LA SCIENZA VERA DEI RE MAGI

La scienza dei Re Magi era vera


La scienza dei Re Magi era vera. Ciò che diceva non era frutto di superstizione, né di fideismo, né di congetture a casaccio. Questo può essere detto perché se i dodici figli di Giacobbe, anticamente assegnati dagli antichi sapienti alle dodici costellazioni, fossero stati divinizzati in modo arbitrario, anche gli astronomi e gli astrologi di allora, detti re magi, avrebbero irrazionalmente creduto a tali assegnazioni. Quindi non avrebbero di certo potuto prevedere l'avvento della nuova direzione del pensare che si sarebbe compiuta con l'avvento dell'"io sono", detto Agnello cosmico, grazie al corrispondente periodo della coincidenza "precessionale" fra il SEGNO dell'Ariete e la COSTELLAZIONE dell'Ariete.

Affermare queste cose oggi è difficile perché in genere l'ignoranza è talmente crassa che non si sa nemmeno cosa sia una "PRECESSIONE" o la differenza fra una costellazione reale ed il relativo segno zodiacale. Perciò proverò a spiegarlo con semplici parole. Basta immaginare o osservare una trottola in movimento per comprendere la precessione. Facendola girare su se stessa agendo sul suo perno superiore, la trottola si regge in equilibrio sul perno inferiore appoggiato al piano. Se si osserva questo punto di appoggio si vede che il perno descrive un moto la cui direzione è contraria a quella della trottola che gira su se stessa. Questo è il fenomeno della precessione della trottola, che è anche quello del giroscopio meccanico (molto semplice da usare per giocare ma anche per… capire in che modo l'armonia del nostro sistema solare è costantemente tenuta dal Logos).

Il fenomeno della precessione del Sole è infatti la stessa cosa sopra descritta ma molto più grande. Chi "muove" il Sole nel suo moto di precessione è, ripeto, la potenza del Logos, che nell'uomo è la stessa che gli fa dire la parola "io" per indicare se stesso, e che anticamente aveva risposto: "Io sono l'io sono", a Mosé che gli aveva richiesto il Nome.

Oggi è notorio agli astronomi che grazie al fenomeno della precessione solare la Terra anticipa ogni anno di alcuni secondi il suo appuntamento equinoziale primaverile. Le stelle che si vedono in cielo in quel momento andarono così gradualmente spostandosi (come un'immensa trottola cosmica) dal Toro (Bue Api) all'Ariete (Agnello) ai Pesci (il simbolo Ichtus) del cristianesimo. Ora siamo nell'era dell'Acquario, era in cui la scienza dei buffoni di Stato (einsteinismo) crollerà e sorgerà la vera scienza.

 

 

 

Il più grande avvenimento ritmico della storia fu infatti quel grande anno solare, anticamente detto platonico, il cui inizio era aspettato dai re magi, e la cui durata di precessione era ed è di 26 mila anni: precisamente 25.920 anni (1), arrotondati a 26 mila. Una simile durata ne fa - più che un processo - un evento (2) cosmico, proprio quell'evento che i re magi attendevano nell'anno zero. Sono passati solo due millenni da allora, e non si è ancora ben capito cosa avvenne 2000 anni fa, proprio perché la scienza di Stato ha ben confuso questa realtà.

Il termine ebraico per "Logos" è
דבר, "Davàr" (pronunciato anche "devàr"), che significa sia "parola" che "cosa". Si scrive con tre lettere: DALET, ד, BET, ב, e RESH, ר, (la BET si pronuncia spesso con la "v": davàr). La numerologia di "davàr" è il valore 206, formato dalla somma dei valori numerici delle lettere DALET, BET e RESH, rispettivamente 4+2+200. In tutto 206. E qui si apre tutto un discorso che va dalla struttura dello scheletro umano composto da 206 ossa fino alla struttura cosmica del tempo e dello spazio riguardanti la durata della precessione: 26 migliaia di anni. Inoltre è notorio che i patriarchi del tempo biblico furono 26…

 

Il numero 206 di דבר, "davàr" (logos) sembra avere in sé l'uovo cosmico della creazione da parte di יהוה, Yhwh (Iavè) che è un'altro nome del Logos, la cui numerologia è 26, cioè il 2 a sinistra e il 6 a destra dello zero (o "uovo cosmico") nel valore 206. È inoltre curioso che il nome Yhwh (Iavè) e il valore 26, formato da YOD, י (valore numerico 10) + HE, ה (valore numerico 5) + VAV, ו (valore numerico 6) + HE, ה (valore numerico 5), scritto dall'alto al basso anziché da destra a sinistra come è proprio della lingua ebraica, generi una forma umana! Queste quattro lettere dell'antica "tetractis" pitagorica, nota oggi anche come struttura molecolare ed atomica di alcuni corpi sono dunque molto importanti (cfr. Umberto Bartocci, http://www.cartesio-episteme.net/ep8/ep8-regh.htm; si veda anche sul 26 in rapporto al 4 "La Tetraktys e il quadrato di quattro" in René Guénon, "Simboli della scienza sacra", Ed. Adelphi, Milano, 1975 ) e forse non è un caso che i vangeli siano proprio QUATTRO.  


Gli avvenimenti a cui si riferiscono i QUATTRO vangeli e i fatti (Atti) degli apostoli, come pure i principali eventi dei primi secoli cristiani, trascendono la semplice storia terrestre, dato che attraverso quegli avvenimenti penetrava nella storia della Terra un elemento nuovo: il cielo. Il cielo penetrava nella Terra e l'immateriale "io" veniva ad abitare la carne dell'umanità. E ciò era testimoniato dal fatto astronomico della coincidenza iniziale della nostra era tra costellazioni del cielo e segni dello zodiaco. Solo nel tempo del cristianesimo primitivo le costellazioni reali e i segni zodiacali infatti coincisero. Solo allora le immagini del cielo potevano concretamente evocare l'avvento precessionale nel punto di primavera nell'Ariete cosmico, Agnello nella sapienza antica, così che la prima verità della nostra era fu dunque proprio quel passaggio, quella Pasqua.

Nell'astrologia "caldaico-nestoriana-ebraica", il segno dell'"Agnello", effettivamente coincidente col segno zodiacale dell'Ariete, evocò sempre la testa umana, o il cranio, in ebraico
גלגלת, "ghilgulét", o "gulgolet", latinizzato poi in "Golgota", località presso Gerusalemme, dove avvenne l'assassinio dell'io, detto nell'antica sapienza "Figlio dell'uomo" o Cristo.

Il corpo di Gesù fu assassinato ma non il Cristo, dato che oggi ancora risiede vivo in ogni essere come io in sé, senza bisogno di dottrine né di iniziazioni, né riti, per sperimentarlo. Basta che indichiamo noi stessi con la parola "io"! Invece nell'era precedente alla nostra, per prenderne coscienza, l'uomo doveva studiare questo mistero dell'"Io sono" e dell'"Io sono l'io sono" ("eié esher eié" in ebraico, Esodo, 3,13-16) nelle scuole dei misteri, dato che allora tutti si esprimevano ancora in terza persona. Perfino la stessa "Mater Dei" parlava della propria anima per dire "io": "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito…".

Chi ancora oggi vorrebbe crocifiggere il Logos fatto carne afferma che questa espressione del Magnificat era solo una forma poetica. Ma è una menzogna. In verità l'umanità antica si esprimeva così: proprio come fa l'infante, indicando se stesso col suo nome proprio, prima di dire la parola "io" verso il terzo anno di età - periodo corrispondente se lo si vuol vedere, anzi contare - a quello che va dal battesimo di Gesù nel Giordano all'evento del Golgota.

All'inizio della nostra era, traspariva dunque più distintamente che in qualsiasi altra epoca (ed anche oggi traspare ben poco nella mente offuscata dell'uomo attuale) attraverso immagini fenomeniche visibili dalla terra, la sfera celeste degli archetipi e dei fenomeni prototipici, così da poter considerare un essere che, concludendo il ciclo dell'anno platonico precedente, e iniziando ora quello nuovo, veniva in ogni uomo e per sempre: "Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo".

Ecco perché i 26 mila anni precedenti parlano di 26 - e solo 26 - patriarchi biblici… E 26, come ho mostrato, sono anche le unità che costituiscono il famoso "nome impronunciabile" YHWH…

Tracciare la storia del cristianesimo e della chiesa, così come essa ci è stata imposta dalla cultura di Stato, senza accennare al cristianesimo primitivo, è qualcosa di inaccettabile, in quanto deforme, dato che la storia può essere chiarita solo attraverso il tentativo di rendere visibile la maggior parte dei molteplici particolari di realtà che la riguardano.

Nella misura in cui questo tentativo riesce, emerge attraverso la comprensione di fenomeni naturali, l'immagine di un "volto", appartenente ad un cranio (ghilgulét), tramite cui ora è possibile riconoscere che il cristianesimo primitivo era un'entità vivente, così come oggi è vivente l'io in ogni essere umano.

Ovviamente se si vuole alienare l'io dall'uomo, o se si vuole alienare da lui il Cristo, che ne è l'involucro protettivo, si cade nella pseudo cultura odierna fatta di feste natalizie convenzionali in cui semplicemente si mangia di più rispetto ad ogni altra festa…

L'odierna cultura, matematica, fisica, biologia, filosofia, musica, poesia, tutte le scienze, frullate insieme dalle ragioni di Stato, è ancora nemica dell'io e del suo tempo. Dalla religione alla fisica, passando per la psicologia fino alla fisiologia ed alla psichiatria, l'avversione per l'individualità in favore della collettività emerge da ogni parte facendo tutto arretrare nel vecchio dogmatismo della legge del taglione o dell'occhio per occhio. In altre parole si mette il vino nuovo in otri vecchi finché esplodono con ingenti danni per tutti, cioè si danneggia proprio il collettivo che si vorrebbe tutelare...

Oggi la scienza dei re magi è osteggiata da tutti esattamente come lo è l'io, creduto sovrastruttura insignificante, grazie ai vari statalismi imperanti, nonostante il loro essere sempre in crisi economica su tutto il pianeta. Nessuno per esempio si chiede come mai le comunità sedicenti scientifiche, che affermano che il tempo non esiste o che l'io umano è solo una sovrastruttura, non siano mai in crisi, nonostante il fenomeno "crisi" sia evidenza mondiale.

Anticamente il riconoscimento del tempo e di ciò che vi decorreva era importante quanto quello dello spazio in cui si contemplavano le costellazioni. Ciò non significava che spazio e tempo fossero mescolati in uno spaziotempo astratto e sterile come avviene oggi. Gli astrologi dell'inizio della nostra era, che oggi appaiono nel presepio come re magi a rappresentare tale riconoscimento, guardavano in alto verso l'oro del cielo, le stelle, e dicevano che dalla loro posizione si poteva leggere ciò che allora doveva accadere sulla Terra. Sapevano che la scrittura stellare era ciò ne risultava: in quell'oro giaceva ciò che il cosmo vi aveva scritto nel passato, affinché si attuasse ciò che allora si stava attuando. Il presente, che svanisce nell'attimo in cui sorge, poteva dunque eseguire ciò che si rilevava dall'ORO delle stelle. Quel presente era il fuoco che divampava incessante, rappresentato dall'immaginazione dell'INCENSO. E nel presente, fecondato dal passato, giaceva il futuro, la cui immaginazione era invece la MIRRA. I segreti degli antichi Magi stavano nella connessione tra passato, presente e futuro, cioè nella concretezza immateriale del tempo, espressa in quella dello spazio astrale. Chi non accoglie il mondo sovrasensibile non può ovviamente accettare l'idea di "concretezza immateriale" e rileva in essa la contraddizione perché per lui il concreto può essere solo la materia, pur sapendo che i suoi atomi sono in definitiva fatti di spazi vuoti... E qui sta la sua mancanza di positività scientifica.  

Invece dal contenuto del TEMPO, si sapeva allora che tutto ciò era immagine rispecchiata delle costellazioni dello SPAZIO. I re magi sapevano che dall'illusione del tempo doveva svilupparsi il nuovo, a cui riferire il passato, il presente, e l'avvenire: oro, incenso, mirra.

L'illusione del tempo era maja, cioè Maria, che avrebbe partorito il nuovo impulso che da lì a poco avrebbe dovuto reggere l'evoluzione della Terra: il Cristo.

Comprendere il Cristo, comprendendo come l'amore di tutto il cosmo riceveva il Cristo dal grembo di Maja, significava comprendere che un ente proveniente dallo spazio trapassava allora nel tempo.

Il tempo era diventato uno e identico per tutti i terrestri come unico Logos, o Davàr, o Parola universale, di cui nessuna ristretta comunità avrebbe avuto mai più il monopolio. Nessuno avrebbe più potuto dire in base al proprio interesse di agire in "Suo nome" ma avrebbe potuto dirlo soltanto una comunità comprendente TUTTI gli uomini del pianeta.

Questa comprensione, e solo questa comprensione, avrebbe potuto convertire il pensare umano verso quest'altra comprensione, espressa nel detto "Et incarnatus est de Spiritu Sanctu ex Maria virgine" proprio perché il ricevere corpo mediante lo spirito nel grembo di Maria era la nascita dell'io, il Figlio dell'uomo, dall'umanità, cioè dalla vergine umanità. Perché l'io non nasce da carne e sangue, essendo spirito. Nasce da se stesso. L'io è la cosa in sé che ognuno può percepire in se stesso.

Grazie al rapporto tra costellazioni temporali e costellazioni spaziali, fino a qualche secolo fa - per esempio fino al tempo del rogo di Giordano Bruno - era ancora molto chiaro il significato dell'"Io", dell'"Io sono": "Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo". Oggi questa chiarezza manca, ed è sostituita da molti generi di oscurità, perfino scientifica (energia oscura, materia oscura, bosoni di Dio, redshift messi all'indice, ecc.). 

Ciò che i preti celebrano nello splendore delle luci natalizie era ed è davvero quell'ente la cui rivelazione non doveva compiersi un'unica volta. Quell'ente, l'"io sono", non veniva per fornire comodo fondamento al ciarliero ripetersi dei discorsi di chi non vuole imparare niente di nuovo, respingendo tutto il nuovo. Veniva e continuamente viene per rivelarsi agli uomini attraverso TUTTI i tempi successivi al tempo del Golgota "sino alla fine del mondo".

 

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(1) Considerando il ritmo respiratorio, che è di 18 respirazioni al minuto, si hanno in 24 ore: 1 x 60 x 24 = 25.920 respirazioni. Questa cifra è quella della durata dell'anno platonico espresso in anni terrestri. Se si fa ora il percorso inverso: dividendo l'anno platonico per 12, si ottiene il mese platonico di 2.160 anni terrestri; è il tempo medio che al punto vernale occorre per percorrere una costellazione dello Zodiaco. Dividendo ora questo mese platonico per 30, si ottengono 72 anni terrestri, la durata media di una vita umana. Questa rappresenta dunque una giornata cosmica. Ma 72 è anche il numero medio di pulsazioni in un minuto. Questo dimostra sino a che punto il ritmo cardiaco dell'uomo sia integrato nel "ritmo" del Sole!

(2) Qual è la differenza tra processo ed evento? Un processo accade regolarmente, seguendo uno schema relativamente costante; un evento è straordinario. I processi sono tipici; gli eventi sono unici. Il processo segue una legge, l'evento crea un precedente. Secondo logica di realtà l'idea di "evento" (del Golgota) caratterizza forse meglio ciò che avvenne due millenni fa. Nell'ipotesi del "processo" l'uomo dovrebbe attendere 24.000 anni (2 mila più 24 mila = 26 mila) il ripetersi di quell'avvenimento. Se però si considera che tutto è in evoluzione dovrebbe essere poco probabile che i terrestri, la Terra, il sistema solare e quello galattico possano sussistere nell'attuale forma di vita.