Berna, 11 agosto 2002

Lo specchio

Carissimi,

      oggi è la festa di santa Chiara d'Assisi 2002 che, nella tradizione del nostro Movimento, si è sempre commemorata, sin dall'inizio, non solo al Centro, ma in tutte le parti del mondo, dove esso è diffuso.

Nella presente ricorrenza, anche oggi - come ogni anno - ricordiamo santa Chiara e confrontiamo qualche particolare del suo cammino verso Dio col nostro.

Un concetto della santa, non ancora da noi messo in luce, è quello che si può esprimere così: "Lo specchio, gli specchi".

         E' l'immagine dello specchio che richiama esattamente quanto dice Paolo nella sua lettera ai Corinti: "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore" (2 Cor 3,18).

 

Nelle lettere ad Agnese di Praga, che fanno parte di vari scritti in cui dice la sua esigenza di fedeltà radicale al Vangelo, Chiara invita le sorelle a guardare a Gesù come ad uno specchio: uno specchio, che, nella sua umanità, riflette la divinità.

"Colloca i tuoi occhi - scrive - davanti allo specchio dell'eternità, (Gesù) (...); e trasformati interamente (...) nella immagine della divinità di Lui." (FF 2888)

"E poiché questa visione di Lui è (...) specchio senza macchia, ogni giorno porta l'anima tua (...) in questo specchio e scruta in esso continuamente il tuo volto, perché tu possa così adornarti (...) di tutte le virtù, come conviene a te, figlia e sposa carissima del sommo Re." (FF 2902)

 

Santa Chiara sollecita dunque Agnese a guardare allo Sposo, ma anche ad imitarlo rifacendo le stesse scelte, gli stessi atti, gli stessi gesti.

 "Se con Lui soffrirai - continua -, con Lui regnerai; se con Lui piangerai, con Lui godrai; se in compagnia di Lui morirai sulla croce della tribolazione, possederai (…) per tutta l'eternità e per tutti i secoli, la gloria del regno celeste (...); parteciperai dei beni eterni, (...) e vivrai per tutti i secoli." (FF 2880)

 

Agnese, imitandoLo, diventa il Gesù dello specchio. Ma ecco che allora, divenuta tale, può a sua volta essere specchio per le sorelle.

Si crea così - come dice lei stessa - una catena ininterrotta di specchi da Gesù al mondo.

Gesù è lo specchio di Francesco.

Gesù e Francesco sono lo specchio in cui Chiara si rispecchia.

Gesù, Francesco e Chiara sono lo specchio di Agnese.

Gesù, Francesco, Chiara ed Agnese sono lo specchio per le prime sorelle, che a loro volta diventano specchio per quelle future.

        Le sorelle future, guardando alle prime sorelle, diventano specchio per coloro che vivono nel mondo.

Coloro che vivono nel mondo diventano specchio di Gesù per tutti.

 

E così, riflettendo perfettamente Cristo, Francesco e Chiara, i primi frati e le prime sorelle, hanno dato origine al Movimento francescano: una di quelle realtà ecclesiali che, di tempo in tempo, riportano il Vangelo nella sua radicalità nella Chiesa, per farla rinascere, per rinnovarla, per riformarla.

Carissimi, anche a noi, pur piccoli ed indegni, è toccato in sorte un compito simile: far nascere, sviluppare, diffondere nel mondo una realtà carismatica, e anche a noi è toccato e tocca l'obbligo di vivere e far vivere integralmente, radicalmente il Vangelo, guardando a Gesù come in uno specchio.

 

I primissimi appunti, che conserviamo, riguardanti il nostro Ideale, al suo primo apparire, riportano questa affermazione: "Noi dobbiamo essere un altro Gesù."

Ci chiedono quindi di rispecchiarci in Lui.

Allo scopo, come a san Francesco ed a santa Chiara è stato dato dallo Spirito Santo un carisma, quello della povertà, a noi è stato donato il carisma dell'unità.

Ed è proprio attraverso l'unità che noi possiamo essere un altro Gesù, essere Gesù. Ricordate la definizione dell'unità data in una lettera del lontano '47: "Oh l'unità, l'unità! Che divina bellezza! Non abbiamo parole per dire cosa sia: è Gesù."

Sì, è Gesù. Si cominciava, allora, a capire che, amandoci a vicenda, avremmo realizzato l'unità e Gesù sarebbe stato in mezzo a noi… e in ciascuno di noi.

Vivere l'unità, quindi, era ed è sinonimo di vivere Gesù. E in tal modo tutto il Vangelo.

 

Un giorno una piccola, ma significativa luce nel nostro cammino, ci ha chiarito questa novità.

Le Parole del Vangelo ci sono apparse come neonate pianticelle, disposte in un vasto terreno, e si è compreso che la radichetta d'ognuna affondava nel Testamento di Gesù, nell'unità, che sottostava a tutto il terreno, ed era vivificata da esso.

E' stata una visione plastica di come vada considerato il Testamento di Gesù e il suo rapporto con le altre Parole del Vangelo; e di come vivere l'una (l'unità) e le altre.

Si era capito meglio che l'unità non è una virtù particolare (non si elenca infatti fra le virtù); non è solo la più alta parola di Gesù; non è nemmeno soltanto il tema fondamentale del suo Testamento. L'unità è l'anima di tutto il Vangelo, di tutta la Scrittura. Ed è la mèta a cui tutto il Vangelo tende. E, perché effetto della carità, si poteva anche dire che è il sunto, il concentrato del Vangelo.

 

Si era capito che occorreva vivere le parole in vista dell'unità.

Sì, perché non è evangelicamente esatto vivere la povertà per la povertà, ma per la carità che porta all'unità, né l'obbedienza per l'obbedienza, ecc., ma tutto in vista dell'unità. E in modo simile ogni beatitudine, come pure i dieci Comandamenti e quanto chiede il primo Testamento, che Gesù è venuto a completare e non a distruggere.

 

Ed ora si comprende perché lo Spirito ci ha spinto a mettere in pratica, ogni mese, una diversa Parola, sì da poterle, col tempo, vivere tutte. Esse spiegano l'unità come in un ventaglio. E in esse possiamo specchiarci per essere Gesù, un altro Gesù. E diventare così specchio di Lui per altri.

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          Ma oggi possiamo chiederci: siamo noi, in qualche modo, specchio di Gesù? Lo siamo per gli altri?

A questo proposito vorrei ricordare un nostro sogno dei primi tempi.

Dicevamo: "Se per ipotesi assurda tutti i Vangeli della terra venissero distrutti, noi desidereremmo vivere in maniera tale che gli uomini, considerando la nostra condotta, vedendo, in certo modo, in noi Gesù, potessero, riscrivere il Vangelo: 'Ama il prossimo tuo come te stesso' (Mt 19,19), 'Date e vi sarà dato' (Lc 6,38), ‘Non giudicate…’ (Mt 7,1), ‘Amate i vostri nemici…’ (Mt 5,44), 'Amatevi a vicenda' (cf Gv 15,12), 'Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20)."

Ebbene, in questi ultimi tempi ci siamo accorti, con riconoscenza a Dio, che, se non siamo arrivati a tale traguardo, vi siamo però incamminati.

L'ho potuto costatare, verso la fine di maggio, cooperando (come sapete dal Collegamento) alla composizione dei cosiddetti "Fioretti": libro commissionatoci dall'Editrice San Paolo per presentare fatti e fatterelli evangelici della vita del Movimento. Essi rivelano lo sforzo da noi compiuto per stare in linea - per specchiarci, oggi diremmo - col Vangelo, e svelano pure i relativi interventi del Signore, secondo le sue promesse.

Ed è stata una grande gioia per me, e per noi a Rocca, raccogliendoli dalle più varie parti del mondo, costatare come il nostro Movimento si possa cominciare a definire: un'incarnazione del Vangelo, un altro Gesù.

Per tale motivo è scritto nella prefazione:

        "Questo libro rispecchia un aspetto importante e imprescindibile della spiritualità del Movimento dei Focolari, il quale, nell'infuriare della seconda guerra mondiale, è nato - si può dire - col Vangelo in mano.

      Fin dagli albori della nostra storia, infatti, si viveva con intensità la Parola di Dio, anzi era solo quella, allora, la nostra guida, la nostra regola di vita, tanto da non poterne pensare altre nemmeno per il futuro.

E così ci si rievangelizzava nel cuore e nella mente e la volontà acquistava una nuova forza. (...)

(Questi) 'fioretti', colti nella vita quotidiana, sono esperienze vissute da (…) membri del Movimento presenti in tutto il mondo.

A volte sono semplici fatterelli che hanno però dello straordinario: (...) colpiscono per un'evidenza di luce, per un candore, quasi d'infanzia, che commuove e fa esultare. (...)"

E continua la prefazione: "Soprattutto dimostrano che Dio c'è, perché, al dare di noi cristiani, Lui dà; al nostro chiedere risponde; consola il nostro e l'altrui pianto; ci riveste come i gigli del campo; ci manca tutto e ci riempie di beni; chiediamo l'impossibile ed arriva; gettiamo in Lui le nostre preoccupazioni e le risolve ad una ad una; Egli pensa a noi ben più che ai piccoli passeri; l'abbiamo invocato ed eccolo al nostro fianco; abbiamo fede in Lui più che in ogni altra cosa al mondo, ed Egli è presente in tutte le circostanze della nostra vita.

Egli c'è sempre, immancabilmente. Interviene magari subito o dopo qualche tempo. Ma lo fa.

Questi 'fioretti' che sono piovuti a Rocca, invadendo le nostre scrivanie, lo gridano. (...)

E dal cuore sgorga un grazie a Dio senza fine (...).

Li raccontiamo per dar gloria a Dio e, speriamo, per dare luce e coraggio a molti."

I "Fioretti" usciranno in ottobre.

Le nostre Editrici Città Nuova non italiane, penseranno poi a tradurlo ed a diffonderlo nel mondo.

Ed ora, poiché oggi è festa, leggiamone alcuni per lodare Dio, e ringraziare chi, vivendoli, s'è specchiato nel Vangelo, in Gesù, sicché ora, tramite "i Fioretti", potrà diventare specchio di Lui per molti.

 

Un borsone appeso alla porta ("fioretto" di un giovane di Vienna)

 

Siamo ad Innsbruck, in pieno inverno. Sono le ventidue e fuori un freddo gelido. Mi imbacucco nella calda giacca a vento e cerco di raggiungere velocemente casa mia.

Un giovane uomo mi sbarra la strada, e mi chiede di comprare la sua stufa per 300 scellini. Mi spiega che, se non paga entro il giorno la quota completa dell’alloggio, la padrona di casa lo manda sulla strada.

La mia reazione è: "Purtroppo non posso". Porto nel mio borsellino esattamente 323 scellini, soldi che devono bastare per coprire le spese della seconda metà di febbraio. Ogni scellino è già contato per acquistare i viveri di prima necessità come pane, burro ecc.. I miei amici sono in ferie invernali e non ho nessuno a cui chiedere un prestito.

Mentre mi allontano mi sovviene che io ho almeno una stanza calda, mentre quell’uomo non possiede nulla. Mi ricordo delle parole del Vangelo: "Date e vi sarà dato." Mi giro e lo chiamo; gli do i 300 scellini; la stufa può tenerla per sé.

 

Mentre vado a casa, sta per assalirmi l’angoscia: non ho proprio idea di come arrivare fino all’ultimo giorno del mese. Ma, appena arrivato, ecco cosa trovo: un grosso borsone appeso alla porta della mia stanza. Sorpresa! Contiene pane, carne affumicata (speck), uova, formaggio, miele, burro: tutte cose che sogna uno studente affamato.

Fino ad oggi non ho scoperto ancora chi avesse appeso quel borsone alla porta della mia stanza.

Un altro:

"... Egli ha cura di voi" ("fioretto" di alcune focolarine di Barcellona)

 

A Barcellona, nel "Centro Mariapoli Loreto" c’era bisogno di cambiare i copriletto ai 47 letti, ma non avevamo i soldi necessari.

Ricordando le parole della lettera di san Pietro: "Gettate in lui ogni vostra preoccupazione perché egli ha cura di voi" (cf 1 Pt 5,7), abbiamo pensato di chiedere all’Eterno Padre questo dono, affidandoci al Suo amore. Non è stato necessario attendere molto. Pochi giorni dopo un’amica, proprietaria di un hotel, ci ha chiesto se volevamo i loro copriletto, perché, avendo cambiato i letti con altri di diverse misure, a loro non servivano più.

 

Da tempo dicevamo pure che la cucina piccola dello stesso Centro Mariapoli era tanto deteriorata, mentre ci faceva molto comodo non dover utilizzare la cucina industriale per cucinare pasti piccoli. Anche quella volta abbiamo chiesto la cucina all’Eterno Padre.

Dopo qualche giorno arriva una telefonata di un’altra amica, la quale, dovendo svuotare un appartamento, voleva offrirci proprio una cucina praticamente nuova.

 

Per un atto d'amore ("fioretto" d'un Vescovo argentino)

 

Mentre faccio la passeggiata giornaliera, indicata dal medico, cerco di conoscere il quartiere dove risiedo da poco tempo: sono, infatti, il nuovo vescovo del posto.

      Alcuni giorni dopo, mi trovo a mettere un po' d'ordine nella casa vescovile, cercando che essa esprima sempre meglio Dio, che è bellezza. Trovo alcuni candelabri di bronzo che non vanno d'accordo col resto. Mi viene in mente un piccolissimo negozio di compravendita, scoperto durante le passeggiate. Penso che, data la difficile situazione economica del Paese, il suo proprietario possa trovarsi in gravi difficoltà.

Chiedo alla segretaria di fare un pacco con i candelabri e consegnarli a quel signore con un bigliettino che dice: "Sono un piccolo dono del vescovo. Se riesce a venderli, la prego di dare i soldi ai poveri. Ma, se lei ne avesse bisogno, può tenerseli".

Nel pomeriggio improvvisamente viene al vescovado questo signore. Insiste che vuol vedermi. Quando ci troviamo mi dice: "Oggi volevo suicidarmi. Ma, quando è arrivata la sua segretaria, ho capito che io interessavo ancora a qualcuno, ed ho cambiato idea. Mille grazie!"

 

Una misura piena, pigiata, traboccante" (cf Lc 6,38) ("fioretto" d'un sacerdote missionario)

 

Mi costava tantissimo dare l’unica zappa che avevo ad un povero, perché era la sola che possedevo e la sentivo utile e necessaria. Ma mi dicevo: "Se sei chiamato a dare la vita per gli altri, cosa vuoi che sia una zappa!" L’ho data e a Gesù ho detto: "Adesso pensaci tu".

Via radio sento che c’è in arrivo una partita di zappe. Chiedo ad una ONG se potevo beneficiare e ne ricevo 200! insieme ad accette e sacchi di sementi! Immediatamente distribuisco i sacchi di sementi per i villaggi, e ne ricevo ancora 700!

Altra gente del posto, protestante, mi chiede aiuto... Mi trovo così con il pastore a caricare 200 sacchi destinati a loro.

Vengono poi a chiedere i membri di una setta di kimbangisti, che non compaiono nemmeno alla Settimana dell’unità dei cristiani per pregare insieme. 400 sacchi di sementi appena giunti sono per loro!

Perfino uno stregone, nemico tradizionale dei cristiani, mi invita a casa e, davanti a 5 litri di vino di palma, mi ringrazia per quanto ho fatto per la sua gente.

E tutto per un semplice atto d’amore! Quant’è vero che Lui ci ricambia con: "...una buona misura, pigiata, scossa e traboccante..." (Lc 6,38).

Ecco tutto qui. Ad ottobre leggere gli altri. Intanto Gesù faccia di tutti noi specchi suoi e del Vangelo perché molti possano specchiarvisi.

                                                                                                           Chiara Lubich