La grande storia

dell'evoluzione informatica

 

Gottfried Wilhelm Leibniz

Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716)

Filosofo e matematico tedesco. 

Oltre a una macchina calcolatrice automatica in grado di eseguire le quattro operazioni e l'estrazione di radici quadrate, lasciò alcune idee fondamentali per lo sviluppo della logica matematica e per il futuro funzionamento dei calcolatori digitali.

Nel 1670, ignaro delle invenzioni di B.Pascal e di W.Schickard, il grande matematico e filosofo tedesco si immerse nella progettazione di una macchina che non fosse una semplice calcolatrice, ma che potesse eseguire qualsiasi processo di ragionamento. 
Più tardi, appreso dalla lettura dell'opera "Pensieri" dell'esistenza della pascaline, Leibniz concentrò il suo sforzo nella realizzazione di un congegno che potesse eseguire velocemente moltiplicazioni e divisioni, cosa che la macchina di Pascal non era in grado di eseguire.
Per raggiungere il suo scopo Leibniz inventò uno speciale tipo di meccanismo, detto tamburo differenziato (oggi più semplicemente chiamato Ruota di Leibniz); combinando insieme alcuni di questi tamburi era possibile moltiplicare e dividere sfruttando la ripetizione automatica di somme e sottrazioni.

Nel 1674 Leibniz presentò a Londra il suo progetto, denominato Stepped Reckoner (calcolatrice a scatti). Il prototipo, però, aveva molte difficoltà a funzionare, tant'è vero che il suo inventore terminò lo sviluppo completo della macchina soltanto nel 1694.

 

Calcolatrice a scatti

Sebbene non completamente automatico (era necessario l'intervento dell'utente per ordinare alcuni riporti), questo congegno è senz'altro il più ambizioso progetto di calcolatore automatico che sia mai stato tentato.
Leibniz costruì un solo esemplare del suo congegno, per due motivi: primo l'elevata difficoltà di costruzione, secondo gli errori in cui la macchina talvolta incappava; in effetti, nel 1893, a 177 anni dalla morte di Leibniz, si è scoperto che l'errore era derivante da un difetto nel disegno di un meccanismo di riporto: non si sa se l'inventore fosse cosciente del suo errore progettuale, ma è probabile che un prototipo corretto e revisionato non sia mai stato costruito.