PARAFRASI E SPIEGAZIONE DELLE POESIE:

ALLE FRONDE DEI SALICI & MILANO, AGOSTO 1943


ALLE FRONDE DEI SALICI

 

E come potevamo noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonate nelle piazze

sull’erba dura di ghiaccio, al lamento

d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lievi al triste vento.

 

PARAFRASI

E come potevamo noi poeti comporre dei versi

durante l’occupazione nazi-fascista,

fra i morti abbandonati nelle piazze

sull’erba gelida, al lamento

tenero e indifeso dei bambini, all’urlo straziante

della madre che camminava verso il figlio impiccato al palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici noi poeti

abbiamo appeso le nostre cetre

in segno di lutto.

 

SPIEGAZIONE

In questo componimento, Quasimodo rievoca gli orrori, le atrocità che si verificarono in Italia, dal 1922 al 1945 durante il regime nazi-fascista. Di fronte a tanta ferocia, il poeta dice una frase con un significato enorme: “ con il piede straniero sopra il cuore”, come potevamo noi poeti comporre versi?


 

MILANO, AGOSTO 1943

 

Invano cerchi tra la polvere

povera mano, la città è morta.

È morta: s’è udito l’ultimo rombo

sul cuore del Naviglio. E l’usignolo

è caduto dall’antenna, alta sul convento,

dove cantava prima del tramonto.

Non scavate pozzi nei cortili:

i vivi non hanno più sete.

Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:

lasciateli nella terra delle loro case:

la città è morta, è morta.

 

 

PARAFRASI

Inutilmente cerchi tra le macerie,

povero sopravvissuto, la città è morta.

È morta, s’è udito l’ultimo bombardamento

nel cuore della città ovvero nel Naviglio. E l’usignolo

che cantava prima del tramonto è morto,

 e con lui è morta anche la bellezza della natura.

Non scavate i pozzi nei cortili,

i vivi non hanno più il desiderio di restare in vita.

Non rimuovete i corpi per dargli sepoltura,

tutta la città è ormai un immenso cimitero.

La città è morta. È morta.

 

 

SPIEGAZIONE

Nell’agosto del 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale, la città di Milano è stata vittima di numerosi bombardamenti che provocarono distruzione e morte. L’autore di fronte a tanto orrore è pervaso da un sentimento di sgomento e di profondo dolore, perché non ha più speranza, infatti, sembra che il poeta scriva questa poesia per commemorare le persone morte nel bombardamento.


TESI & RELAZIONI

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