PARROCCHIA

DEI SANTI SEBASTIANO E ANTONIO DI PADOVA

CHIESA S. ANTONIO

‑ SCARCELLI -

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Anno Sociale 2003/2004

 

CATECHESI FAMIGLIE  -  SABATO ORE 19:00

 

 

Commento al Vangelo di Luca

capitolo 8 versetti  19 - 56

 

 

In questi versetti Luca ci descrive degli episodi compiuti da Gesù, abbastanza forti da comprendere; il primo è quello sui “veri parenti di Gesù”.

Come ci descrive Luca, Gesù si trovava in Galilea, e Maria e alcuni parenti, si mettono in viaggio per andarlo a trovare. In questi versetti emerge il grande amore e desiderio della madre di Gesù che va alla ricerca del proprio figlio, per poterlo salutare, poterlo guardare negli occhi, poterlo aiutare nelle sue difficoltà.  E’ una mamma che ha cura del proprio figlio, è una mamma che si preoccupa; si ha la sensazione infatti che Maria sia a conoscenza degli spostamenti di Gesù, o, attraverso le notizie diffuse dalla gente, oppure attraverso qualche discepolo che Gesù invia dalla madre per tenerla informata. Maria, aveva visto crescere Suo figlio in sapienza e verità, e sapeva che si trovava nella Sua piena attività pubblica, e non voleva essere di intralcio. Però, nel Suo cuore aveva quel desiderio di abbracciarlo, di poterlo accarezzare. Giunti in Galilea, ebbero però una sorpresa non piacevole soprattutto per la madre; Gesù era sempre circondato dalla folla. Infatti, intorno a Gesù ci sarà sempre folla, un po’ per seguirlo, un po’ per acclamarlo, ed alla fine per crocifiggerlo. Quindi, non appena giunti, Maria vedendo tutta quella folla attorno a Gesù capì, che quella folla li avrebbe sempre più allontanati, e così mandò qualcuno più agile ad avvisare Gesù annunciando “Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti”. Gesù, sicuramente a quella notizia avrà avuto nel proprio cuore, tanta gioia, pensando di potere abbracciare sua madre, ma invece risponde “Mia Madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Luca, conclude questo versetto in modo  netto con le parole di Gesù, non dicendo più niente, come a voler far riflettere sui reali sentimenti di Gesù e sua madre.

Qui, una nostra riflessione, potrebbe essere quella  che Gesù non si sentiva più sottomesso a Sua madre (in senso buono), come lo era stato da piccolo e soprattutto, quando viene rimproverato dai genitori nel tempio, dove, Lui risponde “che si doveva occupare delle cose del Padre”. Quindi, probabilmente Gesù, pur dispiacendogli, dà quella risposta, pensando che, in quel momento Sua madre non avesse bisogno di Lui, e che la cosa principale fosse quella di continuare la Sua missione, cioè annunciare la parola di Dio.

Continuando, nei versetti di Luca, andiamo a commentare “la tempesta sedata”. In questi versetti, Luca ci racconta che un giorno Gesù mentre si trovava su una barca con i suoi discepoli, per passare dall’altro lato della riva, all’improvviso, fu colpita da una tempesta così violenta, che i discepoli si spaventarono. Gesù, dormiva, (qui il dormire di Gesù non indica stanchezza, ma serenità, dominio delle cose) ed i discepoli lo svegliarono supplicandolo, di salvarli. Egli disse loro: “perché avete paura uomini di poca fede”? Quindi, alzatosi sgridò i venti e il mare, lasciando stupore fra i presenti, i quali si chiedevano, chi fosse colui che comandava i venti e i mari. In una prima lettura, quello che emerge è la fede dell’uomo in Dio. Per potere diventare discepoli di Dio, l’uomo deve avere piena fiducia in Lui, e questo viene solamente attraverso la conoscenza spirituale. La conoscenza, oltre che venire dall’ascolto della parola di Dio, viene anche dalle opere che ognuno compie nel Suo nome. Secondo noi, il potere esprimere le nostre riflessioni su questi versetti, ci aiuta a capire meglio quello che Gesù vuole da noi, ci stimola a cercare il significato e, quindi comprendere la Sua parola, anche se non conosciamo ancora del tutto la Bibbia. Quindi diventare discepoli di Dio, significa saper affrontare la vita cristiana con coraggio e vincere la paura che, spesso, ci affligge nel testimoniare. Infatti, in questo racconto, i discepoli pur avendo fede in Gesù, si rivolgono a Lui timorosi, è ancora una fede insufficiente. Chi invece ha piena fede non ha paura; la fede è accogliere Dio nella propria vita, è avere il coraggio di lasciare tutto e tutti e seguire Gesù. Ma l’uomo, nel suo essere, spesso si lega ai piaceri terreni, tralasciando queste cose, importanti per la salvezza, quindi, si nasconde dietro bugie, dietro giustificazioni, dietro il denaro, e non capisce che qui siamo solo di passaggio, e che niente di quello che abbiamo sarà importante per Dio. Averlo messo all’ultimo posto in questa vita, certo non ci aiuterà a conquistare il Paradiso.

Continuando, in questi versetti Luca ci racconta “dell’indemoniato geraseno”. Arrivati dall’altra parte del mare, nella regione dei Gerasèni, non appena Gesù scese dalla barca, gli venne incontro un uomo posseduto dal demonio. Questi abitava nei sepolcri, e nessuno riusciva più a domarlo e a legarlo con le catene, in quanto riusciva sempre a liberarsi. Portandosi ai piedi di Gesù gli disse: “che vuoi da me, figlio del Dio Altissimo? Ti scongiuro non tormentarmi”. Infatti, Gesù chiedeva allo spirito immondo di uscire da quell’uomo, e gli chiese come si chiamava, rispose “Legione”, (ricordiamo qui la legione romana, quindi di conseguenza questo nome indica “guerra”), perché erano molti. Sul monte c’era un branco di porci che pascolavano, e gli spiriti lo scongiurarono di mandarli in quel branco, ed Egli glielo permise. Non appena entrati, tutti i porci si buttarono nel burrone annegando in mare. I mandriani alla vista di tutto ciò fuggirono, raccontando per la città quello che era successo, mentre altri accorrevano per vedere il fatto. Videro l’indemoniato seduto ai piedi di Gesù vestito e sano di mente, ed ebbero paura, pregando Gesù di andarsene; mentre stava per salire sulla barca, l’uomo guarito chiese a Gesù se poteva seguirlo, ma Lui lo invitò a tornare a casa, raccontando a tutti quello che il Signore aveva fatto. I porci che si buttano nel mare, certo è una scena sconvolgente per l’uomo di tutti i tempi, infatti Gesù stava liberando la terra dal male e dal maligno. Questo avrebbe dovuto portare gioia tra i presenti, invece, con la perdita di tutti quei porci,  i Geraseni non si sentirono di pagare un prezzo così alto, e lo pregarono di andarsene. Infatti, l’uomo parla spesso di libertà, ma non appena vede che c’è un prezzo da pagare ritorna sui propri passi.

Rientrato, attorno a Gesù si radunò una gran folla, e per primo si avvicinò a Lui un certo Giairo, pregandolo di salvare sua figlia. Gesù andò con lui, e mentre tutta la folla lo seguiva, e lo stringeva, una donna affetta da emorragia, con fede semplice, toccò il Suo mantello, e subito il flusso di sangue cessò. Gesù sentì come una potenza uscire da Lui, e voleva sapere chi lo aveva toccato, ma i discepoli gli dissero: “Tu vedi quante persone ci sono intorno a Te”. Ma Lui voleva conoscere la persona che lo aveva toccato, e la donna intimorita si gettò davanti dicendogli la verità. Nel frattempo era arrivata la voce che la figlia del Giairo, era morta, Gesù qui fa intendere, che non ha paura della morte, e ascoltando la notizia incoraggia il padre a non temere, e di avere fede. Qui per non sembrare la fede fondata sui miracoli, Gesù, infatti non fa entrare nessuno, all’infuori dei tre discepoli, del padre e la madre della fanciulla. Egli, fa allontanare le lamentatrici, dicendo che quello non era il luogo e che la bambina dormiva e non era morta. Col risveglio della figlia di Giairo, Gesù raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto, e che non era quello il momento. In questo brano assistiamo a due miracoli: la guarigione di una danna affetta da emorragia e la risurrezione della figlia di Giairo. Tutte e due portano alla vita. Per l’uomo, secondo noi, l’aspetto più pauroso è la morte, infatti come viene detto nel racconto “perché disturbi ancora il maestro”, visto che tua figlia è morta ? ….. mentre contro la malattia si può combattere e vincerla, e come quando si dice finchè c’è vita c’è speranza, ma di fronte alla morte non c’è rimedio. Praticamente il racconto dice questo. Però, dice anche, che  avere fede in Dio, è diverso; dal punto di vista umano, la vita dall’uomo viene vista come provvisoria e la morte definitiva. Invece, dal punto di vista cristiano, la morte è provvisoria e la vita è definitiva ed eterna, tutto dipende dalla conversione e dalla fede in Dio. 

 

 

Scarcelli 16.6.2004

Famiglia Giovanni e Giusi Forestieri