GIOTTO E IL CAMPANILE
Altrettanto
famoso è il Campanile di Giotto anche
se allartista si devono soltanto la progettazione e il
primo piano; Andrea Pisano proseguì, infatti, lopera fino
al secondo cornicione e Francesco Talenti completò lopera
modificando il disegno originale e sostituendo la cuspide
prevista da Giotto con un coronamento orizzontale. Il Museo
dellOpera del Duomo permette, ai suoi
visitatori, di ammirare una notevole raccolta di sculture
fiorentine la cui realizzazione va dalla fine del 1200 a tutto il
1400. Un tempo le opere ornavano il Battistero, il Duomo e
il Campanile; tra queste ritroviamo opere di Donatello, Andrea
Pisano, Arnolfo di Cambio, Luca Della Robbia ed altri ancora;
nonché lincompiuta Pietà di Michelangelo.Le notizie sulla giovinezza e la
formazione di Giotto sono molto poche, sappiamo che nacque da una
famiglia di contadini, nel 1267 circa, a Colle di Vespignano non
lontano da Firenze. E' noto che il suo maestro fu Cimabue, con il
quale Giotto collaborò in alcune sue opere, anche se il
racconto, secondo cui, Cimabue si accorse dell'abilità di Giotto
vedendolo disegnare su un sasso una delle pecore che portava al
pascolo, è inverosimile.Altrettanto importante per la sua
formazione fu il viaggio a Roma che intraprese prima di entrare a
far parte del cantiere di Assisi. A Roma si sviluppava a quel
tempo un'importante scuola pittorica, quella di cui facevano
parte Pietro Cavallini, Jacopo Torriti e Filippo Rusuti, i quali
rappresentano in pittura la tipica monumentalità dell'arte
classica. Dopo quest'esperienza Giotto lavorò al cantiere di
Assisi. La basilica di San Francesco d'Assisi è costituita da 2
chiese sovrapposte, la basilica inferiore ha una pianta
articolata e presenta una serie di cappelle affrescate da diversi
artisti, mentre la chiesa superiore ha un programma iconografico
unitario e chiaramente leggibile: le Storie
dell'antico e del nuovo testamento sono
collegate dalle illustrazioni della vita di San Francesco secondo
il racconto di San Bonaventura composto nel 1260 circa. Tra il
1277-80 Cimabue iniziò la decorazione del transetto sinistro
della chiesa superiore, successivamente l'esecuzione degli
affreschi passa ai suoi collaboratori, tra i quali Jacopo Torriti
e Duccio da Boninsegna, iniziando a decorare gli spazi tra le
finestre della navata con storie dell'antico e del nuovo
testamento; alcuni di questi episodi sono attribuiti alla mano di
Giotto avveribile soprattutto nelle due Storie
di Isacco e nella frammentaria Deposizione
nel sepolcro.Nelle decorazioni del registro
inferiore, al di sotto delle finestre, lungo le pareti della
navata, invece Giotto è il protagonista assoluto. Il ciclo
decorativo su compone di 28 affreschi rettangolari delle misure
di 270x230 cm, e rappresenta Scene della vita
di San Francesco nelle quali Giotto ci
presenta il santo rappresentato per la prima volta come un uomo,
fra la gente, nella natura, in spazi architettonici, in luoghi
riconoscibili e concreti, si vedano ad esempio gli affreschi
della Rinuncia dei beni
in cui il santo è rappresentato parzialmente nudo, la Morte
del cavaliere di Celano, l'Omaggio
di un semplice e il Presepe
di Greccio in anticipo sulle ricerche della
prospettiva. Con la rappresentazione di queste scene Giotto
chiude in maniera definitiva con lo stile bizantino e le
rappresentazioni bidimensionali e frontali delle scene sacre,
immettendole invece in un mondo che diventa reale, nell'affresco
di San Francesco che dona il mantello al
povero uno dei primi dell'intero ciclo sono
presenti gli elementi tipici dell'arte giottesca e cioè il gioco
di chiaroscuri con il quale dare volume alle cose, la loro
rappresentazione prospettica e interesse verso una composizione
armoniosa ma non statica. Giotto ritornerà più tardi al
cantiere di Assisi curando la decorazione della volta della
basilica inferiore con Allegorie francescane e
la decorazione della cappella della Maddalena.
Dello stesso periodo degli affreschi di Assisi è un dipinto su
tavola, con fondo in oro, San Francesco
riceve le stimmate, che oggi si trova al
Louvre e che egli realizzò per la chiesa di San Francesco a Pisa
nel quale sono rappresentati alcuni momenti della vita del santo.
Nell'anno 1300 a Roma realizzò alcuni affreschi di cui oggi non
ci rimane traccia se non nelle fonti, dopodichè Giotto fa
ritorno a Firenze dove eseguì altre opere alcune delle quali
oggi frammentarie tra le quali il grande Crocifisso
su tavola che si trova nella sagrestia della chiesa di Santa
Maria Novella nel quale è ancora evidente l'abbandono degli
schemi bizantini e la rappresentazione di un solo chiodo per
fissare i piedi del Cristo alla croce che induce alla
sovrapposizione delle gambe creando un effetto prospettico.
Intorno al 1304-1306 Giotto lavorò a Padova dove decorò la
cappella degli Scrovegni eretta da Enrico Scrovegni per espiare i
peccati del padre condannato da Dante nella Divina commedia alle
pene dell'inferno.
Il programma iconografico della cappella esalta la figura della
Madonna, la controfacciata è dipinta con il nel quale molte
parti sono affidate ad allievi. Sui lati e nell'arco trionfale
sulle pareti, divise in tre registri decorativi, si trovano le Storie
di Gioacchino e Anna e le Storie
della vita e della passione di Cristo che
segnano l'inizio della maturità artistica del pittore, tra i
quali: Il bacio di Giuda,
il Compianto sul Cristo morto.
Prima del 1310 realizzò la Madonna di
Ognissanti, nella pala di grandi dimensioni
(325x204 cm), che oggi si trova agli Uffizi di Firenze, Giotto
riprese un tema tipico della cultura gotica rinnovandolo.
Nel 1320 ritornò a Firenze realizzando opere andate perdute o
smembrate e disperse in vari musi del mondo come è successo per
il polittico con Scene della vita e della
passione di Cristo, riconosciuto in vari
pezzi sparsi nel museo di Horne di Firenze e alla National
Gallery of Art di Washington.
La sua propensione alla caratterizzazione fisica e psicologica
dei personaggi da lui rappresentati è evidente nelle decorazioni
che realizzò nelle cappelle Peruzzi e Bardi nella chiesa di
Santa Croce a Firenze, le cappelle oggi sono solo due, ma secondo
le fonti dovevano essere quattro.
La cappella Peruzzi fu affrescata per prima con Storie
di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista,
gli edifici rappresentati presentano architetture complesse con
articolazione degli spazi molto varia nei quali l'interesse per
la prospettiva da parte dell'artista è sempre più evidente.
Nella cappella Bardi sono affrescate le Storie
di San Francesco
la
cappella però è stata manomessa nel corso dei secoli perciò
l'integrità del ciclo decorativo ne risulta danneggiato. Nella
cappella Baroncelli invece si trova il Polittico
della Vergine dipinto in seguito agli
affreschi della cappella Bardi.
Tra il 1328 e il 1333 Giotto si recò a Napoli dove eseguì
numerose opere per re Roberto d'Angiò, delle quali purtroppo non
ci resta nulla. Da li poi si recò a Bologna dove lavorò al Polittico
di Bologna oggi alla Pinacoteca Nazionale.
Per l'altare maggiore della basilica di San Pietro eseguì il Polittico
Stefaneschi oggi alla Pinacoteca Vaticana.
Nel 1334 diviene "magister et gubernator" dell'opera di
Santa Reparata cioè del cantiere del duomo di Firenze dove
realizzò il primo piano del campanile detto appunto campanile di
Giotto.
Nel 1335-1336 fu a Milano alla corte di Azzone Visconti ma anche
di questo periodo non ci resta più nulla. Tornato a Firenze
morirà l'otto gennaio del 1337 a 70 anni.