Esempi recenti di errori sulla

Triarticolazione Sociale di R. Steiner

 

Secondo il curatore del sito Arca della vita, Steiner avrebbe fatto l'errore di rivelare "all'umanità la sua scienza sociale senza che gli venisse richiesto".

 

Stando al mero url a cui mi riferisco http://arcadellavita.forumattivo.it/t332-triarticolazione-un-errore-di-steiner, si legge la triarticolazione come errore di Steiner.

 

Ho risposto come segue: "Se vedo che l'autista dirige il suo mezzo verso un precipizio che faccio? Aspetto che mi chieda dove stiamo andando per dirgli di cambiare rotta?".

 

Steiner nel bel mezzo della prima guerra mondiale avverte: guardate che se continuare così generate solo altre guerre ad libitum!

 

Così infatti è avvenuta la seconda guerra mondiale, ed ora che siamo in dittatura finanziaria, avverranno le altre, e così via.

 

Quindi, volenti o nolenti, queste guerre termineranno solo nella misura in cui l'uomo risveglierà la propria coscienza  comprendendo l'idea della triarticolazione.

 

Questa coscienza fino a prova contraria è per ora totalmente obnubilata! 

 

 

E ancora, a proposito del minimo vitale, elemento fondamentale della Triarticolazione - non solo perché fonda ogni altra idea di diversa denominazione ("Reddito Minimo Garantito", "Reddito Di Base", "Reddito di Cittadinanza", ecc.) ma perché fa parte della "condizione, per quanto possibile, economicamente equa" affinché ogni individuo non si creda, non si senta e soprattutto non sia "svantaggiato rispetto all'altro" - alcuni credono addirittura che il reddito di cittadinanza (che non può non fondarsi su di esso), sia una parola magica senza fondamento e creata dal nulla!

 

 

Il Minimo vitale è l'elemento fondamentale della Triarticolazione Sociale di Rudolf Steiner, non solo perché fonda ogni altra idea di diversa denominazione ("Reddito Minimo Garantito", "Reddito Di Base", "Reddito di Cittadinanza", ecc.) ma perché fa parte della "condizione, per quanto possibile, economicamente equa" affinché ogni individuo non si creda, non si senta e soprattutto non sia "svantaggiato rispetto all'altro"!

 

 

 

Domanda: è la coscienza obnubilata che impedisce la comprensione della triarticolazione, oppure è il nostro essere mediterranei? Oppure ancora è il nostro voler arraffare Steiner come mero nome per ingrandire noi stessi facendoci passare per divulgatori delle sue idee, quando invece non ne siamo che detrattori più o meno inconsci?

 

Accenno ancora ad una risposta statalista mascherata di triarticolazione sociale che ha dell'incredibile (fonte: http://0z.fr/q1eaJ).

È incredibile come oggi i cattivi maestri occupino oramai tutti gli ambiti, e perfino quelli della scienza dello spirito a carattere antroposofico!

Quanto segue esprime l'abiezione in cui cade chi vorrebbe cambiare il mondo attraverso l'uso dell'opera di Rudolf Steiner, ma seguendo la logica del film "Il Gattopardo" ("tutto cambi affinché tutto resti come prima") consistente nel permanere nello status quo.

Mi attengo ai fatti. Una lettrice, con parole che mostrano una certa competenza antroposofica, scrive alla sezione "Posta dei lettori" di un mensile on line quanto segue:

"A mio parere va fatta una considerazione circa l'opera di Giacinto Auriti: se a lui va riconosciuto il merito di aver scoperto e denunciato la truffa del signoraggio, non può essergli riconosciuto come valido il rimedio statalista che propone, contrario alla Tripartizione, che auspica la non ingerenza dello Stato nell'economia. Molti antroposofi o sedicenti tali affermano il contrario, forse in base a una frase di Steiner astrattizzata e mal compresa, in cui egli fa riferimento allo Stato: «...Il denaro si logorerà come si logorano le merci; ma questa misura, che dovrà essere presa dallo Stato, sarà giusta» (R. Steiner, I punti essenziali della questione sociale, Editrice Antroposofica, Milano 1980). Tale riferimento allo Stato riguarda però la misura del "come si logorano le merci", che sarebbe ingiusta se non dovesse essere uguale per tutti coloro che nella sfera economica emettono moneta. Questo concetto di uguaglianza vale dunque per uno Stato finalmente di diritto. Ciò però non significa affatto che lo Stato di diritto debba emettere denaro. Solo leggendo la misura del logoramento del denaro come emissione, tale obiezione avrebbe senso. Ma col leggere in tal modo, vale a dire col confondere la misura di un oggetto con l'oggetto, non si fa altro che quanto si è fatto finora: sostituire lo Stato di diritto col diritto di Stato! Lo Stato quindi, per Steiner, decide in che misura il denaro deperisce, ma non lo emette, e lascia agli operatori economici la possibilità della emissione, eliminando ogni monopolio e promuovendo il free banking".

Ed ecco la risposta:

"Se ci trovassimo già in uno Stato tripartito, come auspica Rudolf Steiner, vale a dire con l'autonomia delle tre sfere - culturale, giuridica ed economica - affidare la gestione della moneta alla sfera economica sarebbe la cosa giusta. Ma nel momento attuale, con uno Stato ancora unitario che ha perso il dominio sul denaro, è auspicabile che l'emissione della moneta torni allo Stato, in modo da evitare il signoraggio delle banche, che è una delle maggiori cause dell'impoverimento delle nazioni. Giacinto Auriti infatti ha trattato l'argomento proprio tenendo conto della situazione attuale, in cui predomina l'inganno del signoraggio".

Notate la mancanza di logica presente in questa risposta? Abbiamo qui la risposta di un deficiente di pensiero o sbaglio? Non vi sentite turlupinati da una simile risposta?

"Se ci trovassimo già in uno Stato tripartito" non avrebbe alcun senso parlare di tripartizione. Però così non è, ed è proprio perché così non è, che bisognerebbe parlarne. Certamente gran parte della conoscenza tecnico-giuridica di Giacinto Auriti è preziosa per comprendere e poi attuare una transizione dall'attuale sistema usuraio ad un sistema equo. Ma tale transizione non può avvenire attraverso compromessi con l'attuale Stato, non solo perché il nostro Stato è plenipotenziario, ma perché tutto ciò che tende a compromessi conduce solo a vie sbagliate!

Certamente, non si può non essere d'accordo con Auriti sul problema della truffa del signoraggio bancario, legalizzato forzosamente a suo tempo dallo Stato.

Auriti ha però commesso l'ingenuità, denunciata a suo tempo da Giordano Bruno, quella di chiedere a chi ha il potere di riformare il potere, con l'ovvio risultato di essere poi condannato:

 

"Quando ho detto che i procedimenti usati dalla Chiesa non erano quelli degli Apostoli, poiché oggi si usa la forza e non l'amore… quando ho detto questo, non avevo torto. Ho sbagliato quando ho creduto di chiedere proprio a Voi di condannare un sistema di arbitrio, di sopraffazione, di violenza… che mortificazione… chiedere a chi ha il potere di riformare il potere! Che ingenuità!" - Giordano Bruno, 1600).

Chi afferma che occorre rimettere allo Stato l'emissione monetaria, mostrando di credere che il signoraggio bancario sia "una delle maggiori cause dell'impoverimento delle nazioni", dimentica che proprio lo Stato legalizzò il signoraggio! Stato e Banca sono come il Gatto e la Volpe nella favola di Pinocchio. In sostanza, lo Stato, cioè il Gatto, è il mandante, mentre la Banca è il killer, cioè la Volpe. Mettere l'emissione della moneta nelle mani del Gatto (il mandante) in nome del medicamento dell'organismo sociale malato, è attribuire la causa della malattia alla Volpe (killer voluta dal Gatto), credendo il Gatto meno responsabile della Volpe!

 

Ma come si fa ad avere fede in ciò pur restando in buona fede?

Se io devo oltrepassare un ponte che il Gatto fa distruggere da una Volpe con tanto di mandato legale del Gatto, perché mai dovrei legittimare l'agire del Gatto legalizzante l'agire distruttivo della Volpe? Perché sono Pinocchio? Poniamo pure che io sia Pinocchio. Scrivo allora le mie considerazioni in merito a tutta questa manfrina di Stato ad un mensile on line, sedicente "archetipo" della scienza dello spirito a carattere antroposofico. Poniamo dunque che come risposta, l'"archetipo" affermi che se io, anziché oltrepassare il ponte, fossi già dall'altra parte, non avrei bisogno del ponte! Cosa potrei ribattere? Che di conseguenza sarebbe quindi giusto anche dire ad un affamato che se avesse mangiato non avrebbe fame?

Se così ragionassi, il mio naso continuerebbe ad allungarsi e non diventerei mai un uomo di carne… Resterei sempre un burattino di legno!

 

 

Non si comprende poi perché certi "burattini" che vogliono permanere tali cerchino di insegnare Steiner incominciando con l'affermare il contrario di quanto egli insegnava a proposito del termine TRIARTICOLAZIONE.

 

Anche ciò che racconto ora ha dell'incredibile; riguarda gli anni 2001 e 2011, segno che certi errori di impostazione durano anni, e chissà per quanto tempo dureranno ancora. Nel novembre 2001, un'amica mi fa notare una risposta data a un lettore da un sito di sedicente ispirazione antroposofica (L'Archetipo) circa la sostituzione del termine "triarticolazione" con "tripartizione". La risposta de "L'archetipo" è la seguente:

 

"Riportiamo, in risposta [...] un breve stralcio tratto da una lettera sull'argomento inviata da Massimo Scaligero a un discepolo nell'ottobre del 1976: «... Non "triarticolazione" (termine di sapore ortopedico e scaturente da un decadente rapporto tra il pensiero e la determinatezza della parola, onde non si da' al termine "parte" il senso dinamico di essere solo in relazione al tutto) bensì Tripartizione: prima di tutto" [...]».

 

Quindi, innanzitutto si parli di Tripartizione, dice Scaligero, dopo di che egli glorifica saccentemente il termine "tripartizione" concludendo che essa "viene dal Mondo Spirituale direttamente, attraverso l'insegnamento del Dottore", cioè da Steiner.

 

 

Allora, notando che questa risposta si basava non su ragioni valide in se stesse ma sul credito di un autore (Scaligero) e che quindi tradiva un'impostazione più fideistica che gnostica, scrivevo a "L'Archetipo" affermando che la mia fede o il mio credito in Massimo Scaligero non mi impediva di vedere l'errore di Scaligero, il cui gioco di parole ritenevo e ritengo in quell'occasione, appunto, inadeguato e fuorviante, dato che l'antroposofia non è, non può, e non potrà mai essere una fede per quanto "archetipica".

 

Insomma Steiner afferma esattamente il contrario. Così facendo, riportavo un brano di una  conferenza di Steiner del 1922 in cui egli afferma perfino i motivi di detto contrario.

 

Di fronte a ciò, con un giro di parole psicologizzanti, degno della più becera dialettica priva di contenuto degli attuali politicanti saccheggiatori, mi si rispose concludendo con un "Quindi" che è tutto un programma: "Quindi, non Triarticolazione, ma Tripartizione".

 

 

Oltretutto mi si rispondeva per la seconda volta con le parole di un'altra "autorità", giudicata da "L'Archetipo" "serio studioso e profondo conoscitore della Tripartizione dell'organismo sociale". È pazzesco ma è proprio così: l'amministratore di un sito "ad ispirazione antroposofica" al quale mostro che ha affermato il contrario di quanto afferma Steiner a proposito del termine TRIARTICOLAZIONE, non risponde di suo ai propri errori ma fa rispondere a un dottor Balanzone qualsiasi che egli considera autorevole esperto o tecnico della Tripartizione il quale, giocando a rimpiattino con le parole, conclude dicendo: "Quindi, non Triarticolazione, ma Tripartizione"!!!

 

Questa è la realtà. A me dispiace ma è così. È pazzesco.

 

Ed è questo, oltretutto, il motivo del prevalere delle dialettiche astratte di coloro che ci governano oggi (fine del 2012) rispetto alla vita concreta della gente: l'astratto domina il concreto, e tutti siamo turlupinati in quanto tutti rubano a tutti! È normale che sia così: perché non c'è più il senso del pensare. 

 

Al di là di tutto ciò, bisognerebbe poi chiedersi: quello che si ottiene con un ragionamento sulla base dell'autorità di libri o di persone può essere antroposofia? Personalmente credo non possa essere nemmeno filosofia, dato che non si ha ragionando dalla causa all'effetto o dall'effetto alla causa; e non è conoscenza, ma fede.

 

Lì dunque imperava il dottor Balanzone, pieno di parolone, in luogo del "Dottore"!

 

Questa tragicomica e incredibile risposta avvenne nel 2002.

 

Come stanno le cose oggi?

 

 

Oggi le cose stanno ancora al medesimo punto. Anzi sono peggiorate dato che è sorto perfino un "istituto per la tripartizione"! Anche qui si predica l'esatto contrario di ciò che afferma Steiner a proposito della distinzione fra "tripartizione" e triarticolazione".

 

Secondo questo "istituto per la tripartizione" non ci sarebbe alcuna differenza fra i termini "tripartizione" e triarticolazione, e che, anzi, in italiano sarebbe meglio usare "tripartizione" - vedi, ad es., la FAQ di tripartizione.it "Che differenza c'è fra tripartizione e triarticolazione dell'organismo sociale?", come se i due termini non indicassero in italiano rispettivamente da un lato un mero giustapporsi e, dall'altro, un mero articolarsi di arti!

 

L'"istituto per la tripartizione" mente sapendo di mentire, cioè sapendo i motivi per cui "Rudolf Steiner ha deprecato esplicitamente il termine Tripartizione" (http://www.tripartizione.it/faq.html#2_faq) e adottandone altri di letteralità di traduzione del testo.

 

Qui però non è una questione di lettera, ma di sostanza che deve essere capita. Se così non fosse, perché mai Steiner avrebbe dovuto "deprecare" il termine "tripartizione"?

 

La questione del testo più o meno letterale è quindi falsa!