Aspanu

Il mio nono componimento ha per oggetto un’altra oscura figura dei tempi andati, Aspanu, un venditore di dolcetti al sesamo, che errava per Villa Bellini in cerca di clienti; come per Billonia, la fonte è stata il sito www.asicilia.it/cultura/storie, da cui riporto la seguente nota: “Era un venditore di ciambelline (‘nciminati). Alla fine dell’800 e nei primi anni del 900 si aggirava al giardino Bellini col suo cestello, colmo di quei dolcetti, «sospeso al collo con una cinghia e poggiato al ventre rotondetto» e «con una suadente cantilena esortava i bambini a piangere per ottenere dal papà i croccanti geminati col sesamo». Era un personaggio caratteristico «che non potremmo dire né giovane né vecchio: aveva passato, dicono, i 45 anni, ma aveva tutto l’aspetto di un ragazzo con la sua faccia rotonda e completamente priva di barba e dalla pelle liscia e per nulla afflosciata dall’età». Basso di statura e panciuto, era notissimo in tutta la città, ma nessuno seppe mai qualcosa della sua vita privata, neanche il suo cognome. Poi, «questo metèco venuto non si sa da dove» scomparve dalla circolazione: ormai carico di anni, anche se aveva sempre la faccia di un fanciullo, si rintanò all’albergo dei vecchi. E lì morì”.

 

Aspanu

Senza posa tutto il giorno

i sentieri del Giardino

percorreva intorno intorno

e, poggiando al ventre obeso

il suo povero cestino

di dolcetti al collo appeso,

invitava ogni bambino

a gettare strilli e piangere

per convincere papà:

 

«Piangi forte, piangi, o figlio,

piangi come meglio sai

e croccanti con il sesamo

grazie al pianto forse avrai

d’un sapore ineguagliabile

che non hai provato mai».

 

Era noto a tutti Aspanu,

un eterno giovinetto

dall’accento un po’ viddanu

e dal corpo assai minuto,

che celava nell’aspetto

col suo volto di velluto

gli anni andati: un dì costretto

ad entrare in un ospizio

non uscì mai più di là.

 

«Piangi forte, piangi, o figlio,

piangi come meglio sai

e croccanti con il sesamo

grazie al pianto forse avrai

d’un sapore ineguagliabile

che non hai provato mai».

 

Marco Tullio Messina