Martinique

cap. 2 ("L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze")

Warning!!!

 

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Si buttò a peso morto sul letto, ancora vestito, nella stanza ghiacciata.

Nel tenue chiarore lunare della camera riusciva a vedere il suo respiro farsi condensa: era un buon segno. Forse non diventerò cieco tanto presto. Ma aveva notato che i tempi di adattamento nel passaggio luce-ombra continuavano ad allungarsi; all’inizio erano solo attimi, ora potevano trascorrere anche lunghi istanti di buio, infiniti e terribili.

Anche adesso, osservando le mani che allungava nell’aria scura, gli sembrava di vederle svanire. E’ solo suggestione; sono stanco, ho bevuto troppo vino e la mia vita sta andando in pezzi.

 

Provò a ricostruire la catena invisibile di eventi che li aveva portati alla situazione attuale e continuò a sembrargli tutto. Completamente. Sbagliato.

Come prima cosa non riusciva credere che la regina avesse potuto spedire Oscar tanto lontano. Forse, dalla sua prospettiva di una vita ristretta alla gabbia dorata di Versailles, quella che aveva dato alla sua protetta era la possibilità di vivere un sogno. Ma non riusciva ad immaginarsi Maria Antonietta così avventurosa, e con il suo lato cinico che talvolta riemergeva, stava valutando l’idea che potesse non essere il solo ad aver notato un interesse crescente di Fersen nei confronti di Oscar, da un po’ di tempo a questa parte. Ci mancava solo lui, tra l’altro.

 

Oscar, la sua Oscar. Che gli fa tenerezza, che non sa parlare d’amore. CHE PRENDE E PARTE E VA DALL’ALTRO LATO DEL MONDO.

 

Si sentiva un cretino.

Del suo volerle bene incondizionatamente, in silenzio, ne aveva fatto un vanto, un’arte.

Le dona il suo amore come il giardiniere dà l’acqua alla rosa, aspettandosi in cambio solo che lei fiorisca. E più di una volta, sì… aveva peccato di vanità quando si era sentito superiore a lei nell’amare; lei che non si era negata gli accessi di rabbia e i colpi di testa come indossare un abito da sera, per quel maledetto svedese.

Vestendosi in quel modo aveva corso un rischio: se l’avessero riconosciuta tutti? Con quale faccia si sarebbe ripresentato a corte l’algido comandante della Guardia Reale?

Eppure ne era stata capace: magari senza neppure sapere cosa aspettarsi, mentre di solito lei  è chirurgica nelle sue azioni. Si era esposta. Lui poteva dire di aver mai fatto lo stesso?

E se adesso Oscar stava dimostrando di avere il coraggio di agire e di scegliere una strada diversa per la sua vita mettendo un oceano fra sé e la follia delle aspettative paterne, lui con che diritto poteva fermarla? O imporle la sua presenza, quando con tutta probabilità diventerà cieco? Ed era chiaro dal breve dialogo che avevano avuto che lei aveva già deciso di lasciarlo qui.

Gli attraversò la mente il pensiero di cosa avrebbe fatto lei se fosse venuta a conoscenza della sua vista malandata. Forse sceglierebbe di restare.

Lo investirono, alternate, ondate di speranza e di disgusto per sé stesso. Quanto posso diventare meschino a questo punto, amore mio? Cosa sono disposto a fare per trattenerti qui?

Stava tremando.

La desiderava con tutto se stesso, ogni brandello della sua anima affamata parlava di lei.

Amore…

Amore…

Io mi odio… perché vorrei sapere essere felice, davvero, per te.

Odio questa bottiglia di vino vuota, …odio questa parola insulsa: “nobiltà”…

ma soprattutto ODIO QUEST’ OCCHIO CHE ORMAI SA SOLO PIANGERE!

 

La bottiglia non fece troppo rumore infrangendosi contro la parete, aveva avuto paura di disturbare anche lei. André rimase in attesa; nessuna porta che si apriva nella notte.

Forse anche gli accessi di rabbia non sono una cattiva idea, Oscar.

 

Tritò schegge sotto gli stivali andando alla finestra, e poggiò sospirando la fronte sul vetro ghiacciato. Era lo stesso contatto che aveva avuto con lei poche ore prima.

Come le aveva accarezzato la nuca, come l’aveva guardata…

Come può non capire?

Non capirà neppure quando le dimostrerà ancora una volta di amarla, l’ultima forse, lasciandola partire. Ha deciso che è questo che farà: le offrirà il suo sorriso e il suo appoggio quando la famiglia tenterà di fermarla.

Amore, dammi la forza di lasciarti andare. E il tuo coraggio per provare a ricominciare a vivere senza odiare ciò che resta di me, se non ci sei tu.

 

***

 

Il mattino dopo fu lei a raggiungerlo in giardino.

“Ehi”

“Ehi”

Lui era più sereno di quanto lei si aspettasse.

“André, oggi preferirei non venissi con me a Versailles. Devo ringraziare di persona la regina e lasciare formalmente la guardia reale ed è molto probabile che si scateni un po’ di curiosità a riguardo… sai come succede, la voce sicuramente avrà cominciato a diffondersi e se venissi anche tu saresti una persona in più da importunare con le loro domande.

Però se ti va potremmo vederci stasera. Fuori di qui, alla locanda di Sargent.”

Prima che lui potesse aprire bocca aggiunse: “Ma non cambierò idea!”

Lui aprì le braccia in un gesto ironico d’arresa e le regalò uno dei suoi sorrisi migliori

“D’accordo, Oscar. Anche io ho delle cose da fare, ti aspetterò lì. O se arrivi prima, aspetta tu me.”

“Hm. Bene.”

“Bene.”

“A più tardi, allora.”

Tutto qui? In camera era quasi arrivata a provare il discorso ad alta voce.

 

***

 

Per liberarsi di Girodelle dovette proporgli lei stessa di vedersi in un’altra occasione per poter discutere con calma di quanto fosse “azzardato” e “incosciente” il viaggio che si apprestava a compiere, lei che “possiede uno spirito intrepido, ma è pur sempre una fanciulla”.

Se André fosse stato presente non sarebbe riuscita a non scoppiare a ridere, viste le facce che fa alle uscite antidiluviane del suo povero sottoposto.

Fanciulla!

Questa chicca di raro splendore gliel’avrebbe offerta come pegno di pace, una volta rasserenate le cose tra loro.

 

***

 

 

Lo trovò già al tavolo, da bere ce n’era per tutti e due.

“Giornata difficile, ex-comandante?”

“Sai, tecnicamente anche il ‘capitano di vascello’ viene chiamato ‘comandante’, quindi puoi risparmiarti l’ex.” Si beccò una faccia che neanche a Girodelle aveva mai fatto, ma non gli fece caso:  “E, sì, a corte c’è stata la reazione che mi aspettavo.”

“Infatti non credevo facessi così presto. Cos’è, Versailles ti ha stufato?”

“Detto tra noi… sì.”

“Detto tra noi, io ho sempre saputo che sarebbe successo. Non la Martinica, eh! …Dico la nausea per quell’ambiente. I segni di insofferenza c’erano tutti, non li hai mai nascosti…” Sembrava un altro, rispetto la sera prima. Continuò ad argomentare: “ Vista in questo modo, non sembra affatto strano tu voglia andar via. Quante altre parate e ricevimenti avresti sopportato ancora, prima di impazzire? Su col morale, Oscar: vedrai che si incontrano meno parrucche ai tropici!”

Lei era a dir poco perplessa.

“André, se stai provando a darmi ragione per poi convincermi che sto sbagliando tutto…”

Lui abbandonò il tono canzonatorio: “Ma no, Oscar, no.” Le sorrise, allusivo: ”E poi quella è una tecnica vecchia. Ho riflettuto meglio sulla tua decisione e, anche se mi spaventa l’idea di saperti dall’altra parte del mondo, ho deciso di seguire il tuo esempio e di dare una svolta alla mia vita. Raggiungo i miei parenti… a Pont-Aven… in Bretagna.

Lei sgranò i suoi meravigliosi occhi azzurri. Sorpresa. Come ferita. (1)

 

“Intendi dire che ti trasferisci lì?”

“Sì, da George. Lo ricordi? Qualche volta te ne ho parlato. Non l’ho mai incontrato, ma ci scriviamo e lui ha messo su un allevamento di cavalli…”(2)

“E tua nonna?”

“La nonna resterà qui, non vedo alternative. E poi casa Jarjeyes come potrebbe andare avanti senza di lei?”

Lei non rispose neppure e digerì le informazioni di prima sorseggiando distrattamente il vino.

“Oscar, un’altra cosa: potrei accompagnarti io a Brest per la partenza. Non è troppo distante da Pont-Aven, in più tu non saresti costretta a viaggiare con cavalli da posta o ad organizzare una carrozza perché io mi procurerei un carro per spostarmi.

Tra l’altro non ho la minima idea di quanto costi, mi accompagneresti ad informarmi in questi giorni? Tanto ora sei in vacanza…”

Ancora disorientata cominciò a snocciolare automatismi di cortesia.

Ovviamente, di qualsiasi cosa avesse avuto bisogno, a casa si sarebbero fatti in quattro per lui e, sì, certo che lo avrebbe accompagnato… Potevano chiedere a…

 

Quando era nata in lei l’idea di lasciare la guardia reale? La prima volta che l’aveva pensato per davvero non era stato più di due settimane prima. Ed ora che le sue scelte prendevano forma e generavano conseguenze, cominciava a capire davvero cosa sarebbe successo.

Lui non resterà qui. Non dovrebbe sorprendermi.

Provò ad immaginarsi come dovevano apparire loro due ad un osservatore esterno, stasera. Come al solito, probabilmente. Ma mentre seguiva le sue mani grandi spostare bicchieri per aiutarsi a pianificare il viaggio verso la Bretagna, le sembrò di non riconoscerlo.  

***

Furono giorni frenetici quelli che seguirono, in cui la casa intera, anche domestici che credeva la detestassero, sembrarono commossi all’idea della sua partenza. Che poi era la “loro” partenza, che stavano organizzando assieme in tutto e per tutto con la leggerezza che avrebbero potuto usare per prepararsi ad una vacanza.

Si chiedeva quanto avesse influito la stasi sul suo senso di disperazione, perché era questo che aveva provato, né più né meno, negli ultimi anni. Come aveva fatto ad accettare per ineluttabile un destino che a quanto pare non richiedeva che pochi gesti per essere modificato?

Il giorno prima l’aveva svegliata il sole già abbastanza alto, schiudendo gli occhi ne aveva visto i raggi tessere ricami tra le tende e le sue ciglia. E aveva stiracchiato ogni muscolo in un gesto di pura, pigrissima felicità.

E anche André sembrava aver tratto giovamento dal cambio di prospettiva. Ridevano tanto da sganasciarsi, come non succedeva da secoli.

Le sarebbe mancato più di ogni altro, lo sapeva bene.

 

Suo padre invece era passato nell’arco di quarantotto ore dalle urla di Urano al vantarsi dell’aver generato il primo Jarjayes che avrebbe fatto carriera anche in marina.

Il caso ha voluto che anche lui fosse presente all’arrivo di Girodelle quel pomeriggio ed era da allora che andavano avanti in un dialogo in cui il generale mandava all’aria ogni argomentazione apprensiva dell’altro con le stesse, identiche parole che aveva usato Oscar per convincere lui, pochi giorni prima.

Io non sono stata così altezzosa.

Sperava, almeno.

Comunque le aveva risparmiato un bel po’ di lavoro, quando alla fine li lasciò soli a prendere un tè.

 

“Non mi aspettavo di trovare vostro padre così… così bendisposto nei confronti della vostra partenza! Certo di lui non si può dire che manchi di modernità.

Ma permettetemi, io devo insistere con voi…”

“No, Girodelle, non insistete oltre – lo interruppe con grazia – Pensiamo a godere della reciproca compagnia senza altri indugi; io dopotutto non parto che tra pochi giorni, e partirò, siatene certo. Raccontatemi piuttosto del nuovo incarico, come sta andando?”

 

La sua risposta fu più che altro un trattato sull’ insostituibilità di un comandante come Oscar. Poteva non essere una compagnia particolarmente stimolante, il visconte, ma era colpita dal calore sincero che le stava dimostrando. Dopotutto cosa aveva fatto lei per meritarsi il suo affetto?

Gli aveva complicato non poco la vita, relegandolo, primo nella storia, ad un posto di secondo rispetto ad una donna nell’esercito francese. E lui questo l’aveva accettato con una naturalezza straordinaria, aiutandola nei primi giorni di insediamento alla Guardia Reale, quando la corte intera la additava come il nuovo esemplare esotico del giardino zoologico reale.

Altro che antiquato, Girodelle.

 

Forse era l’umore in crescendo, la primavera alle porte, la pace nel mondo, ma sentì che prima di partire avrebbe dovuto mettere le cose a posto anche con Fersen. Ora poteva.

Aveva già pensato di scrivergli una lettera, in cui si sarebbe scusata di non aver avuto il tempo di incontrarlo di persona e in cui avrebbe ritirato la sentenza di morte per la loro amicizia, ‘che sperava non si esaurisse nella distanza fisica e temporale, così come già avevano avuto modo di dimostrare in passato…’

E stava immaginando una chiusa perfetta per la missiva, qualcosa che la sollevasse da ogni imbarazzo, quando venne interrotta da Victor:

“Ehm… coman… madamigella Oscar? Siete sovrappensiero?”

“… Hm? Sì… perdonatemi, in questi giorni mi ritrovo spesso con la testa tra le nuvole, tra le liste delle cose che devo fare e che rimando”

“Ma certo, comprendo benissimo… E’ che hanno bussato.”

 

Quando nanny entrò ad annunciare il conte di Fersen, sentì le sue buone intenzioni sciogliersi come lo zucchero nel tè.

 

Ma che gli è preso? Prima aveva ignorato deliberatamente il suo ordine di addio. Adesso si presentava a casa sua senza neppure avvisarla.

Era così contrariata che avrebbe potuto rifiutarsi di riceverlo con una scusa, ma non poteva farlo con un testimone lì presente.

 

“Fallo accomodare, nanny. Grazie.”

 Girodelle non sembrava accorgersi della tensione imbarazzata che aleggiava tra gli altri due, mentre decideva che la sua visita era arrivata al termine e si profondeva in raccomandazioni, ancora, e auguri per Oscar. Che non fece in tempo ad evitare il primo baciamano della sua vita.

Ma che diamine! Girodelle!

 

Sperò di non essere arrossita.

***

L’aveva portato in giardino con passo marziale,  l’aria fredda le schiariva i pensieri.

Doveva moderare il suo disappunto; in fin dei conti Fersen non le aveva fatto nulla di grave, era lei a star esagerando.

 

“Non mi fissate a quel modo, Oscar, vi prego. Ho saputo della vostra partenza imminente ed è da giorni che speravo tanto di incontrarvi, ma non sapevo in che modo. Se desiderate che me ne vada lasciatemi solo spiegare…”

“Fersen, posso immaginare perché siate qui. E’ gentile da parte vostra preoccuparvi e se vorrete darmi consigli sulla traversata li ascolterò volentieri, ma non provate a dissuadermi dal viaggio perché sarebbe una perdita di tempo.”

Lui era inorridito dal fatto che lei potesse pensare di andare in un posto come la Martinica, ben lontana dai livelli di civiltà degli Stati Uniti: “Che pure non sono l’Europa.”

“Come potete fare questo paragone voi che avete vissuto la guerra e poi la malattia, laggiù? Io non sto andando a cercare salotti, oltreoceano! In ogni caso le ostilità ormai sono finite e le Antille stanno vivendo un periodo di relativa tranquillità; la mia spedizione parte proprio con l’intento di aiutare a preservarla.”

“Voi sottovalutate i rischi stessi del viaggio. Le acque del mar dei Caraibi sono infestate dai pirati, credete siano solo storie? Lì non c’è differenza tra pace e guerra: si ammazzano per una manciata di denaro, combattono senza onore! Vi prego, Oscar, voi DOVETE ripensarci! Volete farmi impazzire?!”

Lei si sedette sul bordo della fontana.

Non sarebbe riuscita ad evitare il discorso.

“Se temete che io voglia intraprendere il viaggio per fuggire dall’affetto che ho provato per voi… Fersen,… non posso negarlo, perché una delle motivazioni iniziali era anche questa. Non è stato semplice per me, ammettere… certe… cose.

Però adesso ho bisogno che voi torniate ad essere per me il caro amico che siete sempre stato, perché vorrei parlarvi con tutta la sincerità di cui sono capace.

Sono felice che sia andata in questo modo.

Sono felice di partire, indipendentemente da ciò che mi ha portata a desiderare di farlo.

L’essenza dello spirito dell’uomo sta nelle nuove esperienze… non ricordo chi l’abbia detto, ma in questo momento sento che questo pensiero mi si adatta a pennello.”

Il sorriso di Oscar era la prima stella della sera.

“Quindi non impazzite e non sentitevi in colpa se dovessi finire su una nave pirata, perché l’avrò fatto perseguendo i miei desideri e non fuggendo da voi.

Era mia intenzione scrivervi prima di partire, ma mi avete preceduta.”

La reazione del conte non fu per niente quella che si aspettava.

Prese ad andare avanti e indietro, sembrava deluso; arrabbiato, addirittura.

Aveva indossato la giacca beige che portava a “quel” ballo, adesso la riconosceva: l’aveva pensato anche la prima volta che non gli donasse quel colore così slavato, con la sua carnagione già spenta.

 

“Non fraintendetemi, io sono molto contento per voi…” ma la sua faccia sembrava negarlo mentre le si avvicinava e si accomodava con lei sul bordo della fontana: “E per me, se avete deciso di perdonare la mia miopia. Oscar, non credo che esista uomo sulla faccia della terra che non ringrazierebbe Dio di avere un posto nel vostro cuore, di qualsiasi posto di tratti.” Strinse le mani nervosamente, mentre temporeggiava alla ricerca delle parole adatte: ”Ma se mi diceste che ho la speranza di riconquistare… Se solo avessi più tempo, io vorrei… la possibilità di capire… la possibilità di farvi capire… Oh, Oscar!”

***

 Il cuore sembrava volerle uscire dal petto, tanto batteva furibondo.

 

“Caro diario, oggi ho ricevuto il mio primo baciamano e Fersen ha provato a baciarmi, ma io l’ho spinto nella fontana.”

Chi aveva sostituito la sua vita da soldato con una commedia di Molière???

Il conte dimostrò polso ad uscire dalla fontana quasi sorridendo, zuppo, ma fiero.

Oscar invece era ancora allibita: “Io… mi dispiace.… Voi, però…”

“Sì, ho provato a baciarvi. Probabilmente avrei provato a farlo anche quella sera, sapete? Eravate incantevole… vi ho lasciata fuggire non una, ma due volte. Non posso permettermi di perseverare nell’errore, non ora che non riesco a smettere di pensare a voi. Un delicato fiore di ghiaccio dal candido vestito… vedo solo questo quando vi guardo, ormai.“

Ad un suo passo verso di lei, Oscar arretrò di due.

“Non riesco a capirvi. Se avete provato qualcosa per me… non potreste darmi un’altra occasione?”

“Sono io che non riesco a capire voi, Fersen! Che ne è stato del vostro amore devoto per Maria Antonietta?”

Sembrò perdere smalto, a quel nome.

“Allora è questo che temete… Certo, è chiaro.

Io voglio essere sincero: quel legame esiste, ma non può far altro che condannarci alla disperazione. Dobbiamo salvarci, sia io, sia lei.

Questa non potrebbe essere una soluzione per tutti?

Posso provare a rendervi felice, Oscar?”

Forse. Forse un mese fa le sarebbe bastato, ma adesso la proposta la offendeva. Era questo l’amore per lui? Era davvero così volubile l’uomo che aveva idealizzato per tanti anni?

E soprattutto… “Un delicato fiore di ghiaccio dal candido vestito”? Andiamo, Fersen…

“Ve lo ripeto: io sono già felice. Come non potrei mai essere se accettassi una simile offerta. Spero possiate trovare anche la vostra felicità al più presto, Fersen, lo spero davvero.”

***

“André, si può sapere dov’eri finito? Ti ho mandato a prendere le legna più di mezz’ora fa!”

“Scusa, nonna… stasera in giardino si stava proprio bene, ho perso il senso del tempo!”

Invece l’udito affinato gli aveva portato alle orecchie una conversazione imperdibile, che mai avrebbe scoperto se non fosse capitato alla legnaia, proprio all’angolo della casa vicino la fontana, giusto in tempo per ascoltare indisturbato la scena.

Sentiva il cuore traboccargli di orgoglio, per quella forte, meravigliosa donna che ogni giorno, da sempre, lo faceva innamorare di lei.

 

(1) Sono infiniti i punti in cui Laura è intervenuta a rendere leggibili i miei scivoloni di forma, di punteggiatura e di editing, tanti che non saprei dove ricollegarmi al testo per ringraziarla. J Inizio col farlo qui. E continuerò a farlo tutte le volte nelle mail che continuo ad inviarle, con mille  versioni diverse dello stesso capitolo! Santa pazienza che mi sopporta!

(2) Anche Luana, nel suo “Histoire Noire” immagina Andrè alle prese con un allevamento di cavalli. Penso sia l’ipotesi che più mi ha colpita perché si tratta di un mestiere che potrebbe portare avanti anche senza l’aiuto della vista… con un po’ di impegno. (E magari un cavallo-guida? Uhm… non degeneriamo). Quindi, Luana, grazie per la suggestione e anche per avermi fatto scoprire i lipizziani! J

 

pubblicazione sul sito Little Corner marzo 2012

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