Parrocchia

dei Santi Sebastiano e Antonio di Padova

Chiesa S. Antonio –  Scarcelli  –

Catechesi Famiglie – Sabato ore 18:30

Anno Sociale 2007/2008

Luca cap. 16 vers. 1-31.

 

I temi principali in questo capitolo di Luca sono: l’amministratore disonesto, il ricco e Lazzaro.

La parabola raccontata da Gesù, dell’amministratore disonesto, e assai semplice nella sua descrizione. Parla della disonestà di un amministratore nei confronti del suo padrone, essendo questo disattento e distratto non faceva altro che sperperare i beni del padrone. C’e una leggerezza in quest’uomo, manca di attenzione, necessaria per chi svolge un compito così importante come quello di amministrare i beni altrui. La parabola dice che l’amministratore è disattento e svogliato nelle cose del padrone, invece il padrone è un uomo attento, vigile e sa quando intervenire. Qui appare una delle leggi fondamentali del regno di Dio. Infatti chiunque è posto a vigilare, deve osservare e stare con gli occhi aperti affinchè non venga sperperata la ricchezza che il Signore ha posto nelle nostre mani. Noi cristiani abbiamo grande responsabilità affinché non accadono cose irreparabili. “L’amministratore disse tra sé: che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? ……..” Notiamo come l’amministratore prima di tutto fa questa riflessione, ma non è ancora disonesto. Il suo futuro è a rischio, tanto da dover pensare come costruirselo. Infatti tutto il racconto di Gesù è concentrato sull’amministratore che cerca di costruirsi un futuro terreno. Non ha forza per lavorare, si vergogna di mendicare, allora che fa, inganna ancora una volta e con piena convinzione il suo padrone. La disonestà dell’amministratore è un furto pensato, e con questa sua disonestà cerca di assicurarsi un futuro. Infatti,Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.” Casa fa di disonesto? Chiama i debitori del padrone decurtando il dovuto, e così facendo avrebbe potuto garantirsi un futuro alle sue necessità. I versetti continuano dicendo come il padrone non loda la disonestà ma loda la scaltrezza. Infatti, comprendiamo come questa persona le cose sue se le sa fare bene, al contrario di quelle del padrone. La parabola infatti è concentrata proprio su questo sulla scaltrezza e l’abilità di quest’uomo di crearsi un futuro  piacevole e meno scabroso possibile. Gesù ci fa comprendere che anche noi,  figli della luce, dovremmo usare la stessa scaltrezza per il bene e per reggere il regno di Dio, perché se no, anche noi con la nostra pigrizia come quella dell’amministratore rischiamo di far fallire nella nostra comunità il lavoro che tante altre persone hanno fatto con impegno e amore. Leggendo questi versetti, comprendiamo che non serve arricchirsi sulla terra, in quanto la volontà di Gesù è assai chiara, e cioè che la ricchezza che ognuno di noi possiede la doni ai poveri, perché saranno loro ad accoglierci nel regno di Dio. Inoltre, vuole che il Suo discepolo sappia usare la propria ricchezza, affinché possiamo guadagnarci il Regno dei cieli. Per Gesù, “la disonesta ricchezza “ è quando chiudiamo il nostro cuore ai poveri ai bisognosi, facendo così non avremmo un cuore onesto con la conseguenza che non si pensa al proprio futuro. Per Gesù la fedeltà e la disonestà si misura sul poco e non sul molto, infatti per provare il nostro cuore basta poco anche con un piccolo gesto fatto con amore e onestà, ma spesso capita che l’uomo chiude gli occhi per non vedere, nascondendo la verità anche alla propria coscienza. La fedeltà per Gesù  nella disonesta ricchezza è la nostra capacità di condividerla con quanti ne hanno di bisogno. Quindi, Gesù non punisce la persona ricca ma vuole che questa ricchezza sia condivisa con i fratelli che ne hanno di bisogno. Ricchezza che magari non ci appartiene. Ed allora come può Gesù affidarci quella vera? Infatti, il Signore difficilmente affida questa ricchezza alle persone che mostrano di non avere un cuore grande verso tutti. Diventare amministratori di Dio significa mostrare piena fedeltà alla Sua Parola e ai Suoi comandamenti.

I versetti continuano dicendo “E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?” Da queste parole deduciamo che un comportamento disinteressato, produce danni irreparabili. Infatti, l’uomo ha nella mani la chiave per un attento esame delle cose, del comportamento da assumere, delle decisione da prendere, agendo così con la massima certezza. A volte però pur vedendo il male rifiutiamo di prendere delle giuste decisioni a causa del nostro cuore non pronto all’amore e alla fede. Non sempre il Signore dona la lettura del proprio cuore, ma sono in pochi a poterlo fare specie a chi è attento ed umile e pieno di buone volontà con il desiderio di lavorare nel Regno di Dio. Importante quando Gesù dice. “Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».” In questo versetto comprendiamo la logica del discorso di Gesù: o la terra o il cielo, o gli uomini o Dio, o la ricchezza o la povertà, o Dio o il Dio denaro (mammona). Gesù è chiaro, nessuno può pensare di ingannare se stesso, pensando di stare con un piede nella casa di Dio e con l’altro nella casa mammona. E’ la più grave stoltezza che possa capitare all’uomo, perché non possiamo avere un cuore diviso, in quanto chi ha fede il proprio cuore lo dona al Signore. Ai giorni d’oggi l’uomo tende ad essere schiavo delle cose del mondo, preso dalla frenesia della vita, tralasciando, o meglio non avendo il tempo di andare incontro al Signore e ascoltare quella che Lui ha da dirci. Nei versetti parla come “I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.” Comprendiamo come Gesù era un uomo fuori dal mondo e non certamente del mondo dell’uomo, in quanto chi vive la storia degli uomini sa quanto vale il denaro e la sua importanza. Ma anche senza denaro tutto è possibile a Dio, perché la differenza sta nella fede e la differenza la fa Dio. Il peccato dei farisei consiste nel giudicare gli altri uomini, prendendosi come misura loro stessi, condannandoli come peccatori. Solo Dio conosce il cuore di ognuno e solo Lui può vedere il male che abita in esso. Infatti, chi conosce il proprio cuore sa le difficoltà che ci sono per mantenerlo sempre puro e vivo nella fede. Nel regno di Dio non si entra con facilità, ma solo attraverso un forte impegno, questo impegno consiste nell’aiutare il prossimo, le persone che hanno di bisogno, ma noi facciamo tutto questo?. Gesù ci parla anche dell’indissolubilità del matrimonio, infatti, l’unione coniugale con persone già sposate, è adulterio. Questa è la legge di Dio. Ma oggi l’uomo cerca di cambiare questa legge, perché la ritiene antica, e non si adatta alle moderne teorie sul libero amore, sulle libere unioni, sul divorzio. Ma perché l’uomo cerca questa libertà ? Crediamo che l’origine di tutto questo sia la mancanza di fede, di conoscenza della Parola, e di quella cristianità che molti professano di avere e che invece non hanno. 

Nella parabola “C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente”…. viene descritta la storia di un uomo che vive solo per il suo corpo, infatti non ha un’anima né uno spirito, avvolge il suo corpo con indumenti pregiati, soddisfacendo il suo palato e il suo ventre con banchetti. Non mangia perché ha fame ma per il piacere della gola. Gesù, ci descrive ora la storia di un mendicante che giace alla porta di questo uomo ricco, coperto di piaghe, senza vestiti, affamato. La sua condizione è paragonata a quella di un cane, poiché il cane beneficiava degli avanzi della tavola dei padroni e della compassione degli uomini, lui nemmeno quello, infatti la sua sofferenza la condivideva con i cani che in qualche modo le leccavano le ferite. Un giorno l’uomo morì, notiamo quanto la storia è breve, e Lazzaro entra nel regno dei cieli nel seno di Abramo, non si parla nemmeno che fu sepolto, invece del ricco ci fu sepoltura e ben altro. Infatti, quell’uomo ricco che aveva vissuta la vita terrena solo per il corpo, si trova con l’anima dannata nei tormenti di una fiamma che lo tortura. Mentre Lazzaro è con Abramo nella pace e nella serenità. Il ricco, vuole che Abramo abbia pietà di lui e mandi Lazzaro a bagnarli con la punta del dito la lingua. La casa che colpisce tanto è la pochezza della quantità d’acqua che chiede.  Abramo, risponde che ormai si trovano nell’eternità, ed è il frutto della vita terrena. Quindi il terreno è dove ciascuno di noi è posto per coltivare la sua eternità. Abramo dice al ricco che lui ha già goduto nella vita terrena pensando solo per il suo corpo e niente per l’anima, portandolo così alla dannazione eterna. Lazzaro invece, ha lasciato tutto per l’anima nutrendola di pace e serenità. Tutto ciò ci fa comprendere quanto ciò sia importante per il cristiano, bisogna che questa verità sia messa nei nostri cuori per costruire la nostra eternità nel Regno dei cieli. Nella vita i beni dell’uomo si possono trasferire nell’altro, una persona ricca li può donare a un povero, e così ricevere i beni spirituali di cui l’altro è ricco. Ma una volta morti niente più è possibile. Il ricco ora si preoccupa dei suoi fratelli che vivono come lui e vuole che non vadano in quel tormento. Vorrebbe che attraverso Lazzaro fossero avvisati.  “Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino loro” Neanche questo desiderio può essere esaudito, in quanto i morti non possono avvisare i vivi. Chi ci avvisa quotidianamente sono Mosè e i Profeti, uomini di Dio inviati perché annunciassero la Sua volontà, accompagnandoci verso la via della salvezza attraverso la Parola. Oggi bisognerebbe essere più seri in quanto il mondo sta abbandonando la via della Parola. La felicità eterna viene dall’ascolto della Parola e solo così l’uomo può conoscere quello che Dio vuole da ciascuno di noi. Il ricco non si convince è vuole convincere Abramo che la via della conversione e del pentimento passa attraverso l’invio di Lazzaro ai suoi fratelli. “Abramo rispose:  Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».” Abramo dalla risposta che da al ricco ci fa comprendere che se la verità non viene ascoltata dai Profeti e da Mosè come può essere ascoltata da uno che risuscita dai morti?. Quindi la via della conversione resta solo quella della fede che passa dalla Parola di Dio comunicata da uomo vivo ad uomo vivo. Tutte le altre vie sono escluse, tutto questo ci deve far riflettere. La parabola del ricco ingorgo e del povero Lazzaro è la spiegazione di Gesù alla parabola dell’amministratore disonesto. Concludendo questo capitolo la cosa che ci viene di dire e che senza la Parola di Gesù non vi è salvezza. Bisogna che il cristiano accolga tutto questo nel proprio cuore, e creduto nella mente e che vissuta dall’anima si trasforma in carià. Amen…

Scarcelli 19.04.2008

Famiglia Forestieri