Principato di Masserano
Le origini di Masserano, come si
usa dire in questi casi, si perdono nella notte dei tempi: zona abitata sin dal
Paleolitico vede la sua storia delinearsi sui
documenti a partire dal X Secolo, quando nel 951 Ottone I dona la corte di Campalona (area intorno al paese) all'Arciprete Astulfo.
Il termine Masserano
compare solo nel
La derivazione del nome "Masserano"e'incerta, una delle ipotesi al riguardo dice che una
famiglia patrizia latina avesse costruito qui una villa.
Il nome della famiglia era Messorio,
da qui deriva Messoriano che vuoI dire terreni e case appartenenti alla famiglia Messorio. Da Messoriano derivò Messerano, nome che fu utilizzato fino a
oltre la metà del 1800. Altri sostengono
invece che nel 800-900 d.C.alcune tribù di origine germanica si stanziarono nel luogo e costruirono
una torre che doveva servire alla difesa degli abitanti dei piccoli villaggi,
oggi scomparsi, di Muro e Campalona , sorgenti vicino
all'attuale frazione di S. Giacomo. La torre venne
costruita sulle alture ed attorno sorse poi un villaggio a cui venne dato il
nome "Messer-hand", usando le parole della
lingua longobarda (mano armata), come simboleggia anche lo stendardo.
Raggiunto il piazzale retrostante il
Municipio e parcheggiata l 'auto, osserviamo la collina fiancheggiante il campo
tennistico: i muri in chiara posizione
circolare sono il segno dell'antico insediamento della rocca.
Questa fu poi sostituita dal Palazzo dei Principi, la cui
entrata è sul viale popolarmente chiamato della "Lea".
Il Palazzo fu costruito per volere della Marchesa Claudia di
Savoia e del figlio Francesco Filiberto Ferrero Fieschi nel 1597.
Il Palazzo ha forma allungata, con pianta alquanto irregolare
e differente da quella originaria. L'odierno aspetto venne determinato dagli episodi successivi alla rivolta del
1624.
In tale anno i Masseranesi,
stanchi dei soprusi del Principe, insorsero ed invasero il Palazzo,
semi-distruggendone il secondo piano.
Tornata la calma il principe ordinò
una ricostruzione ed ampliamento che si completarono nel 1634.
Sul lato destro furono costruiti nuovi appartamenti (l'attuale
caserma dei Carabinieri) e su quello sinistro l'ala di collegamento alla
cappella privata del Principe
(gli attuali uffici del Comune).
Palazzo dei Principi
La struttura esterna della costruzione è sobria e lineare:
un semplice intonaco bianco su cui spiccano due
affreschi, la meridiana (recentemente restaurata) e sulla torretta centrale lo
stemma di una famiglia che si imparentò con i Ferrero
Fieschi. All'interno i soffitti sono a cassettoni
spesso affrescati. La più interessante di tutte le sale è
forse la quinta, detta dello Zodiaco o del trono. Ci si trova di fronte ad un
bellissimo camino di marmo nero, fiancheggiato da due statue simili a cariatidi
che sostengono una mensola, sulla quale si ergono due eleganti matrone. Sopra
il camino è posta una tela raffigurante S. Giorgio e il drago.
Le scene dei nove cassettoni della sala sono
a soggetto mitologico, i dipinti del soffitto sono attribuiti al Tanzio, mentre al Gianoli i
fregi. Salendo un gradino si passa all'alcova, nome suggerito dagli affreschi
del soffitto.
Al centro si vede Ronda, concubina di Giove, che dorme;
accanto a lei Afrodite e Cupido. Le altre tavole
rappresentano venere, Cupido e Marte; Venere e Cupido; Venere e Meropide in Focide e Vulcano;
Diana ed Elico. Tutte di autore
ignoto, come lo sono gli stucchi,
anch 'essi molto belli. Da non
dimenticare la prima sala di rappresentanza, dove è custodito il restaurato
altare di S.Teonesto.
Palazzo dei Principi ( esterno )
Usciti da Palazzo imbocchiamo via
Roma verso il centro del paese. fino alla gotica
chiesa dell'Annunziata.
Fu eretta per volere di Innocenzo Fieschi a seguito di alcune lamentele espresse da coloro
che. dovendosi recare alle funzioni serali alla chiesa
di S. Teonesto. collocata al
di fuori delle mura, trovavano le porte del Borgo chiuse.
Lo stile della chiesa non è ben definibile,
in quanto più volte rimaneggiata: la pianta è a croce latina con
numerose ed interessanti cappelle. tra le quali
segnaliamo quella che custodisce una raffigurazione lignea della Madonna degli
Infermi.
Nella chiesa sono anche esposte due preziose tavole, una di
Raffaele Giovenone:
Procedendo per via Roma. raggiungiamo l’antichissima piazza del Mercato; quando Masserano era feudo pontificio vi sorgeva l'edificio della
zecca, demolito nel 1799.
Il privilegio di battere moneta era stato concesso ai Fieschi in tempi lontani da Federico I,
detto Barbarossa: a quei tempi i Fieschi con i Doria, gli Spinola e i Grimaldi, erano le
quattro famiglie principali di Genova. Il privilegio fu successivamente
confermato anche per il feudo di Masserano, assunto
da una ramo della famiglia. Il diritto fu poi protratto nel tempo, sino al
passaggio, nel 1547, da Contea a Marchesato.
I rapporti tra i signori di Masserano
e la popolazione furono spesso tesi i falsi della
zecca, che venivano imposti e spesi nel Principato, è una delle concause della
rivolta del 1624. Il principe Besso decise il
trasferimento del torchio e degli attrezzi al Palazzo ed il vecchio edificio
della zecca, ormai abbandonato, fu demolito. Oggi le monete coniate a Masserano sono molto ambite dai collezionisti.
Imbocchiamo via Beccherie,
anticamente sede dei beccai o macellai e proseguiamo sino allo slargo dedicato
a
E. Ferraris. Sulla casa di centro
si nota un gatto scolpito che la tradizione vuole di origine
celtica, molto più probabilmente è da ascrivere al periodo basso- medievale.
Svoltiamo a sinistra lungo i portici del Borgo inferiore ed imbocchiamo la
stretta stradina antistante al barocco oratorio della Sacra Famiglia: è il
cosiddetto Vicolo Bobba. ciò
che rimane dell'antica cerchia muraria. Alcuni passi verso sinistra e siamo in
prossimità della chiesa di S.Teonesto, romanica
struttura di cui abbiamo ammirato l'altare nel Palazzo dei Principi.
Chiesa di S. Teonesto
È questa la più antica chiesa del paese, attribuita a Tiribinto d' Arona,
la cui costruzione risale probabilmente
ai secoli X-XI . La facciata a capanna è sovrastata da due contrafforti che le conferiscono
un ritmo verticale. Poche parti della costruzione sono intonacate e sulla facciata
restano sbiadite tracce di affreschi, che sono stati
recentemente restaurati.L' interno della chiesa
purtroppo attualmente non visitabile, si sviluppa su
tre navate. La preziosa Icona di legno che era attribuita a Tiribinto
d' Arona ,
che era sull' altare, è oggi custodita nel Palazzo del Municipio. La chiesa fu
parrocchia sino al 1507, successivamente fu occupata
dai frati Minori Osservanti riformati di S. Francesco, che ampliarono la chiesa
e costruirono il convento con il chiostro Sui muri del chiostro è conservata
una serie di orologi solari o meridiane che, per il numero, costituiscono un
reperto quasi eccezionale per il Biellese.
Chiesetta di San Bernardo