Il signore del mare

parte VIII

 

Warning!!!

 

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“Calma piatta”

 

 

Io alle favole ho sempre creduto... ed avevo ragione. Tu sei tornata da me, io non sono mai andato via da te. E di amarti non ho smesso un momento, lo sai?

Vieni, dammi la mano, raccontami tutto… dimmi com’eri quando eri piccola e avevi paura, quando ridevi, cosa sognavi… raccontami tutto di te e ti dirò tutto di me, com’è stato un giorno guardarti negli occhi e pensare di stringerti, proteggerti, tenerti al sicuro in fondo al mio cuore… Chiamarti amore, amore mio…

Chiedimelo se ti amo ancora… chiedimelo…

A volte ti guardo mentre progetti e pianifichi, e non sai quanto somigli a tuo padre. Sei così bella, potessi dirtelo subito. Sei bellissima, lo sei sempre stata.

Dopo la prima sera passata con i bambini hai deciso di imparare in una sola notte tutte le favole dei fratelli Grimm, io ribatto serafico che la settimana ha sette sere soltanto, e anche Dio pensò bene di riposare. A volte mi sembri la stessa bambina che un tempo lontano contava i passi al cospetto del mare, a volte sei un condottiero cui affiderei la mia vita…

Alain ha persino minacciato di ribattezzarti "Raperonzolo", la lunghezza pericolosa dei tuoi capelli non ti lascia scampo... eppure non ti sei arrabbiata e non hai riso, hai chiuso gli occhi assaporando il gusto del mondo che hai conosciuto. E hai compreso che la sofferenza si può combattere, anche con un sorriso.

Il tuo è splendido stasera.

Rientriamo ogni volta ridendo come non era da tanto, la nonna è a letto ma se tu volessi potremmo temporeggiare e rimescolare i ricordi, i migliori.

Tu misuri il mondo con le tue regole. Tu sei rigorosa, severa... io no piccola mia, il tuo rifiuto non ha tolto niente al mio amore per te... E se tu non ci fossi ti avrei inventata e inseguita nei sogni perché ti amo, e chi ti ama c'è sempre, è prima di te e prende la tua forma come un'ombra. Si nutre dei pochi pensieri che coglie nell'aria e i tuoi mi parlano tanto, di te.

Dove sei ora Oscar? Se aprissi le braccia correresti da me? A volte mi sembra di sì, a volte mi sembri lontana. Triste.

Davvero non sei arrabbiata con me? Non volevo farti del male, non volevo farti paura. Per quello che ho visto in fondo ai tuoi occhi quella sera, sarei morto anche subito.

Ma ora è diverso, tu sembri diversa... e io non posso impedire al mio cuore di pensare che un giorno potrò sentirti mia, davvero.

E vivremo per sempre felici e contenti.

Sei la mia donna, da sempre e per sempre. Per un giorno solo, un'ora, un istante... lasciati amare da me.

 

 

Cleo non ha più voluto chiedere nulla. Loro hanno cambiato tutto, e tutto è tornato com'era prima.

Anche meglio di prima.

La paura è un cattivo maestro ma fa miracoli... Oscar è diversa, a guardarla meglio scopri una donna calma e quasi timida, che pensa agli altri prima che a sé... solo chi la conosce non si stupisce. Lei non è di ghiaccio... non l'è mai stata.

Ha scoperto quanto è meravigliosa la vita, e quanto è fragile... un filo sottile così facile da spezzare, le cose belle, le persone amate... Un attimo e qualcosa te le porta via.

Oscar l'ha capito una mattina troppo fredda di marzo, e quel dolore che ha rischiato di rubarle il padre da allora riecheggia sordo nel suo petto. Lei non ha più voluto che passasse, mai più. Per ricordare sempre basta poco, un colpo di vento sul viso, l'odore acre dell'ospedale.

Quanto male può fare il dolore degli altri...

André sembra il solito André, solo più grande, un uomo fatto ormai… parla poco di sé, fa parlare le cose importanti che dice a lezione e che scrive nei saggi… fa parlare i silenzi, e parlano solo di lei. E gridano al mondo "Vedete che avevo ragione? Lei è tornata..."

Alain li osserva in questo gioco nuovo, sfregandosi il mento e domandandosi se non sia il caso di parlare con loro, oppure di picchiarli...

Ad André non osa dire nulla, perché nella sua mente conserva un ricordo che in casi simili rispolvera, serve da monito per non dire troppe idiozie. André con il capo chino seduto al bancone di un bar, è una scena di qualche anno fa nel periodo in cui lei senza motivo era tornata a casa sua e lui pareva una belva ferita. L'ha incontrato così una sera, che fissava un bicchiere pieno senza il coraggio di vuotarlo...

All'inizio Alain pensava ad uno scherzo.

"Ma che fai qui? "Mi spieghi che speri di ricavarci a parte un gran mal di testa?"

Si erano ubriacati un sacco di volte è vero, ma quello era diverso, un altro mondo quello che stava vedendo. Quando lui aveva sollevato lo sguardo dentro ai suoi occhi non c'era niente, solo il vuoto.

Che paura… L’aveva trascinato fuori a fare due passi con la scusa del troppo fumo ma sapeva bene che le lacrime agli occhi di André venivano da più lontano.

Dopo qualche passo all’improvviso lui aveva cominciato a raccontare qualcosa, probabilmente non tutto. Solo quello che gli faceva più male, non poterla vedere, non poter respirare insieme a lei.

"Pensavo fosse facile bere, che bastasse farlo una volta, e poi un'altra... per non capire e non ricordare. E' solo che io non voglio dimenticare niente, capisci? Io penso a lei continuamente, lei è la mia vita... Voglio pensare a lei perché nonostante tutto penso che lei valga ogni istante passato a desiderarla. E come le dissi una volta l'amore non passa. Non passa più..."

Alain si era morso le labbra. Avrebbe voluto scuoterlo, e dirgli di smetterla. Dirgli che no, non valeva la pena, nessuna donna vale la sua dignità, la sua ragione! Nemmeno lei.

Ma non aveva osato dire nulla di tutto ciò, e si era sentito vigliacco per quello.

Aveva solo provato a farlo dubitare, non sempre le cose vanno come speriamo... e desiderare una cosa non serve a materializzarla davanti ai nostri occhi... "Forse, semplicemente non è scritto André... Voglio dire, lei è una donna bellissima, e speciale. Solo forse non è lei il tuo destino né tu il suo. Prova ad ammirarla, invece che amarla... o finirai per ridurti uno straccio. Stai scherzando col fuoco amico, con la tua vita... stai perdendo il rispetto per te stesso e questo può essere pericoloso, si finisce per dimenticarsi di tutto il resto e si cade in basso..."

"Alain, l'ho fatta piangere... ha pianto per colpa mia... no, non credo che potrò mai cadere più in basso di così..."

Lo aveva riaccompagnato a casa facendogli promettere che "Se ti venissero idee simili prima di fare idiozie chiamami... non c'è locale che io non conosca, almeno se dobbiamo sbronzarci lo faremo con classe!"

Non ce n'era stato bisogno... con mille scuse Alain aveva fatto in modo di moltiplicare le improvvisate al quinto piano, e riempire lo spazio vuoto lasciato da Oscar circondando André di amici chiassosi e amiche pazienti. E aveva anche giocato sporco, facendo leva sul debole che Nicole aveva sempre mostrato per André coinvolgendola spesso in serate allegre, travolgendo tutto e tutti e soprattutto sperando che succedesse qualcosa... Avrebbe potuto accadere, sì, e Nicole non avrebbe chiesto altro per sé che quel poco che lui avesse voluto concedere.

Ma non aveva fatto i conti con la lealtà di André.

Non è mai accaduto niente, e forse va bene così... perché la sorte malefica giocando a Oscar quel brutto tiro pare aver aggiustato il bersaglio ed azzerato il cronometro.

In apparenza le cose sono tornate normali, ognuno al proprio posto e si riparte... è solo che non è più lei a condurre il gioco, ora sono pari.

Alain è rimasto a guardare registrando tutto da spettatore quasi imparziale, ed ha notato qualcosa di nuovo, abnorme e anormale. Non c'è contatto tra i due, se si sfiorano lo fanno per caso e si ritraggono, scusandosi subito come se fosse una colpa, un errore grave.

Ma come? Lei l'ha sempre considerato una parte di sé, e rincorrerlo e mettergli le mani addosso era normale, come si fa tra fratelli. E lui si è sempre difeso con garbo, indugiando in quei pochi secondi di lotta per finta come con una sorella a cui non vorresti mai fare male.

Loro non sono fratelli, però... e André l'ha sempre saputo. E per il modo in cui lo guarda quando pensa che nessuno la veda, timido ed accorato, forse ora l'ha capito anche Oscar.

Forse non era vero niente, è tutto passato... o forse è solo l'inizio un'altra volta, e quella notte ad Arras aveva avuto ragione a dubitare di loro e di se stesso.

No, non è il caso di picchiarli. Sanno farsi benissimo male da soli.

 

 

"Zia... Avanti zia sbrigati, stai facendo colare la cera sulla torta!!!"

Accidenti ma quante sono? A guardarle tutte insieme le si annebbia la vista...

Vorrebbe chiedere "Siete sicuri che siano proprio trentadue?" Ma sa già che la sfiderebbero a contarsele una per una, e non è il caso.

Piccoli impertinenti maleducati, che la guardano trionfanti "Tanto non ce la fai a spegnerle tutte..." Carne della sua carne, possibile che nelle loro vene scorra davvero il nobile sangue dei de Jarjayes? A vederli così indemoniati non si direbbe davvero...

"Zia ti muovi?"

Compiere trent’anni era stato più semplice, era bastato essere così occupati da non avere il tempo di spegnere le candeline ingenerosamente contate per lei dai nipoti e per tutti e due da Cleo galvanizzata all’idea di aver passato da tempo gli ottanta.

In fondo dovrebbe farcela... un bel respiro profondo e i pensieri ad oziare verso qualcosa di inutile, di piacevole... Dal fondo del tavolo André implora in silenzio, che si sbrighi e lo liberi visto che da circa tre ore è stretto d'assedio da due delle sue nipotine più baldanzose che lo tartassano di chiacchiere inutili e nel frattempo gli fanno tanto d'occhi dolci...

Eccolo il pensiero perfido che le riempie i polmoni... André è più vecchio di lei.

Eppure per lui il tempo non sembra passare... non lascia segni il tempo sul suo viso né nella sua anima, sarà perché è sempre stato maturo e ragionevole. Che rabbia le viene, lei e le sue occhiaie che la fanno sembrare Grimilde e nessuno che le fa sconti.

Davanti al generale che ormai fa fatica a starle dietro si è sentita blandire in tutti i modi dal suo parentado, ha dovuto ridere alle domande “Zia non lo vorresti un fidanzato?” e inorridire davanti ai pensierini della sera dei più piccoli “La zia Oscar ha già trentadue anni ma in fondo sembra ancora giovane…”

Tempo passato, ma che importa… indietro ci sono i traguardi raggiunti, e davanti le mete che fanno gola e qualche questione irrisolta che aspetta soltanto un po’ di coraggio.

Una ragione in più per scappare in fretta e rifugiarsi nella sua camera al quinto piano che sembra ancora quella di una bambina.

A guardarla meglio quella ormai è la camera dell’avvocato O.F. de Jarjayes, il “terrore dei sette mari” come l’ha ribattezzata Alain quando non la apostrofa in altri modi simpatici che la fanno solo ridere… Alain è peggio di lei, gira armato di fonendoscopio anche quando non è di turno come se fosse un trofeo vinto alla riffa ed è fiero davvero di quello che sta facendo. Anche lei e André lo sono di lui, ma è meglio non dirglielo!

Elisabeth non l’ha più lasciata scappare, e lei ha accettato perché in fondo le piace lo stile di quella donna integerrima… All’inizio davanti alle sue strategie storceva il naso, perché accettare casi noiosi e privi di nerbo, divorzi e liti tra confinanti di lustro?

“E’ semplice cara la mia penalista idealista…” Ha spiegato paziente madame… “I soldi facili sono pur sempre soldi… e con quelli finanziamo le nostre cause perse!” Che vuol dire farsi carico quando è possibile di casi che rendono poco al blasone ma molto alla loro coscienza, povera gente che di fronte ai soprusi potrebbe soltanto tacere o soccombere…

“Scendere a compromessi non è sempre disdicevole Oscar, mai come in questi casi il fine giustifica il mezzo”.

E’ vero…

Vivere in quella casetta piccola come la casa di marzapane non è forse un compromesso?

Tutti a far storie, i parenti, i colleghi... ora è una donna importante e potrebbe certo aspirare ad un attico in centro, ma che fa rintanata in quel posto, costretta tra i libri, con una vecchietta e suo nipote per coinquilini? Perfino suo padre bofonchia ogni tanto, e le parole più ricorrenti sono "carriera", "matrimonio" seguite dal solito sconsolatissimo sospiro "ma mia cara, non vedi che non hai una vita?"

Che idee, e se anche fosse che diritto hanno gli altri, loro, tutti, di mettere il naso in quello che non li riguarda?

Ogni tanto arrivano anche piccole sapide rivincite, a colorare i giorni e la vita di rosa... alle colleghe di ogni età ad esempio è bastato vedere André per cambiare idea ed essere assolutamente d'accordo con lei, scelta ottima quella di vivere con un uomo così, e non hanno risparmiato occhiate né sospiri... Di fronte a tanta imbarazzante schiettezza Oscar ha riso un pochino, quelle battute sagaci ancora se le ricorda dai tempi del chiosco, del mare e delle lezioni di nuoto... ha raccolto la loro sequela di apprezzamenti e si è limitata ad offrire qualche briciola di consolazione, chi se ne importa se il termine "amici" a loro stona? Del resto nessuno ci ha mai creduto, ma per quanto ci è voluto a rimettere ordine nella vita a due facce dell'avvocato e del professore niente è importante... Solo loro due.

E poi da un po' di tempo ha scoperto di avere tante mamme... quella ufficiale, Geneviève, la dottoressa che tanti anni fa la aiutò ad alleviare i dolori del mese che quando la vede ridendo le chiede "Che novità cara, sempre inattivo il vulcano? Se tutte le mie pazienti fossero morigerate come te potrei andare più spesso in vacanza lo sai?" ed ora anche Elisabeth che un giorno dopo aver questionato per una mezz'ora sul colore degli occhi di André sostenendo le tesi più strane di botto le ha chiesto "Ma cara una gonna te la sei mai messa?"

Oscar ha sospirato e risposto svagata "sono verdi, ha gli occhi verdi... ma che c'entra la gonna?", Elisabeth ha mistificato girandole attorno "Certo sei un po' troppo magra ma credo ti donerebbe" dandole qualche colpetto sui fianchi...

Eh, no... Oscar rientrando a casa ha aperto di slancio il suo armadio, pieno di quelle che André chiama “la divisa”, come la marinara dei paperi Disney… Il completo blu della laurea che le sta ancora d’incanto, ed accanto a quello decine di altri, abiti scuri, severi e del tutto inadatti ad una qualsiasi altra donna che non sia lei. Sorridendo ha pensato ad Elisabeth, un tempo avrebbe bruciato a fuoco lento chiunque avesse osato trattarla così... ma ora non le importa più. Forse è più vecchia o più saggia, forse ci sono cose di lei che nessuno conosce... A volte vorrebbe rispondere alla cara Elisabeth e a tutti gli altri che lei sbaglia spesso, ma fa tesoro di tutto e soprattutto non ripete mai due volte lo stesso errore... Che lei ha indossato i vestiti di un'altra per essere bella per l'uomo sbagliato, ed è decisa a non farlo mai più... e che se proprio lo vogliono sapere, il professore con gli occhi verdi in un tempo che ora pare preistoria disse di amarla.

Così com'era, a scatola chiusa, vestiti e difetti compresi.

Sì, lui disse di amarla. Era proprio "ti amo", ed era per lei. Per lei che fa paura a tutti e da cui tutti girano a largo, tranne lui che la tiene ben stretta senza sfiorarla.

E' stato l'unico ad avere abbastanza coraggio per farlo, e se pure l'amore fu solo un sospiro, un'idea pallida, più breve di un sogno svanito al mattino gliene sarà sempre grata...

Dovrebbe davvero volere di più?

Lei non desidera altro, lei sta bene dove sta! In quella casa che sta in una mano, dove non si sente sola come teme Hans che una volta con preoccupazione fraterna l'ha presa da parte e gliel'ha chiesto, guardandola appena negli occhi... Non è sola... ha una bella famiglia, un lavoro che in fondo le piace, una nonna adottiva che le somiglia... e poi ha André solo per sé, in quella camera calda di sole in cui prova le arringhe a voce bassa passeggiando nervosamente e spesso girandosi si trova davanti lui che sogghigna... allora si ferma di botto e come sempre gli chiede "Secondo te fila?"

Una volta André ha risposto in modo strano, spostandole un paio di ciocche dal viso... "Come sei diversa... parti all'attacco e sembri una tigre, hai lo sguardo acceso, sprigioni fuoco e fiamme..."

Pensava la stesse prendendo in giro e ha retto il gioco ridendo "Non sono sempre così i miei occhi? Tuoni e lampi, fulmini e saette? Illumino il mare di notte io, non ti ricordi?"

"No... - ha risposto lui senza ridere - io ricordo il buio e le chiacchiere, e pensieri e malinconia... e dolcezza".

D'istinto ha chiuso gli occhi per fermarlo più a lungo possibile quello sguardo che sa tanto di nostalgia... In quanto a lui lo ha messo alla porta accampando scuse banali, per incassare il colpo con dignità.

Il professore usa bene le parole, lui che prepara meticolosamente le sue lezioni scrivendo a mano ogni riga, che organizza seminari più simili ad opere teatrali che fanno il tutto esaurito... Per esserne degna Oscar ogni tanto gli lascia mettere il naso nei suoi appunti, ed accetta persino qualche consiglio... da parte sua con entusiasmo infinito ha letto i suoi nuovi lavori, per ritrovarli sempre più spesso pubblicati sulle riviste che le arrivano in studio. E' fiera e orgogliosa, felice per lui che non ha niente da dimostrare a nessuno.

E lo ammira infinitamente per l'uomo che è ogni volta che lo vede all'opera in ospedale.

Il tempo è poco, ma per quello si trova! Con i primi soldi guadagnati hanno comprato regali per tutti e un sacco di libri per sé e da leggere in pubblico, e con quelli nascosti in mezzo alle altre scartoffie almeno una volta alla settimana si ritrovano seduti vicini, le loro ombre confuse in una sola.

Oscar a volte si incanta a guardarlo, è davvero magnifico con i bambini, a vederli pendere dalle sue labbra sembrano tutti suoi figli.

Lui li capisce, sa parlare dritto al loro cuore. Per lei ormai è come una droga, e anche se non è così semplice improvvisarsi ogni volta diversa loro sembrano apprezzare lo sforzo; l'hanno applaudita e incitata nelle sue imitazioni di Cenerentola e soprattutto delle due sorellastre cattive.

"La strega poi ti viene benissimo!" Alain pensava di farla arrabbiare ma si è dovuto ricredere, quello è il soprannome che usa André e al sentirlo maltrattato dalla sua boccaccia hanno riso di gusto, solo loro due.

In fondo sono sereni, fanno ogni sforzo per sembrarlo e non lasciar trapelare altro. André le sta vicino abbastanza per non lasciarla mai sola, non troppo perché non deve pensare mai più male di lui. Oscar gli sta accanto e di giorno il perché non lo sa, ma sta così bene insieme a lui ed è abbastanza.

E' come una volta, come prima. Le passeggiate sostituite dai passi frettolosi per incrociarsi all'ora pattuita, le lunghe sedute in piscina inseguite come chimere da barattarsi con qualche ora di sonno prezioso.

Ma che importa, sono sempre una squadra. E soprattutto non sbaglieranno mai più!

Nonna Cleo li lascia soli sempre più spesso... l'estate in anticipo fa bruciare di caldo il sottotetto e lei non è più tanto giovane, non lo sopporta con filosofia. Così scappa al mare o alle terme con Giselle che negli ultimi tempi si è ammorbidita, e loro si trovano catapultati in questa strana realtà, normale per loro e anormale per tutti, di vivere insieme con nient'altro in comune che tutto.

A dividerli una cosa sola, un dettaglio stupido... L'amore.

L'amore che non si dice. Non in faccia, a muso duro... ma senza parole e con molti pensieri.

Lei temeraria butta sul tavolo anche qualche invito a cena, solo per pochi amici fidati che non gliene vorranno se il cibo manca di sale, è troppo cotto, o troppo poco. L'allegria e la confidenza non si comprano in drogheria e i ricordi riscattano anche le lacrime di Rosalie, così rare ora che pensa soltanto a diventare una moglie e forse una mamma.

Alla fine si chiude la porta e il mondo e le sue mille contraddizioni rimangono fuori. Loro due dentro, a studiarsi e a rimandare il momento di salutarsi e andare a dormire.

Quando a lei toccherà la solita filastrocca per addormentarsi. E non è semplice inventarne una nuova ogni sera.

Una filastrocca nuova e una scusa diversa per prendere in giro la notte che non passa mai, che le sembra che duri troppo... A volte si gira nel letto e non sa perché, in fondo va tutto bene. Il lavoro va bene, la famiglia cresce, suo padre è in splendida forma e medita di prendersi la prima vacanza da anni.

Allora cos'è?

Il silenzio fa troppo rumore, il buio manda bagliori malsani... allora alza il capo dal cuscino e tende l'orecchio, per capire se è sveglio... lo immagina, il viso sereno e quel mezzo sorriso che non lo abbandona nemmeno nel sonno... sorride anche lei e si accoccola, socchiude gli occhi come un gatto e soppesa la sorte che le ha regalato un uomo stupendo che sembra non chiedere altro che starle vicino.

Non abbastanza, forse. Si volta a guardare il soffitto ed elucubra, allineando i pensieri sul pallottoliere.

Com’è stato che un giorno nemmeno lontano abbastanza da non ricordarlo ha urlato in faccia ad André con tutta la rabbia che aveva di non volerne più sapere di lui?

Difficile a dirsi… E pensare che da un po’ di tempo è lei a rincorrerlo, e sbriciola tracce evidenti così che lui sappia sempre dove trovarla, come raggiungerla. Meticolosa, annota prudente ogni spostamento, orari ed appuntamenti, combina ad arte uscite e rientri, fa in modo che tutto sembri casuale ma non lo è... Per andare insieme in istituto in cerca di vecchi libri impolverati, per incrociare pranzo e cena seduti allo stesso tavolo. Per svegliarsi e andare a dormire, non importa che sia presto o tardi, ma insieme.

Oh mio Dio... lo fai apposta?

Giuro di dire la verità...

E' solo che a volte per prendere sonno si lascia cullare da un'idea ridicola e senza nessun fondamento... Se il suo fosse stato amore? Se lui l'avesse amata davvero, se magari l'amasse ancora?

Se fosse semplice chiederglielo, così per gioco... Mi ami ancora André, mi amavi oppure no?

Forse, potrebbe anche essere...

Ma lei è un avvocato, dovrebbe saperlo che ogni cosa dev'essere dimostrata... Si detesta quando cominciano certi pensieri... la sua coscienza ha campo libero e la tormenta, riesce a scovare gli indizi e le addita tutte le falle, proprio lei così brillante e cinica...

Perché ad essere onesta le prove, quelle... Nessuna.

André e il suo modo di fare gentile ed accattivante, a volte vorrebbe illudersi che fosse tutto solo per lei... invece è lo stesso tono che usa col micio del piano di sotto, con gli studenti... con tutti.

Però lei ha il suo tesoro nascosto, il suo asso nella manica e quello non è di nessuno.

Perché André l'ha baciata. E nonostante mille fioretti ed ottimi proponimenti di quei baci la sua mente ha conservato ogni attimo, ogni piccola stupida sensazione... ha chiuso tutto in fondo al suo cuore come uno scrigno e a volte nel buio della notte lo apre, per sentirsi meno sola.

André l'ha baciata una volta, con furore e disperazione. Ma anche con dolcezza infinita, con trasporto ed ardore. E se non era amore, certo gli somigliava.

E' un bel pensiero, così bello... immaginarsi amati in quel modo quieto, caldo e rassicurante come un abbraccio... E lei gli vuole tanto bene, e sono così amici, certo... Un sospiro e finalmente gli occhi si chiudono pieni di promesse e belle speranze, ma solo fino alle prime luci dell'alba quando con il viso tirato si costringe ad alzarsi per far colazione con lui che da un po' di tempo è così mattiniero e va persino a correre... ma prima trova scuse mirabolanti per tirar tardi abbastanza e aspettare di dirle "buongiorno Oscar", prima di uscire.

Una giravolta e sarà di nuovo sera...

"Buonanotte Oscar, dormi bene André..."

La ninnananna per lei, un bel mal di testa per lui.

Perché anche lui è irrequieto.

Hans è tornato da qualche giorno, l'ha saputo da Alain che ormai bazzica quegli ambienti... A malincuore si è sentito in dovere di avvertirlo, così una mattina ha gettato il sasso e nascosto la mano, attendendo in silenzio l'effetto... ma ad André non importa di lui, che vada o torni in fondo non è importante, non lo biasima.

A lui importa ben altro.

Il pensiero e lo sguardo sono corsi ad Oscar che era con loro e aspettava impaziente il terzo caffè della giornata, scorrendo un elenco infinito di libri da consultare.

Lei ha alzato lo sguardo solo un attimo e commentato "Ah mi fa piacere, Marie sarà molto contenta... ho cambiato idea, chi vuole una cioccolata?"

Incredibile, nessuna reazione, niente... Forse è guarita... eppure non sta tranquillo André, c'è qualcosa di strano nell'aria.

E’ strana lei quando sono da soli, sembra sempre sul punto di iniziare lunghi discorsi che poi soffoca  in fondo allo stomaco, affogandoli tra mille sospiri e parole non dette. E sguardi, a volte la scopre a fissarlo come se non si fossero mai visti prima, come su quella spiaggia su cui tanti anni fa avevano regole certe per ogni confronto.

Ma erano regole scritte sulla sabbia che la prima onda ha lavato via.

Ora le regole sono cambiate e non è stato facile ricominciare. O forse non ci sono regole e il confronto è aperto.

Il libro delle regole, quello ha ancora il suo posto, non serve più a rintuzzare litigi ma soltanto per non perdersi, per definire lo spazio ed il tempo al di fuori del quale si rischia di separarsi e non stare insieme... Per ritrovarsi bastano poche parole, e in quelle pagine bianche c'è spazio per tutto... ammissioni di colpe e pentimenti, e "mi manchi" "non correre, non mi lasciare", "ti amo troppo" o "troppo poco", "ti voglio bene", o "ti voglio soltanto per me"...

"Faresti l'amore con me?"

Vorrebbe chiederlo a lei, a volte... A bruciapelo, all'improvviso, e poi baciarla e tenerla sveglia leggendole il futuro nei fondi di caffè. Magari imbrogliando...

Ma non l'ha fatto. Non può, ha promesso...

"A chi tocca lavare i piatti?"

 

 

Che la vita è cattiva l'hanno sempre saputo... ma questa è un'altra cosa... la punizione, la fine.

Il figlio di Marie sta male, il figlio di Marie non ce la fa...

E un giorno apri gli occhi e ti dicono che lui li ha chiusi per sempre. Quasi un sollievo dopo tanto soffrire. Tanto per tutti, troppo per lui.

Piangono tutti, i bimbi dell'ospedale no. Per loro è normale, la vita o la morte, sperate e invocate, questa o quella... lo sanno che può andare male, non c'è bisogno di spiegare niente. Hanno solo chinato il capo, scrivendo biglietti e colorando disegni in silenzio per il loro amico; hanno detto che non hanno voglia di leggere oggi né di cantare, che gli origami non voleranno. Vogliono solo dormire, pensare, riposare. Risparmiare le forze per contendere alla dea nera quel che resta di loro, e non cedere ancora per oggi.

Piangono gli adulti per quella piccola vita spezzata, piangono le infermiere e qualche medico per quel bambino che ha tenuto la mano ai suoi genitori scongiurandoli di essere forti ed uniti e di non scegliere tra gli affetti... se ne è andato sognando di cavalcare un puledro bianco, volato via come i petali delle rose strappati dal vento d'estate.

Il pianto lo tiene dentro Oscar, per rispetto a Marie e per il dolore che apre in due il suo cuore di madre... per quel grido straziante che non ha lasciato sfuggire alle labbra, nascosto dal suo contegno di donna spezzata. Se ne sta lì dritta e forte accanto al marito in quel posto freddo di luce e pieno di estranei, e per lei ha trovato il tempo per una carezza e la voce per qualche parola "Come sei bella tesoro... mio figlio diceva sempre che avrebbe voluto sposarti lo sai?" Ha pagato il fio di tutte le colpe e lo sa di essere immune, l'inferno per lei sarà la vita di tutti i giorni con un posto a tavola in meno da apparecchiare... per quello l'abbraccio che l'ha vista sparire tra le braccia di Hans non è altro che un miracolo triste alla luce del sole da ostentare davanti a tutti, a quel mondo che oggi non fa caso a loro, soltanto due amici tra tanti.

Come fa a sopportare, perché non urla e non si strappa i capelli?

Il pianto lo nasconde dietro il pudore Oscar, vergognandosi per quello che prova mentre con gli occhi irrequieti cerca André in mezzo alla folla... Lo trova mentre rincuora Nicole, che singhiozza senza ritegno e nasconde il viso tra le mani in memoria di quell'innocente che giocava a chiamarla mamma, ogni tanto. Annuisce alle parole rotte di pianto di lei André, con le mani chiuse sulle sue ed ombre di lacrime tra le ciglia scure... e poi la stringe piano, con rispetto, le mani attente a trasmetterle solo affetto, a non prendere nulla da lei che non sia un po' di quel male di vivere che sembra spezzarli tutti.

Ma Oscar non vede nulla di tutto ciò, i suoi occhi rifiutano di mettere a fuoco i particolari. Vede una cosa sola, la peggiore di tutte. E lo odia, accidenti a lui sempre così calmo e misurato che trova parole per tutti e per lei niente... D'istinto vorrebbe piantarsi davanti a lui e tra di loro, sciogliere quell'abbraccio che brucia le vene come fiele, e dirgli a muso duro "ora andiamo via di qui, portami a casa e lasciami piangere, tienimi stretta fino a domani!"

Quasi senza pensare un passo, un altro... Ma subito il guinzaglio dell'obbedienza si tende e schiocca, non molla... Fermati, che stai facendo? Spaventata, si accorge di Alain che la osserva, le mani in tasca e l'espressione indecifrabile di un avvoltoio e non certo di un alleato... Il contegno le toglie forza e il coraggio si scioglie come neve al sole di fronte a quel viso di ghiaccio... Ne è sicura, Alain lo sa, sa tutto di quello che non è mai stato tra loro... da un po' la guarda in modo strano, quasi volesse metterla alla prova, cogliere in fallo le sue debolezze e poi magari rinfacciargliele tra uno scherzo e una fiaba... In fondo da quel primo giorno di scuola Alain tifa per André, e non è solidarietà tra maschi. Semplicemente Alain ha capito chi è il migliore tra loro e aspetta lei al varco per mostrarle tutti i suoi errori. Ma non le importa poi molto, perché in questa notte che stilla dolore ora Oscar in silenzio piange per sé, perché si è tradita e ora non potrà più guardare André in faccia come se niente fosse. Questo solo conta, ad Alain può persino dare ragione ancora prima che chieda qualcosa... "Sono possessiva, lo sono sempre stata... prendo una cosa e decido che è mia, che non voglio dividerla con nessuno... il mio cavallo, il pianoforte, la mia vecchia trottola... mio fratello se fosse vivo, il mio amico più caro. Ma non voglio fargli del male, credimi almeno tu...”

Alain ormai non si stupisce più di niente... e vorrebbe dirle "Allora lasciati andare tra le sue braccia, di che hai paura... Che non ti ami più, che non ti ami abbastanza? Chiediglielo..."

Ma lei ha la mente lontana, se fosse sicura che nessuno la vede scapperebbe e invece in silenzio attende facendosi male che André si ricordi di lei e le regali ciò che resta di questo giorno.

"Ho lasciato il racconto a metà, capisci? Lui mi aveva chiesto di continuare ma a me bruciavano gli occhi e gli ho promesso che avremmo finito giovedì prossimo... E ora, ora come farà povero piccino... Chi gli leggerà le fiabe?"

Nicole piangeva tanto stasera, sembrava non avrebbe smesso più... Con il capo chino ed i capelli a nascondere il viso, le spalle curve, sembrava così fragile, così facile da consolare... Si è lasciata abbracciare e stringere come un cucciolo, per un attimo André ha pensato che quell'abbraccio sarebbe durato per sempre per quanto era semplice ed incondizionato... ha pensato che è meraviglioso stringere una donna sul petto quando non sembra chiedere altro.  Ma un brivido gelato gli ha fermato il cuore quando l'ha vista in un angolo con il fiato sospeso e lo sguardo spaventato, l'ha sentita entrargli dentro con gli occhi e in un guizzo quella stretta è diventata una catena da rompere, un peso insopportabile...

Oscar... un momento e sono da te... un momento solo...  

Con circospezione ha sciolto l'abbraccio e accompagnato Nicole a sedersi mormorando qualcosa di sconclusionato, una parola sola che gli balugina in testa...

Oscar, Oscar ha bisogno di me, devo andare...

Si è avvicinato con un sorriso pallido, sfiorandola appena...”Ti dispiace se andiamo a casa?" Timido, perché nonostante tutto sente di averle tolto qualcosa e quelle poche parole sono tutta una vita per lui.

"Non mi importa di dove andiamo, solo portami via..."

Lei annuisce grata e si lascia condurre, apatica, convinta che sia l'abitudine a governare i gesti di André che le danno sollievo, respiro... Quel cercarle la mano con fare insistente quando le braccia segnano il passo, quella carezza lievissima delle sue dita sul polso sottile. Lei stringe il pugno e lui gioca a sciogliere piano quel nodo, si insinua e l'ha vinta ogni volta. Anche ora, in questa notte in cui nessuno dovrebbe star solo a portare il suo giogo e André serra la mano attorno alla sua, piccola e fredda. Il laccio si torce attorno alla gola e ora fa male ad entrambi, lui si sente morire e lei si domanda come vivrà ora che sa di non avere più scuse.

Riflette amara che pensava bastasse, che camminare accanto a lui fosse abbastanza. Invece no, le sue mani vorrebbero di più, i suoi occhi non ne hanno mai abbastanza e non vorrebbero nemmeno piegarsi al sonno, per non perdere nemmeno un istante... e il buio può sopportarlo sì, ma solo con lui.

Forse la vita per lui ha in serbo altro, forse una donna e un altro amore in cui potersi specchiare, riconoscere. Di cui gioire, per non soffrire.

Ma fino ad allora nel mondo dei sogni e oltre la soglia di casa per lei André è solo suo...

"Che freddo qui dentro..." Oscar entra e con le spalle alla porta chiusa senza parlare gli tende le braccia... pregando in silenzio che lui capisca, e risponda. Che la stringa forte e la faccia sentire al sicuro... che le regali un'altra piccola pietra preziosa da rimirare quando la notte è troppo lunga.

André percepisce nell'aria il dolore che chiede silenzio e rispetto, ma non riesce a scacciare la gioia sottile che si impadronisce di lui mentre la fa sparire in una stretta possessiva e tenera. Lei che non piange mai davanti a nessuno sembra così diversa, così vera e unica...  Inspira piano per non disturbare il suo amore che piange, perché duri più a lungo possibile. Perché lei possa fidarsi e affidargli il suo cuore, come una volta. E se è uno sbaglio, se non va bene, se è contro le regole e i giuramenti avrà tempo per chiedere scusa domani, ma ora no... Non chiederà scusa a nessuno se le accarezza le mani e bisbiglia qualcosa per farle coraggio, le sfiora la fronte in un bacio maldestro per capire se è vero, se lei è davvero così vicina... che importa dei brividi, della stanza che gira, delle gambe malferme e del cuore che sembra deciso ad esplodergli in petto.

Lei è viva tra le sue braccia.

Oscar si aggrappa meglio che può e si vergogna perché è felice. Le campane risuonano lugubri in lontananza, ma lei è troppo impegnata a contare i battiti del cuore dell'uomo che è stato suo amico fino a ieri, a stamattina.

“Stringimi – mormora piano – fa così freddo stasera...” Senza sapere il perché… Sa solo che ne ha bisogno, che morirebbe se lui le dicesse di no.

Seduti in due sulla stessa poltrona, non capitava da quando erano ragazzini… Quanto tempo è passato, da più di un'ora lei ha firmato la tregua ed arresa riposa tra le sue braccia, le mani aperte come due stelle marine a saggiare il suo corpo robusto, il viso affondato sulla sua spalla. Si sente un po' brilla come se avesse bevuto del vino leggero, stupida... stupidamente felice.

E' da pazzi in una sera così, quando la vita ti mostra il peggio di sé? E' da pazzi sorridere agli angeli con gli occhi chiusi, appena umidi di lacrime... barattare il dolore con qualcosa di nuovo e non sapere se piangere per la tristezza o per la gioia di ritrovarsi così vicini, nonostante tutto?

"E' da pazzi secondo te?" La voce stentorea che sfrigola piano il silenzio umido e vuoto di mezzanotte... parole senza senso che spera lui capirà, lui e solo lui... Se l'amico non se la sente potrebbe cedere il posto a qualcosa di nuovo, potente e imperioso. Un uomo che possa spiegarle cos'è la follia che l'ha invasa stasera ed all'improvviso ha cambiato le carte sul tavolo... che riconosca la donna che si lascia abbracciare così, e la chiami per nome…

Che le dica perché vorrebbe tanto poterlo baciare, ora…

"No Oscar, non lo è" Ha capito André... l'amico e anche l'altro uomo... è ora di rompere tutti i sigilli ed infrangere vecchie promesse.

"Ma forse non ne ho il diritto..." Alza gli occhi verso di lui, l'unico che può assolverla ora o mandarla al confino enumerando colpe e mostrando le prove, le troverebbe nei suoi occhi...

André nello sguardo non cerca colpe ma solo conferme... "Sì che abbiamo il diritto... di fare errori e di perdonarci, non lo saprà nessuno, solo io e te". Lo dice con fare tranquillo e assorto, ci sono così tante parole negli occhi di lei adesso... avvicina il viso a quello di Oscar perché possa sentirne il calore e indugia abbastanza perché non debba sentirsi obbligata ad osare. Perché smettere di soffrire sia facile e dolce, come un sospiro o ridere piano nel buio.

Lei alza lo sguardo pieno di lacrime consolatorie e dolci, potesse credergli, lo vorrebbe così tanto ora...

Ma c'è ancora una cosa da fare prima di tutto, non può più aspettare... Quella cosa che non la lascia dormire, quella voce che insorge piano quando non vorrebbe e la costringe a fare i conti con il vuoto che ha dentro vuole un nome, e il posto che le spetta da sempre.

Ebbene sia, la verità senza sconti e senza scuse, sa dove cercare, non ci vorrà molto...  Afferra il coraggio che trova intorno a sé e prega di non impazzire mentre chiude gli occhi, e per un secondo posa le labbra su quelle dell’uomo che le sta accarezzando i capelli, la chiama per nome ed ha gli occhi più dolci del mondo e le mani di André.

E ora davvero non ha più dubbi.

E' venuto il tempo, è così. No, non è da pazzi parlare d'amore.

Anche senza saperlo.

 

 

pubblicazione sul sito Little Corner del marzo 2007

 

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