1903-1956: San Michele diventa parrocchia. I conflitti mondiali. Don Demetrio Magrini e Don Filippo Lassandro

Don Demetrio Magrini

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, Palese iniziò ad ingrandirsi, sorsero i primi villini eleganti accanto ai vecchi tuguri detti “pagliai”, le paliare a forma di trullo, e in zona cominciarono ad insediarsi famiglie di artigiani e professionisti. Gli abitanti erano cresciuti sino a 951 nel 1861, ammontavano a circa 3000 nel 1890 per arrivare a 4000 nel 1909. Di fronte a tale crescita demografica, che fece di Palese una borgata degna di rilievo, il 20 maggio 1903 l’Arcivescovo  di Bari monsignor Giulio Vaccaro elevò la chiesa di San Michele Arcangelo al rango di parrocchia e nominò parroco il sacerdote barese Demetrio Magrini (1869-1942) che già vi risiedeva dal 17 gennaio 1902 in qualità di vicario-curato essendo succeduto a don Francesco Scelsi. Don Demetrio ricoprì l'incarico di parroco per quasi un quarantennio (sino a 1942) lasciando una traccia indelebile nella storia palesina, tanto che alla sua memoria sono dedicati la piazzetta antistante la chiesa e il salone parrocchiale. Fu parroco benemerito, uomo sobrio e colto (lo si ricorda quale autore di un “Discorso pronunziato dal Parroco dott. Magrini nell’occasione di un solenne funerale a pro dei soldati caduti per la Patria nella parrocchia di Palese ed a cura del Comitato di Assistenza Civile”, edito da Laterza nel 1916), di grande sensibilità, ma anche dal sorriso arguto. Nel 1904 don Magrini fece un primo tentativo di ampliare la chiesa ormai angusta per l'accresciuta popolazione di Palese, ma non vi riuscì poiché il popolo non rispose al suo appello, tanto meno poteva contare su ulteriori aiuti esterni.

Nel periodo in cui don Demetrio fu parroco di S. Michele attorno alla parrocchia andò costituendosi un gruppo di giovani e adulti impegnati nella vita della comunità parrocchiale. Tra la fine degli anni Venti e la prima metà degli anni Trenta a Palese videro la luce varie aggregazioni che costituirono la nascente Azione Cattolica: Gioventù Femminile (1929), Unione Donne e Gioventù Maschile (1935), Unione Uomini (1936). Prima presidente di Gioventù Femminile fu la signorina Grazia Garofalo, sostituita poi dalla signorina Concetta Vacca legata ad Azione Cattolica sino ai nostri giorni, mentre primo presidente di Gioventù Maschile fu Francesco Tedesco, tuttora persona costantemente partecipe alla vita parrocchiale. Compito di Gioventù Femminile e Unione Donne era prevalentemente l’educazione cristiana dei fanciulli. Accanto ai momenti di formazione religiosa, cominciarono a svilupparsi anche attività a carattere culturale e ricreativo, tra cui il teatro parrocchiale e la Schola Cantorum a cui si dedicavano soprattutto Gioventù Maschile e Unione Uomini. In quel periodo veniva redatto un Diario della vita associativa che testimonia le attività svolte in quegli anni, la forte partecipazione degli associati  e il vivace senso dell’apostolato. Don Demetrio ebbe come aiutante don Domenico Maiorano Lovergine noto a tutti come don “Minguccio”, uomo molto diverso da don Magrini: alto e grosso, rubizzo, gran fumatore di sigari e pipa, loquace e brillante nella conversazione, nonché amante degli agi e della vita comoda: così lo descrive il professor Francesco Maiorano in un articolo apparso su “La Striglia” nell’aprile 1990.  

L'interno della chiesa vecchia

All'epoca in cui la parrocchia veniva guidata da don Demetrio la Confraternita di S. Michele Arcangelo ebbe notevole importanza e lustro. Regolarmente autorizzata dalla Curia Arcivescovile e munita di uno statuto, prettamente religioso, collaborava allo svolgimento delle cerimonie liturgiche soprattutto durante la Quaresima. Infatti, nella Settimana Santa, essa provvedeva ad allestire l'Altare della Reposizione e la sera del Giovedì Santo, dopo che il parroco aveva rievocato la passione di Gesù Cristo, i confratelli a turno iniziavano la veglia che durava tutta la notte, in quanto la Chiesa restava aperta per l'adorazione fino al mattino seguente. Per la processione dei Misteri del Venerdì Santo veniva preparato il "tronetto" che custodiva la reliquia del "Legno Santo" e che i confratelli portavano a spalla. L'uniforme della Confraternita era composta da un camice bianco con cingolo a fiocchi, la mozzetta azzurra, sulla quale pendeva con un cordoncino, l'effigie di S. Michele, ed un cappello di feltro grigio. I nuovi soci che entravano a far parte della Confraternita indossavano il suddetto medaglione solo dopo sei mesi, poiché, in virtù dello statuto, bisognava osservare il periodo di noviziato. L'appartenenza a tale congregazione comportava il pagamento di una retta annuale di circa venti lire, e in caso di decesso di un socio, le spese dei funerali erano a carico della stessa confraternita. Inoltre quando avveniva la dipartita di qualche persona della comunità palesina, se la famiglia ne faceva richiesta, la Confraternita s'impegnava, oltre che all'accompagnamento, a tutte le spese dei funerali, che le venivano poi rimborsate con adeguata maggiorazione a beneficio della cassa. Ogni confratello percepiva cinque lire per l'avvenuta partecipazione a tale funerale. L'organico era formato da circa settanta soci, e comprendeva: il priore, il segretario, il cassiere, il mazziere (che si occupava dell'ordine delle processioni),  alcuni consiglieri e il parroco quale assistente spirituale. Ogni tre anni circa (o ancor prima, in caso di dimissioni del priore) si procedeva al rinnovo delle cariche. Singolare era il sistema per la votazione dei candidati designati per la nomina a priore: i soci elettori si munivano di un certo numero di ceci e fave  e per ogni singolo candidato veniva introdotto nell'urna o un cece che significava "favorevole", o una fava "contrario". Quindi al momento del conteggio, il candidato che aveva ottenuto più ceci, era eletto priore. Il priore nominava i propri collaboratori, prendeva le decisioni sul piano amministrativo e liturgico (d'accordo con il  parroco), multava i soci inadempienti nei confronti delle norme statutarie. Inoltre reggeva l'ombrello durante le processioni eucaristiche all'interno della Chiesa. La Confraternita promuoveva diverse opere, tra l'altro acquistava il baldacchino, l'ombrello, il Crocifisso e lo stendardo che si utilizzavano nelle processioni dei Corpus Domini, durante la festa patronale ed in altre solenni circostanze.

Nell'aprile 1937, dopo che Palese era diventata frazione di Bari, fu costituito un comitato di cittadini per la raccolta di offerte tra la popolazione facendo anche affidamento sul vice-podestà Giuseppe Lembo. Grazie all'interessamento di quest'ultimo, si ottennero le pietre lavorate del molo di S. Antonio del porto di Bari in quegli anni demolito e il trasporto gratuito a Palese con i mezzi della società SICAM. Fu realizzato un progetto dall'ingegner Signorile Bianchi che prevedeva l'incorporazione delle vecchia chiesa nella nuova struttura. Finalmente furono avviati i lavori di ampliamento e ristrutturazione della chiesa ancora una volta vagheggiati da don Demetrio. Ma nel 1940, con l'inizio del conflitto mondiale i lavori furono sospesi. Durante il periodo bellico le attività parrocchiali subirono una drastica riduzione, inoltre, l'11 febbraio 1942 moriva don Demetrio.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la vita ecclesiale riprese sotto la guida del nuovo parroco nominato il 19 marzo 1943: don Filippo Lassandro che in passato, per diversi anni, aveva ricoperto l'incarico di vicario coadiutore alla Chiesa Matrice di Modugno. Originario di Santeramo in Colle,  fece il suo ingresso in Palese il 19 aprile dello stesso anno. Si ebbe una riorganizzazione dell’Azione Cattolica, a cui fecero seguito una crescita delle attività parrocchiali e una maggiore partecipazione della cittadinanza. Don Filippo cercò di riavviare i lavori di ampliamento della chiesa nel 1943 e fu così completato il retrostante locale della futura sacrestia, adibito nel frattempo a sala riunioni. Tuttavia i lavori, mai portati a termine per mancanza di fondi, nel 1945 furono di nuovo sospesi.

Nel triennio 1949-52 fu costituita la Giunta di Azione Cattolica con un Presidente  affiancato dai Presidenti delle quattro sezioni; il primo presidente di Giunta fu Mino Milella. Durante il periodo in cui don Filippo rimase a Palese, si ebbe in parrocchia un notevole sviluppo dell’attività filodrammatica. Era lo stesso sacerdote, con gran estro creativo, a scrivere le sceneggiature dei lavori teatrali traendo ispirazione dai romanzi sentimentali e strappalacrime che erano in voga agli inizi di questo secolo. Le rappresentazioni constavano spesso di un’abbondante dozzina d’atti, poiché la sintesi non era proprio dote di don Filippo. La filodrammatica parrocchiale metteva in scena le proprie recite al cinema Impero di Palese per poi portarle in giro nei teatri della  provincia, cui non mancava mai il teatro “Santa Lucia” di Modugno. Tra le opere rappresentate si ricordano “San Tarciso e “Santa Cecilia” (a carattere religioso), “Vandea”, “Le due orfanelle”, “Il fornaretto di Venezia” e “Il vetturale del Moncenisio” (a carattere profano).

Col trascorrere degli anni, il numero dei soci della Confraternita di San Michele Arcangelo divenne sempre più esiguo e durante il parrocato di don Filippo Lassandro, intorno alla metà degli anni '50, per futili motivi, il sodalizio si sciolse definitivamente.

Nel 1957 don Filippo rassegnò le dimissioni da parroco di San Michele  Arcangelo e si ritirò a vita privata a Bari prima e successivamente a Casamassima. Il 19 maggio veniva nominato parroco don Ignazio Fraccalvieri.