28-09-2015
Orrenda la terza...
di
Max
Contro Arizona si sono visti i fantasmi di un passato non troppo lontano (qualcuno ricorda le schifezze di Ericksson, Nolan e Singletary?) fatto di incapacità dei coach e inadeguatezza dei giocatori in campo.
Il risultato è stato il collasso della squadra contro gli Arizona Cardinals che ieri hanno surclassato i Niners per 47 a 7.
Per i Niners non ha funzionato niente: l’attacco è stato praticamente nullo, con una linea che non è stata in grado di reggere l’impatto della linea difensiva avversaria, non blocca sui lanci e non apre buchi per le corse; con Kaepernick che è rapidamente regredito rispetto alla due partite precedenti, non solo lanciando 4 intercetti (suo record personale), 3 dei quali con lanci orrendi, completamente fuori equilibrio e 2 ritornati direttamente in meta dagli avversari, ma sbagliando anche ogni scelta offensiva; con il coaching staff offensivo che non sembra in grado di ideare un game plan decente.
L’idea sui cui si era basata la “rifondazione” di questa estate era che l’attacco avrebbe dovuto essere in movimento perenne, dato che si sapeva che senza un centro decente e con l’addio di Iupati e Davis la linea non avrebbe potuto essere solida (ma non lo era nemmeno lo scorso anno).
Quindi cambio del coach della linea, uomini nuovi sul lato destro, meno potenti e più agili e ritorno dello zone blocking proprio per agevolare i blocchi in movimento. Questa tendenza si è vista, e bene, contro i Vikings ed è scomparsa sia contro gli Steelers sia contro i Cardinals.
Il risultato è stato una linea d’attacco a volte letteralmente ingoiata da quella difensiva dei Cardinals, con i runners che si trovavano i difensori in faccia ancora prima che si sviluppasse la corsa e nessuna chiamata che preveda un lancio di Kaepernick in movimento, per evitare la pressione avversaria.
Deprimente anche la prestazione della difesa, che si è immediatamente trovata in un buco profondissimo, prodotto dai disastri dell’attacco, ma che diversamente dal passato non è più di caricarsi sulle spalle l’intera squadra, mantenendola in partita anche quando l’attacco è una schifezza.
Pesano enormemente le perdite della offseason, e in particolare quella di Justin Smith nella linea difensiva che, come si era visto anche con gli Steelers, non è stata in grado nemmeno con Arizona di mantenere sotto pressione il QB Carson Palmer, finendo per andare in confusione sia sui lanci lunghi, sia sui frequenti screen pass ai runninback e ai ricevitori.
Anche questo problema era stato ampiamente anticipato durante l’estate, dato che oltre a Justin Smith, I Niners avevano perso un giocatore fondamentale come Patrick Willis e, visto che c’erano anche Aldon Smith, l’unico vero pass rusher della squadra mentre il recupero di Bowman, era ancora un punto interrogativo, visto il mostruoso infortunio al ginocchio che aveva subito.
Si era quindi optato per scegliere una filosofia difensiva differente da quella del precedente defensive coordinator Vic Fangio, che tanti risultati aveva ottenuto negli anni scorsi, scegliendo un nuovo coach difensivo, Eric Mangini, per impostare la difesa soprattutto su blitz immaginifici e sulla velocità.
Ieri però per tutto il primo tempo, Mangini ha lesinato nelle chiamate dei blitz, gestendo la difesa soprattutto con la zona, che però è stata disintegrata da Palmer che ha lanciato costantemente senza alcuna pressione addosso.
Solo verso la fine del primo tempo e ad inizio del secondo, nei pochi momenti in cui la pressione difensiva è aumentata, e i blitz sono cominciati a piovere, la difesa ha cominciato a limitare l’attacco dei Cardinals, ma ormai la partita era sfuggita di mano ampiamente e comunque, l’attacco ha continuato a non produrre nulla di nulla.
L’altra considerazione è che i Niners, esattamente come sotto Harbaugh, abbiano una sola strategia da applicare alla partita e, nel caso non funzioni, non hanno alcuna alternativa.
Ma mentre gli scorsi anni, nell’emergenza, la difesa era in grado di far rimanere la partita sul filo dell’incertezza, nell’attesa di vincerla direttamente, provocando un turnover, ovvero nell’attesa che l’attacco si svegliasse, e magari con uno sprazzo, mettesse punti sul tabellone, ora anche la difesa è saltata e i coach di San Francisco, non sembrano avere la più pallida idea di quale possa essere la soluzione del problema.