UTILITA’ DELLO SCAVO ARCHEOLOGICO
Lo scavo archeologico conclude, di solito,
una serie di ricerche sulle fonti che lasciano ipotizzare la presenza
di un monumento o comunque di una struttura sacra, abitativa o con funzioni
sociali in un determinato luogo. Altri motivi per iniziare uno scavo sono
legati all'osservazione di anomalie del suolo, all'emergenza di materiale
archeologico, ai risultati di prospezioni di superficie o ad altre circostanze. |
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Il SEPPELLIMENTO è dovuto ad
una serie di cause fra cui le più comuni sono di natura: - geologica - zoologica - botanica - antropica I fattori GEOLOGICI
possono essere: |
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I fattori ZOOLOGICI e BOTANICI.
Animali e piante giocano un ruolo importante nello sconvolgimento della situazione originale. Alcuni piccoli animali abituati a vivere o a rifugiarsi in tane sottoterranee sono in grado di modificare il terreno e di spostare eventuali reperti archeologici. Anche í vegetali dotati di grandii radici possono sconvolgere la stratígrafia e spostare il materiale archeologico. Gli uni e gli altri sono infine responsabili della creazione di quello strato superficiale chiamato "humus", ossia quel primo strato che ricopre la maggior parte dei suoli geologici e che è composto generalmente da materiale organico derivante dalla decomposizione e compressione di resti biologici. I fattori ANTROPICI o umani. |
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La STRATIGRAFIA
nasce in ambito inglese intorno agli anni Cinquanta ed è divenuta attiva in Italia dagli anni Ottanta. Frutto di una lunga evoluzione dello scavo archeologico, essa permette, a differenza dei precedenti tipi di scavo che miravano unicamente a portare alla luce i reperti, di estrarre i materiali secondo un preciso ordine cronologico e quindi di approfondire l'evoluzione del sito nelle fasi che hanno portato alla sua rovina e seppellimento. Essa trae i suoi concetti dai fondamenti di stratigrafia geologica, ossia quella branca della geologia che studia le formazioni dei suoli secondo quei fenomeni di accumulo di detriti che creano una serie di stratificazioni del terreno, le quali sono indice di un'evoluzione nel tempo secondo quei meccanismi che sono poi i medesimi della stratigrafia archeologica; ma mentre la geologia studia questi fenomeni per comprendere meglio l'evoluzione del suolo, la stratigrafia archeologica invece indirizza questo obiettivo entro il campo evolutivo dell'uomo e dei suoi insediamenti. Per scavo stratigrafico si intende quell'attività per cui «i depositi archeologici vengono rimossi in senso inverso a quello in cui si sono formati, unitariamente, seguendo le loro forme individuali, i loro contorni, i loro rilievi» (Harris, 1979). Un procedimento, quindi, che mira a sfogliare il terreno procedendo verso strati sempre più antichi e suddividendo i reperti non più in base alla sola provenienza geografica, ma collegando la loro posizione topografica ad un determinato periodo storico. Un deposito o strato, può innanzitutto avere due differenti origini; antropica, essere quindi generato da azione umana, oppure può avere origine naturale, cioè essere dovuto a processi indotti da fenomeni naturali. Tutte le forme di stratificazione, siano esse geologiche o archeologiche, sono il risultato di tre diversi processi: 1) erosione, distruzione; 2) movimento, trasporto; 3) deposito, accumulo; In ogni caso fenomeno è sempre formato da due azioni principali: distruzione di un equilibrio e creazione di un equilibrio nuovo. Il processo naturale si attua grazie ad un agente erosivo, come l'azione dell'acqua o del vento, in grado di sollevare o trasportare seco materiale e depositarlo in altre zone quando la forza dell'agente stesso diminuisce e perde quindi la capacità di trasporto. L'azione umana invece è principalmente un'azione di distruzione dell'equilibrio naturale, che è sempre presente sotto forma di stratigrafia naturale, per adattare il territorio alle esigenze dell'uomo; vi saranno perciò azioni di distruzione atta al ricavo di materie prime e per la costruzione stessa degli ambienti antropici. La formazione di una stratificazione si attua per sequenze cicliche, cioè attraverso periodi di attività e di pausa. I periodi di attività corrispondono al momento in cui l'agente di trasporto accumula materiale e sono rappresentati dal volume dello strato. Le pause invece sono momenti in cui lo strato non cresce. Esse sono rappresentate dalle separazioni tra una stratificazione e l'altra e risultano come superfici dette interfacce. Queste ultime possono anche essere descritte come i momenti di esposizione di uno strato e cioè il periodo di tempo trascorso fra uno strato formato e uno che comincia a formarsi al di sopra di esso. L'azione di deposito/accumulo comporta sempre uno strato e la sua interfaccia. L’insieme rappresenta una stratificazione positiva a causa dell’apporto di materiale. Viceversa l’azione di erosione/distruzione comporta una mancanza parziale o totale di uno o più strati e da origine ad una stratificazione negativa. In genere gli strati tendono ad accumularsi in depressioni naturali del terreno oppure in ambienti chiusi (costruzioni, grotte…) che sono detti “bacini di deposito”. Gli strati possono ovviamente avere spessori e forme diverse in funzione sia della forza (naturale o umana) esercitata nel trasporto del materiale sia dalla natura del materiale stesso. La determinazione dell’origine (naturale o antropica) dello strato si ricava da: 1) la natura del materiale depositato 2) il modo in cui è stato eroso 3) la maniera in cui si è accumulato. A loro volta gli strati presentano alcune caratteristiche
principali che sono: |
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METALDETECTOR | |
(tratto da: Renfrew e Bahn) | |
Questi tipi di dispositivi
elettromagnetici sono utili anche nella ricerca di resti sepolti, e non
solo di quelli metallici. Facendo passare una corrente elettrica alternata
in una bobina trasmittente, si genera un campo magnetico alternato; gli
oggetti metallici sepolti provocano distorsioni di questo campo magnetico,
le quali possono essere rivelate da una bobina ricevente e trasformate
in segnali elettrici. Anche elementi quali buche, fossati, muri e fornaci
per ceramica possono talvolta essere individuati con questo dispositivo
grazie al fatto che la loro suscettività magnetica è diversa
da quella del suolo e del sottosuolo circostante. |
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Moderni
metaldetector |
I metaldetector
sono di grande aiuto per gli archeologi, particolarmente perché
danno in poco tempo risultati di carattere generale e localizzano oggetti
moderni che possono giacere appena sotto la superficie del suolo. Essi
sono molto usati anche dai non-archeologi, nella maggior parte dei casi
da dilettanti responsabili, ma talvolta anche da coloro che sciaguratamente
danneggiano i siti antichi e che spesso scavano buche senza preoccuparsi
minimamente di registrare e consegnare alle autorità i materiali
rinvenuti. |
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Bibliografia specifica e letture consigliate: | |
Colin Renfrew - Paul Bahn, Archeologia, Zanichelli | |
Carandini, Teoria e pratica della ricerca archeologica, Torino 1986 | |
A. Guidi, I metodi della ricerca archeologica, Roma-Bari 1994 | |
I. Hodder, Leggere il passato, Torino 1992 | |
Gruppi Archeologici d'Italia, Manuale del volontario in archeologia, Torino, 1996 | |
ultimo aggiornamento
della pagina: |
Domenica, 9 Maggio, 2010 12:15 |