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Attraverso le potenzialità che il computer offre, vale a dire la grafica, l’animazione, la musica e la simulazione e grazie, inoltre, anche all’osservazione continua della performance degli alunni, tenuta sempre sotto controllo dall’insegnante, il M.F.I. si è adattato benissimo anche a problematiche tipicamente più impegnative quale quella della vera e propria riabilitazione di funzioni. Ben presto è divenuto, pertanto, un metodo altamente riabilitativo nell’ambito linguistico, dimostrando di riuscire a fare recuperare, a particolare tipologia di utenza, quelle abilità mentali trasversali che sono alla base anche del linguaggio. 

Il metodo, proprio grazie all’utilizzo delle immagini, della musica e di altre tecniche, sviluppa una fortissima motivazione, destando nell’alunno interesse e quindi la voglia di operare e di cimentarsi continuamente. Ciò è favorito anche dal fatto che l’errore non lo mortifica anzi lo spinge nuovamente a provare e a riprovare divenendo esso stesso strumento di motivazione e propulsore principale nell’azione apprenditiva. 

Il metodo risulta, perciò, motivante e interessante ma soprattutto flessibile. 

La flessibilità consiste nella adattabilità alle esigenze apprenditive dell’alunno, cioè nel tenere continuamente presente ciò di cui l’allievo ha bisogno di fare per colmare determinate e specifiche lacune o deficit funzionali. Ciò significa, anche da parte dell’insegnante, problematizzare continuamente l’azione educativa, rendendosi, dunque, disponibile a cambiare strada in ogni momento, perché le rilevazioni possono fare capire che si stanno percorrendo strade troppo lunghe o che non portano da nessuna parte. Flessibilità vuol dire anche e soprattutto parcellizzare gli obiettivi, effettuando continui frazionamenti nell’ambito delle singole competenze. che scaturiscono proprio dall’osservazione di ciò che l’alunno non riesce a fare. 

È proprio da qui che devono nascere nuovi percorsi e nuove strategie; queste costituiranno per l’alunno nuove possibilità di crescere. Infatti molti micro-software o tecniche del M.F.I. sono per l’alunno modi personalizzati di crescita: sentieri più facili, ma man mano sempre più impegnativi, da percorrere per arrivare alla meta. 

In questo senso il M.F.I. risulta essere un metodo naturale, rispondente, cioè, sempre e in ogni momento alle reali capacità apprenditive dell’alunno e perciò altamente formativo.

 

La struttura di riferimento è il punto di partenza di tutto il procedimento metodologico-didattico. È costituito da quelle informazioni essenziali a cui l’alunno dovrà sempre riferirsi fino a quando non avrà acquisito l’autonomia nelle letto-scrittura. 

La costruzione della struttura di riferimento avviene attraverso vari passaggi che sviluppano contemporaneamente funzioni mentali che, pur essendo i prerequisiti della lettoscrittura, costituiscono abilità trasversali indispensabili in ogni operare umano. Esse sono il riconoscimento, la memorizzazione, l’associazione, attenzione, la riflessione, la decisione, ecc. 

Dopo lo sviluppo di queste funzioni si hanno i primi risultati specificatamente nel settore di cui ci occupiamo vale a dire nell’area del linguaggio. 

E, quindi, come si vede sempre dallo schema l’alunno è in grado leggere il fonema, poi via via con opportune tecniche, la sillaba, fino ad arrivare alla parola attraverso la sintesi delle sillabe. Infine la parola, in maniera globale, intuendo anche il significato della parola di cui possiede in mente una matrice se è già stata da lui utilizzata e fruita più volte.

Il tutto è possibile anche e soprattutto se si sviluppa l’autoascolto. Il bambino in genere, ma specialmente quello handicappato, deve abituarsi a sentire la sua voce quando legge i fonemi o i gruppi sillabici, in quanto deve riconoscere il significato perché avvenga la sintesi. Ciò è più facile quando lui ascolta, in quanto è solo intento a fare due operazioni: ascoltare/sintetizzare. Quando legge, invece, è contemporaneamente impegnato su più fronti: decodificazione dei simboli grafici, lettura, autoascolto, comprensione, sintesi.

Le fasi del M.F.I. - dal riconoscimento alla letto-scrittura

 

Abbiamo detto cosa è lo schema di riferimento; ora vediamo come si costruisce. 

Chi pensa che il metodo fonematico informatizzato sia un ritorno all’alfabetiere commette un errore di valutazione in quanto rimane ad analizzare solo in superficie. 

Partiamo dal principio “Si ricorda più facilmente ciò che piace!”. Allora l’associazione lettera immagine del vecchio alfabetiere non è sufficiente a garantire la memorizzazione delle stesse, in quanto le immagini, pur riempite con meravigliosi e stupendi colori, curate quindi dal punto di vista grafico, possono anche non dire nulla all’alunno. In questo caso fare vedere C associata a Cane o a Cavolo sviluppa solo una fissazione sul canale percettivo senza alcuna partecipazione a livello psicologico, e quindi affettivo. 

Tale fotogramma CANE/C rimane impresso certamente in una maniera molto fragile e labile perché non c’è alcun coinvolgimento da parte dell’alunno. 

Ecco perché sono nati “I racconti delle lettere” di cui attualmente è in commercio un CD-ROM molto interessante edito dalla DIDASCOLA di Bari. 

Attraverso il racconto e grazie ad un intreccio di avvenimenti molto stimolanti nasce la singola LETTERA proprio nella sua reale fisionomia e talvolta, come nel caso della A di Albero, sono proprio i bambini che utilizzando il proprio corpo drammatizzano l’evento vivendo in maniera più diretta e partecipe questo momento così magico. 

Un momento come questo non si dimentica più perché è coinvolta l’affettività, il mondo interiore fatto di sensazioni dolci, di sentimenti. È un momento magico.