Appunti sintetici di Nereo Villa

sugli errori di Einstein

 

 

Interpretando erroneamente un esperimento di Michelson Morley (cfr. A. Einstein, "Speech at Kyoto University", December 22, 1922, "NTM Shriftenreiche fur Geschichte der Naturvissenshaften", "Technik und Medizin", Leipzig, 20, 1983, p. 25-28) e per giustificare questa erronea interpretazione, Albert Einstein congetturò la teoria della relatività, esprimendone il principio fondamentale con le seguenti parole: "Stabiliamo, in accordo con l'evidenza sperimentale, che la quantità: c=2L/DT è una Constante Universale, la velocità della luce nello spazio vuoto" (cfr. A. Einstein, "Zur Elektrodynamik Bewegter Korper", "Annalen der Physik", 17, 1905, pp. 891-921, edizione italiana in: "Cinquant'anni di relatività". Ed. Giuntine Sansoni, Firenze, 1955, pp. 479-504).

 

L'"evidenza sperimentale" menzionata in questa affermazione è però fino a prova contraria arbitraria, dato che chi la menziona non dice secondo quale oggetto di percezione sarebbe "evidente" la quantità di cui parla, cioè la cosiddetta velocità della luce, "stabilita" come "Constante Universale", anche perché lo stesso Michelson, basandosi su Maxwell del 1880 (cfr. J. C. Maxwell, "Nature", Jan. 29, 1880, p. 315), scriverà un anno, 1881, esattamente il contrario. Ecco le sue parole: "Finora non disponiamo di alcun metodo per misurare la velocità della luce" (A. A. Michelson, Am. J. Sci. 22, 120, 1881) (cfr. anche in questo sito "Michelson 1881" di R. Monti in "Il grande bluff di Albert Einstein").

 

L'inconsistenza sperimentale della teoria einsteiniana poggiante sugli errori di Einstein risulta poi da un altro fatto: l'esistenza dei giroscopi ottici, i quali oggi (terzo millennio) confutano quotidianamente la giustezza della relatività speciale. Il giroscopio ottico funziona infatti in contraddizione con la relatività speciale, dato che Einstein - sempre per giustificare detti errori - lo dovette considerare "teoricamente impossibile" (cfr. A. Einstein, "Relativity - The Special and the General Theory", Methuen, 1920, p. 66; cfr. anche: T. Theocharis, "Translation and Rotation Sensors, Proceedings of the International Conference Galileo Back in Italy II", Ed. Andromeda, Bologna 2000, pp. 441-446).

 

Dunque due l'una: o l'intera teoria della relatività (sia speciale che generale) e le sue implicazioni cosmologiche: il Big Bang e l'Espansione dell'Universo, sono pura fantasia, oppure si tratta della più colossale truffa scientifica della scienza moderna.

 

Infatti secondo Einstein i giroscopi ottici, ripeto, non avrebbero potuto esistere.