La peste dello zama

(testi e foto di Massimo Cecchetti)

 

 

Come tutti i produttori di modelli ferroviari anche Rivarossi (ma fortunatamente meno di altri) usò lo zama come materiale per la produzione dei suoi modelli o di componenti di essi. Lo zama (o zamak se contiene anche rame) è una lega composta essenzialmente da zinco (95%), alluminio (4%) e magnesio (0,03%), da cui il relativo acronimo.

E' resistente ma facilmente lavorabile, ha un punto di fusione molto basso (390-420°C), un peso considerevole (dunque ideale per creare zavorre), una buona conducibilità elettrica, può essere facilmente saldato ed àncora perfettamente vernici e cromature. Dunque una lega ideale per la produzione di modelli ferroviari e che ebbe uno straordinario successo industriale negli anni '50, quando la tecnologia della plastica era ancora in una fase evolutiva. Adattissima per produrre, con buona qualità di dettaglio, casse, zavorre, telai, carter, fiancate di carrelli, particolari aggiuntivi e dettagli modellistici, fu presente in ogni settore del fermodellismo. Ma il grosso handicap di questa lega apparve solo con il passare degli anni. Infatti le impurità presenti nello zinco e in alcuni metalli additivi, a quel tempo usati per aumentarne la fluidità, cominciarono a sviluppare influorescenze e cristallizzazioni che portarono in breve tempo alla deformazione e addirittura alla decomposizione dei modelli o dei loro particolari, e che fu soprannominata "peste dello zinco".

    

           

 

Tender Locomotiva FS740 / Consolidation

 

 Anche Rivarossi incorse in questa deprecabile situazione: molta componentistica, progettata per una semplificazione della produzione (ad esempio i telai dei tender con funzioni sia modellistiche che di zavorra), fu realizzata in zama e così purtroppo fu prodotta ed inevitabilmente contagiata una notevole quantità di pezzi di cui, tra i molti, ricordiamo i già citati telai dei tender, che si incurvavano e torcevano con un "effetto banana" rispetto alle strutture in plastica in cui si innestavano, i cuori dei deviatoi che, fissati alle traversine in fibra con 4 rivetti, si trascinavano nella deformazione anche il resto dello scambio, i carrelli anteriori delle 625, 940 e 740 che si sbriciolavano perdendo i loro ancoraggi al telaio e ai carterini fissaruote, le fiancate dei carrelli delle prime e424 o delle automotrici An/R, il gruppo cilindri delle B&O...insomma per certi versi una piccola carneficina a cui, anche oggigiorno, è molto difficile porre rimedio se non ricorrendo a ricostruzioni o restauri di non sempre facile realizzazione ed in ogni caso facendo perdere l'originale integrità al modello.
Rivarossi, quando possibile, sostituì gradualmente nel tempo i pezzi  incriminati con versioni in plastica, addirittura migliorando, con la qualità sempre straordinaria dei suoi stampi, il modello stesso.

       

Locomotiva Dockside 0-4-0

Oggi tecnologie avanzate assicurano purezza dei componenti della lega (zinco 99,995%) e fusioni ad alta pressione (dunque la soppressione nella lega dei fluidificanti) che ridanno nuova vitalità allo zama ma ci furono anni in cui i fermodellisti tremavano al solo pensiero di scoprire angoscianti sorprese nelle scatole dei loro amati modelli.
 

Serbatoio Locomotiva GE U25C