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Variazioni sul tema..

THE GODS MADE HEAVY METAL…


Vi siete mai chiesti cosa sia l'heavy metal? Avete mai provato a discuterne con qualcuno, peggio ancora con un altro metallaro (o presunto tale)? E avete notato che nella maggior parte dei casi ci si ritrova a dire delle cose che si contraddicono tra di loro soltanto perché ognuno di noi ama alla follia gli Iron Maiden piuttosto che i Manowar o i Dream Theater e quindi deve "per forza" difendere la propria fede?
Io ho trovato una risposta esauriente leggendo il libro Popular Music. Da Kojak al Rave di Philip Tagg, musicologo di fama mondiale.

Ciò che leggerete è un passo del libro…

[…] Le figure dell'heavy metal, ovviamente, sono il cantante solista e il chitarrista solista: essi sono letteralmente i 'leaders', sono la star o l'eroe (della chitarra) del gruppo che, stando sia fonicamente che visivamente 'di fronte e al centro', forniscono una chiara identificazione del primo piano. Dietro ad essi ci sono, sia fonicamente che visivamente, gli strumenti che nelle registrazioni forniscono le tracce di sfondo: batteria, basso, chitarra ritmica e/o tastiere. Che cosa 'dice' lo sfondo dell'heavy metal? Che cosa 'significa' il primo piano? Che cosa esprime la loro relazione?
Qui c'è spazio solo per presentare le più generiche risposte a queste domande. Lo sfondo dell'heavy metal ha più funzioni. Usando anafonie sonore, stilizza, rende umano e codifica culturalmente certi aspetti del paesaggio sonoro contemporaneo (rumore ad ampio spettro e costantemente lo-fi [a bassa fedeltà - n.d.Iommi], come il frastuono del traffico o il ronzio delle condutture). Usando anafonie transmodali, stilizza, rende umano e codifica culturalmente un particolare senso del tempo così come questo viene vissuto nella società contemporanea. Per farla breve (e omettendo la maggior parte degli anelli di una lunga catena di argomentazioni), nell'heavy metal lo sfondo presenta l'immagine sonora umanizzata di una società elettromeccanica affascinante e opprimente che offre veramente poche possibilità di scampo, e che è assoggettata alla schiavitù di un tempo quasi metronomico. È tutto così rumoroso e potente che riesce a farsi sentire solo se si alza la voce, come quando si cerca di parlare con un amico dall'altra parte di una strada cittadina dove passa continuamente un flusso costante di automobili. L'equivalente musicale di ciò è l'urlare al di sopra di tutti gli altri rumori come fa ogni dignitoso cantante rock maschio. Un'altra strategia è quella di inforcare una motocicletta, che ti permetta di destreggiarti in tutto quel traffico procedendo a zig-zag, e che ti porti nel luogo in cui sei diretto molto più velocemente e prima di Tizio, Caio e Sempronio, con le loro piccole stupide automobili, e con in più il brivido del sentire la velocità che ti colpisce fisicamente e del provocare un suono più straziante e roboante di chiunque altro. Naturalmente, un po' per Marlon Brando, James Dean & Co., la motocicletta spesso diventa simbolo sociale di libertà e di ribellione, come ,in effetti, succede alla chitarra solista (con l'overdrive) nella musica rock.
Che tipo di strategia di socializzazione è codificata in questo tipo di rock? Mi sembra che stiamo ascoltando individui che combattono il sistema affascinante ma opprimente gridando più forti di lui, ruggendo o zigzagando attraverso di esso. Si tratta di individui che provengono dall'interno del sistema e che lo combattono nei suoi stessi termini diventando più rumorosi del rumore, più acuti dell'acuto, più duri del duro.[…]*

Non mi pare che abbia bisogno di altri commenti…


* Philip Tagg - Popular Music. Da Kojak al Rave. Analisi e interpretazioni - a cura di Roberto Agostani e Luca Marconi - 1994, CLUEB, Bologna

Data:

 30/03/2005

Massimiliano "Tommi Iommi" Margherito

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