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Il “Caleidoscoppio" & Le Ombre dei fantasmi presentano* * *Luisona Day* * *sabato 9 DICEMBRE 2006

Letture di brani tratti da Bar Sport e Ballate di Stefano Benni per il trentesimo anniversario della pubblicazione del mitico esordio del Lupo (Benni) presso il Bar dello Sport di Cala Gavetta a La Maddalena dalle ore 18 alle 20 Piccola festa della lettura condivisa tra amici e simpatizzanti del LUPO aperta a tutti con la partecipazione di Ramon del Monaco alla chitarra Si ringraziano: la professoressa Marina Spinetti- La Libreria dell’Isola e la famiglia Lai del Bar dello Sport

LA LUISONA (LUCIA)

Al bar sport non si mangia quasi mai. C’è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali,spesso veri e propri pezzi d’artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali ormai. Le conoscono una per una, Entrando dicono: “La meringa è un po’ sciupata, oggi. Sarà il caldo”. Oppure:” E’ ora di dar la polvere al krapfen”. Solo, qualche volta il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacrario. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce:” Hanno mangiato la Luisona!”. La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo. La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perchè il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena un’ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era vendicata. La particolarità di queste paste è infatti la non facile digeribilità. Quando la pasta viene ingerita, per prima cosa la granella buca l’esofago. Poi, quando la pasta arriva al fegato, questo la analizza e rinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e lasciandola passare. La pasta, ancora intera, percorre l’intestino e cade a terra intatta dopo pochi secondi se il barista non ha visto niente, potete anche rimetterla nella bacheca e andarvene.

LA PESCA COL BOERO (DONATA)

La pesca col boero si fa partendo dalla base di un cartone da bucare.Con cento lire si fa il buco e si scopre una pallina colorata che dà diritto ad un premio.Dietro al cartone sono in mostra conigli di stoffa alti come utilitarie,uova di Pasqua gigantesche e mostruosi cani di peluche che portano sulla schiena frane di cioccolatini. Ma nessuno a memoria d’uomo, ha mai visto vincere uno di questi oggetti.Un vecchietto,a Varese,giurò di aver visto con i propri occhi un soldato tedesco vincere nel’44 un’oca gigante piena di caramelle,ma non venne creduto e fu bollato come arteriosclerotico.A questa pesca è invece molto facile vincere boeri:sono boeri al liquore ma normalmente, aprendoli,si scoprono avanzati processi di cristallizzazione,stalattiti,blocchi di cemento,tutto,insomma,all’infuori del liquido originario.In un boero a Parma,un professore di liceo scoprì una grotta naturale calcarea,con fiume sotterraneo,ricca di minerali sconosciuti. La pesca al boero è molto seguita nei bar dei centri minori,dove molte persone hanno dovuto contrarre ipoteche sulla casa per potersi permettere il “vizio”,e da anni nutrono i loro figli a boeri. Il bucatore di boeri,normalmente,viene gettato sul lastrico dalla sua insana passione nel giro di pochi anni,e finisce intossicato da alchermes in case di cura,dove passa tutto il suo tempo a fare buchi nelle scatole da scarpe….con uno stecchino…..

IL CAFFE’ DELL’INGEGNERE (GABRIELLA)

Due volte al giorno, nel bar, il barista mette una tazzina sul banco e declama:”Prrrronto il caffè dell’Ingegnere!”. Tutti si fanno da parte lasciando libera una porzione di bancone.Momento di silenzio generale.La tazzina resta miracolosamente al suo posto.L’Ingegnere è scomparso, o più verosimilmente,c’è ma è invisibile.Il barista infatti non si preoccupa.Dopo due ore riprende il caffè, lo scalda e ve lo serve espresso.

I GATTI DA BAR (NIETTA)

IL TRIPPONE: Gatto gigantesco, di colore scuro,che sta sempre su una sedia come un sacco di cemento.I clienti del bar lo spostano in continuazione con sforzi inauditi.Nessuno l’ha mai visto muoversi di sua iniziativa.Clamoroso il caso di un gatto di un bar di Casalecchio, detto Carnera, il quale continuò a passare da una sedia all’altra per quindici giorni,benché fosse regolarmente morto: nessuno si era accorto della differenza. L’AFFAMATO: Gatto esangue e magrissimo, con una batteria di costole in bella evidenza.Appena vede del cibo miagola con tutte le sue forze; mangia avanzi enormi e si strangola.Vive in tribù di venti esemplari, con a capo una vecchia baffuta. LO SPORTIVO: E’ un gatto che balza su tutto quello che si muove, vi addenta la cravatta, vi ribalta il caffè, si fa le unghie nei calzini.Persiste nell’atteggiamento anche a venti anni gatteschi, corrispondenti ai centoventi anni umani.A volte porta scarpe da tennis .Per la sua mancanza di serietà, vola speso fuori dal bar, dove travestendosi da micino sperduto trova subito un’altra sistemazione e ricomincia a rompere.

LE DUE ANZIANE SIGNORE (CATERINA)

Queste signore sono sedute appartate, a un tavolino d’angolo.Hanno al collo una stola di volpi spelacchiate, che vi fissano con gli occhi di vetro sbarrati.Ai loro piedi ci sono due barboncini ottantenni, che vi fissano con gli occhi sbarrati. A volte, se le anziane signore sono molto povere,addestrano i barboncini ad arrampicarsi sul collo, e quelli stanno immobili, fingendosi pellicce.Le signore mangiano dei piccoli bignè,schizzandosi la crema in faccia, e devono tè, ingollando anche il sacchettino perché non ci vedono.I barboncini dormono soto il tavolo, poi di colpo si svegliano in preda a un raptus arteriosclerotico e cominciano a trmare e ringhiare come un motore che non parte, finchè le signore non danno una tiratina al guinzaglio e li strafocano. Le signore parlano di disgrazie.Si comunicano il numero di morti della settimana, le operazioni, le figlie incinte, le macchine rubate e i mariti fuggiti.Il loro tono di voce è gaio e stupito:se state a qualche metro, potete pensare che stiano parlando di ricamo;ma se vi avvicinate, sentite un ping-pong di necrologie da far rizzare i capelli in testa.Gli amici e i conoscenti delle signore,quando le vedono, scendono con una mano all’interno del cappotto in uno strano gesto di saluto.

RISTORANTE DI LUSSO (ANDREA)

Il ristorante di lusso ha, rispetto al ristorantino tipico il vantaggio di essere situato in centro, e quindi di essere facilmente raggiungibile.Ce ne sono di molti tipi: il primo è quello, diciamo così classico. Si vanta di avere una lunga tradizione; è costellato di diplomi di gastronomia di Amici della buona cucina, Amici della buona tavola, Accademici del vino, Cavalieri della forchetta, Lancieri del culatello, e così via. L’ambiente è in stile vecchio: grandi lampadari, specchi, statue, teste di Bacco, foto di tenori dagli sguardi fieri e di colossali soprano tedeschi. Questo vecchio ristorante, nella guida, è segnato con tre pagine intere di forchettine, coltellini e cucchiaini. I camerieri sono distinti e pallidi: fanno orario dalle nove alle due, poi rientrano nella bara. Il menù è in francese rigorosissimo e ha un’apertura alare di due metri. A volte questi ristoranti sono veramente troppo vecchi, e qualcuno cade in disarmo. I camerieri sono pieni di tremiti e non è possibile ordinare minestra in brodo. Il più famoso di tutti era il Saint-Gobain, il locale dove si riuniva l’aristocrazia torinese per le occasioni importanti, come la partenza per una nuova crociata o una guerra d’indipendenza ben riuscita. Questo locale aveva ormai seicentoventotto anni. Il maitre ne aveva centoventi e da centotré cercava di dar via una porzione di fagiano avanzata a Cavour, quindi si presentava sempre ai clienti con un : “Le consiglio il nostro fagiano” , ma tutti sapevano la storia e nessuno ci cascava, finchè si decise di fare il fagiano monumento nazionale con un contorno di patate di travertino. La specialità del ristorante erano da tempo le crepes. Ce n’erano di buonissime con la marmellata e ce n’erano anche di enormi nei muri e sul soffitto, finchè un giorno il ristorante crollò e rimase in piedi solo una statua di D’Annunzio e un cameriere bravissimo con venti bicchieri a raggiera in ogni mano. Ma ci sono altri tipi di ristoranti di lusso. Molto diffuso è il ristorantino intimo, per una cenetta a due. Si mangia in piccolissimi separé, con una musica languida nell’aria. Le porzioni sono molto intime anche loro: un solo maccherone al sugo, l’ultimo metacarpo di un’ala di pollo con contorno di pisello e, per dolce, una crème-caramel grande come un gettone telefonico. I camerieri sono molto discreti e silenziosi e camminano con due filetti al sangue sotto le scarpe per non fare rumore. In questo ristorante è d’obbligo lo champagne, che viene posto in un secchiello pieno di ghiaccio, per poi essere versato nella scarpina della dama. Il Bordeaux va invece bevuto in una pantofola di pelo, e il Barolo in uno scarpone da montagna. I prezzi variano dalle venti alle cinquantamila lire, con punte di centomila se il ristorante è molto ben frequentato. Un piatto di rigatoni costa, ad esempio, tremila lire se mangiato in un tavolo d’angolo; ma se dal vostro tavolo vedete la schiena di Tognazzi il prezzo sale a cinquemila lire. Per seimila lire potete far alzare Strehler tutte le volte che vi chiamano al telefono. Con ventimila lire potete prendere una porzione d’aragosta a metà con la Furstenberg, o una minestra di verdura tenendo Fanfani sulle ginocchia.

BUON NATALE (GENNARO)

Oggi al bar siamo tutti più buoni. E’ più buono Eros il tecnico. Dice che Chinaglia, in fondo in fondo, se imparasse a giocare di testa….Fornara ha perdonato a Stambazzini un’uscita con l’asso di coppe per cui non gli parlava dal ’68. E’ più buono il caffè. Il barista lo fa con la miscela delle grandi occasioni, bello caldo e concentrato come se dovesse tirare un rigore. E’ più buono Muzzi. Ha portato l’albero. L’ha segato, di notte, ai giardini comunali. E’ pieno di cuori, frasi d’amore, segni di pallonate e pisciate di barboncini. Non importa, è il pensiero che conta. Nevica, le scarpe gniccano. I bambini schiacciano i nasini sulle vetrine dei negozi di giocattoli. Cocosecco schiaccia il nasone sul vetrinone di un negozio di alimentari e la commessa sviene. Poluzzi fa il papà Natale nel sottopassaggio a cinquecento lire l’ora. Nando spala la neve nei giardini-bene e la tira dentro alle finestre degli emigrati, tanto non hanno il riscaldamento. Nella via illuminata a festa le pellicce si accarezzano nel traffico, facendo le fusa. E’ Natale. E’ più buono il vigile, che mette le multe col rametto di vischio. E’ più buono il nonno da bar, che va a sputare fuori. Trinca viaggia con una sporta con capitone, tacchino e cappone. E’ la tradizione. Dai domenicani hanno fatto un presepe, tutto di marzapane. Il Cinno, di nascosto, mangia i re magi e scappa a confessarsi. Fili d’argento si tendono tra il cielo e la terra. E’ una festa per tutti. Al Rotary pranzo gratis per i bambini poveri. Obbligatorio lo smoking. Al bar ci scambiamo i regali. Sigari, cambiali, abbonamenti di tribuna. L’ albero, decorato con krapfen e candele di motorino, lampeggia e spande intorno un calore confortante. E’ indubbiamente Natale. Tacchino per tutti. Ai malati dell’ospedale, dentro al brodo. Al carcere, al manicomio e in caserma. E a mezzanotte, ragazzi, un bel presentatarm a Nostro Signore. Oggi siamo tutti uguali: soprattutto i poveri, ospiti d’onore nei discorsi dei cardinali, nelle riunioni conviviali, nei servizi dei telegiornali. Oggi siamo tutti uguali. Il 26, però vado al Sestrière. BUON NATALE

Da Bar Sport La Luisona Lucia, La pesca col Boero Donata, Il caffè dell’ingegnere Gabriella, I gatti da bar Nietta, Due anziane signore Caterina, Ristorante di lusso Andrea, Buon Natale Gennaro.

LO SCERIFFO (GIANMICHELE)

Nero. Miserabile bestia in passamontagna. Scarpe da tennis. Sorriso. La porta della banca automatica non si apre la carta magnetica è impazzita non esiste più armonia nel mondo. Datemi un fucile. E il gergo degli arabi l’odore della Goccia d’Oro non ne caricherò mai sul mio taxi nessun Aime Cesaire sputerà più sentenze sui nostri libri. Datemi un fucile. Malati. Si dice categoria a rischio non usate due volte la stessa lametta girano con le gengive sanguinose baciano i muri. I virus al microscopio sembrano in fondo disegni astratti. Datemi un fucile. Sand Creek suona la mia arpa preistorica nelle gole d’Oceania sul mare caraibico alla gelateria Coppella cileni ricchi e biondi parlano delle bugie dell’Europa. Via dalle nostre strade voi vivi per sbaglio. Datemi un fucile.

ANIMA (ANNA)

Anima ti sembran tempi per parlar dell’anima? Non ci sono più diavoli che la richiedono preferiscono i titoli è fuori moda l’anima. Anima. Se ti duole l’anima non servono antibiotici i medici si arrendono non ci sono meccanici non si ripara l’anima. E ci sono paesi di poche anime e ci sono città di milioni di anime ma non si vedono si vede solo il traffico e le file ai semafori è solitaria l’anima. Anima. Io l’ho vista una volta la mia anima mi era uscita di bocca come il fumo di un sigaro mi ha chiesto se ero stanco di vivere ho detto: sì ma vorrei insistere e con un gemito tornò nel posto solito è paziente l’anima. Anima. Ci sono belle anime in corpi ridicoli e fotomodelle con anime orribili e fanghiglia d’anima dentro molti politici è nascosta l’anima. E ci sono villaggi di poche anime e ci sono paesi di milioni di anime e quando muoiono e in cielo salgono è un gran spettacolo un ingorgo cosmico e i giornali commentano centomila vittime ma erano anime inutili di lontani popoli mesopotamici si piange un attimo poi ci si lava l’anima e si dimentica……

NINNA NANNA DEL SINIS (SANDRA)


Drommi pippiu / serra is ogus su presidenti / annànniada is bandidus
drommi pippiu / foras de sa ventana homminis aggarrottaus / fanti bardana
crasi scidendidindi / piccoccheddu su mari a da essi tottu / mau e nieddu
crasi scidendidindi / gastia su portu su greffiu brullau / arridi mortu
Fai bellas bisioisi / piscixeddu Su greffiu brullau / ti portada a cuaddeddu

GUERRE STELLARI (ANDREA E GIANMICHELE)

Lapide per un giocatore di videogame Uccise tremila astronavi spaziali poi fu ammazzato da una lambretta sui viali.

LA GIRAFFA (TONY)

La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri si è innamorata ieri e ancora non lo sa.

LO PSICANALISTA SELVAGGIO (LINO E MARIA PAOLA)

Dottore, dottore ho sognato un leone.”Sarà una proiezione dell’aggressività.” Dottore, dottore ho sognato un serpente. “E’ un simbolo fallico di eros latente.” Dottore, dottore ho sognato una gazzella “Di certo è un tranfert forse di sua sorella.” Dottore, dottore ho sognato dei negri dipinti. “Sono i suoi conflitti mascherati e respinti.” Dottore, dottore ho sognato i caimani. “Lei invero fa sogni fantastici e strani.” Ma che strani, dottore lo vuole capire che sono nata in Zaire?

AFFINITA’ (FRANCESCA E MARIA LAURA)

Lei danzava sul tetto, lui a letto dormiva, lui andava a pescare, lei restava a stirare, lei aveva un amante fisso, lui un pappagallino rosso, lei sognava spesso, lui no. Lei partì per l’oriente, lui restò a pescare, lei tornò a stirare, lui fece finta di niente, lui si prese un’amante, lei un tranquillante, lui andava allo stadio, lei seguiva alla radio, lui fumava a catena, lei solo dopo cena, lui un giorno morì, lei no.

ODI ET AMO (NIETTA)

Odio e amo fusse che chiedi: perché lo faccio? Nunn’o saccio ma lo faccio e me sient’ nu straccio

LE PICCOLE COSE (MARIA PAOLA,FRANCESCA,MADDALENA,TONY)

Le piccole cose che amo di te quel tuo sorriso un po’ lontano il gesto lento della mano con cui mi carezzi i capelli e dici: vorrei averli anch’io così belli e io dico : caro sei un po’ matto e a letto svegliarsi col tuo respiro vicino e sul comodino il giornale della sera la tua caffettiera che canta, in cucina l’odore di pipa che fumi la mattina il tuo profumo un po’ blasé il tuo buffo gilet le piccole cose che amo di te.
Quel tuo sorriso strano il gesto continuo della mano con cui mi tocchi i capelli e ripeti: vorrei averli anch’io così belli e io ti dico: caro me l’hai già detto e a letto stare sveglia sentendo il tuo respiro un po’ affannato e sul comodino il bicarbonato la tua caffettiera che sibila in cucina l’odore di pipa anche la mattina il tuo profumo un po’ demodé le piccole cose che amo di te.
Quel tuo sorriso beota la mania idiota di tirarmi i capelli e dici: vorrei averli anch’io così belli e io ti dico: cretino, comprati un parrucchino! E a letto stare sveglia a sentirti russare e sul comodino un tuo calzino e la tua caffettiera che è esplosa finalmente, in cucina! La pipa che impesta fin dalla mattina il tuo profumo di scimpanzé quell’orrendo gilet le piccole cose che amo di te.

IO TI AMO (ANNA LAURA)

Io ti amo e se non ti basta ruberò le stelle al cielo per farne ghirlanda e il cielo vuoto non si lamenterà di ciò che ha perso che la tua bellezza sola riempirà l’universo. Io ti amo e se non ti basta vuoterò il mare e tutte le perle verrò a portare davanti a te e il mare non piangerà di questo sgarbo che onde a mille, e sirene non hanno l’incanto di un tuo solo sguardo.
Io ti amo e se non ti basta solleverò i vulcani e il loro fuoco metterò nelle tue mani, e sarà ghiaccio per il bruciare delle mie passioni.
Io ti amo e se non ti basta anche le nuvole catturerò e te le porterò domate e su te piover dovranno quando d’estate per il caldo non dormi. E se non ti basta perché il tempo si fermi fermerò i pianeti in volo e se non ti basta vaffanculo.

LITTLE RED HOOD (PIERANTONIO)

Ovvero: vera storia di Cappuccetto Rosso per bambini metropolitani da leggere a tempo di musica schioccando le dita. La favola ragazzi che vi voglio raccontare è la storia di una pupa che sapeva cosa fare in giro la notte da sola nel bosco il suo nome era Cappuccetto Rosso era una sbarbina col capello corto bionda lavorava sostituta commessa alla Standa abitava in una vecchia casa occupata col soffitto di marzapane e le finestre di cioccolata con Hansel e Gretel due punk meridionali e un gatto sadomaso con gli stivali.
Va Cappuccetto Rosso nella metropolitana a trovare la nonna che vive lontana la nonna è una tossica che si fa di pensione han provato a farla smettere con il metadone ma invano: non riesce a stare senza se non ha la pensione va in crisi di astinenza ed ecco nel metrò da un cunicolo cupo salta fuori un tipaccio con la faccia da lupo si chiama Lonesome Wolf e fa lo spacciatore spaccia anche un tamarindo se trova un compratore le dice “ehi Cappuccio dai fermati un pochino cosa tieni dentro a quel tuo canestrino cocaina morfina ero roipnol prazene? Su dillo al tuo lupo e si fa un bisnes insieme” ma Cappuccio certo non si lascia spaventare gli dice vaffanculo lupo hai preso male e gli molla un calcio nelle balle sottopanza che lupo Lonesome ulula come un’ambulanza.
Poi arriva dalla nonna che la aspettava da tre ore inchiodata davanti a un gran tivucolore la trova già a letto e la vede un po’ strana le sembra un po’ cambiata la vecchia carampana ehi nonna, ma che mani grandi! “E’ per usare meglio i miei tre telecomandi” ehi nonna, ma che occhi bestiali! “E’ per vedere meglio i miei centosei canali”ehi nonna, ma c’hai il pelo nelle orecchie “E’ la nuova moda autunno-inverno per le vecchie” ehi nonna, hai il berretto da carabiniere “Porca miseria, c’han scoperto brigadiere!” La sedicente nonna solleva la coperta spuntan sei teste di cuoio con il mitra e con la berta e prima che Cappuccio possa dire “cosa fate” l’han già fatta secca con cinquanta mitragliate.
Cercan nel canestrino materiale da evasione “ehi capo, niente armi, soltanto una pensione!” “Peggio per lei. Non si gira nel bosco mascherati, di notte, con il cappuccetto rosso”
La favola è questa, non fate i moralisti c’è sempre un po’ di merda in tutti i repulisti le streghe e i draghi si fanno la plastica le belle addormentate le sveglia la lavanda gastrica e vivranno per sempre felici e contenti soltanto i bambini molto obbedienti.

LA CONCHIGLIA (ANDREA)

La conchiglia “La Maddalena non è radioattiva” urlò Cossiga, e raccolse sulla riva una conchiglia per sentire il mare e sentì una voce che diceva “tutti al bunker, allarme nucleare” Disse “sarà un paguro burlone” Un attimo dopo l’esplosione.

METTI… UNA SUORA AL BAR

Poesia alla Benni per Pinarosa e un’altra voce maschile + Coro Un giorno, accadde un fatto strano, entrò nel bar una suora con una pastiglia in mano. Si muoveva di qua e di là come una formichina in un bagno non sapendo dove andare, poi con vocina esitante svelò a noi l’arcano: cosa facesse mai, una suora in un bar, con una pastiglia in mano! -Mi scusi, Signore, potrei avere dell’acqua per favore? sa, devo deglutire questa pillolina… azzurrina. Le rispose da dietro il banco il “signore” -Bottiglietta o bicchiere? -Solo un bicchiere, un sorsetto sa, ho la gola riarsa, …ho appena fatto un fioretto! -Naturale o con le bolle ? -Naturale, naturalmente … naturale. -Del sindaco dal rubinetto o va bene questa in bottiglia ? (prendendola in giro) Uliveto o Rocchetta per voi si consiglia! - Rocchetta , ma faccia in fretta! -Di frigo o ambientata? La suora ci pensò un po’; a dir vero spazientita, rispose -Purché sia,… codesta va bene,(fra se e se) …giammai mi trovai in una tal situazione…(facendosi il segno di croce) -Un momentino le disse il” signore” né apro una vergine… sa per l’occasione…(fra se e se) (in dialetto) …e quandu mi ricapitiggia una da sola, dui accuppiati, cumi i carabbinieri, è nurmali, puri se portini mali (toccandosi i genitali)(alzando la voce per colloquiare) - l’ultima volta mi andò un po’ malino capisce, persi il telefonino… La suora disse con enfasi da superiora: -Ma basta un dito! E tutti in coro -Per far passare ogni prurito! -Non c’è più religione! La Maddalena 23 Novembre 2006 Toni Frau Da “Ballate” e” Prima o poi l’amore arriva” Lo sceriffo Gianmichele, Anima Anna, Ninna nanna del Sinis Sandra, Per quali prodigi Lucia, Guerre stellari Andrea e Gianmichele, La giraffa Tony, La conchiglia Andrea, Lo psicanalista selvaggio Lino e Maria Paola, Affinità Anna Laura e Francesca, Odio et amo Nietta, Le piccole cose Maria Paola,Francesca,Maddalena,Tony. Io ti amo Anna Laura, Little red hood Pier Antonio, Metti una suora al bar PierAntonio,Pina Rosa,Gianmichele.
Alla chitarra Ramon Del Monaco.

ARTICOLO DI UN SETTIMANALE LOCALE


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REPERTORIO