Prefazione

Nata tra il XVIII e il XIX secolo dapprima in Inghilterra e quindi nei vari Paesi dell’Occidente, la moderna industria è stata oggetto di continue trasformazioni dettate dall’evoluzione della società. L’invenzione della macchina a vapore di Watt fu un passaggio strategico nell’applicazione dell’energia ai nuovi macchinari, come il telaio meccanico e il filatoio multiplo, che modificarono la produzione di tessuti. Altre invenzioni di quel periodo gettarono le basi per uno sviluppo fino ad allora impensabile della "fabbricazione in serie", tanto che tale movimento viene oggi definito con l’altisonante termine di "Prima Rivoluzione Industriale", proprio ad indicare l’importanza e la portata storica di una simile trasformazione.

Ad essa, secondo quanto riportano alcuni autorevoli testi di storiografia, ne seguirono altre, di non minore valenza. La "Seconda Rivoluzione Industriale" è stata caratterizzata dall’estensione del sistema tayloristico dell’organizzazione scientifica del lavoro e della catena di montaggio (all’inizio del sec XX negli U.S.A.), mentre la Terza ha avuto il suo punto focale nell’introduzione dell’informatica e della robotica, con la crescente automazione delle procedure del lavoro di fabbrica, avviata a partire dagli anni ’70.

La moderna industria vede, in ogni modo, il bisogno di evolversi per rimanere al passo con la società attuale sempre più esigente nel richiedere prodotti di indiscutibile valore e, apparente paradosso, di basso costo. Una industria/azienda che persegua l’obiettivo di soddisfare tale esigenza deve cominciare da una ottima organizzazione della propria struttura, così da poter sfruttare al meglio le proprie potenzialità. Proprio al fine di raggiungere il suo scopo, l’industria si sta trasformando dalle fondamenta, dando vita a quella che senza dubbio può essere definita la "Quarta Rivoluzione Industriale", quella che fa riferimento al concetto di "Qualità", la quale però non deve essere vista come una filosofia astratta, ma deve rappresentare la "forma mentis" di tutto il personale impiegato nelle aziende, dal top management all’operaio.

Perseguire la Qualità totale nell’azienda richiede un grosso sforzo sia mentale che economico, ma i risultati che si possono ottenere ricompensano abbondantemente gli investimenti iniziali.

Il presente lavoro ha quindi lo scopo di illustrare l’importanza, la validità e la modalità con la quale questo sistema organizzativo possa essere attuato.

Il Q.F.D. (Quality Function Deployment) ed il Benchmarking sono due metodologie scaturite dallo sviluppo delle tecniche di controllo ed assicurazione della Qualità: il primo metodo ha come concetto cardine quello di "anticipare le esigenze del cliente" e, conseguentemente, impone all’azienda di "soddisfare i suoi bisogni" come primo traguardo, attraverso un’attenta analisi delle sue richieste, tradotte poi in specifiche del nuovo prodotto/servizio; il secondo, invece, è uno strumento di ausilio all’azienda, che vuole "confrontarsi" con la concorrenza al fine di delineare la propria condotta e le proprie strategie, in funzione anche di quelle che sono le altre realtà aziendali presenti sul mercato con i propri prodotti.

Il principio ispiratore di tali metodologie è sempre la Qualità, richiesta dunque sia al prodotto che alle funzioni aziendali che concorrono ad ottenerlo: non può esistere una delle due senza la presenza costante dell’altra.

I risultati ottenibili in questo modo possono ripagare abbondantemente l’azienda che ha promosso queste metodologie, sia in termini economici, sia, soprattutto, per l’immagine che la stessa ha fornito al cliente.

Esistono anche "Certificazioni di Qualità", promosse da varie associazioni o fondazioni che contribuiscono a dare lustro ad una certa "condotta aziendale", incentivando la stessa a proseguire senza indugi sulla strada intrapresa. In questa ottica ha assunto sempre maggiore importanza l’E.F.Q.M.: un riconoscimento europeo dell’eccellenza prodotta, attraverso tutte le sue Funzioni, dall’azienda sottoposta a valutazione.

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