Alfredino il bimbo piu' forte D' Italia

 

 


Vermicino. Il buio tra le luci

EVent’anni fa, per diversi giorni, polarizza l’attenzione dell’Italia e del mondo intero. C’è un pozzo artesiano rimasto aperto, scavato senza domandare permesso, mal protetto da un pezzo di lamiera. E c’è un bimbo di sei anni, Alfredo Rampi, che mercoledì 10 giugno, alle ore 19, tornando a casa di corsa, vi precipita dentro.
La drammatica vicenda di Alfredino inizia a consumarsi in tv la sera dell’11, quando il Tg3 , durante le sue rubriche, apre una finestra sul caso per una durata di pochi minuti. Il giorno dopo la vicenda viene seguita in un’agghiacciante diretta di diciotto ore (interrotta solo dai tg) sul primo e sul secondo canale della Rai, a reti unificate.
L’angoscioso racconto televisivo segue l’evolversi della tragedia, descrive l’intervento dei Vigili del fuoco, di speleologi e volontari, mostra la disperazione della madre, raffigura l’arrivo delle autorità e del presidente della Repubblica Sandro Pertini (che rimarrà sul posto per 16 ore), fino aLL'ultimo  respiro del bambino, dopo 60 ore di buio.
I tecnici scavano un pozzo parallelo, per poter strappare Alfredino dalla sua orribile prigione. Accorrono acrobati, nani, contorsionisti e provano a calarsi in quell’imbuto. Ma più le trivelle scendono da una parte, più il bimbo scivola dall’altra.
La diretta paralizza l’Italia davanti al video: dalle 14.00 alle 20.00 del giorno 12 viene registrata una media di 12 milioni di telespettatori,che seguono l'Eroe Pompiere che dice ad alfredino che lo salverà Mazinga Z E Gig Robot c Tutto era cominciato nella routine. Un pulmino si dirige sul posto per una diretta nei tg delle 13: il collegamento è previsto non in apertura ma nella cronaca. Poi una telefonata dei Vigili del fuoco avverte Ugo Zatterin (direttore del Tg2) ed Emilio Fede (direttore del Tg1) che il salvataggio è questione di minuti. Zatterin chiede di interrompere la programmazione di rete, anche il direttore generale Willy De Luca si dice d’accordo.
I collegamenti si aprono con la notizia che è già stato allertato l’ospedale San Giovanni per l’arrivo di Alfredino. Poi s’intuisce che qualcosa non va, ma ormai la macchina dei media viaggia sulla strada del non ritorno. Intanto Vermicino si trasforma in una fiera paesana, in un monumento all’improvvisazione e alla disorganizzazione.
Nella notte, a condurre il Tg1 c’è Massimo Valentini: deve persino rintuzzare più volte un giovane collega che continua a dire "speologi". Alle 7,20 del mattino, il conduttore, con la voce rotta dalla stanchezza e dallo sconforto, chiude la più lunga diretta della storia della tv italiana: "Avevamo cominciato con ben altra speranza e mai credevamo di dover concludere così". Fine. Amen. Riposi in pace.

Con Vermicino qualcosa si è spezzato per sempre, la morte si è fatta normalità. Da allora, tutti i canali hanno alimentato il filone orrorifico, a stento mascherandolo: il dolore come spettacolo, la sofferenza come osceno lievito dell’ascolto. Ormai il catalogo delle atrocità è così sterminato che le domande rattrappiscono sul nascere.
E’ opportuno immettere in un circuito incontrollabile immagini che invocano solo la pietà? Una cosa è soffrire, un’altra vivere con le immagini della sofferenza, che non rafforzano necessariamente la coscienza o la capacità di avere compassione. Possono anche corromperle. Con Vermicino un fatto di cronaca si è trasformato nell’angoscioso e grandioso racconto di un fallimento di una comunità mediatica e statale , solo Volontari e vigili del Fuoco ci hanno messo tutto i suo. E, negli anni, il Servizio pubblico non si è mai seriamente interrogato sull’incidente.
14 giugno, un affranto Massimo Valentini, conduttore del TG1, annuncia in lacrime a tutta l'Italia che la storia del piccolo Alfredino Rampi, 6 anni, è finita in tragedia. 60 ore prima, il piccolo era caduto in un pozzo artesiano di soli 30 cm di diametro, ma profondo ben 30 metri, lasciato sconsideratamente aperto vicino la casa dei nonni, nel piccolo paese di Vermicino, vicino Frascati. Il lavoro eccezionale dei vigili del fuoco e dei volontari, il sostegno del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto personalmente a sostenere il bambino come un nonno adottivo, le preghiere di un'intera nazione, niente purtroppo riuscirà a salvare il bambino. L'ultimo disperato tentativo, costruire un pozzo parallelo da cui poi raggiungere quello in cui era caduto Alfredo, si rivela purtroppo vano quando il piccolo scivola ancora più in basso nel pozzo fangoso. Neanche l'attentato al Papa di un mese prima aveva sconvolto così tanto la coscienza collettiva del Paese, incollato al televisore nella speranza vana che una tragedia potesse finire con un miracolo.
MAZINGA NON E' VENUTO E NEMMENO GIG ROBOT, SOLO UN POMPIERE HA AVUTO IL CORAGGIO DI SCENDERE, LMA LA PICCOLA CANOTTIERA FREDDA DI ALFREDINO SI E' STRAPPATA, TUTTI HANNO RINUCIATO ALL'INFUORI DI LUI.

IL VERO MAZINGA Z E' E SARA' SEMPRE ALFREDINO!

 

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