IL CLIMA DELLA ROMAGNA

La Romagna è costituita, partendo da Est, dalle provincie di Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena e parte della provincia di Bologna, sino a Castel S. Pietro escluso. Il punto più in alto è il M. Falterona, che arriva a 1654 metri s.l.m., mentre il punto più depresso è nei dintorni di Alfonsine (RA), con qualche metro sotto il livello del mare (mi pare a –11 metri s.l.m.).

Il clima che caratterizza questa regione è piuttosto particolare, particolarità data specie dalla presenza degli Appennini e, per una certa percentuale, anche dalla presenza del mare. Questa zona d’Italia è certamente da inserire nell’Italia del nord, dato che vi è un clima sub-continentale accentuato (eccetto le zone costiere, sino a circa 15 km dal mare), che vedremo poi. La Romagna, climaticamente parlando, si può suddividere in 5 zone. La prima, sempre partendo da Est, è costituita dalle coste (sino a circa 10-15 km da esse) e dalla zona sud-orientale dove questo tipo di clima si addentra un po’ più verso l’entroterra sino a Cesena (Cesena è una via di mezzo tra la prima e la terza zona). La seconda è delineata dalla provincia di Ravenna (la cosiddetta "bassa") escludendo la zona a Sud (e anche quella strettamente a Nord) della Via Emilia. La terza si identifica nella zona compresa tra Forlimpopoli (a metà via tra Cesena e Forlì) e Castel Bolognese escluso (tra Faenza e Imola); inoltre il lato Sud è delineato dagli Appennini mentre il lato Nord dalla, diciamo così, seconda zona climatica a cui ho accennato prima. La quarta è la rimanente parte della Romagna, cioè la zona da Castel Bolognese a Castel S. Pietro escluso. Infine, la quinta, è costituita dagli Appennini. E ora iniziamo a descrivere ogni peculiarità di queste cinque zone, ricordando che questa divisione non è precisissima a causa, ad esempio, delle locali brezze di mare e/o di monte (in quanto non potevo dividerla in mille zone rendendo molto più confusa la situazione) ma, ogni regione climatica, è piuttosto diversa dall’altra:

zona 1) Questa è la zona che viene decantata dai mass-media escludendo tutte le altre, facendo apparire la Romagna tutta uguale, mentre invece si tratta solo di ¼ di tutto il territorio. E’ la zona meno fredda di tutta la Romagna e la meno continentale. La parte meridionale è caratterizzata da un clima meno nebbioso e più mite ma più piovoso, a differenza delle coste ravennati dove la nebbia è più presente ma le piogge si presentano meno di frequente. Le escursioni, sia giornaliere che annuali sono, ovviamente, ridotte rispetto alla restante Romagna, in quanto questa zona ha un clima che risente dell’influsso del mare. Non rare le mareggiate con forti venti di Bora (non è un caso unico che d’inverno, durante le irruzioni di aria gelida da N/E, il mare riesca a giungere sino in fondo alla spiaggia, seppur vengano innalzate barriere di sabbia alte anche 3 metri) mentre, un altro vento tipico della parte sud-orientale, è quello caldo di caduta dagli Appennini da S/W che, per compressione, si riscalda e diventa secco e porta le temperature a livelli alti (è il foehn appenninico, chiamato anche pseudo-foehn e Garbino nel solo riminese), sino a punte locali di 20°c anche d’inverno (ma esiste anche quello freddo), favorendo un’ombra pluviometrica sulla Romagna con annesse schiarite favoniche, che persisteranno sin quando il vento, col progredire della perturbazione atlantica, non girerà da S/E. Questo vento, presente anche nella terza zona, si attiva, di solito, di sera o di mattina e non dura, in genere, più di 12 ore. Ultimamente questo vento risulta meno presente d’estate (in queste condizioni, specie al mare, la situazione non è delle più comode…) e più presente d’inverno, anche se non è frequente. Le nevicate si presentano circa ogni 2 anni, eccetto la parte sud-orientale (coste escluse), dove queste si verificano ogni anno. Il massimo precipitativo si ha, come in tutta la regione e in tutto il Nord Italia, in autunno, mentre in estate le precipitazioni hanno carattere quasi esclusivamente temporalesco;

zona 2) La zona certamente più nebbiosa di tutta la Romagna è questa in questione, con vari giorni di nebbie persistenti e fitte che vanno da ottobre ad aprile (ed occasionalmente negli altri mesi). Questa caratteristica permette di avere temperature massime medie piuttosto basse specie d’inverno. La provincia di Ravenna è la zona meno piovosa della Romagna, in quanto le restanti zone che ho delimitato risentono dell’influenza del mare (la prima) e dell’effetto stau. La parte sul confine di N/E di questa zona è leggermente mitigata dalle Valli di Comacchio. In inverno soprattutto, le temperature minime, in presenza dell’Anticiclone Russo-Siberiano, risultano le più basse di tutta la regione, in quanto, l’aria fredda ferma, come lo è in presenza dell’anticiclone sopraccitato, risultando più pesante di quella calda, rimane nelle zone più basse del territorio (e, in questa regione, questa zona è la più depressa). Infine, questa zona è quella che probabilmente vede, anche se in maniera minore come quantità, i più forti temporali e violentissime grandinate;

zona 3) è la zona più nevosa di tutta la regione - specie nella parte compresa tra Forlì e Faenza Est - e anche di tutta Italia (a livello di pianura), specie per quanto riguarda la frequenza e la qualità delle nevicate (circa 3-4 volte l’anno di apporti al suolo di neve, solitamente farinosa o seguita da un periodo molto freddo; certamente non nevicate da cuscinetto). Questa sua peculiarità è data dalla lontananza non esagerata dal mare che umidifica i venti secchi da N/E e dalla vicinanza agli Appennini (accentuato effetto stau durante le irruzioni di aria gelida da N/E). Secondo un studio del Professore Merlini, Forlì è la città più umida della Romagna e tra le più umide d’Italia, che, a livello personale, non condivido. Un’altra particolarità della terza zona è lo pseudo-foehn, che risulta meno presente nella quarta. Questo inibisce le piogge in presenza di una perturbazione che provenga troppo da N/W, in quanto questa situazione favorisce venti da S/W e conseguentemente, anche se certamente non sempre, pseudo-fhoen. Solo a fine evento le piogge si presenteranno. Specialmente nella zona tra Faenza e Castel Bolognese sono frequenti i temporali estivi, dato che Forlì è leggermente troppo distante dagli Appennini, mentre da Cesena in poi l’influenza delle brezze marine estive mitigano leggermente le temperature, sfavorendo le termiche. Pericolosi sono i temporali auto-rigeneranti che si formano vicino agli Appennini: in pratica un temporale favorisce la formazione di un successivo temporale (ora non sto a spiegare il motivo), in una zona così conformata, fenomeno che, se accade, si esaurisce solo nella tarda serata, quando la temperatura decresce, aumentando di molto situazioni di allagamenti;

zona 4) è la parte più continentale probabilmente dell’intera regione. Non presenta caratteri particolari. Forse, come media annuale, è quella con le temperature più basse.

zone 5) è la parte di tutta la catena appenninica più fredda d’Italia (Appennino emiliano escluso), in quanto è esposta ai venti molto freddi da N/E. D’inverno la neve, dai 1000 metri in su, è mediamente alta circa un metro e, non rare, sono le situazioni che vedono più di due metri sulle cime. In provincia di Forlì ci sono le, mai ricordate, Foreste Casentinesi, la più grande e fitta foresta d’Italia, un vero spettacolo della natura quasi sempre ignorata dai mass-media a favore di meno di un centinaio di chilometri di spiagge e acque sporche dell’Adriatico Settentrionale. Gli Appennini, come ricordato, condizionano molto il clima romagnolo, in quanto producono effetto stau e effetto favonico in determinate situazioni, oltreché a favorire i temporali estivi. Più volte, una volta raggiunta la cima, si possono osservare due tipi di tempo completamente opposti da un versante all’altro. Le temperature più basse possono raggiungere i –15/-20°c.

In sintesi, il clima romagnolo vede la prima zona quella meno fredda, la seconda la più nebbiosa, la terza la più nevosa e, probabilmente, la più interessante in quanto vede la presenza di tutte le situazioni meteorologiche (neve, vento, nebbia, grandine, temporali…), la quarta quella più continentale e, l’ultima, quella con clima più rigido.

Per dare un’idea della continentalità della regione, presento il divario termico tra le temperature medie del mese più freddo e del mese più caldo del 2001 a Forlì (presento questo dato perché è il più recente e perché è della mia città, ma è un dato valido all’incirca per tutte le zone e per tutti gli anni): oltre 24,62°c di divario! Si consideri, per fare un esempio, che, analizzando solo la temperatura, uno scarto superiore ai 20°c sia da considerare da clima continentale; perciò, in questo caso, siamo ben oltre tale limite. Inoltre, un altro indice di continentalità, è dato, come detto prima, dal massimo precipitativo presente in autunno. Gli estremi di temperatura registrati in pianura, vanno da –25,6°c di Alfonsine (RA), agli oltre 40°c registrati nell’estate 2000 in qualche città, come a Faenza (RA).

La media delle precipitazioni va dai circa 500 mm. annui della "bassa", agli oltre 800 mm. dell’imolese, montagne escluse dove, gli apporti, naturalmente, sono superiori.

Per quanto riguarda il vento, in estate è prevalentemente da N/E, in autunno da W, d’inverno da W/N/W e da N/E e in primavera è variabile. Da segnalare che, il 26/12/99, a Forlì vennero toccati i 142 km/h di vento, durante una profonda depressione di 976 mb.

La nebbia, per più giorni può perdurare al suolo, specie nella bassa, per interi giorni e non è raro che d’inverno, in situazione anticiclonica, la nebbia si sollevi, divenendo ancor più difficile da scalzare da possibili venti, provocando una situazione di forte freddo al suolo anche per una settimana su tutto il territorio mentre, caso mai, al N/W d’Italia, il vento ha già rasserenato il cielo.

Ed eccoci alla neve. Questa, come accennato prima, non si presenta quasi mai per effetto cuscinetto (eccetto sulla parte più occidentale della Romagna) in quanto, sul versante adriatico, i venti da S/W e da S/E che anticipano una perturbazione atlantica si manifestano in via anticipata rispetto al N/W, riscaldando l’aria. Ma, certamente, preferisco le nevicate che si hanno da noi, con temperature molto più basse, anche se risultano meno abbondanti per il fatto che le perturbazioni atlantiche sono più ricche di umidità rispetto ai venti di Bora. Inoltre, queste si hanno, per le condizioni grazie alle quali si creano (cioè grazie ad irruzioni gelide da N/E), all’inizio di un periodo freddo, e non alla fine, consentendo di rimanere al suolo per più giorni, diversamente da quanto accada nel settore W del Nord Italia.

Per quanto riguarda le stagioni, infine, la primavera risulta foriera di piogge e, soprattutto a marzo, e a volte ad aprile, di forti colpi di coda dell’inverno, che portano ghiacciate e nevicate sino in pianura. Non di rado nella terza decade di maggio si verifica un anticipo d’estate a cui fa seguito una prima parte di giugno con piogge e temperature relativamente in picchiata. Dalla seconda metà di giugno inizia l’estate, la quale è afosa e piuttosto secca, specie nella provincia forlivese, con qualche temporale, specie nel ravennate e nell’imolese-faentino. E’ certamente la stagione più noiosa, specie per quanto riguarda noi forlivesi. Le prime avvisaglie dell’autunno si hanno a inizio settembre. L’autunno si conclude attorno alla metà di novembre. In questo periodo le piogge sono consistenti. Attorno al 15-20 di novembre si ha un brusco calo delle temperature, con ghiacciate e possibili nevicate in pianura. Poi arriva l’inverno che dura sino a inizio marzo, con un leggero e momentaneo aumento termico nella prima metà di febbraio. Le piogge non sono molto consistenti e, generalmente, l’apporto idrico è dovuto in maggior percentuale, alle nevicate.

Ora riporto qualche dato di Forlì dal novembre 1998.

Media minima più bassa: -4,19 (gennaio 2002).

Media minima più alta: 20,28°c (agosto 2003).

Media massima più bassa: 4,96 (dicembre 1998).

Media massima più alta: 32,00°c (giugno 2003).

Minima assoluta: -10°c (26 gennaio 2000) [nell’85 –22°c].

Minima più alta: 23°c (14 agosto 2003).

Massima più bassa: -2°c (9, 12, 13 gennaio 2003 e altri giorni).

Massima assoluta: 39°c (22 agosto 2000).

Pressione più bassa: 976 mb. (28 dicembre 1999).

Pressione più alta: 1037 mb. (4 febbraio 2000).

Massima precipitazione giornaliera: 179 mm. (30 agosto 1999) [il giorno prima 30 mm.].

Massima precipitazione mensile: 240,8 (agosto 1999).

Massima nevicata in un singolo evento: 24 cm. (10-11 febbraio 1999).

Massimo mese nevoso: 32 cm. (febbraio 1999).

Totale cm. neve da novembre 1998: 116,6 cm.

Quindi, il clima romagnolo, presenta varie tipologie. E’ un clima particolare, data la presenza degli Appennini e alla sua esposizione alla Bora, ma certamente non è quello presentato dalla TV (che non parla sistematicamente mai di eventi eccezionali accaduti in Romagna e, soprattutto, di tutte le consistenti nevicate che si verificano), che cerca solo nicchie di microclima presenti solo sulle coste meridionali e nella zona di Brisighella, senza valorizzare la bellezza delle Foreste Casentinesi o ignorando le piste da sci aperte da fine novembre a fine aprile/inizio maggio e facendo apparire la Sicilia gelida al confronto della Romagna…Sono i dati a parlare: esistono una continentalità e una media di precipitazioni, temperature e nevicate veramente invidiabile da chi ama il freddo e la neve, specie nella fascia che va da Forlì a Castel Bolognese. Sono soddisfatto del clima romagnolo (detto da parte di un malato terminale di neve e gelo)!

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