Deeply

 

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Avvertenza

Attenzione, descrizioni di sesso esplicito: v.m. 18.

 

Com’è successo che sono finito qui, col tuo capezzolo tra le labbra, avvolto e succhiato avidamente dalla mia lingua, e tu che gemi con la giacca sbottonata sul petto e mi tieni la testa tra le mani, proprio non lo so. In questo momento non riesco assolutamente a ricordarmelo. Che ci facciamo qui nel tuo ufficio, nel cuore della notte, con la porta aperta. Ci hanno anche visto entrare: sei voluta passare in caserma dopo la pessima cena di stasera in quella locanda, a prendere un documento. Così hai detto. E ora sono qui, ti sto spingendo contro la parete e ho un’erezione durissima e te la faccio sentire, e tu mi tocchi con la mano e gemi ancora di più. Dei passi nel corridoio, forse ora entrerà qualcuno e non me ne può importare di meno, ora mi slaccio i pantaloni e ti sfilo i tuoi e te lo infilo così, per la prima volta, contro il muro, poi ti vengo dentro. E se ci vedono gli sparo con la pistola d’ordinanza, senza nemmeno uscire da te. Magari sparo in aria ma sparo.

I passi non si fermano, per fortuna: nonostante tutto non stiamo facendo rumore. Le orecchie mi rimbombano e non vedo quasi niente, già non ci vedo io e in più siamo al buio, ma non facciamo rumore. Sento solo il movimento del tuo corpo e il sapore dolce della tua pelle contro la lingua, vorrei mangiarti. Dio quanto è dolce il sapore della tua pelle. Ora basta, togliti questa roba, ti voglio ora e ti voglio nuda. Cerco di trascinarti sul pavimento.

“No, non ora, aspetta…”, ansimi. La tua mano mi accarezza, mi stringe, si muove ancora di più. Allora mi sollevo dal tuo seno e lascio andare indietro la testa e un sospiro, con gli occhi chiusi. Tu mi trattieni: con la sinistra mi prendi dietro la nuca e mi tiri a te, le dita sottili tra i miei capelli, mi infili la lingua in bocca, la destra scivola nei calzoni, mi tocchi sulla pelle nuda e mi avvolgi portando la mano in su e in giù, molte volte. Sì, non fermarti, ti prego…

“È tanto che voglio farti questo - dici in un ansito -, non fermarmi, ti prego… Non l’ho mai fatto ma ora voglio farlo, non me lo impedire…” T’inginocchi davanti a me e mi strofini il viso sui pantaloni, con passione, me li apri. Sussulto sconvolto dalla sorpresa, ma tu l’hai già preso in bocca, con intensità incredibile. Stringo all’istante la tua testa tra le mani, stupito, e vorrei fermarti, non so se fermarti o assecondarti, mi stai facendo impazzire, sto cominciando a sentire brividi di piacere al tocco e al pensiero della tua lingua e mi sembra impossibile, assurdo, paradisiaco. Tu mi vuoi, mi vuoi davvero, vuoi me… “Fermati Oscar”, ti dico senza volere ciò che ti dico, perché è bellissimo ed è incredibile e sento che verrò subito, che ti verrò in bocca, oh, Oscar…, e tu m’incalzi ancora di più e aumenti il ritmo, resisti alla tensione delle mie mani, continui e cerchi il modo migliore. Sento la tua inesperienza e la tua passione, le tue labbra, la tua lingua morbida, i tuoi denti che mi sfiorano leggermente, e questo misto di piacere e timore mi fa uscire di senno, inizio ad ansimare forte e tu ti fai guidare dai miei sospiri. Chino il viso e ti guardo, e ascolto le sensazioni che mi afferrano, perché adesso hai preso il ritmo giusto e mi stai succhiando davvero, e mi sembra impossibile che tu sia lì sotto a far questo e che quello che sto vedendo sia vero, ma è vero, è vero e sono in tuo completo potere.

“Oscar, non voglio finire così…”, ti imploro. Ormai ho perso il lume della ragione, non voglio venire, così presto, così inaspettatamente. Voglio prenderti, voglio sentire il tuo corpo, voglio possederti e che tu sia mia, voglio farti godere e vederti gemere, non voglio venire adesso, io non…

Ma tu non mi ascolti, non mi concedi tregua, continui. È questo che hai deciso stasera, è evidente all’improvviso in questa stanza buia dove distinguo appena i contorni dei nostri corpi e i nostri gemiti sommessi, e questa follia. È tanto che volevi farmelo, hai detto, vuoi avermi così e vuoi solo questo, stasera. Vuoi che sia tuo, che solo io sia tuo, non che tu sia mia, sto impazzendo di piacere in questa tortura e cedo, cedo a ogni tuo volere, comandi tu.

“Oscar…”, gemo più forte, e non posso più trattenermi, non ce la faccio, non posso assolutamente fermare quello che succede, sento la tua bocca e la tua lingua, e la spinta incontrollata dei lombi, e te che mi avvolgi, che spietata mi passi le mani dietro e mi afferri, mi fai godere, mi fai godere… “Oscar, ti prego, sto…  sì, ti prego… Oscar!”

Schiudo le labbra al piacere che mi travolge, violento e dolce come una morte, mi sfugge un grido, e non ho più ritegno, non ho pudore, non più ho nessuna vergogna di te, sento il getto caldo che si riversa nella tua bocca e ti stringo forte la testa contro il mio corpo, ti tengo premuta a me, e ti sento accoglierlo, lambirlo, ingoiarlo, sprofondo in una vertigine cupa mentre mi accompagni fino in fondo intensissima, delicata, paziente, senza nessuna fretta, nessun pudore, nessuna vergogna di me.

 

Sto con la fronte appoggiata alle mani contro questo muro, nel buio, i calzoni aperti e non so più niente, non so chi sono. Tu mi stai ancora inginocchiata davanti, hai continuato a lambirmi e sfiorarmi a lungo, nel silenzio assoluto che è sceso dopo che mi hai fatto venire. Il cuore mi batte ancora impazzito. Ora ti fermi e mi sfiori con un ultimo bacio leggero. Sento il lieve tremare delle tue mani mentre sei tu a rivestirmi, a riallacciare tutto, in silenzio.

Ti sollevi e mi appoggi la fronte sopra una spalla. Taci e mi posi un dito sulle labbra quando cerco di parlare io. Non hai intenzione di darmi spiegazioni né di chiedermene, lo so. Ma hai un sorriso dolcissimo, sereno, e per la prima volta da tanto tempo mi fissi negli occhi senza distogliere lo sguardo, e scuoti piano la testa, facendomi una carezza. Vedo le tue pupille scintillare nel buio.

Fuori suona il silenzio, e noi siamo qui muti, insieme come amanti per la prima volta, alla fine di una giornata di giugno.

Ti cingo con le braccia la vita e ti porto a me. Ti do un bacio indugiante e intimo mentre ti chiudo in un abbraccio che tu ricambi. Ti bacio lentamente, con languore ancora eccitato, stringendoti sul mio petto, e tu ti abbandoni e gemi ancora tra le mie braccia, a lungo. Infine, ti stacchi, ma continui a sfiorarmi in una carezza.

Non so se riuscirò a capire veramente cosa è successo, ma ti ho sentito, e so con certezza che quello che è successo è irreversibile. Tu lo vorrai, mi vorrai sempre, da ora. Sarai con me come lo sei adesso, con la mano sul mio viso e gli occhi bellissimi aperti per vedermi. E all’improvviso, dopo tanti anni, non ho più nessuna paura.

 

FINE

pubblicazione sul sito Little Corner del settembre 2014

 

mail to: mollybloom.lo@libero.it

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