Unsaid

 

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I “Le parole che non ti ho detto”

14 luglio 1789 - l’alba           

 

 

Le parole che non ti ho detto... e i gesti che non ho compiuto. Sono tutti in fondo al mio cuore, come monete... l’elemosina per la mia fame d’amore insaziata e insaziabile... che nessuno potrà più soddisfare.     

Cosa ti ho fatto, amore, cosa ti ho fatto... ti ho lasciato morire per me... sei morto tra le mie braccia e ora io sono sola.           

Il rimorso è la mia punizione, il marchio scarlatto che brucia d’infamia il mio cuore... è peggio che averti tradito ed offeso... io ti ho ignorato.

Servirebbe se ti dicessi che mi dispiace? Che sto male, che vorrei morire? A che servono questi pensieri che prendono vita come scintille? Fluttuano, danzano e subito muoiono... quel rimanere sospesi è soltanto un’ombra fugace, un voler mentire a se stessi. Ora tu non sei più qui con me. Questo solo conta.    

E mi mangio l’anima pensando a dove ho sbagliato…

Dove ho sbagliato? Come ho ucciso quel “noi” appena nato?

Pensavo davvero che amarsi bastasse... che l’amore ci avrebbe protetti, noi eletti fra tutti i dannati, che saremmo passati attraverso l’odio ed il fuoco nemico ed avremmo vissuto, alla fine. L’ultimo errore, forse il peggiore.

Perché l’amore non è un vessillo né una corazza, non è un grido di guerra né un’arma appuntita e affilata... è un palpito lieve, un sospiro, un pensiero fragile e delicato… va trattato con cura, difeso dal mondo e dal fato invidioso. Io non l’ho fatto e ora stringo tra le mie mani l’inizio e la fine di una vita, la nostra, passata a cercarci. E quel noi mi perseguita, mi lacera dentro... l’eternità che sognavo si è infranta contro la mia testardaggine, io che davvero ho creduto di essere forte abbastanza per te e per me… ora conto le lacrime e mi sembrano ben poca cosa da regalarti. Tu non le avresti volute, non mi hai mai chiesto nulla.

Io sono avida, non so accontentarmi e per te avrei voluto essere splendida e perfetta, ardente ed eroica. Non ho saputo ascoltarti, non ho voluto capire mentre dicevi sommesso che era me e solo me che volevi.

 

 

II "Barricate"

 

13 luglio 1789 - l’alba           

 

Io… non posso farlo… non voglio farlo… ecco, io non lo farò!      

Va meglio? Va meglio ora? Sì, va meglio… ora puoi sparire, tornatene tra i flutti da dove te ne sei venuta…  

Sorrise all’immagine della dama bionda che le rimandava il placido specchio d’acqua, e con un dito dispettoso ne increspò la superficie… la creatura fatua si perse in mille fiammelle argentate che i cerchi concentrici dispersero un po’ dappertutto… che sollievo, alla fine.

Si guardò attorno, per controllare che nessuno, nemmeno le ninfe del bosco avessero condiviso i loro segreti. Aveva riso, pianto e sognato come mai quella notte... allungato le mani verso il cielo per staccare le stelle e metterle in tasca, al sicuro... per non perdere niente, un sospiro o un ricordo di quel miracolo... era capace di amare, ora ne era sicura. Amare sopra ogni cosa e oltre ogni limite, provare passione e lasciarsi trafiggere dal desiderio senza paura; all’inizio la stessa paura l'aveva spinta a guardare serissima André, occhi nei suoi perché la vedesse e dirgli , ripetergli fino a sfinirlo che lo amava, cento volte e forse di più. Gli si era premuta addosso tanto da far perdere l’equilibrio ad entrambi, e quando aveva capito che forse sarebbe accaduto qualcosa che l’avrebbe cambiata per sempre aveva sentito un nodo in gola e si era costretta a confessargli "non so se ne sono capace".

Lui aveva riso e spazzato via i suoi timori dicendo "neanche io... non ci resta che provare!"

Meraviglioso, dolcissimo il suo bambino, il suo ragazzo... tutta una vita condensata in poche parole ed un sorriso, perché le bastava chiudere gli occhi per sapere che quel sorriso e quelle parole li aveva sempre avuti, solo per sé.         

Lei lo sapeva che lui la amava. Ma sentirglielo dire ancora una volta era stato come rinascere a nuova vita...

Sono nata stanotte.   

Allora si era cercata riflessa nell'acqua del fiume… voleva vedersi e scoprirsi diversa… più bella forse, o semplicemente... più donna?      

Critica come sempre si era trovata uguale a qualche ora prima, spettinata e con gli occhi lucenti... una dama bionda lontana ed assorta, che aveva preso vita.

Aveva parlato con voce dura… lo sai, aveva detto, lo sai cosa stai andando a fare? Lo sai che i tuoi uomini non ti obbediranno mai? Neanche lui, neanche André… le aveva fatto paura la dama bionda perché a dire la verità si era trovata tante volte davanti ad un bivio nella sua grama esistenza, ma stavolta la cosa che la spaventava di più era che sapeva benissimo che poteva decidere la propria sorte, senza chiedere permessi, aspettare ordini o renderne conto a nessuno... si sentiva come persa in una selva di rovi ma era libera, una libertà paurosa.

Cosa mi hai fatto, stanotte, cosa mi hai fatto?

"Ma scusa, con chi stai parlando?"

Il primo pensiero alla vista dell’uomo è un pensiero prosaico, inutile, mondano e un po’ sconveniente, ma terribilmente vero… Dio com’è bello… ma è sempre stato così, con quell’espressione dolce quando mi guardava?

"Allora Oscar, parli alle lucciole?"       

Oltre che bello, perplesso… ma come si fa a dire alla persona con cui hai appena diviso l’esperienza più meravigliosa della tua vita, che ti ha fatta piangere di gioia dicendoti mille volte che ti ama e che silenziosamente si è seduta accanto a te scoccandoti un bacio tenero sulla guancia che parli da sola?

Negare, anche l’evidenza e sviare quando possibile… alla domanda rispondere con una domanda.

"Allora, hai ripreso i cavalli?"

"Naturalmente, naturalmente; guarda che sono addestrati, quale credevi fosse il mio compito nelle scuderie?” Con l’espressione farsesca se la attirò contro, bisbigliando come un cospiratore.

Oscar tirò il fiato con un mezzo sorriso "ti picchierò un giorno, lo sai vero? Adesso però – lo disse stiracchiandosi – proprio non mi va" tornò a sdraiarsi sull’erba con gli occhi chiusi.

"Invece io credo che ti troverò un bel nomignolo… che ne dici?"

"Come sarebbe un nomignolo?"

"Una cosa terribilmente dolce e orribilmente inutile, ma che possibilmente ti faccia arrossire ogni volta, qualcosa solo per me e per te".

"Oh – la dama bionda si riaffacciò curiosa… uno sguardo attonito, giusto per nascondere la deliziosa e insensata e meravigliosa sensazione di essere diventata “di qualcuno”, un altro per fingere che se proprio devi sopporterai… - e sarebbe?"

"Ti va bene se ti chiamo amore ogni volta che posso?”

"Mi accontenterò" la dama bionda puntò il dito maliziosa, sbrigati a chiudere gli occhi e forse non si accorgerà di quanto sei felice, potrebbe esserne gelosa.

No, non è gelosa, anzi ti sta motteggiando, dice che sei proprio come tutte le altre, solo un po’ più vecchia… per il giogo che hai appena spezzato, vedi, te ne cerchi subito un altro, solo diverso.

Le sembrò di sentirla ridere, una risata liquida proprio come lei, allora si girò su un fianco e tese la mano ad André; con addosso solo la camicia sentiva il fresco dell’erba sulla pelle, "vieni qui a scaldare il tuo amore" lo canzonò un poco con la voce languida ma ottenne in cambio uno sguardo perplesso.

"Non dovremmo andare?"

"Come? E' presto, perché vuoi andartene? - lo chiese allarmata che quasi sobbalzò - è notte fonda… e ho detto ad Alain che li avremmo raggiunti tra un po'" protestò veemente. 

"Era così, per dire" le afferrò la mano ancora tesa a mezz’aria e si sdraiò accanto a lei, accostò il viso al suo poterla baciare ancora.

Era strano; pensò che aveva sognato ad occhi aperti di fare l’amore con lei migliaia di volte e si era immaginato tenero, gentile, timido e riguardoso.

E l’aveva immaginata altera e imperiosa.

Si era ricreduto in fretta… si era ritrovato a ghermirla come una preda, col desiderio di possederla e di dominarla, nel corpo e nel cuore. E aveva trovato lei arrendevole e docile, come una vittima pronta al sacrificio.

Ma io non sono così, si era detto quasi spaventato da se stesso… non sono come i miei compagni di baracca che trattano le donne come pezzi di carne… io non voglio solo il suo corpo o i suoi gemiti, io la amo e la voglio come compagna per la vita, non per pochi istanti di lotta nel buio.

Troppo tardi, lo stava facendo ancora; ad un bacio casto e quasi fraterno se n’era aggiunto un altro, più profondo, e umido, e un altro ancora; senza parlare lei era tornata a stringerlo forte, perché ora sapeva cosa doveva fare.

Sei un animale pensò di sé stesso maledicendosi, ma lei gli offrì la gola candida, con un moto arreso degli occhi e del cuore che sembrava invitarlo.

Sei la mia perdizione pensò di lei perché non ti sei rivestita ma era troppo tardi.

Stava affondando un’altra volta… si fermò solo un attimo prima di farla gridare, e non di dolore.

Solo per divorare quell’espressione rapita che aveva, che la faceva sembrare così diversa e così vicina, quella Oscar che nessuno conosceva e aveva mai visto, la sua.

Era la sua donna e lui la voleva.

Spinse più forte, e lei chiese nuovi tormenti nascondendo il viso contro di lui, trattenendo il respiro.

Vieni con me, le disse… non una promessa, ma un ordine.

In quel ruolo inconsueto lei gli obbedì.

Io non ero così, non ero così!

Gli ordini li davo io, ti ricordi? E adesso guardami un po’… se non avessi fatto tu il primo passo, ti sarei venuta a cercare… io non voglio andar via, non ancora!

Mi hai fatto piangere, e non ti sei fermato nemmeno di fronte alle mie lacrime.

Perché sei un uomo, hai preteso da me quello che ti spettava e io te l’ho concesso senza fiatare, perché io sono una donna, e questo è il mio posto.

Mi è piaciuto soffrire, sarà peccato? Io che credevo di essere indomita, forte, invece ho pregato che tu non smettessi di farmi del male, e mi sono schiacciata contro il tuo corpo per farti arrivare fino in cima ai miei desideri… è un peccato volerti così?

Non lo sapeva proprio.

Non lo sapeva nemmeno la dama bionda riflessa nell’acqua che era scappata trasecolando.

Uno dei cavalli nitrì forte… erano legati stretti ad un ramo, inutile cercare di fuggire da quella visione contorta.

Che strani gli esseri umani…

Piangono e si fanno del male e mugolano e gemono e poi si abbracciano forte dicendo che è stato bellissimo.

Dovremmo andarcene, ora.

"Ascolta, André… - la voce era fioca, il respiro ancora affannoso - tu lo sai cosa andiamo a fare là? Tu lo sai cosa ci aspetta?"

"Sì".

"Io non voglio farlo".

"Allora non farlo" il tono gentile da fratello maggiore, ora non era più quella belva che fino ad un minuto prima si era mossa come danzando sopra di lei, era il suo André... Urgeva un consiglio.

"Non sei obbligata, non ti possono mica forzare".

"Io sono un soldato, ricordi? - non era più l’anima tenera che aveva mangiato, ma il suo comandante… - maledizione, non è così facile… io sono un soldato", ripetendolo le sembrava ancora più vero.

"Anch’io sono un soldato".

"E se ti ordinassi di sparare lo faresti?"

"E se ti dicessi di toglierti quell’uniforme e venire con me, tu lo faresti?"

Rimasero a fissarsi con l’interrogativo negli occhi… chi cederà per primo, chi confesserà all’altro la propria debolezza? Chi userà l’amore come ricatto?

Se mi ami devi seguirmi…

Oscar improvvisamente chinò il capo… "Va bene, verrò con te, facciamo come vuoi tu".

Una donna segue il suo uomo fino alla fine, fino alla morte… lo baciò avidamente e con un movimento repentino fu sopra di lui "E tu mi dirai cosa fare".

"Davvero?” -  le scostò i capelli che le spiovevano sul viso, e lasciò scivolare le mani sui fianchi, con una carezza morbida e prepotente…

"Sì" la risposta le uscì dalla gola come un lamento, anche se avrebbe voluto mercanteggiare un po’ quella sorta di resa all’arma bianca, si sentì soggiogata, e in fondo non le dispiacque, cosa c’era di strano se qualcuno decideva per lei, non era sempre stato così?

La dama bionda sogghignava, allora proprio non sai decidere niente da sola?

Lasciare che qualcuno decida per me… André non è qualcuno, è il mio André, il mio compagno, io lo amo e andremo insieme dove lui vorrà… per ora fino alla caserma almeno, poi si vedrà.

Gli passò le dita tra i capelli... sulla tempia il livido bluastro del colpo preso occhieggiava tra il sangue rappreso, solo un graffio aveva detto lui.

L'ennesima medaglia da appuntarsi sul petto; come un brivido le parole di Alain borbottate nell'armeria le attraversarono la mente sarebbe pronto a dare la vita per voi ed era vero, lo sapeva bene lei.

Questa sera era stato uno stupido pezzo di legno, ma domani avrebbe potuto essere un proiettile, e allora?

Non lo vedresti arrivare neanche stavolta, perché tu non ci vedi...

Oggi ho provato a dirtelo tante volte, ma la voce mi muore in gola.

Nel suo ufficio dove lui l'aveva cercata senza che i suoi occhi la trovassero; avrebbe voluto gridare davanti a lui che scherzava, stringerlo forte e scacciare i fantasmi, e potergli dire amore non temere, ci sono io con te... invece aveva scavalcato la finestra e fatto a perdifiato il percorso a ritroso, per poterlo incontrare per caso, scusarsi come se nulla fosse accaduto.

O davanti al suo quadro, mentre lui la adorava proiettando i pensieri sulla tela umida lei aveva pianto, ma piano per non farlo accorgere... lui le dichiarava sommesso il suo amore e lei a piangere, ancora.

Ci aveva riprovato qualche ora prima, era decisa... tornerai indietro, farai come dico io e si era ritrovata tra le sue braccia a piangere e a fare l'amore con lui.

Un sospiro, poi un altro.

Devo fare qualcosa, devo pensare in fretta a qualcosa, ora è il mio turno di pensare a te. Sì, penserò io a te, ti proteggerò da tutto quello che può farti del male.

Non soffrirai più per causa del mio egoismo, proteggerò il tuo corpo e il tuo cuore... Morirò se necessario, darò la mia vita per la tua.

A malincuore allentò la presa.

"Allora andiamo".

 

 

In caserma era stato uno spasso... vedere tutti quei bifolchi trasecolare di fronte alle sue parole infuocate era stato come bere d’un fiato il calice della vittoria e dimenticare in un battito di cuore i mesi di umiliazioni, disobbedienze sopportate in nome della divisa che portava… eccovi serviti, avete capito ora con chi avete a che fare?

Aveva sbattuto in faccia a tutti che lei era una donna, per essere precisi la donna di qualcuno, avessero solo immaginato di cosa era capace forse l’avrebbero guardata diversamente. Comunque, aveva sortito il suo effetto, perché nello sbalordimento generale persino Alain non aveva fatto ironia, ma si era limitato a stringerle la mano e a congratularsi ed era sembrato sincero per una volta.

L’aveva fatto, si sentiva leggera, aveva vendicato anche André per le mille angherie subite; non lo avevano forse picchiato per colpa di quell’amore che provava per lei? Bene, che lo sapessero tutti che lui aveva ragione, che lui aveva ragione e loro torto, lei compresa!

Infusa da una sorta di delirio amoroso snocciolò un discorso commovente... aveva trovato i suoi uomini scuri in volto per l’imminente attacco a Parigi e li aveva informati ardente che lei aveva la via già segnata dall’uomo che amava e che avrebbe seguito. Il tutto condito da uno sguardo adorante lasciato negli occhi perplessi di André che le stava alle spalle, e ascoltava.

A lui non era piaciuto, però.

Che bisogno c’era, aveva pensato, di farne un affare di stato? All’inizio era stato felice di quella ammissione franca e spontanea… ci amiamo, è bello gridarlo al mondo ma tutte quelle parole non erano solo lo specchio disordinato di quello che lei aveva nel cuore, avevano tutta l'aria di un discorso mandato a memoria... e non gli piaceva, no.

Avevano fatto il viaggio senza dire una parola, ciascuno alla ricerca dei propri pensieri; prima di entrare nel budello scuro che portava alle baracche lei si era fermata e l’aveva guardato cercando i suoi baci come per chiedergli il coraggio di andare in fondo… Lui l’aveva stretta commosso da tanta remissione premendola forte sulla nuca, e aveva reso il bacio profondo e possessivo, un ruggito a stento soffocato dell'anima... solo una domanda, nonostante lui facesse di tutto per inghiottirla.

Sei mia ora? sei mia davvero?

Lei era entrata e li aveva messi al muro; era la sua donna, e l'avrebbe seguito se lui l'avesse chiesto.

Ma io non ti ho chiesto niente, abbiamo deciso insieme amore, perché non lo dici?

Aveva atteso il seguito di quell'arringa con il fiato sospeso.

Poi però, l'incredibile, l'inaspettato... i suoi uomini a chiederle di rimanere al loro fianco, di più, di guidarli verso il sogno...

E André che ne dice? Cosa dici André? Va bene anche a te?

Nessuno l'aveva notato, tranne lui mentre quasi senza accorgersene annuiva... un guizzo repentino, che le aveva attraversato gli occhi come un lampo e l'espressione del viso che era cambiata.

Mio Dio... lo capì in quel momento e ne ebbe paura.

A te piace, vero? Anni a disperarmi per te costretta nei panni di chi non volevi essere. E invece a te piace.

A lei piaceva, era la sua vita e non ne conosceva altre... il comando, l'autorità, il vedere gli occhi degli altri abbassarsi davanti al suo sguardo, non lo facevano tutti forse? Tutti, sì... tranne lui.

I soldati erano usciti galvanizzati e festanti, ora erano soli in quel buco.. Alain che si attardava, strascicando i piedi lo aveva urtato e guardato fisso... Alain non era mica stupido né tantomeno cieco, lui... lo aveva guardato con la faccia scura e qualcosa di indefinito e nero in fondo allo sguardo, perché forse anche lui aveva visto e aveva avuto paura anche lui.

Ora siamo solo tu ed io, amore.

La cercò subito, a placare quell'ansia che gli si era annidata dentro.

Aspetta, vieni qui, allungò il braccio e le cinse le spalle.

Lei era voltata, ansante e con gli occhi socchiusi; assaporava il suo trionfo e cercava un nome a quell'estasi che l'aveva imbrigliata mentre parlava... lei era libera!

I suoi uomini le obbedivano come e più di prima, aveva la libertà senza rinunciare a niente di quello che le piaceva fare...

Il comando non per dovere o obbedienza ma perché loro glielo chiedevano.

Sarebbe stato anche più facile proteggerlo, così... senza che lui lo capisse, normale routine.

Si risolse a guardarlo festosa, e lui con le labbra strette le studiò le pieghe del viso in cerca di indizi.

Quante belle parole, amore, ma lo disse con voce spenta.

"Avanti soldato Grandier... di tutti i miei uomini proprio tu vuoi disobbedirmi ora?" Gli sfiorò le labbra quasi mordendolo e uscì dalla stanza col passo leggero e sicuro di un tempo gridando al mondo che stava in piedi da sola, lei, e poteva pensare anche a lui perché era forte ed indomita, lei era pur sempre il Comandante!

Lo lasciò lì a decidere se essere triste o felice; ma fu solo un attimo, lei era già lontana... solo l'eco dei passi nel corridoio e non era già più il tempo di piangere.

 

 

Li aveva messi in riga tutti, schierati alla perfezione come in una parata di gala, ognuno al suo posto; Alain in prima fila tra i graduati e André nelle retrovie, al sicuro... era furba lei, aveva già pensato per tutti.

Perché aveva rivisto per un secondo la dama bionda riflessa nell'abbeveratoio dei cavalli.

Che brutta faccia avete Madame nell'acqua verdognola e sporca del truogolo, aveva pensato.

Ma lei era inflessibile... che anima nera come la pece avete Madamigella... le Vostre medaglie brillano al sole che sembrate un candeliere... André capirà e saranno guai per tutti, vedrete...

Un sasso nell'acqua e addio.

Eppure ad André non la si faceva così... la falange schierata a proteggerlo in un attimo si era aperta e se l'era ritrovato al fianco impassibile; idioti i suoi soldati!

Ma loro sapevano solo una cosa, il posto di André era accanto a lei e questo da molto tempo prima di quel mattino... nessuno aveva parlato o spiegato, André si era guadagnato il suo posto quel giorno lontano nell'armeria.

Accidenti, aveva pensato, non è questo che voglio!  Se mi sta troppo vicino rischierà ancora di più, proprio come Saint Antoine.

Non ne avevano parlato mai più dopo, si erano solo abbracciati stretti, avidi di sapersi vivi nonostante la sentenza di morte pronunciata senza appello contro di loro alla luce delle torce.

Ma il senso di colpa le teneva la mano da allora.

Ancora una volta in pericolo, per causa mia... e allora se tenerti lontano serve a salvarti la vita, e sia...

Lo ignorò per tutto il tragitto, impegnandosi in una conversazione inutile con Alain... stammi lontano, pregava, stammi lontano.

Arrivarono a Parigi in piena bagarre; erano soldati e furono accolti malissimo... una folla inferocita li accerchiò in un attimo, ed apparvero molti, troppi fucili.

Un proiettile non lo vedresti arrivare, amore.

Mentre sfibbiava spada e la pistola e li consegnava ad Alain, lui che poteva difendersi, risolse di infischiarsi delle proteste di André che impallidiva sempre di più davanti alla sua baldanza, perché fosse chiaro per tutti che lui era solo un soldato che obbediva a degli ordini, i suoi, come tutti gli altri, e nemmeno il più importante; gonfiando il petto davanti alle baionette e alle picche affilate li aveva difesi tutti i suoi uomini, con i denti stretti e la voce vibrante.

Ma che ti prende? Cosa combini, tu stai tramando qualcosa...

Da quando avevano varcato il cancello della Caserma era come se di lui si fosse dimenticata, se avesse cancellato ogni traccia di loro dai pensieri.

Certo non immaginava di passeggiare con lei per mano nei vicoli di Parigi offrendole fiori, quella era una guerra senza regole di ingaggio... se spari per primo, vivrai... ma non era riuscito nemmeno a guardarla negli occhi, lei sfuggiva agile come una gazzella come se temesse di mostrarsi debole e inetta. Cominciava a sentirsi defraudato del suo posto.

Almeno prima mi trattavi come tutti gli altri o mi odiavi.

Ma adesso mi ignori...

Risolse che fosse preoccupata o nervosa, in fondo per lei era come un battesimo... la prima volta dall'altra parte della barricata.

La prima volta insieme.

Era un pensiero caduco, ma il migliore della giornata... aveva persino tardato un attimo di troppo per annotarlo sul suo vecchio diario prima di uscire dalla camerata.

12 luglio 1789 - la prima volta insieme, amore...

E poi l'aveva nascosto per bene sotto il materasso.

Tornerò a prenderlo e te lo regalerò...  ti farai due risate davanti ai miei pensieri sconnessi e alle mie farneticazioni notturne, ti accorgerai che da sobrio sono anche peggio di come mi ricordi...

Sorrise, in fondo non era poi così diversa dal solito... quando aveva qualcosa in ballo, lei non pensava più a niente e a nessuno, solo al traguardo e a come raggiungerlo... Nonostante tutto, degna figlia di suo padre.

O forse, pensò, lui era solo un illuso e la notte appena trascorsa un sogno.

Smise di sorridere.

 

 

Bernard Chatelet, per una volta era contenta di vederlo... il suo intervento aveva sedato gli animi, e convinto tutti delle loro buone intenzioni... quando il Principe di Lambesc aveva schierato la sua falange di uomini armati fino ai denti, aveva avuto paura.

Com'era, combattere dalla parte dei deboli? Di quelli male armati, impreparati, sguarniti? Lei era sempre stata dall'altra parte, dove tutto era perfetto e studiato nei minimi particolari; ricordava le settimane di piani e riunioni solo per trasferire Sua Maestà dal Petit Trianon a Versailles... adesso doveva pensare in fretta a come provare a vincere solo con l'astuzia e il coraggio disperato dei suoi uomini, a come aver salva la vita di tutti, la sua e quella di André che la spiava di sottecchi con il viso tirato.

Mi manchi, amore... potessi farmi abbracciare, cercare coraggio nei tuoi baci.

Ma non posso rischiare, tocca a me proteggerti, proteggervi tutti.

Un piano ce l'aveva... vi prego, non traditemi ora, pregò in silenzio, prima di sentire lontano rullare i tamburi.

Delle barricate. Era logico, normale... bisogna sempre avere un riparo, una via di salvezza per evitare lo spreco di vite, spiegò con calma a Bernard che la guardava ammirato... fammi fare il mio lavoro, Bernard, e aiutami a salvare la vita al mio André...

La dama bionda, il riflesso nella fontana... ti sei scelta un'ottima spalla Comandante, perché Bernard stava appunto dicendo che di barricate lui proprio non ne sapeva niente di niente.

"Stai tranquillo, Bernard, un paio dei miei soldati rimarranno a darvi una mano...Gerard, André, voi resterete qui e mostrerete loro come fare".

Aveva usato il tono tranquillo ed indifferente, ma gli occhi erano spilli acuminati perché gli ordini non si discutono, si obbediscono e basta.

Per Gerard Lasalle la parola del Comandante era Verbo divino, oro colato; senza battere ciglio smontò da cavallo e marciò risoluto pronto ad alzare anche un muro se solo lei glielo avesse ordinato.

Ma André no.

Scese un silenzio attonito... Alain pensò che se il cielo si fosse oscurato non ci sarebbe stato niente di strano, perché c'era qualcosa di ancora più strano da vedere.

André stavolta era arrabbiato. Anzi era furioso.

Non lo mostrava nei tratti del viso o nei gesti... ma il tremito della voce era stato inequivocabile.

"Tu sei pazza... io qui non ci resto di certo, io vengo con voi".

Era come dire io vengo con te, certo.

Alain aveva visto risse molto meno violente di quello scambio di sguardi assassini...

"André, non discutere e fai come ti dico" fu il primo tentativo di mediazione con Oscar che cercò persino di essere conciliante avvicinandosi a lui e tendendogli la mano.

Che lui non prese "non starò qui mentre tu sei da qualche parte a rischiare la vita, scordatelo".

E va bene, pensò lei,  passiamo alle maniere forti... alzò volutamente la voce, e la conversazione divenne pubblica, le serviva la disapprovazione di tutti.

"André tu non ci vedi, non puoi combattere nessuno nelle tue condizioni, qui sarai molto più utile... - strinse i denti per l'affondo finale - a noi saresti solo d'impaccio!"

Perdono, perdono amore… pensò contrita, perché al suono delle sue stesse parole aveva sentito un brivido gelarle il cuore e Rosalie sospirare forte alle sue spalle.

Le ferite di André sanguinavano... aveva le labbra così pallide che ebbe paura di vederlo svenire.

E' necessario che io ti parli così. Ti chiederò perdono per tutta la vita, per ora mi basta salvartela.

Per una volta Alain era senza parole... uno dei soldati aveva mormorato che se la sua donna gli avesse parlato così uno sganassone non glielo avrebbe levato nessuno...

Alain pensò che André l'avrebbe uccisa e basta.

Invece fece un passo indietro come disgustato... forse sono un illuso, lo sono sempre stato... ma ho creduto che sempre fosse per sempre, anche per te. Forse ho sbagliato a fidarmi dei sogni che dall'infanzia mi hanno traghettato fin qui; pensavo che nel tuo cuore ci fosse un approdo sicuro solo per me... invece prima mi accogli, poi mi mandi lontano alla deriva e mi lasci affogare. Non mi ascolti se mi affanno e ti cerco... ma mi chiami amore e sorridi, mentre mi guardi affondare piano, tendendo una mano che sai bene che non potrò afferrare.

Con una smorfia buia sul viso mormorò "La prossima volta che fai l'amore con me ricordami di farti il saluto militare, dopo".

Uno a zero, André... pensò Alain che era proprio fiero del suo amico.

Ma lei si sentì morire, come essere nuda davanti al mondo... dimentica di tutto e con il viso in fiamme sibilò un "vai all'inferno" gustandoselo e pensando di aver pareggiato il conto...

"Non mi sono mai mosso da lì io, agli ordini Comandante" fu la risposta di un André stanco e vitreo come il suo occhio senza luce... "vai pure a giocare alla guerra senza di me, vai dove ti pare" indietreggiò, come colpito in pieno petto, con un luccichio pericoloso negli occhi lasciandola morire della sua vittoria.

Oscar strinse i denti e i pugni, impassibile… almeno aveva centrato lo scopo.

Alain se osi dire qualcosa ti uccido ruggì dal profondo, e la sua espressione da belva ferita bastò a che nessuno osasse dire o fare niente... tutti aspettavano il permesso per riprendere a respirare, ammesso che aria ce ne fosse ancora...

"Andiamo, UOMINI IN SELLA E SEGUITEMI!" aveva la voce così stentorea che pensò che nessuno si sarebbe mosso.

Ma tutti non desideravano altro che sparire da lì, prima che il mondo crollasse... Alain lasciò uno sguardo sul viso spento di André, non preoccuparti, te la riporto intera, e poi la potrai picchiare a dovere amico.

Ammesso che lui la volesse ancora.

Alain la sbirciava da sotto e lei non poteva nemmeno concedersi il lusso di farsi un pianto, mentre cercava con gli occhi lucidi di riordinare in fretta le idee e formulare almeno vagamente il suo piano d'attacco; chi voleva prendere in giro? Erano un gruppo sparuto di uomini a combatterne migliaia, con un comandante inesperto come lei, una donna testarda con il cuore in pezzi.

In quasi trent'anni non avevano mai litigato così... avevano fatto a botte e si erano insultati senza pietà, ma nessuno mai aveva infierito sulle debolezze dell'altro come aveva fatto lei; fino a pochi minuti prima lei sentiva tutta la bontà e l'urgenza di quelle parole, sentiva di essere nel giusto, ma quando le erano uscite dalla bocca si erano schiantate come macigni tra loro, e non era più sicura, più sicura di niente.

Quel giorno scoprì di essere una pessima stratega, in guerra e in pace.

Scoprì che tutte le teorie ed i manuali non potevano nulla, quando le forze erano impari... Un colpo di genio? Un piano machiavellico? Si arrovellava per trovare qualcosa, qualsiasi cosa che li portasse lontani dalla morte, che salvasse la vita ai pochi rimasti. Di cinquanta, solo la metà.

Ma almeno André è sano e salvo, era la sua litania, la formula magica che si ripeteva mentre cercava di prendere bene la mira.

Un solo colpo in canna, la vita del soldato di guardia al ponte per le vite dei suoi soldati.

Sapeva sparare, su quello non c'erano dubbi. I piedi ben piantati per terra, trattieni il respiro, il dito pronto sul grilletto.

Oggi però non ci sono santi né regole, e tutto quello che prima era facile oggi non lo è più... un sasso scricchiola sotto i miei stivali mentre striscio nell'ombra e il soldato si volta... lui spara per primo, io cado ma sparo e colpisco... un altro centro perfetto; il suo colpo mi sfiora la faccia, sibilando schizza sul muro alle mie spalle ed esplode in mille frammenti... proprio dietro di me...

Era per lui, quel proiettile.

Se André fosse qui, a un solo passo da me, adesso sarebbe morto ai miei piedi.

Ma lui non c'è perché io l'ho scacciato, l'ho voluto lontano da me...

In ginocchio cominciò a piangere senza ritegno, le dita convulse strette al calcio della pistola che ancora fumava, le spalle scosse da mille singhiozzi...

Le mani di Alain sulle sue spalle, quasi pietose.

"Io Vi capisco, Comandante... in fondo avete ragione... André non ci vede, la sua vita sarebbe in pericolo".

Alain, il grillo parlante... bene, continua, dimmi che ho fatto bene, che André capirà e sarà tutto come prima.

"Ma vedete Comandante, Voi non potete cambiare le regole durante il gioco, non si può controllare il destino".

"Ora basta, smettila subito! Lo sai tu quante volte lui ha rischiato la vita solo perché si trovava ad un passo da me? Me lo hai detto anche tu che lui sarebbe pronto a dare la vita per me... non glielo permetterò più, se gli succede qualcosa ne morirei! Io non voglio più, non voglio... quel proiettile era per lui, lo sai!"

Adesso stava piangendo proprio davanti a quello sbruffone.

"Comandante Oscar, André vive solo vicino a voi, non concepisce la vita che con voi... se gli togliete l'aria respirerà a fatica, se gli togliete la luce non vedrà più... ma voi avete fatto di peggio, gli avete tolto la dignità... il diritto di scegliere, scegliere di affrontare il rischio e la morte, ma vicino a voi... quel proiettile era per lui, avete ragione... ma un uomo libero ha il diritto di scegliere come morire, e per lui morire per Voi... per lui morire per te, Oscar, vale una vita intera".

Riprese fiato e scrutò, per vedere se le sue parole avevano avuto qualche effetto... ma Oscar piangeva più di prima.

"ACCIDENTI, MALEDIZIONE!" aveva urlato così forte che lei sobbalzò, con il respiro tronco in petto... smettendo, per un secondo, di piangere.

"Vi guardo da mesi, ormai, mentre vi fate del male a vicenda, vi ho guardati soffrire ed esserne quasi contenti, vi ho guardati nutrirvi ciascuno dei silenzi dell'altro e di sguardi rubati quando pensavate che nessuno vedesse... pensavo che adesso fosse finita, dopo quello che hai detto stamattina, che finalmente aveste capito! E invece che combinerete adesso, che vuoi combinare? Rovinerete tutto, un'altra volta? Non è tempo adesso, per questi giochi, Oscar guardati attorno, potrebbe anche non esserci un domani! Perché non parli, una volta per tutte? Ti vergogni di avere paura per lui? Diglielo... chiedi, implora se necessario... ma non mentirgli, non nascondergli i tuoi sentimenti, non pensare che il tuo coraggio lo faccia sentire al sicuro...  lui ha tutto il coraggio che serve ma non se tu lo abbandoni! Ricorda che lui non ti vuole perfetta, ti vuole soltanto, vuole poter stare con te sopra ogni cosa, e poter dire “noi” parlando del vostro futuro. Non vuole che tu cammini davanti a lui, ma al suo fianco”.

Alain si morse la lingua perché quelle sue parole stavano pericolosamente scivolando lungo la china dei sentimentalismi; lei però ora aveva le ciglia asciutte, si era rialzata e ascoltava assorta... meglio sdrammatizzare.

"... E poi credimi Comandante, se la mia donna mi avesse parlato così un manrovescio non glielo toglieva nessuno". Quelle parole lo aiutarono a ritrovare il suo ghigno satanico.

Anche lei ritrovò un barlume di contegno "Ecco perché morirai solo come un cane... dovresti solo provarci a..."

Non lo vide nemmeno arrivare... e in un baleno si trovò a terra con la faccia arrossata. Un ceffone così non lo ricordava nemmeno dai tempi di suo padre, che pure aveva un manrovescio formidabile... e anche lui colpiva senza preavviso, a tradimento, prima la sberla, poi le domande e le spiegazioni.

Guardò inebetita Alain trionfante con la mano ancora a mezz'aria.

"Ma sei impazzito forse? Si può sapere che diavolo ti è preso?"

"Vedi Comandante, André questo non te lo farebbe... André è un uomo nobile di cuore, non si abbasserà mai al mio livello - esitò un attimo - o al tuo... perché la sua coscienza non glielo permetterà mai, ma tu uno schiaffo te lo meriti, come moglie hai ancora molto da imparare... questo da parte sua Comandante".

Le tese la mano che lei afferrò, indecisa se ripagarlo della stessa moneta... poi ci ripensò.

Ho sbagliato tutto.

La dama bionda riflessa nell'acqua torbida della Senna... oh no, anche tu...

Anche lui sta piangendo, lo sai?

"Andiamocene" ordinò secca, uno sguardo al corpo del soldato che aveva appena ucciso, l'ultimo ostacolo verso la salvezza.

Siamo vivi, almeno per oggi...

Il suo era stato l'ultimo sparo della giornata, quasi a segnarne la fine... regnava un silenzio irreale, una tacita tregua.

Almeno fino a domani.

André sto tornando da te... ora mi abbraccerai e mi dirai che va tutto bene, che hai capito, che mi perdoni...

Col capo chino e lo sguardo inquieto lo cercò tra la folla curiosa che li accolse al loro ritorno alla piazza... barricate maestose si ergevano sui tre lati, e Lasalle impettito aspettava la sua parte di attenzioni "Volevate così Comandante, va bene?"... ma André non era in nessun posto.

Alain lo liquidò per lei "piantala Gerard, lascia in pace il comandante" e le tolse le castagne dal fuoco "Bernard, che fine ha fatto André?" lo chiese per lei, che aveva paura persino di pronunciare il suo nome... forse la odiava più di quanto l'avesse mai amata, chissà.

Bernard in pieno imbarazzo evitò lo sguardo di Oscar... "ecco, si è allontanato circa un'ora fa, ha detto che voleva fare due passi da solo e...".

Alain pensò che forse Bernard non era così intelligente come sembrava "e tu lo hai lasciato andare ad annegarsi nell'alcool o forse anche peggio, idiota?" pensò tra sé, senza dirlo... Bernard si sentì in dovere di completare il rapporto "è andato verso Saint Antoine" fece diligentemente segno col dito, e Oscar aveva già voltato il cavallo.

"Aspetta comandante... non da sola..." Alain le si mise al fianco.

Come ti ho detto, impara a farti proteggere una buona volta.

Ma lei sapeva dove cercarlo... era strano, perché inconsciamente aveva desiderato di tornare in quel luogo maledetto... il luogo della sua tortura... il luogo della scoperta più dolce... che André era suo, da sempre racchiuso nel suo cuore... che era rimasta in vita per potergli dire un giorno che lo amava.

Sicura e precisa sgusciò tra case e cumuli di immondizia dati alle fiamme, e il respiro si fece affannoso quando rivide la scala buia che conduceva al fiume, il vicolo cieco, udì per un attimo l'eco furiosa della folla che gridava "a morte!". Con gli occhi cattivi pensò che forse a qualcuno di loro aveva stretto la mano, in piazza qualche ora prima... ma poco importava, lei ora doveva solo trovare il suo André...

Alain non capiva, ma aveva la vista buona.

Lo vide seduto con lo sguardo torvo a fissare il nulla, a fissare l'acqua scura.

Pensò che l'aveva visto così altre volte.

Quando l'aveva incontrato all'osteria, quando l'avevano picchiato nell'armeria.

Tutte le volte che lei l'aveva scacciato, concluse amaro... donare a una donna il proprio cuore e passare la vita aspettando di averlo indietro... no, decisamente quel tipo di amore non faceva per lui!

Oscar lo fissava come ipnotizzata, irrigidita... ancora una volta in quella giornata, non sapeva cosa fare né cosa dire.

Solo piangere, e cominciò a piangere perché quell'uomo seduto in silenzio gridava disperazione con tutta la forza che aveva e sapere di esserne la causa le tolse le forze.

"Avanti, coraggio - Alain la costrinse aiutandola a scendere da cavallo - vedrai che andrà bene" si sentì in dovere di aggiungerlo; pensò ad allontanarsi per liberare il proscenio, perché quello era un passo a due, ma lei gli strinse le mani con le dita contratte e la voce rotta "Alain, non so cosa dirgli... cosa gli devo dire?"

Trasecolo, non ci credo... tu che chiedi a me cosa dire a lui... ma cos'è, uno scherzo?Vi siete accordati per farmi ammattire voi due?Ti guardo, comandante, e forse per la prima volta ti vedo come ti vede lui... come una donna pallida con gli occhi accesi, così viva proprio ora che la morte si respira con l’aria, e quasi ti sento il cuore che batte nel petto adesso che ho le tue mani chiuse nelle mie... vai via Comandante, va' e corri da lui, potrei pensare che in questa storia qualcosa spetti anche a me... e tu che quasi pendi dalle mie labbra... "digli che lo ami, diglielo anche se lui non vuole ascoltarti, io lo conosco, il suo cuore ascolterà e parlerà con te...".

L'ho convinta perché si gira legnosamente, fa due passi verso di lui... mi viene un dubbio...

"Di’ un po' comandante - la richiamo indietro - ma gli hai mai chiesto scusa tu a lui?"

Lei mi guarda con lo sguardo basso, ci pensa un attimo, e ammette contrita "No... a volte ho tentato, ma lui mi guardava in un modo che... e allora pensavo di non averne bisogno, che lui avesse capito e perdonato quel che c'era da perdonare... non so..."

Ho capito... capisco che parlate una lingua che nessuno capisce tranne voi "ti lascio in buone mani, Comandante".

Indietreggio davvero, fino all'angolo cieco del muro, dove posso vedere e pregare, mentre lei si avvicina e gli sfiora la spalla e lo sveglia da quella specie di sonno malato... lui che trasale, la guarda e forse la vede ancora... avanti amico, non tradirmi, abbracciala, non fare il duro proprio adesso, abbracciala... stringila... ecco, bravo, così, lascia che senta il sapore delle tue lacrime... me ne vado, mi farete diventare uno sciocco rammollito con le vostre smancerie...

Si era avvicinata incerta, sperando, pregando che qualcosa lo avvertisse che lei era lì... ma forse era passato il tempo in cui bastava un sussurro dell'anima per farsi sentire, un alito di vento, una goccia di rugiada sull'erba. Insensati e prepotenti i ricordi della notte appena finita le invasero la mente, lo rivide con lo sguardo assorto a perdersi in lei, a dirle che voleva stare con lei per sempre, "finché morte non ci separi "aveva celiato offrendole l'ennesima occasione per arrossire.

E lei aveva preteso di proteggerlo facendogli più male che poteva, appendendolo al chiodo come un'arma scarica.

"André..." trasali e ti volti, mi guardi senza vedermi, e mi fai paura perché nel tuo sguardo non c'è odio né rancore né amore... non c'è niente.

Però mi tendi la mano che stringo convulsa come se stessi affogando.

"Posso sedermi qui?"

Lui annuì, silenzioso... lei che lo spiava paurosa di tacere e di parlare... si era tolto l'uniforme e aveva le maniche della camicia rimboccate come a casa, quando si districava tra i suoi mille doveri e le cameriere se lo mangiavano con gli occhi da lontano squittendo; ma il tempo per lei lo trovava sempre, trovalo ora il tempo per me, dimmi che sono una stupida ma parlami.

"Allora, hai vinto la guerra?"

Lo aveva chiesto senza intonazione, con voce incolore, rappresa di dolore e tormento, e senza guardarla.

A quelle parole lei sciolse il groppo che le stringeva la gola come neve al sole... "no... non sono buona a niente io... ho perso venticinque uomini, venticinque, non ho saputo guidarli né proteggerli, e se gli altri sono vivi è solo un caso... c'è stato un momento in cui ho pensato che ormai tutto era perduto e... oh André, ho avuto paura di non riuscire a tornare da te, ma dovevo tornare, dovevo, per chiederti scusa...- si fermò per prendere fiato - perdonami, io volevo solo saperti al sicuro, lontano da me - chinò il capo, le labbra tremanti - ti amo troppo, non ce la faccio a saperti in pericolo, non lo sopporto".

Le sembrò che l'aria mancasse dai polmoni e rimase attonita cercando di ricordare come respirare.

"Volevo proteggerti".

Lui afferrò il filo dei pensieri rimasti sospesi...

"Come pensi sia stato per me saperti là fuori da sola? A sentire gli spari e le grida e pensare forse questo è per lei, forse è a terra ferita, forse ha bisogno di me, e non poterti venire a cercare" la sua voce era amara come il fiele, ma mai così desiderata e amata.

"Come in questo vicolo lurido, quella sera... ricordo di aver sentito la tua voce rotta dal pianto che mi chiamava in mezzo al frastuono e alle grida... ti persi di vista ma la tua voce impaurita fu con me ogni istante, ogni istante... non sapevo come, ma dovevo tornare da te, perché quel tuo modo di urlare il mio nome mi disse tante cose che forse nemmeno tu immaginavi... mi disse quello che ero per te, quello che sapevo e volevo da tanto... che potevo sperare che tu un giorno mi amassi... come mi ami... e così decisi che non sarei morto per nulla al mondo, perché era scritto che la mia vita era tua..."

"Poi oggi ho pensato che eri una stupida idiota, la solita presuntuosa piena di boria, io volevo proteggere te perché io e te da soli non abbiamo ragione di essere, ma mi sono detto che se di me non sapevi che fartene non ti avrei dato la soddisfazione di mettermi da parte, e avrei avuto abbastanza orgoglio per dire basta per primo".

Mio Dio no... se mi cacci dalla tua vita io non ne avrò più una da vivere.

Oscar si morse le labbra per non gridare e attese la sua sentenza.

Il tono di lui cambiò, si fece pacato "ma anch’io ho sbagliato, ho mentito... quando ieri ti ho detto che sarei venuto con te, ad ogni costo, come sempre… perché non lo stavo facendo per te, ma per me… per non lasciarti, per averti vicina, perché ti amo e non posso vivere lontano da te…la verità è che tu non hai bisogno che io ti protegga... la luce che hai sempre avuto negli occhi è fuoco puro, coraggio, passione…tu non hai bisogno di me, da tempo ormai sai camminare da sola. Per questo ti ho odiata quando non mi hai voluto con te oggi, perché mi hai ricordato che ti stavo ingannando.”

Si fermò un attimo, come se cercasse nel vuoto il modo di continuare e le prese la mano. Poi chiuse gli occhi e riprese incalzante.

“Solo che... prima, mentre spostavo dei tavoli per poterli legare assieme e alzare le barricate, è accaduta una cosa... per una attimo, lungo e mostruoso, non ho visto più niente... solo nebbia, e poi buio nero come la pece, e solo buio".

La guardò, con la mano ancora stretta alla sua... le baciò la punta delle dita, poi il palmo, delicatamente, e se la premette sul viso continuando con la voce malferma "ho gridato il tuo nome, ma nemmeno la voce usciva più dalla gola... ho pensato che se fossi stato da qualche parte, là fuori con voi, quella sarebbe stata la mia ora e non avrei potuto nemmeno guardare il tuo viso perché non vedevo niente... neanche te".

"Poi la luce si è accesa, la vista è tornata per oggi... per quanto? Quello che hai detto tu mi è sembrato folle all'inizio... e se fosse vero? Come potrò proteggerti così? Oh amore, perdonami".

Non è possibile, perché si finisce sempre che tu chiedi scusa per tutti?

L'aria tornò ubbidiente a riempirle i polmoni, il sangue riprese a pomparle il cuore e lei a respirare; allora se lo attirò contro con un gesto di cui non si sarebbe creduta capace solo qualche giorno prima, quasi materno; gli fece appoggiare la testa sul petto, gli circondò le spalle con il braccio libero carezzandogli il viso piano, come fosse un bambino impaurito da una notte senza stelle.

Lui accettò volentieri quel rifugio che sapeva del gusto di un  privilegio concesso a lui solo; lei era stanca e accaldata, ma poteva sentire ancora il profumo dell'erba bagnata sulla sua pelle, e lo inebriò. Chiuse gli occhi e la rivide sdraiata e arresa a farsi stordire di baci e carezze e promesse.

Pensò che se ne erano fatte tante e tante di promesse, così tante che sarebbero stati fortunati a mantenerne due o tre... e tutte parlavano di amore e di tempo, di sempre e di mai.

"Ti amo da morire, Oscar, ma non so se potrò proteggerti come vorrei".

"Lo so e non mi importa, non è questo che voglio" lei rispose placata, ravviandogli i capelli sulla fronte.

Lei sapeva... sapeva che non poteva vedere per lui, non poteva riportare la luce a quegli occhi che l'avevano reso infelice e debole e impaurito di esserlo davanti a lei... ma poteva proteggerlo dal buio dell'anima, la luce l'avrebbe trovata dentro di lei, nel suo amore e nel sentire che lei era sua.

Io sarò la tua luce.

“Proteggi il nostro amore…- gli chiese stringendolo - chiudilo nel tuo cuore e non permettere a niente, nemmeno a me di fargli del male... ci abbracceremo stretti come adesso, e la vita non farà più paura... vuoi fare questo per me? Per noi?”

Come richiamato ad antichi doveri lui cercò le sue labbra e le schiuse piano per sentirne il sapore... sapevano di lacrime e di paura le labbra della sua donna, paura di non essere amata e di non amare abbastanza.

Risolse che forse non poteva proteggerla dal mondo che urlava rabbia, ma poteva proteggerla da quella paura e da quelle lacrime, ne aveva la forza ed i mezzi... Bastava stringerla, stringerla forte, e annegarla di baci e farla sentire al sicuro, e questo potere lo aveva solo lui, solo lui.

Tu sarai la mia vita.

Lei rovesciò il capo e mormorò "siamo due stupidi, tutto ciò che desideriamo è qui tra le nostre mani e noi ad affannarci a vedere chi cede per primo!"

"Tutte queste parole per dirmi che ti dispiace di aver litigato con me?"

Lei rise, sollevata... lui la imitò, e risero piano, quasi impauriti da quel silenzio che appesantiva l'aria come la tela di un ragno, con la paura di essere rimasti soli al mondo e la voglia di esserlo davvero... André la abbracciò forte mettendola a fuoco, tra un bacio e l'altro... "Ricordi cosa faceva mia nonna quando litigavamo?" lei aveva gli occhi chiusi e si fece piccola piccola contro di lui, in cerca di coccole ... "Faceva la torta - sussurrò piena di nostalgia, gli occhi bagnati di lacrime buone - e ci metteva seduti ai due lati opposti del tavolo, con gli occhi severi, e..."

"E ci ammoniva sui pericoli dell'andare a dormire arrabbiati... e digiuni, ma questo valeva solo per me, vero?"

Oscar rideva piangendo, "Tanto facevamo la pace sempre... quasi sempre... merito della torta, forse"...

"Non era la torta... è che non puoi dormire se metà del tuo cuore non dorme, e si rigira nel letto furiosa pensando che domani te la farà pagare e ti infilzerà... io non dormivo se ero arrabbiato con te, nemmeno se avevo ragione... a volte pensavo di non avere nemmeno il diritto di litigare con te... me lo sono meritato con gli anni, quel diritto".

"Forse mio padre ha avuto ragione quando mi mise in mano una spada e mi disse ora combatti... io nella vita non avrei saputo essere altro che quello che sono, sono superba e arrogante, ho sempre cercato il timore degli altri più che il rispetto, e mi piaceva; è sempre stato così anche da piccoli, per quello che hai sopportato da me ti sei meritato ben altro" mormorò lei amara sfiorandogli le labbra con le dita... si volse e lasciò vagare lo sguardo sul fiume che scorreva placido e addormentato, l'acqua rotta da mulinelli improvvisi che sembravano voler trascinare tutto l'orrore del giorno sul fondo, e che catturavano gli ultimi raggi del sole che andava a morire per risvegliarsi da un'altra parte del mondo.

"Finalmente oggi è finito", disse quasi a sé stessa, con in gola la voglia di chiedergli cosa vedi ora... mi vedi, mi vedi amore? Ma inghiottì la domanda col suo rimorso e virò verso una bugia piccola piccola.

"A cosa pensavi prima?"

"Quando?"

"Prima... non ci hai nemmeno sentiti arrivare!"

"Tu e chi?"

"Io e Alain, che il diavolo se lo porti... - lei ridacchiò - allora, a che pensavi?"

"Oh, tante cose... che dovevi tornare, dovevi tornare da me ad ascoltare tutte le mie frasi da sciocco sentimentale... a come chiamerei nostro figlio... a come chiederti scusa... a come chiederti di sposarmi..."

Lei lo fissava con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa in una smorfia stupita, e quel che era peggio taceva... Oscar Francoise de Jarjayes senza parole... c'era di che preoccuparsi!

"Ma io... - decisa a non piangere tutte le lacrime della sua vita lei cercò di arginarle asciugandosi gli occhi con il dorso della mano con moto infantile - parli sul serio?"

"Mai stato più serio... ma tu lo vuoi?"

Forse ho sbagliato... una richiesta così non si fa in un sottoscala sudicio e pieno di polvere... avrei potuto aspettare stasera, o un altro momento, magari domani al mattino... ma non abbiamo tempo, il mattino è ancora lontano, e non passerà un'altra notte senza che tu non sia mia.

Le prese il viso tra le mani "Sfidiamo il tempo che rovinando lento verso la fine trascina via tutto e il mondo che va in pezzi e sposiamoci - bisbigliò lasciando perdere la voce tra i suoi capelli - sposami e non preoccuparti del resto... non lasciamo arrivare domani, tu sei la cosa che io voglio di più, che tu sia mia davanti agli uomini e davanti a Dio... sei testarda, impulsiva e presuntuosa... ma sei dolcissima e piena di ardore, la mia bambina timida e riguardosa, e sei bellissima... so esattamente cosa e come sei e non chiedo di meglio che amarti, avanti dimmi di sì".

Ridi, ridi... ridi e mi abbracci, vorrei picchiarti ma ormai so che sei molto più forte di me... come si sta bene tra le tue braccia, all'improvviso non sento più dolore e stanchezza, solo il tuo cuore che batte... siamo vivi, è incredibile.

E domani? Come sarà domani?

Non c'è tempo da perdere... non c'è tempo...

Sposiamoci, adesso, subito... anche se non potremo mai essere più felici di quanto non lo siamo stati stanotte, o adesso... non farlo vorrebbe dire sfidare la sorte, burlarsi del fato che ha intrecciato le mie mani con le tue... non ho paura di morire, ma di vivere senza di te... sposiamoci.

"Sì - lo disse annuendo con gli occhi e col cuore, la voce uscì flebile e rotta dall'emozione, eppure non era certo la prima volta che glielo diceva... - ma come?"

"Di che ti preoccupi? Abbiamo un altare fatto di vecchi tavoli e sedie spaiate, centinaia di testimoni, e tra tutta la gente riunita in piazza ci sarà pure un sacerdote pietoso che accetterà di unire queste due anime perse... tu sarai bellissima proprio come sei adesso, io nervoso e impacciato... sposiamoci, o il giorno non potrà finire e la luna scontrosa rimarrà nascosta dietro le nuvole."

“Sposiamoci”.

Ho detto di sì... a volte penso davvero che tu non sia di questo mondo... mi abbagli tanto che dimentico di respirare e devo chiudere gli occhi o ne morirò, ma ormai l'ho capito, che non si muore d'amore.

"Allora andiamo amore, andiamo".

La tua mano nella mia mano è piccola, si lascia stringere proprio come hai fatto tu... mi fai sentire l'uomo migliore del mondo, e Dio  sa quanto vorrei esserlo... ma non importa poi tanto.

Anche la Dama bionda scompare tra i flutti... non è più sola, ora ha l'abbraccio dell'uomo tutto per sé... la avvolge come in una spirale, la trascina via, e lei si lascia rapire... scompare con una risata liquida, proprio come lei.

 

 

La piazza era animata, quasi festosa, regnava un clima irreale di concordia forzosa, che riuniva attorno a focolari e deschi improvvisati i personaggi più disparati, pronti a dimenticare antichi e nuovi livori in nome del supremo ideale... la libertà di essere uguali.

Oscar si guardò attorno, e vide alcuni dei suoi soldati con le proprie famiglie... alcuni avevano figli piccoli, altri più giovani consolavano padri canuti e madri impaurite; in pericolo, ma uniti, dalla stessa parte della barricata.

Rabbrividì sentendo sulla pelle la baldanza sconsiderata che ricordava di aver avuto, un tempo, anche lei.

Istintivamente pensò a suo padre, quell'uomo austero dal quale aveva preso ben più del colore degli occhi, del portamento e dei modi imperiosi.

In fondo sentiva di somigliare a suo padre... le aveva insegnato il rigore morale, il senso del dovere, il senso della giustizia... a credere in qualcosa, ad andare fino in fondo.

Lui lo sapeva che idee differenti li avrebbero condotti su strade diverse, a scontrarsi forse... lo sapeva, e non l'aveva fermata... non condivideva, ma non le aveva impedito di andare fino in fondo, perché forse aveva capito prima di lei quello che il cuore le suggeriva da tempo.

Sapeva anche di André, ne era sicura... li aveva sentiti parlare, non vista, la sera prima, solo poche frasi... strano modo, quello del Generale fiero ed orgoglioso per scusarsi, per dire al ragazzo cresciuto in casa sua all'ombra dei nobili che ancora una volta gli consegnava la vita di sua figlia perché ne avesse cura... la via più tortuosa per concedergli la sua mano, per ammettere che solo con lui la bambina allevata a sua immagine avrebbe trovato la pace del cuore.

Ora le loro mani erano unite... ancora una volta, Padre, faccio come volete Voi.

Ma pregò di non trovarlo mai, come nemico, dalla parte opposta a quella che aveva scelto di difendere lei... sospirò, e strinse più forte la mano di André.

Alain li scorse per primo, e si fece loro incontro quasi sollevato.

Pensavo di dovervi venire a cercare... e invece eccovi lì, dall'espressione direi che la pace è fatta! Chissà se al Comandante fa male il ceffone che ha rimediato, chissà se per questo André mi sfiderà a duello...

"Era ora! Se aveste tardato ancora avreste saltato la cena... guardate che non si vive solo d'amore!" scoppiò a ridere, pronto allo scherzo, ma l'attenzione di tutti fu catturata dalle grida che si levarono all'improvviso dalla parte opposta della piazza... due gruppi di persone, uomini e donne che si fronteggiavano rabbiosi urlando gli insulti peggiori e agitando arnesi affilati, apparentemente senza motivo; su tutti si udivano distinte le voci di due loschi figuri, che parteggiando ora per l'una ora per l'altra fazione montavano gli animi, accecati dalla follia e assetati di violenza.

"Provocatori - ringhiò Alain con lo sguardo torvo... - razza bastarda che germina ovunque... sobillano ad arte la folla, per approfittare del caos per i loro scopi... a quelli non importa niente degli ideali del popolo, probabilmente mirano a saccheggiare le case incustodite qui intorno".

Oscar portò la mano alla pistola, che ricordava di aver caricato dopo aver ucciso il soldato sul ponte... fece per lanciarsi verso i due gruppi in lite quando si sentì bloccare il braccio da una morsa... la mano di André la costrinse ad indietreggiare "fermati, tu non vai da nessuna parte" sibilò senza guardarla, a voce bassa.

"Lasciami, devo fermarli, io..." provò a ribattere lei ma si bloccò... la stretta si fece imperiosa, "ma non capisci? - disse lui con lo sguardo accigliato - là in mezzo la tua divisa non conta niente, non comandi nessuno, sei solo una donna a cui fare del male! Ora dammi la pistola".

Come ti ho detto Comandante, non puoi cambiare le regole durante il gioco.

Oscar spostò lo sguardo da André ad Alain, che annuì.

Ma amore e paura non possono ardere della stessa fiamma... André se ne accorse e allentò la presa, scivolando fino a prenderle delicatamente la mano e baciarla "forza, dammi la pistola e stai a vedere... io e Alain  abbiamo visto risse peggiori all'osteria, vero?"

Non cambierai mai amico... grazie al cielo, non cambierai mai.

Alain annuì..."Tranquilla Comandante, è affar nostro..." André strinse le labbra e lo guardò un attimo, poi gli diede un colpetto sulla spalla e rise, ma era una risata nervosa e cattiva quella che lo accompagnò in mezzo alla folla che urlava.

A malincuore Oscar gli tese la pistola stringendo i denti per non piangere come una bambina; aveva paura, una paura folle da farla tremare… le sembrava di rivedere i volti senza luce a Saint Antoine, facce sformate dall’odio cieco, rabbia pronta ad esplodere al minimo cenno… guardò le due figure allontanarsi, mentre assieme ad altri soldati si frapponevano tra le fazioni in lite, faccia a faccia con quegli sconosciuti…

Senza dire niente Alain e André che per statura superavano molti dei presenti scaricarono in alto le armi, provocando fumo e frastuono sufficienti a riportare, per qualche secondo, il silenzio necessario per farsi udire... ma uno dei due sobillatori ne approfittò e tornò ad inveire “soldati - gridò indicandoli - chi si fida dei soldati? Cosa sappiamo di loro, il loro comandante è una nobile, ricordate, una donna per anni al servizio del Re! Questi incapaci si fanno comandare da una donna - continuò con gli occhi rabbiosi e la bocca che schiumava come quella di un vecchio ronzino - ci faranno ammazzare come i loro compagni, dobbiamo cacciarli!”

Alain lo afferrò per il bavero scaraventandolo a terra “ti piacerebbe, carogna, per poter fare i tuoi comodi? Sparisci bastardo, tu e il tuo compare e voi- si volse accigliato alla folla - tornatevene a casa se ne avete una, e se volete restare lo farete alle nostre condizioni! Non tollereremo altri disordini - fece una pausa e guardò di sottecchi André che teneva la pistola puntata addosso ai due provocatori - né insulti a noi o al Comandante.”

Ansante, prese fiato...”allora? Voglio una risposta subito!”

Qualcuno gridò “Non vogliamo nobili in mezzo a noi!”

“Qualcuno di voi sa perché sta combattendo? Perché stamattina ha deciso di scendere in piazza a farsi ammazzare?” André aveva parlato con voce tranquilla, senza astio, e quello contribuì ad attirare l’attenzione “non eravate voi a gridare cose come libertà o eguaglianza? Come potete desiderare di essere liberi o uguali se ne avete paura e vi nascondete dietro odio e violenza? Se odiate Oscar perché è nobile senza sapere cosa l’ha spinta in mezzo a voi, allora odierete anche me perché sono innamorato di lei… odierete Alain e Bernard che sono amici di una donna nobile, i soldati che le hanno obbedito, perché l’odio corrode cuori e coscienze… ma sapete - si girò a guardare Oscar che impietrita assisteva a quel processo improvvisato - vent’anni fa è successa una cosa - sorrise, e annuì verso di lei che ricambiava il suo sguardo pieno di amore incredula - è successo che anch’io per un attimo pensai che i nobili non fossero altro che persone senza cuore né sentimenti, incapaci di provare affetto o amicizia per chi non fosse come loro. Fu lei che mi fece ricredere, perché sguainò la spada davanti al Re per salvare la vita ad un ragazzo sbadato che si era fatto sfuggire il cavallo di Sua Altezza Reale e per quello rischiava la vita - socchiuse gli occhi, ed era come se stesse parlando solo per loro due rievocando quel ricordo tanto prezioso - la mia unica colpa allora era di non essere nobile, ma a lei non importava, perché nonostante tutto mi voleva bene…ora voi, come allora, la condannate ad un marchio di infamia solo per il nome che porta; ma io le devo un favore e se che l’unica colpa di cui l’accusate è di essere nobile non esiterò a sparare per difenderla, se necessario. Oscar è con noi - si corresse – è con me, da sempre, e rimarrà… non saremo noi ad andarcene”.

“Giusto, il Comandante resta con noi” gridò Gerard, imitato dagli altri soldati che alzarono i moschetti in direzione del drappello di uomini e donne che premevano contro di loro.

Alain rincarò la dose “E’ tutto chiaro adesso?”

Bernard risorse dall’ombra “Non preoccuparti André, tu, Oscar, i soldati siete i benvenuti… abbiamo cose importanti da fare insieme” sorrise all’uomo che aveva reso quasi cieco, e che non mancava mai di somministrargli lezioni di vita in briciole, pensando che ancora per molto non sarebbe riuscito a guardarlo senza provare rimorso.

Finalmente e senza clamori l’assembramento cominciò a sciogliersi... qualcuno più coraggioso si avvicinò ai soldati per rinsaldare a strette di mano l’alleanza nata quella mattina, qualcuno a fatica biascicò delle scuse all’indirizzo di Oscar, prima di sparire nel buio dei vicoli, della notte, della ragione.

Alain sbuffò… combattere contro il mondo poteva anche essere divertente,alla fine… ma era contento che fosse finita... si volse e vide Oscar pericolosamente pallida, sembrava disorientata e pronta a svenire…”ehi – richiamò l’attenzione di André e rafforzò l’urgenza afferrandolo per un braccio, perché ricordò dolorosamente che forse lui non riusciva a vederla - vai da lei, è quasi morta di paura” ma non pago lo affiancò, procedendo a lunghe falcate.

Da lontano Oscar stirò le labbra seguendo con il cuore in gola le due figure che conversando tranquillamente si dirigevano verso di lei... tremava per la tensione accumulata, e si sentì travolgere da un'ondata scomposta di tenerezza ed orgoglio per quell'uomo alto e con lo sguardo fermo con cui era cresciuta e che aveva visto crescere, di cui ora era così fiera da sentire una irragionevole voglia di piangere.

Gli tese le braccia, e André sorridendo la strinse forte tanto da sollevarla da terra. Lei deglutì a fatica e si lasciò cullare, per sciogliere i nervi aggrovigliati dalla paura, mentre Alain decantava l'impresa "ehi Comandante, André ha il dono della diplomazia - esclamò ridendo - dovevi sentirlo in mezzo a quei pazzi".

“Ho sentito - disse lei a fatica - ho sentito ogni parola”.

"Tu hai doti da picchiatore invece..." André rispose di rimando, senza smettere di guardarla e di stringerla.

"Ho solo detto che avrei spezzato le ossa a quel tipo, non l'ho mica fatto"... scherzò Alain, che teneva il fucile in bilico sulle spalle come un trofeo, troneggiando come un re mentre si godeva intenerito anche più di quanto avrebbe ammesso la scena del suo Comandante impaurito come un uccellino "avanti Comandante, rilassati..."

Come richiamata all'ordine Oscar si riscosse abbastanza per sollevare il viso... André ne approfittò, e con voce sorniona le bisbigliò sulle labbra "noi abbiamo qualcosa da fare, ricordi?" poi si rivolse ad Alain "forza Alain, datti da fare e trovaci un prete" .

Alain aggrottò la fronte "amico, se hai bisogno di lavarti la coscienza i tuoi peccati li puoi confessare a me, ti garantisco l'assoluzione" disse ridendo senza capire, ma André non si scompose "non hai capito, per quello che vogliamo fare noi tu al massimo puoi servirmi da testimone... avanti, ci sarà pure un prete da qualche parte..." uno sguardo significativo bastò e Alain spiegò il suo miglior sorriso come vele al vento..."accidenti... accidenti, è l'idea più idiota che io abbia mai sentito”, però prese loro le mani,e “sapevo che siete pazzi - disse ridendo - ma non pensavo fino a questo punto! Comunque obbedisco, se è così è davvero il caso che mi congratuli, ragazzi! Ci penso io”.

Sposarsi... oggi poi, di sera, è quasi notte… una vera idiozia… una vera, insensata, meravigliosa idiozia.

Con un balzo fu in piedi sui cumuli ammassati a difesa della piazza, “ehi gente - gridò ai pochi rimasti - qui ci sono due pazzi che hanno urgente bisogno di un prete bardato a festa, c’è un matrimonio in vista! Forza, bisogna trovarlo in fretta prima che la sposa cambi idea - scoppiò a ridere - chi sa dirci dove trovare un prete che non badi troppo alle formalità?”

“Molto convincente” commentò Oscar coprendosi il viso con le mani per l'imbarazzo.

“Arte oratoria...” disse André assorto, poi tornò ad abbracciarla sorridente “siamo pazzi davvero secondo te?”

“Mai stata così seria in vita mia - gli allungò una carezza tenera sul viso - forse il pazzo sei tu, che hai creduto che anche una nobile fosse capace di voler bene, di amare... tu lo sapevi già allora, quando non dormisti la notte per tenermi la mano e costringermi a svegliarmi al mattino, vero?”

“Te lo ricordi?” lo chiese, ma conosceva già la risposta.

“Sì - lei chiuse gli occhi per mettere a fuoco, ricordare meglio - ricordo che mi trovai di fronte al Re quasi senza accorgermene… non sentivo nemmeno il dolore al braccio, avevo solo un pensiero, tirarti fuori dai guai, a qualunque costo… non potevo permettere che pagassi colpe non tue, non potevo nemmeno pensare di perderti - sospirò - se mi fossi fermata a pensare, forse avrei capito che tu eri parte di me, già allora” abbassò gli occhi a precipizio...

Se ci penso, mi fa ancora male il cuore…

“Invece come al solito scelsi di andare oltre… se ti avessi dato ascolto almeno qualche volta, forse la nostra vita avrebbe potuto essere migliore, e non saremmo stati soli”.

“Ma io non mi sono sentito mai solo, eccetto una volta” il suo abbraccio si era trasformato in una carezza lieve lungo la schiena, appoggiò il viso a quello di lei e le mormorò ad un orecchio “perché vedi, io ero pazzo davvero… ero pazzo di te, come ora, e sapevo che un giorno ti saresti arresa e ti avrei tenuta stretta tra le mie braccia così - le sollevò il mento con la punta delle dita, l’espressione rassicurante e complice - ora promettimi che ballerai con me quando tutto sarà finito... che ballerai come facesti una sera di tanti anni fa. Fammelo fare, lasciati amare... quella fu l'unica sera in cui mi sentii solo davvero - sorrise per non lasciar fiorire sul volto di lei quell'espressione contrita che già le curvava la bocca in una smorfia - io non ero solo, perché avevo te, ma quella sera pagai tutte le mie malefatte perché tu andasti senza di me, mi lasciasti fuori dai tuoi pensieri e non fui nella tua mente né nel tuo cuore nemmeno un istante. Non chiusi occhio perché ebbi paura di sognare, ebbi paura di immaginarti abbracciata ad un altro”.

Su due piedi Oscar ripassò in un attimo la sua vita… quello che lui aveva detto aveva un fondo amarissimo di verità, perché in quella sera lontana aveva cercato sé stessa negli occhi di un altro e aveva chiuso i suoi, pieni di lacrime, perché vi aveva trovato solo dolore. Una serata iniziata con mille clamori e conclusa nel buio della sua stanza, il vestito gettato lontano con rabbia, le dita impazienti a liberare i capelli ingabbiati da mille forcine... una lacrima, una forcina... un'altra lacrima, un'altra forcina... e le mani sul viso per non mettersi a urlare, per non sentire il morso della solitudine… proprio Fersen una volta le aveva chiesto galante se non si sentiva sola, chiusa in quella divisa… e lei a fronte alta aveva risposto di no, senza chiedersi niente, paga di bastare a sé stessa… lei non era sola, con lei c’era sempre André.

E quando non c’eri cercavo i tuoi occhi, senza trovarli… cercavo le tue mani per farmi coraggio… anche allora, sempre, era te che volevo.

Ho imparato a sorridere senza vergognarmi di farlo stando con te.

Ho imparato a chiudere gli occhi e ad aprire le braccia per farmi sgualcire le labbra di baci da te.

E’ stato solo ieri, e mi sembra di non aver mai vissuto prima, mentre il linguaggio degli innamorati ormai ha preso albergo nei nostri cuori e parole mai udite fioriscono tra le mie labbra, e le tue.

Ballerò con te dall'alba al tramonto senza stancarmi, sospinta dal battito del tuo cuore. Danzerò leggiadra, tu condurrai i miei passi e le movenze saranno eleganti e perfette, sarà il sogno più bello che non potrai mai sognare perché i sogni al mattino svaniscono e bruciano alle prime luci dell'alba.

Ma noi siamo veri. Sono veri il mio abbraccio, ed il bacio che confonde il mio viso col tuo.

Smetti di sognarmi, io sono qui.

Abbracciati così, in mezzo al caos, tanto stretti da togliere il fiato, da intimidire chiunque tentasse di sciogliere quel vincolo che era già sacro, scritto a fuoco nel libro delle loro vite... rimasero così a lungo aggrappati alla sera, in disparte e senza parlare, mentre quel piccolo pezzo di mondo parlava di loro e del loro futuro.

 

 

Timidamente Rosalie si avvicinò. La piccola Rosalie… sarebbe stato troppo chiederle di non versare nemmeno una lacrima in un giorno così, e una sera così… se ne stava lì con gli occhi pieni di pianto e le mani giunte al petto, indecisa se rompere l’incanto oppure no… eppure bisognava pur parlare prima o poi.

“Madamigella, sentite…”

Lacrime, lacrime, ancora lacrime.

Rosalie... la mia piccola, la mia sorellina... ti ho guardata negli occhi e ti ho voluto bene, non saprei dire perché... forse perché sembri tanto fragile, perché hai i miei stessi colori, i capelli e gli occhi, o perché mi hai affidato la tua vita e il tuo cuore e mi hai fatta sentire importante, e vera... ma non piangere ora, non piangere più... per una volta, almeno stavolta, lascia che sia io a piangere, lascia che a piangere sia la sposa.

“Sentite... Bernard è andato a chiamare Padre Jacques... vedete lui ha sposato noi e… credo non farà difficoltà e .. oh Madamigella sono tanto felice per voi… voi due... è meraviglioso”.

Lacrime, lacrime, ancora lacrime.

“Grazie Rosalie”.

Una stretta di mano più forte, per sentire che era vero… all’improvviso stanchezza, fame, dolore, sembravano fantasmi lontani.

Allora è vero.

Il Comandante dagli occhi di ghiaccio e il soldato semplice con lo sguardo triste si sposano.

I soldati sono intimiditi... vorrebbero avvicinarsi e stringere loro le mani, ma non osano.

Il Comandante non ha occhi che per André, pare un sacrilegio disturbarli... solo Alain, lui è il solito sfrontato… si avvicina e assesta un paio di vigorose manate sulle spalle di André, ride forte, e per lei improvvisa un comico inchino.

Il mondo va a pezzi, ma la volta del cielo non crollerà.

Padre Jacques strappato alla quiete dei Vespri serali non protesta…“Figlioli, siete ben certi delle vostre intenzioni?”

Alain, e Rosalie, anche Bernard ed il piccolo Gerard, i soldati riuniti attorno a loro... tutti potrebbero rispondere in coro che sono sicuri, sicuri dell’amore che rasserena il viso di lui e fa risplendere gli occhi di lei.

Ma a lui basta uno sguardo per capire che non può negare nulla a questi due esseri, chi indossa una divisa potrebbe non vedere un altro tramonto… li sposerà, l’altare è presto fatto, due botti, qualche asse e un vecchio drappo ingiallito dal sole e dal tempo, alla mancanza degli anelli si ovvierà, chi si cura di gioie ed ornamenti in un tempo come questo? 

I segni esteriori non contano, conta ciò che si custodisce nel cuore.

Nessun dubbio, nessun dubbio sulla luce che traccia loro la strada, in mezzo a questo mondo buio e diroccato, in mezzo alle barricate.

La loro strada è segnata.

Nessuno li richiamerà indietro.

“Unite le mani, figlioli…”

 

 

Le barricate sono ovunque

In piazza e intorno al mio cuore

Nessuna pretesa di separare

il bene dal male, il giusto da ciò che mi sembra sbagliato

Dovevo tenere lontano il nemico, gli errori

I miei, i tuoi, i miei

Troppe volte ho giocato con te

lasciando a una riga tracciata col sangue

il compito ingrato di far strada ai pensieri

metterli in ordine e disporli per file

Tu, per molti anni il nemico peggiore

Io per troppi anni carnefice del nostro amore

Noi due

Separati da trincee profonde e guglie svettanti

Io e te

Separati dal dono che io non sapevo accettare

Ho reso il mio cuore una fortezza

E la tua vita un inferno di rabbia

Ignorandoti e ignorandomi,

tacendo il vero e parlando in silenzio

decidendo che in fondo era meglio per tutti

che io decidessi la vita di entrambi

Ma tu mi hai assediata senza tregua

Hai atteso paziente, e il tempo e le lacrime

Hanno vinto il dolore e le mie lacrime

Hai oltrepassato la linea oscura

Chiudi gli occhi, mi ha detto il tuo sguardo

Con gli occhi chiusi non avrai paura

Di guardare attraverso la tua paura

Di passare il confine e non essere sola

Con gli occhi chiusi ho guardato lontano

Cercando il coraggio nelle tue braccia

Cercando il calore dalle tue labbra

le mie mani nelle tue mani, il tuo cuore nel mio cuore

Ho passato il limite, ho violato le regole

Ho infranto barriere corrose dal pianto

E so che niente sarà come prima

Non voglio più essere quella di prima

Ora cercami in un luogo migliore

Al sicuro e al caldo, non temo più niente

Mi troverai solo dentro al tuo cuore.

 

 

III "Le verità nascoste"

 

 

Quando ho terminato "Barricate" ho scritto la parola fine senza essere sicura di aver detto ciò che volevo dire... ho pensato "forse non mi sono spiegata abbastanza".

Così sono tornata sui miei passi in questa sorta di appendice.

Ma non è colpa mia... è colpa del "non detto".

 

Esistono tante Oscar... esiste quella ufficiale della cara Ikeda, esiste quella di Dezaki e (last and least) quella di Demy (??)

E poi esistono le Oscar (e André, e Fersen) ufficiose... una per ognuna di noi, custodite gelosamente; quella che ognuna difende senza remore dalle opinioni degli altri e con cui litiga in segreto da anni strapazzandola a dovere... che deve ad ognuna qualcosa, che sia una frase non detta, un gesto di troppo.

La mia (quella conosciuta a memoria nell'anime) mi deve per lo meno una spiegazione per la performance esibita nell'episodio 38, che mi lascia perplessa ogni volta che lo vedo... perché non la capisco, non l'ho mai capita, gesti e parole... niente.

Il personaggio del manga e quello dell'anime sono diversamente caratterizzati, ma paralleli almeno fino ad un certo punto... fino a quando la "forbice" si apre a ventaglio e scopriamo che Oscar nell'anime perde il ritmo, rallenta... è come se davanti ad un bivio il manga optasse per la discesa ripida da scendere a rompicollo, col rischio di farsi male certo, ma con il vento che piacevolmente ti schiaffeggia la faccia... e l'anime per la salita, lenta e penosa, tanto che quando arrivi ormai sei senza fiato e ti rimane soltanto la voglia di finirla, in un modo qualsiasi.

Oscar nel manga trova per prima la chiave di volta... è semplice in fondo, ammettere di essere debole, un granello di polvere davanti alla ruota della storia e soprattutto di non saper essere né sentire senza André... fa la prima mossa, là dove credo l'avremmo potuta collocare anche nell'anime all'episodio 35, con il Generale pronto a commettere l'irreparabile. Sa di essere debole, si lascia cadere tra le braccia di André che la accoglierà. Ma soprattutto parla con lui, si confessa, mostra il fianco ai difetti senza paura... è coraggiosa ed onesta, un essere umano e non l’idolo da celebrare. La trama non si trasforma per questo in una languida love story perché lei è sempre lei, irosa e sferzante a volte... ma implora il suo uomo di non abbandonarla nonostante tutto, nonostante lei. E' lei che sceglie di non aspettare un domani incerto, ma di prendere quel poco che ancora si può sottrarre al destino, tutto e subito perché lo desiderano invece che pochi stentati bocconi concessi dal caso.

Anche il suo mondo sta crollando, ma la felicità lei se la tiene ben stretta e si fa stringere, si abbandona ad abbracci struggenti ogni volta che il mondo si distrae... Oscar nel manga usa bene il tempo che resta fino all'epilogo, fino alla fine del sogno. Scoprire che André non ci vede e trovarselo tra le braccia morente è un tutt'uno, un attimo troppo istantaneo per poter dire qualcosa, per poter pensare a una strada diversa da percorrere, a noi non resta solo da piangerlo con lei.

Nell'anime invece la mia Oscar conta i passi quasi come se anche lei non vedesse dove mette i piedi, e sale piano la china fermandosi spesso a guardarsi indietro; misura le distanze e le parole centellinandole, e non so se le fa più male il dire o il non dire.

Perché non parla davanti a suo padre? Un uomo si offre vittima per salvarle la vita, ed accetta di morire con lei, se non potrà farlo per lei... il confine tra la vita e la morte val bene una parola! Anche se a lei non importa molto della sua vita non voglio pensare che non le importi di lui perché il terrore a Saint Antoine ha reso fertile il suo cuore; ma i frutti tardano a maturare e lei ha paura di coglierli.

Nel bosco una sera d'estate ce la mandano il caso a spintoni, sotto le mentite spoglie della folla che fa paura (ancora una volta "deus ex machina" )  che chiude le vie di passaggio e la ferita di André... altrimenti avrebbe aspettato ancora? Avrebbe posticipato le spiegazioni, i chiarimenti, la verità... a quando? Dopo averla vista disperata, con il viso tra le mani all'inizio della puntata per aver appreso dal medico la diagnosi della sua malattia e lo stato precario degli occhi di André  pensavo che avrebbe agito, fatto qualcosa subito. Ma ragazza mia che hai studiato i classici, che ne è del caro vecchio Carpe Diem?

Forse dopo aver arrancato per tanti anni è stanca... è arrivata sulla sommità e può guardare lontano, ma non ha il coraggio di saltare per prima, allora aggira l'ostacolo tentando bravamente di convincere André a separarsi da lei, poi finalmente allunga la mano e lo cerca... gli chiede l'ennesima conferma del suo amore, l'unica cosa su cui davvero non dovrebbe avere dubbi. La ottiene e rassicurata si lascia cadere nel vuoto con lui.

Cosa si dicano dopo, quali siano le determinazioni sul futuro non è dato sapere.

Ma dal suo arrivo in caserma nella fluidità che da sempre riconosco e adoro del personaggio vedo una piccola frattura. Con quel discorso fatto ai soldati (che mi imbarazza sempre, la vampata è assicurata) pare voler recitare una parte che ancora non padroneggia, quella della donna innamorata che si fa guidare dall'uomo della sua vita.

Non ho il minimo dubbio, lei è innamoratissima, ma questa cosa che le arde dentro ha troppa fretta di buttarla fuori. Forse è il suo modo di chiedere scusa ad André, una sorta di pubblica ammenda franca e senza pudore. O forse è solo frastornata perché in poche ore la sua vita è cambiata in maniera irreversibile... o tante altre spiegazioni, credo che potremmo proseguire ancora.

Comunque la donna arrendevole ha vita breve, sbiadisce alla luce del sole e il Comandante torna ben saldo in sella a muovere le sue pedine, a decidere per tutti formulando piani e strategie che ai fatti si dimostrano insensati. Ho pensato che fosse impazzita... ma che vuoi fare con un pugno di uomini contro il mondo, cosa credi di dimostrare?

Ma soprattutto si dimentica di André...

Eppure i problemi non sono svaniti, lui non ci vede, la ama disperatamente, la segue e non ci vede... in fondo anche lui mente a sé stesso e a lei, perché sa benissimo che non la segue per il nobile istinto di proteggerla dai pericoli di una battaglia senza regole (André è fin troppo onesto con sé stesso e sa che non potrà) ma mette l'amore che li unisce davanti a tutto, anche davanti al rischio della sua stessa vita, e francamente come dice l'André del manga dove potrebbe mai andare?

Oh tu, perché non gli rivolgi più nemmeno una parola gentile o uno sguardo, lui ha un bisogno folle di sentirti vicino! Sei la sua donna? Allora rassicuralo, preoccupati per tutti e anche per lui, in gioco c'è la vita. La sua e la tua... ti metti in pericolo davanti ad una falange di sgherri armati fino ai denti, incurante di come lo fai sentire, atterrito e impotente, perché lo siete tutti.

In tanti anni non mi ha ancora risposto.

Ho scritto in una ff che lei deve imparare a pensare per due, se davvero vuole essere quello che afferma in caserma... una compagna di vita. Ma non ne avrà il tempo.

Così di bugia in bugia, tra le cose non dette o dette troppo tardi, le verità sussurrate a fior di labbra sboccia un amore grandissimo perché per fortuna l'amore è più forte delle debolezze di noi poveri umani... ma la vita no, è poca cosa e basta poco per spezzarla.

Forse Oscar per un attimo si sente forte, ha piegato il destino ai suoi ritmi ed ha comunque conquistato una felicità immensa, in parte inaspettata per quanto è stato facile e dolce arrendersi. Si distrae, abbassa la guardia e il destino riprende il controllo spezzandoli entrambi. E forse questa è l'unica fine possibile a queste condizioni.

A volte il coraggio più grande consiste nell’ammettere la paura e ritirarsi un attimo prima di cadere, perché una volta persa una vita è finita per sempre.

A questo servono le barricate... magari pensaci Oscar, la prossima volta.

 

pubblicazione sul sito Little Corner dell'ottobre 2005

 

mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

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