GROTTOLE:
Pezzi di storia di Altogianni
di Giacinto Ruzzi
Come un po’ tutti i Paesi d’Italia, anche la Terra
di Grottole è densa di tracce e resti di insediamenti umani di
epoche lontane. Mi occupo di Altojanni, un buon pugno di terra tra il
Santuario di Sant'Antonio abate e Castel Crotula, detto "Quastdduzz",
a circa tredici chilometri dal centro urbano.
Altojanni, al di là dei non pochi dubbi circa la sua fedele ubicazione,
è nel territorio di Grottole e, quindi, appartiene a Grottole.
Si estende in graduale salita dalla valle del Bradano a nord e da quella
del torrente Bilioso a sud fino alla sommità del colle che conserva
i resti di una torre con un’area circoscritta da un recinto in muratura.
Si erge maestosa a 479 metri di altitudine dominante le due vallate che
impedivano qualsiasi attacco di sorpresa ed assicuravano un’ottima
difesa.
Ogni angolo di Altojanni possiede un fascino tutto suo, particolare, sia
che scivoli verso il Bradano, sia che precipiti verso il torrente Bilioso
o in altre direzioni.
Su questo fazzoletto di terra ogni giorno si risvegliava ed ogni sera
si addormentava un borgo abitato di piccola grandezza che ora non c’è
più, perché distrutto o seppellito dal tempo.
Attraverso ipotesi archeologiche che percorrono misteriosamente Altojanni,
il luogo consente di ammirare un suggestivo palcoscenico con un ampio
ventaglio di grotte rupestri di incomparabile bellezza ed apprezzare quant’altro
costituiva l’aspetto antico col vitale agglomerato residenziale.
Nell’area di Altojanni, lungo i pendii tra sterpaglie, piante di
fico selvatico ed operosità di formicai, sono ancora visibili bellezze
calpestate dall’uomo e contraffatte dal tempo: fosse sepolcrali,
granai con una tipologia ricchissima, elementi di case e stalle, resti
di muri perimetrali, mattoni e tegole di vario taglio e qualità
in profondissima quiete. Tutte tracce che documentano, forse, le fasi
del progresso della case, secondo il recitare della storia, le angherie
di popoli aggressivi e quindi avversi ad apporti civili, sociali e culturali.
Qui è rimasto un. grande rispetto per il verde e nessuno ruba l’aria.
I visitatori rimangono visitatori, devoti del santuario di Sant’Antonio
abate, interessati a cogliere con lo sguardo anche i resti artistici di
un borgo sempre vivo e sempre morto.
Il resto, si dice, è presenza anonima di tombaroli che hanno creato
un effetto archeologico devastante.
E’ tutto quello che rimane di quest’area artistica e naturalistica,
archeologicamente delicata, dove un. tempo la campana della vicina abbazia
scandiva l’esistenza della vita.
Per inciso dico che l’abbazia è caduta anch’essa nelle
prime parole di una leggenda: "C’era una volta", e che
da tempo chiede aiuto per ora ancora assente.
Sono convinto che, con la forza politica e con l’impegno, può
esserci recupero e valorizzazione dell’intera area archeologica
di Altojanni e della vicina abbazia.
E’ bello vedere e capire l’arte a Roma, Firenze, eccetera,
ma sarebbe altrettanto bello vedere e capire l’arte per niente conosciuta
in piccoli centri di periferie lontane.
Altojanni è un luogo su cui insistevano cento, centocinquanta anime
che conducevano una vita non di anime dannate, ma di gente col volto color
della terra.
Lo storico Andreucci dice, tra l’altro, che il borgo fu sotto il
Principato longobardo di Salerno, dei Saraceni, degli Angioini, degli
Aragonesi e di altri popoli che crearono disperazione e silenzi.
Fu feudo sottoposto alla giurisdizione di vari feudatari. Fu sotto il
Castaldo di Aderenza, dei Zurbo, degli Orsini, del Principe di Taranto
e del Contado di Montepeloso (oggi Irsina). Subì numerosi saccheggi
e spesso fu arrossato di sangue. Fu assoggettato da Guglielmo Braccio
di Ferro, da Ruggiero il normanno, dal dominio di Giovanni D’Angiò
e dal regno di Giovanna II. Dal 1500 di Altojanni non si ha più
nessuna notizia.
Lo storico Pasquale Simone lasciò scritto che gli abitanti di Altojanni
furono decimati dalla carestia e dalla peste del 1655-56 e da un terremoto
susseguente. I superstiti si trasferirono a Grottole.
Definire oggi in sé e per sé la tipologia e le caratteristiche
di questo luogo, dire chi ci viveva e come ci viveva in una terra bella,
ma difficile, è un vuoto storico che non si lascerà mai
colmare.
Qui, oggi, è silenzio e solitudine. Per la verità,
è anche profumo di bosco, di lentisco, di menta selvatica e un
volteggiare di foglie e di bioccoli di lana rimasti appesi alle spine
amare.
Ritengo di poter asserire, però, che alla nascita del borgo la
maggior parte delle abitazioni si addentravano nelle viscere della terra
tra filoni di roccia e sabbia compatta. Lo spazio interno aveva, sicuramente,
molte minute articolazioni. Gli itinerari, poi, dicevano chiaro, sia i
percorsi pedonali: sentieri impervi, mulattiere, tratturi tra pietre ed
organismi vegetali, zampeggi di pecore, sia la presenza di animali selvatici:
cinghiali, tassi, volpi, lepri, istrici, faine eccetera, e sia pascoli
con fresche acque sorgive e garriti e voli di uccelli.
Lungo questi itinerari, dunque, l’uomo di Altojanni recepiva le
voci complesse della natura e la natura stessa che mascherava, leggiadramente,
la fatica e i lamenti in silenzi d’amore, mentre nelle grotte coglieva
l’intimità della famiglia e la freschezza impietosa della
buona notte.
La storia di Altogianni non è in chi "guarda e tace"
e neppure nel "silenzio di chi non ha più nulla da ascoltare,
non ha più nulla da dire".
Grottole, 21 maggio 1989
Nota interessante
Da uno scritto relativo alla difesa (territorio, contrada) di Altogianni,
custodito presso l’Archivio di Stato di Potenza, al N.158, pag.
1228 si legge: "Lo stesso principe di Bisignano, rispondendo all’azione
del Comune per la difesa di Altogianni, oppose che questa si scambiava
col nome di altre difese, nelle quali trovavasi oggi suddivisa".
E a pag. 1230: "...la Commissione ha avuto presente la verifica fatta
dal Tribunale di prima istanza di Matera, dalla quale risulta, che la
difesa di Altojanni sia designata anche sotto i nomi di Ortosa, o Ortora,
o Orsara".
Grottole, 21 maggio 1989
Ricevuto per e-mail da Innocenzo
Pontillo (inno72)
06 gennaio 2002 ore 14.52
Ed
ora qualche scorcio panoramico della zona con il Santuario di Sant'Antonio,
i supposti resti di Altojanni e la chora. |
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