I SEGRETI DELL'ALEF-BEIT

 


Cercheremo di dare delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico una lettura in chiave cabalistico - esoterica, studiandone la Forma, il Nome e il Valore Numerico di ciascuna lettera.
Ogni lettera ebraica ha una Forma che agisce in modo subliminale sulla vista, e oltre ad arricchire la sfera di azione spirituale di chi la guarda gli fornisce un “mandala” capace di guidare l’attenzione verso il centro del proprio essere e della coscienza. Ogni lettera ha poi, un Nome che oltre ad avere vari significati consimili ha un potere “mantrico” se cantato. Nella Cabala meditativa si afferma che il canto, per esempio della lettera Yud, se fatto con particolari intonazioni, ha la capacità di massaggiare la ghiandola pineale preposta allo sviluppo delle capacità intuitive e profetiche. Infine ogni lettera ha un Numero dall’1 al 400 e ogni numero è il depositario di una particolare forza spirituale. Le lettere dell’Alef-Beit sono immediatamente traducibili in numeri; questo aiuta l’unificazione tra la parte matematica e astratta della mente con quella più legata a immagini e simboli. Permettono anche di identificare con precisione la natura e l’identità dei numeri. Possiamo dire che le lettere dell’Alef - Beit agiscono sulla più importante triade cognitiva umana: Vista (forma della lettera) Udito (nome, suono) Intelletto (valore numerico). Nella Cabala queste tre facoltà sono note col nome di Chokhmà (sapienza - vista); Binà (intelligenza - udito) ; Da’at (Conoscenza - intelletto).
La Tradizione dice che Dio ha creato il mondo servendosi delle 22 lettere dell’Alef - Beit. Tramite il loro studio cercheremo di ricreare in noi parte di quella novità, freschezza, bellezza e armonia che Dio ha emanato all’inizio di tutta l’esistenza. Inoltre se riusciremo a trovare la lettera che ci è più vicina, più congeniale, troveremo il canale dal quale riceviamo la maggior parte della vitalità e dell’abbondanza.
Prima di inoltrarci nello studio dell’alfabeto ebraico è bene tener presente che la forma dell’Alef - Beit che noi studieremo è quella che aveva fin dai suoi inizi, cioè la forma concepita dallo stesso pensiero di Dio, già presente sulle stesse Tavole che Mosè ricevette sul monte Sinai.





a ALEF “ UNIONE DEGLI OPPOSTI”
(Numero 1 - Keter - Bagatto - La Corona o Plutone)

La lettera Alef segna la soglia tra il manifesto e l’inconoscibile, tra il segreto e il risvelato, fra il potenziale e l’attuale. Foneticamente è un soffio appena percettibile.
LA FORMA: La Alef è composta da due punti e una linea, cioè due Yod e una Vav. Il punto in alto rappresenta le acque superiori, onde di conoscenza pura e illuminata (paragonabile all’acqua che fertilizza i cuori e le menti); il punto basso sta per le acque inferiori, l’insieme di emotività umana affettiva e istintuale, con i suoi moti a volte sereni a volte turbinosi. Acque che possono essere più o meno paludose. Occorre mettere in comunicazione questi due tipi di acque, onde la consapevolezza superiore possa influenzare quella inferiore; così che le acque inferiori possano ascendere purificando e stimolare ancora una volta le acque superiori. La linea VAV unisce i due punti. È il segreto del Firmamento. Agli occhi del miscredente il firmamento è il confine del cosmo. Agli occhi del sapiente e del credente è il canale che concentra, trasforma e trasporta le acque superiori in quelle inferiori e viceversa. Suo tramite è possibile comprendere come stelle e pianeti siano “lettere” che Dio ha posto in cielo. Le stelle e le Galassie sono l’anello di congiunzione tra il finito e l’infinito, sono veicoli che trasmettono informazioni.
IL NOME: Alef significa “insegnare” “ Alefkha Chokmah = ti insegnerò la sapienza” (Giacobbe 33,33). È la promessa fatta da Dio di insegnarci la sapienza superiore. Il nome Alef sottolinea l’importanza dello studio della verità esoterica che secondo il pensiero ebraico è il più nobile che l’essere umano possa compiere. Alef significa anche Aluf = capo, campione. Nella creazione esiste un ordine gerarchico e Dio possiede l’assoluta sovranità. Alef significa anche armenti: forza e fertilità fisiche
IL NUMERO . UNO è il numero che meglio di tutti esprime l’unità assoluta di Dio. L’Alef rappresenta l’unicità del Principio Creatore. Spiritualmente parlando, nell’uomo, il numero “Uno” si riferisce al valore prezioso dell’individualità realizzata e dell’unicità dell’anima umana. L’Uno è la base e la chiave di ogni altro numero. L’unità di Dio è però un fatto che trascende ogni concetto matematico. È l’unificazione di tutte le varie unità. Ogni parte (anima) contiene il tutto (Dio), ciò nonostante il tutto (Dio) trascende la somma delle parti, e nessuna anima da sola potrà mai esaurire la conoscenza dell’infinita perfezione divina.
b BEIT “ABITAZIONE DI DIO
NEI MONDI INFERIORI”
(Numero 2, Chokhmà, Papessa, Lo Zodiaco o Nettuno)

LA FORMA: La Beit è l’archetipo di tutti i recipienti, l’origine di ogni capacità ricettiva. Senza di essa il principio creatore dell’Alef non potrebbe rivelarsi e operare con stabilità e costanza.
La Beit è un recipiente chiuso da tre parti ed è aperto a sinistra che secondo la cabala è il lato della negatività e quindi anche quello della libera scelta. Scendendo sulla terra l’uomo si è aperto alla conoscenza del male e conosce meglio il bene. Se la Alef è la lettera della energia creatrice, la Beit è la creazione stessa.
IL NOME : il suo nome Beit significa “casa” e al suo livello più alto significa “la Casa della Beatitudine” (Beresit = in principio, Beit Osher = Casa della Beatitudine). L’universo intero è la Casa di Dio e noi siamo i suoi coinquilini. La Torà inizia con la parola Beit e questo perché ha l’iniziale della parola Braka che vuol dire benedizione e il mondo deve cominciare con una benedizione. Benedire significa in ebraico allargare. La Beit contiene l’idea che i recipienti, cioè noi, dobbiamo diventare sempre più larghi, più forti e capaci onde contenere l’importanza e la grandezza delle benedizioni che Dio è pronto a darci. Lo scopo della vita umana per gli ebrei è di trasformare l’universo fisico nella dimora di Dio.
IL NUMERO . Due. Beit è la lettera della dualità. Essa rappresenta ogni coppia di opposti nella creazione. Il numero due si riferisce anche a Dio che è chiamato “Il Paradosso di tutti i Paradossi”. La presenza dei paradossi nella figura di Dio può venire gustata solo da una consapevolezza che è stata educata dallo studio della Cabalà. Dio è luce e bene perfetto, contemporaneamente esiste in Dio una parte a noi oscura, misteriosa e trascendente. Dal verso: “Ha posto l’oscurità a suo lato”. Nella Cabalà il 2 è il numero che sfida ogni definizione e dogma, poiché è un invito a sviluppare la facoltà della sapienza, l’unica in grado di apprezzare il paradosso insito nell’Esistenza Divina.







g GHIMEL
“CORREVANO E RITORNAVANO”
(Numero 3, Binah, Imperatrice, Saturno)

LA FORMA : la forma di Ghimel ricorda una persona nell’atto di correre con il piede teso in avanti. Indica la spinta a correre fino ad uscire da se stessi per immergersi nell’Oceano della Coscienza Suprema. La Ghimel rappresenta anche la velocità con la quale la persona riprende il proprio posto nel mondo dedicandosi a rettificare la realtà inferiore: Ezechiele: “le creature viventi correvano e ritornavano”. (Ezechiele 1, 14).
La Ghimel è la sede della volontà di crescita, di ciò che ci sprona al progresso, onde poter lasciare l’insoddisfacente per ricercare il Divino.
IL NOME : Ghimel significa “donare”, distribuire generosamente, elargire carità e beneficenza. Il dinamismo non deve essere inteso come un vano rincorrere se stessi o i piaceri del mondo, ma consiste nel ricercare le opportunità per aiutare gli altri. Ghimel è la capacità di condividere con gli altri sia la propria ricchezza materiale che la propria conoscenza. Ghimel significa anche “svezzare”. Qui la Ghimel diviene la spinta verso l’indipendenza e la capacità di aiutare gli altri a raggiungerla. È molto più meritevole aiutare una persona a diventare autosufficiente che non darle in continuazione un aiuto economico che l’aiuti a sopravvivere. Ghimel significa anche “cammello”(gamel) l’animale dei lunghi viaggi in cerca di sapienza, l’animale con il quale attraversare i deserti della solitudine per ritornare ai luoghi della fraternità e dell’amore ; la Ghimel poi possiede una forza connettiva senza eguali, essa rappresenta la capacità di sintesi tra tesi e antitesi.
IL NUMERO : Tre. Il tre è il simbolo della stabilità e dell’equilibrio raggiunti, la sintesi degli opposti; nei primi capitoli della Genesi si parla di due alberi: quello della vita e quello della conoscenza. Il primo garantisce l’eternità ed è la sorgente di ogni gioia e piacere; il secondo produce la morte, la sofferenza e la divisione. Secondo lo Zohar entrambi posseggono le stesse dieci entità chiamate sefirot. Ma allora dove è la differenza ? La differenza è che nell’albero della conoscenza le dieci sefirot sono disposte su due colonne, mentre sull’albero della vita le colonne diventano tre. Il pilastro destro e quello sinistro interagiscono e si riequilibrano grazie a quello centrale. Il tre è un numero maschile come dimostrano i tre primi Patriarchi di Israele: “Abramo, Isacco, Giacobbe” (altri Patriarchi: Mosè (1500 a C), David (1000 a.C.) e così Salomone). Essere prescelti significa essere capaci di seguire una via triplice, come quella indicata dall’Albero della Vita che in senso esistenziale si estende a tutti i livelli: materiale, emotivo, intellettuale e spirituale.

d DALET
“ANNULLAMENTO DELL’EGOCENTRISMO”
(Numero 4, Chesed, Imperatore, Giove)

LA FORMA : la forma della Dalet rappresenta una persona inchinata umilmente, nell’atto di ricevere ciò che la Ghimel, la lettera precedente le dà. Dunque la Dalet esprime umiltà, la capacità di piegarsi al momento giusto, sapendo di non avere certe possibilità e sapendo chiedere aiuto alla persona giusta. L’atto di chiedere non è una cosa facile, presuppone una presa di coscienza delle proprie autentiche possibilità. La Dalet è l’origine della forza di annullare o per lo meno di ridurre il proprio ego, onde far posto al Sé Superiore. Dopo la fase di abbondanza e di fertilità della Ghimel troviamo qui un’esperienza di povertà e di bisogno. Tramite la ricettività e accettazione di Dalet si possono costruire nuovi recipienti, atti a ricevere degli influssi ancora più concreti.
Il punto che spunta in alto sono le preoccupazioni egocentriche ridotte ad un punto. La linea verticale indica che occorre rinunciare al senso del se separato onde diventare parte integrante del popolo dei giusti. Infine la linea orizzontale consiste nel prostrarsi davanti a Dio rinunciando ad ogni sensazione per realizzare l’unione assoluta.
IL NOME : Dalet significa “porta” (Delet). Si tratta della porta attraverso cui si entra nella creazione, nel mondo materiale. Ma è anche la porta di uscita che riconduce verso il trascendente. Tale porta guida alla conoscenza mistica. La sorvegliano delle entità particolari che tengono lontano l’orgoglioso o colui che ci arriva con motivazioni ambigue. Di questa porta ne parla lo Zohar “Colui che non sa come uscire è bene che non entri neppure” Anche le più intense esperienze mistiche e cabalistiche cessano di essere pericolose se l’ego non può appropriarsene per trarne motivo di orgoglio.
IL NUMERO: Quattro, si tratta del numero della materia con le quattro direzioni cardinali, i suoi quattro stati (solido, liquido, igneo, gassoso), i suoi quattro elementi (Terra, acqua, aria e fuoco), a livello psicologico ci sono quattro tipi fondamentali : sensibile, emotivo, razionale, intuitivo. Nella Cabala si descrivono l’esistenza di quattro universi : Emanazione, Creazione, Formazione, Azione. La Dalet, che è la quarta lettera dell’Alef -Beit, indica il Tetragrammaton, il nome di Dio formato da quattro lettere. Y-H-V-H. Perché Dio vuole che il mondo fisico diventi la sua dimora. A tale scopo Egli ha posto nel mondo fisico e nella materia rappresentata dal numero quattro i segreti sublimi e la santità presenti nel Suo Nome.
h HEY . “L’ESPRESSIONE”
(Numero 5, Geburah, Papa, Marte)
FORMA. La lettera Hey è formata da tre linee: una orizzontale e due verticali. Esse rappresentano le tre dimensioni nello spazio: altezza, larghezza, profondità. La profondità indica la nascita di un’idea nel mondo fisico. È la lettera dell’autoespressione, della volontà di rivelare e rivelarsi. L’anima dell’essere umano è in gran parte sconosciuta alla sua consapevolezza. Essa può riconoscersi solo attraverso dei rivestimenti ; i più importanti dei quali sono pensiero, parole, azioni.
Il pensiero è la linea orizzontale superiore che definisce la “larghezza o ampiezza” di vedute della persona. In Cabalà si tratta del legame tra la sapienza e l’intelligenza “Hochmah e Binah”. La linea verticale a destra è la “parola”, la lunghezza, l’estendersi del pensiero verso il basso; indica anche il mondo delle emozioni e la qualità della calma. La linea verticale a sinistra è l’azione. Essa è distaccata dal corpo. Il suo essere staccata rappresenta la difficoltà del connettere il proprio agire con le altre facoltà autoespressive. Ad un gradino superiore le tre linee rappresentano tre manifestazioni divine: 1) “Egli riempie tutti i mondi”. Si riferisce alla linea spaccata (azione). 2) “Egli circonda tutti i mondi”. È la luce trascendente che circonda la realtà. Si riferisce alla linea verticale a destra. 3) “Tutto è niente nei suoi confronti”. Si riferisce all’Essenza Divina, indicata dalla linea superiore orizzontale.
NOME. Il nome della Hey significa: “Ohi!” e possiede tre significati che accompagnano l’evoluzione dell’individuo. Al grado più basso è un grido di dolore. È il primo grido di dolore che accompagna l’infante e la sua anima, “goccia d’infinito nelle ristrettezze del corpo”. Al livello intermedio Hey è un’esclamazione piacevole di sorpresa: si tratta della gioia dell’esistenza libera e indipendente provata durante la realizzazione dei talenti individuali e durante l’assaporamento di quanto c’è di buono e di interessante nel mondo. Il livello più alto è contenuto nella parola Hinè = Ecco ! È la presenza di Dio che si rivela tramite la “Parola”. La TORA’. La Torà è il libro delle Leggi, è il Libro della Parola di Dio. La lettera Hey diviene così anche il simbolo di rinascita spirituale.
NUMERO. Cinque. È il numero della forza dell’autoespressione (quinta casa che si riferisce in particolare alla capacità di parlare). È un numero ambivalente, poiché può essere connesso con le cinque dita della mano sinistra che rappresenta la forza, il giudizio e la severità, ma anche con quelle della mano destra, quella dell’amore e della compassione. Il numero a livello più elevato indica i libri di cui è formata la Torà (Pentateuco: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio).
w VAV. “ESTENSIONE E CONNESSIONE”
(Numero 6, Tipheret, l’Innamorato, il Sole)

FORMA. La Vav si presenta come una colonna o un pilastro ed è considerata una delle 12 colonne portanti del cosmo, tramite la quale possiamo avere linfa vitale e nutrimento celeste. In essa vediamo anche il riferimento ad uno dei dodici segni zodiacali, e, nel libro della Formazione, il riferimento viene esteso ai dodici lati del cubo spaziale, un cubo in espansione che rappresenta l’intero universo fisico. La Vav si riferisce anche alle dodici tribù d’Israele, considerate pilastri che uniscono la realtà spirituale con quella materiale. Tribù, in ebraico, si dice Shevet che significa “bastone, appoggio”. La Vav nel mondo rappresenta anche l’asse di rotazione. La rotazione dei corpi celesti è un fenomeno che permette una equa ed omogenea distribuzione dell’energia nello spazio, insieme ad un equilibrato assorbimento da parte dei pianeti. L’asse rappresenta il legame con l’immutabile, con il costante che dà senso al movimento. La Vav rappresenta anche la figura dell’uomo eretto e della colonna vertebrale lungo la quale scende il seme umano. Secondo la Cabalà la potenza spirituale del seme umano ha origini nel cervello e poi si estende agli organi sessuali. La Vav quindi è considerata la lettera della fertilità. È la lettera dell’unione considerata come l’incontro armonico degli opposti. Nel suo significato più alto, la Vav, è il pilastro centrale dell’albero della vita, quello che mancava all’Albero della Conoscenza, quello della sintesi degli opposti, quello dell’armonia. Esso è chiamato il “Sentiero d’Oro o della Freccia”. È infatti la via più diretta verso l’unione con la sorgente di tutta la vita.
NOME. In ebraico significa gancio. Secondo i Maestri ogni elemento che costituisce la realtà possiede molti ganci che lo connettono con ogni sua parte o dettaglio. Ogni persona è ricoperta da questi ganci e nel suo muoversi attraverso le esperienze della vita si attacca a cose e a persone. Nella vita abbiamo sempre bisogno di ganci e di stampelle, ma bisogna stare attenti a non aggrapparsi tanto, così da non ledere la libertà degli altri e la propria e stare attenti a liberarsi dei ganci altrui se sono inutili e dannosi. La Vav è anche la fase della Rettificazione nella quale si supera la separatività tipica della Restrizione. Lo Yud segna lo “Tzim-tzum” o Big-Bang (Restrizione) dal quale derivano le dieci Sefirot. La prima Hey segna il momento di coscienza dell’esistenza. La Vav determina l’unione fra il Creatore e la creatura. La Hey finale del nome di Dio “Y - H - V - H”, rappresenta l’agire e il mondo delle azioni. Secondo la Cabalà infatti alla base della Rettificazione del cosmo (l’attimo in cui l’infinito diviene finito e perituro), ci sono i ganci che seguendo una linea retta ci tengono uniti all’infinito. Il nome completo della Vav contiene due Vav , che in Cabalà rappresentano Tipheret (Amore, Bellezza) e Yesod (il Fondamento o la Connessione). I ganci più importanti per la nostra risalita.
.NUMERO. Sei. Sono i giorni della creazione. La prima parola della creazione è “Beresit” che si legge anche bara-shit = “Creò il sei” . Per questo il sei è considerato il numero dei giorni lavorativi. Il sei è anche il numero delle emozioni fondamentali dell’uomo: Amore, Timore, Compassione, Sicurezza, Semplicità, Verità. Esse sono chiamate “misure”, in quanto la Vav , il cui aspetto ricorda quello di un’asta per misurare, è la lettera che ci dà la capacità di valutare esattamente dove ci troviamo nella nostra scala di sviluppo, misurando oggettivamente la nostra emotività: fino a che punto siamo in grado di amare, oppure fino a che punto siamo ancora schiavi delle emozioni negative. Infine sei è il numero della “Stella di Davide”, la Stella a sei punte che rappresenta la perfetta unione fra l’umano e il divino.

z ZAIN “La Donna di Valore”
(Numero 7. Netzah. Carro. Venere)

FORMA: La Zain è simile ad un pugnale è la lettera che genera la capacità dell’intelletto, quella di analizzare i concetti, separando il bene dal male, il vero dal falso. La forma della Zain è simile a quella della Vav . La Vav rappresenta la luce diretta, quella che scende a nutrire e sostenere la creazione. La Zain rappresenta la luce ritornante (femminile), cioè la risposta data dalle creature.
NOME : Zain significa strumento di guerra e, proprio nel significato, vediamo la Zain nel suo ruolo di strumento discriminante, unicamente tramite il quale è possibile arrivare ad una chiara ed evidente separazione fra bene e male : “Il Cielo è dei violenti”.
NUMERO. Sette. La Zain è la lettera dell’amore perfetto. Sette è il punto di equilibrio di tre entità poste alla destra (i tre livelli maschili Chockmah, Chesed, Netzach - Zodiaco, Giove, Venere.) e tre entità a sinistra (i tre livelli femminili: Binah, Geburah, Hod - Saturno, Marte, Mercurio.) Come simboleggiato dalle braccia della Menorah , il Candelabro del Tempio di Gerusalemme. Per Israele sette è il numero dei suoi Pastori o Patriarchi più importanti : Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Aronne, Giuseppe, David. Nell’uomo sette sono i centri di coscienza (Chakra) come sette sono le ghiandole endocrine. Sette sono anche i Cieli e la “Scechinah” (Tabernacolo del Dio vivente) veniva riportata in cielo ad ogni grossa disubbidienza da parte degli uomini e sempre al cielo più alto, fino al settimo cielo. Ma ogni volta la “Scechinah” veniva restituita agli uomini con l’aiuto di sette uomini retti. Col peccato di Caino, salì al secondo cielo ; con quello di Enoc, al terzo ; con la generazione del diluvio salì al quarto ; con la generazione della Torre di Babele, al quinto ; coi Sodomiti, al Sesto ; col peccato degli egizi, al tempo di Mosè, salì al Settimo. Ma Mosè con la sua fede restituì la presenza di Dio sulla terra, a tutti gli uomini ed essa è attiva e presente, come è detto nel testo biblico: “Chiunque nega la verità dell’idolatria è chiamato ebreo”. Nel Deuteronomio XXXIII, 3, si legge : “Egli ama i popoli”. E infine, è stato detto che sette cose precedettero la creazione del mondo e cioè: La Torah, il Trono divino, il Tempio, il nome del Messia (Metatron, anello di congiunzione fra l’uomo e Dio), il Paradiso, l’Inferno, il pentimento.



j CHEIT “IL BALDACCHINO MATRIMONIALE”
(Numero 8, Hod, Giustizia, Mercurio)

FORMA : ricorda quella di un portale, una doppia porta. Dalet significa porta. Due Dalet assumono la forma di Cheit. E due Dalet equivalgono al numero 8 e Cheit vale 8. Il portale è considerato la porta della nascita fisica a livello fisico, ma a livello spirituale la “Porta di Dio attraverso la quale vengono i giusti” (Salmo 118,20). È anche considerata la porta della rinascita spirituale, realizzata dai più nobili tra gli esseri umani.
NOME. Al livello più basso Cheit significa “peccato” ; al livello emozionale, “paura”, quella più istintiva e profonda dell’essere umano, invece a livello più alto significa “Vitalità”, quella alla base della pulsazione della crescita fisica, emotiva, intellettuale ed infine spirituale. La vita è infatti desiderio di crescita e di espansione. La paura si trasformerà in “Timor di Dio” che presto lascerà il posto all’Amore, che è il vero motore del fluire della forza vitale. Dai proverbi di Salomone : “Il Timore di Dio è (la fonte) della vita”.
NUMERO. Otto. Esprime “la trascendenza dall’ordine naturale”, che culmina invece col numero 7. Ritroviamo in questo numero la chiamata a superare la natura. Otto è l’entrata nella dimensione al di là del tempo. Otto sono i punti ove l‘infinito entra nel finito. L’otto infine, è il simbolo dello stesso universo (dal libro della Formazione) e esprime un tipo di trascendenza che verrà realizzato ed esperimentato anche all’interno del mondo fisico. Infatti è il numero del Messia.


f TET “LA LUCE NASCOSTA”
(bastone di comando)
(Nmero 9, Yesod, l’Eremita, Luna)

FORMA. La Tet è costituita da due braccia verticali, una piegata su se stessa e l’altra diritta: è il simbolo del passaggio dall’introversione all’estroversione. La linea dritta della Tet viene dopo la parte piegata perché in ebraico si scrive da destra a sinistra e indica il predominio dell’amore (parte destra dell’Albero Sefirotico) sul Giudizio (parte sinistra).
La forma della Tet ricorda quella di un serpente e Tet indica la “forza del serpente” latente in ciascuno di noi. Se diretta in modo opportuno sarà il motore della crescita della personalità ; in caso contrario essa porterà all’inflazione della personalità, verso i piaceri voluttuosi e verso il despotismo. La Tet contiene il segreto del bastone di Mosè che si trasformava in serpente (parte piegata) e ritornava ad essere un bastone (parte diritta). Ciò indica il pieno controllo della potenza vitale, cioè sapere quando è il momento di piegarsi o il momento di restare eretti.
NOME. Tet significa Matè = “bastone del comando” e la prova che esso ci mette davanti è come gestire la parte della personalità che aspira al potere e al comando. Solo chi ha fatto propria l’umiltà e l’abbassamento può aspirare ad essere un vero capo o guida.
NUMERO. Nove. È il numero dei mesi della gravidanza, e quindi delle responsabilità che divenire genitore comporta. Il nono segno dello Zodiaco indica proprio il campo dell’educazione e il campo dell’educazione offre preziose opportunità per esprimere la propria creatività in modo utile e fertile. Il nove è il numero di Yesod, sorgente della potenza sessuale e di quella di potersi unire sinceramente con gli altri. È il numero della verità (prova del nove). Col nove si ribadisce l’idea , evidenziata nel numero sette, ma essa manca ancora di un piccolo punto che la sovrasta. In altri termini ciò rappresenta sempre il punto del Divino, al di sopra di ogni successo umano.

y YUD “PUNTO DELLA RETTIFICAZIONE”
(Numero 10, Malkuth, Ruota della Fortuna, Terra)

FORMA . La Yud è un semplice punto, e come tale rappresenta semplicità ed umiltà. La Yud è l’origine della capacità dell’anima di annientare l’ego. Ciò significa che, pur essendo creature deboli, limitate e sottomesse ad errori e sbagli di ogni sorta, non dobbiamo dimenticarci di essere le creature predilette da Dio, e di possedere una bellezza di fondo che è l’immagine e la somiglianza con Lui. Non a caso la Yud, pur essendo la più piccola e la più nera delle lettere, è stata prescelta per occupare il primo posto nel Nome Ineffabile di Dio “Y - H - V - H”
La Yud rappresenta il segreto dello “Tzimtzum”, la restrizione originaria compiuta all’interno della Luce Infinita, in questa restrizione Dio preparò il posto per la creazione del finito. La Yud è il punto iniziale che rimane dopo lo Tzim-Tzum e dal quale hanno origine lo spazio e il tempo. La Yud è, possiamo dire, la prima di ogni lettera scritta. Infatti non appena si pone il pennino sulla carta si forma un punto nero, una Yud. Da essa deriva l’arte dello scrivere e le lettere sono sacre, rappresentano il “Verbo”. Osservando da vicino si vedrà che la Yud è composta di tre parti: un corpo centrale e due trattini uno superiore e uno inferiore. Il trattino inferiore è chiamato sentiero e rappresenta le forze della natura fisica, la cui comprensione richiede un elevato grado di sapienza. Il corpo della Yud rappresenta la “Sapienza delle cose Divine”. Si tratta della profonda comprensione dei Misteri Superiori dell’anima e delle dinamiche metafisiche. Il trattino verso l’alto si riferisce alla luce trascendente che guida i due tipi di sapienza, terrena e celeste, possedute ambedue da Salomone.
NOME. Yud significa “Mano” e in senso lato “spazio” e lo Tzimtzum (Restrizione) è stato l’origine del concetto di spazio. La Yud è il simbolo di qualità pratiche e lavorative, ma anche di intelligenza e di capacità di afferrare concetti astratti ed elevati, infatti governa l’inizio della formazione dei pensieri, essi stessi paragonabili a punti.
Yadà significa anche “gettare” e Hodaià “ringraziare. Questi altri due significati portano ad ampliare la recettività della mano, perché essa si amplia per ringraziare al di là della manifestazione e di dare, ”gettare” nella manifestazione. Yud infatti significa anche amico da Yad - Yad = mano - mano. Il tenersi per mano. Al livello superiore rappresenta la mano di Dio, la Sua capacità incommensurabile di sostenere tutta la creazione. Tutta la Cabalà rappresenta il potere della Yud.
NUMERO. Dieci. Il numero dieci è importantissimo sia nel piano fisico, perché è la base di tutto il sistema numerico più utilizzato nel mondo
-TORNA-