che questo esista, nessuno lo mette in dubbio. Come imparo l'uso delle parole ' che dà sul giallo '? Per esempio, mediante giuochi linguistici di ordinamento.
Posso anche imparare a riconoscere, in accordo con altri, [...]
In questo modo compio passi indipendenti, come in aritmetica. [...]
111.
Io dico che un blu-verde non contiene nessun giallo; se un altro mi dice che tuttavia contiene del giallo, chi di noi due ha ragione? Come possiamo metterlo alla prova? I due si distinguono soltanto per via delle loro parole? [...]
112.
L'uno potrà imparare un giuoco linguistico che l'altro non può imparare. E in ciò non possono non consistere appunto tutte le specie di acromatopsia. Infatti, se chi ' è affetto da acromatopsia ' potesse imparare i giuochi linguistici di chi ha la vista normale, perché dovrebbe essere escluso da certe professioni?
114.
Ora, fino a che punto fa parte della logica e non della psicologia il fatto che un tizio può imparare un giuoco o non può impararlo?
115.
Io dico: Chi non può giocare questo giuoco non ha questo concetto.
116.
Chi ha il concetto ' domani '? Di chi diciamo che ce l'ha?
119.
A chi, ora posso comunicare che cosa non sono in grado di imparare questi deficienti? Forse che non posso comunicarlo soltanto a chi abbia già imparato lui stesso tutte queste cose? Non posso forse comunicare a un tizio che un certo individuo non può imparare la matematica superiore, anche se quel tizio non la padroneggia? E tuttavia, chi ha imparato l'alta matematica non sa la stessa cosa in modo più esatto? Chi ha imparato il giuoco non comprende forse la parola ' scacchi ' in modo diverso da chi il giuoco non conosce? A che cosa si dà il nome ' descrivere una tecnica ' ?
120.
Oppure, mettiamola così: Chi ha una vista normale ha il medesimo concetto di acromatopsia di chi è affetto da acromatopsia?
E tuttavia, chi è affetto da acromatopsia comprende l'enunciato: ' Soffro di acromatopsia ', e anche il suo contrario.
Non soltanto chi soffre di acromatopsia non può imparare del tutto a impiegare i nostri nomi di colore come può imparare uno che abbia uan vista normale; ma non può neanche imparare a impiegare in questo modo la parola ' acromatopsia '. Per esempio, non sempre può imparare ad accertare l'acromatopsia, mentre invece chi vede normalmente può farlo.
121.
E a chi posso descrivere tutto quello che noi, normali, possiamo imparare?
Anche la comprensione della descrizione presuppone già che quel tizio abbia imparato qualcosa.
122.
Come posso descrivere a un tizio in che modo noi impieghiamo la parola ' domani '? Posso insegnarlo a un bambino ; ma questo non vuol dire descrivergli l'uso.
Certo, però, io posso descrivere il modo di procedere di gente che abbia un concetto, per esempio ' verde che dà sul rosso ', che noi non possediamo? - In ogni caso, questa prassi non posso insegnarla a nessuno.
123.
Allora posso anche dire soltanto: ' Queste persone chiamano questa cosa (poniamo un marrone) verde che dà sul rosso '? Allora non sarebbe appunto soltanto una parola diversa per qualcosa, per cui ho una parola anch'io? Se costoro hanno davvero un concetto diverso dal mio si deve vedere in questo: che non riesco a raccapezzarmi del tutto nell'uso che fanno delle parole.
125.
La teoria goethiana dell'origine dello spettro luminoso, non è una teoria di tale origine che si sia dimostrata insoddisfacente, ma, per parlar propriamente, non è una teoria affatto. Per suo mezzo non si può prevedere nulla. E' piuttosto un vago schema concettuale della stessa specie di quello che troviamo nella psicologia di James. Per la teoria dei colori di Goethe non c'è nessun experimentum crucis.
Chi è d'accordo con Goehte trova che Goethe ha riconosciuto rettamente la natura dei colori. E qui la ' Natura ' non è una somma di esperienze riguardanti i colori, ma [consiste] nel concetto di colore.
128.
Una tribù composta di tutte persone affette da acromatopsia potrebbe benissimo sopravvivere. Ma avrebbero coniato tutti i nostri nomi di colori? E in che modo la loro nomenclatura corrisponderebbe alla nostra? Che aspetto avrebbe qui il linguaggio che è loro naturale? Lo sappiamo? Avrebbero, forse, tre colori primari: blu, giallo, e un terzo che prende il posto di rosso e di verde? - Che cosa accadrebbe se ci imbattessimo in una tribù così e volessimo impararne il linguaggio? Qui inciamperemmo in certe difficoltà.
130.
E come andrebbero le cose per uomini che avessero soltanto concetti di colore-forma? Dovrei dire, di loro, che se gli mostrassi una foglia verde e un tavolo verde non vedrebbero che queste cose hanno il medesimo colore, o che hanno qualcosa in comune? E se ' non gli fosse mai passato per la mente ' di confrontar tra loro oggetti dello stesso colore ma di forme differenti? In conseguenza dell'ambiente particolare in cui vivono, questo confronto non avrebbe per essi la minima importanza, oppure avrebbe importanza soltanto in via del tutto eccezionale, cosicché non metterebbe mai capo alla costruzione di uno strumento linguistico.
135.
Una storia naturale dei colori dovrebbe comunicarci qualcosa sul loro presentarsi in natura, non qualcosa sulla loro essenza. Le sue proposizioni dovrebbero essere proposizioni temporali.
136.
Per analogia con altri colori un disegno nero su uno sfondo bianco, visto attrverso un vetro trasparente bianco, dovrebbe apparire immutato, come un disegno nero su uno sfondo bianco. Infatti il nero non può non rimaner nero, e il bianco, poichè è anche il colore del corpo trasparente, rimane invariato.
140.
Nell'impressione visiva di un corpo trasparente può benissimo comparire il bianco, per esempio come un riflesso, come uno splendore: se l'impressione è percepita come trasparente, il bianco che vediamo non viene, proprio per questo interpretato come il bianco del corpo.
142.
I differenti ' colori ' non hanno tutti la medesima connessione con la visione stereoscopica.
144.
Quella connessione è certo la connessione tra profondità e luce ed ombra.
148.
' Trasparente ' si potrebbe confrontare con ' riflettente '.
149.
Un elemento dello spazio visivo può essere bianco o rosso, ma non può essere né trasparente né opaco.
150.
La trasparenza e la riflessione esistono soltanto nella dimensione della profondità di un'immagine visiva.
154.
"Non ci si potrebbe immaginare che certi uomini avessero una geometria dei colori diversa dalla nostra?" - Cioè, naturalmente: non ci si possono immaginare uomini che abbiano concetti di colore diversi dai nostri? e questo vuol dire, a sua volta: non ci si può immaginare che certi uomini non abbiano i nostri concetti di colore e abbiano invece concetti imparentati con i nostri concetti di colore in maniera tale che vorremmo ancora chiamarli ' concetti di colore ' ?
155.
Se fossero abituati a vedere sempre e soltanto quadrati verdi e cerchi rossi, gli uomini potrebbero forse considerare un cerchio verde con la stessa diffidenza con cui considerano un mostro di natura, e persino dire, per esempio, che, per parlar propriamente, è un cerchio rosso, ma che ha qualcosa di un...
Se avessero soltanto concetti di forma-colore, gli uomini avrebbero dunque anche una parola particolare per il quadrato rosso e una parola particolare per il cerchio rosso e una per il cerchio verde e così via. Se ora però vedono una figura inusitata verde, non deve venirgli in mente nessuna somiglianza tra un cerchio verde e un cerchio rosso? Ma come voglio, io , che si veda che gli viene in mente l'affinità?
Per esempio, potrebbero avere un concetto dell' ' adattarsi '; e tuttavia potrebbe darsi che non gli venisse in mente di usare nomi di colori.
Ci sono davvero anche certe tribù che contano fino a 5, e probabilmente non hanno sentito la necessità di descrivere quello che non si può descrivere così.
156.
[...] Il nero toglie al colore la sua luminosità. Ma questo è qualcosa di logico o qualcosa di psicologico? Ci sono un rosso luminoso, un blu luminoso, e via enumerando, ma non c'è un nero luminoso. Il nero è il più scuro dei colori. Si dice ' nero profondo ', ma non ' bianco profondo '.
Un ' rosso luminoso ' non vuol dire però un rosso chiaro. Anche un rosso scuro può essere luminoso. Ma un colore è luminoso grazie al suo ambiente, nel suo ambiente.
[...]
Ora il nero è il colore di una superficie. Non si dice che lo scuro è un colore. Nei quadri lo scuro può anche essere rappresentato per mezzo del nero.
La differenza tra il nero e, per esempio, un viola scuro, èsimile tra quella che c'è tra il suono della grancassa e il suono di un timpano. Del primo si dice che è un rumore e non una nota. E' opaco e completamente nero.
157.
Guarda la tua camera a tarda sera, quando i colori possono appena appena distinguersi; e poi accendi la luce e dipingi quello che hai visto nella luce crepuscolare. Ci sono quadri che rappresentano paesaggi o stanze nella semioscurità: ma come si confrontano i colori di un quadro così fatto con i colori visti nella semioscurità? Quanto differente è questo confronto da quello tra due campioni di colore, che io ho di fronte a me simultaneamente e che, per confrontarli, metto l'uno accanto all'altro!
160.
Se di un pezzo di carta dico che è bianco puro, e poi gli metto vicino un po' di neve e ora il pezzo di carta appare grigio, nel suo ambiente normale, e per gli scopi ordinari, continuerei tuttavia a chiamarlo bianco e non grigio chiaro, Potrebbe darsi che, per esempio in laboratorio, io impieghi un altro concetto di bianco, in certo senso più raffinato. (Così come in laboratorio impiego qualche volta anche un concetto più raffinato di determinazione ' esatta ' del tempo).
163.
Chi avesse familiarità con un verde che dà sul rosso, dovrebbe essere in condizione di produrre una successione di colori che cominci con il rosso e finisca con il verde e che per noi costituisca un passaggio continuo tra questi colori. Si potrebbe allora mostrare che là dove noi, per esempio, vedevamo sempre la medesima tonalità di marrone, costui vede una volta marrone, un'altra volta verde che dà sul rosso: che, per esempio, costui può distinguere, dai loro colori, due composti chimici che invece per noi hanno il medesimo colore, e che può chiamare l'uno ' un marrone ', l'altro un ' verde che dà sul rosso '.
164.
Per descrivere i fenomeni della cecità al verde-rosso, mi basta soltanto dire che cosa uno che sia cieco al verde-rosso non può imparare; ma per descrivere i ' fenomeni della vista normale ' sono costretto a enumerare quello che noi possiamo fare.
165.
Chi descrive i ' fenomeni dell'acromatopsia ' descrive soltanto le deviazioni dal normale di chi è affetto da acromatopsia: non descrive anche tutto il resto del suo vedere.
Ma non potrebbe anche descrivere le deviazioni del vedere normale dalla cecità totale? Si potrebbe chiedere: per insegnarlo a chi? C'è forse qualcuno che possa insegnarmi che io vedo un albero?
E che cos'è un ' albero ', e che cosa ' vedere ' ?
166.
Per esempio si può dire: Così l'uomo agisce con una benda davanti agli occhi, e così agisce senza benda chi vede. Con una benda reagisce così e così, senza benda cammina velocemente per la strada, saluta i suoi conoscenti, fa cenni col capo a questo e a quello; attraversando la strada evita facilmente le automobili e le biciclette, e via discorrendo. - Già nel bambino appena nato, da questo si riconosce uno che vede: che segue i movimenti con gli occhi, e così via. - Ci chiediamo: Da chi dev'essere compresa la descrizione? Soltanto da chi vede o anche dal cieco?
Per esempio, ha senso il dire: ' Chi vede distingue con gli occhi una mela acerba da una mela matura '. Ma non ' Chi vede distingue una mela verde da una mela rossa '. Infatti, che cos'è ' rosso ', e che cos'è ' verde ' ?
Scolio: ' Chi vede distingue una mela che gli sembra verde da una mela che gli sembra rossa '.
Ma non posso dire: ' Distinguo una mela di questo genere da una mela di quest'altro genere ' (e dicendo così, indicare una mela rossa e una mela verde)? Ma che dire se qualcuno mi indicasse due mele che per me sono perfettamente eguali e, indicandomele, mi dicesse una cosa del genere? D'altra parte, costui mi potrebbe dire: ' A te queste due mele appaiono perfettamente eguali, e perciò tu potresti scambiar l'una per l'altra; invece io ci vedo una differenza che posso riconoscere in ogni momento '. Questo può essere confermato con un esperimento.
167.
Quale esperienza m'insegna che io distinguo il rosso e il verde?
168.
La psicologia descrive i fenomeni del vedere. A chi dà questa descrizione? Quale ignoranza questa descrizione può toglier di mezzo?
172.
L'impressione del mezzo trasparente (colorato) è l'impressione che dietro di esso ci sia qualcosa. Perciò la completa monocromaticità dell'immagine visiva non può essere trasparente.
173.
Un oggetto bianco, dietro mezzo trasparente colorato, appare dlel ostesso colore dle mezzo; un oggeto nero appare nero. Secondo queste regoe, un disegno nero su carta bianca, dietro un mezzo trasparente bianco, deve apparire del medesimo colore che se fosse dietro un mezzo trasparentee non colorato.
Qui, questa non è una proposizione della fisica, ma una regola dell'interpretrazione stereoscopica della nostra esperienza visiva. Si potrebbe anche dire che è una regola per il pittore: ' Se vuoi rappresentare un oggetto bianco dietro un rosso trasparente, devi dipingerlo in rosso '. Se lo dipingi in bianco, non appare come se fosse dietro il rosso.
175.
La questione è: come dev'essere costituita la nostra immagine visiva, se deve mostrarci un mezzo trasparente? Per esempio, come deve evidenziarsi il colore del mezzo? Se parliamo da un punto di vista fisico - per quanto qui non si tratti direttamente di leggi della fisica - allora tutto quello che si vede attraverso un vetro verde puro, deve apparire di un verde più o meno scuro. La tonalità più chiara sarebbe quella del mezzo. Quello che si vede attraverso tale mezzo ha dunque somiglianza con una fotografia. Se si traspone ciò sul vetro bianco, allora tutto dovrebbe di nuovo apparirci come se fosse stato fotografato, ma in tonalità che stanno tra il bianco e il nero. Ma perché un vetro del genere - ammesso che ce ne sia uno - non si deve chiamare bianco? Qualcosa parla contro ciò? L'analogia con altri vetri colorati salta in questo o in quel punto?
178.
Per questo, dunque, non c'è nessun analogon tra il bianco e un vetro trasparente verde: perché le affinità e le opposizioni tra il bianco e i rimanenti colori sono diverse dalle affinità e dalle opposizioni tra il verde e gli altri colori?
179.
Se la luce l'attraversa, il vetro rosso getta una luce rossa; che aspetto avrebbe, ora, una luce che passasse attraverso un vetro bianco? In una luce del genere il giallo dovrebbe apparire bianchiccio o semplicemente chiaro? E il nero grigio? O dovrebbe rimaner nero?
180.
Qui i fatti della fisica non c'interessano se non in quanto determinano le leggi di ciò che appare ai nostri occhi.
183.
Il colore di un vetro trasparente (si potrebbe dire) è quello che assumerebbe una sorgente luminosa bianca, vista attraverso il vetro.
Immacolatamente bianca, però, essa appare attraverso un vetro senza colore.
187.
' Non si può immaginare un'acqua che sia limpida e bianca... ' Questo vuol dire: non si può descrivere l'aspetto che avrebbe una cosa bianca e limpida; e ciò significa: non si sa quale descrizione si richieda a un tizio con queste parole.
188.
Non vogliamo trovare nessuna teoria dei colori (nè una teoria fisiologica nè una teoria psicologica) ma la logica dei concetti di colore. E questa riesce a fare quello che, spesso a torto, ci si è aspettati da una teoria.
195.
Se tutti i colori si mettessero a dar sul bianco, allora l'immagine perderebbe sempre più in profondità.
196.
Il grigio non è un bianco mal illuminato, il verde scuro non è un verde chiaro mal illuminato.
Si dice bensì: ' Di notte tutti i gatti sono grigi ', ma questo vuol dire propriamente: non possiamo distinguere i loro colori, e quindi potrebbero anche essere grigi.
197.
In che cosa sonsiste la differenza decisiva tra il bianco e gli altri colori? Consiste nell'asimmetria delle affinità? E questo significa, propriamente, nella posizione particolare che il bianco occupa nell'ottaedro dei colori? O è piuttosto la posizione ineguale dei colori rispetto a scuro e chiaro?
200.
Attraverso un vetro colorato, il bianco appare dello stesso colore del vetro. Questa è una regola per l'aspetto [Schein] della trasparenza. [...]
205.
Non potrebbe darsi che un vetro lasciasse invariati bianco, nero e grigio, e facesse dar sul bianco i rimanenti colori? E una cosa del genere non si avvicinerebbe al massimo a un vetro bianco e trasparente? L'effetto sarebbe allora come quello di una fotografia che ritenesse ancora una traccia dei colori naturali. Il grado di oscurità di ciascun colore dovrebbe però esere preservato, e non certamente diminuito.
206.
Tanto io posso capire: che una teoria fisica (come quella di Newton) non può risolvere i problemi che avevano stimolato Goethe, anche se poi neanche lui li ha risolti.
210.
Spesso si parla del bianco come di qualcosa che non è un colore. Perché? (Lo si fa anche quando non si pensa alla trasparenza).
211.
[...]
Perché, per esempio, si chiamano ' non saturi ' un verde o un rosso che danno sul bianco? Perché il bianco, ma non il giallo, indebolisce questi colori? Risiede ciò nella psicologia (nell'effetto) dei colori o nella loro logica? Ebbene il fatto che si impieghino certe parole come ' saturo ', ' sporco ', e via discorrendo, riposa su qualcosa di psicologico; ma il fatto che in generale si faccia una netta distinzione allude a un che di concettuale.
213.
Uno e un medesimo tema ha un carattere diverso in tono minore che non in tono maggiore. Ma il parlare di un carattere del tono minore in generale è assolutamente falso. (In Schubert il tono maggiore spesso suona più dolente che non il tono minore). E così, io credo, è irrilevante e inutile per la comprensione della pittura il parlare dei caratteri dei singoli colori. Quando se ne parla si pensa, propriamente, soltanto a impieghi speciali. Che il verde, in quanto colore di un tappeto da tavolo, abbia quest'effetto mentre il rosso ha quell'altro effetto, non ci permette di trarre nessuna conclusione sul loro effetto in un quadro.
215.
Perché non esiste una luce marrone e non esiste una luce grigia? Non esiste anche una luce bianca? Un corpo luminoso può apparire bianco; ma non può apparire nè marrone nè grigio.
216.
Perchè non ci si può immaginare un calor grigio?
Perché non lo si può pensare come un grado inferiore del calor bianco?
222.
Infatti, che non si possa immaginare qualcosa come ' calor verde ', non rientra nella psicologia dei colori.
223.
Immagina che qualcuno ci dica che una certa sostanza brucia sviluppando una fiamma grigia. Tu certamente non conosci i colori delle fiamme sviluppate da tutte le sostanze: perché allora questo non dovrebbe essere possibile? E tuttavia non vorrebbe dir nulla. Se io sentissi dire una cosa del genere penserei solanto che la fiamma è debolmente luminosa.
228.
C'è un'impressione di luminosità.
230.
' Fenomeno originario ' è, per esempio, quello che Freud credeva di riconoscere nei semplici sogni di desiderio. Il fenomeno originario è un'idea preconcetta che s'impossessa di noi.
232.
Quando parla di apparenza [Schein], la psicologia connette l'apparire con l'essere. Ma noi possiamo parlare soltanto di apparire; ossia connettiamo apparire con apparire.
234.
La psicologia connette il vissuto con un che di fisico. Noi invece connettiamo il vissuto con il vissuto.
241.
Che non tutti i concetti di colore siano logicamente della medesima specie si vede facilmente. Si vede facilmente la differenza tra i concetti: ' colore dell'oro ' o ' colore dell'argento ' e ' giallo ' o ' grigio '.
Che però ci sia una differenza, in certa misura affine, tra ' bianco ' e ' rosso ', è difficile a vedersi.
245.
Che io veda una cosa come grigia o come bianca, può dipendere dal modo in cui vedo le cose illuminate intorno a me. Nell'un contesto, per me il colore è bianco sotto una cattiva illuminazione, nell'altro è grigio sotto un'illuminazione buona.
246.
Il secchio, che vedo davanti a me, è smaltato in un bianco luminoso, e a nessun costo potrei chiamarlo ' grigio '. Esso però ha un punto luminoso, che è di gran lunga più bianco del resto della sua superficie e, poiché questa è rotonda, trapassa gradatamente dalla luce all'ombra, senza tuttavia sembrarmi colorata in un modo diverso.
247.
Qual è il colore del secchio in questo punto? Come dovrei deciderlo?
251.
Le difficoltà in cui ci imbattiamo riflettendo sull'essenza dei colori (e con cui Goethe volle confrontarsi nella sua Farbenlehre) risiedono certamente in questo: che non abbiamo soltanto un concetto di eguaglianza fra i colori, ma ne abbiamo parecchi tra loro affini.
255.
I nostri concetti di colore si riferiscono qualche volta a sostanze (la neve è bianca), qualche volta a superfici (questo tavolo è marrone), qualche altra volta all'illuminazione (nella luce rossastra della sera), qualche altra volta ancora a corpi trasparenti. E non esiste anche un'applicazione a un punto del campo visivo, logicamnete indipendente da un concetto spaziale?
Non posso dire: ' Là io vedo del bianco ' (e magari dipingerlo), anche se non posso affatto interpretare stereoscopicamente l'immagine visiva? (Macchie di colore) (Penso a un dipinto puntillista).
256.
Essere in grado, in generale, di denominare un colore non vuole ancor dire essere in grado di copiarlo esattamente. Forse posso dire: ' Là vedo un posto che dà sul rosso ', e tuttavia non posso ottenere per mescolanza un colore che io riconosca come esattamente eguale.
257.
Dipingi quello che vedi quando chiudi gli occhi! E tuttavia, puoi descriverlo approssimativamente.
259.
A un certo colore dò un certo nome, per esempio 'F', e dico che è il colore che vedo là. O magari dipingo la mia immagine visiva e poi dico semplicemente: ' Vedo questa cosa ' . Ora, quale colore c'è in questo punto della mia immagine? Come lo stabilisco? Per esempio, introduco la parola ' blu cobalto ': in che modo stabilisco che cosa sia 'K'? Come paradigma di questo colore potrei prendere un pezzo di carta, o colorante in un vasetto. Ora, come faccio a stabilire che una certa superficie (per esempio) ha questo colore? Tutto dipende dai metodi di questo confronto.
260.
Quella che si può chiamare l'impressione totale ' cromatica ' di una superficie, non è affatto una specie di media aritemetica fra tutti i colori di quella superficie.
262.
Io vorrei dire: ' In questo posto del mio campo visivo c'è questo colore (del tutto indipendentemente da una qualsiasi interpretazione) '. Ma a che scopo uso questa proposizione? ' Questo ' colore deve certo essere un colore che io posso riprodurre. E dev'essere determinato in quali circostanze dico che una certa cosa ha questo colore.
263.
Immagina che qualcuno ti mostri un punto dell'iride di un volto dipinto da Rembrandt e dica: ' Il muro della mia stanza dev'essere dipinto di questo colore '.
264.
Il fatto che possiamo dire: ' Questo punto nel mio campo visivo è grigioverde ', non significa che sappiamo come si dovrebbe chiamare una copia esatta di questa tonalità di colore.
265.
Dipingo quello che vedo dalla mia finestra. Un punto ben determinato, definito dalla sua posizione nell'architettura di una casa, lo dipingo color ocra. Dico: ' Vedo questo punto in questo colore '.
Questo non significa che in questo punto io veda il color ocra, perché in quest'ambiente il pigmento potrebbe apparirmi molto più chiaro o molto più scuro o molto più rosso (eccetera) dell'ocra.
Posso forse dire: ' Così come l'ho dipinto qui (in ocra), vedo questo punto; lo verdo cioè come un giallo che dà fortemente sul rosso '.
Ma che dire se qualcuno pretendesse da me che io gli indicassi l'esatta tonalità del colore che mi appare qui? Come potrei io indicargliela e come potrei stabilirlo? Mi si potrebbe per esempio richiederedi produrre un campione di colore, un pezzo rettangolare di carta che abbia questo colore. Non dico che un confronto del genere sia privo di interesse. Ma esso mostra che non è chiaro già fin dall'inizio come siano da confrontare le tonalità dei colori, e dunque: che cosa significhi qui ' eguaglianza di colori '.
266.
Immaginiamo un dipinto suddiviso in piccoli pezzi di colore quasi uguale, e che poi questi pezzi siano impiegati come parte di un puzzle. Anche là, dove un pezzo cosiffatto non è monocromatico, esso non deve indicare una forma tridimensionale ma deve comparire come una macchia piana di colore. Sotanto in connessione con gli altri pezzi diventa un pezzo di cielo, un'ombra, un punto luminoso, una superficie concava o convessa, e via dicendo.
267.
Si potrebbe dunque dire che questo puzzle mostra i veri e propri colori dei posti dell'immagine.
268.
Si potrebbe essere disposti a credere che un'analisi dei nostri concetti di colore conduca, alla fin fine, ai colori di luoghi del nostro campo visivo, colori che sarebbero indipendenti da ogni interpretazione spaziale o fisica, perché qui non ci sarebbe nè illuminazione nè ombra, nè splendore nè trasparenza nè opacità.
271.
Vedo davvero biondi i capelli del giovanotto della fotografia?! - Li vedo grigi?
Mi limito semplicemente a inferire che ciò che appare così nell'immagine dev'essere biondo nella realtà?
In un certo senso li vedo biondi, in un altro li vedo di un grigio più chiaro e più scuro.
273.
Nel film, come nella fotografia, faccia e capelli non appaiono grigi, fanno un'impressione completamente naturale. Invece il cibo su un piatto lo vediamo spesso grigio, e perciò inappetibile.
276.
Ora, per me sarebbe assolutamente naturale descrivere la fotografia con queste parole: ' Vicino a una macchina c'è un uomo con i capelli scuri e un giovanotto con i capelli biondi pettinati all'indietro '. Così descriverei la fotografia. E se qualcuno mi dicesse che non descrivo la fotografia, ma descrivo gli oggetti che probabilmente sono stati fotografati, io potrei soltanto ribattere che l'immagine appare come se i capelli fossero stati di questo colore.
279.
Si può descrivere a un cieco com'è quando uno vede? - Certamente: un cieco impara senza dubbio alcune cose sulla differenza tra lui e il vedente. E tuttavia a questa domanda si potrebbe rispondere no. - Ma la domanda non è stata formulata in modo fuorviante? Si può descrivere ' com'è quando si gioca a football ' tanto a uno che non giuochi a football quanto a uno che a football giuochi: a quest'ultimo, forse, perché metta alla prova la correttezza della descrizione. Allora, si può descrivere a uno che vede com'è quando uno vede? Ma certamente si può spiegargli che cosa sia la cecità! Cioè, gli si può descrivere il comportamento caratteristico del cieco, e gli si possono bendare gli occhi. D'altra parte, invece, non possiamo fare in modo che il cieco veda per un po' di tempo; e tuttavia, possiamo descrivergli il comportamento di chi vede.
280.
Si può dire ' l'acromatopsia (o la cecità) ' è un fenomeno, ' il vedere ' non lo è?
[...]
281.
Si potrebbe dire: E' un fenomeno, che c'è gente che non può imparare questo o quest'altro. Questo fenomeno è l'acromatopsia. - Essa sarebbe pertanto un'incapacità; invece il vedere sarebbe la capacità.
283.
Tutto quello che voglio dire qui mette capo a questo: che l'espressione ' Io vedo un cerchio rosso ' e l'espressione ' Io vedo, non sono cieco ' sono logicamente distinte? Come si mette alla prova un uomo per stabilire se il primo enunciato è vero? Come lo si mette alla prova per stabilire se è vero il secondo? La psicologia insegna a constatare la visione normale. Ma chi può impararlo?
284.
Un giuoco, che io stesso non possa imparare, non posso insegnarlo a nessuno. Chi soffre di acromatopsia non può insegnare l'uso dei nomi di colore a uno che abbia una vista normale. E' vero questo? Non può mettergli davanti il giuoco, l'uso.
285.
Al membro di una tribù di persone affette da acromatopsia non potrebbe venire in mente l'idea di raffigurarsi uomini stranieri (che noi chiameremmo ' dalla vista normale ')? Costui potrebbe per esempio rappresentare in teatro una persona siffatta, dalla vista normale? Così come potrebbe anche rappresentare una persona che avesse il dono della profezia, senza averlo lui stesso. Questo è almeno pensabile.
286.
[...]
Ma come potrebbero ' le persone che hanno la vista normale ' imparare il ' normale ' uso dei nomi di colore, se queste persone fossero eccezioni tra una popolazione di persone affette da acromatopsia? Non è possibile che essi, appunto, usino normalmente i nomi dei colori, e forse agli occhi degli altri commettano certi errori, fino a quando gli altri non impareranno, alla fine, ad apprezzare le loro insolite capacità?
288.
Posso immaginare come agirebbe un uomo per cui non fosse importante ciò che è importante per me. Ma posso immaginare il suo stato? - Che cosa vuol dire? - Posso immaginarmi lo stato di uno per cui è importante ciò che è importante per me?
289.
Porei anche imitare esattamente un tizio che esegue calcolando una moltiplicazione, senza però essere in grado di impararla a mia volta.
E non potrei insegnare a un alto a moltiplicare, anche se sarebbe possibile pensare che gli dia l'incentivo a imparare.
291.
Si può descrivere l'alta matematica a un tale, a meno, con questo, d'insegnargliela? Oppure anche: Quest'insegnamento è una descrizione d'una specie di calcolo? Descrivere a un tizio il giuoco del tennis non vuol dire insegnargli a giocare a tennis, e viceversa. Ma d'altra parte: chi non sapesse che cosa sia il tennis, e poi imparasse a giocarlo, allora saprebbe cos'è.
(' Knowledge by description and knowledge by acquaintance ').
292.
Chi ha l'orecchio assoluto può imparare un giuoco linguistico che io non posso imparare.
293.
Si potrebbe dire che i concetti degli uomini mostrano ciò che è importante e ciò che non è importante per loro. Ma non come se questo spiegasse i particolari concetti che essi hanno. Deve soltanto escludere la concezione che noi abbiamo concetti giusti e altra gente abbia concetti sbagliati. (Tra un errore di calcolo e una specie diversa di calcolo ci sono gradazioni).
294.
Quando il cieco parla, come fa volentieri, di cielo azzurro e di altri fenomeni visivi specifici, colui che vede dice spesso: ' Chissà che cosa immagina dicendo così '. Perché lo dice di un cieco, ma non di ogni altra persona che vede? Naturalmente, è un'espressione del tutto falsa.
295.
Ciò di cui io scrivo così faticosamente, può essere ovvio a una persona con un intelletto meno guasto.
296.
Diciamo: immaginiamoci uomini che non conoscano questo giuoco linguistico. Ma con ciò non abbiamo ancora nessuna idea chiara della vita di questi uomini, di dove essa devii dalla nostra. Non sappiamo ancora che cosa dobbiamo immaginare: infatti si assume che per il resto la vita di questi uomini debba corrispondere alla nostra, e che si debba soltanto determinare che cosa, nelle nuove circostanze, chiameremmo una vita che corrisponde alla nostra.
Non è come se si dicesse: Ci sono uomini che giuocano a scacchi senza usare il Re? Subito sorgono alcune questioni: chi vince? chi perde? e così via. Devi prendere ulteriori decisioni, che in quella prima determinazione non avevi ancora previsto. Proprio perché neanche tu hai una visione generale della tecnica originaria, ma essa ti è famigliare soltanto caso per caso.
298.
Se certi uomini si comportano in un modo tale, che possiamo sospettare una simulazione da parte loro, ma questi uomini non mostrano di non fidarsi l'uno dell'altro, allora essi non presentano l'immagine di uomini che simulano l'uno con l'altro.
299.
' Non possiamo non meravigliarci, sempre e di nuovo, di queste persone '.
300.
Potremmo rappresentare sulla scena certe persone, e mettere sulla loro bocca soliloqui che, naturalmente, costoro non pronuncerebbero mai nella vita reale, ma che tuttavia corrisponderebbero ai loro pensieri. Uomini di una specie del tutto estranea, non potremmo più rappresentarli così. Anche se potessimo prevedere le loro azioni, non potremmo mettergli in bocca nessun soliloquio che gli si adatti.
E tuttavia, anche in questo modo di considerare la cosa c'è un che di falso. Infatti, uno di loro potrebbe davvero dire qualcosa tra sè e sè mentre agisce, e questo qualcosa potrebbe, per esempio, esser del tutto convenzionale.
301.
Che io possa essere amico di qualcuno, riposa sul fatto che quello vede le stesse possibilità, o possibilità analoghe a quelle che vedo io.
302.
Sarebbe corretto il dire, che nei nostri concetti si rispecchia la nostra vita?
Stanno nel bel mezzo.
303.
La regolarità del nostro linguaggio pervade tutta la nostra vita.
304.
Di chi diremmo che non ha il nostro concetto di dolore? Potrei assumere che quel tizio non conosca dolori; ma assumerò che li conosca; dunque ha manifestazioni sue proprie di dolore, e gli si potrebbero insegnare le parole: ' Sento dolori '. Deve anche essere capace di ricordarsi i suoi dolori? - Deve anche riconsocere come tali le manifestazioni di dolore altrui? E come si fa a vederlo? Deve mostrare simpatia - deve capire il dolore simulato in quanto tale?
305.
' Io non so quanto fosse arrabbiato costui '. ' Io non so se fosse davvero arrabbiato '. - E lui stesso lo sa? Ebbene, glielo si chiede e lui risponde: ' Sì, lo ero '.
306.
Che cos'è allora questo: l'incertezza se quell'altro fosse arrabbiato? E' uno stato d'animo dell'incerto? Perché deve interessarci? Risiede nell'uso dell'espressione: ' E' arrabbiato '.
308.
Ma non soltanto: ' Che cosa vuol dire: essere incerti sullo stato dell'altro? ' ma anche: ' Che cosa vuol dire "sapere, essere certi che l'altro è arrabbiato"? '
309.
Ebbene, qui si potrebbe chiedere che cosa io voglia propriamente; fino a qual punto io voglia trattare con la grammatica.
310.
La certezza che il mio amico verrà a trovarmi e la certezza che il mio amico è arrabbiato hanno qualcosa in comune. Qualcosa che è in comune anche al giuoco del tennis e al giuoco degli scacchi; ma nessuno direbbe qui: ' Semplicissimo; giuocano tutte e due le volte, soltanto giuocano giuochi diversi '. In questo caso si vede la dissimilarità da ' Mangia una volta una mela e un'altra volta una pera ', mentre nell'altro caso non la si vede così facilmente.
311.
' Io so che quel mio amico è arrivato ieri ' - ' Io so che è 2+2=4 '. - ' Io so che provava dolori ' - ' Io so che là c'è un tavolo '.
312.
So in ogni caso, solo che so qualcosa di diverso in ciascun caso? Certamente - ma i giuochi linguistici sono di gran lunga più diversi e svariati di quanto non ce ne rendano consapevoli queste proposizioni.
313.
' Il mondo degli oggetti fisici e il mondo della coscienza '. Che cosa so di quest'ultimo? Quello che mi insegnano i miei sensi? E dunque come stanno le cose quando si vede, si ode, si sente, e così via. Ma lo imparo davvero? Oppure imparo come stanno le cose quando io, vedo, odo, e così via, certe cose ora, e credo che anche prima fosse così?
314.
Che cos'è, propriamente, il 'mondo ' della coscienza? [...]
315.
Ovviamente la questione è: In che modo confrontiamo oggetti fisici - in che modo esperienze vissute?
316.
Che cos'è propriamente, ' il mondo della coscienza '? - Quello che sta nella mia coscienza: quello che io vedo, odo, sento... ora - E, per esempio, che cosa vedo adesso? La risposta a questa domanda non può essere: ' Ebbene, tutto questo ', accompagnata da un largo gesto comprensivo.
317.
Quando uno che crede in Dio guarda intorno a sé e chiede: ' Donde proviene tutto quello che vedo? ' ' Donde proviene tutto? ' non esige nessuna spiegazione (causale); e il punto essenziale della sua domanda è che essa è appunto l'espressione di quest'esigenza. In questo modo, quel tale esprime un atteggiamento nei confronti di tutte le spiegazioni. - Ma come si rivela quest'atteggiamento in tutta la sua vita? E' l'atteggiamento di chi prende sul serio una determinata cosa; ma poi in un certo punto ben determinato non la prende più sul serio e dichiara che qualcos'altro è ancora più serio.
Così, un tizio può dire che è una cosa molto seria, che una certa persona sia morta prima di aver potuto completare una certa opera; e che in un altro senso questo non ha nessuna importanza affatto. Qui le parole si usano ' in un senso più profondo '.
In realtà, vorrei dire che neanche qui sono importanti le parole che si enunciano o quello che, enunciandole, si pensa; importante è però la differenza che esse fanno in luoghi differenti della vita. Come faccio a sapere che due uomini intendono la medesima cosa, quando ciascuno di essi dice che crede in Dio? Ed esattamente la stessa cosa si può dire relativamente alle tre Persone. La teologia, che batte sull'uso di certe parole e di certe frasi, mentre ne bandisce certe altre, non rende nulla più chiaro (Karl Barth). Per così dire, giuoca con le parole, perché vuol dire qualcosa, e non sa come la si possa esprimere. Alle parole dà senso la prassi.
318.
Osservo questa macchia. ' Adesso è così ' - e intanto indico, poniamo, un'immagine. Potrei osservare continuamente la stessa cosa e mentre l'osservo quello che vedo potrebbe rimanere invariato oppure potrebbe cambiare. Quello che osservo e quello che vedo non hanno la medesima specie di identità. Infatti, le parole ' questa macchia ' (per esempio) non lasciano riconoscere la specie di identità che intendo.
319.
' La psicologia descrive i fenomeni dell'acromatopsia, e anche i fenomeni della visione normale '. Quali sono i ' fenomeni propri dell'acromatopsia '? Certamente le reazioni della persona che è affetta da acromatopsia, reazioni in forza delle quali si distinuge dalla persona normale. Tuttavia, non tutte le reazioni della persona che è affetta da acromatopsia, per esempio, non anche quelle per cui si distingue dal cieco. - Posso insegnare al cieco che cosa sia vedere? Oppure posso insegnarlo a uno che vede? Questo non significa nulla. Che cosa vuol dire, allora, descrivere il vedere? Ma agli uomini posso insegnare il significato delle parole ' cieco ' e ' vedente ', e in realtà queste parole le imparano così il vedente come il cieco. Allora il cieco sa com'è quando si vede? Ma il vedente lo sa? Sa anche com'è averne coscienza?
Ma lo psicologo non può forse osservare la differenza tra il comportamento di chi vede e il comportamento del cieco? (così come il meteorologo può osservarela differenza tra la pioggia e la siccità?) Si potrebbe, per esempio, osservare la differenza di comportamento tra i determinati topi a cui siano stati tagliati i baffi, e certi topi a cui i baffi non siano stati tagliati. E questo si potrebbe forse chiamare: la descrizione della funzione di questo apparato tattile. La vita del cieco è diversa dalla vita di chi vede.
320.
La persona normale può, per esempio, imparare a scrivere sotto dettatura. Che cos'è questo? Ebbene, uno parla, e l'altro scrive quello che il primo dice. Per esempio, se quello pronuncia il suono a, allora l'altro scrive il segno ' a ', e così via. - Ora, chi comrpende questa spiegazione non deve aver già conosciuto il giuoco, soltanto, forse, non sotto questo nome - oppure non può già averlo imparato attraverso la descrizione? Ma Carlo Magno aveva certo capito i principi dello scrivere, e tuttavia non riusciva ad imparare a scrivere. Dunque, anche chi capisce la descrizione della tecnica può non essere in grado di impararla. Ma ci sono appunto due casi di non-riuscire-ad-imparare. Nell'uno, semplicemente non acquisiamo una certa capacità; nell'altro viene a mancarci la comprensione. Si può spiegare un giuoco a un amico: questo può capire la nostra spiegazione, ma può darsi che non riesca a imparare il giuoco; oppure può essere incapace di comprendere una spiegazione del giuoco. E, tuttavia, anche il contrario è pensabile.
323.
In quanto manifestazione di un'impressione visiva ' Io vedo un albero ' è la descrizione di un fenomeno? Di quale fenomeno? In qual modo posso spiegarlo a un amico?
E tuttavia il fatto che io abbia quest'impressione visiva non è forse un fenomeno per l'altro? Infatti è qualcosa che osserva lui, non già qualcosa che osservo io.
Le parole ' Io vedo un albero ' non sono la descrizione di un fenomeno '. (Per esempio, non potrei dire: ' Io vedo un albero! Che cosa meravigliosa! ', ma potrei dire, però: ' Io vedo un albero, anche se lì alberi non ce ne sono. Che cosa meravigliosa! '.
326.
Osservare non è la stessa cosa che guardare attentamente o gettare uno sguardo di sfuggita. ' Guarda attentamente questo colore e dimmi cosa ti ricorda '. Se il colore cambia non guardi più quello che intendevo io.
Si osserva per vedere quello che non si è visto mentre non si osservava
327.
Si dice, per esempio: ' Guarda attentamente questo colore per un po' di tempo '. Questo, però, non lo si fa per vedere qualcosa di più di quello che s'era visto alla prima occhiata.
328.
In una ' Psicologia ' potrebbe trovarsi la proposizione: ' Esistono uomini che vedono?
Ebbene, sarebbe falsa? - Ma a chi comunico qualcosa qui? (E io non intendo soltanto: Ciò che si comunica è noto già da lungo tempo).
329.
Mi è noto che vedo?
330.
Si potrebbe voler dire: Se non esistessero uomini così, allora non esisterebbe neppure il concetto del vedere. - Ma una cosa del genere non potrebbero dirla, per esempio, gli abitanti di Marte? Forse, magari per caso, le prime persone che hanno imparato a conoscere tra di noi erano completamente cieche.
331.
[...]
Ma il senso della proposizione: ' Esistono uomini che vedono ', vale a dire il suo impiego possibile, non è , in ogni caso, immediatamente chiaro.
334.
E che dire di questa spiegazione: ' Esistono uomini, che si comportano come ci comportiamo tu ed io, e non come quello lì, il cieco ' ?
335.
' A occhi aperti tu puoi attraversare la strada senza essere investito, e così via '.
La logica della comunicazione
336.
Dicendo che una proposizione, che ha la forma di una comunicazione, ha un impiego, non si è ancora detto nulla sul modo del suo impiego.
337.
[...]
Non è lo psicologo a insegnarmi l'uso della parola ' vedere '.
338.
Se lo psicologo ci comunica: ' Esistono uomini che vedono ', noi potremmo chiedergli: ' E che cosa chiami, tu: "uomini che vedono"? ' La risposta a questa domanda sarebbe di questa specie: ' Uomini, che in queste circostanze così e così, reagiscono in questo modo così e così, si comportano in questo modo così e così '. ' Vedere ' sarebbe un termine tecnico dello psicologo, che lo psicologo ci spiega. Allora il vedere è una cosa che lo psicologo ha osservato negli uomini.
339.
Impariamo a usare le espressioni ' Io vedo... ', ' egli vede... ' e così via, ancor prima di imparare a distinguere tra il vedere e la cecità.
341.
Esiste certamente un insegnamento che riguarda le circostanze nelle quali una certa proposizione può essere una comunicazione. Come devo chiamare quest'insegnamento?
342.
Si può dire che ho osservato che io e un altro possiamo passeggiare a occhi aperti, senza inciampare, e che non possiamo fare la stessa cosa ad occhi chiusi?
343.
Se comunico a un amico di non essere cieco, quello che gli comunico è un'osservazione? In ogni caso posso sempre convincerlo con il mio comportamento.
345.
Non potremmo immaginare una tribù di ciechi? In certe circostanze questa tribù non potrebbe essere in grado di sopravvivere? E in essa non potrebbero esserci persone che ci vedono, ed essere eccezioni?
348.
Sembra che esistano proposizioni che hanno il carattere di proposizione empiriche, ma la cui verità è per me inattaccabile. In altre parole, se suppongo che siano false, devo necessariamente non fidarmi più di nessuno dei miei giudizi.
349.
In ogni caso ci sono errori che io accetto come ordinari, ed errori che hanno un altro carattere e devono essere estromessi dal resto dei miei giudizi come confusioni passeggere. Ma tra gli uni e gli altri non ci sono anche passi intermedi?
350.
Se lo si introduce in questa ricerca, il concetto di sapere non serve a nulla; infatti il sapere non è uno stato psicologico grazie alle cui particolarità si spiega ogni sorta di cose. Anzi, la logica del tutto particolare del concetto ' sapere ' non è quella dello stato psicologico.
|