Il signore del mare
parte IX
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Scusami...
Certo, dovrei dirglielo adesso...
Scusami, non volevo, non accadrà più.
Poche parole, scarne e precise. Un sorriso appena accennato, per rendere tutto più naturale. E poi brindare alla nostra salute con un buon bicchiere di brandy, quello forte, che ti stordisce con il mal di testa, cancella i ricordi e regala l'oblio.
Allora... glielo dici o no?
Uhm... Mi concentro a dovere ma non ce la faccio, dalla mia bocca nemmeno un suono. Eppure avrei tutto il tempo di organizzarmi un bel discorsetto, lui non parla e mi tiene stretta accarezzandomi piano i capelli... Già, ma la verità è che non ne ho voglia... Non voglio sentire il suono stridulo della mia voce, non voglio ascoltare parole inutili. Voglio solo godermi il silenzio e questo piccolo insulso miracolo. Un bacio.
Mi accomodo meglio tra le sue braccia, lui non batte ciglio e mi lascia fare. La mia coscienza sonnecchia, intorpidita dallo sguardo tenero che ha lui adesso, così galleggio in un mare di nuvole rosa e lascio scorrere il tempo, pigra e indolente. Mi sento intontita, ricordo a malapena come mi chiamo e forse che giorno è, ma cosa importa... Quello che importa è che sono qui ora, e anch'io lo tengo stretto. La notte non concede nulla e non si scompone, in fondo passano solo pochi minuti... ma sono minuti lunghissimi, in cui l'unica cosa che conta per me è il rollio del suo cuore che pulsa contro il mio viso, lo tengo nascosto al sicuro tra le pieghe della sua camicia perché mi vergogno… o forse soltanto per carpirgli qualche segreto, qualcosa che ancora non so.
Attendo, rannicchiata addosso a lui, gli occhi chiusi e le braccia attorno al suo collo.
Poi succede qualcosa, lui si riscuote ed allenta la stretta, lentamente sposta la mano lungo il mio braccio, fino al viso... Sussurra "Oscar..." con un tono profondo che non conoscevo, meravigliato, commosso... pronunciato in quel modo il mio primo nome cambia forma e colore e diventa bellissimo, è un suono dolce pieno di attesa e di aspettativa, malizia bonaria e forse impazienza...
Oscar...
Appena quel suono irrompe nella mia testa un'eco distorta inizia a scomporsi e a vibrare, diventa un fragore, un boato... la magia come cristallo esplode in mille pezzi, grida “allarme, al ladro, al fuoco...” Salto in piedi, stropiccio gli occhi e torno in me... E realizzo il disastro.
Oh Signore ma cosa ho fatto?
Scappo, nemmeno fossi Cenerentola a mezzanotte... torno in camera mia col cuore in gola, il fiato corto... Biascico qualcosa sull'ora tarda, sul lavoro da fare e mi asserraglio nel mio fortino chiudendo la porta a doppia mandata, lui potrebbe venire a cercarmi chiedendo perché...
Perché mi hai baciato?
Perché sei andata via così?
Già, perché? E io non saprei cosa dire.
Potrei dirgli "E' stato un errore... un errore di valutazione".
Che idiozia, non ho valutato nemmeno un secondo... morivo dalla voglia di dargli un bacio, e senza pensare l'ho fatto.
Cerco di riprendere un minimo di autocontrollo, mi siedo davanti allo specchio decisa a rimettere ordine tra i miei capelli, inanellati e confusi a svariati pensieri... Canticchio qualcosa, faccio finta di niente ma non riesco a mandar via dal mio viso quell'espressione di pura euforia che mi accende gli occhi, e quel buffo mezzo sorriso... L'ho fatto davvero, l'ho baciato... Se ci penso quasi non mi par vero, non mi conoscevo tanto coraggio, tanta follia. Però devo ammettere che ho avuto un buon maestro, e io imparo in fretta.
Non è niente, smettila di fare storie… E non ridere accidenti, non c'è niente da ridere! Parlo da sola perché sono nervosa e confusa, mi si appanna la vista e mi tremano forte le mani, getto via la spazzola perché le mie dita non hanno governo di niente stasera, ma senza che possa impedirlo subito corrono al viso, sfiorano piano le labbra, quasi potessero cogliere qualche traccia, trattenerla per l'eternità... Il sapore di un bacio ad esempio, forse il colore... Un sospiro ad occhi chiusi, un altro, provo a riaprirli di scatto sperando che lui appaia davanti a me ma vedo soltanto il mio senso di colpa che si solidifica e disegna iperboli strane nel buio della mia coscienza… Oh, lei non perde mai un colpo... Tra poco attaccherà la solita solfa ed inizierà a ribellarsi e a trovar scuse, un'arte in cui io e lei siamo davvero bravissime.
Tendo l'orecchio, nessun rumore eccetto la doccia che scorre, il nemico pare abbia deciso di non inseguirmi e andare a dormire... dopotutto non sono una preda così ambita. Rido senza allegria, perché il silenzio mi opprime ed ho una voglia incredibile di mettermi a piangere e fare abbastanza rumore da obbligarlo ad alzarsi e venire da me... O forse potrei andare io da lui e dirgli "non voglio star sola stanotte, ho paura del buio e..."
No, meglio di no... raduno in fretta poche briciole di orgoglio consunto, appena in tempo per impedirmi di fare altri guai ed ordinare a me stessa ad andare a dormire.
Che mal di testa... Finalmente, mi decido a svestirmi; mi infilo tra le coperte tirandole fin sotto al naso, e intanto rimugino con severità "Smettila, smettila sciocca, non è niente... tranquilla che la fai franca, la farai franca anche stavolta... Lui capirà, non dirà nulla vedrai... ci alzeremo domani mattina e non sarà stato niente, faremo spallucce mangiando biscotti e bevendo il caffè e a lui non dovrai nemmeno chiedere scusa, solo un sorriso e uno sguardo complice... Cancella tutto, censura i pensieri e rimuovi i ricordi se necessario, ed entro sera il cuore sarà seppellito al sicuro sotto uno strato profondo di buone ragioni... E soprattutto prometti di essere buona e non farlo mai più".
Un sospiro profondo come se l'aria mancasse e il petto si muove su e giù, il cuore sobbalza... Strofino gli occhi per colorare il buio come facevo da piccola, dico distratta le mie preghiere e decido di ragionare. Mi dico che in fondo è stato un bacio solo, solo un bacio... Un bacio tra amici, a tradimento, nemmeno vero. C'era dolore, voglia di chiudere gli occhi... le labbra vicine, il profumo che ti fa pensare a qualcosa di noto, di dolce e rassicurante. E poi in fondo i ragazzi si baciano sempre, in continuazione. Lo fanno con avidità, alla luce del sole. I baci fioriscono sulla bocca di tutti, e parole confondono amore e bugie come fossero niente... Baci fino a non sentire più niente, baci per rabbia o per noia...
Sbuffo trionfante, e allora che male c'è, perché dovrei chiedere scusa? E poi è stato lui a cominciare, quella volta... E lui voleva ben altro da me, se ci penso mi vengono ancora i brividi… Eppure io fui munifica nell'elargirgli il perdono, mi sentivo buona e misericordiosa, quasi in colpa nella mia indifferenza di fronte a lui, alla sua follia... Io fredda e scostante, lui così ardente, così pazzo da desiderarmi... così innamorato. Beh, ora ho saldato il mio debito, mi sono macchiata della sua stessa colpa, gli ho regalato un motivo per compatirmi e poi concedere a me il suo perdono benevolo... finalmente saremo pari, due corpi riflessi nella stessa anima, soggiogati dagli stessi istinti, un motivo in più per essere uguali, uniti, insieme per l'eternità.
Un piano a dir poco perfetto, un'arringa perfetta... Ora di grazia voglio il mio premio, il sonno di chi è in pace e non ha nulla da rimproverarsi.
Aspetto, conto... Non arriva… Mi giro e rigiro nel letto, e non arriva…
All'improvviso nel dormiveglia qualcosa mi chiude la gola e mi soffoca, non respiro... Mi alzo a sedere di scatto, forse è stato un incubo, forse ho sognato... Forse è uno dei soliti sogni, quelli che faccio da un po'... Forse è soltanto la coscienza che mi rimorde, la vergogna che fa sangue alle labbra, né l'una né l'altra mi lasceranno dormire fino a quando non avrò vuotato il sacco, confessato tutto. "Di’ la verità prima di andare a dormire o verrà l'uomo nero a portarti via..." diceva la balia prima di spegnere tutte le luci. Oh magari venisse e mi portasse via, io sono così stanca... Perché se non riesco più a mentire a me stessa vuol dire che ho fallito.
Non è vero niente… Quello era un bacio vero, potessi morire... Contare non servirà stavolta, fingere che sia stato un sogno renderà solo il risveglio più amaro. Il ricordo non svanirà alla luce del sole perché la mia mente affamata e avida ha registrato ogni istante, ogni piccolo particolare... una pozza di fuoco verde, una spina appuntita che mi ha inchiodato alla croce, che ha risvegliato memorie che non conoscevo, scoperto tracce lasciate da un tempo che non sapevo di aver vissuto. Era un bacio cercato e voluto, per tacitare le labbra che gridavano un solo nome, per far cessare il caos dentro di me... Un bacio, un marchio scarlatto, eppure non ho sentito alcun dolore... nella mente soltanto il profumo gentile della sua pelle. Perché stasera ho dato il mio primo bacio, e l'ho dato all'unico uomo che so immaginare. André.
Non può essere... provo a trattenere il respiro, in apnea fino a scoppiare, per non dare ascolto a quei pensieri assordanti. Perché è tutto sbagliato, André è il mio amico migliore, il ragazzino che mi ha insegnato a nuotare e mi trascinava con lui sulla spiaggia di notte, l'uomo cui ho confidato mille pensieri sicura che li avrebbe protetti per me...
André, il mio amico André... Uguale e diverso, fedele alla nostra amicizia e a se stesso... Un uomo vero, una sola parola... Mi ha baciata, è vero, ma promise che di certe cose non avrebbe parlato mai più, e l'ha fatto, André mantiene le sue promesse.
Io ormai preferisco non farne... Come potrei, se non so nemmeno chi sono? Inappuntabile e rigorosa al cospetto del mondo, laida ed infida quando nessuno mi vede, come un vampiro sfuggo il riflesso che rispondendomi dagli specchi mi mostra una donna che se potesse vivrebbe due vite, che nella sua mente ospita spettri e visioni distorte... i pensieri vanno, vengono, frangono come onde, fino a collidere in un unico punto... Un bacio solo, e ripensando alla mia vita senza quasi capire comincio a disfarla e rifarla da capo, a cambiare i colori e le sensazioni... Lui e sempre lui, la vita vissuta mille volte non vale niente se lui non è con me.
Il letto che mi era grato ora pare fatto di spine, di dormire non se ne parla... certe visioni consolatorie bruciano dentro e fanno male, scorrono nelle mie vene e mi rendono pazza, odiosa... E ne sono quasi felice. Per stanchezza, solitudine, magari solo per abitudine ho rigato dritto per tutta la vita, beh ora non mi va più! Lontana dalla ragione e preda degli istinti peggiori mi permetto ogni bassezza, mi concedo ogni eccesso, prendo a piene mani ogni volta che posso, faccio finta che sia normale se quando lo guardo non vedo più solo un amico, vedo un uomo...
Non posso fingere che non sia vero. Sì, lo osservo affamata ogni giorno, di nascosto... Voci, immagini e colori, prendo di lui tutto quello che posso riempiendomi gli occhi ed il cuore, e non ne ho mai abbastanza... mentre legge, invidio il libro che ozia tra le sue mani e vorrei essere io... Forse è la luce rosa del primo sole, o l'aria tiepida, non lo so... ma mi scopro a considerare il colore unico dei suoi occhi, i capelli che spiovono appena sul viso eppure non riescono mai a nascondere il suo sorriso, il migliore che io abbia mai conosciuto. Chiudo gli occhi mentre lo osservo nuotare, il suo corpo si muove come una macchina e disegna nell’acqua gesti precisi e potenti, i muscoli guizzano… Arrossisco, pensando a quante volte ho posato il capo sul suo petto e gli ho mostrato i miei lati peggiori, sciorinando problemi che lui avrebbe risolto, o solo capito… Allora desideravo poterlo chiamare fratello, e piangere sulla sua spalla la mia insicurezza di donna che non sa accettarsi né farsi capire… Ora mi dico che lui non è mio fratello, non l’è mai stato… e sospiro che è bello, bellissimo.
E non c'è pentimento se non c'è colpa da assolvere, solo vergogna se all'improvviso mi sento scoperta, le mani nel sacco... Allora di corsa rientro dal mondo dei sogni per farmi trovare seduta in cucina, come se nulla fosse... distolgo lo sguardo e fisso testarda quel vaso di fiori lassù sulla mensola, prego che non se ne accorga.
Eppure lui mi conosce fin troppo bene... Come un falco la sua vittima... Io lo so che André non fa nulla per caso, non gioca col cuore degli altri. Forse per quello a volte mi stringe la mano e lascia che le mie dita scivolino indisturbate tra le sue, sfiorandole a lungo. E a quella carezza indugiata, impercettibile che nessuno potrebbe notare io ho sempre creduto. Credo a tutto quello che dice la sua voce, il tono pacato con cui accompagna ogni parola e ti chiede un parere, i gesti timidi e misurati che catturano l'attenzione di chi gli sta intorno, come un magnete. Credo alle frasi gentili che ricama , che arrivano dritte al cuore e ogni volta mi spingono da brava esegeta a cercare la chiave nascosta.
E va bene lo ammetto, una volta sola e a bassa voce… Mi sono illusa… Credevo davvero che ricordi e chimere avrebbero sfamato per sempre il mio cuore, che avrei continuato la vita al suo fianco nutrendo lo strano fuoco che brucia dentro senza lasciar divampare le fiamme. Avrei osservato brillare le braci nel buio, ma solo per illuminare le tenebre che a volte mi assalgono, all'improvviso e a tradimento quando ho la guardia bassa e il cuore in gola e lui viene a trovarmi nel sogni.
Perché la notte sì, la notte è anche peggio.
Non posso vivere senza di lui, non posso dormire.
Io lo chiamo e lui viene da me ogni volta che voglio... Si muove in silenzio il signore del mare, non parla, io apro le braccia e lo accolgo, lo stringo sul cuore come fosse un bambino da addormentare... e gli parlo, racconto, in fondo non è così che è sempre stato tra noi?
Sì, no... non lo so... Nella quiete irreale di questo mondo sommerso affondo il capo sul suo petto una volta ancora, ma qualcosa non va, ho paura... come un carnefice lui annoda il cappio intorno al mio collo sfiorandolo con le sue labbra, mi cinge tra le sue braccia e mi chiude nella prigione migliore del mondo gettando la chiave... Subito, come se stessi danzando poso le mani sulle sue spalle, le dita che giocano con i suoi bottoni... mi sembra facile, ogni notte di più, prendermi gioco di loro, violare la stoffa e scendere piano, sfiorargli la pelle...
Svegliati, per carità...
Non voglio svegliarmi.
Di botto nei sogni i pensieri impazziscono, e la mia coscienza di donna alle prime armi mi assorda, ripete incessante parole sconnesse, soffiando sul cuore come si fa coi tizzoni.
La fiamma esplode, viva, guizzante...
Tu vuoi ben altro... Vorresti che fosse lui, le sue mani a sfiorarti, a scoprirti indifesa come ha fatto il mare anni fa... Sentire le dita che ti accarezzano sotto la stoffa sottile, lasciarle libere di svelare chi sei, di accarezzare i tuoi sogni, di incatenare i tuoi pensieri... tu vuoi lui!
Quella voce... io la ricordo, è la stessa di sempre... La stessa voce di quella gabbia di legno umido e gonfio in un tempo lontano[1], quando pensavo che nessuno mi avrebbe voluta mai, quando ero salda e fiera nel mio grottesco rigore morale ed uccidevo i pensieri sbagliati appena prendevano vita, colpendoli in volo come bersagli.
Ho provato più volte a zittirla, a mercanteggiare... la verità non mi interessa, la verità non la voglio sentire... Ma il ricordo del suo calore ancora non mi lascia... non mi lascia... pulsa nel petto, e scende, piano... inesorabile... mi sento bruciare, vorrei morire per la vergogna perché non smette, non riesco a farlo smettere. Deliro e nel deliquio lo immagino ardente a prendermi tra le sue braccia e stringermi forte per rinnovare antiche promesse. Vedo me stessa sognare carezze diverse, tenere e dolci con cui stupirlo e alla fine trovare una sola parola con cui avvincerlo a me... E ripeto il suo nome ancora e ancora, come una litania che sale alta, come un'invocazione che scuote il mio corpo in un fremito immaginario di piacere... Nel buio della notte cammino in silenzio verso di lui, non posso mentire… poche parole indistinte che mi condannano alla dannazione.
André... se chiudo gli occhi riesco persino a sentire il profumo del tuo nome...
E’ così… Nei sogni, io lo desidero... desideri di carne e di sangue, proprio io che ho sfamato il pensiero di un altro di sogni e sospiri[2]… come una donna desidera un uomo, come lui quella sera desiderò di morire per me. Vorrei entrargli dentro ed appartenergli, essere parte di lui e confondergli sensi, pensieri e sospiri a tal punto che nel deliquio potesse scordarsi di tutto e ricordare solo chi siamo stati e cosa potremmo essere, io e lui. Vorrei che implorando il piacere che solo una donna può infliggere chiamasse il mio nome... e che alla fine trovasse la pace soltanto arrendendosi tra le mie braccia. Vorrei morire ogni volta, e riaprire gli occhi il mattino dopo come se nulla fosse cambiato, niente e nessuno.
Come è possibile? Noi siamo amici! Non innamorati, nemmeno amanti... siamo amici e stiamo benissimo insieme, ma d'un tratto la nostra amicizia finisce distorta e avvilita, immolata a un altare pagano, preda dei sensi e di pochi sospiri. Per colpa mia che non so lottare, per colpa mia e delle mie losche speranze. Per colpa mia che ho sbagliato tutto e ora non so scendere a patti con la realtà.
Eppure, dopo ogni notte risorgo dalle mie sconfitte come la fenice... mi sveglio sorniona come una gatta e sono di nuovo io, pronta a resistere a tutto, a stringere i denti ed in nome di quell’amicizia cui non so più dare un nome credibile andare avanti, far finta di niente. Sospiro che non accadrà più, che correggerò, rivedrò... che se farò finta di niente mi passerà, come fosse la febbre, o un raffreddore. E così ogni giorno riparto da capo e prometto qualcosa di nuovo alla mia coscienza, perché voglio che lui continui a guardarmi negli occhi senza avere paura di me.
Ma stasera è stato diverso. Ho conosciuto un mostro peggiore del desiderio, di tutto… Una cosa folle, immotivata e feroce. Un lampo freddo, uno scoppio, un proiettile che mi ha lacerato le carni, ed è stato come morire e resuscitare, scoprirmi debole e intanto fingermi onnipotente.
L'ho visto avvicinarsi a Nicole... Sono amici, come noi, come tanti… un abbraccio fraterno tra due persone che cercano solo di star meno male, una cosa dolcissima senza passato e futuro. Una cosa dolcissima, una cosa da niente.
Eppure di quella dolcezza ho creduto che sarei morta. Ho visto lui stringerla e lei lasciarsi stringere, e per quei corpi vicini e confusi ho pensato che l'avrei uccisa senza battere ciglio.
Avrei voluto scappare a nascondermi, avrei voluto urlare...
Lascialo, lasciateci tutti… allontanati, lui è mio!
Lui è mio André... il mio André...
Per un attimo ho avuto paura… Ho temuto che il mondo potesse vedere la parte peggiore di me, quella prepotente e arrogante, che non tace mai e non si accontenta. Ho frugato nella mia mente in cerca di appigli e non ho saputo far altro che mettermi in salvo come ho sempre fatto, trattenendo il respiro, agitando le mani nel buio… ho pensato che l'unico che poteva comprendermi ed aiutarmi davvero era solo lui, il mio André... Lui che ha visto il fondo, ha conosciuto il desiderio e la follia, lui che era pazzo di me e per me…
André, André aiuto…Non ho avuto nemmeno bisogno di dirglielo…
Pietoso mi ha offerto un rifugio dalla vergogna accogliendomi tra le sue braccia… lo sapevo, a capirsi non ci vuol molto per noi, basta un soffio, un solo sospiro... L'ho so da quella volta, quando fu lui a baciare me per dirmi che mi amava... In memoria di quell'istante che ci ha tenuti legati, uniti e divisi ho fatto anch'io la mia parte, ho preso anch'io qualcosa per noi. Sopraffatta dalla sua dolcezza ho chiuso la porta in faccia al mondo, e l’ho baciato… Un bacio bagnato di lacrime, col viso nascosto come chi fugge il presente, vagheggia il passato e teme il futuro.
Ed ora lo so... Quel bacio rubato per gelosia mi ha regalato ben più di un sospetto... Ha scacciato il demone, sciolto il sortilegio, mi ha consegnato la cifra di tutti i miei sogni sbagliati andando dritto alla verità...
Mio, lo credevo mio... Mi sembrava logico, naturale, non carne della mia carne né sangue del mio sangue, eppure mio... Solo io potevo fargli del male, solo io avrei potuto salvarlo, signora e padrona dei nostri destini. E poi stare insieme, e di due vite viverne una, quella che lui rischiò per salvare la mia, la stessa che lasciai in pegno tra le sue mani, perché ne avesse cura...
Mio, questo ho pensato sempre... E' così... Miei quel suo sorriso speciale, le sue mani, il suo cuore… privilegi esclusivi, il mio giardino fiorito d’inverno, perché in fondo credevo che mai, mai nel suo cuore ci sarebbe stato posto per qualcun'altra...
Credevo di essere l’unica cosa importante della sua vita...
Che avrebbe atteso un mio cenno paziente, per l'eternità.
Mi piaceva pensarla come un'avventura, noi due soli contro il mondo, un motivo plausibile per accampare diritti, per essere l'unica a dovergli qualcosa al cospetto del mare e di tutti gli altri e alla fine pagare il debito a mio piacimento certa che lui non avrebbe mai chiesto nulla. Pensavo di avere tutte le scuse del mondo per condannarlo e tenerlo legato a me, ai saliscendi costanti del mio umore bizzarro, a me che col corpo e la voce gli ho negato tutto stringendolo forte, avvinghiandomi a lui... A me che gli ho fatto del male umiliando il suo amore con il mio perdono, rimettendo una colpa che non è mai stata... Non c'era niente da perdonare. Il suo era solo coraggio, il coraggio insensato di amare me.
Temevo di perderlo e non è mai stato mio, ho lasciato scorrere il tempo e ora non ce n'è più... Spalle al muro ho provato a difendermi con la prepotenza di una bambina che reclama un giocattolo che non è suo. Con un bacio.
Ti chiedo perdono André.
Ti chiedo scusa, sono io che ho mancato ancora una volta. Io che non ho diritti se non quelli che ho immaginato, creato con anni di paziente cesello, nascosta da un paravento posticcio e bugiardo mentre dicevo a me stessa che se ti stavo vicino lo facevo per te, per non farti soffrire. Che stupida, io lo facevo per me.
Tu non sei mio, non lo sei mai stato, perché io non ti ho voluto... chiunque potrebbe portarti via da me, anche domani, anche subito... L'ho capito stasera, quando ho sentito il sapore amaro della vita senza di te, ho intravisto la mia solitudine e per un attimo mi sono sentita persa, come morta. E ti ho baciato sì... Un bacio per nutrire ancora la mia illusione, per un'ora, un istante... Mi sento male al pensiero di quanto so essere perfida e meschina quando si tratta di te, e penso di poter prendere, prendere, senza che tu chieda niente in cambio mai.
Ora il silenzio grida da ogni parte che tu forse vuoi sciogliere il giogo e liberarti dal sortilegio e da me... E allora io come faccio, come farò? A tornare com'ero prima, eravamo così felici e senza pensieri... Io non voglio soffrire e tu devi aiutarmi André... Mi aiuterai non è vero? Proprio come una volta, com'è stato sempre... Insieme faremo finta di nulla, seppelliremo persino il ricordo di quello che è stato. E alla fine di tutto, non sarà stato niente.
Solo un bacio.
E’ successo di nuovo.
L'ha fatto di nuovo...
Al buio, per non doverlo guardare negli occhi. E Odiarmi. E poterlo odiare, poi.
E' così semplice amarla, è meravigliosa...
Odiare lui è molto più facile.
L'ha fatto di nuovo... E' bellissimo.
La prima volta pensavo ad un caso. Un gioco di ombre, uno scherzo del buio. Un errore.
"Non è niente, solo un bacio" mi sono detto inventandomi scuse banali ma sempre credibili, credendoci.
E' bastato aprire gli occhi alla fine di tutto e lei non era più lì, le mie braccia erano vuote, le mani fredde, io ero solo.
Non è stato niente.
Il dolore e i cattivi presagi mettono addosso la voglia di piangere, di essere stretti... e persino uno stupido bacio può curare il male, se sai di poterti fidare, se la persona alla quale domandi un poco di requie non farà domande, solo aprirà le braccia e ti accoglierà senza parlare.
Così è stato quella sera per noi... per lei e per me. Un bacio, perché un bimbo che muore è chiedere troppo anche a chi non è padre né madre ma può capire che certi strappi non guariscono e fanno male per l'eternità. Un bacio senza parole, il suo per me appena accennato, insicuro e infantile... il mio per lei, timido e lieve, con la paura addosso di farle sentire ciò che sarebbe stato se solo lei avesse chiesto di più.
Ma non l'ha fatto e nemmeno io.
Siamo rimasti così per non so quanto tempo sincronizzando il respiro ed ascoltando il silenzio, e mi vergogno se penso che ero felice di essere solo con lei, che non ci fosse la nonna, nessuno. Perché lei ha avuto bisogno e quando ha teso le braccia ha trovato le mie ad accoglierla, e le bastavo.
Non era un sogno, io le bastavo.
Si è staccata da me sospirando, mormorando qualcosa sull'ora tarda e sulla giornata pesante... rammarico e malinconia le riempivano gli occhi di parole non dette, la gola di scuse bugiarde e tenere... Ma lei, la mia donna non molla, ha stretto lo sguardo polverizzando tutto, anche me... esorcizzando la solitudine che in certi momenti pare torcerti come uno straccio quando ti afferra. Un sospiro, e lei era un'altra, sempre la stessa, composta e lontana.
Sono rimasto sospeso, in attesa... poi ho pensato che fosse meglio non farmi illusioni, ho annegato i pensieri sotto la doccia e archiviato la cosa alla voce "delitti irrisolti".
Ero pronto a far finta di niente, a dimenticare. Sono un uomo ragionevole io...
Sono un uomo, e lei è una donna.
E' accaduto di nuovo.
Alain ha perso una paziente. E' la prima, non sarà l'ultima... Ma lui non l'ha presa bene, ha vissuto tutta d'un fiato la parte peggiore della sua professione. Lui che era convinto che indossare un camice servisse ad esorcizzare la morte al primo scontro con la brutta signora è inciampato, è caduto in ginocchio e si è perso.
Diane era giovane, pallida e diafana come una ninfa... veniva a sentire le favole insieme ai bambini e rideva piano alle smorfie di Alain, con il viso che si colorava quel tanto che bastava per renderla bella, e viva... rideva schermandosi con le sue mani sottili come se si vergognasse di poter essere allegra in un posto così, e le piaceva parlare di come sarebbe stato il futuro una volta guarita. Parlava d'amore senza conoscerlo, con l'incanto di un'adolescente curiosa e faceva arrossire Oscar chiedendole pareri e consigli su come cambiare pettinatura o sui vestiti da scegliere... Alain sembrava un altro al suo cospetto, il gigante e la bambina. Le sue mani sicure tremavano per la paura di farle male, chiedeva scusa ogni volta che il medico lasciava il posto al ragazzo che in lui non ha mai smesso di cercare attorno a sé qualcuno da sostenere, da proteggere dalle intemperie, e si accorgeva di non essere abbastanza lucido e lontano.
Diane è morta in una mattina fredda e senza luce, ha ceduto di schianto senza nemmeno avere il tempo di rammaricarsene. E non è colpa di nessuno se una vita piagata finisce così, ma Alain si è sentito preso in giro da ciò in cui credeva più di tutto... pensava che la passione e la dedizione potessero ergerlo sopra le umane miserie, facendo di lui un guaritore che alla morte avrebbe opposto la forza e la vita portandole via le sue prede, scippandola dei destini di cui si nutre da sempre. Non è così, purtroppo, ma lui non l’aveva capito… ed è crollato.
L’impotenza e la frustrazione sono esplose dentro al suo animo rendendolo pazzo, fuori di senno e fuori controllo... pieno di assurdi sensi di colpa le ha chiuso gli occhi, ha coperto il suo viso emaciato per non vederlo sfiorire... Poi ha mollato tutto ed è corso a nascondersi nella sua tana.
Solo in casa e al buio, in compagnia dell'idea di aver mancato in qualcosa, di aver spento una vita... Si è rinchiuso per giorni in un silenzio cupo e testardo, rigirandosi in petto il cuore infestato di spettri... Alain, grande e forte ridotto ad un essere inerme che non voleva vedere nessuno, nemmeno noi.
Abbiamo provato di tutto, le buone e le cattive, a parole e in silenzio... una sera, l’ennesima passata a parlare al suo fantasma l'ho afferrato e scosso per mandare via quella patina opaca che gli velava lo sguardo, costringerlo a reagire, convincerlo a vivere… l’avrei anche schiaffeggiato e stavo per farlo, ma quando ha girato il viso verso di me nel suo sguardo torvo ho visto il riflesso pauroso dell'incoscienza, della follia. E mi ha fatto paura.
Oscar no, lei non si è fatta sorprendere e si è fatta ascoltare... lo ha obbligato a guardarla negli occhi inginocchiandosi davanti a lui che se ne stava seduto sul pavimento e gli ha parlato con voce suadente, dolcissima…
Alain non voleva saperne, le ha urlato in faccia “Tu non capisci, è colpa mia, io avrei dovuto guarirla!” L’ha afferrata con cattiveria, ho temuto che volesse colpirla… ma Oscar è rimasta ferma a farsi scuotere, senza reagire… l’ha avuta vinta perché la sua calma impassibile ha svuotato Alain di ogni traccia di rabbia lasciandolo attonito, meravigliato… per i suoi peccati attendeva schiaffi ed ha avuto in cambio carezze e parole gentili da lei che sembrava un’altra…"Adesso ascoltami... Ognuno di noi ha un compito Alain… Lui – e ha indicato me – aiuta gli altri a crescere, a migliorare… io - e si è messa a ridere – forse manipolo un po' la realtà, ma tu hai il compito più importante… tu devi curare il male Alain, vincere il dolore… e non puoi permetterti di perdere tempo… mentre tu stai qui a far niente qualcuno potrebbe aver bisogno di te, davvero non devi sprecare altro tempo…”
Mi ha guardato solo un attimo, poi ha proseguito quasi in un sussurro… “Tu sei un guerriero Alain, sei fatto per stare in mezzo alla mischia... se sei in ginocchio allunga una mano e ne troverai cento pronte a rialzarti, ma non lasciare mai nulla di intentato! Esci di qui e scaglia tutti i dardi che hai e quando saranno finiti rubane altri... alza il tiro e mira in alto, non dargliela vinta, non dare le tue convinzioni in pasto al dolore... Non scappare, me lo hai insegnato tu che il dolore si può combattere anche con un sorriso..."
Oscar ha un sorriso davvero convincente quando vuole.
Alain è rimasto inebetito solo un attimo, prima di cedere… All’improvviso si è portato le mani al volto e le lacrime, imperiose, gli hanno riempito gli occhi sciogliendo il cappio da cui aveva scelto di lasciarsi morire. Lui che non credeva di meritare che biasimo ha pianto a lungo, con sollievo, accettando finalmente di farsi consolare per quello che non è stato un errore, ma solo destino… Povero amico mio, che ha fatto i conti con l’unica cosa vigliacca che davanti alla sua forza non china la testa… Ho atteso insieme a lei e in silenzio che Alain si asciugasse le lacrime, se non fosse che è un uomo fatto lo avremmo messo a letto rimboccandogli le coperte... invece ci siamo accontentati di abbracciarlo e di farci promettere che avrebbe mangiato, riposato, minacciandolo di tornare con i rinforzi se necessario. Oscar con un gesto quasi materno gli ha sfiorato il viso con la punta delle dita dicendogli "E fatti la barba che così sembri un orso, spaventerai i tuoi bambini..."
Lui ha chinato il capo e socchiuso gli occhi, raccogliendo quella carezza appena accennata come acqua per uno che muore di sete.
Mia zia Giselle ha raccontato che dopo qualche giorno si è ripresentato al suo posto, pallido, con il viso scavato e gli occhi stanchi... ma sorrideva.
Mia zia parlava, e io annuendo la ascoltavo appena e pensavo a quello che è accaduto a noi, dopo.
E’ un periodo pesante, per tutti e due… a me toccano corsi ad ore serali che non interessano a nessuno, nemmeno a me… lei è impegnata in una causa difficile che la oppone ad un barone del foro francese nemico giurato degli avvocati più giovani e delle donne. E’ durissima, a volte non ci vediamo per giorni interi e quando alla sera torniamo a casa stravolti manca il fiato persino per salutarci. Ma lei mi aspetta, io la aspetto, è uno piccoli stupidi riti che coltiviamo con cura gelosa e che non conosce nessuno, solo noi... Facciamo la strada in silenzio, c'è poco da dire, quello che c'è da sapere lo leggiamo l'uno negli occhi dell'altra.
Era una sera come tante, anche l'altra sera... solo più tardi. Abbiamo lasciato Alain e ci siamo avviati verso casa stanchi e con le mani piene di carte, di documenti come sempre... Quando non c'è nessuno in guardiola il portone si apre a spinta, facendo leva con il piede ci siamo tenuti in bilico sorreggendoci a vicenda con il rischio di cadere addormentati lì dove eravamo.
Per fare cinque piani di scale ci vogliono quasi tre minuti, quando siamo allegri e abbiamo le gambe buone; quattro quando siamo stanchi o quando torniamo dalla piscina con le braccia rotte e la schiena a pezzi. La luce a scatto dura circa quattro minuti e mezzo, l'ha misurata Oscar un giorno che era in vena di scherzi e di precisione, contando i gradini e stabilendo quanti gradini bisogna fare al minuto per arrivare in cima in un solo click... Quanti passi e quanti sospiri fare per non farsi prendere da me, con le risate a rincorrersi generose lungo le scale quando i nostri pensieri sono lievi come nuvole. Mi fa sempre sorridere quando fa così e per un attimo torna la ragazzina che era, sempre pronta a sfidare se stessa come un funambolo su un filo ogni volta più sottile.
L'altra sera eravamo stanchi, troppo per contare gradini e anche per ridere, stanchi per tutto. Salivamo col passo pesante di due reduci sopravvissuti in battaglia, gli occhi bassi e il fiato corto. Vedendo il suo viso contratto mi sono sentito in dovere di fare l'eroe e mi sono offerto di portare io la sua borsa, e dicendolo ho intrufolato le mie dita tra le sue, anche se per esperienza so che la sua prima risposta ad un'offerta di aiuto è sempre un bel no. L'ho sorpresa, un po' troppo credo, perché al contatto con la mia mano ha sobbalzato con un mugolio, e la borsa ingenerosa si è aperta spargendo fogli ovunque.
Idiota ed inopportuna come benzina sul fuoco è arrivata la mia risata che temevo sarebbe servita solo a farla arrabbiare ancora di più, lei e i suoi occhi... mi sono chinato biascicando qualche parola di scusa e temendo lo scoppio di un'immediata crisi di nervi, la sua furia a volte è pari solo alla sua bellezza selvatica.
Invece no... Oscar si è piegata in ginocchio accanto a me ha cominciato a ridere anche lei mormorando "Ma che mi combini André, sei un salame..."
Io... Non combino niente io... è solo che a volte dubito di me stesso, mi sento come un bambino da rassicurare... in fondo al mio cuore c'è sempre il moccioso di un tempo che fu, che aveva paura del buio e accampava scuse per non andare a dormire da solo.
Sono io, solo un po' cresciuto e qualche livido sul cuore, ma sono io... io che al buio sto meglio se sono con lei, e da un sacco di tempo vorrei non dover dormire da solo.
Ho chinato il capo e ho smesso di sorridere. Perché avrei dovuto? Che me lo desse lei un buon motivo per ridere...
Per vivere.
E' bastato un attimo a cambiare tutto, un solo battito. Ho sentito un ronzio, la luce è scattata lasciandoci al buio... come chiudere gli occhi, come tirare la coperta sul viso per non vedere la luce dei lampi nei temporali... Morire, e risorgere subito in una vita diversa, migliore.
Era tanto tempo che non mi chiamavi così strega...
"Era un sacco che non lo dicevi, allora non l'hai dimenticato..."
Mi sono alzato a memoria annaspando nel nero cupo per trovare l'interruttore, ma ho trovato la sua mano, lei... l'ho sentita bisbigliare "No che non ho dimenticato..." e le sue dita allungarmi una carezza tenera, timida. Come se lei avesse visto nel buio tracciarsi la linea dei miei desideri.
Non ho capito più nulla... solo seguivo le sue mani che hanno preso a rincorrersi tra i miei capelli, le sue braccia che mi circondavano il collo e potevo sentire il suo cuore battere per quanto eravamo vicini... correva forte, il suo come il mio... l'ho sentita, il viso e il respiro, chiamarmi e premere piano il suo corpo al mio come se stesse cercando riparo dal mondo.
L'ho stretta più che potevo pensando che fosse un sogno e che avrei preferito davvero morire per non svegliarmi.
Ma non era un sogno... In un soffio caldo ho sentito le sue labbra sulle mie, tra le mie, schiudersi piano per raccontare ad entrambi una fiaba mai sentita prima, che non avremmo trovato nei libri... La storia di un bacio, il nostro.
Un bacio, un altro, e poi ancora, da star male, da soffocare... E lei abbandonata e convulsa mi baciava, tremava e ruggiva some una tigre ferita. All'improvviso ho avuto paura, ho pensato "Ma che sto facendo, cosa mi stai facendo?" E mi sono staccato da lei e da tanta furia... con calma e con circospezione, per capire subito se scusarmi o tergiversare, se fare il buffone o fuggire di nuovo a nascondermi tra le sue labbra. Se anche stavolta pensare a niente e far finta che non fosse mai stato.
Ansante e senza lasciarla nemmeno un istante ho atteso che mi indicasse lei cosa fare, come comportarmi... Avrei voluto chiederle "Come mi vuoi, gentiluomo o mascalzone?"
Per tutta risposta è arrivato un sussurro sordo e sorpreso...
"No..."
Le sue mani sul mio viso, un'altra carezza e sembrava un lamento...
No amore mio, nessun dubbio, mai più... E' stato semplice, ho piegato il viso e solo quando ho trovato rifugio tra le sue labbra mi sono sentito al sicuro dal dolore, da tutto. L'ho circondata e vinta, lei così piccola al mio cospetto eppure forte, piena di ardore... sembrava una sfida, una corsa al mattino, quando i muscoli dolgono e i sensi obbediscono appena, eppure la voglia di vincere ti grida “non ti fermare!”, un passo dopo l'altro, uno scatto, il traguardo. Così per noi, un bacio e poi un altro senza tregua, muovendoci insieme, perfetti come se la nostra vita non fosse altro che stare abbracciati a baciarci nel buio. Come due ciechi, le mani scorrevano lievi per capire e sottomettere ciascuno l'altro, ogni parte del corpo... tra i capelli, sulle spalle, lungo le braccia e sui fianchi, e non avrei voluto smettere, smettere mai... E nemmeno lei, io lo sapevo.
Amore, desiderio... Uniti e divisi, alleati in lotta perenne, condannati ad attrarsi in eterno, a subire l'eterno conflitto... Ti amo, ti desidero... Quale dei due, quale per primo... Chi può stabilirlo?
Non certo noi principianti incapaci...
Ringrazio il cielo che lei non potesse leggermi addosso la paura di sbagliare qualcosa, avrei preferito morire che dover affrontare il suo sguardo dubbioso.
Oh benedetta, benedetta luce che ci hai abbandonati così su due piedi sul pianerottolo al terzo piano, lasciaci qui e non chiederemo più nulla al destino...
Ma il destino ha pensato che forse poteva bastare, e ha detto basta... qualcuno dal quarto piano ha riacceso la luce e il mondo è riapparso al nostro cospetto. Strizzando gli occhi come al risveglio, lei si è staccata subito con un sospiro più rumoroso del solito... con fastidio e rancore, indispettita come se l'onta subita andasse lavata col sangue. Immobili, due statue di sale, abbiamo lasciato che l'infame colpevole ci sorpassasse, noi e le nostre scartoffie... stavamo lì a fissarci col fiato sospeso e io ero deciso a non far trascorrere nemmeno un secondo, ad afferrarla di nuovo e chiederle di chiudere gli occhi, e venire con me.
Lei però è stata veloce, un lampo di guerra... ha raccolto in fretta le carte e la borsa e salendo i gradini a due a due è arrivata un piano sopra, lasciandomi proprio come un salame... stavo per protestare che no, non va bene, stavolta non mi sarei fatto gabbare così e per richiamarla... ma è stata lei a fermarsi di colpo voltandosi verso di me, e sorrideva... il sorriso leggero di un cuore senza pensieri, e due o tre paroline ben assestate per fare di me il suo fantoccio... "Allora ti muovi? La luce scatterà di nuovo tra poco, che fai lì come un baccalà? Avanti vieni a casa!" E sempre ridendo ma con calma studiata ha contato i gradini perché potessi sentire fino alla porta di casa, lasciandosi dietro una scia di promesse e belle speranze.
"A casa..."
Che bella parola. Perché quando penso alla casa, non è un posto nel mondo che cerco, io cerco lei.
Quanta grazia, ho pensato tra me, raccogliendo le mie poche forze residue più lentamente del solito, indugiando sui passi per non dare retta al genio malefico che mi suggeriva di mandarla al diavolo e poi farmi giustizia da solo.
Arrancavo senza potermi distrarre, dovevo scontare vecchi giuramenti, rimorsi e sensi di colpa, ma quel suo sorriso valeva da solo perdono ed assoluzione, ceralacca e bollo compresi. Salendo l'ho ritrovata davanti alla porta, sbuffava e cercava le chiavi in ogni pertugio, la borsa, le tasche, e più si affannava e più si arrabbiava... prima che decidesse di rovesciare di nuovo la borsa per terra sono scivolato alle sue spalle e senza parlare ho accostato il mio viso al suo, soffiandole piano tra i riccioli scomposti, preda della più totale anarchia nervosa... L'ho sentita bloccare il respiro ed irrigidirsi, la mano a mezz'aria, ma "Non mordo lo sai?" Ho bisbigliato...
Non ancora...
Con lei in trappola ed alle strette, ero libero di fare persino il gradasso... ho infilato le dita tra i segreti del suo impermeabile scuro, nella tasca vicino al cuore dove di solito mette le chiavi al mattino, ed "Eccole qui..." Il tono vago e canzonatorio non mi si addice granché, ma suonava bene mentre gliele ho posate in quella mano sospesa per tenerla occupata e con noncuranza il mio braccio si è impadronito della linea sottile dei suoi fianchi.
La sua mano che tremando non riusciva a centrare la serratura era il mio salvacondotto per essere certo che no, non mi avrebbe ucciso per tanto ardire... e la voce che poco convinta borbottava sulla mia sfacciata fortuna e sulla necessità di oliare i cardini la certezza che per noi non sarebbe finita così...
"Accidenti la chiave non entra... forse si è rotta!" Si è portata la chiave vicino al naso per controllare meglio, io ho allungato un pochino il viso sulla sua spalla pregando che si voltasse... Avremmo potuto anche riparlarne subito, di certe faccende al buio...
Ho fatto appena in tempo a mascherare il mio disappunto mentre con nostra sorpresa la serratura scattava e la porta si apriva da dentro.
Un secondo dopo Oscar era tra le braccia della nonna a farle le feste con un abbraccio più irruente del solito...
"Nonna che bello, quando sei arrivata?" Le grida di giubilo di una bambina di sei anni avrebbero fatto meno rumore, ma sono servite a me, a far finta di niente mentre mi congratulavo con la sorte benigna, mentre chiudevo la porta con una smorfia.
Accidenti…
Il cibo già pronto in tavola è stato come la manna dal cielo, la nostra poca voglia ci avrebbe convinti a digiunare e la cena è stata allegra e raccontata. Fin troppo per i miei gusti, Oscar con il viso acceso e la lingua sciolta sembrava animata da un solo pensiero, evitare i miei occhi ed anche me... Ho sentito netto il profumo della sua paura, ho visto il caos in fondo al suo sguardo...
Calma piatta, il cielo sereno prima dell'uragano.
Nonna Cléo è troppo attenta perché le sfuggano certi particolari… con gli occhi affettuosi mi ha stretto forte ma si è lasciata scappare un “tutto bene tesoro?” Un po’ ansiosa, la voce tremava…
Tutto bene, sì… Ma io ero irrequieto come una fiera rinchiusa, cercavo di lei che lamentandosi delle sue pene lavorative con l’altra donna della mia vita mi stava sfuggendo, e a me cominciavano a star stretti i panni del bravo ragazzo.
Mi sono tenuto occupato asciugando i bicchieri e intanto pensavo "Che strana la vita..."
Se mi guardo dall’alto mi scopro a pensare che in certe cose sembriamo davvero una coppia ben fatta, la natura che ci ha resi complici dei medesimi inghippi ha voluto che ci compensassimo, gratificandoci con pregi e difetti diversamente assortiti… Ed ecco che io sono quello bravo a starla a sentire e lei a parlare. Io mi compiaccio di possedere una grafia comprensibile, e sono l’unico in grado di interpretare la sua alla prima lettura… lei suona benissimo ed io adoro ascoltarla… Se entriamo in un posto qualsiasi ci dirigiamo senza nemmeno parlare allo stesso tavolo, quello in disparte e vicino alla luce del giorno attratti da un raggio di sole migliore degli altri, dalla prospettiva di starcene soli a contemplare il mondo senza che il mondo ci noti, da un colore o un profumo, da qualcosa di impercettibile che sentiamo soltanto io e lei. E sorridiamo senza farci notare perché a formalizzare usi ed abitudini siamo maestri, tutti e due. Ogni istante passato insieme ci fa affezionare a quei piccoli riti, li coltiviamo come piantine desiderose di acqua e di luce. Tutte le lacrime che non ho mai versato, ed i sorrisi che lei trattiene dietro il suo viso impenetrabile li nutrono e ci rendono forti, indivisibili. Quando fa sogni cattivi sono l’unico che può proteggerla da se stessa, ma questo lei non vuole vederlo. L’unico che morirebbe se solo lei decidesse di chiederlo, ma so che non lo farà.
E se per caso ci addormentiamo vicini come capita a volte, le basta piegare appena il capo per posarlo sulla mia spalla, come un tempo. Come sempre.
Non potrei mai fare a meno di lei, né lei di me.
Solo che io lo so riconoscere in ogni giorno della mia vita con lei, lei preferirebbe morire.
Sono il più bravo a lavare i piatti, lei è più veloce ad asciugarli e a rimetterli a posto. Lo facciamo in silenzio o chiacchierando, ascoltando il mondo che ci parla da una scatola cui non presto che poche attenzioni perché la voce che preferisco è la sua. A volte persino canticchia e senza guardare mi tende la mano seguendo il ritmo che ci scegliamo volta per volta, lavora con metodo e intanto legge o controlla che la teiera non superi il punto massimo di ebollizione o che il caffè non esploda…
Non si accorge del tempo che passa, che abbiamo finito da un pezzo… rimane lì con la mano a mezz'aria, e io mi diverto a lasciarle al posto dei piatti e delle tazzine biscotti o un cioccolatino ogni volta diverso, a volte nulla ma solo la afferro aspettando che giri lo sguardo curioso verso di me. Lei mi fissa e poi chiede "Il mio onorario dov'è?" Indicando il sacchetto delle ciambelle, ne afferra una e me lo porge con condiscendenza, "Si mangia meglio in due" Bofonchia a bocca piena, e mi guarda divertendosi un mondo e trionfante di gioia per questa vita a metà che trasciniamo, da quando non lo ricordo nemmeno, so solo che è troppo.
Eppure anche io, a volte mi costringo a pensare che forse potrebbe bastarmi, sì tutto questo potrebbe bastarmi...
No, piccola strega maliarda che mi hai giocato una volta di troppo, non mi basta, non deve bastarmi... Io non voglio solo albe e tramonti, io voglio tutto... Voglio te nel mio letto, al cospetto del mondo e non solo della mia anima... voglio guardarti dormire, vederti svegliare, voglio rubare ai tuoi occhi il primo sguardo al mattino e nei tuoi occhi vedermi riflesso un attimo prima di riempirti di baci... Voglio i momenti felici, accetterò i momenti tristi ma solo se tu sei con me... e abbandonarmi al sonno con te vicina, per cacciare via gli incubi... I tuoi e anche i miei, che mi tengono sveglio la notte e mi fanno desiderare di più, e ancora di più.
Voglio tutto, voglio te.
Quella sera io la volevo.
Alla fine del rito dei piatti che abbiamo inscenato a beneficio esclusivo di nonna Cléo l'ho vista cercare in fretta una strada di fuga da me, ed all'improvviso i miei polmoni si sono svuotati... Le ho preso la mano e lasciandole in pegno il mio cuore ho stretto forte e sibilato "Voglio parlarti..." senza badare ai suoi occhi sgranati, impauriti... La nonna ha alzato lo sguardo solo un attimo, immersa com'era nella lettura del nostro vecchio abbecedario delle regole infrante non ha fatto caso al mio tono di voce, ma Oscar, lei sì... Ha sfilato la mano e simulando uno sbadiglio più grande di lei si è rifugiata sulla poltrona al sicuro, stropicciandosi gli occhi come una bambina e fissando il vuoto, ostinata... Mi ha dato appena il tempo di avvicinarmi e farmi posto in mezzo ai cuscini, come un vecchio avvoltoio ero deciso a tutto, persino a prendere prigionieri o a lasciare in vita qualche testimone, anche quella vecchia signora che disturbata dalle nostre grandi manovre ad un certo punto ha sollevato uno sguardo pesante apostrofandoci entrambi "allora la volete finire, che avete da agitarvi così? Oscar non stai bene per caso? Hai la febbre?"
A lei non è parso vero, credo... L'ho osservata gettare indietro i capelli e mentire con arte studiata alle domande accorate della nonna, senza tradire apparente emozione, con lo stesso contegno di un'ape regina.
"Ma no nonna, non è nulla... E' solo che sono stanchissima, credo che andrò subito a dormire... Buonanotte, a domani..."
Con uno sguardo benevolo mi ha sfiorato la mano... “E tu non correre sulle scale…” Mostrando soltanto la parte di lei che sa vincere e dominare ha scelto di dimenticarsi di quella serata, del buio e persino di me, trasformando la mia tracotanza in ignavia, facendomi sentire debole al suo cospetto, un inetto senza ambizione che si accontenta di certe emozioni da poco...
Inorridendo ho pensato che forse lei non saprebbe davvero che farsene, di me e dei miei baci, il mio è solo amore e forse lei merita molto di più...
"Buonanotte...", il mio silenzio per una notte di dubbi, l'ennesima...
No.
Ho contato, lo giuro... fino a cinque, poi dieci, poi cento...
E poi, e poi... ho lasciato che la nonna si assopisse e come un serpente a sonagli sono scivolato via, portando con me soltanto le mie cattive intenzioni...
La porta del corridoio chiusa alle mie spalle per lasciar fuori il mondo, la luce che filtra dalla sua camera e una scommessa.
Scommetto che sei ancora sveglia...
Ho bussato per buona creanza, non ho atteso risposta per essere degno di lei... Sono entrato in tempo per vederla afferrare dal nulla un libro qualsiasi e affondarvi il nasino, poi guardarmi interrogativa, poi incredula, e infine decisamente arrabbiata...
"Ma che diavolo, da quando non bussi?"
"Ho bussato, tre colpi secchi... Piuttosto da quando prendi sonno leggendo le istruzioni del tuo pianoforte?"
Ha abbassato lo sguardo sul libercolo indispettita, "Non sono affari tuoi... mi dici che vuoi?"
Sono entrato e ho chiuso la porta, l'ennesima... Mi piaceva quel quadretto, con lei per una volta sulla difensiva, e io con il gioco in pugno e tutti gli assi in mano...
"Voglio parlarti, te n'eri scordata?"
"Ti prego non ora, è tardi e nonna Cléo dorme..."
"Non ho detto che voglio litigare né urlare... voglio solo parlarti..."
Dopo un rapido calcolo deve aver deciso che "quello" era il male minore, e sospirando in maniera teatrale ha posato il libro facendo magnificamente finta di nulla. "Benissimo, parliamo... Allora che c'è?"
Che attrice... Per un attimo, un attimo solo ho pensato ad Alain e alle sue strategie scacciacrisi... Un ceffone e poi subito un bacio da portarle via il senno, e il resto tutto in una volta... Mi sono ripreso appena in tempo per non far danni, mi sono seduto sul letto davanti a lei e per distrarla ho sfilato tra due dita quella sua ciocca ribelle, quella che non è mai riuscita a chiudere in nessun fermaglio, nemmeno quella sera lontana in cui diventò un'altra donna per l’altro uomo... Mi ha distratto lei invece, con il suo buffo pigiama e il respiro che impercettibile ha accelerato, tendendo la stoffa sul seno... Non ha smesso un attimo di guardarmi negli occhi mentre le sue dita con noncuranza passavano in rassegna i bottoni, per assicurarsi che la diga avesse tenuto e non ci fosse niente da vedere, oltre una cortina di magniloquente imbarazzo.
Nonostante quella sua sicurezza affettata mi sentivo abbastanza forte da osare l'impensabile, e ho gettato la maschera... "Beh potresti cominciare tu... potresti spiegarmi perché ti comporti come una bambina... perché nascondi i tuoi baci nel buio... mi baci e poi fuggi, perché?"
Un sospiro accorato che in un altro momento qualsiasi della mia vita con lei mi avrebbe fatto sentire in colpa, ma quella sera forse non ero io... Mi sono sporto in avanti fino a sfiorarla, il viso accanto al suo e le labbra vicine al suo collo... "E allora?"
"Mi dispiace, non avrei dovuto farlo... Non succederà più... Te lo prometto... E comunque..."
Non appena ha provato ad alzare la voce ho zittito le sue ragioni con un dito e un sibilo “Ssh… la nonna dorme, ricordi?”, mi sono goduto la vampata che le ha colorato il viso e ho proseguito la prima arringa della mia vita, la più difficile…
"Tu tergiversi Oscar, non è da te...Ho chiesto risposte, non scuse..."
"André... perché vuoi parlarne, non potremmo solo dimenticare tutto? E poi perché mi tormenti, credevo che fossimo amici..."
"Oscar non scherzare... o vuoi dirmi che tratti così tutti i tuoi amici? Dovrò parlarne con Alain allora..."
Il suo sguardo mi ha incenerito, e d'istinto è partito lo schiaffo che sapevo di meritarmi... l'ho fermata appena in tempo, senza stringere troppo le ho afferrato la mano e l'ho chiusa tra le mie... "Scusami... ma Oscar io non..."
"André... scusami tu... Ascolta, quello che è accaduto quella sera e anche poco fa... si tratta solo di un grosso sbaglio... Ho sbagliato io, e mi dispiace... Tu sei il mio migliore amico e non avrei dovuto trattarti così, io non volevo... Non avrei dovuto... Oh Signore forse sto diventando matta, non so nemmeno che cosa sto dicendo e perché..."
No che non lo sapeva... Cercava parole con cui trarsi d'impaccio, e intanto annaspava affondando nell'acqua gelata... le ho teso una mano, ma non per salvarla stavolta... "Non c'è bisogno che dici altro Oscar... In fondo quello che tu non vuoi dirmi io credo di saperlo..."
Quando ami una donna conosci tutto di lei... e ciò che non sai, lo immagini[3].
Un mugolio sorpreso, una punta di sollievo dissimulato male e un mezzo sorriso... "Davvero?"
"Davvero Oscar... Non preoccuparti, lo so... Sapevo già che per te un bacio può chiamarsi anche sbaglio, abbracciarsi e tenersi stretti senza parlare può sembrare una vera follia… Ma per me no, per me c'è altro da dire...”
Ha smesso di sorridere, sbiadendo quel poco colore che aveva... tratteneva il respiro, per un attimo ho avuto paura che si sentisse male, di sicuro si sentiva in colpa... ma un lupo affamato non lascia la presa, non molla la preda, non prova pietà.
Guardandola fissa ho spento la luce… Sperando con tutto me stesso che nonostante i nostri trascorsi e le strane alchimie di serate così non avesse paura di me...
"Al buio si dice la verità, ricordi Oscar?"
"Sì... me lo ricordo, André..."
"Vedi Oscar, io non sono un avvocato... non cerco prove per incastrarti, è solo che non riesco a dissimulare quello che sento... Io sono un semplice, e tutto questo lo chiamo in un modo solo...”
"Lo chiamo amore..."
Parlando alla penombra che la nascondeva ho lasciato scivolare una carezza sul suo viso, fermando una lacrima clandestina appena nata...
"Questo è quello che vedo, dentro di te… Anche al buio per me sei come un libro aperto, Oscar io ti amo… se tu lasciassi parlare il tuo cuore…"
Ho sentito la sua mano scivolare via, e correre a nascondere il viso... e le spalle scosse nel buio, e i singhiozzi appena trattenuti... minuti infiniti, e qualche parola spezzata...
"Oh André… Il mio cuore non sa proprio nulla dell'amore, tu lo sai benissimo, perché fai finta di non capire? Tu parli d'amore, fai sembrare tutto così semplice, naturale... e invece se tu sapessi come è difficile per me... Se mi guardo dentro trovo solo il caos, ed è come soffocare, essere in trappola e non riuscire a liberarsi, precipitare, affondare... Io vorrei solo che tutto tornasse come prima, guardarti negli occhi e pensare che ti voglio bene senza avere paura di... Di quello che può accaderci..."
Per un attimo con un tuffo al cuore ho soppesato quel “ti voglio bene”, scivolato tra noi quasi per caso, impercettibile e timido… Tre parole, pronunciate con voce dolente come fossero un risarcimento da poco e invece così preziose per me… Avrei voluto ricambiarle subito, dire qualcosa anch’io, ma le sue lacrime mi hanno bloccato…
Oh non piangere amore, non piangere più… Amore anche io ti voglio bene...
Non volevo che piangesse per colpa mia, e non ho trovato altro di meglio da fare che attirarla tra le mie braccia e stringerla forte, per consolare quel pianto... non avevo parole da spendere che non suonassero false come una moneta da sette soldi, e vuote… Ma volevo essere onesto, glielo dovevo, da quella sera lontana, per quello che ho visto attraverso la stoffa strappata io le devo la verità. E così, ho lasciato correre le dita tra i suoi capelli e l'ho baciata, che Dio mi perdoni... L'ho baciata a lungo, fino a rimanere senza fiato, fino a quando ho capito che Dio mi avrebbe perdonato perché lei l’aveva già fatto... Il perdono ha preso la forma delle sue mani che mi stringevano, delle sue labbra che non hanno esitato un attimo... Il perdono è stato sentirla vicina per un attimo, sentire che se avessi scelto di non fermarmi lei avrebbe scelto di lasciarmi fare... In quel tempo preciso lei mi voleva.
Io lo sapevo che sarebbe accaduto, ma forse lei no, non ancora… Il perdono che non avevo chiesto mi ha aperto gli occhi... per poterla guardare, e capire che c'era ancora una cosa da fare, per averla alle mie condizioni.
Se la vuoi, lasciala libera.
Mi sono staccato e “Lo vedi? – ho bisbigliato alla sua ombra protesa verso di me - non c’è niente di cui aver paura, va tutto bene... Non succede niente, niente che tu non voglia... Ricorda che non accadrà mai nulla che non avremo voluto entrambi, per noi... perché tu mi vuoi bene, e anch'io...”
Ho atteso un attimo, fino a sentire la tensione scioglierle le spalle, fino a quando il suo respiro affannoso non è tornato normale… Fino a quando anche io, non sono tornato normale…
“Ascoltami… Io lo so che tu hai paura… perdi il controllo e non sai nemmeno perché, i pensieri impazziscono e ti portano in luoghi sconosciuti, dove tu non avresti mai immaginato si potesse arrivare… Un attimo, la realtà cambia e non sei più tu, un’altra persona ti dice cosa fare, cosa dire… come vivere. So che sembra terribile e ti senti persa… Ma potrebbe essere bellissimo Oscar, può essere bellissimo impazzire, lasciarsi andare… Se solo tu volessi chiudere gli occhi e lasciarti cadere, come un tempo… Ci sarei io a prenderti, adesso, sempre… Ti sei sempre fidata di me…Mi capisci, capisci quello che voglio dire[4]?”
L'ho vista agitarsi nel buio e per me quello era un sì… “Oscar pensi davvero che per me sia tutto facile? Io ho paura quanto te, è solo che forse sono ancora più pazzo di te, credo alle favole e credo all'amore… Mi sono innamorato di te una vita fa, credo di amarti da sempre, ma non c’è stato giorno in cui non mi sia domandato se potrei mai darti abbastanza, se potrei mai essere alla tua altezza… Se vale la pena sperare, soffrire…”
Ho sospirato, e anche lei… Per un attimo ho ripensato alle tante notti insonni passate a parlare di mille questioni insolute, mi sono chiesto se quello era davvero il tempo per giocarmi a dadi il destino come stavo facendo…
“Te lo chiedi anche tu, non è vero? Ti struggi pensando a com’era bello giocare e scherzare come quando eravamo due ragazzini, rimpiangi i giorni in cui il cuore era leggero e la vita sembrava una lunga strada bianca… Pensi a quello che hai e temi di perdere tutto… E ti domandi se vale la pena vivere… Per me sì Oscar, per me sì… perché nella mia vita ci sarai sempre tu, e tu per me sei tutto, se non fosse per te niente avrebbe senso… Finirebbe il mondo, crollerebbe il cielo[5]… Conoscerti è stato emozionante e incredibile, innamorarmi di te è la cosa migliore che poteva succedermi perché l’amore ha reso tutto più bello, speciale. Anch’io mi sono perso d’animo tante volte, e ho fatto cose di cui non vado fiero… Però sono fiero della donna che sei, sono fiero di amarti. E credimi, se ti parlo così non è certo per torturarti o per prendermi gioco di te, sai bene che non potrei mai farlo. Io ti sto inseguendo Oscar… e non perché sei la mia preda ma perché sei la mia ragione di vita e senza di te mi manca il respiro… Voglio essere degno di te, voglio il tuo amore, ma quello che mi interessa di più è che tu non abbia paura di amare, o di me... io ti prometto sul mio onore che non chiederò mai niente che tu non sia pronta a mettere in gioco... Se davvero il tuo non è amore saprò capire, non sono mica un bambino viziato... Saremo amici, niente potrà mai cancellarlo. Ma voglio sentirlo da te che non mi vuoi, dovrai dirmelo in faccia. Altrimenti arrenditi e lasciati amare, lascia scegliere il cuore e lui non ti deluderà".
Ansante, ho sorriso alle ombre sul muro... "Avanti piccola non aver paura del buio, rimani con me, cammina con me, e lotta insieme a me... All'amore non puoi sfuggire, l'amore ha regole ben precise e saprebbe trovarti ovunque. E anche io, ricordatelo... Quindi niente scherzi, niente più scuse, niente patti col diavolo, ma solo con me..."
Eccoci al capolinea amore mio...
Ho riacceso la luce, senza fiato, lei si è ritratta con un gesto istintivo e avrei anche potuto lasciarla così, con la coscienza sporca e un sacco di dubbi... Ma a quello sguardo spaurito non so resistere, lei sa di essere il mio punto debole e il mio peggior difetto.
Senza aggiungere altro a quel delirio l'ho messa a letto come una bimba, rimboccandole le coperte come nemmeno una madre avrebbe potuto mai fare, sfoggiando lo sguardo più rassicurante che ho... "Vedrai che non è poi così brutto... e alla fine forse potrai guardarmi negli occhi e dirmi quello che ora ti sembra tanto difficile... Fino ad allora, buonanotte amore..."
Ho sentito il suo sguardo seguirmi... Voleva essere sicura che me ne andassi, lo sperava, lo temeva... Non so, non mi sono voltato, mi ero già rimesso la maschera e sentivo addosso il peso dei suoi mille perché... Ho persino pensato che avrei dovuto insistere un po' ma forse corro troppo, come ogni buon sognatore che si rispetti.
Però giuro che quella sera ho mandato in archivio "la vita di prima"... Sapevo che non era una fine né l'inizio, che l’avrei ritrovata al mattino con il viso imbronciato e la tentazione di far finta di niente e farmi sentire in colpa quel poco che basta per costringermi a mentire, dicendo "hai ragione, lasciamo stare..."
Solo che io non sono d'accordo, non gioco più... Ti amo, ti voglio bene, ti desidero… In fondo è tutto qui... e non sono disposto a scendere a patti. Non faccio niente di male, l'affetto e la stima sono ancora lì, lei sarà sempre la mia migliore amica, mia sorella, la mia compagna... lei è tutto per me, ma ora so che amarla non è poi una colpa così tremenda.
Oscar... Ti ho amata con rabbia e disperazione, quasi senza capire per anni… ora ti amo con forza, con gioia, con tutto me stesso... Non mi importa di quello che pensano gli altri, non mi importa di niente e niente potrà mai farmi cambiare idea, niente al mondo.
Nemmeno tu.
Tu vorresti che tutto restasse com'è, e io dico che tutto deve cambiare...
Comincia a contare, Oscar.
L'ho fatto di nuovo, maledizione... Accidenti, accidenti a me... Dio, com'è difficile...
Eppure dopo quel primo bacio, a parte una notte infernale e le occhiaie al mattino, sembrava tutto passato. Giorni normali, notti normali, mi svegliavo e non c'erano spettri ad attendermi... Ho creduto di aver vinto e mi sono sentita leggera come una piuma, ho pensato di poter dare ordini come un generale, per la prima volta... ero calma, la mente sgombra, gli artigli affilati e una ragione per occupare il mio posto nel mondo... Il cuore aspettava il mio permesso per battere, il sangue scorreva solo a comando... Veniva la sera senza che me ne accorgessi... andava tutto bene, benissimo.
Sospiro, la nonna chiama per la cena ma io non ho fame, mi viene solo da piangere... e poi André, come faccio a guardarlo negli occhi? Giro lo sguardo in cerca di qualcosa che mi consoli e incrocio l'immagine vitrea di mio fratello, da un angolo della scrivania la sua foto mi squadra, lontana e severa... chissà, forse lui l'ha sempre saputo chi sono davvero, in fondo è la mia nemesi… Vede il mio doppiofondo, il lato oscuro e nascosto. Sapeva che l'avrei fatto di nuovo.
E’ vero e non ho scuse. Era sera, lui era solo, io avevo con me i miei più fidati scherani… la paura, la stanchezza e il buio che ci ha sorpresi in un modo qualunque... e di nuovo le nostre bocche vicine, troppo vicine. La sensazione di volerlo, volere tutto. Prendere quello che le mani e le labbra riescono a raggiungere, al buio nessuno mi vede, nemmeno la mia coscienza. E così l'ho baciato di nuovo... E voluto che anche lui mi baciasse, per sfida o disperazione, l'ho stretto forte obbligandolo ad accettarmi, ad accettare il mio corpo contratto e pieno di dubbi... Avevo una paura matta che lui mi scostasse da sé, mi guardasse con il viso scuro di quando lo faccio arrabbiare... Come quando decido per lui e per me, e mi ergo a giudice dei nostri destini.
Invece no, che gioia... Lui voleva la stessa cosa, voleva me, scriteriato e sfrenato... Mi ha accolta e stretta di più, assolvendomi con baci teneri e quasi timidi, e ho pensato che sarebbe andata bene ancora una volta, che avesse accettato le regole, le mie... Io in fondo so controllarmi, posso smettere quando voglio. Per dimostrargli che sono forte l'ho lasciato andare subito, senza una sola parola e con passo sicuro sono corsa a chiudermi in camera a far passare la notte, anche la nonna sembrava persuasa che non fosse nulla... Sono stata brava, l’ho subito rimesso al suo posto, lui e le sue idee da rivoluzione francese.
Ma André non ha ceduto, non questa volta e per una volta non è rimasto a guardare... E' cambiato tutto, il signore del mare mi ha chiuso in un angolo e ha chiesto il conto delle mie malefatte... All'inizio sembrava un duello, o forse il gioco della verità, ma lui voleva risposte e io non sapevo che dire, come avrei potuto? Ho provato a difendermi ma lui non mi ha dato tregua, ho tentato l'affondo ma lui mi ha disarmata senza pietà... Ho pensato “E’ la fine di tutto…”, e ormai senza forze ho deciso di arrendermi... Ho alzato le mani, attendendo in silenzio la condanna che sapevo di meritare... Lo guardavo prendermi in giro e pensavo "E va bene André, lo so che ho sbagliato e che con te è inutile discutere, se vuoi farmi sentire in colpa va bene, se vuoi ripulire la tua coscienza insozzando la mia posso anche accettarlo, ma fai in fretta, non ne posso più...
Invece lui al buio ha detto "ti amo..."
Per un istante mi è mancato il fiato... desideravo così tanto sentire di nuovo quelle parole, l’ho capito solo quando si sono materializzate nel buio come lucciole, ancora prima che le pronunciasse… tenevo gli occhi socchiusi per paura che tutto potesse finire, in testa solo pochi concetti essenziali, all'improvviso quelle non erano più chiacchiere tra amici, una storia da raccontare in una serata davanti al camino. Mi sentivo in estasi, come librarsi nell’aria e volare, gocce di rugiada fresca sulla pelle accaldata, un arcobaleno steso al sole ad asciugare… Il cuore mi batteva all'impazzata, in gola un grido di giubilo... Oh caro, caro ragazzo che non mi deludi mai... Allora mi ami ancora... Oh ma è bellissimo... Di questa certezza, di questo calore potremo vivere all'infinito vedrai, al sicuro come chiusi stretti in un abbraccio. E non dovrò vergognarmi mai più per certi pensieri malevoli, il tuo amore saprà riscattarli e sbiadiranno in fretta, come fantasmi ingoiati dai primi bagliori del giorno.
Ho ripreso a respirare, nessuna voglia di parlare… Ma lui sì... Si è avvicinato, insinuandosi... Ha iniziato a parlare di me come se io non fossi lì, e con gesti forti e gentili ha sciorinato le mie insicurezze, sciogliendo paziente il viluppo in cui di solito nascondo il mio cuore. Al buio sembrava più sicuro di sé, come stesse ricomponendo un mosaico a memoria... senza fretta, con poche parole ha combinato un intero discorso e parlava d'amore... Il mio, per lui.
No no André, ma che dici… Io no, davvero… Non me la sento, non ci sono nemmeno portata, lo sappiamo che guai combino io, se si parla d’amore.
Ma lui no, non mi ascoltava nemmeno… Insistente e quasi beffardo, mi ha fatta sentire a disagio, tracciando miraggi così soavi da far solletico al cuore. Non è questo che io cercavo, l'avrei schiaffeggiato, di certo avrei voluto odiarlo... Pensavo furente "ma che amore, che ne sai tu se nemmeno io sono sicura di niente? Come fai a dirlo quasi sfidandomi a dimostrare il contrario, che io ti amo? Come puoi esserne certo, professore io non sono una delle tue studentesse pronte a crederti qualunque cosa tu dica!"
Non mi ha risposto... se ne è andato e mi ha lasciata sola a dubitare di me, di lui, delle promesse che mi ha fatto, squarci di vita in cui io e lui ci amiamo per sempre.
E da allora non penso ad altro, oh André... Non ho segreti per te vero? Tu mi fai sentire debole e poi mi consoli, mi porti via il cuore e sono io a consegnartelo. Perché fai così? Mi guardi e sorridi, e mi dici che ho solo paura con lo sguardo più dolce e rassicurante che io abbia mai visto. Forse tu puoi permettertelo, io no. Io non voglio avere paura, non voglio sentirmi così... Dimmi chi ti ha dato tanto potere, chi ti ha permesso di fare irruzione ed entrarmi dentro, giù in fondo, in questo modo assurdo? Che ci fai nei miei pensieri, inchiodato alla mia anima? Chi è stato a fare di te la persona più importante del mio mondo, e non mi importa se è giorno o notte, se piove o c'è il sole se tu sei con me?
Il bimbo biondo dalla fotografia tace, ha il mio viso e le labbra come le mie chiuse, contratte...
Dio... sono stata io.
E' vero, è vero... Io ti ho baciato... e ti voglio, ti sogno e ti cerco...
Il dubbio mi segue come un'ombra infida, non mi dà tregua... E' amore questo? E' l'amore a farmi sentire viva solo se tu sei vicino a me? Per amore cerco il tuo sguardo al mattino e imploro un sorriso, mi riempio gli occhi del tuo viso sereno? E per amore sento che nulla ha più senso se non è con te? Sento che morirò soffocata se non rubo il respiro dalle tue labbra, e ti bacio di nascosto perché tu non veda la perdizione che mi consuma?
André...
Eppure l'amore pensavo di averlo provato, capito... L’amore egoista e sconsiderato che non ha scrupoli né dubbi, l’amore crudele che spezza il fiato e serra la gola, l’amore maldestro che chiude lo stomaco e ammacca il cuore… quello che provo per te mi sembra troppo prezioso per chiamarlo solo amore. L’amore me lo ricordo, e se ci penso ancora sto male… L’uomo sbagliato, il momento sbagliato, l’onore ferito e un vestito scucito. Serbo da brava i miei brutti ricordi e non userò te per cancellarli, non te lo meriti.
Cos'ho nel cuore io... Come faccio a sapere se sono capace di amare davvero?
Dimmelo tu André...
Dimmelo tu... E' amore questo? Dimmelo, non farti scrupoli, sai bene che io non ne ho mai avuti con te... Allora fermami prima che sia troppo tardi o chiamalo amore, che me ne faccio del desiderio se non posso chiamarlo amore per te? Giuri che se fuggissi verresti a cercarmi, ma come faccio ad esserne certa? Sapresti trovare la strada che porta verso di me? Ricorderesti il mio nome?
Dimmelo ancora una volta, o mandami al diavolo... Alle tue parole, alla tua voce che mi accarezza io crederei.
Penso di aver confessato tutto e vorrei riposare, ma la paura è la stessa di sempre, non mi dà requie… Mi rigiro nel letto quando penso di averti giocato, cerco il sonno e trovo solo il tuo viso e la tua voce che mi dice di non fuggire l'amore. Io faccio finta di niente, nascondo la testa sotto il cuscino sperando che la stanchezza l'abbia vinta su tutto, te compreso, ma non è così che funziona vero?
Sento il cuore tremare... E va bene André, ora ascoltami… Ho paura è vero, ma non di te… e ho un sacco di dubbi, ma nemmeno uno riguarda te… Ho paura per noi, dubito di me… Però di una cosa sono sicura, puoi starne certo… Non potrò mai essere felice se non lo sarai anche tu… Perché non so immaginare la felicità se non insieme a te.
pubblicazione sul sito Little Corner del maggio 2007
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[1] “Il signore del mare 2” http://digilander.libero.it/LittleCorner/Fanfics/Luana/signore_mare_2.htm
[2] Questa è la mia personalissima idea dell’”amore di Oscar per Hans”… Amore sì, amore pensato, vagheggiato, sfiorato, centellinato da lontano… che si accontenta di sguardi che accarezzano, sguardi lontani e rispettosi che però non insegnano ad Oscar il desiderio, quello “di carne e sangue” che mi piace pensare come un privilegio esclusivo riservato ad André.
[3] “Il signore del mare 4” http://digilander.libero.it/LittleCorner/Fanfics/Luana/signore_mare_4.htm
[4] Questa immagine evoca “a modo mio” una sequenza del film “Mai con uno conosciuto” di Peter Hall con Rebecca De Mornay, Antonio Banderas. USA, 1995 Durata 90 minuti circa. (fonte www.mymovies.it)
Nella scena in questione la protagonista, Rebecca de Mornay “impara” la fiducia lasciandosi cadere ad occhi chiusi tra le braccia, appunto, di uno sconosciuto A.Banderas
[5] Parole in libertà dalla bellissima “Tutto quello che un uomo” di S. Cammariere