QUANDO TI SCRISSI DAL MIO ESERCITO MAMMA

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Certe cose ti vengono dal cuore,certi momenti quando ti senti solo ti manca il respiro e senti un nodo alla gola pensi che forse dovevi rivelarlo.

Oggi arriva la posta, e domani c'è doppia razione. non sai quanto mi costa aspettare notizie, pregando che  siano buone.
Mi hanno dato una nuova coperta e riusciamo anche a farci un discreto caffè, cinque centesimi, un foglio di carta; sto bene e così spero anche te.....
Stanotte montando di guardia ho visto una stella cadente.....non vorrei errare, mi sembra ci fosse una lacrima sul volto del signor tenente!
Le truppe cantavano piano a trecento metri da me. vorrei che tu fossi vicino mamma e non lontanissima da me....

Conti i giorni, le ore gli incontri che hai fatto con le anime sole, guardo lo specchiettino e vedi se il tuo sorriso nasconde il dolore che c'e' dentro di te...... sono i
ricordi del cuore che ti fanno respirare e ti ridanno l'esser soldato, essi ti rimettono   in piedi e sanno tutti i segreti degli amori che tu hai gia' scordato.

La pioggia mi è entrata nel cuore, scendendo fino agli scarponi, ma noi non abbiamo timore dei lampi seguiti dai tuoni.
Ma quando mi sdraio per terra con tutto quel fango che c'è, io sogno finisca la guerra
Mamma io voglio tornare da te!

E sogno una nuova tradotta,riempita di commilitoni, che mangiano pane e ricotta e intonano vecchie canzoni....  nell'ospedale da campo i feriti che tornano in sé e io che non sono più stanco, e corro veloce da te. Ti lascio che arriva già il buio e qui non si vede già più.... salutami tutti e rispondi, raccontami come stai tu.
C'è un coro che mormora piano la più antica canzone che c'è. vorrei che tu fossi vicino, sei il sogno piu bello che c'è..

A casa dal mio temporare, un saluto al mio gran generale,la folla ed è pieno di gente, e tu mamma accanto alla  moglie del mio tenente, nessuna stella ormai sul mio petto, un maglione una camicia un giacchetto, il mio libro e la vecchia candela, il tuo aperitivo del sabato sera.


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Il Piave mormorava,calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera...Muti passaron quella notte i fanti:  tacere bisognava, e andare avanti!

S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero, il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»


Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento, e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vistavenir giù, lasciare il tetto, poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti venivan a gremir tutti i suoi ponti!

S'udiva allor, dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l'onde: come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»
. E ritornò il nemico; per l'orgoglio e per la famevolea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora... «No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»

Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combatteron l'onde...Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:

«Indietro va', straniero!»

Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento... e la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti

Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...

Infranse, alfin, l'italico valore le forche e l'armi dell'Impiccatore!

Sicure l'Alpi... Libere le sponde.. E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!

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15/05/2009

SIMONE®

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