At my own Risk

part 1

 

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"Forse è la fine… si sta facendo buio, sento  freddo e non vedo più niente… Forse è questa la fine che merita uno come me…"

 

Un notte passata tra vicoli sudici e fetidi, tra l'odore della morte che si accavalla a quello di vite fatte di stenti e ingiustizie.

Una notte intera a cercare di ignorare urla di ubriachi, gemiti strozzati dalla paura, il dolore, il piacere a pagamento, tentando di concentrare l'attenzione sul proprio obiettivo.

 

E' chiaro che non sa da quale parte cominciare.

 

Sospetti.

 

Solo quelli sono rimasti a tenere unito un legame speciale, un sentimento che hanno ingoiato insieme alla certezza che in quel mondo un sentimento del genere non deve esistere.

 

E' piovuto tanto da allagare le strade e un tratto del fiume ha rotto gli argini, inondando un intero quartiere.

 

Ombre allungate sulla strada ancora umida, contro i muri neri, disegnano figure grottesche e raccapriccianti. Sente la paura che scende lungo le gambe che sembrano diventate di burro, spera solo di riuscire a correre. Le scoppia la testa.

 

Adesso c'è  silenzio; esita un po’ prima di abituarsi alla calma improvvisa.

 

Tum… tum… tum…

 

Il battito accelera ed il cuore sta per  scoppiare, sconvolto da emozioni confuse.

 

Vibra e si tende mentre asseconda un pensiero che non l' ha mollata da quando è scesa di sotto ed ha visto la porta d'ingresso sul retro chiudersi sull'esterno.

Un' ombra familiare, una schiena larga si dirige verso le scuderie.

Esce con quasi nulla addosso.

Il freddo la fa arretrare ma deve raggiungere quell'ombra.

Si avvicina, quando il portone si apre all'improvviso rischiando di schiacciarla contro la parete.

 

Si nasconde e aspetta.

 

Un cavallo nero.

 

Un uomo vestito di scuro monta in sella con eleganza.

Carezza il muso dell'animale che scalpita affettuoso.

Gli parla lisciandolo sulla groppa e parte.

 

Rimane a guardare la figura che si allontana, fino a quando non scompare dalla sua visuale.

 

Eppure crede di non aver sbagliato con lui.

Da qualche tempo cerca la sua compagnia più del solito.

Certe volte sente il fiato morirle in gola se lo guarda e non può fare a meno di sorridergli.

Ha notato che quando lui è nei paraggi, nell'aria si sente un profumo particolare, un odore rassicurante.

Ha imparato a riconoscerlo a pelle.

Da tanto tempo…

 

Tempo fa…

 

Sarà perché per lei è come un fratello…

A volte ha sperato di vederlo felice, sistemato con qualche brava ragazza…

Forse si sente in colpa da quando ha scoperto che le piace Hans, e vorrebbe che anche lui provasse una sensazione del genere.

Lo guarda con apprensione ma non riesce a spiegarsi il perché.

Si sente come una sorella maggiore rispetto a lui: sarà che le ragazze maturano prima, ma no, no, è assurdo pensare una cosa del genere. Nemmeno lei può permettersi di divagare su quello strano formicolio che sente quando è in compagnia dello svedese.

Dopo sette anni è tornato…

Sette lunghi anni in cui ha pensato a lui sì e no tre volte, incluso il giorno della sua partenza…

Eppure, vorrebbe che lui la guardasse come guarda la Regina.

Vorrebbe pure che quello scemo di André la smettesse di preoccuparsi per lei: non è mica una bambina!

Forse la loro amicizia è talmente forte che entrambi si preoccupano per le stesse cose.

 

Poi, è arrivato il giorno in cui ha deciso di non ascoltare la ragione.

Una mattina come tante, almeno all'apparenza, è entrata col solito da fare: seppure incasinata è riuscita a fare tutto senza stancarsi, piena di un'energia che non sentiva da tanto tempo. Ha pensato pure di fare ogni cosa nel migliore modo possibile, per non stare a sentire la voce noiosa nella sua mente che le ripete" Oscar, il tuo dovere è… Oscar, non sei una ragazza come le altre…"

Nel primo pomeriggio ha deciso di allenarsi un po’ con quello sfaticato di André.

L' ha cercato dappertutto: che pazienza ci vuole con lui!

L' ha trovato a ridosso della stalla, senza camicia e con la testa immersa in una delle tinozze d'acqua.

Si è avvicinata, ma ha fatto un passo indietro quando la testa di lui è riemersa dall'acqua.

Da quando lo conosce, non l' ha mai visto coi capelli sciolti, nemmeno senza la camicia.

Forse è il caso di aspettare che si rivesta… impertinente!

Non fa in tempo ad allontanarsi che lui si è accorto della sua presenza

"Oscar, ti serve qualcosa?" le domanda, e mentre scuote il capo le gocce d'acqua gli cadono sul viso e brillano sulla pelle abbronzata. Certo, è inutile negare: il ragazzo merita…

"Ti va di allenarti un po’?"  gli dice tutto d'un fiato, fingendo di interessarsi al colore nuovo della staccionata.

"Va bene" risponde lui; con un telo si asciuga il torace, s' infila la camicia lasciandola fuori dai pantaloni.

Per fortuna!

 

I passi affondano sull'erba tenera, il suono della natura interrotto dal clangore di spade che saettano in perfetta armonia e tutto vibra come musica. C'è qualcosa di sensuale nei loro movimenti, un intrigo che entrambi conoscono bene ed eseguono senza parlare. Troppi silenzi in mezzo a loro, parole bruciate sulla soglia della bocca che, se, pronunciate, graffierebbero come coriandoli di spine. Ciascuno di loro ha segnato un limite che deve essere rispettato.

 

Quella sera ha indossato il suo primo vestito da donna.

Si sentiva bella e, senza mentire a se stessa, l' ha ammesso.

 

La mattina, quando si è risvegliata nel suo letto, ha guardato il vestito gettato con disprezzo sulla spalliera della poltrona…

Nessuno sa com'è lei, veramente.

Nessuno la guarda oltre ciò che indossa, adesso ne è certa.

C'è una persona soltanto…

Uno solo, capace di guadare attraverso i suoi occhi, perché la conosce davvero e non la compatisce mai.

Compassione, tutto quello che riesce a percepire dagli altri.

Compassione nella voce di Hans, dopo che l' ha riconosciuta.

Non potrà cancellare facilmente quello smacco: non le fa male sapere che per lui sarà, per sempre, soltanto "un amico".

Le brucia quello sguardo meravigliato, come se per la prima volta si fosse reso conto che lei esiste per davvero.

La fa soffrire aver sperato di poter essere considerata un 'amica, donna, da lui.

Sente nausea non appena immagina che uomini come lui possano considerare le donne solo oggetti, esseri incapaci di pensare, di agire…

Forse, davvero, suo padre l' ha fatto per lei…

Ha sempre lottato per affermare se stessa, c' era riuscita, fino a quando non ha sentito la necessità di sentirsi completa.

Lui l' ha svuotata.

Rimarrà per sempre sola…

 

Una mattina si è svegliata con l'intento di voler stabilire un contatto con colui il quale, da qualche tempo, rientra tardi la sera.

Ha bisogno di concedersi un momento di tregua e sa che lui le darà l'alibi che cerca.

Si sente sicura in sua compagnia e riesce a guardare le cose con interesse perché lui le dispone col solito vecchio sistema dell'interpretazione spassionata.

Si fida della sua logica ma non può permettersi il lusso di fare a meno di scervellarsi… in certi momenti e con lui.

Crede che quella sensazione debba avere un nome, gliene è venuto in mente uno: amicizia. Le prende quasi un colpo perché, all'improvviso,  ha sentito la voce silenziosa del pensiero che le suggerisce un concetto strano, fatto di calore, tenerezza, amicizia… amore.

Si ferma di colpo e rimane qualche passo indietro, lo osserva mentre lega il cavallo davanti l'osteria che hanno scelto per cenare. Non sa spiegarsi il brivido lungo la schiena e il crampo alla bocca dello stomaco, quando pensa che ultimamente lui ha parlato poco, soprattutto non le ha più domandato di uscire assieme.

Volta appena il profilo e sorridendo saluta con gesto della mano qualcuno.

Si è girata a guardare chi era, ma c'è troppa gente a quell'ora per le strade e lei non è stata pronta di spirito.

E' troppo rilassata quando sta con lui…

"Hai cambiato idea?" le domanda aspettando sulla soglia della porta. Intuisce la sua esitazione.

"Cosa?"

"Vuoi che andiamo da un'altra parte?" replica lui, calmo.

"No, qui mi sembra carino…" Carino??? Che vuol dire!!! Ma è diventata scema? "… Ehm, qui sembra tranquillo, sì" aggiunge in fretta mettendo la toppa a quello strappo lessicale che ha pescato chissà dove.

Non le dice nulla, le sorride ed è sempre tranquillo.

 

"Sono vicini: lui è innamorato, invece, quella, la bionda è confusa però gli vuole bene" commenta l'oste alla moglie.

"E da quando le donne se ne vanno in giro vestite da uomo?" fa un poco turbata la donna.

"I tempi cambiano vecchia mia…"

"Vuol dire che mi adeguerò alla moda della bionda…"

"Se tu avessi il suo stesso tergo, te lo imporrei!"

"Al diavolo!" scatta la donna, ma non è offesa. Ha deciso di servire lei quella bella coppia, un po’ anomala, però bella.

 

Il cibo non è male, ma nessuno dei due mangia, specialmente lei; un controsenso dal momento che è stata sua la proposta di fermarsi da qualche parte, ché non ci vedeva più dalla fame. Decidono di proseguire quella cena improvvisata solo bevendo vino.

Si guardano intorno e vedono gli altri divertirsi. Poi…

Guarda lui che non si diverte affatto.

Quella sera parla meno del solito, le sembra strano visto che è sempre lui ad intavolare la conversazione.

Si sente a disagio: non le è mai capitato di provare una simile sensazione in sua compagnia.

 

La seconda bottiglia di Borgogna è andata mentre il cibo rimane quasi intatto sul tavolo.

Vede un poco appannato e poggia i palmi ghiacciati sugli occhi. Quel refrigerio istantaneo le fa bene. Indugia un poco con quella piacevole pressione, poi sente lui che le dice qualcosa che al momento non capisce. Solleva il viso e si sente stonata.

Lui è vicino al banco, prende i soldi dalla giacca, paga e mentre ritorna al tavolo ha spento il sorriso che aveva scucito davanti all'oste. Con la guancia poggiata sulla mano, lo fissa con insistenza. E' una presenza che riempie.

"Il bicchiere della staffa" dice poggiando con un colpo improvviso sul tavolo i due bicchieri di rhum.

"Non ce la faccio" gli risponde tenendosi le tempie.

"Lo offre il nostro ospite…" spiega lui lasciando tintinnare il bicchiere accanto al suo "… Cin cin…" suggerisce, aspettando che lei prenda il suo.

"Cin, cin, cin, cin" solleva il bicchiere, sorride all'oste, ritorna a guardare il suo amico "è carino qui…"

E' ubriaca, e sa che deve rispettare il silenzio. S'impone di rimanere zitta fino a casa.

Fa freddo, ma va bene.

Resta in silenzio e pensa.

Pensa che ha perso tante cose durante i giorni in cui ha smesso di pensare.

André al suo fianco tiene la rotta… ha deciso di mantenersi sobrio fin da quando Oscar ha proposto di passare la serata fuori: due bottiglie di Borgogna ed un cicchetto di rhum gli occorrono per scottarsi appena.

Stanotte ha deciso di non pensare; solo accarezzare gradevoli supposizioni e ripescare la piacevole intermittenza degli occhi fiduciosi di Oscar su di lui.

Lei nemmeno sa quanto lui adori l'effetto sorpresa che è capace di creare con quegli sguardi che si alternano in ondate di nostalgia e di gioia.

Gli succede sempre di annegare la tristezza in pensieri istantanei e sereni, ma la sua tristezza ha imparato a nuotare e galleggia.

Vorrebbe che fossero amanti solo per un giorno, rubare un giorno solo al tempo, eppure vorrebbe che il giorno dopo lei dimenticasse, mentre lui vorrebbe ricordarlo sempre e per sempre.

Ma sono più al sicuro senza essere niente anche se sa che sono amici. Sì, sarebbero amanti perfetti…

Ma sa di mentire a se stesso, allora, tanto vale rimanere ognuno al proprio posto anche se sa bene che sarebbero più al sicuro se solo potessero amarsi…

A lui non verrebbero in mente certe cose se potesse cancellare quello che sente come una parola scelta male in una bella frase.

La loro amicizia è bella così, ma gli scappa un sussurro e ammette a mezza bocca che 'sta pezza è proprio sgargiante…

"Eh?" fa lei rompendo la promessa di fare silenzio

"Ah!"

"Mah…"

"Boh!"

E' davvero una bella conversazione tra amanti, considera mestamente André, riepilogando a se stesso la serata, e propone una galoppata liberatoria fino a casa, ché Oscar è davvero strana per i suoi gusti.

 

 

E' passato qualche anno da allora.

Continua a sentirsi sola, perché ha perso l'unico sguardo limpido e sfuggente che l' ha sempre accompagnata.

E' duro riflettere su se stessa, mentre va alla ricerca disperata di qualcuno che non vuole farsi prendere più.

 

Lei crede sia così…

 

Inciampa in un sasso, ma non perde l'equilibrio…

Si ferma un attimo e prende fiato. Le mani scivolano lungo la parete umida del muro, sente freddo, i vestiti bagnati si appiccicano addosso e non riesce a muoversi come vorrebbe.

E' stanca ed impaurita.

Come mai adesso le riesce difficile mascherare il fatto di essere una donna?

Ha indossato i suoi soliti abiti, il mantello scuro la copre bene, ma, poco fa, un gruppo di uomini l'ha seguita per un pezzo

 

"Ehi, bellezza… come ti sei conciata? Ne saprai fare di giochini eh!" voleva piangere… piangere e picchiare quei bastardi!

 

E' riuscita a seminarli, ma i nervi sono tesi e sente la gola secca.

 

Tra poco sarà giorno… il nero va sfumando e su di lei il cielo scolorirà in tinte biancastre e fredde.

 

Cosa può aspettarsi da un mattino così?

 

Raccoglie i lembi del mantello zuppo e li torce; finalmente è un poco più leggero.

L' aria fredda le spacca le mani umide, sembrano pezzi di ghiaccio che stanno per rompersi.

Le avvicina congiunte alla bocca e vi soffia sopra, ma è peggio: adesso quel tepore le brucia la pelle.

 

Si guarda attorno per farsi un'idea di dove sia capitata.

Pondera, ma sa che non serve a niente: ci sono posti in cui lui non l' ha mai portata e che lei non conosce.

Riflette, ancora, e si sente perduta.

 

Un ragazzino corre sulla strada principale, gridando aiuto.

 

Affretta il passo nonostante abbia i piedi congelati.

 

Sulla strada il cielo si è già schiarito e la luce si riversa pigramente sui vicoli ad est.

 

Il ragazzino corre verso di lei.

"Signora, vi prego, c'è un uomo ferito in quel vicolo. Venite!" la implora e la prende per mano.

Si lascia condurre, e, poi, sfila la mano da quella del bambino che la guarda stupito, sperando non vada via.

 

Dalla grondaia di un tetto, balza un raggio di luce che le ferisce gli occhi, ma le indica il posto verso cui dirigersi.

 

Il ragazzino è dietro di lei e spera.

 

L'uomo è disteso per terra, una mano premuta sulla spalla sinistra: le dita contratte gocciolano sangue.

 

Si piega sulle ginocchia e squadra la figura

 

"Ti sta bene così?…" le trema appena la voce ma lo sguardo è severo.

 

Ricomincia a piovere.

 

"… Vuoi finire in questo modo… come un vagabondo?…" parla un poco più forte, mentre con le dita scosta una ciocca di capelli dalla fronte dell'uomo.

"… Come un vagabondo…" ripete, sfiorandogli una guancia.

"Accidenti a te…" mormora l'uomo fissandola negli occhi.

 

L' ha baciato nella pioggia.

 

L' ha baciata nella pioggia, prima di svenire.

 

*****

 

Ti ho fatto piangere.

Hai pianto per me, a causa mia.

Non avrei mai voluto, credimi.

Ho sempre cercato di farti ridere, non volevo renderti infelice. Se cercavo il pretesto per sentirmi un vero bastardo, ci sono riuscito. Adesso anch'io, per te, sono come tutti gli altri.

Non sono più speciale.

La felicità è accidentale come il dolore…

Tutto passa e, forse, anche la nostra amicizia ha fatto il suo tempo.

 

In un breve momento di lucidità ha riaperto gli occhi trovandosi disteso in una stanza che non conosce.

Per un attimo gli è sembrato di vederla, bellissima e disperata, per lui, solo per lui.

L' ha colto un sonno pesante

 

"Sei un deficiente!"

"Senti chi parla!"

"Si dà il caso che non sono io quello che deve nascondersi da un marito cornuto!"

"Eh… figuriamoci! Ma, poi, se mi credi colpevole… Oooh  che cazzo ridi?"

"Alain quando la smetterai di fare il cazzone?!"

"Ehi André, sai che vado solo con quelle navigate… dovresti conoscermi!"

"Sì, lo so. Però, non sopporto di vedere piangere una donna!"

"Secondo te, quella piangeva per me???"

"Non lo so, piangeva,  e mi basta questo per spaccare la faccia a  qualcuno!"

"Principiante!"

"Stronzo! Alain, le donne sono migliori di noi. Cerca di trattarle con più rispetto."

"Certo che ne spari di stronzate! A te serve a qualcosa trattare la tua bella con 'rispetto' quando quella manco ti guarda??? Ehi, dico a te, Dongiovanni da strapazzo!!!"

‘Fanculo!

 

Un sogno… sta sognando l'ultima volta che è uscito con Alain…

 

"Dobbiamo cercare un dottore…"

"Ne conosco uno che si occupa di queste emergenze."

"Fa’ piano, potrebbe avere qualcosa di rotto…"

"'Sto scemo c' ha solo il cervello rotto!"

"Però tu sta’ attento lo stesso, eh!?"

 

C'è qualcosa che deve sapere?

 

Riprendono i battiti del tempo scanditi dalla pendola che se ne sta immobile sul comò.

Tutto ritorna al posto di sempre.

Ricomincia il suono del silenzio ed ogni cosa che prima ha vibrato è tornata sulla linea continua dell'immobilità.

E' tornato l'autunno ed ha tinto di oro le foglie, ha coperto i tramonti e gelato l'acqua dei fiumi.

E' stato un attimo, breve ed intenso, a fargli capire che niente è andato perduto.

E' riuscito a resistere, non l' ha delusa lasciandosi andare alla morte.

Si è salvato per un pelo…

Riapre gli occhi e lascia scivolare lo sguardo impigrito dalla debolezza, ancora una volta, sulla stanza.

I contorni appaiono sfumati e la penombra pennellata intorno ai muri non aiuta a fare chiarezza.

Non conosce quel posto.

Sente che qualcuno si avvicina e gli prende una strana ansia. Gli piacerebbe essere in debito con qualcuno di aspetto gradevole, lunghi capelli dorati, magari… lei.

I passi si allontanano nel corridoio, e ora capisce che quello è un ambulatorio…

Chissà come c'è arrivato.

Un' immagine riaffiora dai ricordi della notte scorsa a lasciarsi massacrare dal suo senso di colpa; da troppo tempo non ci pensava. Era stata lei a farglielo dimenticare, mettendo da parte il rancore.

L' ha sentita più vicina negli ultimi tempi, è stato contento, ma, poi, ha guardato dentro di sé, e non ha potuto accettare di ricominciare tutto da capo. Deve sapere che non può rimanergli incollata a quel modo, e sa bene che lui non ha cambiato idea e che la vuole ancora, nonostante tutto.

E' ostinato, è fatto così…

Crede che lei abbia provato pena per lui, quando, giorni prima, ha offerto la vita in cambio della sua per placare l'appetito aristocratico del padre.

Se n'è andato senza pretendere nulla da lei, anche se, fino alla fine, ha sperato che le sue labbra emettessero qualche suono.

L' ha lasciata sola, affacciata al parapetto della scala, a farsi circondare da un momentaneo lapsus affettivo di suo padre…

Se la sarà fatta nei pantaloni, il generale, quando il messo ha letto il messaggio della Regina…

"Oscar, la Regina in persona… ti ha reso la grazia."

Che gente!

Ha provato nausea.

Gli aristocratici si scambiano favori in cortesia, ma a lui sembra una scopata di massa…

Che schifo!

Si è sentito di troppo. "Bella coincidenza: entrambi abbiamo salvato la pelle regalmente…" ha biascicato e, voltandosi, se n'è andato.

Il mattino successivo l' ha raggiunto nelle scuderie. Poche parole, incluso un saluto fuggente, e le ha detto dove trovare Bernard.

Giorni frenetici ed infernali, ma Alain e gli altri compagni sono salvi.

Ricomincia il gioco.

 

 

Chiude di nuovo gli occhi, vorrebbe alzarsi ed uscire da quella stanza, l'aria troppo calda lo fa quasi svenire. Sente la gola secca e cerca tentoni sul comodino la brocca dell'acqua.

Il cervello manda gli impulsi giusti ma il suo corpo non vuole saperne e dopo aver sollevato la coperta scopre di avere il torace bendato come una mummia. Fa leva su un fianco e sfrutta il braccio libero per guadagnare la brocca.

Ce l' ha fatta ma le sorprese non sono ancora finite e sente un dolore pazzesco alle labbra poggiando il vetro.

Gli viene in mente perché è in quelle condizioni: spera che il ragazzino sia salvo.

 

 

"Siete ancora arrabbiata?" la voce improvvisa di Alain, nel suo ufficio, la fa sobbalzare; abbassa la testa sul foglio e guarda sbuffando lo scarabocchio che le  è scappato.

"Non ho sentito toc toc…" risponde mascherando un sorriso.

"Ho fatto toc toc ma voi non avete sentito…" di rimando, Alain, che si è spinto fino alla scrivania di fronte a lei.

"….."

"Il dottore ha detto che potrà tornare a casa, domani." Alain guarda fuori e pensa che quelle giornate grigie siano fatte apposta per far sentire la gente da cani. Lui, almeno, si sente uno schifo e la pressione che sta subendo da una settimana, a causa di quei due, lo fa stare peggio.

Invece Oscar lo sa…

"Si è saputo niente del ragazzino?" cambia abilmente registro buttandola su altre priorità, però non sa mentire.

"E' partito con sua madre. Vanno a stare da alcuni parenti. Lì, ha detto la madre, il suo ex non può trovarli."

"Cosa glielo fa credere?" domanda con le mani intrecciate sotto al mento.

"Suo fratello: ragiona con il fucile… volete sapere altro?"

"Non credo…"inclina la testa di lato e lo minaccia con uno sguardo poco intimidatorio.

"André verrà a stare a casa mia perché non vuole far preoccupare sua nonna…"

Ma Oscar l' ha intuito…

"Premuroso da parte sua…" touché.

"Eh, ma lui si preoccupa sempre per tutto… Anche farsi accoltellare in mezzo alla strada da un balordo che vuole uccidere un bambino… ma, conoscendo, André è difficile da credere vero?" Alain sa essere un vero bastardo quando vuole.

"Cosa vuoi insinuare?" domanda Oscar aggrottando la fronte. Adesso la sua voce è cambiata, è adirata e non ci penserà due volte a fargli pagare quel colpo basso.

E Oscar pensa che sta per cedere alla tentazione di urlargli di impicciarsi degli affari suoi, che solo lei sa quanto bene vuole ad André. Glielo vuole dire, ma ha paura di perdere se stessa perché è più semplice guardalo da lontano e sentirsi bene. Delle volte le basta guardarlo solamente per sentirsi in pace con se stessa. Ma sa che crollerà, e le si piegano le ginocchia se ripensa a quel bacio nella pioggia ed ha sempre saputo che lui era cosciente. Ha sentito il sapore del suo sangue e si è sentita strana, quasi felice. Però ha scoperto di amarlo da tanto, non può nemmeno dire di non averlo mai saputo, ma aver scoperto le carte di fronte all'emergenza la fa stare male. L'amore si dovrebbe scoprire in mattini assolati ed aliti di vento leggeri  sul viso, non in mezzo al linciaggio di una folla inferocita. Sarà stato l'istinto di sopravvivenza? Se l'è domandato in continuazione e, in ogni caso, non può fare a meno di pensare che si è convinta di amarlo ancora di più ad un passo dalla morte.

L'amore l' ha scoperto dopo averlo salutato prima di andare a dormire e l' ha ritrovato ogni mattina al suo risveglio in fondo alle scale, con lo sguardo assonnato e di cattivo umore.

"Io non insinuo: dico quel che penso".

"Il problema è che non hai detto cosa pensi!"

"E' ridicolo comportarsi come fate voi due!!!" si è alzato dalla poltrona e se n'è andato sbattendo la porta.

Alain attraversa a passo deciso il corridoio illuminato dalla luce plumbea che filtra dalle finestre e pensa che André è l'unico capace di affrontare quella tipa senza perdere la calma, di concentrarsi sulla circostanza e non lasciarsi travolgere da lei. Occorre una grande forza di volontà per non diventare scemi. Può darsi che sia successo e che André è diventato scemo per davvero, ma questi sono affari loro. Eppure ha l' impressione di aver visto passare sul viso di Oscar un'espressione nostalgica. Per un attimo gli è sembrato di viaggiare insieme ai suoi pensieri, ai suoi ricordi. Un sorriso che impallidisce mentre cerca di non perdere la sua compostezza. Sembra che abbia deciso di nascondere i suoi sentimenti in un posto dove ci sono solo cose vuote che non servono a nessuno.

André è un pensatore che ascolta in silenzio e di tanto in tanto parla ad alta voce. André  indossa le sue ferite con onore, ecco perché Oscar è fiera di lui, ecco perché Oscar non ha bisogno di strapparsi le vesti per convincerlo di volergli bene. Lui lo sa, lo accetta fino a quando i dubbi non lo attaccano alle spalle e, al di là di tutto, sa di essere un uomo.

Alain raccoglie l'orgoglio e silenzioso le domanda scusa guardando in direzione della finestra del suo ufficio, perché lui non è un ruffiano e, forse, è un pensatore -segreto, ma pensatore è ,- lei non è una qualunque e quelli non sono affari suoi.

 

 

Si passa la lingua sulle bocca secca e quel taglio al centro del labbro inferiore gli fa ancora male.

Chiude gli occhi e rivede il viso arrossato di lei chino sul suo e pensa che quel calore brucia più di qualsiasi ferita.

Le sue labbra tagliavano un sorriso sul volto e lei sembrava riapparsa dal passato, quando gli sorrideva così ogni giorno e lui  non sapeva cosa aveva fatto per meritare quel sorriso.

In quel tempo c'era amicizia, pura.

 

Dell'immediato presente ricorda anche le sue mani insicure posate sulla spalla mentre lo porta dal dottore e la sua voce flebile quando Alain, sbucato da chissà dove, le dà una mano.

Credeva di aver sognato, ma Alain gli ha raccontato tutto o quasi.

Forse si sente più tranquillo ora che sa…

Tuttavia lei è andata a trovarlo solo di notte, e lui ha finto di dormire.

 

Nel momento del bisogno Oscar mette da parte la razionalità, diventa istintiva e si mette a curiosare in mezzo alle cose che la tentano. A volte sfida il suo senso del pudore, ma è una timida travestita da provocatrice.

 

Suo padre ha rischiato l'infarto quando l' ha vista baciare quelle ragazze alla festa che aveva dato in suo onore. Girodelle ha compreso che non può tenere in gabbia una donna come lei, affermando che lasciarla libera è il proprio modo d'amarla e che può amarla per sempre: la certezza di una scelta giusta…

 

"Con la lingua?" ha invece domandato André ridendo come un pazzo, quando, sulla torre del palazzo, hanno brindato allo scampato pericolo.

"Ma dico: sei scemo?"

"Domandavo per curiosità…"

Lui è rimasto lì per tutta la sera a fare da preda alla solitudine con un po’ di frutta, un bottiglia di vino ed un libro. La torre è stata illuminata per l'occasione, le torce scintillano su quattro angoli e c'è luce sufficiente per concedersi la piacevole compagnia di qualche pagina che narra di albatri sospesi nell'aria che guardano dall'alto la profondità del mare, labirinti di caverne coralline ed echi di tempi remoti che scivolano sulla sabbia.

Oscar, muovendosi silenziosa, l' ha raggiunto al momento buono e, senza pensarci sopra, si  è seduta con l'intento di godersi la piacevole vicinanza del suo amico di sempre.

 

"Lo sai, diventa sempre più difficile…" dice lei, mentre fissa la luna gialla e fredda attraverso il suo bicchiere

"Cosa?" taglia in quattro una mela porgendole uno spicchio. Sa che non ha mangiato nulla.

"Man mano che invecchi capisci che tutti siamo sostituibili… e ti viene voglia di sparire per sempre" beve un sorso, lo trattiene in bocca e sente l'aroma fruttato del vino solleticarle le papille. Morde lo spicchio e spera che lui dica la cosa giusta

"Quando sarò vecchio, farò i bagagli e me ne andrò a sud…" le risponde con un sorriso invitante.

"A fare che?" è perplessa. André, piacevolmente perso nella sua digressione, guarda lontano. Nei  suoi occhi riflessi argentei di luna, mentre il suo sguardo ritorna a lei .

La notte tiepida si stende su di loro.

Poco per volta, Oscar, ha  gustato il canto notturno della natura, finalmente libera dagli echi assordanti della musica che per tutta la sera aveva riempito il palazzo.

"A guardare i gabbiani che volano…"

"Per una volta ci riesci a fare la persona seria?"

"Non ti converrebbe…" si è alzato per evitare di spargere i semi della sua scelleratezza alcolica. Allora, Oscar comprende e sorride. Forse in futuro luoghi e volti non cambieranno, però chiude gli occhi per vedere gabbiani che vorticano in cieli lontani. *( The gold it's in the… - Obscured by clouds 1972- Pink Floyd)

Conta su di me, vorrebbe dirgli…

 

Finge di dormire anche ora e sente i suoi passi avvicinarsi a lui.

Si è sfilata la giacca, lo percepisce dal leggero fruscio della seta, ha accostato la sedia al letto e si è seduta con le mani giunte in grembo.

Il respiro è inquieto, deve essere esausta…

Lui prova un incomprensibile senso di imbarazzo e vorrebbe spiegarle perché si sente così. Non crede di riuscirci, parlare di se stesso non è mai stato il suo forte, e ora meno che mai saprebbe descrivere cosa si agita nei suoi pensieri. Sente solo che se si lasciasse andare all'istinto e seguisse le indicazioni che gli detta, metterebbe da parte la sua ragionevolezza mostrandosi a lei senza difese. Perseverare: a volte si domanda se ha un senso quella sua ostinazione. Gli vuole bene, sa che lei gli vuole bene, e poi?

Ha perso il filo dei pensieri quando ha sentito la sua testa posarsi sul petto. Vorrebbe ripescare il pensiero che ha preceduto quel movimento, afferrarlo e non dimenticarlo più.

 

"Sei sveglio" ha affermato come se avesse trascorso tutta la vita accanto a lui nello stesso letto.

"Sì" risponde con la testa voltata verso la finestra. La testa sopra il petto e il respiro regolare fanno credere a entrambi che quella sia una condizione naturale: si continua a rimanere sorpresi anche quando si conoscono tante cose l' uno dell'altra.

Si sentono rilassati perché il peggio è passato.

"Non ho intenzione di dormire sulla sedia anche stanotte…"

"Torniamo a casa?"

"Sì."

pubblicazione sul sito Little Corner dell'aprile 2005

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