Il senso dell’auto-movimento

 e la vergine Yod

 

 

 

“Gli scienziati - scrive Philippe Godard - procedono lungo una propria strada senza porsi mai la domanda sull’uso che verrà fatto delle loro scoperte. Einstein sarà pure passato per un pacifista, ma ha fatto fare passi da gigante alla teoria che ha portato alla bomba atomica ed è uno dei responsabili dei massacri di Hiroshima e Nagasaki. Oggi gli scienziati non hanno fatto nessun progresso in questo campo perché continuano a vivere in laboratori separati dal mondo, anzi lo fanno sempre di più come molti di loro ammettono apertamente” (Philippe Godard, “Contro il lavoro”, pag. 92, Ed. Elèuthera, Milano 2011). Oggi dunque viviamo un po’ tutti nel dogma scientifico della genialità di Einstein e i professori di Stato insegnano questa genialità anche se genialità non è. Accettando la genialità di Einstein in realtà si ama apparire altrettanto geniali, ragionando in modo altrettanto schematico, cioè con teorie che a conti fatti non stanno in piedi neanche teoricamente. Basterebbe aprire gli occhi per esempio sulla costante della velocità della luce per accorgersi che la teoria della relatività che vi si connette non sta in piedi. Infatti come fa un movimento, il moto della luce appunto, ad essere costante e non costante, cioè relativo?

 

Eppure le scuole di Stato insegnano proprio questo a proposito del movimento, vale a dire la rimozione del nostro giudizio critico in nome di un giudizio acritico sedicente autoritario o autoritativo ma senza dubbio mancante di autorevolezza: un docente di fisica dell’Università di Ferrara nonché dell’Istituto di Fisica Nucleare dei Laboratori Nazionali di Frascati, in un audio-video educativo intitolato “Incontri di Fisica 2015”, dice: «Sostanzialmente quello che noi chiamiamo la “Trasformazione di Lorentz” è una rotazione nello spazio-tempo che è ben rappresentata da quell’altro genio di Picasso. Se volete (sic!) il cubismo - dice - è una rotazione nello spazio-tempo. Tutte queste assurdità (intendendole fra virgolette) sono state verificate sperimentalmente perché la rivoluzione tecnologica aveva portato al fatto che l’uomo potesse avere esperienze e fare esperimenti su cose che non necessariamente fossero alla portata dei propri sensi» (si veda il video “La comprensione del movimento ed il suo impatto sull’evoluzione del pensiero scientifico” di INFN LNF - Laboratori Nazionali di Frascati).

 

Dunque qui il docente di scienza fisica di Stato sembra rendersi conto che manca alla scienza di Stato la consapevolezza del senso del movimento. Infatti è grazie a questo senso che possiamo percepire la concretezza del nostro muoverci in rapporto ai movimenti del cosmo, cioè di tutto quello che c’è al di fuori del nostro cosmo, e distinguerla dall’astrattezza di un gesto, di un’intenzione-a-volere (che è pensiero) ma non eseguita. Un gesto non eseguito non è volontà in atto, non è volere. È intenzione, è pensare. Però anziché vedere le panzane di una fisica ridotta a cubismo, l’insegnante di Stato subito rimuove la sua veggenza così che queste panzane (io le chiamo così) non sarebbero panzane per il fatto di essere state tutte verificate sperimentalmente in astratto come un dipinto di Picasso.

E così è, appunto, la fisica e tutta la scienza materialistica di oggi.

 

Se infatti fosse compreso il moto di un chicco di grano, il movimento della germinazione, il chicco di grano che diventa spiga e poi pane, tutto questo lavorio , se si fosse compreso tutto questo si saprebbe con certezza che la terra, che è il vero corpo di Cristo, è sufficiente a sfamare tutti i terrestri. Perché la terra dei terrestri può contenere tutti gli esseri umani capaci di essere umani. Se la terra non avesse questa capacità, anche tutta la manifestazione cosmica non avrebbe alcun significato: se la terra non avesse questa capacità, per il credente vorrebbe dire che il creatore del mondo, creando un contenitore inadeguato per il suo contenuto, o per la cosiddetta sovrappopolazione del pianeta, avrebbe sbagliato i suoi conti. In altre parole ciò vorrebbe dire che l’ordine non esiste, che l’ordine non esisterebbe come “cosmo”, così che la stessa parola “cosmo”, che significa “ordine”, non sarebbe capace di comportare ordine in sé.

 

L’ordine, concepito per la vita in divenire, comporta ovviamente non la staticità, che è qualcosa di morto ma un movimento armonioso e conviviale. Non può esserci fissità nel divenire della vita. E perfino le stelle cosiddette fisse non sono fisse, cioè statiche, dato che il cosmo è in continua espansione, e le stelle si espandono muovendosi senza mai sfracellarsi le une contro le altre, danneggiando l’uomo. Eppure la vita terrestre esiste da molto tempo e tutto continua a muoversi in modo armonico. Quindi in una terra statica nessun movimento potrebbe manifestarsi, e quindi nessun senso del movimento potrebbe esserci nell’uomo terrestre.

 

Il senso del nostro auto-movimento invece esiste. E ci dice quando siamo fermi o quando ci muoviamo. Ci dice se un  braccio viene piegato o teso, ecc. Quando ti gratti in testa non puoi dire di usare l’intelletto per prendere le misure dell’altezza della tua calotta cranica. Allo stesso modo, quando ti presenti a qualcuno dandogli la mano non hai assolutamente bisogno di prendere misure dal tuo all’altrui palmo, tanto più che entrambe le braccia e le mani sono in movimento.

 

Ora, le mani e i piedi, gli arti, sono espressioni - nella lingua egizia e nella lingua ebraica - di movimento.

 

In ebraico la mano si dice “yad” (o “iad”). La lettera “yod” è spesso traslitterata anche come “yad” o “yud” dato che le vocali ebraiche non esistono. La lettera “yod” è la più piccola e la più “in movimento” dell’alfabeto e corrisponde al greco “iota”, lettera che Cristo accenna parlando del compimento, quindi di un movimento: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto” (Mt 5,17-18). Il compimento è infatti un adempimento, un eseguire qualcosa che sottintende un fare o un formare, cioè un movimento finalizzato ad eseguire un fine. La “yod” è anche la lettera con cui inizia la parola “yetsirà”, che significa “formare”. Per esempio il “Sefer Yetsirà” è per un libro, il cui titolo significa “Libro della formazione” o “Libro della creazione”. Yetsirà, formazione, formare… La “yod” è anche la lettera con cui inizia i famoso tetragramma “YHWH”, traslitterato in Iavé, in Geova, Giove, ecc. Si tratta di una lettera, la “yod”, tanto piccola quanto importante; e perfino per scrivere il numero 1 in ebraico, vale a dire “alef”, prima lettera dell’alfabeto, si comincia con una “yod”. Infatti per scrivere la “alef” si scrive una “yod” in alto a destra, poi si traccia un “wav” inclinata verso il basso da sinistra a destra, e si conclude a sinistra con un’altra “yod”: ﬡ

 

 

La yod ha valore numerico 10 ed è conosciuta anche come lettera zodiacale del segno della Vergine (e ciò spiega il titolo dato a questo video e post). 

 

Nella lingua di Cristo, dodici lettere, dette “semplici” hanno una corrispondenza zodiacale, sette, dette “doppie”, hanno una corrispondenza planetaria e tre dette “madri o padri”, sono senza alcuna corrispondenza zodiacale o planetaria. Il 10 è partorito dal 9, ed è qualcosa di germogliante. “Yod”, come parola, significa “mano”, mano attiva, il cui movimento ritmico è quello di portare ad un nuovo livello di numeri: quello delle decine. “Yod” è partorita dal concetto di “nuovo”. In latino, come ho già detto a proposito del senso della vita, “nove” è un avverbio che vuol dire “nuovamente”.  

 

Una cosa di questo genere non può poggiare su una convenzione umana, bensì soltanto su una regolarità ritmica che esiste in sé indipendentemente dall’uomo, e solo in seguito può essere riconosciuta. La parola “aritmetica” proviene infatti dal ritmo, che non è ancora misura, né convenzione. In ebraico il “nove” - l’abbiamo visto (“Il senso della vita, l’utero, e il segno del Leone”: https://youtu.be/NQZL5_dyIjk) - è "tet” che significa “utero” (F. Weinreb, "Il simbolismo della lingua biblica", Ed. Origo). Ecco perché si dice che “iod” è partorito da “tet”. Ed ecco perché la “yod” è la zodiacale della Vergine. Lo stesso nome “Yhwh”, il tetragramma considerato il nome di Dio, incomincia con “yod” (poi c’è la lettera “he”, poi la “wav” e poi un’altra lettera “he”), dunque con la Vergine. È interessante notare che scrivendo il tetragramma dall’alto al basso anziché da destra a sinistra come si fa per la scrittura ebraica, compare una figura umana, ovviamente attuando una certa mobilità mentale.  

 

 

Ma ritorniamo al senso del movimento. Con questo senso si percepiscono tutti i movimenti che avvengono nel corpo, come ho detto. Lo stesso vale per i movimenti esterni al corpo. Ma qui sorge un problema. Noi vediamo i nostri simili che si muovono, vediamo gli uccelli volare, le vetture o i treni filare via. Sono tutti movimenti che avvengono fuori dalla nostra corporeità. Il problema è questo: come posso spiegarmi la mia capacità di percepire anche tutti questi movimenti esterni al mio corpo e portarli a coscienza? Gli occhi vedono  sempre e solo cose in immagini simili a quelle che l’obiettivo della macchina fotografica immortala in un fermo immagine, ma nessun moto.

 

La soluzione di questo problema sta nel fatto che noi col nostro organismo fisico, o almeno con una sua parte, partecipiamo ai movimenti, che sono fuori dal nostro corpo, imitandoli in modo molto sottile o, si può dire, subcosciente, e facciamo questa imitazione, questa aderenza alle varie immagini che crediamo in movimento, non appena questi si presentano nella sfera del nostro percepire: vi è una sorta di finissimo nostro aderire a quella sfera esterna al nostro corpo, e questo aderire immediato la riferisce alla nostra coscienza. Il senso dell’auto-movimento esiste proprio per questo motivo: affinché arrivi alla nostra coscienza, mediante il percepire, anche tutto ciò che avviene oltre il nostro corpo fisico. Percepiamo quel movimento nella misura in cui lo percepiamo intimamente e immediatamente in noi, o nella misura in cui lo rimembriamo. Altro esempio: una linea retta la percepiamo fuori come retta perché è già in noi a partire dall’infanzia quando la sperimentammo durante la suzione del latte materno. Questo passa inosservato, però è una cosa importante. Dunque la conosciamo e possiamo riconoscerla là dove si trova anche se si trova oltre il nostro corpo fisico. Lo stesso vale per le forme geometriche. Le abbiamo in noi, le abbiamo dentro e le riconosciamo fuori. Stando in posizione eretta, l’uomo non è mai perfettamente immobile come una statua. Qui entra in gioco anche il senso dell’equilibrio (e ne parlerò più avanti). Che si possa percepire, per esempio, un triangolo, lo si deve tanto al senso dell’equilibrio quanto al senso del movimento. Il primo è di ausilio al secondo. Infatti stando in posizione eretta ci si muove. Ci si muove formando piccoli triangoli nella coscienza, o circoli, o altre figure geometriche…

 

Certamente, la vista è necessaria per poter aprire gli occhi sulle forme. Se però io sono un non vedente devo riconoscere queste ultime col tatto per percepirle poi effettivamente col mio senso del movimento. In questo caso, però, tanto il senso della vista quanto il senso del tatto sono solo sensi ausiliari al senso del movimento.

 

Insomma, se non avessimo il senso del movimento ci muoveremmo a scatti come automi, come macchine, non come esseri umani. E ciò vale per tutti i nostri movimenti, da quelli del battere le palpebre a quelli del camminare o del correre. La funzione autopercettiva del mio muovermi - che mi è data dal senso del movimento - rientra anch’essa nel criterio di verifica dei sensi ammessi dalla scienza ufficiale. Perché? Perché per entrare in azione, il senso del movimento, esattamente come ogni altro senso, non ha alcun bisogno di abbisogna di attività intelligente, intellettiva.

 

Per concludere con un accenno ancora alla lettera “yod”, zodiacale della Vergine, si potrebbe osservare ancora che l’asse cosmico Vergine-Pesci, comporta non solo il movimento dei piedi, che in astrologia medica riguardano il segno dei Pesci come  mezzo umano di locomozione, ma anche il dio Mercurio dai piedi alati, notoriamente noto anche come pianeta governatore della Vergine. E ancora a proposito del moto del grano che diventa spiga e poi pane, grazie all’intervento dell’intelligenza (Mercurio) dell’uomo, si può considerare che “il simbolismo della Vergine, la spiga, si è formato probabilmente fra il 6540 e il 4380 a.C., quando il solstizio coincideva con la levata eliaca della costellazione della Vergine, epoca di profonde innovazioni, tanto da ispirare la definizione di “rivoluzione neolitica”: si cominciarono allora a coltivare regolarmente il frumento e l’orzo ed ad addomesticare capre, pecore, maiali e buoi” (Alfredo Cattabiani, “Planetario”, Ed. Mondatori, Milano, 1998). Oppure che la “yod” detta anche «il geroglifico della Vergine rappresenta la M [la “m” è fatta come un’onda del mare - nota mia], e secondo Fabre d’Olivet [nel suo libro “La lingua ebraica restituita” - nota mia], la lettera M indica il movimento attraverso il quale un nome o un’azione sono presi come mezzi, come strumenti» (Marceline Senard, “Lo zodiaco applicato alla psicologia”, Ed. ECIG, Genova, 1989, libro in cui sono detti anche altri riferimenti al movimento: «il geroglifico della Vergine esprime dunque il senso di: […] movimento senza limite […]”; il segno della Vergine è inoltre il sesto segno dello zodiaco e facendo un paragone con le rune: “la sesta runa KUN si compone della runa IS che significa […] il movimento su se stesso ed avente il tratto verticale della runa BAR che rappresenta il figlio. La runa KUN ha dunque il senso della volontà che essa genera attraverso il movimento su se stessa, cosa che caratterizza la funzione dell’intelligenza (riflessione pensante). Così l’intelligenza - scrive la Senard - sarebbe il movimento su se stesso del pensare che opera la selezione che lo feconda sotto l’impulso dell’energia-amore-volontà». E più avanti afferma che Mercurio è «agente principale della trasmutazione ermetica, e la Vergine sostanza purissima dell’intelligenza contenente il germe divino che, per mezzo del movimento mercuriano rotatorio, quello dello Zodiaco - si veda - prosegue Senard - in C. G. Jung, “Psicologia e Alchimia”, un’incisione dello “speculum veritatis” raffigurante Mercurio che fa girare la ruota dei pianeti - diventa la luce cristica dei Pesci» e ancora: «la Vergine è il segno della prima iniziazione, da INITIA= entrare in, cioè dell’inizio del MOTO introspettivo […]».

 

Infatti il segno dei Pesci è il 12° e dopo il segno dei Pesci c’è l’Ariete, che è l’io. Praticamente l’Ariete è l’Agnello: l’incarnazione dell’Io nell’essere umano.