Pedofilia home

 

Nuove argomentazioni ruotano essenzialmente attorno all'infanzia, vale a dire attorno allo sfruttamento della sensibilità popolare, la sensibilità dell'opinione pubblica e il suo orrore spontaneo per tutto ciò che concerne il sesso in rapporto al bambino. Così, un articolo del Nouvel Observateur esordisce affermando che "la pornografia infantile è l'ultimo incubo americano, senza dubbio il più terribile in un paese così fecondo nel produrre scandali". Che la pornografia infantile sia il più terribile degli scandali odierni lo contraddice la sproporzione stessa fra l'argomento a cui ci si riferisce - pornografia infantile, nemmeno la prostituzione - e l'immensità dei drammi e delle repressioni che possono per esempio subire i neri negli Stati Uniti. Tutta questa campagna sulla pornografia, sulla prostituzione, su fenomeni sociali di tal genere, [...] serve di fatto soltanto ad arrivare alla questione essenziale: e cioè che è ancora peggio allorché i bambini sono consenzienti, è ancora molto peggio qualora tutto ciò non sia né pornografico, né pagato, ecc. Il che significa che tutto il contesto criminalizzante serve soltanto a far emergere il punto cruciale dell'accusa: voi volete farel'amore con dei bambini consenzienti. Serve soltanto ad affermare il tradizionale interdetto - e ribadirlo in una nuova maniera, con nuove argomentazioni - riguardo ai rapporti sessuali consenzienti senza violenza, senza denaro, senza alcuna forma di prostituzione, che possono esistere fra maggiorenni e minorenni.

Guy Hocquenghem, op. cit.

Grande è l'ignoranza dei genitori in materia di sesso. Poiché molti di essi sono profondamente insoddisfatti della propria vita sessuale, riescono a rapportarsi alla sessualità dei loro figli solo negandola e reprimendola. La madre incapace di orgasmo pone veti alle molteplici opzioni di piacere della figlia, il padre che programma il sesso in maniera burocratica è sospettoso della sensualità del figlio e delle sue esplorazioni. Tirare su i bambini come esseri sessuati li aiuterebbe a diventare adulti relativamente liberi da malintesi, paure e nevrosi, e invece ci aspettiamo che da un "bel bimbetto" totalmente inibito si sviluppi, come per magia, un adulto maturo e sessualmente competente. Un modo tanto stupido di crescere i propri figli pone le basi del fallimento sessuale e della confusione emotiva della generazione successiva.

Richard Walters, Sexual Friendship; A New Dynamics in Relationships, 1988

Scusi, mi dà una caramella?*

di Aldo Busi

 

Centrato sulle ultime paranoiche iniziative contro la ragionevolezza, questo inedito - inedito specialmente perché dappertutto rifiutato - è il miglior antidoto alle gravi sciocchezze che ci frastornano.

 

 

Con lo scoppio della Conferenza di Stoccolma sullo sfruttamento dei minori a fini sessuali nel mondo, va di moda il blob sulla pedofilia di massa come massa indiscriminata di atteggiamenti sempre e comunque turpi da parte dell'adulto che s'interessa sessualmente ai bambini e alle bambine anche quando, disinteressandosene, se ne interessa sensualmente (il concetto è chiarito più avanti).

Il criminale che, per telefono, chiede al trafficante di carnina umana se alla dodicenne in catalogo è consentito infilare aghi nei capezzoli, non viene più definito tale, bensì pedofilo, per far sì che tra i due reati il maggiore passi per quello minore e viceversa. Per lo stesso motivo, di recente, è stato illustrato dai media con gli stessi criteri l'omicidio a Catania di un venditore ambulante di tessuti per mano di un quindicenne col quale «intratteneva un turpe rapporto»: mentre la vittima viene esposta al ludibrio con nome e foto, dell'assassino, pentito per il "turpe rapporto" lavato col sangue, a parte l'età e che è di buona famiglia, non si sa niente. Infine, si ha il sospetto che ci si prepari a farne un eroe.

Su tutti i giornali, l'ultimo Tabù del cattolicesimo - la dirompente, non ancora del tutto governabile, criminale sessualità del bambino esposto col suo culetto a quella maniacalmente veicolata dell'adulto malato - è finemente cesellato con l'acuminatezza dell'ipocrisia cattolica, tipica virtù mondana di chi ha molto da nascondere, specialmente quando il bersaglio ultimo da colpire non è la pedofilia ma, diciamolo, l'omosessualità maschile.

Vediamo se da questa rappresentazione apocalittica del bimbo-agnello-sacrificale-del-lupo, in cui veri problemi si mescolano con altri strenuamente falsi e falsificati, di mercificazione delle idee, si può togliere qualche truciolo di troppo che fa meno fiamma di un fiammifero già usato. Ma, data questa società di code di paglia e di ipocriti malpensanti e di politici complessati che, come Sgarbi e Storace, danno del frocio in Parlamento o in televisione a chi non la pensa come loro, che pensano inevitabilmente col culo come tutti coloro che ricorrono a quell'epiteto per ovviare alla mancanza di argomenti quando hanno toccato il fondo della loro impotenza intellettuale e pochezza politica, voglio subito mettere le mani avanti: io voglio esplicitare un pensiero pedagogico, non sto legittimando un comportamento o un'inclinazione che riguardi qualcuno che mi sia caro colpito da mandato di arresto per abuso di minore.

 

Il pedofilo, come il cocainomane medio-borghese, non ha alcun bisogno di essere legittimato: egli agisce nell'ombra e l'ambiente, in cui avviene la tresca col bambino o il pusher, è tanto più eccitante quanto più è pericoloso e omertoso. Infatti cosa dice il pedofilo per prima cosa al bambino dopo l'atto sessuale? «Non dire niente a nessuno, non lo deve sapere nessuno, guai!»

Io, poi, anche se sul mio diploma preso all'Istituto Tecnico Femminile di Lucca ho scritto «Puericultrice», ero un famoso gerontofilo già a cinque anni e sono fuori discussione, e nessuno mi ci tirerà dentro per i capelli o gli stacco lo scalpo a morsi. Così si sta facendo dunque tutt'uno della pedofilia verso le bambine e di quella verso i bambini, si confondono i quattro anni con i dodici, la Thailandia con il Belgio e la Svezia con la comune famiglia dei vicini così perbenino e così incestuosi.

Io li ho visti i bordelli di infanti a Bankok, ho visto che razza di clientela vantano: potenzialmente siete tutti voi ammogliati, discreti, di medio reddito in doppiopetto e cravatta che adesso vi scandalizzate tanto e poi correte a fare il pacchetto del viaggettino con similvergine thaj o polacca decenne!

 

Ed ecco che si mischia la pedofilia di induzione alla prostituzione e di sfruttamento porno-commerciale con quella di disinteressata simpatia o apatia spinta che esclude la penetrazione e ogni tecnicismo-da-farsi-varco; ecco che si sovrappone la pedofilia violenta e metodica del maniaco con quella blanda e passeggera del maestro elementare o del prete palponi ma morta lì.

Luce! Perché anche l'Inferno ha le sue sfumature, i suoi incendi ma anche i suoi fuochi fatui: altrimenti si rischia di rendere la pedofilia = crimine un Paradiso irresistibile anche per chi certe inclinazioni non ha mai sospettato di averle. Una pedofilia-da-stratagemma è dovuta socialmente dall'adulto maschio al bambino maschio che ne faccia richiesta proprio per non offenderlo respingendolo del tutto, con conseguenze vendicatorie da parte dell'innocente spesso incalcolabili per entrambe le parti: se penso a come ero sessualmente fuorilegge io da bambino con gli adulti che, volenti o nolenti, ho piegato alle mie morbosissime, naturali curiosità, ogni volta che viene a trovarmi un bambino prima di aprirgli spalanco tutte le porte e le finestre su tutti i lati della casa dentro cui faccio piombare almeno quaranta occhi di vicini da diverse e altolocate angolazioni; e se io a partire dai tre anni fossi stato denunciato da tutti i ventenni e trentenni e quarantenni che ho sedotto o irretito o molestato fino a che non sono diventato a mia volta abbastanza grande per diventare un oggetto di desiderio altrui, faremmo il paio con tutti i quindicenni e le quindicenni, e anche meno, che oggi dovrei querelare io perché, senza alcuna speranza, tentano di sedurre me anche solo per il piacere di incastrarmi in uno scandalo montato d'accordo coi genitori, ormai del tutto moderni, quasi marci, certo stanchi.

 

Io più di una volta ho provato l'imbarazzo di avere a che fare con una madre, ma anche con un padre, che mi avrebbero affidato un loro figlio adolescente un po' tonto per "tirarglielo su e poi quello che succede, succeda purché succeda qualcosa". Non ci si deve meravigliare di niente: di fronte a un uomo di successo, come i miserabili pensano che io sia proiettando su di me ciò che sarebbero loro se fossero al mio posto oggi, non solo calano le braghe i proletari, ma cadono i tabù dei piccoli borghesi.

E bisogna stare attenti a rimettere ciascuno al suo posto: saper stare marzialmente al proprio senza alcun cedimento è la migliore delle strategie di attacco e sbaragliamento. Ma il pericolo che siano gli stessi genitori i primi magnaccia dei loro bimbetti e bimbette qui in Occidente come là in Oriente esiste ed è sonante. E non solo per fame di pane, ma di Rolex e di Mercedes turbo.

Del resto, è stato dimostrato anche recentemente con i fatti dei set porno di Ballarì, quartiere di Palermo, e prima con fatti risaliti alla fruizione del mercato massmediatico da ogni parte d'Italia.

Non dobbiamo dimenticare che, in un paese la cui unica fonte di approvvigionamento culturale e pedagogico e morale risale spesso a Costanzo o a Castagna o a Fiorello o a Smaila o a Scotti o alla Venier o a don Mazzi o a Fede o alla De Filippi e Amici vari, la sessualità (anche all'interno della stessa coppia eterosessuale, già di per sé abbastanza mostruosa anche senza infierire) è vista più che mai come perversione, peccato, eccentricità da baraccone, carriera e doutdes, e quindi con un suo potere d'acquisto d'altre cose e status che ne mina per sempre la gratuità, cioè l'amore, vale a dire l'umanità, leggi il piacere di vivere.

 

E allora, io dico, che se lo mettano tutti in quel posto da soli o fra di loro, se ci riescono, 'sti italiani di merda catodica che s'abbuffano di wuerstel e di sensi di colpa davanti al televisore tre ore al giorno e poi si improfumano, si mettono il braccialetto, la collanina, l'anellino al naso, all'orecchio, all'ombelico, nella guancia, nel labbro, anche grande, sul glande, al capezzolo e poi arrivano da te trafelati di consumismo e puzzolenti di vittimismo e prendono a dolersi sulla propria solitudine e la sordità del mondo, il bisogno di comprensione, di tenerezza, di un amore grande, assoluto, ombelicale come un cordone e tu, il cattivo, che ti ribelli al ruolo di balia coi soldi e gli chiedi subito, «Caro, da quand'è che sei disoccupato perché nell'ultimo decennio niente si confà alle tue belle manine levigate?» e li vedi che scappano tutti a gambe levate.

Puttana Eva, che fighetti, tremendi fighetti complessati i puttanieri di Adamo di questo fine secolo: se non ci fossero le nigeriane e le slave e i barboncelli albanesi e marocchini che fanno orario continuato fra cigli e incroci di strade, non saprebbero proprio come vincere fra connazionali il giusto orrore di sé che devono farsi una volta in mutande gratis.

 

Un'altra amara considerazione è questa: ci sono paesi in cui le bambine e i bambini o vengono sfruttati nella prostituzione o vengono ammazzati (Brasile, Cina, India...). Allora, cos'è meglio per questi bambini, una scopata o una coltellata? E non mi si venga a dire che entrambe le soluzioni sono aberranti: la inventino i benpensanti congressisti e chierici di generose teorie la terza via, quella che non c'è, così come hanno inventato quella per bloccare la guerra nella ex Jugoslavia e ogni altra.

E allora, che sarà mai se un ragazzino di cinque o dieci o dodici anni fa una sega a uno più in là negli anni o se se la fa fare? e lo stesso atto di sodomia (mio dio, che ridicolo parolone biblico!) ha tremila modi per avvenire e tremilaeuno per essere mimato, sia fra adulti, sia fra adolescenti e adulti, sia fra bambini e adulti, sia fra bambini e bambini; esso di per sé, bigotteria a parte, nell'un caso o nell'altro, non comporta alcun marchio indelebile nella carne (e nella psiche) del maschio non soggetto a violenza smaccatamente, tanto per cominciare, fisica.

Su quella psicologica, bisognerebbe fare un libro a parte, a patto di iniziarlo con il plagio e la questione Braibanti di infausta memoria democristiana.

 

Il falso problema non è, dunque, la pedofilia, ma la paura dell'omosessualità, mentre siamo già in un'epoca in cui toccherà a militanti omosessuali illuminati legittimare l'eterosessualità per la conservazione di una specie in via di estinzione.

Io sottolineo la sacralità del corpo del bambino e la doppia sacralità del corpo della bambina che in grembo porta una potenzialità in più, e una responsabilità e un fardello o comunque un'opzione, rispetto al bambino, ma poi bisogna fare i conti con costumi, costrizioni economiche, convenienze patrimoniali, usanze barbare come l'infibulazione, nazioni povere ma ricche di prostituzione infantile e nazioni ricche di soldi e di chiese ma povere di etica sessuale e pertanto ricchissime di turisti del sesso.

Ma per restare qui da noi, dove ne succedono già abbastanza e senza alcun alibi di carestia alimentare e di millenarie ammonizioni cristiane, se io avessi una bambina di nome Alice, diciamo di nove anni e poiché ogni storia di pedofilia va vista in sé e senza mai generalizzare, preferirei mille volte che la mia Alice vada a letto a fare la porca con Lewis Carroll piuttosto che riceva una sola, fuggevole, infangante carezza sulla nuca dalla foto di Andrea Riffeser con telefonino all'orecchio (sta telefonando l'ordine di un ennesimo editoriale contro gli omosessuali o contro gli zingari sui suoi due quotidiani, Il Resto del Carlino e La Nazione) o dal cardinale Biffi, che su tutti i giornali provinciali dell'Italia centrale ispira tutti gli articoli in favore dell'odio sociale contro gli omosessuali, cioè contro il Nemico per eccellenza, per distogliere l'attenzione dai nemici spiccioli, poco appariscenti ma reali; se Romano Battaglia dice la parola "amore" sentiamo un brivido correrci giù per la schiena per tanta volgarità, se dico io la parola "merda" chiunque ne sente la vibrante poesia che fluisce ai polmoni.

Conoscere significa saper distinguere prima di operare qualsivoglia nesso - non ce lo insegna Spinoza o Leibniz, ma un contadino qualsiasi dopo la mietitura del grano.

 

Io direi questo di veramente rispettoso nei confronti di tutti i bambini di entrambi i sessi:

a) l'adulto responsabile non si deve lasciar intimorire dall'offerta sessuale del bambino, poiché un bambino senza curiosità sessuali è un bambino già subnormale,

b) se provocato sessualmente da un bambino, l'adulto non lo traumatizza né con un rifiuto castrante né con un'accondiscendenza euforica,

c) all'offerta sessuale del bambino bisogna che l'adulto responsabile dia una risposta sensuale, e non una risposta astratta a base di rimproveri, ammonizioni e di sfiducia verso la propria sessualità e di orrore verso quella degli altri, tutti potenziali mostri dietro l'angolo.

Se per fare questo gli si prende in mano il pisello o le si accarezza la passerina - gesti che io non ho mai fatto comunque con nessuno: sarà per questo che tutti i bambini e le bambine della mia vita mi hanno girato le spalle per sempre? - che sarà mai? Bisogna affrontare l'altra faccia della Coazione da Baci Perugina dei bigotti senza scrupoli e capire che spesso è il bambino a dire all'adulto, rimasto troppo a lungo indifferente, «Scusi, mi dà una caramella?».

Così, quando si stigmatizza una povera maestra elementare rea di "aver palpato" dei bambini di pochi anni durante un bagnetto si arriva al massimo degrado della sessuofobia, perché che diavolo si può fare, facendo un bagnetto a un bambino, se non palparlo? é giocando nei suoi termini di sessualità che si accende in lui la luce della sensibilità, la fiducia nel mondo attraverso l'accettazione del proprio corpo festeggiato e dunque accolto da un altro corpo.

Se facendo il bagno a un bambino non gli tocchi il pisello che lui ti esibisce fieramente e lo umilii seduta stante, «perché certe cose non si devono fare», il malato sei tu adulto che stai facendo di lui un malato come te, non l'adulto che glielo tocca e cerca di fare alla svelta a lavarlo e ad asciugarlo e ci ride sopra come da che mondo è mondo.

 

E adesso, dopo questa campagna scriteriata contro la pedofilia confusa con la criminalità e l'aberrazione umana, che accadrà?

Accadrà che anche il più blando dei pedofili, il nonnino del quartiere di imperitura memoria, che prima attirava i bambini nel sottoscala con una mela, gli dava una palpatina e poi li lasciava andare felici e contenti, adesso, prima ancora di attirarli, penserà a come e a dove nasconderne il cadavere.

Inoltre avremo davanti a noi generazioni di adulti-robot, perché i bambini non palpati, non accarezzati, non pastrugnati, non sbaciucchiati, non amati sensualmente senza tanti brutti discorsi sulla normalità, sono adulti infelici, criminali, tutti potenziali stupratori, squartatori, sadici depressi con una sola cosa in testa: vendicarsi.

Io, che in questo senso ho amato decine di bambini e di bambine cominciando da quelle e da quelli dei miei fratelli e sorella, adesso che mi avvicino ai cinquanta, contrariamente al mio stesso sentire, devo farmi forza e respingere in blocco i bambini, ferendoli in maniera irreparabile, io, che non ho mai avuto paura e li ho aiutati a crescere assecondandoli e provocandoli con giudizio.

Io adesso devo inventarmi la coda di paglia che non ho, perché devo essere falciato nella messe sessuofobica predisposta quindici anni fa da questo papa e da questi specialisti dell'infanzia squallidi e irresponsabili come forse mai prima nella storia della Chiesa e della civiltà occidentale.

Del resto, a che scopo discutere tanto di pedofilia e di sessualità dei bambini e di sessualità in generale in una società che non ammette il sesso neppure fra adolescenti consenzienti? in una società di adulti malati e schizofrenici che sui bambini di oggi si vendicano in ogni modo perché sono stati vittime a loro volta di quella blasfemia etica di origine cattolica secondo la quale pagare le tasse è "da fessi" e frodare, ammazzare, tradire, prostituire, sfruttare, stuprare è "da furbi" e comunque "umano", mentre fare all'amore (l'amore, capite?) è ancora "fare le cose sporche"?

 

* da Babilonia, settembre 1996. Ripubblicato per gentile concessione della rivista.

 

 

Per una legislazione diversa sulla sessualità dei minorenni

(da "Libération", 26 gennaio 1976)*

 

 

Il 27, 28 e 29 gennaio, alle ore 13 davanti alla corte d'assise di Versailles, compariranno, per offesa al pudore senza violenza su dei ragazzi minori di quindici anni, tre imputati: Bernard Dejager, Jean Claude Gallien, Jean Burckhardt, i quali, arrestati nell'autunno del 1973, sono in detenzione preventiva da più di tre anni.

Una detenzione preventiva tanto lunga per istruire una semplice causa di moralità pubblica, in cui dei non-adulti non hanno subito la minima violenza ma, al contrario, hanno precisato ai giudici istruttori di essere stati consenzienti (benché attualmente la legge neghi loro ogni diritto al consenso) ci appare di per sé scandalosa.

Oggi essi rischiano di venir condannati a una pena pesante, sia perché hanno avuto relazioni sessuali con minorenni maschi e femmine, sia perché hanno favorito e fotografato i loro giochi sessuali.

Per parte nostra, riteniamo che vi sia una sproporzione manifesta da un lato tra la qualifica di "crimine" che autorizza una tale severità e la natura dei fatti imputati; dall'altro, tra il carattere obsoleto della legge e la realtà quotidiana di una società che tende a riconoscere nei bambini e negli adolescenti l'esistenza di una vita sessuale (se una ragazza di tredici anni ha il diritto di prendere la pillola, a cosa le serve?). La legge francese si contraddice quando ammette una capacità di discernimento a un minorenne di tredici o quattordici anni, che può essere sottoposto a giudizio e condannato, mentre gli rifiuta questa capacità quando si tratta della sua vita affettiva e sessuale.

Tre anni di prigione per dei baci e delle carezze ci sembra che bastino; e ci pare inconcepibile che il 29 gennaio a Dejager, Gallien e Burckhardt non sia ridata la libertà.

 

 

Aragon, Roland Barthes, Simone de Beauvoir, Judith Belladonna, Michel Bon (psicologo), Jean Louis Bory, François Chatelet, Patrice Chereau, Jean-Pierre Collin, Copi, Michel Cressole, Bertrand Boulin, Alain Cunny, Fanny e Gilles Deleuze, Bernard Dort, Françoise d'Eaubonne, dr. Maurice Eme (psichiatra), Philippe Gavi, dr. Pierre Edmond gay (psichiatra), André Glucksmann, Félix Guattari, Daniel Guérin, Pierre Guyotat, Pierre Hahn, Jean-Luc Hennig, Christian Hennion, Jaques Henric, Guy Hocquenghem, dr. Bernard Kouchner, Françoise Laborie, Madeleine Laik, Jack Lang, Georges Lapassade, Michel Leiris, Raymond Lepoutre, Jean-François Lyotard, Dionys Mascolo, Gabriel Matzneff, Catherine Millet, Vincent Montell, Dr. Bernard Muldworf (psichiatra), Negrepont, Marc Pierret, Anna Querrien, Griselidis Real, François Regnault, Claude e Olivier Revault d'Allonnes, Jean Ristat, Christiane Rochefort, Pierre Samule, Gilles Sandler, Jean-Paul Sandler, René Schére, Philippe Sollers, Gérard Soulier, Victoria Thérame, Marie Thonon, Catherine Valabrègue, Dr. Gérard Valles (psichiatra), Hélène Vedrine, Jean-Marie Vincent, Jean-Michel Wilhelm, Francis Ponge, Danielle Sallenave.

 

* Tratto da: Egle Becchi (a cura di), L'amore dei bambini. Pedofilia e discorsi sull'infanzia, Opuscoli Feltrinelli, Milano 1981, pagg. 35-36

 

Esperienze sessuali positive tra adulti e bambini: le prove*

di Joel Featherstone

Quando avevo 8 anni i miei genitori mi mandarono a scuola di pugilato. Ero affascinato dai bicipiti del mio istruttore. Un giorno i ragazzi gli chiesero di flettere i muscoli, e penso abbia notato che la cosa mi prendeva bene.

Non ricordo quando successe per la prima volta, ma lui mi portava nella stanza sul retro e presto arrivavamo ai genitali. Mi piaceva un sacco, e lo incoraggiavo il più possibile.

 (citato in: Rush, 1980, pag.178)

 Sì, l'ho già sentito dire che le ragazzine che si innamorano di uomini più grandi in realtà sono in cerca di figure paterne... E ho anche sentito dire che gli uomini più grandi a cui piacciono le ragazzine sono insicuri. Jimmy vorrebbe che io fossi più vecchia, o essere lui molto più giovane, ma nessuno può cambiare la nostra differenza d'età, o quello che proviamo, così me ne frego di quello che pensano gli altri. 

(Laura, citata in: Blume, 1986)

 

Nessuno dubita del fatto che molte esperienze sessuali tra adulti e bambini siano negative. Gli adulti, di solito i genitori o i patrigni, fanno violenza ai bambini e li sfruttano in tanti, innumerevoli modi, e una significativa minoranza di tali abusi ha a che fare con il sesso. L'abuso sessuale sui bambini può avere forme grossolane, come lo stupro, o sottili ed insidiose, come il doppio vincolo tipico degli incesti genitori-figli. Non c'è alcuna controversia sull'esistenza dell'abuso sessuale sui minori, e i media non sono certo disattenti su tutto ciò che lo riguarda direttamente o meno. D'altra parte, non è possibile che alcuni dei bambini sessualmente coinvolti con adulti siano consenzienti, provino piacere o addirittura siano loro a fare i primi passi? Tanto nel conversare quotidiano quanto nei media, non si può nemmeno accennare a questa possibilità. Eppure, nonostante il tabù, nel muro della negazione vanno aprendosi numerose crepe.

Nelle pubblicazioni specializzate, da sempre semi-esenti dai tabù, si trovano sempre più prove di rapporti non-coercitivi: psichiatri, psicologi, educatori ed altri che devono rapportarsi a bambini consenzienti, devono confrontarsi sulle tematiche fondamentali e discutere il da farsi. Ne consegue - negli interessi della chiarezza e per facilitare la comunicazione intraprofessionale - il parziale abbandono della consueta propaganda, altrimenti spacciata come "discorso" sull'argomento.

Nel decennio passato, le prove di contatti non-coercitivi tra bambini e adulti si sono accumulate sempre più velocemente; ad esempio Haugaard ed Emory (1989) riportano che una parte del loro campione (studenti universitari che nell'infanzia hanno avuto contatti sessuali con adulti) hanno descritto il rapporto in termini positivi, portando gli autori a concludere che tali soggetti "hanno avuto esperienze diverse da quelle degli altri" (p.95). Ma studi di un certo rilievo sono disponibili da ben mezzo secolo. In uno studio ormai classico, la psichiatra Loretta Bender e il suo collaboratore Dr. Abram Blau presentarono i casi di bambini ricoverati nel reparto infanzia della Divisione Psichiatrica del Bellevue Hospital di New York (Bender & Blau, 1937, pagg.500-518). Uno di questi casi è quello dell'undicenne Fannie S., le cui "malefatte" sessuali comprendevano la masturbazione e rapporti con ragazzi. Fannie era stata messa in un istituto per ragazze "turbolente", finché gli assistenti sociali non avevano scoperto che tutte le notti usciva dalla finestra e andava a trovare uomini del vicinato, coi quali aveva rapporti sessuali. Per impedirle di avere una vita sessuale, le autorità avevano rinchiuso Fannie nell'ospedale psichiatrico di stato (pag.508).

Altri due casi trattati da Bender e Blau riguardavano componenti di ciò che i moderni tabloid definirebbero un "sex ring", una cerchia del sesso. La dodicenne Dorothy, la ring-leader,

 

ha riferito, impassibile, di avere contattato lei stessa due uomini e di aver presentato loro altre ragazzine... Non mostrava alcuna angoscia o senso di colpa per quella situazione. Si diceva spiacente per aver avviato quei rapporti, ma era evidente che la sua reazione era dovuta all'inconveniente della detenzione anziché ad una comprensione della natura del suo delinquere [sic] (pag.510)

 

Una delle "delinquenti" complici di Dorothy nella cerchia, l'undicenne Frances C., mantenne lo stesso registro. Ecco cosa scrivono Bender & Blau di questa piccola incorreggibile:

 

Non presentava alcuna reazione nevrotica o emotiva alla situazione, e non comprendeva il significato del proprio comportamento. Si limitava a riconoscere che, se lo aveva detto il giudice, doveva essere una cosa "cattiva" (pag.59)

 

Bender e Blau notano che

 

La più notevole caratteristica di queste bambine che avevano avuto esperienze sessuali con adulti era che mostravano meno paura, angoscia, senso di colpa o trauma psicologico di quanto ci si potesse aspettare. Al contrario, facevano spesso mostra di un atteggiamento sincero e obiettivo, oppure apparivano fiere, sfrontate, persino baldanzose per ciò che avevano fatto... All'inizio le bambine non avevano rimorsi, ma questi hanno iniziato ad emergere quando le si è separate dagli oggetti della loro eccitazione e gratificazione sessuale, e quando le si è sottoposte al giudizio dei genitori e delle autorità. E' successo soprattutto con le bambine più intelligenti, e sembrava in parte dovuto alla riprovazione da parte degli adulti, senza che ne conseguisse un reale convincimento delle bambine. In alcune circostanze ne è sembrato derivare un turbamento emotivo e intellettuale, conseguente ai loro sforzi per riconciliare l'atteggiamento delle autorità e le loro esperienze personali. (pagg.510-11)

 

 

Certe convenzioni linguistiche sono rigidamente mantenute nella pubblicistica. I rapporti consensuali tra persone di età diverse sono celati dietro espressioni come "vittima partecipante", parole come "molestie", "abuso" e "aggressore" sono a volte usate in modo stupido.

Ad esempio, la psicologa e perita consulente di tribunale Dr. Mary de Young (1984) riporta diverse storie di bambine pre-puberi consenzienti. Edie, di otto anni,

 

è stata molestata [sic] sessualmente dal nuovo compagno di sua madre. [Edie] gli ha chiesto di toccarle l'area dei genitali, e lui, dopo essersi inizialmente rifiutato, ha più tardi acconsentito (pag.336).

 

 

De Young non ha potuto trovare in Edie alcun sintomo d'ansia causato dall'esitazione dell'uomo a fare come lei gli aveva detto.

In un altro dei casi trattati da de Young, Lisa (sei anni), è stata

 

sessualmente molestata [sic] da un baby-sitter adolescente, che l'ha toccata e si è masturbato tutte le settimane per un periodo di oltre tre mesi. Lisa lo ha convinto a tenere segreta la loro relazione, e spesso gli telefonava per assicurarsi della sua disponibilità per la settimana successiva. [Lisa] non mostrava alcun sintomo che potesse collegarsi alle molestie [sic] (pag.336).

 

 

De Young scrive anche di Marie (sette anni), che

 

ha invitato un suo vicino adolescente a fare il bagno con lei. Durante il bagno lui l'ha toccata e lei lo ha masturbato. Meno di due settimane dopo, ha praticato una fellatio al compagno di sua madre, dicendogli che le piaceva fare felici gli uomini. Nessuna evidenza di angoscia dopo queste successive molestie [sic] (pag.337)

 

In un precedente trattato (1982), de Young nota:

 

tre giovani vittime [sic] sono apparse virtualmente indifferenti alle molestie [sic] subite. Non vi erano veri e propri segni di traumi in queste giovani, fatta eccezione per un'irritazione e un'impazienza con gli adulti nelle loro vite, chiaramente più traumatizzati dalle molestie [sic] di quanto fossero i bambini.

 

 

Con una certa riluttanza, de Young descrive questi incontri come "gentili", in ogni caso con "un adulto conosciuto e amato dal bambino, di cui quest'ultimo si fidava" (pag.136).

La dottoressa Ann W. Burgess, femminista "radicale" pro-censura e istruttrice all'Accademia dell'FBI, per le sue ricerche ha ricevuto finanziamenti per centinaia di migliaia di dollari dal Justice Department degli Stati Uniti. Burgess e il suo altrettanto "radicale" collaboratore, l'agente speciale dell'FBI Kenneth Lanning, sono in prima fila nella crociata contro la libertà sessuale dei bambini. Nondimeno, persino Burgess ammette che in alcuni casi di "sex ring" tra adulti e bambini, questi ultimi

 

Trasferimento interrotto!

per le interferenze delle autorità, e pensano: "tanto rumore per nulla". Il bambino mantiene legami emotivi, sociali ed economici con l'aggressore [sic], e si arrabbia o si dispiace del fatto che quest'ultimo sia stato scoperto e condannato. Le autorità che sono intervenute sono viste come causa di tutte i problemi ("Perché non lascia perdere il mio caso?") (Burgess et al.,1984, pag.659)

 

In un altro scritto Burgess riconosce che molti bambini hanno un'esperienza piacevole del contatto sessuale con l'adulto giusto. Burgess e Holmstrom (1975) scrivono:

 

Vi erano alcune vittime [sic] - 7 su 12 - che trovavano piacevole l'attività sessuale. Erano in genere casi in cui la manipolazione dei genitali sostituiva la penetrazione. Una donna diciannovenne, raccontando la sua esperienza infantile col nonno, disse: "Mi faceva sedere in grembo con le gambe appena divaricate e mi toccava l'interno delle cosce, la vulva e tutta l'area intorno ai genitali... Lo trovavo molto piacevole, stavo con la mia schiena contro il suo busto, la testa sul suo petto, e a volte mi addormentavo. Era sempre molto calmo e dolce, e mi raccontava delle storie.

 

Beth Kelly (1979), una femminista veramente radicale, ricorda la propria iniziazione all'amore lesbico, all'età di otto anni, da parte di sua zia Addie:

 

La prima donna che ho amato è stata la mia prozìa; i nostri sentimenti l'una per l'altra erano forti e profondi. Il fatto che lei avesse cinquant'anni più di me non inficiava il nostro rapporto e, sì, io sapevo cosa stavo facendo, ne ero conscia in ogni momento, anche se all'epoca non conoscevo ancora le parole con cui descriverlo... La adoravo, ecco tutto... Non mi capitò mai di considerare "innaturale" o "antisociale" baciare, toccare o stringere la persona che amavo, e non credo che nemmeno [zia] Addie se ne preoccupasse tanto. Io so che che non mi sono mai sentita costretta o condizionata da un qualunque aspetto sessuale dell'amore che provavo per lei. Penso di poter dire con sicurezza, a circa vent'anni di distanza, di non essere mai stata sfruttata fisicamente, emotivamente o intellettualmente - mai.

 

 

Lo psichiatra forense Matti Virkkunen, che tra il 1951 e il 1952 ha ricevuto la documentazione di ogni bambino/a esaminato/a all'ospedale centrale dell'Università di Helsinki in un caso di pedofilia, ha concluso che il 48,4% dei bambini ha avuto parte attiva nell'avviare o nel mantenere la relazione coi partners adulti. Virrkunen osserva:

 

Ciò consisteva normalmente nel fare ripetute visite all'aggressore [sic]. Il gran numero di vittime [sic] derivava dal fatto che la vittima originaria [sic] portava con sé i suoi compagni di giochi.

[...] Lo studio indica che il comportamento aggressivo non era caratteristico di questi aggressori [sic]; piuttosto, sembravano spiccatamente gentili, pazienti e teneri coi bambini. (Virkkunen, 1975, pag.179)

 

 

Il dottor Theodorus Sandfort dell'Università di stato di Utrecht nei Paesi Bassi, con l'aiuto dei loro partners adulti, ha trovato 25 ragazzini consenzienti, dall'età compresa tra i 10 e i 16 anni (Sandfort, 1981, 1984). Gli adulti erano membri del gruppo di lavoro pedofilo della Netherlands Society for Sexual Reform. Questo gruppo di sostegno, che conta decine di sezioni in molte città olandesi, opera per una educazione sessuale radicale e si occupa di temi come la pedofilia consensuale, la sessualità infantile e la liberazione dei giovani, tenendo incontri e dibattiti pubblici e pubblicando una rivista mensile. I bambini del campione di Sandfort hanno avuto espressioni inequivocabilmente positive nei confronti dei loro amanti adulti e del loro rapporto.

 

La principale conclusione tratta da questa ricerca è che tra adulti e bambini esistono anche contatti sessuali che i bambini esperiscono in modo prevalentemente positivo e che, secondo quanto da essi riportato, non hanno nessuna conseguenza nociva sul loro benessere. A parere dei bambini, gli adulti non stavano abusando della loro autorità. (Sandfort, 1984, pag.140)

 

 

Lo psicologo clinico dr. Frits Bernard (1981) ha pubblicato nove resoconti di relazioni positive tra bambini e adulti, con le parole del bambino cresciuto. Un uomo più vecchio ricorda:

 

Quando avevo sette anni venni a contatto con un uomo che mi piaceva molto. Mi portava nel suo solaio, mi faceva sedere in grembo e facevamo giochi di sesso. Lo trovavo molto bello e godibile. Non vedevo l'ora che fosse mercoledì pomeriggio, il giorno in cui ci vedevamo. Questa situazione durò a lungo.

In seguito ebbi molti contatti con altri uomini ma mai con ragazzi della mia stessa età. Non ho mai sentito la mancanza di ragazze. Ora ho quasi 68 anni e, dopo una bella vita, capisco che quei primi contatti sono stati molto positivi per il mio sviluppo. Non ho mai rimpianto di aver fatto quelle cose, e non invidio chi non ha avuto simili opportunità.

Ero, e sono, un omosessuale e ho vissuto per una ventina d'anni col mio compagno. Prima ancora, avevo un compagno bisessuale sposato, e anche con lui ero molto felice. (pag.194)

 

 

Bernard cita un altro uomo, di 25 anni, che dichiara:

 

Quando avevo circa 8 anni, per strada mi capitò di conoscere un uomo che pensava che giocassi molto bene. Mi invitò a fare un giro in bicicletta e, più tardi, a casa sua. Anche se i miei genitori mi avevano detto di non accettare inviti, non vedevo che pericoli ci fossero, non credevo che quel signore volesse farmi del male. Lo conobbi molto bene già durante quel primo incontro a casa sua, diventammo amici e mi permise di dargli del tu [to call him by his first name]. Così, gradualmente, imparammo a conoscerci sempre meglio, e mi trovai di fronte alla sua omosessualità, che non mi colpì come un fulmine a ciel sereno, ma certo volevo saperne di più, e lui mi istruì sul sesso. Discutemmo di bisessualità e di eterosessualità, cose di cui i miei genitori non avrebbero mai voluto parlarmi (ma non li ho mai biasimati per questo).

Il nostro rapporto d'amicizia si fece ancora più intimo. Mi diede amore, qualcosa che io non avevo mai conosciuto... Non nel modo in cui vanno le cose oggi con mia moglie. Ma la nostra amicizia era ed è qualcosa che non potrei immaginare con nessun altro. In seguito, quando avevo 10 o 11 anni, iniziammo a fare sesso, cosa che mi è sempre piaciuta. (pag.915)

 

In un altro dei casi riportati da Bernard, una donna di mezza età racconta la sua esperienza positiva con un affettuoso adulto e la sua esperienza negativa con le autorità:

 

Forse non potete immaginarvelo ma, quando avevo 12 anni, ero molto innamorata di un cinquantenne, e lui mi ricambiava. Non ricordo più chi fece la prima mossa, ma ci accarezzavamo e condividevamo esperienze sessuali. Era meraviglioso, e rilassante.

Un giorno i miei genitori lo vennero a sapere e chiamarono la polizia. L'interrogatorio fu terribile, io negai e negai e negai, ma alla fine mi arresi. Dopo la mia confessione forzata i miei genitori fecero una denuncia. A quel punto nulla poteva più essere d'aiuto. Non ho mai potuto scordarlo, non fu giusto... Poteva essere un ricordo così bello... Sono sposata e ho quattro bambini. Non mi opporrei se avessero contatti sessuali con degli adulti, lo riterrei positivo. (pag.195)

 

La dottoressa Joan Nelson, una sessuologa che lavora in California, ha pubblicato uno studio intitolato The Impact of Incest: Factors in Self-Evaluation (Nelson, 1981). Nell'introduzione scrive della sua relazione con un cugino adulto, quando lei aveva 8 anni:

 

Quand'ero bambina ho avuto una costante relazione incestuosa che mi sembrò utile e benefica. C'erano amore e una sana auto-realizzazione, in un ambiente che percepivo come sicuro. Lo ricordo forse come il periodo più felice della mia vita. Un giorno, parlando nel cortile della scuola, capii che quello che facevo poteva sembrare "cattivo". Ebbi paura di essere una persona "cattiva", e mi rivolsi a mia madre perché mi rassicurasse. I traumatici eventi seguiti a quella giornata inaugurarono un periodo trentennale di disfunzioni psicologiche ed emotive, che ridussero la comunicazione in famiglia a mere comunicazioni di servizio e limitarono severamente la mia formazione e il mio sviluppo. (pag.163)

 

 

Nelson ha subito attacchi personali da diversi addetti ai lavori per aver scritto e pubblicato queste cose. Le persone che dichiarano pubblicamente di aver avuto, durante l'infanzia, rapporti sessuali consensuali con adulti, pagano un prezzo sociale molto più duro di quelle che rivelano di essere state vittime di rapporti non-consensuali. Di conseguenza, molti bambini consenzienti, una volta adulti, non parlano delle loro esperienze positive. Nelson (1984, pag.220) riporta quanto le ha rivelato un suo esaminato:

 

La mia analista è così prevenuta sulle molestie ai bambini che non capirebbe se le dicessi che mi sono trovato bene. Sono sicuro che mi ucciderebbe.

 

Il libro di John Crewdson, By Silence Betrayed, è pieno zeppo di dubbi resoconti di rituali satanici negli asili e roba del genere. Eppure persino Crewdson ammette che ad alcune "vittime" sembra piacere l'"abuso", tanto da ritornare per "subirne" altri. Una donna che a sette anni ha iniziato una relazione con Clay, un adulto del vicinato, spiega perché l'ha tenuta segreta:

 

Cathy, un'altra ragazzina, mi aveva raccontato di essere già stata con lui, così sapevo già cosa dovevo aspettarmi. Penso che questo la divertisse molto: mi portò in camera di Clay per mostrarmi "cosa sapeva fare"... Clay non mi disse mai di mantenere il segreto, credo fosse già implicito, è come quando i bambini e le bambine vanno in garage a giocare al dottore, sapevo che alla propria madre non si racconta nemmeno quello. Lui mi faceva un sacco di bei regali: non era una cosa concordata, ma mi premiava perché ero la sua piccola ragazzina speciale. Lo amavo davvero, romanticamente, come una donna ama un uomo, era eccitante averlo vicino, era bello essere abbracciata e toccata. La cosa più importante non era l'orgasmo, era qualcosa di diverso, ma mi piaceva la parte sessuale. Mi piace il corpo di un uomo, specialmente di un uomo bello e sano com'era lui, mi piaceva anche quand'ero molto piccola. C'è qualcosa di elettrizzante nel sesso opposto, soprattutto quando ancora non sai com'è guardare gli uomini, toccarli, sentirne il sapore. (pagg.52-54)

 

 

Crewdson riconosce un fatto ormai noto, vale a dire che la grande maggioranza dei "bambini scomparsi" sono scappati di casa o sono stati rapiti da genitori separati che non avevano ottenuto l'affidamento. Ma accenna anche al fatto, molto meno noto, che "quasi tutti i pochi bimbi scomparsi di cui si viene a sapere che sono caduti nelle mani di pedofili sembrano averlo fatto volontariamente" (pag.111). Un caso del genere fu quello dell'undicenne Bobby Smith di Long Beach, California. Dopo una riuscita latitanza di 21 mesi, lo sfortunato Bobby fu "soccorso" dalla polizia di Province, Rhode Island. Aveva vissuto col suo amante adulto, David Collins, e lo aveva fatto con piacere. Testimoniando al processo contro Collins Bobby dichiarò che aveva chiesto egli stesso a David di allontanarlo per sempre dai suoi genitori. Al momento dell'arresto di Collins, i due si facevano passare per padre e figlio, Collins aveva un lavoro fisso e Bobby andava a scuola. Il ragazzo insistette di non aver mai fatto nulla contro la propria volontà, che era sempre stato libero di restare o tornare, e che avrebbe potuto telefonare ai propri genitori in qualsiasi momento, ma aveva scelto di non farlo. Disse che aveva avuto paura di essere scoperto dalle autorità: "Ero sempre più spaventato, sapevo che erano sempre più vicini" (pag.111). Il terrore di Bobby di essere strappato dalle braccia dell'uomo che amava e riportato dai genitori era aumentato quando, nell'aprile 1985, aveva visto in TV la propria fotografia assieme a quelle di altri bambini scomparsi. Nonostante le sue lacrime ed argomentazioni, la giuria dichiarò Collins colpevole.

Nel suo nuovo studio sugli adulti che ricordano come positive le proprie esperienze sessuali infantili, il ricercatore all'UCLA Paul Okami (1991) afferma:

 

In luogo del sentirsi impotenti, arrabbiati, colpevoli o intontiti tipico dei resoconti di esperenze negative, in molte di queste storie - particolarmente in quelle raccontate nei colloqui più approfonditi, con domande non capziose - troviamo calore, piacere, affetto, humour e persino goduria. Gli intervistati positivi non chiamavano "abusi sessuali" le loro esperienze, e in genere non riportavano alcun danno dovuto ad esse. Anzi, spesso dicevano che erano stato benefiche" (pagg.25-26)

 

 

Non è possibile recensire in questa sede tutti i resoconti di contatti sessuali positivi tra bambini e adulti, nemmeno limitandoci alle fonti già citate, figurarsi nell'intera bibliografia. I lettori che volessero approfondire la tematica possono trovare in un altro studio di Okami (1988) nove fonti di prove di rapporti sessuali con adulti in cui i bambini hanno preso l'iniziativa, e non meno di ventitrè fonti a sostegno dell'esistenza di contatti bimbi-adulti palesemente positivi e consensuali. Sullo stesso tema Jones (1982) fornisce una bibliografia un po' datata ma estesa. Anche la rivista della NAMBLA [North American Man-Boy Love Association] contiene numerosi resoconti con le parole del bambino e diverse interviste a ragazzini consenzienti. Chiaramente, man mano che si accumulano queste prove, quanti vogliono continuare a dire che tali rapporti sono sempre e comunque abusi devono ri-impostare il loro lavoro.

 

Bibliografia citata

Bender, L; & A. Blau, 1937. "The reaction of children to sexual relations with adults", American Journal of Orthopsychiatry, Vol. 7.

Bernard, F., 1982. "Pedophilia: psychological consequences for the child", in: Child and Sex: New Findings, New Perspectives, L.L. Constantine & F.M. Martinson eds. Boston: Little Brown & Company.

 Blume, J., 1986. Letters to Judy: What your kids wish they could tell you. New York: Putnam.

 Burgess, A.W., C.R. Hartman, M.P. McCausland & P. Powers, 1984. "Response patterns in children and adolescents exploited through sex rings and pornography", American Journal of Psychiatry 141:656-662.

 Burgess, A.W. & L.L. Holmstrom, 1975. "Sexual Trauma of Children and adolescents: Pressure, sex and secrecy", Nursing Clinics of North America 10(3):551-563.

 Crewdson, J., 1984. By Silence Betrayed: Sexual Abuse of Children in America, New York: Harper & Row.

 DeMott, B., 1980. "The Pro-Incest Lobby", Psychology Today, 13(10):11.

 DeYoung, M., 1982. The Sexual Victimization of Children, Jefferson NC: McFarlane & Company.

 DeYoung, M., 1984. "Counterphobic Behavior in multiply molested children", Child Welfare 63(4):333-339.

 Haugaard, J.J. & R.E. Emery, 1989. "Methodological Issues in Child Sexual Abuse Research", Child Abuse & Neglect 13:89-100.

 Jones, G., 1982. "The social study of pederasty: In search of a literature base - An annotated bibliography of sources in English", Journal of Homosexuality 8(1):61-95.

 Kelly, B., 1979. "On 'woman/girl' love, - or, lesbians do 'do it'", Gay Community News (Boston) March 3. Cfr. anche O'Carroll, T., 198, Pedophilia: The radical case, Boston: Alyson, pag.90, e Uncommon Desires 1(2):17-21.

 NAMBLA, 1986. "Boys speak out on man/boy love", NAMBLA, 537 Jones St. 8418, SF, CA 94102.

 Nelson, J., 1981. "The impact of incest: Factors in self-evaluation", in Children and Sex: New Findings, New Perspectives, L.L. Constantine & F.M. Martinson eds., Boston: Little, Brown & Company.

 * titolo originale: "Positive Child-Adult Sex: The Evidence". Tratto da: Anarchy: A journal of desire armed, n.33, Columbia (USA) Estate 1992.

 

"Avevo 15 anni, lei ne aveva 43"*

Che posto occupano le relazioni tra bambine e adulte

nella lotta politica delle lesbiche?

 

di Chris Bearchell

 

Donna vive in una piccola città del presbiteriano Ontario, dove tutti si conoscono e dove "è difficile sfuggire alle convenzioni e quasi impossibile essere lesbiche". Sharon insegnava nella sua scuola pubblica. "L'ho avuta come insegnante dal sesto grado... Già allora ero attratta da lei, credo, anche se non sessualmente... Del resto, all'epoca non pensavo proprio a niente sessualmente". Sharon era una donna sposata, anche suo marito era un insegnante, e avevano due bambini. All'epoca, aveva più del doppio degli anni di Donna.

Ma la prima donna con cui Donna ebbe una relazione fu Jean... "Avevo quattordici anni, quell'estate lavoravo lontano da casa. Incontrai Jean e rimasi molto colpita, ma è difficile immaginare di andare a letto con la madre di una compagna di scuola. Ho trovato il coraggio di farlo solo l'estate successiva. Avevo 15 anni, lei ne aveva 43. Era una bella donna, ma il nostro rapporto era pieno di contraddizioni. Io l'avevo voluto e iniziato, ma avevo paura e mi sentivo in colpa: sapevo che la vita di Jean come quarantatreenne, moglie e madre di sette figli era già abbastanza complicata anche senza aggiungervi il peso di una relazione lesbica con una quindicenne".

Nel frattempo, Donna aveva mantenuto una regolare corrispondenza con Sharon. "Guardando indietro, è strano il modo in cui coltivavamo la nostra amicizia. Vere amicizie tra infanti e adulti sono probabilmente molto rare. Ci scrivevamo lettere anche se vivevamo a poche miglia di distanza; questo faceva sembrare il tutto un po' furtivo... Per un po' ci accontentammo di quelle cose da romanzetto, avevamo così poche occasioni di vederci e non c'erano forme accettabili per esprimere ciò che provavamo l'una per l'altra... Questo finché non mi sono rivelata per la prima volta".

A partire dall'estate successiva, Donna e Sharon avevano escogitato un modo di passare un po' di tempo assieme. "Avevo appena compiuto sedici anni quando le ho detto della mia storia con Jean. Col senno di poi, la mia 'grande confessione' suona un po' irreale... Eravamo arrivate in canoa su una piccola isola. Non suona romantico? Ero proprio una piccola cospiratrice, solo che non andò esattamente come avevo previsto. Le ho detto più o meno: 'Va bene, se provi per me ciò che io provo per te, non aver paura. Non mi stai traviando, non mi stai portando in nessun posto in cui io non sia già stata'. La sua reazione fu più che altro di shock, non avevo molto tatto..."

Ma alla fine la "rivelazione" [coming out] di Donna sul suo rapporto con Jean ebbe l'effetto desiderato. "Più tardi Sharon mi disse che in quei pochi minuti sull'isola si era sentita fortemente, quasi magneticamente attratta da me, e che erano state le sue stesse reazioni ad averla sconvolta. La nostra fu la sua prima relazione lesbica e sembrava avere per lei tutta l'importanza di una prima esplorazione della propria identità sessuale".

"... Ma mi sentivo ancora in colpa, in parte perché la società ci avrebbe condannate se si fosse venuto a sapere del nostro rapporto, ma soprattutto perché, sebbene la sessualità di Sharon fosse orientata verso altre donne, lei aveva scelto una vita da eterosessuale, ed io ero una minaccia per la sua famiglia e per la sua sicurezza... Mi chiedevo se non stessi ricevendo più comprensione e aiuto emotivo di quanto potessi restituire".

 

Mentre le relazioni tra giovani lesbiche e donne molto più vecchie di loro non sono inusuali, forse lo è il fatto che Donna e le sue amanti siano sopravvissute. Donna mi ha parlato di un'altra ragazza, Kelly, della sua stessa cittadina, che non è stata così fortunata. "Quando aveva vent'anni, Kelly ha avuto una storia con una ragazza di quattordici anni. Le pressioni perché la loro relazione terminasse le portarono ad un'azione avventata: scapparono insieme. La famiglia della ragazza più giovane le fece catturare e riportare indietro. Furono sottoposte ad un controllo crescente, e la vita divenne ancor meno sopportabile, così ci riprovarono e fallirono di nuovo. Per il suo secondo tentativo di 'rapimento', Kelly fu minacciata di denuncia. Il suo ultimo, disperato tentativo di fuga fu il suicidio, e stavolta riuscì". Donna non ha dubbi che queste cose capitino più spesso di quanto si venga a sapere.

Le esperienze e le sensazioni di Donna non sono uniche. Ma vi sono molte lesbiche che scelgono di ignorarle, che tendono a considerare queste relazioni con la stessa ostilità che il mondo "normale" riserva ai rapporti gay e lesbici. Alcune di noi sono tentate di vedere le interazioni bambini-adulti come "un problema", proprio il modo in cui la professione psichiatrica considera tradizionalmente l'omosessualità. Alcune di noi la usano come "un argomento" politico contro gli uomini.

Leggi come l'"età del consenso" o lo "statutory rape" [**], che col pretesto di proteggere i giovani e i bambini cercano di regolarne il comportamento sessuale, possono avere conseguenze disastrose per adulti non-coercitivi come Kelly, o anche come Sharon e Jean. Ma le loro vittime più frequenti sono i ragazzini stessi, e sopratutto le femmine. Proprio come le leggi sulla violenza sessuale hanno storicamente considerato la donna non come una persona coi propri diritti ma come la proprietà di un uomo (marito o padre), potenzialmente "violata", così i bambini sono considerati proprietà dei loro genitori. Soprattutto le bambine che esplorano la propria sessualità deviano dal sentiero pre-ordinato per la loro socializzazione che permette la sessualità solo dopo i diciotto anni e idealmente solo nei vincoli del "sacro matrimonio". Esse stabiliscono relazioni significative al di fuori dei confini biologicamente definiti, e si sottraggono all'autorità dei genitori. Se una ragazzina rifiuta non solo questa autorità e le attitudini anti-sessuali, ma anche l'obbligo dell'eterosessualità, sarà tre volte condannata.

Per tutti questi "crimini", più di una lesbica ha conosciuto l'interno di un riformatorio o di altre istituzioni "correzionali". L'uso più comune delle leggi sull'età del consenso e sullo "statutory rape" è dunque quello di riaffermare il controllo su "ragazzine" "incorreggibili" e "incontrollabili". Nessuno protegge queste donne dagli sbirri, dai tribunali, dalla Children's Aid Society, dagli agenti della libertà vigilata o dai genitori. Soprattutto, dai genitori: meno di un anno fa questa rubrica riportava il caso di una liceale lesbica i cui genitori, entrambi insegnanti, avevano minacciato un trattamento obbligatorio se si fosse rifiutata di rompere con la sua amante.

E' sicuramente vero che i bambini sono soggetti al potere degli adulti: le figlie alle attenzioni sessuali dei padri, figlie e figli al potere fisico ed economico di entrambi i genitori e tutti i bambini al potere sociale, culturale e legale di istituzioni come le scuole o i tribunali. Sì, anche un amante più grande potrebbe esercitare alcuni di questi poteri, ma forse meno intenzionalmente, e sicuramente senza l'autorizzazione della società. Il punto è che le vigenti leggi non proteggono i bambini né hanno mai inteso farlo: sono da sempre mezzi di controllo, e si affiancano al controllo - più insidioso e meno formale - della struttura familiare e della socializzazione.

Una possibile conseguenza di alcune dichiarazioni fatte nel corso del dibattito sui rapporti bambini-adulti potrebbe essere un ritrarsi spaventati ed un mancato appoggio alla richiesta del movimento gay di abrogare le leggi sull'età del consenso. Quanti si esprimono in favore dell'uniformazione di queste leggi (oggi i rapporti "normali" sono legali a 18 anni; i gay devono aspettare fino ai 21)[***] ribadiscono di fatto l'illegalità di situazioni come quella di Donna o di Kelly. Ricordo che dopo essermene andata da casa - anni prima che in Alberta fosse legalmente permesso - mi rivolsi ad un avvocato radical solo per ricevere conferma dei miei peggiori timori: pur essendo un essere umano provatamente lucido, istruito, con un lavoro remunerativo, non avevo quasi nessun diritto, soprattutto per quanto riguardava il sesso. Non potevo andare a letto con nessuna senza sentire passi pesanti per le scale.

[Alcune lesbiche], per via delle loro esperienze col potere maschile, sospettano che i rapporti bambini-adulti abbiano conseguenze più serie sui bambini maschi. Come femminista, devo far presente ad ogni donna che abbia tali esitazioni che, a differenza delle loro sorelle, i bambini maschi sono gli eredi del privilegio maschile. Cresceranno e procureranno le stesse sofferenze subite durante l'infanzia. La maggior parte di noi non ha una sufficiente conoscenza dello sviluppo sessuale maschile per trattare i rapporti tra uomini e ragazzini con maggiore severità di quelli tra donne e ragazzine. Solo una sincera disamina delle nostre esperienze infantili ci aiuterà a comprendere la sessualità dei bambini.

Il mio primo rapporto intimo fu a 8 anni, con una coetanea. Un episodio in particolare fu divertente, profondamente sessuale e in buona sostanza disastroso. Ingenue persino in rapporto alla nostra età, non ci accorgemmo di quello che ci stava intorno e delle conseguenze della nostra gioia finché non fu troppo tardi, e fummo colte sul fatto. L'insegnamento più profondo che trassi da quell'esperienza aveva poco a che vedere con la sessualità e molto coi tabù, i sensi di colpa, il potere dei genitori e la loro isteria. Sicuramente le esperienze dei giovani maschi non sono molto diverse. Alcuni di essi possono essere più spavaldi, aggressivi e sicuri di sé nel relazionarsi alla sessualità e nel resistere agli adulti, il che può spiegare la loro volontà ad avviare relazioni intergenerazionali in più tenera età... Ma i sensi di colpa sono ancora radicati, non tanto per la relazione in sé quanto per le reazioni della famiglia e della società.

Dobbiamo tenere presente, noi che siamo state precoci nel contestare la nostra socializzazione e ribellarci contro di essa, che mentre le quattordicenni- quindicenni sono giovani donne ai nostri occhi, la cultura dominante non le considera così. Per il mondo "normale" che c'è là fuori, un/a quattordicenne, quindicenne o sedicenne è solo un/a bambino/a le cui manifestazioni sessuali sono per forza peccaminose, morbose o criminose, che siano gay o "normali", con adulti o con coetanei. Per "loro", quel grande "Loro" che sta là fuori, una "ragazzina" di quindici anni coinvolta con un'insegnante o un'istruttrice è vittima di una disgustosa corruzione, non importa quanto reciproca o amorosa sia la relazione. Questa attitudine perversa dice che il sesso è principalmente riproduttivo e che la legge ha il diritto di interferire in questo nostro ambito di vita, per negare il controllo delle donne sul proprio corpo, per riservare un trattamento privilegiato alle unioni "legalizzate", o per mettere al bando i gay e le lesbiche. I movimenti omosessuali devono liberarsi di qualunque residuo di questi atteggiamenti.

 

*) Titolo originale: "'I Was Fifteen, She Was Forty-three: A feminist looks at the place of female child-adult relations in the politics of the lesbian movement". Tratto da: Anarchy: a journal of desire armed, ("Children Sexuality Issue"), pag.13; ripreso da Coming On (c/o Queer Anarchist Network, POB 675, Station A,Toronto, Ontario M5W 1X5, Canada)

**) "Stupro ai termini di legge", qualunque rapporto sessuale con partners al di sotto dell'"età del consenso".

***) L'autrice si riferisce alle leggi canadesi.