Note archeologiche sull'area di "Procoio"

 

dal web

di Sandro Lorenzatti



Sommario

* Introduzione
* Lo Stagno Ostiense
* Pianabella
* Procoio

 


Introduzione
L'area del territorio ostiense conosciuta col nome di Procoio, termine che le deriva dalla presenza di due fattorie così denominate (il termine procoio indica, nella campagna romana, un recinto per il bestiame), è delimitata a nord-est dalla via della Villa di Plinio, a nord-ovest dalla via Ostiense e dall'area agricola denominata Pianabella, a sud-ovest dalla Pineta che costeggia via dei Promontori, e a sud-est dal Canale dello Stagno.In età romana essa si configurava come una fascia costiera sabbiosa distesa tra lo
Stagno Ostiense ed il mare, la cui riva antica corrisponde più o meno al limite settentrionale dell'attuale pineta.
Per meglio individuare la natura dell'area di Procoio, è bene spendere alcune parole sullo Stagno ostiense e su Pianabella.


Lo Stagno Ostiense

Lo stagno era quanto rimaneva delle ben più ampie paludi che caratterizzarono il territorio ostiense fino alle soglie dell'età romana: col nome di Lacus Ostiae viene ricordato da Livio (XXVII, 11, 2), parlando dell'anno 209 a.C. mentre Tacito (Annales, XV, 43, 4) ricorda che nelle paludes ostienses furono gettate, su ordine di Nerone, le macerie provenienti dall'incendio di Roma, atto che costituisce una prima intenzione di bonifica dell'area.
Di questo stagno, bonificato tra la fine dell'800 e gli inizi del '900, rimane oggi il canale omonimo, comunicante col mare. Questo canale, di origine naturale, dovette ricevere una prima sistemazione in età romana, poiché da una iscrizione conservata oggi nella Villa Chigi sappiamo dell'esistenza di un ponte di legno, ricostruito in muratura sotto gli imperatori Caro, Carino e Numeriano (284 d.C.), sito leggermente più a monte dell'attuale (in
corrispondenza dell'asse della via Severiana), e distrutto nel 1943, quando il canale ricevette la sua sistemazione definitiva.

Pianabella

L'area agricola che oggi chiamiamo Pianabella, ebbe, a partire dal II d.C. circa, un utilizzo cimiteriale: essa infatti costituì l'espansione verso est di una delle necropoli di Ostia, la cosiddetta Necropoli Laurentina, e da essa provengono alcuni tra i più belli sarcofagi di età romana. Ancora oggi si notano cinque dossi che tagliano l'area da nord-est a sud-ovest, corrispondenti ad altrettante vie cimiteriali (i dossi sono infatti formati dal crollo delle tombe costruite sui lati delle vie).
Nei pressi dell'odierno cimitero esiste ancora la chiesa di S. Ercolano, dedicato probabilmente ad un martire ostiense del III d.C.: l'analisi delle strutture, in parte realizzate con materiale di recupero, induce a datare la sua prima fondazione al V d.C.
Più a sud, nel 1976, venne invece scoperta una Basilica cristiana, databile probabilmente ad età costantiniana (inizi IV d.C.): alcuni studiosi la identificano nella basilica dedicata ai SS. Pietro, Paolo e Giovanni menzionata nel Liber Pontificalis; altri sono invece propensi ad identificarla nella basilica di S. Lorenzo, costruita da un Gallicano, martire sotto Giuliano imperatore (IV d.C.), che le fonti tarde indicano appena fuori della Porta Laurentina. È probabile, come viene suggerito, che Gallicano si sia reso  benemerito per alcune donazioni fatte alla basilica di cui sopra, e che il nome di S. Lorenzo sia derivato alla chiesa in epoca tarda dalla vicinanza con la Porta Laurentina.

Procoio archeologica

Lungo la fascia costiera oggi denominata Procoio, vennero realizzati a partire dal I d.C. una serie di edifici, soprattutto ville residenziali, nell'ambito di un piano di edilizia "marittima" che, in età imperiale, interessò tutta la direttrice costiera meridionale (già Rodolfo Lanciani, agli inizi del secolo, aveva individuato nella sola riserva di Castel Porziano almeno 9 ville).
L'asse stradale che caratterizzava questa direttrice costiera, la via Severiana, venne realizzata solo tra la fine del II e gli inizi del III d.C. (in età severiana, appunto), probabilmente utilizzando un percorso costiero già consolidato, che univa tra loro le ville, collegandosi poi con i tracciati della via Ostiense e della via Laurentina.
L'unica campagna di indagini archeologiche effettuata dalla Soprintendenza di Ostia nell'area di Procoio, venne effettuata tra il 1980 ed il 1986 (altre indagini effettuate precedentemente, tra il 1957 ed il 1959, ebbero il solo
scopo di delimitare le aree da sottoporre a vincolo). Durante queste indagini vennero analizzati i seguenti monumenti (da est ad ovest, ovvero dall'area presso il Canale dello Stagno alla via Ostiense):
1 - Muro a contrafforti
Si tratta di un muro lungo 160 metri del quale venne scavata solo la parete est (la parte verso il mare rimane ancora interrata), nella quale vennero rilevati 39 contrafforti (muretti posti ortogonalmente alla parete), distanti l'uno dall'altro, mediamente, circa 3 metri, per un altezza media della struttura di metri 2 circa.
La struttura è interamente realizzata in opus reticulatum con ammorsature di blocchetti di tufo, e presenta diverse fasi edilizie che vanno dal I al IV d.C. (benché, con ogni probabilità, essa sia nel complesso databile al I d.C., cui risalgono anche numerosi frammenti di ceramica, tra i quali spiccano quelli invetriati a vernice verde).
L'interpretazione funzionale di tale struttura rimane ancora incerta: la scoperta di due ingressi, aperti successivamente, che si affacciavano sul lato a mare, e la presenza di numerose tracce di intonaco dipinto a motivi floreali colorati, indurrebbero a ritenere che essa costituisse qualcosa di più che una semplice opera a carattere funzionale.
2 - Complesso termale
I resti visibili di questo complesso termale si stendono su di un'area di circa 40 x 30 metri. L'analisi, ancora parziale, delle murature laterizie e delle fondazioni ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che il monumento sia stato edificato in età traiano-adrianea (fine I - inizi II d.C.) sopra un nucleo preesistente. Altri interventi in opera listata (cortina di laterizi alternati a blocchetti di tufo) indicano probabilmente l'utilizzo della struttura fino ad età relativamente tarda. Il complesso si articola intorno a due vasche, il frigidarium ed il calidarium: quest'ultimo, insieme ad altri ambienti adiacenti, era riscaldato col sistema tradizionale delle suspensurae (una intercapedine sotto il pavimento che veniva riscaldata da un forno) e dei tubuli ("tubi" di terracotta fissati lungo le pareti, che poi venivano solitamente ricoperte con lastre di marmo, attraverso i quali passava aria calda). Le due vasche hanno forma rettangolare con abside su uno dei lati corti. Ancora non è chiaro il rapporto esistente tra il complesso termale vero e proprio ed altri ambienti che si sviluppando verso est: non è escluso che si tratti, piuttosto che di un complesso termale isolato, di una villa residenziale dotata di terme private. Oltre a questi due monumenti di grande rilevanza, si notano anche altre emergenze:
3 - Rudere presso le terme
A circa 500 m dalle terme, verso nord-ovest, si nota un rudere in opera laterizia. Esso è quanto rimane di un grande ambiente coperto a volta di funzione ancora incerta. La presenza di alcune absidi potrebbe indurre a considerarlo un ninfeo (fontana monumentale), ma i dati a disposizione sono ancora troppo esigui per un'interpretazione certa.
4 - Rudere
Un altro rudere, di dimensioni maggiori del precedente, è visibile proseguendo per altri 500 metri circa ancora verso nord-ovest. La struttura, in gran parte coperta da rovi, e quindi quasi totalmente illeggibile, appare realizzata in opera listata, e quindi databile ad un epoca successiva la metà del II d.C.
5 - Via Severiana
Nell'area di Procoio, il tracciato della via Severiana è stato ricostruito con buona approssimazione sia rilevando i resti ancora visibili, sia effettuando numerosi saggi.
6 - Ville interrate
Lungo il percorso della Severiana sono ben visibili almeno 4 dossi che rivelano (per la quantità di frammenti di strutture murarie emergenti) altrettanti edifici, probabilmente ville private destinate in parte alla residenza ed in parte allo sfruttamento agricolo del territorio.