Dr Antonio Brianza  Medico Veterinario

Omeopatia,  Podologia,  Consulenza agroalimentare

Omeopatia e Medicina Integrata

L'Omeopatia (dal latino omeo: “simile”) è una terapia che si basa essenzialmente su un principio di similitudine, secondo il quale "il simile cura il simile". Questa legge naturale per indurre guarigione è millenaria, intuita già 2500 anni fa da Ippocrate di Coo, studioso dell'antica Grecia ritenuto "padre della Medicina".

A cavallo tra 1700 e 1800 questa via di guarigione fu analizzata e sperimentata da Christian Samuel Hahnemann, medico tedesco che elaborò nell'arco di un'intera vita un metodo costituito da due fasi (uno sperimentale e uno di applicazione clinica) per rendere ripetibile e universale tale via di guarigione.

Proprio a partire da quell'epoca tuttavia si cominciò ad applicare l’analisi cartesiana anche al campo medico, metodica oggi ereditata dalla medicina ufficiale.
Gli obiettivi del metodo cartesiano si discostano molto dagli obiettivi del metodo empirico-clinico tipico dell'omeopatia. Cominciò allora l'aspra diatriba tuttora in corso tra omeopatia e allopatia (l’allopatia -dal latino
allo: "altro"- è la medicina scientifica ufficiale o convenzionale, che sfrutta il principio di cura non basato sul “simile” ma su un "contrario").

 

Il metodo scientifico però, a discapito di ciò che comunemente si ritiene, non porta a risultati di verità assoluta, poiché esso è relativo a criteri logici umani. Tali criteri logici infatti nella storia hanno subito variazioni, passando da quelli di verificabilità (o di comprova; induttivo) a quelli di falsificabilità (o di controprova; deduttivo). A seconda del criterio, il metodo scientifico altro non è che una sperimentazione comprovante o controprovante per determinare se un fenomeno osservabile può essere realmente prevedibile e ripetibile. Ma attenzione: è controprova o comprova, non prova, che un fenomeno (in questo caso una reale guarigione) sia ripetibile e riproducibile.

La prova che un fenomeno sia realmente ripetibile e riproducibile ovviamente è l’osservazione medesima di cause ed effetti che lo innescano. Tale osservazione inevitabilmente è empirica.

Un fenomeno osservabile in natura è riproducibile quindi al di là del metodo che lo analizza e lo spiega: basta innescare le cause che lo effettuano.
"Alternativa” o “non convenzionale” sono termini quindi attribuiti dalla medicina convenzionale (allopatica) a medicine empiriche non sperimentabili con il metodo scientifico ufficiale.

Ebbene, le medicine non convenzionali, pur non essendo ancora scientificamente testate, sono terapie che attuano una cura (come causa) i cui effetti sono empiricamente attesi.
L'omeopatia è una disciplina empirica nel senso che si basa unicamente sulla pura osservazione di cause-effetto ripetibili. In parte lo è anche l'allopatia, ma, a suo svantaggio, non unicamente.

 

La fama di cui gode l'allopatia non è la stessa di cui gode l'omeopatia, per tanti tristi motivi.
In parte, vi sono svariate ipotetiche meschinità che le due discipline si imputano reciprocamente per ottenere i maggior proventi economici dalla vendita di “cure”.
Sopra ogni altra cosa però, l'origine di tanti dissidenze è l'incapacità intellettuale di comunicare con uno stesso linguaggio scientifico il significato di malattia, di guarigione e di metodi di cura, sensati per il bene dell'umanità.
Vi è un errore di valutazione epistemologica da parte delle Autorità medico-scientifiche, che non potranno mai ammettere la "veridicità" del metodo omeopatico finché sarà analizzato secondo modelli di indagine che all'omeopatia non
sono per logica applicabili.

Ad esempio, il “simile” nella fattispecie non è, come è opinione diffusa, una sostanza solamente "diluita": ciò non avrebbe alcun significato! Nella preparazione farmaceutica una sostanza acquista azione omeopatica se diluita e insieme fortemente scossa migliaia di volte!
Ebbene il metodo di analisi cartesiano non ha strumenti per analizzare il significato di alterazione
ultrastrutturale della materia e dell'energia attraverso uno scuotimento, ma la fisica quantistica sì. In essa infatti hanno preso la direzione gli studi contemporanei per la comprensione del meccanismo di funzionamento dell'omeopatia.


Una cosa inoltre è applicare l'analisi cartesiana alla meccanica dei prodotti dell'ingegneria, un'altra applicarlo ad un organismo biologico.
Pur proponendosi lo stesso obiettivo (curare per far guarire) allopatia e omeopatia seguono vie molto diverse. Non sono giuste le une o le altre: tutto dipende dallo scopo da raggiungere.

 

Il punto di incontro della medicina moderna tra le due visioni è la Medicina integrata.
Una parte della mondo medico scientifico infatti, negli ultimi decenni, sta cercando di rendere “complementare” alla medicina classica alcune dottrine centenarie (come l’omeopatia) o millenarie (come l’agopuntura). All’obiettivo classico della “salute d’organo”, tipico dell’allopatia, vuole integrare l'obiettivo del "benessere dell'organismo", tipico dell’omeopatia e altre discipline.


La Medicina integrata ha per oggetto di studio la
PNEI: le interazioni tra sistema psichico, neurologico, endocrino, immunologico. Sistemi biologici le cui informazioni coinvolgono la totalità dell’organismo animale.


Una medicina "alternativa" quindi dovrebbe essere definita non alternativa ma "complementare" a quella classica, e solo temporaneamente. Fino a quando cioè i meccanismi d'azione che le sono propri, e che sono da sempre osservati come empiricamente reali, saranno compresi dai nuovi modelli di indagine.

 

 

Per maggiori dettagli su queste analisi consultare la tesi:

Implicazioni delle leggi quantistiche e dell’evoluzione naturale
sulla legge di similitudine omeopatica,
alla luce di una visione “integrata” di medicina

(Depositata presso la Scuola Superiore Internazionale di Medicina Veterinaria Omeopatica “Rita Zanchi”, Cortona AR)

NELLA TEORIA…

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