Latina, 4 Novembre 2004

La Gazzetta del Fantacalcio

 

Eagles, ci devi credere

dal nostro inviato a Latina

 Ai calciatori della Eagles va ascritta una grande dote, l'educazione. Sono estremamente rispettosi del pubblico, disponibili con i giornalisti, deferenti con il presidente Puffi, disciplinati con Zaccheroni e misurati con il Dott. Antonio. Per farla breve, sono dei veri gentlemen. E lo si vede anche in mezzo al campo, sempre sportivi, mai sopra le righe, basti pensare soltanto all'ultima partita con la Biancaneve, con gli undici di Mister Alex Z che hanno più volte saggiato la comodità del prato, spezzando a più riprese il ritmo (?) della partita, imponendosi come controllori assoluti del dominio territoriale pontino, senza che alcuno degli azzurri si arrabbiasse più di tanto. Insomma, gli azzurri sono davvero ben educati. E se lo fossero troppo? In questi giorni, gli addetti ai lavori si stanno molto concentrando su aspetti squisitamente tecnici che riguardano la squadra: parlano di schemi, di formazioni, di assetto e di tattiche di gioco. Ed è giustissimo che lo facciano, a Latina la competenza fantacalcistica trasuda dai basoli delle strade e dalle mura dei palazzi, dalla Piazza del Popolo alla storta di Sezze, dai Giardini Pubblici a via della Stazione e così via. Ci mancherebbe che non lo facessero: se in Italia ci sono 56 milioni di commissari tecnici della Nazionale, a Latina e dintorni ci sono tre - quattro milioni di allenatori-presidenti. A proposito, domenica contro la Longobarda vedremo una Eagles a trazione "anteriore", così come auspicato da tempo sia dal presidente vero che dai tre-quattro milioni in pectore. Speriamo bene. Ma forse, al di là di valutazioni tecnico-tattiche, ce n'è una di carattere mentale che andrebbe sottolineata con più forza. I giocatori della Eagles sembrano poco agonistici, poco cattivi. Così il presidente Puffi: "Crediamo che alla base delle motivazioni di una squadra di fantacalcio anzi, di una qualsiasi squadra che pratichi qualsiasi sport, ci debba essere una consapevolezza, senza la quale non si può vincere e che, se ci si riflette è anche paradossale rispetto ai valori che lo sport insegna ma è alla base stessa del concetto di pratica agonistica vincente: ci vuole la convinzione di essere più forti, più bravi, più meritevoli degli avversari. In una parola, migliori. I quali avversari, poi, in mezzo al campo, devono convincersi che è vero, c'è poco da fare, non c'è trippa per gatti, che è inutile resistere, meglio conservare le energie per la prossima occasione perché questa domenica deve andare così, tanto verranno tempi migliori".

Già, ma se gli avversari non ci stanno?

"E quelli non ci stanno mai, se no che avversari sarebbero, anzi se formano una compagine affiatata e ben organizzata pensano esattamente il contrario. E allora bisogna convincerli che si sbagliano, che gli hanno raccontato una panzana, che saranno pure passabili, chissà, può essere, con un po' di fantasia e di bontà li si può anche arrivare a definire non proprio da buttar via, ma che da qui a essere più bravi, ce ne corre. E bisogna farglielo capire con le buone o con le cattive. Più con le cattive che con le buone. Cominciando dagli spogliatoi. Insomma, il San Diego Maradona di Latina non è il Sant'Ermenegildo di Vattelapesca. In questo stadio qui, non si può accettare che il Fuego Molto Fuego venga a fare quello che ha fatto senza predisporre contromisure adeguate. La legge del San Diego deve essere anzitutto questo: timore reverenziale degli avversari che vengono a giocarci. Devono scendere in campo con la convinzione di essere destinati al ruolo di vittime sacrificali e che resistere peggiorerà soltanto la situazione. Invece, fino ad ora, tutti quelli che ci hanno giocato (Fire e Fuego Molto Fuego), hanno vissuto momenti di autentica esaltazione. E per forza, quando li hanno visti mai ottantamila spettatori tutti assieme? A proposito, ci vorrebbe un po' di tifo contro, quello che quando qualcuno si "permette" qualche libertà di troppo, viene sommerso da una scarica di fischi e "buuu" che durano per tutta la partita e che non se li scorda più per tutta la vita. E per arrivare a quest' ultima cosa, non si può ricominciare da 5 punti in classifica!"