I "fioretti"


16 maggio 2002

Con la collaborazione di molte persone del Movimento, alcuni di noi siamo stati impegnati a comporre un libretto, commissionatoci da una casa editrice, che dovrà contenere quelli che chiamano "fioretti".

Si tratta di piccoli, o meno piccoli fatti della nostra vita evangelica che, perché vissuti in rapporto con Dio, portano nel centro della storia una preziosissima perla: l’intervento proprio di Dio, del suo amore.

E’ stato un lavoro intenso. Noi leggevamo e rileggevamo tutti gli episodi, o semplici fatterelli, arrivatici dai più diversi punti del mondo: una miniera, uno spettacolo, un firmamento di stelle piovute dal cielo, che ci hanno fatto più volte affermare con convinzione: "Quant’è meraviglioso questo ’popolo’!" Annuncia veramente al mondo la Buona Nuova... e, con la vita!

Dimostra con evidenza lampante che Dio c’è, perché, al dare, Lui ha dato; al nostro chiedere, ha risposto; ha consolato il nostro e l’altrui pianto; ci ha rivestiti, come i gigli del campo; ha riempito di beni chi mancava di tutto; e a chi ha chiesto l’impossibile, è arrivato; gettando in Lui le nostre preoccupazioni, le ha risolte ad una ad una; Egli ha provveduto alle necessità di ciascuno, ben più che ai piccoli passeri; da noi invocato, eccolo al nostro fianco. Per la fede in Lui più che in ogni altra cosa al mondo, Egli è presente in ogni circostanza della vita.

Dio c’è sempre, immancabilmente. Interviene magari subito o dopo qualche tempo. Ma lo fa. Lo dice questa invasione di "fioretti", a riprova, fra il resto, che le nuove realtà ecclesiali, i Movimenti, sono un ritorno alla radicalità del Vangelo.
E dal cuore è sgorgato un grazie a Dio senza fine per questo Suo popolo, dove chi è più semplice e povero, è più suo, più inzuppato di Vangelo.

Una cosa grande, dunque, questa rievangelizzazione, come Gesù la desidera, anche se, fra le molte considerazioni che stiamo facendo, appare chiaro che, se il Vangelo vissuto dona il cielo in terra (quel centuplo quanto è vero!), chiede anche del nostro.

Non si può, infatti, vivere sul serio la Parola di Dio senza fatica. Quando la si vuole seguire, quando la si vuole abbracciare, all’inizio costa, per poi lasciare la gioia piena nell’anima. Ma costa.
E qui ricordo Madre Teresa di Calcutta, la quale affermava che, se l’amore al prossimo non fa male, non è amore.
Io vorrei estendere quest’affermazione anche all’amore verso Dio, che è fare la sua volontà.

Sì, se questi due amori - che sono uno - non costano, non fanno male, non sono amore.
Per questo nel praticarli è di grandissimo aiuto il nostro modo di vivere la Sua volontà nel presente, perché nel presente si ha una grazia in più, quella attuale, che addolcisce ogni sforzo.

Entusiaste sono le definizioni dei molti che la vivono giorno dopo giorno: "E’ il vademecum alla santità; è alimento per l’anima; è metodo giornaliero tonificante, che ci fa trovare risposta ad ogni domanda, ci dà quella serenità che, per la troppa attività, rischieremmo di perdere; è la soluzione in ogni situazione; è pace".

E allora, viviamo il presente con tutto l’amore.

Se, col farlo, nel "costo" che comporta il posporre la nostra volontà alla Sua, amiamo sempre Gesù che ha aderito alla volontà del Padre sino a dare la Sua vita per noi, in croce, sino a gridare l’Abbandono del Padre, stiamo certi che, poiché amando Gesù abbandonato è presente lo Spirito Santo, Egli stesso ci farà ricordare, nelle varie circostanze della nostra vita, parole, promesse, comandi, parabole di Gesù che potranno illuminare queste circostanze e trasformarle in ’fatterelli’ evangelici.
Succederà, allora, che il nostro Santo Viaggio si arricchirà di un susseguirsi di incantevoli "fioretti", manifestazioni di Dio al mondo.

                                                                                Chiara Lubich