Il numero perfetto

 

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Avvertenza: Questo è un racconto erotico, scritto con l’unico preciso intento di far accoppiare i personaggi tra loro quanto più possibile. Chi fosse poco propenso al genere o fosse animato da lodevoli preoccupazioni morali farebbe probabilmente bene a non leggere. I minorenni si astengano perché non è roba per loro. Gli altri spero che si divertano.

Contenuto: yuri, het, 3some, pwp.

Rating: v. m. 18                        

 

Si era trovata in mezzo tra loro e aveva desiderato buttarcisi. Questo era quel che era successo, né più né meno. Non lo aveva affatto programmato, e non aveva mai voluto dividerli. Voleva aiutarli, anzi, perché un amore così grande aveva diritto di essere vissuto, non era giusto che si spegnesse nella rinuncia. Lui la desiderava in un modo che avrebbe fatto venire la bava alla bocca a una santa, e lei era così piena di passione e di desiderio, nella freddezza gelida che ostentava, che chiunque avrebbe voluto farla sua, per il piacere di sentirla gridare di piacere.

Era successo a lei, di trovarsi lì in quel momento.

Si alzò lentamente dallo sgabello di fronte al mobile da toeletta di Oscar. Strano che una donna soldato avesse un boudoir così intimo e seducente. La grande specchiera a ventaglio le rimandò l’immagine del suo corpo morbido e nudo incorniciato dai riccioli biondi, nella pienezza appagata della gioia sensuale appena raggiunta. Dietro di lei, sull’alto letto a baldacchino, con le braccia aperte allungate sui cuscini e le cosce appena dischiuse che lasciavano tuttavia ben vedere la virginale, rosea voluttà del suo sesso, dormiva il colonnello Oscar, uomo donna che da qualche mese era sua compagna di gioco e di scoperte, nelle fredde notti d’inverno di palazzo Jarjayes. Si era presa cura del suo piacere con coscienziosa passione, leccandola e accarezzandola avidamente fino a farle raggiungere un orgasmo devastante. E aveva continuato a lungo, anche dopo, a coccolarla con la lingua, fino ad assaporare, in estasi, la liquida dolcezza del suo totale abbandono. Gli orgasmi di Oscar avevano il potere di eccitarla in un modo delirante: le bastava sfiorarsi con la mano per venire anche lei, mentre la faceva godere così. Ed era sempre in questo modo che si soddisfaceva, se non riusciva a raggiungere l’apice strofinandosi al suo corpo con veloce insistenza. Perché Oscar accettava, ma non ricambiava mai quelle carezze.

Forse era stato questo, la sottile frustrazione unita alla curiosità, a spingerla ad avvicinare anche André. Rosalie ricordava ancora il suo sguardo allibito quando gli aveva percorso le labbra con la lingua, e il contemporaneo, marmoreo indurimento del pene che lei aveva destato, prendendoglielo inaspettatamente in mano e accarezzandolo con abilità nei pantaloni. Lo aveva semplicemente fatto uscire di testa, risvegliando all’improvviso il puro istinto animale dei suoi vent’anni, e se lo era scopato seduta stante nelle scuderie, accucciandosi su di lui sulla paglia, portando le sue mani a stringerle i fianchi mentre si muoveva impaziente su quel magnifico arnese per arrivare all’orgasmo. E pensare che era vergine pure lui.

Poi, come era accaduto anche nel caso di Oscar, ci era voluto del bello e del buono per fargli passare i sensi di colpa. Si era anche intenerita del suo dispiacere, così autentico e puro, di non averlo fatto per la prima volta con la donna che amava. Era talmente costernato che aveva quasi fatto venire degli scrupoli anche a lei. Gli aveva detto per consolarlo - e questo era, in effetti - che si era trattato solo di sesso, che non c’era niente di male se qualche volta lo aiutava a godere e a sfogarsi, approfittando del piacere che anche lui poteva darle, e che questo non avrebbe interferito coi suoi profondi sentimenti per Oscar. Era suo pieno diritto, in fondo, nel fiore degli anni, prendersi qualche soddisfazione, e magari imparare anche qualcosa che potesse tornargli utile al momento giusto. Non lo aveva veramente convinto, ma poi un giorno André si era accorto di cosa facevano la sua amata e Rosalie quando si chiudevano in camera da sole, ed era crollato completamente. Da quel giorno aveva potuto averlo ogni volta che voleva: André lo faceva con lei con foga quasi rabbiosa, come se volesse scoprire perché, quasi quello fosse un modo, ancora, per condividere l’amore di Oscar.

Con madamigella non era andata proprio così. La prima volta che era riuscita a portarsela a letto l’aveva colta stanchissima e pressoché ubriaca, una delle sere in cui dava la caccia a sua sorella Jeanne. Le aveva tolto il bicchiere penzolante dalla mano dopo che si era addormentata con la testa all’indietro su una poltrona e l’aveva accompagnata in camera. L’aveva aiutata dolcemente a spogliarsi dell’uniforme e non si era fermata quando era arrivata alla camicia. Le aveva sfilato i calzoni e aveva scoperto, con un brivido di eccitazione, che quelle gambe sempre celate alla vista erano perfettamente lisce e depilate. La visione di quel corpo bianco e flessuoso, di quel seno perfetto che pareva quello di un’adolescente in boccio l’aveva rapita irresistibilmente. Le aveva accarezzato con la lingua i capezzoli rosei e teneri facendoli irrigidire, ascoltando con un senso di deliziato potere i gemiti che sfuggivano sconnessi alle sue labbra. Poi, percorrendola con le mani, era andata dritta al centro del suo corpo, le aveva dilatato piano le cosce e aveva assaggiato delicatamente il suo sapore, dedicandosi con sapiente ed esclusiva insistenza al clitoride piccolo e nascosto, che mai aveva conosciuto quelle attenzioni. Oscar era quasi incosciente e completamente priva di difese, e le aveva lasciato fare tutto, sospirando al tocco avvolgente e caldo e al picchiettare stimolante della sua lingua per una buona mezz’ora. Poi era venuta in un attimo, premendo la sua testa a sé, accompagnandola con movimenti crescenti del bacino, con un’esplosione di piacere che si era concentrata in un unico grido forte. E, mentre lei continuava a lambirla delicatamente per portare fino in fondo il suo orgasmo, le era sfuggito dalle labbra un “André...” liberatorio e rivelatore.

Rosalie ne era stata colta di sorpresa, in quel momento, ma non si era stupita più di tanto. Aveva perfino sorriso, perché si vedeva benissimo che André era innamorato di Oscar, ma quel gemito involontario di lei era un vero e proprio segreto che adesso era stato messo nelle sue mani. Non lo avrebbe usato per danneggiarli: erano stati così buoni con lei, fin da quando l’avevano raccolta per la strada mentre cercava di vendersi alle carrozze di passaggio per racimolare qualche soldo. Aveva pensato, anzi, che quello poteva essere un modo per ricambiarli. Ma aveva sentito un bisogno irresistibile di condividere quell’amore, di farne parte. Di provare cosa si sentiva, almeno parzialmente, almeno per un po’. Era troppo bello fare l’amore con Oscar, farla gemere di assoluto piacere regalandole quelle carezze di cui il suo corpo aveva bisogno da anni. E Oscar col tempo lo aveva accettato, per l’intenso godimento che lei sapeva darle senza minacciare la sua verginità, e forse con l’idea inconfessata che, destinata com’era a vivere come un uomo, fosse per lei in fondo giusto godere del sesso insieme a una donna. Non si rendeva conto, inesperta com’era, che quel tipo di relazione non era nella sua inclinazione più autentica, come dimostrava il fatto che non provava alcun interesse per il corpo di Rosalie, e, nonostante tutte le cure che riceveva da lei, non le era mai venuto in mente di restituire quei gesti, limitandosi a sfiorarla con timida gratitudine. Rosalie non l’aveva mai forzata a farlo, anche se ne aveva voglia da impazzire, perché aveva capito che era del tutto inutile e che probabilmente le sarebbe costato la perdita del loro legame speciale.

Scopare con André invece era una vera soddisfazione, soprattutto da quando gli aveva dimostrato che poteva farlo senza complicazioni di alcun genere e in piena segretezza e sicurezza. Si era divertita a insegnargli tutto quello che aveva imparato in anni di vita parigina, e adesso andava da lui ogni volta che il desiderio insoddisfatto da Oscar la lasciava con una voglia struggente di qualcuno che si prendesse cura del suo corpo. André affondava nelle sue forme voluttuose con frenesia animalesca, la possedeva da dietro con veemenza riempiendosi le mani del suo seno, in amplessi che duravano a lungo, nella stalla, in piedi nella sua stanza, nel segreto della cucina di notte. La faceva godere più volte, come mai le era capitato prima, e le veniva dentro con ardore travolgente, da quando gli aveva spiegato che non correva il rischio di spiacevoli conseguenze. Gli aveva detto che era sterile e a lui era bastato. In verità non lo era sempre stata: il secondo aborto malamente eseguito, anni prima, le aveva lasciato questo regalo. Ne aveva sofferto a lungo, ma in fondo questo le aveva reso la vita più facile. La passione e il piacere completo di André, che godeva veramente solo quando sapeva di averla fatta venire, la ripagavano, adesso, in qualche modo, della tenerezza e del vero desiderio che non aveva mai ricevuto da nessuno. Era un amante superbo, un talento naturale del sesso. Ed era dolce, gentile, attento, se voleva. Rosalie si sarebbe sicuramente innamorata di lui, se avesse saputo innamorarsi di un uomo. Ma era impossibile: per quanto fosse stata abituata da sempre a intrattenersi con entrambi i sessi, erano le donne ad attrarla profondamente. Erano i capezzoli di Oscar, la sua fica calda e bagnata, la dolcezza dei baci che rubava alla sua bocca, i moti del suo cuore che credeva di indovinare, che avrebbe così tanto voluto che fossero destinati a lei da accontentarsi dell’illusione. Non avrebbe mai potuto innamorarsi di André, per quanta gratitudine e affetto gli portasse. Ed era meglio così, perché André non l’amava affatto: veniva a letto con lei ma pensava sempre, costantemente, a Oscar.

 

Si accostò ancora al letto, e posò un bacio lieve sulla guancia della sua signora. La perfezione levigata della sua pelle, i suoi lineamenti meravigliosi nel viso disteso dal sonno la catturarono di nuovo. Avvicinò le labbra alla sua bocca socchiusa e la baciò languidamente, profondamente, portandola a rispondere a quel bacio e a risvegliarsi dal sonno, mentre con una mano le accarezzava morbidamente un seno e si chinava a tratti a succhiarlo, con passione intensa. Oscar cominciò a gemere senza frenarsi, accettando con gli occhi chiusi i giochi della sua lingua, annuendo con assensi sempre più inquieti a quelle carezze esperte, a quelle mani che la sfioravano ovunque. Trasalì, al contatto dolce delle sue dita, che, infilandosi sapientemente tra le gambe, cominciarono ad esplorarla con delicatezza febbrile, cogliendo il piacere stillante del suo sesso pronto ad aprirsi per accogliere la penetrazione. “Se tu fossi con un uomo ti faresti scopare adesso - le sussurrò con voce arrochita dall’eccitazione -. Guarda come stai godendo solo così, solo perché ti sfioro un poco, guarda come si offre tutto il tuo corpo... Vorrei avere il cazzo per scoparti io, ti scoperei fino a farti urlare. Ma ora lasciami fare questo, lasciati andare e godi, so come fare a farti venire ancora...”

Queste parole così forti pronunciate nella tensione irruenta degli amplessi, così in contrasto coi modi timidi e gentili che la sua compagna aveva nella vita normale, facevano eccitare incredibilmente Oscar. Rovesciò il capo all’indietro e chiuse gli occhi, cominciando a gemere in un completo abbandono, poi si girò sul fianco verso di lei e si curvò stringendo tra le gambe la sua mano che la toccava con intima spudoratezza, spingendosi ritmicamente, con piccoli moti del bacino, contro le dita umide che la provocavano sapendo esattamente dove dovevano farlo. Cominciò a gemere, ad implorare che non smettesse. Rosalie pensò che sarebbe venuta solo guardando quel volto ansimare di piacere, ma resistette fino in fondo, girandosi sopra di lei e tenendola ferma, continuando a toccarla sempre più in fretta. Prese la sua bocca con un bacio quasi violento, la lingua a cercare la lingua, non dandole tregua mentre ansimava di piacere, finché Oscar non ebbe un gemito cupo, uno spasmo, e proruppe in una cascata di sussulti, senza staccarsi da lei. “Brava, sì, vieni nella mia bocca, voglio sentire il tuo orgasmo fin dentro la testa... godi... così...” Rosalie era così eccitata che credeva di svenire: si sfregò con ardore contro Oscar che stava venendo, scossa da contrazioni ritmiche che non finivano mai, il sesso contro il suo sesso, e continuando a baciarla freneticamente trovò il tempo del suo piacere e raggiunse l’estasi con un grido strozzato che le partì dalla gola, fino a spegnersi in sussurro bagnato vicino all’orecchio di lei.

Rimasero distese vicine, esauste, a lungo, ansimando insieme. Rosalie pensò che Oscar, a dispetto del suo nome e del suo ruolo, a dispetto del carattere forte e volitivo che mostrava ogni giorno, aveva un modo di far l’amore che non somigliava per niente a quello di un uomo. Era femmina fino al midollo, per questo le aveva divorato l’anima.

 

André non la cercava mai, ma non si faceva pregare, quando Rosalie gli proponeva di passare un’ora insieme. Dovunque fossero, bastava che lo guardasse in un certo modo per trovarselo dentro dopo due minuti. Era talmente reattivo a quelle sollecitazioni che lei non poteva credere quasi alla calma e all’autocontrollo che dimostrava con Oscar, quando passava interi pomeriggi ad allenarsi alla spada con lei, quando sorseggiavano il tè in silenzio senza dire una parola, senza che la sfiorasse con un dito. E l’amava. L’amava e la voleva, e sarebbe stato in grado di farla felice come Oscar non avrebbe mai sospettato di poter essere. Eppure si manteneva misurato e civile, parlava del più e del meno, sapeva anche ridere e divertirla. Era qualcosa di straordinario il modo in cui aveva imparato, da tutta la vita, a dissimulare ciò che provava. Pensando a quanto erano forti e protettive le sue braccia, a come e con quanto sano piacere sapeva donarsi, alla qualità e alla durata delle prestazioni che poteva offrire, Rosalie si chiedeva come facesse a resistere alla voglia di prendere Oscar, che oltretutto amava, portarla in un angolo buio e farla sua cambiandole per sempre la vita. Ma c’era l’amore di mezzo, appunto, e tutte queste cose apparentemente naturali diventavano tra loro enormemente difficili.

 

“André... non vuoi... non pensi mai...”, gli mormorò al colmo della passione, mentre con le mani la teneva sollevata su di sé come se fosse una piuma, e, in piedi con la schiena appoggiata allo stipite della porta, la portava al suo corpo reggendola sugli avambracci, entrando in lei in un turbine di sospiri. Era il primo pomeriggio, nella cucina deserta, e si erano riparati nella penombra dell’ingresso posteriore per godersi quella scopata con tutta calma.

“Cosa?”, le rispose in un gemito afferrandola in una presa più forte.

“Oscar... oh... André, non vorresti fare questo con Oscar? Non vorresti sapere cosa si prova?”

André l’aveva fissata con uno sguardo cupo, in cui le pupille dilatate nascondevano quasi il colore degli occhi. Soffiò un fremito dalle narici stringendole le cosce intorno alla vita.

“Dimmelo tu cosa si prova, tu che lo sai...”, ansimò, accelerando il ritmo, quasi con rabbia.

“André, non devi...”

“Non devo cosa?”, ripeté lui raddoppiando la cadenza delle sue spinte. “Non devo cosa? Pensare a quando siete insieme? A come si fa scopare da te e non da me?”

“Oh, André... ti prego... non devi essere geloso di questo, non ce n’è ragione... Oh... continua, sì...”

“Non devo? E perché? Non posso aggrapparmi più neanche a questo? Tu vieni a letto con tutti e due quando vuoi, ti prendi me e lei... l’hai vista  in quei momenti... e io no, perché non mi vorrebbe, perché non mi vuole... Ma dimmi. Insieme riuscite a godere come quando sei con me?”

Rosalie ebbe un sussulto, sentiva avvicinarsi il piacere, come il salire di una lenta marea. Si strinse ancora più a lui e lo baciò sul viso, gemette contro il suo orecchio infilandoci dentro la lingua. “No... no... come con te mai... non sarebbe possibile... Sì, fallo ancora, ti prego...”

“E perché? Le lesbiche non possono godere come gli altri quando sono insieme? Ora che hai dimostrato che suo padre aveva ragione mi chiedi di non prendermela? Dopo che l’ho desiderata una vita?”

“Ti sbagli, André.. ti sbagli... suo padre non aveva ragione... non è quello che credi”.

“Ah davvero? E perché?”, ansimò con rabbia girandosi con lei verso il muro e sbattendola con più forza col bacino. La prendeva vestito, coi pantaloni semiaperti, allargando la sottoveste a strati dell’ampia gonna.

“Oh, sì, ti prego, sto per venire... continua...”

“No, adesso mi fermo se non me lo dici... mi fermo!”

“No... continua... con lei potrebbe essere bellissimo, completo, ma non lo è... non lo è...”

“Perché?”

“Oh... sì, ci sono quasi, ti prego...”

“Dimmelo! Perché tra voi non lo è?”

“André, io posso farlo con tutti e due e godere, io posso... O anche solo con lei... sono felice con lei... ma lei no...”

“Lei no? E perché? Rispondi? Perché lei no?”

“Perché lei... lei è...”

“Lei è cosa?”

“Lei è femmina, André, lo è completamente... è eterosessuale. Lei vuole un uomo, non una donna, anche se non lo sa... Oh.. sì... così... ti prego, mi fai venire... sì...”

“Davvero? Giuralo...” Si sentì quasi venir meno, all’improvvisa rivelazione.

“Sì... sì... la porterò da te... ti porterò in camera sua e lo farete... sarà bellissimo...”

“Davvero? Oh... davvero? lo...” Sentì l’orgasmo che partiva dal ventre, al solo pensiero. Lo sentì esplodere. Luci accecanti gli scoppiarono nella mente.

“Sì, così... vieni... bravo, così... anch’io, sì... sei fantastico André... sei fantastico... le piacerai... le piacerai da impazzire... le piacerai, te lo giuro...”

 

Era ora che succedesse, ormai, Rosalie lo aveva capito. Forse, conoscendo la ritrosia di Oscar e i tempi lunghi che aveva per decisioni del genere, avrebbe potuto ritardare il momento e godersela ancora, tutta per sé, per qualche mese. Ma sapeva che non sarebbe stato né giusto né utile: Oscar aveva bisogno d’altro, si vedeva benissimo, e anche André non poteva essere mantenuto più a lungo in quell’equilibrio precario. Stava dando chiari segni di non reggere più, di mantenere a fatica il controllo della situazione. E, dopo che era stata lei a risvegliarne i sensi e stimolarne la virilità in modo così potente, temeva che la cosa le sfuggisse di mano: se non fosse stato guidato correttamente, considerato l’amore per Oscar che lo divorava, avrebbe potuto farsi avanti in modo sbagliato, facendo un disastro e distruggendo tutto, rovinando le loro vite.

Il momento era propizio, oltretutto, perché da alcune settimane Oscar e André si erano avvicinati in un modo nuovo. Lei era tenera e gentile con lui, come se avesse avuto la possibilità di rendersi conto  del bene che gli voleva. Gli rivolgeva la parola con lo sguardo dolce e sincero, era visibilmente felice di portarselo dietro quando partivano insieme, da soli, per i turni di servizio a palazzo reale. André, ovviamente, si era accorto del cambiamento, e da quando se n’era accorto stava attentissimo a cogliere ogni sfumatura dei gesti di lei, ogni occasione di avvicinarsi che gli offriva, ogni segno che lo aiutasse a leggere i suoi pensieri.

Meritavano che andasse tutto bene, meritavano di essere felici. Ed era anche tempo che lei cominciasse ad abituarsi all’idea che non poteva restare con loro per sempre.

 

 

Un giorno, mentre era in camera con lei e la stava dolcemente accarezzando, Rosalie colse uno dei suoi sospiri più intensi per tastare il terreno. Oscar era prona sul letto, completamente nuda, e gemeva piano mentre le passava, da qualche minuto, la mano sui glutei sodi. Con le dita in mezzo alle gambe la esplorava percorrendola leggera nei punti più delicati e nascosti. Insinuandosi appena tra le grandi labbra colse l’umidità della sua eccitazione e accarezzò così anche la piccola apertura più nascosta e segreta. Le diede un bacio sul collo quando sentì il gemito che le sfuggì, e continuò a stimolarla, a prepararla a ciò che le avrebbe detto e fatto. Scese fino alla vita e cominciò a leccare e mordere piano quelle natiche tese, scivolando all’interno con la lingua, a percorrerla tutta con passione. La allargò con le mani e si dedicò prima al suo sesso, ancora più in basso, inserendo bene dentro la lingua, eccitandola a lungo. Poi risalì, e la leccò bene tra i glutei, fino a farla bagnare profondamente. Le fu sopra, montandola, mimando l’atto di un amplesso, lentamente, e mentre la sentiva gemere sempre di più le passò la mano davanti, masturbandola espertamente, portandola quasi al limite, tra lievi morsi sul collo, respirando il suo respiro rotto.

“Ti piacerebbe, Oscar? Lo senti? Ti piacerebbe che adesso ci fosse lui qui con noi e te lo mettesse dentro?”

“Lui? Chi...”

“André, naturalmente, non è lui che invochi così spesso, quando ti faccio godere? Puoi dirmelo, a me non dispiace...”

“André...”, mormorò Oscar mentre le dita di Rosalie si muovevano con sicura pressione appena dentro di lei, che si scioglieva in un lago di piacere, completamente in sua balìa. Le sfuggì un grido spezzato.

“Sì, così, brava, stai per venire, Oscar. Lui potrebbe fare questo e fare molto di più. A te piacerebbe. Potrebbe farti godere e fare quello che non faccio io, che mi sto trattenendo da mesi dal fare con le mani perché sei vergine, e sono certa che impazziresti se lui ti penetrasse e lo sentissi godere mentre lo fa...”

“Oh, sì... sì...”

“Ti piacerebbe perdere la verginità così. Ti piacerebbe farlo con lui, ti assicuro...”

“André... oh...”

“Sì, André... potrebbe farti provare sensazioni incredibili... brava... ora ti faccio vedere... abbandonati, dai, abbandonati alle mie carezze e godi, amor mio...” Spinse il bacino contro il suo, con movimenti ritmici, continuando a stimolarla con efficacia, portandola al limite. “Potrebbe scoparti così, e tu lo sentiresti tutto dentro...”

“Oh... sì... sì... ancora... sì...”

“Godi, adesso, godi, sì...”

“Ohhh... sì... oh...”

“Brava... sei venuta... brava... - disse continuando a toccarla, passandole le dita ovunque tra le gambe - ora guarda, guarda cosa potrebbe farti, pensa se questo lo facesse nella tua fica calda, e umida, pensa...” La percorse con le dita bagnate e si fece strada con dolcezza e passione nella piccola apertura dell’ano, la penetrò con un dito e cominciò a muoverlo avanti e indietro, mentre lei era ancora in preda all’orgasmo. “Così... ti scoperebbe così... ti farebbe venire mille volte... ti piace? Ti piace?”

“Oh, sì, sì... mi piace... ti prego, sì!”

“Dio, Oscar, sei eccitante da morire... non resisto... non finisci più di venire...” La penetrò ancora muovendo la mano facendola urlare di piacere, in una danza che durò lunghissimi minuti prima che lei si abbandonasse esausta sul cuscino. Rosalie credeva di esplodere, dalla voglia che aveva. Le sarebbe bastato che la sfiorasse per godere subito. La voltò sulla schiena, in un impeto di desiderio rabbioso, e si mise a cavalcioni sul suo viso stravolto, strofinandosi sulla sua bocca, sul naso... venne all’istante in modo selvaggio, inarcando il corpo in un grido che echeggiò tra le pareti buie.

 

Fu in questo modo che la convinse, poco a poco, fomentando i suoi sensi e i suoi sentimenti. Non ci fu bisogno che loro due si parlassero, per darsi appuntamento in camera di Oscar, perché Rosalie lo invitò, in segreto, a venire da loro una sera, a un’ora precisa. Gli lasciò la porta aperta, e, mentre attendeva di sentirne i passi nell’anticamera, era già nuda, accanto al letto, in piedi di fronte a Oscar, e le stava succhiando piano un capezzolo attraverso la stoffa della camicia da notte trasparente che le aveva fatto indossare.

Era sera, e il cielo era sereno e pieno di stelle, visto dalla finestra aperta della stanza. Oscar era incomparabilmente bella, illuminata dalla luna che disegnava i contorni della sua figura, i capelli morbidi che scendevano dal capo chino, le labbra dischiuse in un gemito di piacere mentre la lingua di Rosalie le tormentava dolcemente la punta del seno attraverso la stoffa umida. Quando André si fece sulla soglia, col cuore in subbuglio, rimase senza fiato.

“Vieni, André, ti aspettavamo”, mormorò Rosalie staccandosi appena dalla compagna e guardandolo intensamente.

Oscar ebbe un sussulto, quando si avvide della sua presenza, ma Rosalie prese di nuovo a sfiorarla, sciogliendo il nodo della camicia sul petto e scoprendole con delicatezza, con una mano, l’altro seno. Lo circondò col palmo, piano, e lo prese in bocca, la lingua ardente a lambire la pelle nuda, il capezzolo che si irrigidiva in un tremito.

“Non aver paura, Oscar, lui è qui per te, per regalarti una gioia ancora maggiore... ora starà un po’ con noi, così potrete conoscervi. Non temere, ci sono io... gli permetterò di farlo solo quando sarai pronta, e quando mi chiederai di andarmene vi lascerò soli...”

Tese la mano ad André, e gli disse di avvicinarsi.

“Guardala, André. Non è bella? Non è meravigliosamente sensuale?”

“Sì...”, balbettò lui rapito dallo spettacolo.

“Vieni, allora, non vuoi accarezzarla anche tu? Lei lo desidera, sai... è da tanto che lo desidera... ma devi essere dolce...”

Gli prese la mano e la portò a carezzare il viso, a scendere lungo il collo, a scivolare sul seno di lei. André ebbe un fremito e chiuse gli occhi, quando sentì quel contatto con la sua pelle che aveva tanto desiderato. Si eccitò terribilmente, un’erezione poderosa e immediata si mostrò chiaramente attraverso i pantaloni. Ebbe l’istinto di abbracciare Oscar, di stringerla forte nella violenza del desiderio, di baciarla con tutto se stesso. Lei arretrò un poco, intimorita.

“Calma, André, calma - gli disse Rosalie -. Lo so che è difficile per te trattenerti, ma Oscar non è mai stata con un uomo, non sa che siete creature così irruente e piene di passione. Devi essere dolce e aspettare, lascia fare a me. Guarda, Oscar, guardaci...”

Prese l’altra mano di André, davanti agli occhi di lei, e se la portò al seno nudo e voluttuoso. Lo accolse in un abbraccio, dandogli un bacio indugiante, lento, mentre lui aveva ancora la mano posata sul fianco di Oscar. Lo attirò più a sé e gli fece una carezza erotica sul petto, sotto la camicia, poi infilò la mano nei pantaloni e gli circondò il pene con le dita, da dentro, cominciando a portarlo su e giù, muovendosi mentre lo stringeva, con carezze dolci e profonde.

André ne fu travolto e si lasciò andare. Gemette forte, ma non si mosse, il viso abbandonato su quello di Rosalie, che gli metteva la lingua tra le labbra socchiuse e lo masturbava intensamente: “Così, André, sì... falle vedere come godi mentre ti lasci accarezzare, falle capire che può fartelo lei...”

Oscar osservava la scena incantata, piena di stupore e di desiderio. Non poteva credere che quello fosse il suo André, che quello che stavano facendo l’attirasse così tanto. Non poteva stare a guardarli restando fuori. Con un piccolo gemito di protesta lo attirò a sé, gli pose la mano sul viso in una leggera carezza.

Rosalie lo intuì subito: “Ecco, eccolo Oscar, è tuo, bacialo anche tu - sussurrò roca, e voltò André verso di lei, perché si abbracciassero, circondandolo piano da dietro, nuda -. Baciala, André, baciala, è quello che hai sempre voluto...”

Fu un bacio intensissimo e pieno d’ardore, in cui André mise tutto se stesso. La tenne tra le braccia e cercò la sua lingua con passione lenta e travolgente, infilandosi con la mano nello scollo della camicia di lei a prenderne un seno, fece scivolare a terra l’indumento sottile con l’altra. Con un gemito Oscar ricambiò, gli sfilò la camicia e rimase nuda, allacciata a lui, sentendo la forza del suo desiderio che premeva contro il ventre, risvegliando sensazioni caldissime nel suo grembo: “Spogliati - lo implorò -. Spoglialo, Rosalie...”

Rosalie eseguì subito, lo aiutò a sfilarsi i calzoni, poi andò vicino a Oscar e gli si pose davanti, insieme a lei. “Guardalo, Oscar, guarda la potenza del suo desiderio per te. È tutta la vita che ti desidera. Guarda com’è bello e perfetto... non vuoi mostrargli quanto gli sei riconoscente perché ti ama così? Non vuoi fare qualcosa per lui? Guarda, ti insegno io...”

Si inginocchiò davanti ad André e gli prese il pene eretto in bocca, succhiandolo dolcemente, percorrendolo con movimenti circolari della lingua, avvolgendolo tutto, più volte, fino a strappargli un sussulto. Fu allora che Oscar la interruppe, l’allontanò quasi con forza, e, inginocchiatasi anche lei ai piedi di André, volle prenderlo subito in bocca, e cominciò a leccarlo con ansia, con una frenesia e una partecipazione che la compagna non le aveva mai visto. Lo succhiava avidamente, tenendosi forte alle sue gambe solide. Era meno esperta di Rosalie, ma proprio per questo quello che faceva eccitò tremendamente André, che la guardava estatico dall’alto ed era fuori di sé per il piacere che gli dava. Le mise le mani attorno alla testa come impazzito, implorandola più volte: “Oh, sì, Oscar, ti prego, sì...”, mentre l’altra gli lambiva i testicoli, da sotto, con colpi costanti e morbidi della lingua.

“Oh, sì... ancora... sì!”

Non seppe trattenersi e venne in pochi secondi, in un’esplosione di godimento mai provato prima. Sussulti scuotevano il suo corpo, le sue mani erano contratte tra i capelli biondi di lei. Oscar accolse eccitata il suo sperma tra le labbra e bevve piano quel liquido nuovo e dolce, mentre Rosalie, entusiasta, li guardava rapita. Si accostò alla sua compagna e l’abbracciò con passione, baciandola in bocca, a succhiare insieme a lei il sapore di André, e tremò di sorpresa perché Oscar rispose al suo bacio con altrettanta passione, altrettanto ardore, travolgendo i suoi sensi. Si rivolsero di nuovo verso di lui: Rosalie gli leccò il pene ancora eretto con lenti circoli intorno alla punta, assaporando il seme che ancora ne usciva: “Cosa mi combini, Oscar - disse sorridendo -, lo hai fatto venire subito... è vero che non sa assolutamente resisterti, lo hai mandato fuori di testa... non gli era mai successo, prima...”

Continuò a succhiarlo, pianissimo, interrompendosi per mostrare a Oscar il modo: “Devi continuare con tanta delicatezza, dopo che lo hai fatto godere, così lo manderai in estasi. E tu, André, che ne dici? Sei felice? Hai goduto nella bocca di Oscar, ha ingoiato il tuo sperma, ti è piaciuto?”

“Oh, sì... Oscar, sì...”, rispose André sconvolto ancora dalla passione, sul punto di crollare. Si lasciò andare all’indietro, di traverso sul letto, sdraiato sulla schiena, col cuore che batteva all’impazzata. Rosalie lo guardò compiaciuta, e disse ancora: “Guarda, Oscar, non ha perso l’erezione nonostante sia già venuto, è un’altra cosa che non gli avevo mai visto fare”. Fece alzare Oscar e la baciò, circondandola con le braccia, guidò anche lei a sdraiarsi col capo sul cuscino. “Ma adesso, Oscar - mormorò -, tocca a te godere. Abbandonati, so io come fare con te”. Le aprì lentamente le gambe e cominciò a leccarla nel modo che Oscar conosceva bene, usando tutta la sua esperienza, regalandole un piacere intenso e atteso. André le osservava fuori di sé, la lingua di Rosalie che assaporava il sesso di Oscar, il suo culo tondo e sodo prono sul materasso. Oscar gemeva ad alta voce, gridando il suo piacere senza alcun ritegno, con le gambe aperte davanti a lui.

“Brava, Oscar, così, vieni... vieni... fagli vedere che donna sei...”

“Sì... sì.. sì!”

Con un grido forte Oscar si inarcò sul cuscino e accolse l’orgasmo dirompente che la travolgeva, mentre Rosalie continuava a leccarla con veloce pressione sul clitoride, finché non la sentì abbandonarsi sfinita dal piacere.

“Hai visto, André? Hai visto che femmina ti sto affidando? Sarai capace di soddisfarla, quando toccherà a te? Ma adesso aspetta, visto che ce l’hai così duro, voglio godermelo un po’. Non farò niente di particolare, voglio solo averne un po’ anch’io, non ti dispiace se lo uso anche per me? Farò presto, guardaci Oscar, è anche così che puoi fare, tra poco lo lascerò tutto a te...”

Salì sopra Andrè, che non si muoveva, riverso sul letto, e si fece penetrare dal suo sesso eretto. Si accucciò su di lui cercando l’orgasmo con movimenti ritmici e precisi, mentre gli sentiva emettere solo qualche debole gemito: “Fatti scopare un po’, André, lasciamelo fare ancora un pochino...”.

Gridò quando sentì arrivare il piacere, e afferrò la mano di Oscar mentre arrivava in fondo con colpi sempre più veloci: “Oh sì, è così duro, è così duro, Oscar, guardami... sì... baciami... sì!” Fu travolta dalla sorpresa quando Oscar le venne sotto, accanto ad André, e le infilò la lingua in bocca prendendole il viso con le mani, dandole un lungo bacio che le tolse il fiato mentre godeva forsennatamente sul pene di André, bagnandosi in un totale abbandono.

Passarono dieci minuti in oblio completo, nel silenzio della camera. André, con Oscar nuda al suo fianco, era felice. Spostò gentilmente Rosalie che gli si era accasciata sopra e fece ancora quello che da una vita intera aveva voluto fare: baciò Oscar di nuovo, le fu sopra e la racchiuse tra le braccia, abbandonandosi alle sensazioni che il suo corpo nudo accanto a quello di lei gli dava. Sentì che di nuovo gli stava diventando duro, gli bastava sfiorarla perché gli facesse questo effetto. Si strofinò contro le sue gambe, contro il suo ventre, per farle capire cosa stava provando. Sapeva che non era ancora il momento, ma voleva che lei lo conoscesse, che lo sentisse, che non avesse paura di lui. Voleva che comprendesse che poteva darle lo stesso piacere che aveva imparato ad avere da Rosalie, e molto di più, visto che era un uomo ciò che lei voleva veramente. Oscar infatti gli rispose, subito, e ricambiò il suo bacio con una partecipazione che mai aveva sentito di provare, con Rosalie. Al di là del godimento sessuale, quello che sentiva per lui era un trasporto fisico e mentale insieme, che si nutriva del coinvolgimento di lui, che si commoveva a ogni suo sospiro. Si baciarono tanto, mentre la loro compagna li guardava incantata, mentre pensava che non aveva mai conosciuto un sentimento come quello, e che esserne testimone era davvero un dono che aveva ricevuto a compenso di tante sofferenze.

Stando su di lei, mentre la baciava, André accennò a farsi strada tra le sue gambe. Ma posò appena la punta del pene contro il sesso bagnato di Oscar. “Stai tranquilla, non lo faccio, non ancora... - le sussurrò -, ma voglio iniziare a farti sentire che ci sono, a farti pensare che posso essere io il tuo compagno, che posso amarti completamente, soddisfare ogni tuo desiderio... oh, Oscar, come sei accogliente e dolce, sapessi che voglia ho di entrare dentro di te... ti amo, Oscar... io l’ho sempre saputo...”

Coinvolta da quelle parole e da quelle sensazioni nuove, Oscar reagì in modo naturale e potente, e gli strinse le cosce intorno mentre premeva contro di lei. Come per un tacito accordo, si mossero delicatamente, con piccolissime spinte, dandosi reciprocamente piacere senza che lui arrivasse a penetrarla. Era una prova di fiducia, e André dimostrò di meritarla. Oscar sapeva di potergli credere e si affidò completamente a lui, assecondando e guidando nel modo giusto i movimenti del suo corpo. E, mentre André, al colmo del piacere e della tenerezza, le diceva commosso che l’amava, per la prima volta nella sua vita lei raggiunse l’orgasmo, intensissimo, con un uomo.

 

Rosalie li fissava, affascinata. Sembrava non potersi stancare mai del sesso con loro. Quando Oscar venne, lei accostò il viso all’orecchio di André, e bisbigliò piano: “Sei stato bravo, ma sappi che puoi farla venire ancora, perché è incredibilmente sensibile, se la si sa coccolare. Assaporala, André, apri le sue gambe e assaggia il suo nettare dolcissimo”. Lui non se lo fece dire una seconda volta, e si avvicinò con le labbra al corpo della donna che amava, perché voleva sapere tutto di lei. Cercò il suo sesso amatissimo e prese a leccarlo. Non era meno bravo di Rosalie nel farlo, e aveva dalla sua la passione del desiderio ancora inappagato. Infilò la lingua in lei con passione maggiore di quella che Oscar aveva mai sperimentato facendosi amare da una donna, facendole sentire quasi il piacere della penetrazione, insieme allo squisito godimento della stimolazione delle zone sensibili. Mentre si dedicava lungamente a suscitare ancora la gioia di lei, André sentì con sorpresa che non era solo. E che Rosalie, lasciandolo padrone del piacere di Oscar, si stava dedicando a lui in un modo che non gli aveva mai fatto sperimentare prima: gli aveva aperto i glutei con un movimento piccolo e deciso e aveva cominciato a leccarlo con ardore in mezzo, nella zona più sensibile e nascosta del suo corpo, percorrendolo in superficie con la lingua. Lo fece sobbalzare e sussultare di piacere quando si infilò più decisamente in lui e continuò a spingere a fondo, quasi con prepotenza, per lunghissimi minuti.

“Oh... oh... cosa fai... questo è...”

“È bellissimo, André - rispose lei -. Potrà farlo anche lei, se glielo insegni. Continua a farle sentire come puoi farla godere, amandola con la bocca...”

“Oh... sì... sì...”. Eccitatissimo per l’atto che stava ricevendo e per il piacere che gli dava, in estasi per i gemiti di Oscar sotto le sue carezze, André diede il meglio di sé nell’amarla con la bocca e fece venire Oscar un’altra volta. Si sentì quasi al culmine, udendo le sue grida disfatte, e all’improvviso desiderò follemente prenderla e godere in lei. Si sollevò sul suo corpo, bramando farla sua, perdendo il controllo. Ma Rosalie lo prevenne.

“Ancora no, André... sei fuori di te, adesso... ancora no... le faresti male...”

Si mise tra  lui e Oscar, abbracciando la sua amata e baciandola, difendendola.

“Dammi la mia parte, scopami, André... anch’io ti ho fatto godere... vieni dentro di me... ti prego...”

Gli offrì le natiche sode e il sesso stillante di passione, alzandosi verso di lui, coprendo Oscar col suo corpo. André non capì più nulla e penetrò Rosalie selvaggiamente, affondando con foga animale in lei tante volte. Scacciò il suo viso dalla bocca di Oscar con un gesto impaziente, e mise la sua bocca, al suo posto, nella bocca di lei, la baciò con tutte le forze, la strinse con ebbrezza sfrenata mentre continuava a scopare nella fica di Rosalie, ancora e ancora, e ancora.

“Oh, sì... André... non l’hai mai fatto così... sì!”

“Oscar... Oscar!”, gridò lui, e quando fece venire Rosalie, con i suoi gemiti di piacere in testa e la lingua di Oscar in bocca che si intrecciava freneticamente alla sua, baciando Oscar e respirando il suo respiro fino quasi a entrare nella sua anima, afferrò violentemente le natiche dell’amica e maestra e diede una spinta profonda nella sua carne morbida e stretta, abbandonandosi dentro di lei a un orgasmo travolgente, primitivo, brutale, e sbattendola sul letto in mille colpi ripetuti. Senza sapere più nemmeno con chi lo stesse facendo, la serrò in una morsa godendo fino a svenire, mentre affondava disperatamente le mani nei suoi fianchi e in quelli di Oscar, e Oscar, ansimando, stringeva nelle mani i seni di Rosalie.

 

 

Si svegliò il mattino dopo, al primo albeggiare. Mettendo i piedi fuori dal letto, seduta sul materasso, volse indietro la testa a guardare i suoi compagni di quella notte, e sorrise. Dormivano teneramente abbracciati, completamente nudi, André steso su un fianco con lei adagiata contro a cucchiaio, il braccio di lui avvolto in modo protettivo intorno alla sua vita, i visi accostati, i capelli confusi insieme.

Rosalie si alzò e andò nella sua camera, si lavò e si vestì. Scese nella cucina deserta e preparò la colazione, poi mise a scaldare l’acqua e riempì la vasca di Oscar nella camera di servizio attigua a quella da letto.

Si accostò prima ad André e lo svegliò con una carezza. Lui aprì subito gli occhi, abituato com’era a svegliarsi presto, e quando si ritrovò con la donna che amava tra le braccia, nella luce diffusa del mattino, sospirò di felicità.

“Vi ho preparato il bagno e la colazione - sorrise -. Sei stato splendido stanotte, André. Mangia qualcosa, devi rimetterti in forze”.

Lui si alzò piano, stando attento a non svegliare Oscar, e si avvolse intorno ai fianchi un telo di lino.

“Sei contento, André?”

Lui le sfiorò la guancia e sorrise: “Ho appena cominciato”, disse sottovoce facendole venire un brivido.

Era di ottimo umore e mangiò di gusto, senza quasi parlare mentre le immagini della notte appena trascorsa gli ritornavano davanti agli occhi, in un incredulo appagamento. Bevve a lunghi sorsi dal bicchiere nel vassoio, sentendo l’acqua fresca scivolare in gola. Rosalie tacque per tutto il tempo, confondendosi quasi col mobilio della stanza. Poi André riempì un catino dalla brocca di Oscar e vi affondò il viso, godendo con un sospiro del risveglio completo della pelle. Si asciugò frizionandosi con un panno, e usò un po’ dell’acqua calda del bagno per radersi.

Mentre lo faceva vide riflessa nello specchio l’immagine di Oscar, che guardava affascinata i suoi gesti: si era svegliata anche lei, e lo osservava silenziosamente. Finì il lavoro e si passò una mano sul mento liscio e asciutto, poi andò da lei sorridendo con gentilezza.

“Buon giorno”, mormorò pianissimo.

Oscar gli avvolse le mani intorno al collo e lui la baciò facendole sentire l’aroma della pelle profumata e fresca. Le cinse la vita nuda quando si alzò.

“Vieni, c’è il bagno pronto”, disse sfiorandole il viso con le labbra.

Entrarono nella vasca insieme, accogliendo sulla pelle il caldo tepore dell’acqua. Oscar gli poggiava la schiena sul petto, seduta tra le sue gambe, abbandonandosi completamente a lui. Stettero a lungo così, rilassati, il capo rilasciato indietro. Le percorreva lentamente la pelle con una morbida spugna, aspirando l’aroma dell’essenza profumata che Rosalie aveva disciolto nell’acqua, carezzandola sui seni, tra le cosce, indugiante.

“André...”

“Oscar, com’è bello toccarti...”, sussurrò al suo orecchio sentendo ancora il desiderio montare.

“André...”

“Dimmi amore... vuoi che ci alziamo? Vuoi fare colazione?”

“No... non voglio mangiare... portami a letto, ti prego...”

“Sì, amore...”

“Portami a letto e prendimi, voglio essere tua, adesso...”

“Sì, Oscar, sì... è quello che voglio anch’io, da morire...”

Uscì dalla vasca e si asciugò col telo che Rosalie gli porse, poi ne prese un altro e asciugò lei, personalmente, carezzandola mentre lo faceva. La prese in braccio sollevandola come una piuma, mentre Oscar nascondeva il viso contro il suo petto. La portò di nuovo nella camera che Rosalie aveva rinfrescato, rifacendo il letto, l’adagiò sui cuscini e le si stese a fianco, proteggendola dal fresco del mattino con il lenzuolo che tirò su di loro. Non chiuse nemmeno la porta, come se non avessero niente da nascondere a lei, come se non si curassero affatto che lei ci fosse. Rosalie volgeva lo sguardo nella loro direzione e, dall’altra stanza, attraverso l’uscio, riuscì a vederli nella penombra: guardava da lontano i loro corpi distesi e allacciati, soggiogata dalla potenza e dalla sensualità della scena. Era qualcosa che andava ben oltre il sesso. Era come se si stesse compiendo un rito tenerissimo e sacro, come se quell’intimità tra loro, che escludeva tutto il resto del mondo, racchiudesse il segreto profondo dell’amore. Era come se non potesse essere diversamente, come se non potessero essere che loro due, e stesse per accadere ciò che un destino antico aveva previsto.

Lui le fu sopra, in un ansito, entrando dolcemente tra le sue gambe.

“Ti amo, Oscar. Lo vuoi? Dimmi che lo vuoi veramente, dimmi che mi vuoi...”

“Sì, André, ti voglio... ti amo... sì...”

Rosalie chiuse gli occhi, perché non doveva essere testimone di questo, anche se loro non l’avevano cacciata e le mostravano una fiducia completa, offrendosi al suo sguardo pieni d’amore. Sorridendo un po’ triste li liberò della sua presenza e uscì in silenzio dall’antistanza.

André baciò ancora Oscar, le disse ancora che l’amava, e, dopo mille carezze, con un gesto dolce e fermo le afferrò il bacino e si portò su di lei. Accostò il pene eretto al suo sesso caldo e pronto, ed entrò con passione nel suo corpo penetrandola lentamente. La tenne stretta a sé mentre si muoveva pianissimo e si lasciò andare a un gemito di piacere quando sentì il suo gemito forte, le sue unghie che si contraevano sulla schiena.

“Oh, amore... finalmente... sì...”

“André...”

“Ti amo... dimmi che non ti faccio male, ti prego...”

“No... ti amo... continua... continua ancora...” Lui spinse di più, allora, con lenta sicurezza, continuando a baciare appassionatamente la sua bocca e a respirare il suo respiro.

“Oh... André... ti amo, sì...”

Durò un tempo infinito, perché André si muoveva pianissimo in lei, assaporando ogni istante di quel loro primo amplesso completo, che aveva desiderato per una vita. Le dita di Oscar a un certo punto si rilassarono sulla sua pelle, e lei cominciò ad ansimare di piacere.

“André... è bellissimo... ti prego... sì...”

“Sì, Oscar, è bellissimo... dimmi che ti piace, dimmi che ti piace quanto piace a me... dimmi che ti sto facendo godere, ti prego...”

“Oh, André... sì... sì... non smettere, ti supplico... non smettere o morirò...”

I suoi movimenti si fecero poco a poco più intensi, assecondando le richieste del corpo di lei ma mantenendo un tenero controllo. Continuò ad amarla così a lungo, senza fretta, finché la sentì ansimare forte, sempre più forte, e impazzendo di piacere cominciò a penetrarla velocemente, con passione completa, finché lei venne, sciogliendosi tra le sue braccia, in un grido violento.

“Brava Oscar... sì... ti amo... ti amo... sei venuta facendolo per la prima volta con me... è bellissimo...”

Continuò a spingere in lei, appassionato, accompagnando fino in fondo il suo orgasmo. Poi la voltò, delicatamente.

“Vieni Oscar... vieni... non ho ancora finito. Fai godere anche me, vuoi darmi questa gioia? Lo vuoi? Voglio amarti ancora tanto, tantissimo... dimmi che non ti faccio male... dimmi che ti piace...”

“Amore... fammi tutto... tutto quello che vuoi... sono tua...”

Lui la lasciò un attimo, al colmo dell’eccitazione, e srotolò lentamente sul pene un sottile cappuccio protettivo, che legò alla base con un laccetto.

“Lo faccio per te, amore... serve per amarti senza conseguenze. Voglio così tanto godere in te, lo voglio da sempre. Posso, Oscar? Posso?”

“Oh, sì, André... sei così attento, così premuroso... sì”.

La penetrò di nuovo, lentamente, da dietro, vincendo con delicatezza la resistenza della sua carne. Le tenne le cosce aperte finché fu dentro, completamente, e con un sospiro ricominciò a possederla, al colmo della felicità. Onde di piacere vibravano nei suoi lombi, si abbattevano sui suoi sensi.

“Oscar... è bellissimo, sì...”

“Così da dietro è bellissimo, André... non mi fai male... è bellissimo...”

“Davvero? Oh... davvero, Oscar? Oh, sì...”

Andrè non si trattenne più e prese a muoversi in fretta, godendo profondamente a ogni affondo. Pazzo di eccitazione, al colmo del godimento, accolse con gioia sublime l’annunciarsi lontano dell’orgasmo: “Amore, sto per venire...”

“Oh, sì... sì... vieni, André!”

“Vengo... sto venendo...”

“Sì...”

“Dentro di te... ti vengo dentro... è bellissimo...”

Il piacere lo raggiunse improvviso, in un’onda devastante che sembrò svuotargli il cervello, il seme cominciò a uscire in fiotti potenti, che si susseguirono in contrazioni ineluttabili, mentre le stringeva i glutei con le mani per sentirla ancora di più. Portò fino in fondo l’orgasmo gemendo forte, sentendo gemere lei come se lo stessero avendo insieme, rimase nel suo corpo, esausto, godendo ancora, mordendole con le labbra socchiuse la spalla, trascinando un rantolo roco.

 

 

Bastava guardarli insieme per capire che la loro vita era iniziata quel giorno. Si susseguivano nel palazzo ore colme di felicità, con loro due in luna di miele. Si chiudevano in camera giornate intere, da soli, uscendo solo per mangiare, e a volte li sentiva ridere, gemere. Vivevano l’uno per l’altra, si vedeva bene, come se niente al mondo avesse alcuna importanza al di fuori di questo. Partivano a cavallo e tornavano tardissimo, a volte tornavano ubriachi e si mettevano a farlo sul divano, nel fondo della notte, senza neanche cercare di non fare rumore. Erano l’incarnazione dell’imprudenza. In quelle prime settimane dovette proteggerli da se stessi, anche se loro non l’avevano cercata più e si sentiva terribilmente sola. Sapeva che sarebbe finita così, lo aveva capito dal primo sguardo. Ed era contenta davvero, era felice per loro. Ma Oscar le mancava tantissimo, pur nell’amore parziale e incompleto che era stata in grado di restituirle, e di André rimpiangeva la giovinezza forte, la generosità adulta, la costanza gentile.

Conoscerli era stato un dono che la vita le aveva fatto, uscita com’era da una storia disastrosa quando li aveva incontrati, senza affetti e senza pietà da nessuno. Anche lei era giovane, in fondo, e avrebbe voluto poter essere sincera, saper sperare come loro. Nessuno le aveva mai dato speranza, quando si era ridotta a lavare mutande sporche per guadagnarsi un tozzo di pane, quando si era fatta scopare da vecchi lascivi per arrivare in qualche modo al giorno dopo. Oscar e André non potevano sapere in quale abisso di disperazione si trovava realmente quando l’avevano raccolta in mezzo alla strada e le avevano dato una casa e qualcosa che somigliava così tanto a una famiglia. Per questo li amava. Amava Oscar, che le era sembrata un modello radioso e perfetto, solo apparentemente irraggiungibile, perché le si era concessa con disarmata emozione. E amava anche André, che aveva goduto del sesso con lei con sincerità, senza mai volerle del male. Aveva fatto l’amore con lei, in realtà, non l’aveva mai semplicemente scopata spinto dalla lussuria. E anche Oscar aveva fatto l’amore con lei, affidandole i suoi segreti più intimi, le sue paure più nascoste. Erano due persone meravigliose, e lei, che sapeva cosa c’era fuori, nel mondo, non poteva non essere intenerita e grata per quello che le avevano dato.

Per questo li amava, e per questo si stava preparando a lasciarli, con la morte nel cuore. Loro erano felici adesso, e se lo meritavano davvero. Rosalie era contenta di averli aiutati a trovarsi. Li aveva affidati l’uno all’altra, e grazie a lei avevano potuto superare anni di dolore, d’amore negato. Aveva fatto qualcosa di buono, finalmente. Ora se ne sarebbe andata, a cercare di trovare qualcosa per sé, dopo che le avevano insegnato che al mondo esistevano anche esseri umani, non solo indifferenza e squallore. Pensava di tornare a Parigi,  all’inizio, ma poi la contessa di Polignac, la sua vera madre che l’aveva abbandonata da piccola, le aveva offerto di andare a vivere nel suo palazzo dopo la morte della sua sorellastra più giovane. Era una buona opportunità, in fondo. Oscar si era opposta con decisione quando glielo aveva accennato, dicendo che la Polignac era arida e calcolatrice. Ma Oscar era nobile e ricca, anche se profondamente buona, e non sapeva che l’aridità di sentimenti e il calcolo non sono certo un problema, se confrontati alla fame.

Ormai la decisione era presa: anche se loro erano dispiaciutissimi e avevano cercato di dissuaderla, se ne sarebbe andata la settimana seguente.

 

 

La cena era stata silenziosa, e Rosalie era salita in camera sua, a finire di preparare i bagagli per il giorno dopo. Oscar e André avevano cercato fino all’ultimo di convincerla a non andare via, ma lei era stata dolce ed irremovibile. Così non avevano più avuto argomenti, e quell’ultimo desinare trascorso con loro era passato in modo un po’ triste, scambiandosi poche frasi banali.

Aveva voglia di piangere, perché deluderli era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Ma loro avevano trovato l’amore e il loro destino insieme, e, per quanto generosamente potessero ancora accoglierla e volerla lì, quello non era più il suo posto. Se ne rendeva conto con totale chiarezza.

Finì di riempire il baule che si sarebbe portata dalla Polignac, pieno di cose avute in regalo da Oscar, di vestiti di seta, di libri. In cima a tutto, segreto furto che aveva compiuto tanto tempo prima, c’era la giacca rossa dell’uniforme di Oscar. Rosalie la prese e se la portò al viso, cercando di ritrovare nel tessuto qualche traccia del profumo di lei. Lacrime le scesero dalle ciglia.

“Non piangere, amore”.

Aveva sentito alle sue spalle queste parole dolcissime, all’improvviso. Si era girata subito, alla ricerca di quella voce cara, e aveva visto Oscar sull’uscio, insieme ad André. Si tenevano per mano, e la guardavano con tenerezza.

“Perché mi hai chiamato così, Oscar?”

Lei si avvicinò, seguita a poca distanza da André: “Ho detto quello che è vero, Rosalie, tu mi hai insegnato che è possibile. Io ti amo, come ti ama André, anche se ti abbiamo lasciato sola, da quando ci siamo trovati, perché avevamo bisogno di ricominciare da capo, di scoprire tutto di noi. Avevamo bisogno di restare soli, perché lontani avevamo sofferto troppo, tutta la vita. Perdonaci se ti abbiamo fatto soffrire”.

“No, Oscar, voi non avete nessuna colpa verso di me. Mi avete fatto solo del bene da quando vi ho conosciuti. Voi siete nati per stare insieme e ti giuro che per me è una gioia vedervi così felici. È solo che per me non c’è più posto qui. Non è vittimismo o un tentativo di ricattarvi moralmente, è solo la verità che ci sta davanti agli occhi, e che bisogna accettare”.

Chinò il viso con una lacrima, e Oscar le si avvicinò ancora. Sentì il suo respiro sulla guancia.

“Ma noi ti amiamo. Non vuoi restare con noi?” Le cinse la vita con un sorriso e accostò il viso al suo, baciandola con trasporto, come non aveva mai fatto prima.

“Oscar... non mi confondere... lo sai che non so resisterti. Davvero non è possibile, voi adesso siete tristi  e cercate di trattenermi, ma non c’è posto per me tra voi, non è giusto e voi lo sapete. Non posso rimanere qui, anche se lo vorrei”.

Trasalì, sentendo che André le era venuto dietro e le carezzava la vita, i seni, con infinita dolcezza: “Se proprio non puoi - le mormorava -, lascia almeno che per questa notte ti teniamo con noi, che facciamo l’amore con te e ti dimostriamo quanto sei importante. Puoi tornare qui quando vuoi, io e Oscar ne abbiamo parlato e siamo d’accordo. Qualunque cosa ti accada, sappi che potrai sempre rifugiarti qui”.

Oscar la baciò intensamente, a queste parole, e André fece lo stesso, percorrendole con le labbra la nuca, all’attaccatura dei capelli.

“Oh... amore... sì...” Non sapeva nemmeno a chi lo avesse detto, forse a tutti e due. La sua pelle si sciolse al contatto di quelle carezze, sentì un languore profondo invaderle il grembo.

“Solo per stasera... almeno stasera...”, sussurrò Oscar liberandole un seno dal corpetto e baciandone avidamente il capezzolo, mentre André le sfilava l’abito e le passava pianissimo la mano tra le gambe, perché sapeva quanto si eccitava, se la toccava così. Fu nuda in pochi istanti, in mezzo a loro.

“Va bene, Oscar... solo stasera, ma domani andrò... oh... non mi hai mai baciato così... non mi hai mai fatto queste cose, lasciavi che le facessi io... oh, ti prego, non mordermi in questo modo...”

“È vero, Rosalie, ma allora non sapevo, ero inesperta e confusa. Sei stata tu a risvegliarmi, e poi mi hai dato André, e amarlo mi ha fatto capire tutto, mi ha fatto amare tutto... vieni, lascia che ti dia piacere come mi hai insegnato...”

“Oh... Oscar... cosa fai... è la prima volta...”

“Sì, è la prima volta che te lo faccio - rispose lei chinandosi a leccarle il ventre -, ma spero non sia tardi per recuperare. Vieni, sdraiati, lasciati andare ad André”.

Rosalie cedette, in un’eccitazione stupita, e in un attimo si trovò adagiata sui cuscini da André, con Oscar prona su di lei che la leccava profondamente tra le gambe, che risaliva al suo sesso profumato, che circondava di attenzioni il suo corpo infilandosi tra le pieghe del suo piacere.

“Oh! Sì, Oscar, è da quando ti ho conosciuto che desidero che tu lo faccia... sì...”

Ansimava forte, godendo profondamente sotto gli assalti di Oscar, che era diventata esperta e paziente, che era piena di appagamento, di gioia: “Così, amore, brava... godi per me... André, non lasciarci sole, vieni, prendimi... puoi scoparmi quanto vuoi mentre lo faccio... oh... bravo... sì...” Gemette anche lei, quando André le venne dietro e la penetrò tenendola per i fianchi mentre leccava Rosalie. Il movimento lento e deciso dei colpi di lui la fece eccitare ancora di più, spingendola ad accelerare il ritmo. “Oh, Rosalie, vedi quello che stiamo facendo? Vedi come mi scopa André? È bellissimo, prima non lo facevamo... ce lo hai insegnato tu... oh... sì...”

André ebbe un gemito, a quelle parole, e si adagiò sul corpo di Oscar possedendola da dietro con più intensità, tra le gambe aperte di Rosalie. Le avvolse con le braccia, poi, e prese a leccarla anche lui, insieme a Oscar, infilando la lingua nel suo sesso mentre la sua donna si prendeva cura del clitoride. Compirono quel lavoro eccitante in perfetta sintonia, dandosi il cambio con grandissimo ardore. A Rosalie parve d’impazzire, non credeva a ciò che stava succedendo: “Oh, sì, vi prego, sì, ancora... fatelo ancora, sì!”

Venne in uno spasmo improvviso, lasciando che la leccassero ancora, affondando le dita sottili tra i capelli di tutti e due.

Passarono alcuni minuti in cui si sentì portare fuori da sé. Quando riaprì gli occhi li vide, e stavano ancora facendo l’amore, lentamente. Andrè prendeva Oscar ancora, e gemevano entrambi, abbandonati sulle sue cosce. Era uno spettacolo incredibile. Rimase in silenzio a osservarli, mentre godevano insieme su di lei, e fu rapita dallo sguardo traverso e stravolto di lei, quando la invase l’orgasmo.

Si sentì presa dallo stesso languore, allora: “Oscar, ti prego - ansimò sul viso della sua compagna riversa sulle lenzuola -, posso godere anch’io, con lui? Posso farlo venire io?”

Non dovette aspettare una risposta, perché André si avvicinò subito a lei, mentre Oscar sorrideva sul cuscino, la sollevò in piedi contro la colonna di legno del baldacchino e le infilò il pene durissimo dentro, prendendo a muoversi potentemente, mentre gemeva forte nella sua bocca: “Oh, sì, Rosalie, come una volta, sì...” Era meraviglioso sentirlo godere, e adesso non c’era più rabbia, disperazione in lui. Solo amore e desiderio, un bisogno irresistibile di condividere quel piacere. Non ricordava quanto grande e forte fosse il suo sesso, e strinse le cosce per tenerlo con sé, sentendosi invadere dallo stesso piacere.

“Sì, André, sei bravissimo... mi fai godere ancora, sì!”

“Anch’io... vengo...” le fece subito eco lui, chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro fino a sanguinare, mentre eiaculava più volte, con spinte veloci dentro di lei.

 

Fu una notte lunghissima, e Rosalie si stupì di quanto era cambiata Oscar, di quante cose avesse imparato, di quanto fosse sicura di sé adesso. A un certo punto, nel cuore della notte, volle possederla, e la lasciò di stucco prendendo un fallo artificiale che si era portata di nascosto, se lo assicurò ai fianchi con delle cinghie, e volle che lei gli si sedesse sopra.

“E questo dove l’hai trovato, eh?” le mormorò eccitata e curiosa mentre se lo infilava, cavalcioni su di lei.

“Dimentichi che lavoro a Versailles - le rispose Oscar in un gemito, con un bacio -. Ecco, vieni, ti faccio vedere come so usarlo”. Le afferrò le cosce, e baciandola prese a muoversi con un ritmo subito intenso in lei, facendola aderire a sé, strofinandola con movimenti efficaci contro il suo sesso. “Oh, Oscar... sei bravissima, sì...” La fece ansimare di piacere in brevissimo tempo, e continuò a scoparla in quel modo fino a che non raggiunse il culmine, allora la fece godere incollando la bocca alla sua, la lingua che cercava la lingua, le mani che la serravano avide e imperiose, impedendole di fuggire.

“Oh, Oscar, mi fai impazzire... ti amo... mi fai godere, sì...”

Oscar assecondò il suo orgasmo con altre spinte profonde, poi l’accarezzò senza farla andare, mentre era abbandonata, esausta, su di lei.

“Amore, non è ancora finita. Fidati di noi, sarà bellissimo”.

“Sì - ansimò ancora -, fatemi tutto, tutto...”

Ancora impalata su quello strumento di piacere, abbracciata a Oscar, quasi incapace di muoversi, sentì le mani di André sui glutei, dilatarli con passione imperiosa, e leccarla profondamente, a lungo. Sentì che si eccitava tremendamente nel farlo: “Ho sempre desiderato prenderti da dietro, Rosalie, da quando tu per prima mi hai leccato in questo modo. Sei meravigliosa e sicuramente anche così accogliente... lasciami fare, ne ho una voglia pazza, vuoi?”

“Solo se me lo dici senza imbarazzo, André... sono qui, pronta... non usare giri di parole...”

“Oh, Rosalie... mi fai eccitare da morire quando fai così... Voglio scopare nel tuo culo... voglio scoparti per un’ora e goderti dentro... muoio dalla voglia di farlo con te...”

“Bravo, così... ti adoro quando sei sincero... allora scopami, scopami così mentre mi scopa anche Oscar...”

Era rilassata per l’orgasmo appena provato, e si abbandonò facilitando le manovre di André che la preparava, bagnandola con la lingua, massaggiandola con le dita. “Basta... adesso infilamelo...”, ansimò, mentre sentiva le mani di Oscar pizzicarle i capezzoli, la sua lingua che non aveva mai smesso di giocare tra le sue labbra. André le si fece dietro e appoggiò la punta del pene sulla morbida apertura, cominciando a fare una lenta e continua pressione. Si stupì di quanto poco ci volesse rispetto a quando lo faceva con Oscar, che era stretta e ribelle, e glielo concedeva come in una lotta. Muovendosi gradualmente e senza incertezze riuscì a infilarlo presto completamente dentro, e si sentì come risucchiare, quasi svenendo di piacere: “Ohh... è bellissimo, è bellissimo...”

“Bravo, André, sei un gran maschio... adesso scopami... scopami senza paura...”

Lui fu completamente travolto dalle sensazioni che stava provando, e riuscì solo per poco a mantenere la calma. Non poté fare a meno di accelerare il ritmo da subito, stringerle le natiche e prenderla con passione, mentre ogni colpo spingeva Rosalie contro il fallo che Oscar le aveva messo dentro e la faceva godere di più. Le prese i seni con desiderio, sentendo col dorso delle mani i capezzoli di Oscar che si muoveva lentamente dentro lei prendendola nello stesso tempo. La baciò dolcemente, ricambiato, mentre aumentava il ritmo e lo infilava tutto in quel rifugio accogliente, morbido. Rosalie aveva perso il controllo, ormai, e urlava di piacere, offrendosi completamente a quell’amplesso selvaggio. Durò a lungo, come André aveva promesso. Aveva chiuso gli occhi, concentrato tutto su quel tremendo piacere

“Sì, André... continua... dimmi che ti piace...”

“Oh, sì, è bellissimo scoparti così, Rosalie... ancora... mi fai venire... ” Glielo ripeté muovendosi sempre più veloce e più forte, e la fece arrivare al limite ascoltando in estasi il grido che fece quando venne strofinandosi contro Oscar, quando sembrò aver perso i sensi e gli giacque sotto, del tutto aperta in preda alle sue spinte. Fu preso da un istinto animalesco, allora, e pensò solo a se stesso, al poco che gli mancava per godere. Diede pochi altri colpi violenti, entrando e uscendo tra i gemiti, e all’ultima spinta nascose completamente il pene dentro di lei, e venne potentemente, eiaculando più volte, stringendole forte le natiche per sentirla di più.

 

 

Era molto meno triste, il giorno dopo, quando se ne andò dalla loro casa. Si era alzata mentre loro dormivano, poco dopo che si erano abbandonati sul materasso, perché aveva bisogno di fare pipì. Accovacciandosi sul vaso da notte, nell’altra stanza, aveva rilasciato i muscoli assaporando il piacere del getto caldo che le stimolava il clitoride ancora gonfio per l’orgasmo. Aveva sospirato di soddisfazione, chiudendo gli occhi.

Era tornata al letto e si era stesa di nuovo accanto a loro, baciandoli languidamente sui visi addormentati. E aveva preso sonno felice, senza più nessuna amarezza.

 

Partì nel primo pomeriggio, a cavallo, facendosi portare i bagagli da una carrozza dei Polignac. Oscar e André la guardavano sorridendo, abbracciati, pieni di tenerezza e di gratitudine. Li salutò baciandoli a lungo, profondamente, uno dopo l’altro, e montò a cavallo quasi eccitata di nuovo.

“Rimanete così, non cambiate mai”, disse loro, piano.

“Saremo sempre qui, Rosalie, se vorrai tornare”, promise Oscar con la mano intorno alla vita di André, appoggiando la testa al suo petto.

“E sii prudente - aggiunse lui -. Ho sentito dire che la Polignac sta cercando un’altra candidata da far sposare al duca di Guiche al posto di Charlotte. Pare che il vecchio porco sia anche un seguace della filosofia del marchese de Sade”.

Rosalie fece un sorriso obliquo, voltando il cavallo per andarsene.

“Davvero? Sarà piuttosto interessante, allora”, rispose misteriosamente, e fece schioccare il frustino.

  

FINE

pubblicazione sul sito Little Corner del settembre 2016

 

mail to: mollybloom.lo@libero.it

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