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La Missione Arcobaleno

 

I primi racconti li ho  ripresi dai post del mio blog

ma presto spero di metterne altri nuovi

 

BUONA LETTURA

 

 

 

 

Post n° 26  del 2 giugno 2006

La partenza

Ciao,

Stamattina guardando la sfilata delle forze armate in TV  mi sono tornati alla memoria dei bei ricordi del mio passato.

No, non di quando ho fatto la guerra, non sono così vecchio

Ma di una cosa , forse l'unica veramente buona che ho fatto nella vita, a cui ho partecipato nell'estate del 1999.

La Missione Arcobaleno.

Forse i più giovani tra voi nemmeno la ricorderanno, era una missione  organizzata         dall' Italia per  garantire la sopravvivenza di migliaia di profughi Kosovari,  scappati dalle loro case durante la guerra del Kosovo per salvarsi dalle persecuzioni dei Serbi.

Per questa cosa si sono mossi insieme Protezione Civile, Forze dell'ordine, Pubbliche Assistenze, Croce Rossa (mi scuso se ho dimenticato qualcuno, sono passati sette anni....)

Bene, allora dicevamo?

Ah si, siamo partiti alla volta di Valona (che sta in Albania, non in Kosovo) dove erano  radunati i profughi.

E' difficile descrivere quello che ho provato all'arrivo. C'era tanta gente che confidava in noi, e io non sapevo nemmeno come funzionasse un campo profughi o come dovevo comportarmi con le persone che mi circondavano...

Poi però ho scoperto che in fondo non era così complicato, a parte garantire il cibo, e le cure sanitarie (io ero uno degli autisti di ambulanza ) la cosa importante era essere li.

Ho conosciuto persone che avevano perso tutto: casa, terra e spesso anche familiari in una guerra inutile e stupida, ma nonostante tutto hanno avuto la forza  di andare avanti e nonostante i loro problemi, non hanno accettato passivamente il nostro aiuto ma hanno collaborato secondo le loro possibilità per aiutarci nei nostri compiti.

Ricordo una donna che dormiva nella tenda accanto alla nostra, ogni mattina prima che ci alzassimo, spargeva acqua davanti all'ingresso delle  tende per evitare che si sollevasse la polvere (e ce n'era veramente tanta ) era tutto quello che poteva fare avendo a disposizione un solo braccio ( l'altro era ingessato) ma lo faceva col cuore.

Un'altra cosa che ricordo con piacere, è l'affiatamento con i miei "compagni d'avventura" .

 Alla partenza non ci conoscevamo, mai visti prima.

Ma avevamo tutti una cosa in comune: lo scopo per cui eravamo partiti volontari.

E' bastato.

Già dalla prima sera eravamo  tutti perfettamente affiatati e siamo diventati molto amici durante i quindici giorni del nostro turno.

Beh per oggi ho raccontato abbastanza, non voglio stancare i vostri occhi costringendovi a leggere un lunghissimo post.

Magari, se mi va, continuerò un'altra volta

 

A presto,

Oki :))))

 

 Post n°27  del 03 giugno 2006

Dio e Allah

 

ciao a tutti,

Vista  la minaccia di Maia nel commento al post precedente, continuo il mio racconto...

Le giornate al Campo Italia di Valona scorrevano veloci ed intense, sveglia alle 7,00 e a nanna dopo le 23,00 ( di solito stavamo svegli fino a tardi seduti intorno ad un tavolo a parlare o a cantare, tanto per rilassarci un po' dopo una giornata piena, si, ma di soddisfazioni (a livello emotivo intendo). Confesso di non aver mai provato la minima sensazione di stanchezza. Da non crederci, adesso mi basta fare tardi una sera per essere cotto il giorno dopo... ;) 

Comunque il tempo passava e giorno dopo giorno noi ci affezionavamo sempre più alle persone ospitate nel campo, soprattutto ai bambini. Le dovreste vedere quelle faccine che riuscivano a sorridere nonostante tutte le loro disavventure, anche solo per una caramella (in albanese "bombona" se non ricordo male)che gli veniva offerta. I nostri bambini spesso non riescono ad essere felici nemmeno se gli regali una playstation2!!!

Ce n'era uno in particolare,(ora probabilmente sarà grande, forse avrà intorno ai 18 anni)  che mi si era affezionato, aveva perso il padre e credo che in me vedesse qualcosa che glielo ricordava. Non so, purtroppo lui non parlava italiano e io non parlavo albanese, a parte qualche parola che ci avevano scritto per farci capire nelle cose più importanti.

 Mi seguiva sempre come un'ombra e a volte, per farlo allontanare quando avevo da lavorare, dovevo fare  la faccia seria e fare il burbero, cosa che non mi riusciva molto bene allora. Ora  mi riesce molto meglio,sono diventato un orso ;)

I quindici giorni del mio turno sono pienissimi di cose particolari, molte belle altre no, ma una che mi è rimasta impressa è questa:

C'era una chiesetta vicino al campo e il frate (italiano) che ci abitava, ogni domenica veniva al campo per celebrare la messa. Il campo era diviso in gruppi di tende e ogni gruppo era assegnato al personale di una regione italiana ( si chiamava campo Italia per questo... non l'avevate capito ? ;)  )

ogni domenica , dicevo, il frate celebrava la messa sotto il tendone comune di una regione diversa.

Nel mio turno è capitato nelle Marche.

dov'è la cosa bella mi chiederete, ora  ve la dico...

durante la messa il tendone era affollatissimo di gente, tra cui moltissimi Kosovari, la cosa bella è che per la maggior parte erano tutti musulmani.

Non si sono convertiti al cristianesimo, ma hanno condiviso con noi ,senza che nessuno li obbligasse ( ci mancherebbe!!!) un momento di preghiera. In quel momento Allah e Dio non erano poi così lontani... chissà come avrebbero reagito quegli integralisti islamici che pretendono di togliere i crocefissi perfino dagli ospedali, vedendo una cosa simile?

Con questa domanda si conclude la seconda parte del mio racconto.

spero di poterlo continuare nei prossimi giorni, lavoro permettendo.

A presto

Oki :))))

P. s. le facce nella foto sono coperte perchè non sono sicuro che si possano mettere foto di persone senza aver chiesto prima il loro consenso ( e voi capirete che non è semplice andare in Kosovo a chiederlo), ma se non si vede chi sono credo che si possa fare.

 

 

 

 

Post n°30  del 6 giugno 2006

I volontari della Missione Arcobaleno

Ciao, eccomi con un nuovo racconto dell'esperienza più gratificante della mia vita:)

Nel campo Italia, ognuno aveva i suoi compiti.

 C'erano medici, infermieri, idraulici, cuochi, autisti d'ambulanza, elettricisti, vigili del fuoco volontari, ecc..

Però, nonostante i ruoli prestabiliti, ognuno cercava di aiutare gli altri nei momenti liberi.

Non ho mai visto o sentito qualcuno dire:  "non  ne ho voglia" o "non è compito mio"

semplicemente se c'era qualcosa da fare, chi poteva la faceva.

Erano ( e lo sono ancora) tutti persone straordinarie, ma un particolare pensiero va ai medici e agli infermieri.

Non per la loro bravura ( anche se erano veramente bravissimi ) ma perchè mentre io e altri  per partecipare alla missione abbiamo usufruito dell'articolo 11 ( credo si chiami così) che permette ai volontari di protezione civile di assentarsi dal lavoro per queste occasioni, senza dover prendere le ferie o perdere il lavoro, quasi tutti, medici e infermieri, hanno usufruito delle loro ferie estive per avere la possibilità di aiutare il prossimo.

Tanto di cappello e tutto il mio affetto a delle persone veramente magnifiche!!! 

Naturalmente non sono mancati momenti di relax e divertimento.

Avevamo costruito un campo da pallavolo,molto artigianale ma funzionante.

 Non vi dico quanti momenti divertenti abbiamo passato su quel campo

Per oggi vi saluto, non mancate alla prossima puntata :))))

Ciaooooooooo

 

 

 

Post n°31 del 7 giugno 2006

la strana vicenda dei container

 

E' strano e contemporaneamente bellissimo, mi stanno tornando alla memoria tantissimi episodi accaduti in quel periodo.

Se penso che spesso  non mi ricordo nemmeno quello che ho mangiato a pranzo... ^-^ 

Comunque, vi ricordate le polemiche sorte dopo la missione, per i container che non erano mai partiti dall'Italia?

Ovviamente non conosco  i motivi di questa mancanza, però vorrei mettervi a conoscenza di quello che è accaduto ad un container con le nostre provviste , a Valona.

Magari non c'entra nulla, però...

Dunque, da qualche tempo attendevamo un container con cibo e altre cosucce utili per il campo, non è che morissimo di fame, però le scorte cominciavano a diminuire.

Ad un certo punto, il  tanto atteso container arrivò al porto di Valona.

Tutto risolto direte voi.

Errore.

la polizia portuale albanese lo aveva bloccato al porto.

Motivo ufficiale? bo!!!!

Motivo ipotizzato, lo volevano per venderne il contenuto al mercato nero

I nostri responsabili ovviamente avevano intavolato varie trattative per poterlo sbloccare, ma nulla da fare.

Ad un certo punto, durante uno dei vari incontri, un agente della nostra polizia ( Un saluto e un ringraziamento a tutti i poliziotti italiani)  che ci scortava sempre quando uscivamo dal campo, insieme ai "ragazzi" del Mitico Battaglione San Marco, ha perso la pazienza e con atteggiamento aggressivo ha minacciato di gettare tutto in mare (o di dargli fuoco, non ricordo bene) se non si fosse sbloccato subito il container.

Dopo qualche attimo di tensione  

 

 ( per fortuna c'era pure  una camionetta con i ragazzi del san Marco),finalmente i poliziotti albanesi si sono decisi a darci ciò che era nostro.

Tutto questo non l'ho vissuto in prima persona ma mi è stato raccontato dalle persone che erano presenti.

Io ero rimasto al campo .

Comunque, visti questi precedenti, non mi stupisco che le spedizioni dall'Italia non partissero.

Non sarebbero mai arrivate, quindi meglio tenerle qui che regalarle agli sciacalli. (opinione mia).

con questo termina un altro piccolo tassello del grande puzzle dei miei ricordi    

Un saluto ai maschietti   e    Un bacione alle femminucce :)))))))))