Giuseppe LEUCI
Dipartimento di Paleontologia, Università di Napoli "Federico II"

ANCORA SULLE OPERE NEOLITICHE A PASSO DI CORVO (FOGGIA)

   
RIASSUNTO
Nel 1946 BRADFORD analizzando delle fotografie aeree scattate dalla RAF durante l'ultima guerra nel tavoliere delle Puglie, localizzò oltre 200 insediamenti neolitici lungo gli affluenti del Triolo, lungo la Salsola, il Celone, il Candelaro, il Cervaro, il Carapelle e 1' Ofanto. Ai villaggi segnalati dal BRADFORD se ne sono aggiunti in questi ultimi anni un altro centinaio localizzati da diversi ricercatori. 1 villaggi erano trincerati da fossati a forma di "C". L'A. studiando il villaggio nella località Passo di Corvo a circa 8 km a Nord di Foggia illustra la funzionalità e il tipo di drenaggio che i neoliti adottarono per prosciugare le zone da abitare nella pianura foggiana. Per tale fine ha studiato in dettaglio la sezione stratigrafica dei terreni affioranti all'interno delle trincee, la morfologia della zona e la posizione di tutte le trincee in rapporto alla struttura geologica.
ABSTRACT
In the 1946 BRADFORD analized some aerial pictures taken by the RAF during the fast war, in the area of the Apulia Flat. These pictures identified and localized more than 200 neolithical settling along the affluents of the Triolo River, that is the Salsola, Celone, Candelaro, Carapelle and Ofanto. Subsequently some other 100 villages have been localized by standing searches. All the villages were entreched by dictches in shape of "C". The Autor, describing the village standing close to the Passo di Corvo locality, about 8 km North of Foggia, ollustrates the functional character and the type of draining used by the neolithical people in order to dry up the lands inhabited in the area of Foggia. The Author examined in detail the stratigraphical section of the entreches, the morphology of the sites and the position of all the entreches correlating them to the sedimentological sequences.
 
La pianura foggiana divide l'ampia anticlinare del Gargano dalle Murge. Essa è una vera fossa tettonica, cioè una fascia dei terreni sprofondati, rispetto a quelli che la fiancheggiano per un doppio sistema di faglie subparallele, colmata da un mantello sedimentario pliocenico-quaternario.
Qui il Bradford (1946) prima e poi Dinu Adamesteanu (1962), utilizzando delle fotografie aree scattate dalla Raf nell'ultima guerra, localizzarono oltre duecento insediamenti neolitici.
Quasi tutti questi villaggi erano situati lungo affluenti del Triolo, lungo il Salsola, il Celone, il Candelaro, il Cervaro, il Carapelle e 1'Ofanto. Ai villaggi segnalati dal Bradford se ne sono aggiunti in questi ultimi anni un altro centinaio.
Nel 1972 E.M. De Julis mi portò dei frammenti ossei, derivanti tutti dai livelli più profondi provenienti dallo scavo di una capanna preistorica in località «Casone» (San Severo, Foggia) e fui invitato a partecipare al Colloquio di Preistoria e Protostoria della Daunia che si tenne a Foggia dal 24 al 29 aprile dell'anno successivo. In quella sede S. Tinè dell'Ist. di Archeologia dell'Università di Genova mi propose di partecipare alla VII campagna di scavi nel luglio dello stesso anno a Passo di Corvo, a circa 8 km. da Foggia, per studiare la problematica dei villaggi neolitici partendo appunto dalla località sopra menzionata.
Presenziai così al proseguimento dello scavo di un fossato a forma di "C' largo all' apice 15 m., largo 1 m. circa, profondo 2 m., all'interno del quale fossato e lateralmente erano state messe in luce una serie di buche rettangolari le cui dimensioni erano di cm 90x50x50 di profondità tutte simili ed in allineamento tra loro. Esse in definitiva formavano un sistema a reticolo di circa 6 m. di lato per un totale di 20 buche (fig. 1 ).
Inoltre all'imboccatura del fossato vi era una grande buca ovuleggiante di m 5,50x3 e alcune strutture ipogee che il Tinè definì silfi e un pozzo profondo m 6,50 che raggiungeva la falda freatica.
Il villaggio a Passo di Corvo consta di cento «compounds» ed è certamente il più grande (m. 850x850) tra le centinaia di villaggi neolitici, noti attraverso i1 rilevamento aerofotometrico, della pianura Foggiana.

Questi fossati a "C" furono interpretati come opere di drenaggio da parte del Tinè, il quale però non riusciva a capire come il drenaggio potesse funzionare. Noi concordiamo con quella ipotesi e cercheremo di dimostrare come essi servivano allo scopo.
Perciò, è necessario aggiungere alcune considerazioni che ci permettono di integrare i concetti sulla funzionalità degli scavi nel loro complesso.
L'uniformità che attualmente presenta il terreno, sensibilmente orizzontale, fa ritenere che esso sia stato livellato dall'azione dell'acqua e 1'esistenza nelle vicinanze di numerosi pantani suffragherebbe questa supposizione. È molto probabile che la regione subjudice sia stato il fondo di un lago poco profondo.
La sezione stratigrafica ricavata nell' interno del fossato è risultata essere quella di fig. 2
L'argilla, la cui formazione è da attribuire ad un aumento di profondità del mare, è pliocenica.
Ad essa in eteropia di facies seguono le argille sabbiose, il cui contenuto di sali è andato aumentando verso l'alto.

La precipitazione dei sali poi ha dato origine allo «sfasciume» costituito da un calcare argilloso-sabbioso.
Questo fenomeno deve essere stato coadiuvato da un abbassamento della falda freatica della regione, fin quasi a produrre la quasi totale scomparsa dell'acqua che si trovava in superficie, ma con affioramenti in alcune zone. L'abbassamento della falda si può spiegare come dovuto a un tettonismo epirogenetico, ultimamente ascendente che ha prodotto un cambiamento di base e del profilo di equilibrio dei fiumi circostanti, con il conseguente sprofondamento degli alvei.
Lo strato superiore di calcari, di spessore variabile la cui media però è di 20 cm, si è fratturato in lastre irregolari facilitando l'areazione del materiale infrapposto. È probabile che appena si sia formata la lastra calcarea, simultaneamente abbiano cominciato ad agire su quella gli agenti meteorici. Così, sopra questa crosta calcarea si è formato un suolo, in parte residuale, e sotto questo le fluttuazioni della falda freatica, ricca di sali solubili e acido carbonico, con un Ph basso, sia per la capillarità che per contatto diretto, ha corroso lo strato calcareo scomponendolo.
Il materiale residuale può aver ospitato dei vapori, dando luogo al crostone evaporitico.
Quello che viene chiamato crostone evaporitico o crusta, è una formazione calcareo-silicica che per i suoi caratteri e la posizione stratigrafica la si può attribuire ad una facies calda continentale del Tirreniano (D'Erasmo, 1959).
Fatta questa supposizione sulla sequenza di sedimentazione e accettando che tali opere furono fatte per il drenaggio, passeremo a trattare 1a interpretazione della logica usata in quelle per poter arrivare a conclusioni integrali.

I dati a nostra disposizione sono:
1) L'esistenza in situ di trincee semicircolari, a forma di «C».
2) Una serie di scavi minori: buche, sempre vicino a trincee.
3) Le buche raggiungono una profondità di 50 cm e sono allineate in due. direzioni perpendicolari tra loro, e distanziate tra i 5 e i 6 metri.
4) Attualmente la falda freatica della zona si trova ad una profondità che oscilla tra i 4,50 e 6,00 m.

Per la costruzione di tali opere di ingegneria ed esistendo una concreta finalità, i suoi esecutori hanno ritenuto effettuare una pianificazione preventiva. Senza dubbio conoscevano i principi dell'idraulica e le proprietà geologiche del sottosuolo.
L'esistenza delle buche, trovate sempre lateralmente alle trincee, ci fa pensare che la pianificazione fu fatta sulla base di dati ottenuti in questi scavi di sondaggio.
Probabilmente con quelli si voleva stabilire la profondità della falda freatica. È anche possibile che questi scavi fossero praticati in periodo estivo, quando il livello freatico era basso cioè non riusciva ad affiorare alla superficie. Ciò spiegherebbe la poca e costante profondità delle buche: 50 cm.
Una volta fatte le perforazioni di sondaggio per un progetto si sperava in un aumento del livello freatico, ed essendo la superficie del terreno sub-orizzontale, come dimostra la crosta calcarea (sfasciume) che è tagliata da un canale di drenaggio, osservando l'ordine di affioramento dell'acqua delle buche, si potrebbe concludere che in quelle in cui appariva prima, poiché 1a capacità di attrazione e di immagazzinamento sotterraneo di questa area è piccola, lo strato impermeabile di argilla si trovava molto vicino alla superficie.
Per questo concetto si deve tener presente il comportamento del flusso della falda freatica e dell'acqua di percolazione.
Invece, accadeva il contrario nei luoghi delle buche da dove 1'acqua, o non riusciva affiorare in un periodo di massimo ristagno sotterraneo, o affiorava in ritardo. Da queste potrebbe dedurre che la capacità di ritenzione o attrazione di acqua sotterranea di questa area era più grande.
Con queste operazioni si aveva una nozione esatta della conformazione del manto impermeabile del sottosuolo, e con ciò si sapeva dove si trovavano i bacini sotterranei di maggiore capacità, così come le dighe naturali che impedivano la libera circolazione e distribuzione della falda freatica.
Ottenuti questi dati, si progettava sullo stesso terreno l'ubicazione, forme e dimensioni della trincea; la separazione tra quelle, la profondità di scavo e l'orientamento delle stesse. Vediamo:

1) Perché la forma semicircolare delle trincee.
Se su un terreno, come quello di cui ci occupiamo, ma con un manto di argilla orizzontale con un livello freatico a un metro dalla superficie, si fa una trincea semicircolare o retta di 2 m. di profondità, è ovvio che lo scavo conterrà 1 m. d'acqua.
Se questo scavo non è comunicante con un punto topograficamente più basso, 1'acqua ristagnerà, soggetta soltanto alle fluttuazione della falda (fig. 3).

Se il fondo di questo scavò è collegato mediante un canale a un luogo più basso, l' acqua fluirà verso questa direzione, producendosi l'imbuto idraulico di depressione intorno allo scavo. Ma siccome abbiamo considerato un manto argilloso orizzontale, il canale di prosciugamento tenderebbe a sprofondare ogni volta di più fino ad incontrare un punto basso dove versare 1' acqua proveniente dalla trincea. Cosa questa impossibile per condizioni che non abbiamo prospettato.

Ora, se in un terreno come quello di Passo di Corvo con un manto impermeabile irregolare, non parallelo alla superficie del terreno, con alti e bassi, come avvallamenti a differenti livelli senza il previo sondaggio a cielo aperto si pratica un taglio retto, non a forma di «C» e si incontra la falda freatica ad una determinata profondità, per un semplice caso si può realizzare la trincea su una parte del manto impermeabile parallelo alla superficie del terreno ma circondata da parti alte di materiale impermeabile (fig. 4), o si può anche avere inciso una parte impermeabile alta e comunicare avvallamenti con bordi di uguale livello (fig. 5).

In queste condizioni, la trincea eseguita non servirà per prosciugare la zona, posto che 1' acqua attirata da quella non potrà scorrere in altro luogo più basso, e sarebbe necessario prolungare questa trincea retta con un'altra in pendenza verso una parte topograficamente più bassa. come per es. un fiume; così come si fanno ora le opere di drenaggio.

Infine, se dopo tutti i sondaggi si ha una nozione chiara della conformazione del manto impermeabile del sottosuolo, si colloca la trincea semicircolare in modo tale e con determinata dimensione che per i suoi estremi passi una formazione impermeabile “alta”; questi due estremi taglieranno la diga o ristagno naturale, permettendo che 1'acqua fluisca da un bacino sotterraneo alto a un altro più basso e di maggiore capacità (fig. 6).
L'acqua raccolta dagli estremi della trincea in «C» sarà condotta al punto «A» (fig. 7), dove lo strato di sabbia argillosa deve presentare uno spessore maggiore e di conseguenza lo strato impermeabile sarà più profondo, permettendo così il flusso della falda freatica verso bacini ogni volta più bassi, fino a prosciugare.
La forma semicircolare o a «C» delle trincee, a causa di una conformazione irregolare del sottosuolo, è la struttura di drenaggio più piccola con maggiori fonti di attrazione e fuga, esistendo sempre la possibilità per abbracciare con un solo taglio due direzioni perpendicolari.

Il funzionamento di questo sistema di drenaggio permette una distribuzione e compensazione dell'acqua sotterranea, dentro il suolo, o, per meglio dire, nel sottosuolo, al fine di impedire il suo affiorare alla superficie.
Con queste trincee a «C», si tratta di dividere strutture che ostacolino la libera circolazione della falda freatica ed evitare il suo affioramento.

Nota: Le curve rappresentano i punti di uguale livello dei contorni strutturali del manto impermeabile argilloso.
2) La separazione tra trincee è determinata dalla uniformità della struttura del sottosuolo, tra una parte della trincea e le due viciniori, rendendo possibile la circolazione dell'acqua tra quelle attraverso un condotto acquifero naturale come lo è lo strato di argilla-sabbiosa.
Questa supposizione è stata verificata sul posto, misurando e livellando una sezione stratigrafica fra i punti E'-E" e A (fig. 7) dove le sezioni E' e E" sono alquanto somiglianti con il manto di argilla molto vicino alla superficie del terreno. Al contrario in A, lo strato sabbia-argillosa è molto maggiore (fig. 6).
Una prova di ciò che affermiamo è data dalla ubicazione dei silii in mezzo all'apertura della trincea a «C» (fig. 8), che dimostra che lo scavo vicino a questa area si è prosciugato rapidamente, non essendovi la possibilità, in nessun periodo dell'anno, dell'arrivo dell'acqua al silo.
Così 1' ubicazione dei pozzi d'acqua potabile nell'interno della trincea o agli estremi di queste (fig.8) dimostra che la falda freatica in questi luoghi era più forte. Né tantomeno può trovarsi vicino all' apice della trincea, perché qui 1' acqua si perde rapidamente nel materiale sabbioso di maggior spessore.

3) La profondità di scavo delle trincee, probabilmente era determinata nei punti E' ed E' per la presenza della falda freatica, dopo aver tagliato una parte di materiale impermeabile e nel punto A doveva finire immediatamente dopo essere uscito dalla struttura impermeabile e rimanere sempre nello strato di sabbia-argillosa (fig. 6).

4) L'orientamento delle trincee a forma di «C» si faceva con i loro vertici, o apici, seguendo la direzione teorica di massima pendenza dello strato impermeabile, cioè dell' argilla; giacché se il manto impermeabile del sottosuolo era uniforme e orizzontale, non si guadagnava nulla facendo tagli o trincee isolate su terreno superficialmente quasi pianeggiante. (fig. 9).


5) La profondità della falda freatica attuale fluttua tra i 4,50 e i 6,00 m. e scorre attraverso lo strato sabbioso-argilloso e sull'argilla impermeabile. Ciò prova che lo spessore dello strato di argilla-sabbiosa varia notevolmente, e di conseguenza, lo strato di argilla è distribuito irregolarmente.

La sezione stratigrafica misura in un luogo determinato, solo 1,20 m. di spessore per la sabbia argillosa ma essendo le superfici del terreno sensibilmente orizzontali, come dimostra la disposizione dello strato calcareo (sfasciume) la cui parte superiore può essere presa come piano di riferimento per le successive misurazioni, se ne deduce che lo strato di argilla-sabbiosa, in certi luoghi, ha uno spessore maggiore dei 6,00 m. Infine, tutte queste trincee sono circondate da un canale-collettore perimetrale, che secondo la pianta alla scala 1:10000 ha una forma che assomiglia ad una spirale, a un settore del quale, quello unito alle trincee, versavano l'acqua prosciugata attraverso manti sotterranei permeabili.
Il canale collettore doveva avere in tutta la sua longitudine una pendenza che permettesse il drenaggio di tutta la zona verso un punto, o avere pendenze contrarie.
Dopo aver cercato di interpretare il funzionamenti e la logica impegnata nella costruzione del complesso delle buche, trincee e canali neolitici a Passo di Corvo, possiamo concretizzare ciò che è stato detto nel modo seguente:

1) Gli scavi realizzati formavano parte di un sistema di drenaggio di considerevoli estensioni di terra.
2) Prima della costruzione delle trincee e dei canali collettori, supponiamo una pianificazione delle opere mediante buche di sondaggio.

3) L'esecuzione isolata delle trincee aveva come obiettivo di tagliare le strutture impermeabili del sottosuoli che impedivano la comunicazione e la distribuzione omogenea dell'acqua sotterranea e impedire il suo affiorare alla superficie.
4) L'ubicazione, forma, dimensioni e orientamento generale delle trincee sono state regolate dalla struttura geologica del sottosuolo, particolarmente dello strato impermeabile argilloso.
5) Per finire, e tenendo presente i seguenti argomenti:
a) che la zona dove si trovano le trincee, se non vi erano villaggi, non può essere stata utilizzata comodamente per l'agricoltura dopo tanti tagli;
b) che non si trovano più trincee all'esterno del canale perimetrale, in particolar modo nelle zone oggi più pianeggianti; ciò può essere dovuto al fatto che sono coperte e che 1'erosione non si è potuta manifestare, o che il canale collettore perimetrale era sufficiente al prosciugamento di questa zona, dovuta all'uniformità e orizzontalità della struttura permeabile del sottosuolo.
c) osservando il piano topografico alla scala 1:10.000, si nota che il canale perimetrale bordeggia con precisione un tavolato che è per gran parte pianeggiante; non respingiamola possibilità che il tavolato circondato dal canale perimetrale sia stato un piccolo bacino naturale di raccolta di acqua e che ciò che di meglio si è cercato di fare con detto canale, sia stato di proteggere le parti più basse destinate all'agricoltura, in modo particolare quando questo bacino si riempiva d'acqua. Il luogo dove traboccava il liquido sarebbe stato nella parte dove si trovano le trincee a «C» e la cui funzione sarebbe stata quella di accelerare il drenaggio del tavolato.

Giuseppe LEUCI

Articolo tratto da "L'APPENNINO MERIDIONALE"

Annuario del Club Alpino Italiano, Sezione di Napoli - Napoli Castel dell'Ovo, 1991