SE IN UNA CITTA’ S’APPICCASSE IL FUOCO

 Se in una città s’appiccasse il fuoco in svariati punti, anche un focherello modesto,  ma che resistesse a tutti gli urti, in poco tempo la città rimarrebbe incendiata. Se in una città, nei punti più disparati, s’accendesse il fuoco che Gesù ha portato sulla terra e questo fuoco resistesse per la buona volontà degli abitanti al gelo del mondo, avremmo fra non molto accesa la città d’amor di Dio.

Il fuoco che Gesù ha portato sulla terra è Lui stesso, è carità: quell’amore che non solo lega l’anima a Dio, ma le anime fra loro.

Infatti un fuoco soprannaturale acceso significa il continuo trionfo di Dio in anime a Lui donate, e perché unite a Lui, unite fra loro.

Due o più anime fuse nel nome di Cristo, che non solo non hanno timore o vergogna di dichiararsi reciprocamente ed esplicitamente il loro desiderio d’amor di Dio, ma che fanno dell’unità fra loro in Cristo il loro Ideale, sono una potenza divina nel mondo.

Ed in ogni città queste anime possono sorgere nelle famiglie: babbo e mamma, figlio e padre, nuora e suocera; possono trovarsi nelle parrocchie, nelle associazioni, nelle società umane, nelle scuole, negli uffici, dovunque.

Non è necessario che siano già sante, perché Gesù l’avrebbe detto; basta che siano unite nel nome di Cristo e non vengano mai meno a questa unità.

Naturalmente sono destinate a restare per poco tempo due o tre, perché la carità è diffusiva per se stessa ed aumenta con proporzioni immani.

Ogni piccola cellula, accesa da Dio in qualsiasi punto della terra, dilagherà poi necessariamente e la Provvidenza distribuirà queste fiamme, queste anime-fiamma, dove crederà, affinché il mondo sia in più luoghi ristorato al calore dell’amor di Dio e risperi.

Ma c’è un segreto, perché quella cellula infuocata s’allarghi a diventare tessuto e vivifichi le parti del mistico Corpo: è che coloro che la compongono si gettino all’avventura cristiana, che significa far d’ogni ostacolo una pedana di lancio, non sopportare la croce, qualsiasi volto essa abbia, ma attenderla ed abbracciarla minuto per minuto come fanno i santi. Dir quando arriva: «Questa volevo, Signore! Lo so che sono nella Chiesa militante, dove occorre lottare. Lo so che m’aspetta la Chiesa trionfante, dove ti vedrò per tutta l’eternità. Qui sulla terra ad ogni altra cosa preferisco il dolore, perché con la tua vita m’hai detto che è lì il vero valore ».

E, detto di sì al Signore, l’anima deve vivere con pienezza il momento che segue, non pensando a sé, al suo patire, ma a quello degli altri, o alle gioie degli altri che deve condividere, o ai pesi degli altri che deve portare con essi, o all’adempimento dei propri doveri sui quali, per volontà di Dio, onde siano elevati a continua preghiera, va riversata l’attenzione di tutta la mente, l’affetto di tutto il cuore, tutta la vigoria della propria forza.

E’ questo il piccolo segreto col quale si costruisce, mattone su mattone, la città di Dio in noi e fra noi. E ci inserisce, già dalla terra, nella divina volontà che è Dio, eterno presente.

 

                                         Chiara