Il signore del mare
parte VII
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"Il gorgo"
"Mi servono nome e data di nascita per l'accettazione... a proposito qual'è il vostro medico di famiglia?"
"SIGNORINA? Ma mi sta ascoltando, le ho detto che...”
Il sudore ghiacciato avviluppa il mio corpo, mi opprime e non respiro... a stento metto a fuoco quella donna orribile vestita di verde che picchietta nervosa con la matita sul lungo bancone di formica...
Deve essere un incubo... sto sognando, ora mi sveglierò e metterò fine a questa stupida farsa. E dovranno smettere tutti di tormentarmi, perché non sono io, non siamo noi, non è mio padre quell'uomo che si sono portati via, il viso contratto e livido, i denti serrati in una smorfia orribile che lo fa sembrare un pazzo, un vecchio.
Svegliatemi, voglio svegliarmi! Ho paura... che sia vero, e sia colpa mia.
Oh papà cosa ti ho fatto...
Quella continua a pestare tasti e intanto mi indica una sedia con malagrazia, "Aspetti lì, qualcuno la chiamerà"... Poi sparisce anche lei dietro quella porta.
Non voglio star sola, non voglio pensare, non voglio ricordare quello che è accaduto, e il gorgo che ci ha inghiottiti e ci ha condotti fin qui. E' stato poche ore fa eppure mi sembra passata una vita, e certo non era la mia, ma quella di due strani commedianti, che giocavano a fare il padre e la figlia.
Siamo usciti presto a cavallo, come desiderava lui. Lo desideravo anch'io da tanto, da tutta una vita ma non avevo mai osato chiederlo. Mio padre era sempre troppo occupato a fare qualcosa di meglio che stare con me e io mi ritiravo in ultima fila ad aspettare che arrivasse il mio turno.
E' stato bellissimo, all'inizio... caracollavamo senza meta seguendo il sole che stava per sorgere, calpestando l'ombra scura dei nostri pensieri, ed ascoltando l'eco di due menti troppo simili per non sentire la mancanza di qualcosa di diverso. Senza accorgermene in un attimo mi sono distratta a pensare alle volte in cui ho visto l'alba insieme al mio migliore amico, facendo finta di non sentire la fitta improvvisa che mi ha attraversato, l’angoscia strisciante che si è materializzata dentro al mio cuore... mi fa male accidenti, perché fa così male? Sono qui per dimenticare e farmi dimenticare e non per riscuotere crediti da una vita che ho rinnegato...
In un'alba appena attutita dall'umidità afferro al volo la voce lontana di mio padre, qualche metro avanti a me...
"Allora Oscar Françoise, raccontami quest'ultimo anno... so che la tua pratica sta andando benissimo e che scrivi molto per le riviste, mi raccontava quel giovane medico che hai fatto un ottimo lavoro...”
Che effetto strano, sentir parlare di me e di lui... suona stentoreo e falso, come se fosse un'altra storia, la vita di un'altra. Con un gesto vagheggio e pianto i talloni nei fianchi del mio cavallo sperando che mi porti via, lontano da lì. Lontano da quella donna che nessuno vuole e per cui nessuno spende un solo pensiero, che giace dimenticata nel fondo della mia anima che non la rimpiange da tempo, che muore d'inedia d'amore e ne gode. Ma mio padre non molla, e scava, scandaglia, fruga... confessa.
"Sai Oscar, io lo so di aver sbagliato tutto con te… è da tanto che volevo dirtelo, ma a volte è difficile dirsi le cose più semplici. Sono stato duro e severo senza mai concederti un solo errore e ti ho portato via la tua fanciullezza educandoti come se fossi di mia proprietà, come se fossi un rimpiazzo. Ti ho fatto scontare colpe che erano mie, ti ho obbligato ad avere paura di me. Ad essere un'altra persona, per me... Avrai pensato ad uno scherzo o un capriccio, e invece la cosa più assurda era che io pensavo davvero di poterti proteggere meglio tenendoti lontana dal mio affetto, e anche da me. Non mi rendevo conto a cosa ti chiedevo di rinunciare, che ti impedivo di volermi bene! Per anni mi sono comportato come se io e te fossimo estranei, due sconosciuti... Credimi Oscar, io ti ho sempre voluto bene, con tutta l'anima! Ho sempre desiderato il meglio per te e ora che mi rendo conto di quanto posso averti fatto male certo non sono fiero di quello che ho fatto... spero solo che tu mi possa perdonare, e che si possa ricominciare da capo, e comprendersi. Tu sei mia figlia, la mia bellissima figlia...”
Sono senza fiato! In quattro parole, mio padre spiega al mondo che ancora sonnecchia la mia povera vita… io tra le mani ora stringo la sua…
“Papà ascolta io non ho nulla da perdonarti… Anzi forse devo ringraziarti, l’educazione rigida che hai scelto per me non mi ha certo impedito di crescere né di sbagliare… però mi ha resa forte abbastanza da lasciarmi gli errori alle spalle e rialzarmi senza appoggiarmi a nessuno… forse mi hai risparmiato qualche dolore di troppo, non credi?”
Non sono brava a parlare ma forse potrebbe bastare, se solo il sole si sbrigasse a diradare la nebbia… Mio padre sembra euforico e pago della mia arringa, e senza ritegno ricomincia… ma dove eravamo rimasti?
“L'avvocato de Girodel mi ha detto che Victor ha iniziato a lavorare in studio con lui... è molto bravo, presto gli lascerà la direzione. Mi ha detto anche che sarebbe felice che tu lo affiancassi. Sa che sei bravissima, e io non ho potuto far altro che confermare. Sono fiero di te, non sai quanto... e per te sarebbe un'ottima occasione, il suo è uno studio famoso, si dice uno dei più importanti di tutta la Francia! Gli ho detto che ci avresti pensato, così appena terminato il biennio potrai presentarti da lui! Vedrai, farai una brillante carriera!"
Rabbia, orgoglio... si mischiano e schiumano dentro il mio sangue, che fugge via dal viso...
Lo sapevo che c'era il trucco, il trabocchetto... Come sempre, con una mano mi dai per togliermi tutto con l'altra... Sei orgoglioso di me, e mi tratti come una bambola stupida senza occhi, senza cuore. Pensi per me, decidi per me...
No, accidenti no, sono tua figlia ma non ti devo nulla, non sono una tua proprietà... perché mi tratti così?
Dio... per quello che è accaduto subito dopo, non sconterò mai abbastanza.
E' stato orribile, gli ho detto cose orribili, per liberarmi dall'oppressione di anni, dall'idea di non essere mai stata amata o libera, di essere solo un fantoccio... urlando, perché potesse sentirmi l'intero creato l'ho minacciato, irriso, sfidato...
"Non farò niente e non mi presenterò a nessuno! A me non interessa la fama, non mi importa di fare carriera. E sai quel che me ne importa di lavorare nel primo studio di Francia? Ci penso da tempo, credo che non terminerò la pratica, cercherò uno studio cui serva un tecnico o una segretaria e andrà benissimo... del resto papà, il giurista vero non insegue fama o fortuna, dovresti saperlo... ma forse a te certe cose fanno ancora gola nonostante tutto... e poi la figlia femmina è un peso e va sistemata in qualche modo perché da sola non combinerà nulla di buono, vero? Mi dispiace di creare tanti problemi, un maschio avrebbe trovato il suo posto nel mondo da solo..."
Dopo anni di silenzio rabbioso, il veleno è uscito e l'ha colpito dritto negli occhi.
Paga, con il viso acceso e l'adrenalina che correva al posto del sangue come un cobra ho inferto il mio morso, e poi atteso... Attendevo la sua mossa... come nelle partite a scacchi, come fosse un duello.
Per un attimo ho pensato che mi avrebbe ucciso.
Invece no. E' crollato il mondo, ed assieme alla volta del cielo mio padre e il suo povero cuore hanno ceduto, di schianto... un mugolio, e quell'espressione curiosa, meravigliata... si è portato le mani al petto e l'ho visto afflosciarsi a terra davanti ai miei occhi.
D'istinto mi sarei gettata sulla pira, pronta a sacrificare la mia vita in nome del padre cui avevo deciso di rinfacciare tutti i peccati del mondo... invece sono rimasta impietrita a guardarlo soccombere davanti a me, col dubbio di dover confessare subito le mie malefatte per riscattarlo.
Del resto, di quello che ho fatto ricordo ben poco... ho gridato, pianto, sono corsa a casa a perdifiato per chiedere aiuto a qualcosa che fosse vivo...
Le mani caritatevoli della mia balia, le sue premure non sono valse a niente. E' arrivato il medico, il suo viso serio e dalle sue labbra nulla di buono, e poi la corsa, l'ospedale.
I muri dell'ospedale, le porte dell'ospedale. Il puzzo dolciastro dell'ospedale.
Sono qui da stamattina e sono sola, lui è da qualche parte dietro una porta chiusa che gioca a dadi con la sua sorte... in pegno, la vita o la morte...
E' colpa mia...
"E' colpa mia...”
L'ho ripetuto anche a Giselle, che si è accorta di me sentendo l'ennesima infermiera compitare il mio cognome e sbagliarlo, come fosse un rebus inestricabile... Professionale, con il suo camice inamidato di fresco e i capelli raccolti non sembra la solita arcigna megera... è tanto che non ci vediamo, e questo è il suo territorio.
"Cosa fai qui Oscar, sta male qualcuno?"
"Mio padre... ha avuto un malore questa mattina... credo sia il cuore, ma nessuno mi dice nulla da ore...”
Un sorriso appena accennato, il viso rimane impenetrabile...”Aveva avuto altri episodi? Avete casi in famiglia?"
E' inutile, taglio corto, l'anamnesi è semplice e si chiama "figlia ribelle"...”E' stata colpa mia, stavamo discutendo..." Abbasso gli occhi, ma faccio in tempo a cogliere nei suoi un lampo che vale il silenzio di anni... Giselle ha sempre pensato che sono superba e piena di boria, e ora ne ha la conferma.
Ma non sembra importarle granché...”Stai tranquilla, ora vado io e a me dovranno dire qualcosa..." Mi stringe la mano e sparisce. Dietro quella porta.
Non faccio in tempo nemmeno a dirle grazie per quanto sono sorpresa da lei, l'angoscia mi ha fatto dimenticare le buone maniere. L'attesa mi logora, se solo mia madre fosse qui... Mi domando se qualcuno abbia pensato ad avvertire, a dirle che faccia presto... papà potrebbe...
NO! Non voglio, non può essere, ho tante cose da dirgli ancora...
Non gli ho chiesto scusa... non gli ho mai detto che gli voglio bene... Non farò in tempo!
Mi sento svenire... La mia bocca articola un suono innaturale, in un attimo il mio corpo si infrange sul pavimento gelido... piovono lacrime sulle mie mani, e mi vergogno ma non so smettere, non smetterò più... Il corridoio corre verso di me, mi viene addosso, i muri si stringono e mi soffocano...
Perché nessuno mi aiuta?
In un gioco di specchi un'ombra scura che mi sovrasta, so di averla già vista... Una mano, sulle mie mani... un'altra che sposta i capelli che spiovono sul mio viso, e mi porge qualcosa per lenire il pianto, asciugare il dolore...
André...
Articolo, balbetto stranita...”Ma cosa fai qui, come facevi a saperlo...”
"Mia zia, è venuta a chiamarmi e sono corso subito... vieni, sediamoci...”
Lo seguo come una bambina e mi accomodo alla meglio in sala d'aspetto. Ho la mente ottusa e imballata, i pensieri turbinano e non trovano ordine... mi viene una cosa sola... che sono felice che lui sia qui, ora...
La prima cosa che ti viene in mente è quella giusta, di solito...
"Sono contenta che tu sia qui, non sai quanto...”
Annuisce, e mi stringe la mano... all'improvviso mi sento al sicuro, come se niente potesse più andare male oggi. Forse mio padre non è tanto grave, forse io non sono un mostro...
André mi studia...”Vedrai che andrà tutto bene... Ora vado a prenderti qualcosa da mangiare e un the bollente, scommetto che sei a stomaco vuoto...”
In effetti sì, ma prima che lui ricominci a farmi da balia forse dovremmo parlare, spiegarci...
Sono tre settimane che non ci vediamo, da quella sera.
Da allora, un vago senso di colpa sedimenta in fondo al mio cuore. Sono scappata da te per farti un favore, ho detto... ma non cambia molto fra noi, perché in fondo tu sei sempre stato con me. Ti guardo, e vedo il solito amico che mi sorride e mi allunga un panino ingiungendomi "Mangia o ti giuro che chiamo la nonna..."
Non sei mai cambiato, non è cambiato niente per te, come se non fosse stato nulla, se non ci fossimo lasciati graffiandoci il cuore a vicenda. E il mio sanguina ancora...
Tu sembri sereno, davvero. Non sembri un uomo che soffre e il tuo sorriso è sincero, il sorriso del mio amico André.
Dopo tutto, forse non era amore...
Sono contenta... Per te, come per me, non era amore ma solo un'idea sbagliata, si vede che io e te di sentimenti capiamo poco e loro si fanno beffe di noi, ci irridono...
Mangio tutto da brava ma continuo a fissare la porta con il cuore in gola... Sono così stanca, come se avessi vissuto due vite e impercettibilmente poso il capo sulla spalla di André, e chiudo gli occhi.
E' incredibile...”Come mai quando mi siedo vicino a te finisce che mi addormento?" Bofonchio ritrovando per qualche istante un po' dell'antica baldanza, mi accomodo meglio e non gli ho nemmeno chiesto come sta, cosa ha fatto in questi giorni che a me sono parsi infiniti senza di lui... Cosa fa qui stasera...
"Perché sono il tuo sedativo naturale, molto meglio di una tisana o di una coperta calda ricordati!" Lo sento ridere, mentre scivola sulla sedia per farmi posare oltre il capo anche il cuore.
Non avevo dimenticato quanto è bello stare in silenzio con te...
"André quando torni? Tra poco è il tuo turno, tocca a te leggere!"
Sobbalzo e il silenzio diventa un pallido ricordo, rotto da una vocetta imperiosa che arriva dal basso e mi fa sobbalzare. Con il cuore che accelera per lo spavento cerco di mettere a fuoco e capire a chi o cosa devo tanto interesse, e mi trovo due paia di occhi puntate addosso...
Sono due bimbe che sfoggiano fantasiose tenute da notte, una grandicella, l'altra decisamente piccola ma con l'aria sveglia e un po' scocciata... regge un libro più grande di lei e ora sta guardando André con fare imperioso e implorante, senza degnarmi di alcuna attenzione.
Ma che vuol dire? Non so il perché ma mi viene da ridere, mentre André con naturalezza si inginocchia davanti a lei, a perfetta altezza bambino... avvicina il viso al suo e con un dito le sfiora il naso spruzzato di lentiggini, "Tu dovresti proprio essere a letto mi pare..."
La più grande avvampa, ma la piccola non molla "Ti abbiamo aspettato, devi finire la favola di giovedì! Una promessa è una promessa!" Scuote il capo, con un'impagabile cruccio da grande attrice che pare attendere solo gli applausi dalla platea... André per un attimo lascia sfuggire un sorriso divertito, ma si trattiene con maestria "No cara, stasera temo non potrò accontentarvi... Devo fare compagnia a questa mia amica, vedete?" E indica me... di nuovo quelle due paia di occhi e non sembrano paghe della spiegazione...
"Sei malata anche tu?" Finalmente la bimba più grande trova il coraggio di dire qualcosa... io non capisco molto, ma quell' "anche" mi suggerisce che le due piccole non sono scappate ad una festa in pigiama, no...
"No, è malato il mio papà e io avevo paura a stare da sola".
In poche parole infantili, la verità.
Loro si guardano e poi annuiscono, comprensive... la più piccola si avvicina un pochino, "anche io all'inizio avevo paura delle siringhe, ora invece non piango più!" Mostra, con orgoglio i cerotti colorati sul suo braccio, "questi me li hanno messi oggi!" Ride orgogliosa.
Dio, che pena...
"Sei stata brava, ora piccole tornate nelle vostre stanze, d'accordo?" André senza attendere le affida a un'infermiera, mi fanno ciao con la mano prima di sparire dietro alla porta degli inferi.
Guardo André interrogativa, e lui sorride "Ebbene sì, mi hai scoperto... sono un cantastorie... con altri volontari ogni tanto organizzo attività ricreative per i reparti di pediatria..."
Lo guardo attonita... e non mi basta... da quando, con chi...
"Perché non me l'hai mai detto?"
"Ho iniziato dopo aver fallito quell'esame, ti ricordi? Non ero fiero di me stesso, mi sembrava di aver perso tempo per niente, in maniera futile. Per caso incontrai Nicole in biblioteca, cercava libri di favole e cose simili. Le chiesi il perché, così tanto per parlare e mi spiegò che una volta laureata intendeva occuparsi dei bambini che crescono in ambienti "a rischio" come gli ospedali o le carceri. E che da volontaria, due volte alla settimana veniva qui per darsi da fare".
Si ferma un attimo, e mi guarda come per farmi incassare il colpo. Di tutto questo che mi pare meraviglioso una cosa sola suona stonata alle mie orecchie, Nicole...
"Vedi Oscar, io da bambino sono stato in ospedale per periodi lunghissimi e so cosa si prova... credimi, ci sono momenti in cui ti scordi davvero chi sei o cosa sei. Ti senti un vegetale senza una vita, senza diritti... io avevo mia nonna che non mi lasciava il tempo di pensare a nulla che non fosse guarire, ma non tutti sono fortunati... così quando mi ha proposto di unirmi a loro ho accettato senza pensarci...”
Loro? "Loro chi, scusa?"
"Beh siamo in tanti, pensa che persino Alain ha accettato di fare il clown ogni tanto e dovresti vederlo, è perfetto... riesce a far ridere i bambini senza aprire bocca, solo con le sue smorfie... Rosalie ci sa fare con gli origami, ne appende ovunque; Nicole poi è molto brava, suona per loro e a volte organizza recite, festicciole... io non sono molto dotato per cui come hai sentito sono il lettore ufficiale..."
Sono ammirata, sbalordita... di fronte a questo mondo che non conosco mi sento inadeguata, mi domando dove sono stata fin'ora, come ho sprecato il mio tempo... e perché non mi abbia mai parlato di niente...
"Perché non me l'hai mai detto, avrei potuto aiutarvi in qualche modo..."
"Beh tu eri occupata, le ricerche e il resto, e non mi sembrava il momento adatto!"
C'è l'ombra di un vago rimprovero in quelle parole... ma me lo merito, io che ho dubitato e sono entrata in camera tua una sera in cerca di indizi... mi accorgo solo ora di quel profumo strano che avevi addosso. E' questo, è l'odore dell'ospedale...
"All'inizio pensavo di farlo soltanto per loro, per compensarli di quello che la vita si è presa e non restituirà. Poi mi sono accorto che non è esattamente così, lo faccio anche per me, perché mi fa stare meglio. Mi rendo conto che quando esco di qui i problemi mi sembrano meno grossi, a guardare il mondo con i loro occhi... Sai, per i bambini la realtà è una sola, non ha paraventi. Bianca, nera... a volte anche rosa!"
Non so che dire... mi guardo le mani, ma André è sempre stato indulgente con me...
”Quando tuo padre starà meglio, se vuoi ti porterò con me, sarà divertente... e poi non dura a lungo, il coprifuoco è rigidissimo e le infermiere molto severe!" Mi strizza un occhio e capisco che quei bambini probabilmente attendono ogni favola con trepidazione. André strega i bambini e ammansisce draghi, convince gli adulti che cavalcare sogni non è poi così complicato... André è il signore del mare, e io una povera sciocca senza illusioni.
"Il mese scorso c'era anche il bimbo di Marie, avresti dovuto vederlo con Nicole... per quanto somiglia a sua madre la chiamava mamma bis e le stava in braccio tutto il tempo..."
Mi riscuoto abbastanza per fermare lo sguardo sull'espressione del viso di André... quanto calore, forse è un gioco di ombre, eppure mi pare di cogliere in lui qualcosa di nuovo ogni volta che Nicole gli attraversa la mente... In fondo cosa ci sarebbe di strano, se penso che lei per una sola parola di André anni fa cambiò vita non dovrei essere così stupita. E' solo un pensiero, ma mentre la mente arrogante lo scarta il cuore cerca di farsene una ragione, come se fosse davvero affar mio...
In fretta mi assolvo e decido che è vero, è così... Gli affari che toccano il cuore di André lasciano il segno anche al mio, è un solco tracciato da un fiume di lacrime ma mai così vero e reale. E poi non c'è niente di male, dopo tutto siamo ancora amici.
Dopo tutto.
Incredibile, sono così presa dal farmi piacere l'idea di André e Nicole che da qualche secondo non penso nemmeno a mio padre... vengo strappata al mio cupo egoismo dal rumore di quella porta che si riapre. Giselle ne esce con un paio di loschi figuri vestiti di bianco, e io che mi sono sempre vantata del mio coraggio non riesco nemmeno ad alzarmi. Solo aspetto...
Sorride, e si siede vicino a me...”Tutto bene cara, tuo padre si è svegliato e sta molto meglio... è un uomo fortunato, si è trattato di un episodio, solo un malore forse dovuto al freddo, nulla di grave... il cuore non è sofferente né lesionato, gli faremo altri esami ma potrà tornare a casa presto..."
Mi alzo di scatto e subito ricado con la testa che gira e le energie che scappano via...”Cara fai attenzione, o dovremo ricoverare anche te..."
Non trovo abbastanza fiato per ringraziarla, e sfogo la paura con un fiotto di lacrime, un altro. E' un'altra Giselle questa, che mi accarezza i capelli come fa Cleo e mi incoraggia "Vuoi vederlo? Solo cinque minuti, per non affaticarlo... ha chiesto di te, ha paura che tu ti sia spaventata..."
Le ali ai piedi, certo che voglio... non avevo mai fatto caso a quanta paura ho degli ospedali, e mi affaccio alla porta di questa stanza grigia come una bambina...
André si ferma sulla soglia "Vi lascio soli, Oscar..."
"No, ti prego entra con me, da sola non me la sento...” Ho la voce che trema, e lui non riesce a dirmi di no.
Eccolo, mio padre. Mi sembra così invecchiato... ha il viso sgualcito e la barba di un giorno, lui così rigoroso e attento ai dettagli... mi si stringe il cuore, e non so cosa dirgli.
Lui sì... mi guarda, e mi tende una mano. Gli occhi sono fieri, limpidi, la voce ed il tono gli stessi di sempre "Oscar, sono contento di vederti... mi dispiace di averti spaventata, non mi era mai successa una cosa simile... e faremo in modo che non accada più!"
Faccio di tutto per non piangere davanti a lui, mi accoccolo al suo fianco e lo contemplo, mio padre... lui guarda alle mie spalle e inaspettatamente si illumina, "André meno male... poi la riaccompagni tu a casa, è molto tardi..."
Il vecchio lupo non ha perso il vizio, e questo più di ogni cosa mi rassicura...”Papà - balbetto - volevo dirti, io non volevo dire tutte quelle cose..."
Mi ferma con un gesto deciso "Oh, ma è stata solo una discussione accesa e combattuta e tu ti sei difesa benissimo!" Guarda André, sorridendo "Ancora pochi mesi e tutti conosceranno la nuova principessa dei tribunali, mia figlia!"
André annuisce, io mi preoccupo "Papà la dottoressa ha detto che non devi agitarti, ti prego... promettimi che te ne starai tranquillo, che farai quello che dice il medico... io torno domani mattina, verrà anche la mamma e..."
"Ti proibisco di ripresentarti qui prima di un giorno, sei stanca e devi riposare!"
"Io vorrei...” Vorrei rimediare...
"Io non ho bisogno di niente... avanti, ora andate a casa ragazzi..."
D'impulso gli scocco un bacio sulla guancia, e scappo, fuggo perché non voglio che mi veda piangere ancora... André chiude piano la porta, e mi guida attraverso scale e corridoi vuoti, scuri, illuminati da gelidi neon che rendono i visi irreali, gli occhi spenti.
Mi vergogno, con le sue parole mio padre ha praticamente obbligato André a riportarmi a casa come se fossi la sua sorellina sperduta... e magari aveva di meglio da fare.
Mi mordo la lingua, poi testarda parto all'attacco "André, senti, posso tornare da sola, tu magari avevi un impegno..."
Lui mi guarda, interrogativo e mi sento in dovere di continuare "Voglio dire con i tuoi amici, Nicole..."
Ecco, l'ho detto. Lo guardo con la coda degli occhi, mentre mi accomodo sul sedile accanto a lui e noto che non gli sto lasciando molta scelta...
"I miei amici? Guarda che molti sono anche amici tuoi... e comunque no, sarei andato a casa... ho avvertito nonna Cleo e non ci sono problemi. Non ti avrei mai lasciato tornare da sola, con il rischio che tu attacchi briga con qualche ubriacone in cerca di avventure!"
Mi osserva e a quel vecchio ricordo scoppiamo a ridere... la prima volta dopo tante lacrime! Che bello, bellissimo...
Allora, pace come quando eravamo due ragazzini? Si può fare la pace, dopo la guerra. Ma dopo una dichiarazione d'amore?
All'improvviso, ormai siamo quasi arrivati come in trance gli sfioro la mano...”Ti dispiace fermarti? Ho bisogno di fare due passi..."
E così, sulla via verso casa gli racconto tutto, del litigio con papà, delle sue pretese, dei miei rifiuti...
"Io so fare solo male. Ho fatto del male a mio padre... ho fatto del male anche a te..."
Mi sorride, lontano... "E io allora? Smettila di pensare di essere il centro dei mali del mondo, non sei mica tanto importante, lo sai?"
E si fa più vicino fino a sfiorarmi, a sostenermi.. ma il mio orgoglio ferito ha bisogno di cure stasera e insisto ancora un pochino...
"Dimmi André, che devo fare? Io non voglio finire a stendere testamenti di vecchi ricconi o peggio..."
Lui mi sorride, lontano...”Vedi, io credo che tuo padre si stia solo preoccupando per te, del tuo futuro. Hai lavorato tanto ed è un peccato che tu abbandoni ora, sei così vicina a coronare i tuoi sforzi... e per il resto, lui non vuole pensarti sola e Girodel comunque è un buon partito..."
Scherza, o parla sul serio... mi inalbero subito, e mitraglio sconclusionata "Ma che dici? Io voglio fare l'avvocato è vero ma il resto che c'entra? E poi non mi interessa Victor accidenti, che c'entra Victor?"
"Ah per conto mio Victor con te non c'entra niente... E se vuoi saperlo nemmeno io lo amo granché..."
La mia furia muore di morte dolce quando lui fa così...
Dio, ora la bambina sono io, rossa in viso e con gli occhi sgranati... un attimo fa ero pronta a sbranarlo come se niente fosse e ora invece mi sento leggera, fa freddo ma non importa, da qualche parte la primavera è nell'aria.
"E tu? Che vuoi fare da grande?"
André si ferma un attimo, e guarda avanti a sé come se il futuro lo vedesse, avesse un viso e due occhi...”Io voglio insegnare... secondo il mio relatore, forse potrò concorrere al posto di assistente e non essere solo un rincalzo da mezza stagione. Certo non si diventa ricchi e famosi, ma non mi importa! E poi Oscar, onestamente non posso permettermi di farmi mantenere ancora a lungo… è ora che io comincia camminare da solo, e l’idea non mi dispiace affatto…"
Abbasso gli occhi a precipizio, perché mi vergogno… Non ho mai preso in considerazione certi aspetti prosaici della professione che ho scelto, i costi e i tempi… come se mettendomi al mondo mio padre avesse firmato un assegno in bianco, avesse contratto un debito eterno con me… E invece André i conti li fa con la vita da sempre, ed il suo credito è uno di quelli che non si riscuotono facilmente…
Eppure sento che ha scelto bene! E' nato per farlo, da sempre quando parla soggioga tutto e tutti con il suo fare suadente, la sua voce gentile...
"Sarai bravissimo, il migliore!" Lo dico con il cuore negli occhi, e spero che lui se ne accorga... cambiare strada sarà il nostro addio, ma sarò con lui per tutta la vita.
"Era dai bei vecchi tempi che non camminavamo al buio..." mentre inspiro l'odore umido della terra smossa in giardino, apro il vecchio cancello.
"E' vero... " Si ferma e mi fissa come se non mi avesse mai visto, come se al mondo ci fossi solo io... "Allora senti, domani vengo a prenderti, e se vuoi in nome dei vecchi tempi andiamo a nuotare... ti va?"
Io veramente vorrei andare da mio padre...
Lui mi strizza l'occhio...”Poi andiamo a trovare tuo padre, va bene? Del resto ha proibito a te di andare da lui, non a me..."
Come sempre, senza parole... è così tardi e noi ancora qui, così... ma non riesco a separarmi da lui e a decidermi a mandarlo a casa... controvoglia mi avvio lungo il viale, e lui come sempre attende di vedermi entrare.
Vai a casa, André...
Mi giro, allegra senza sapere il perché...”Ciao salame, e grazie!"
Lui alza la mano "A domani piccola strega, fatti un bel sonno!"
Il generale Jarjayes ha stupito tutti. Un paio di giorni ed era in piedi a dare ordini agli infermieri, lamentandosi di non voler essere trattato come un invalido o peggio, un malato.
Madame è andata a riprenderlo con un mezzo sorriso, se aveva dubbi circa la sua guarigione ora può rassicurare tutti, è guarito davvero... Figlie, generi, la sua piccola che solo grazie alla balia e ad André in questo periodo si è ricordata di mangiare, di dormire ogni tanto.
Oscar l'ha presa male, c'è voluta tutta la sua autorità materna per farle capire che non è colpa sua, non è colpa di nessuno...
"Tuo padre e io abbiamo a cuore il tuo futuro... e tu sai come è fatto tuo padre, la sua mania di organizzare, dirigere è sempre la stessa. Ha paura che a noi accada qualcosa e tu ti ritrovi da sola, solo questo. Victor - e ha abbassato gli occhi e la voce - o qualcun altro, vorremmo saperti felice, amata... è tutto qui".
Tutto qui?
"Ora che è tutto a posto puoi tornare a Parigi...” Madame l'ha lasciata arrossire, sorridendo...”Cara non c'è nulla di male e so che lo desideri... è la tua vita, vivila... e se hai paura di sbagliare lascia parlare il tuo cuore, lascia che ti guidi, vedrai che non sbaglierà..."
Il cuore ha già sbagliato, pensa Oscar che non se l'è fatto ripetere, e nel giro di qualche ora si è trovata tra le braccia della sua nonna adottiva a farsi l'ennesimo pianto ristoratore.
André non ha detto nulla, ma le ha fatto trovare in camera una rosa bianca trovata chissà dove, visto che è Marzo...
André e Oscar, è come se non fosse mai accaduto nulla... gli amici più attenti che avevano notato qualche stranezza di troppo respirano sollevati, eccoli di nuovo insieme. A poco a poco ognuno ha riguadagnato il posto accanto all'altro, ora più che mai visto che Oscar ha deciso di riprendere il posto che madame Elisabeth le ha conservato…
“Non ho mai pensato nemmeno per un istante che tu parlassi sul serio ragazzina!” L’ha apostrofata trionfante mostrandole la pila di documenti da esaminare sulla scrivania…
Alla notizia il generale è stato il più orgoglioso di tutti. André il più felice.
Lei che con un colpo di spugna ha cancellato il male e il dolore che li aveva divisi, e lui che per compensarla ha mantenuto la sua promessa e una sera l'ha portata con sé, ad ascoltare le favole...
Ridendo, l'ha presa in giro...”Sicura che non sei troppo vecchia per le Mille e una notte? Comunque ormai non hai scampo..."
La vede che si irrigidisce man mano che si avvicinano... è così strano per lui pensare che lei in quei posti non c'era mai entrata, nemmeno per far visita alle sue sorelle neomamme, e per quanto è orgoglioso che abbia accettato e di averla al suo fianco si sente in dovere di farle spuntare almeno un sorriso... "Vedrai che non ti annoierai, al massimo chiudi gli occhi e fingi che sia un sogno, d'accordo?"
Entrando, Oscar ha dovuto respirare a lungo, lentamente... la stanza è colorata, colorati i muri e l'arredamento, colori chiassosi, vivaci. Disegni appesi alle pareti, fogli bianchi e matite ovunque. Non si direbbe l'ospedale, lì... ma la pena che l'ha invasa è immensa davanti a quei visi accesi, piccole menti adulte chiuse in corpi martoriati che forse non cresceranno.
I bambini si ammalano, a volte muoiono... alcuni hanno ferite e fratture, e si sporgono dalle poltrone per ascoltare meglio... altri sembrano normali, solo un poco più pallidi. Per loro il male che non si vede, il peggiore.
Eppure applaudono e ridono, proprio come i bambini che stanno fuori di qui. Alain come clown è impagabile, sembra un altro. Forse no, forse è questo il vero Alain, buffo e pieno di affetto da regalare, in barba ai regolamenti inonda i bambini di caramelle, gioca con loro con le bolle di sapone... ridono persino i dottori al pensiero che forse un giorno sarà uno di loro.
E' così. Alain ha trovato la sua strada, l'ha confessato ad Oscar quando si sono rivisti, in ospedale... Prima però l'ha abbracciata forte, erano quasi due mesi che non si vedevano... L'ha guardata negli occhi chiedendole "Tutto bene bionda? E' passata la buriana?"
L'istinto sarebbe di chiedergli quale delle tante, ma lei ha annuito con un cenno, e si sono seduti a parlare un po'...
"Lo sai? Ho deciso che non mi va di fare il venditore di pozioni e medicine... voglio fare il medico. Cose come quelle - e ha indicato una bambina obbligata a letto da una flebo piantata nel braccio - mi hanno fatto riflettere. Voglio fare qualcosa che abbia senso, rendermi utile... forse ci metterò un secolo, ma è la prima volta che i miei genitori sono d'accordo con me..."
L'ha lasciata sbalordita, senza fiato... è circondata da persone straordinarie, e si vergogna di accorgersene solo ora, quando forse è troppo tardi.
Con la coda dell'occhio osserva André che aiuta Nicole a cambiare una corda rotta alla chitarra. Sembrano due amici come tanti, eppure... a volte sono le mani che si sfiorano rapide, e i sorrisi che accompagnano i gesti più comuni. Alain la prende sottobraccio, "Non fare troppi castelli in aria cara, la conosco quell'espressione e annuncia tempesta... - la guarda di sottecchi – non temere, il tuo ruolo di amica del cuore non è in discussione…”
Il tonfo al cuore non fa rumore, per fortuna...”Non capisco perché dici questo a me, comunque tu lo sai meglio di tutti, io e André siamo solo amici e lui è liberissimo di fare ciò che vuole!" Poi pensa, senza dirlo, che a lei aveva detto di amarla però...
Un po' troppa foga, avvocato...
Alain discuterebbe volentieri, per quel poco che sa le cose stanno molto diversamente. Poi si zittisce e bisbiglia "Ora guardalo all'opera, è incredibile... quel ragazzo ha del talento!"
Qualcuno ha abbassato le luci... brillano, nel buio i sorrisi dei bimbi, e i loro occhi. Al buio sono tutti uguali, niente bende, niente lividi e cicatrici. Solo bambini.
"Allora, vi ricordate cosa stavamo leggendo?" Domanda André alla platea, a mezza voce.
"ALADINOOO!" Forse un po' troppo forte...
"Ehi, piano!" André cerca di assumere l'aria severa, ma gli viene così male... Una delle bambine più piccole, la più coraggiosa senza complimenti gli si accomoda sulle ginocchia proclamando che "tocca a lei girare le pagine"... lui sorride e comincia il gioco.
Legge nella penombra, ma non racconta solo una storia... descrive mondi lontani, cambiando il tono e la voce... una per Aladino, una per la mamma e un'altra ancora per il genio della lampada... alterna lunghe pause in cui spiega il significato delle parole strane a frasi concitate, e sui visi dei piccoli spettatori incantati passano meraviglia, curiosità. Li porta ovunque, in volo su di un tappeto e poi in Cina, al Cairo... li strappa per qualche istante alla loro realtà e regala un po' di gioia, mille e un sogno che sperano di poter realizzare, domani.
Oscar ha chiuso gli occhi, obbediente, e respira piano. Cattura ogni parola come un tesoro, come fossero soli nel buio, se quella favola fosse per lei. Una passeggiata di notte, che importa se nei corridoi freddi di un ospedale, cullata da quella voce si sente al sicuro persino lì dentro.
I pensieri la portano ovunque stasera, e in fondo non è la favola che le interessa. Così mentre tenta di mettere in ordine perde il filo, della storia e della sua vita.
Volevo che tu uscissi dalla mia vita, e invece sono io che sono finita ai confini della tua. Mi hai lasciata indietro, cammini da solo... Io non voglio! Voglio esserci anch'io nella tua vita, avere un ruolo, una parte. Una voce...
All'improvviso, davanti alla porta magica con un tonfo il libro si chiude... è tardi, è ora di andare a dormire ma il pubblico rumoreggia...
André apre a caso un libro, cambia voce e cambia favola, qualcosa che li accompagni dritti a nanna... “Vediamo se indovinate cos’è questa – li mette alla prova ridendo - Qualcuno ha dormito nel mio lettino...” Con il tono stridulo, infantile...
Si è mossa in silenzio e nel buio, quasi nessuno se ne è accorto ma lei non ha potuto davvero farne a meno. Gli si è avvicinata senza parlare, le mani sulle sue spalle, il viso accostato al suo... il cuore che affretta la corsa mentre sussurra “Mi fai posto, vicino a te?"
In fondo, è sempre stato suo quel posto.
André la osserva meravigliato mentre con un gesto morbido sposta i capelli su un lato del viso e cerca sulla pagina il segno con il dito, mette a fuoco... finalmente solleva lo sguardo e sorride, "credo che la parte di Riccidoro competa più a me, no?"
Comincia a leggere lentamente e a poco a poco il pubblico sposta rumorosamente lo sguardo e si lascia stregare dalle sue parole. La voce tranquilla si trasforma al punto giusto per fare da contrappunto al tono giocoso di André che senza perdere il filo con il fiato sospeso le passa un braccio attorno alla vita e l'attira vicino. Bilancia su un ginocchio la bimba che sgrana gli occhi, accosta il libro a Oscar e fa educatamente finta di non accorgersi che a lei per un attimo trema la voce quando le mani si sfiorano sulla stessa pagina... ma Oscar si confonde, ripete due volte la stessa riga...
“Hai sbagliato!” La apostrofa la piccola impertinente…
Ho sbagliato, pensa lei mordendosi il labbro…
E pensa disperata che se solo potesse rifare tutto daccapo non sbaglierebbe più.
Se solo potesse ricominciare, punto e a capo, e rimanere accanto a lui...
André la guarda gentile, "Non fa niente… Sei stanca?", ma senza attendere la risposta chiude il libro e lo posa sul tavolo vicino agli spartiti. La guarda nella penombra, e lentamente allenta la morsa per scioglierla solo quando qualche buontempone decide di accendere tutte le luci del mondo...
Alain ride, Oscar vorrebbe piangere, fare i capricci e chiedergli con voce lamentosa "Ancora per favore!"
Come una bimba...
Ai bambini la novità è piaciuta! Si avvicinano cauti alla nuova arrivata, studiandola... tra tanti visi Oscar ritrova le piccole amiche della prima sera, e loro ritrovano lei. La più grande timidamente le chiede se il suo papà è guarito, la più piccola ha mostrato un cerotto in meno...
"Lo fate ancora domani?"
"Dipende... " Alain amichevole getta l'amo, sicuro che il cuore abboccherà anche prima di lei che rimane un secondo sospesa... Vorrebbe rispondere che dipende da lui, da André...
Se mi rivuole al suo fianco, se non mi odia per come ho provato a fare a meno di lui. Sono io che ho bisogno, non lui... Di questo e di tante altre cose...
Agli altri in vena di bisboccia oppone un cortese rifiuto, perché non vuole che quella sensazione di euforia la abbandoni. Deve stare vicina a lui, il più possibile.
Timidamente si avvicina e gli afferra la mano... "Mi accompagneresti a casa?" E lo guarda spaurita, arrossendo un pochino.
André ferma l'attimo, quel rossore inusuale lo lascia senza parole... "Veramente dovrei restare a rimettere in ordine, ma..."
"Per favore..." Il resto lo affida agli occhi, e spera che glielo dicano loro quanto spera che non la lasci.
L'ha capito Alain che taglia corto e li liquida in fretta, "Andate pure, ci penso io... Non vorrei che Riccioli d'oro perdesse di nuovo la strada!" E strizza l'occhio, spingendoli via "ve li saluto io gli altri, fuori dai piedi!"
Si guardano un po' interdetti... "Beh, ci ha sbattuti fuori... andiamocene a casa..."
André intenerito cammina in silenzio, per paura che lei sparisca. Ma i passi risuonano lenti, cadenzati, con gli anni ha imparato a tenere il suo ritmo, non troppo piano perché lei va sempre di fretta, né troppo veloce. Respira il profumo dell'aria, e il calore impalpabile che arriva dal suo viso, che brucia ancora.
Com'è bella così...
"Mi hai stupito stasera, lo sai?" La voce è addolcita al ricordo delle sue mani che lo sfioravano, e coraggiosa perché si sente al sicuro nella notte scura...
Oscar sussulta appena, e guarda nel vuoto... "Per cosa?"
"Per quello che hai fatto... sei stata brava, sei brava... li hai fatti felici!"
Oscar sospira, anche lei sente il profumo nell'aria... "Da piccola lo facevo sempre, leggere ad alta voce... sceglievo un libro, poi mi mettevo davanti allo specchio e declamavo... cambiavo il tono per ogni personaggio e all'improvviso la mia camera sembrava meno vuota, e io ero meno sola. Una folla intera tutta per me, maghi e folletti... "
"E streghe?" Riecheggia lui, con una nota agrodolce nella voce...
"E streghe, sicuro... ho fatto felici i bambini dici?"
"Ma certo!" Ci mette tutto il calore che trova, è così fiero di lei... "Hai fatto felice anche me... è stato bello averti vicino come una volta..."
Felice come un bambino.
Lo guarda fisso, anche se è buio... "Allora lo faremo ancora?"
"Se vorrai... solo se tu lo vorrai..."
Sì che vuole... vuole camminare con lui a testa alta, e guardare il mondo attraverso i suoi occhi. Lui che riesce ancora a riempirli di meraviglia, lui che agli altri rimette i peccati e che dice sempre la verità.
All'improvviso André si ferma, come se la terra stesse bruciando attorno a loro... "Oscar senti..." Osa, per la prima volta dopo quella sera sfiorarle il viso con una mano, scostando quei capelli così belli "per quella volta, io... Io non volevo farti del male, credimi..."
Il respiro che muore in gola soffoca un grido, un sussulto... è solo emozione, ma sembra paura. L'ansia le vela lo sguardo e senza volere annichilisce André che indietreggia come colpito al volto, peggio di uno schiaffo...
"Oscar ti prego, dimmi che non hai paura di me... ti prego..." Parla come un bambino, le labbra che tremano e il pianto che brucia gli occhi...
A lei rimorde la coscienza... Non piangere per me... non piangere... Non vuole, non è giusto, lui è sempre stato così dolce con lei. E si costringe a ricordarlo ora, a confrontarsi con la vergogna che prova perché ricorda bene che tante volte ha invidiato a Marie le lacrime di Hans, per lei. Ora che sta per ottenerle le lacrime di un uomo, farebbe di tutto per fermarle.
"André dimmi... tu ci credevi alle favole? Al lieto fine, e tutti vivono felici e contenti?"
Lui la guarda stranito, e lei infervorata arriva giusto dove voleva "Io non ci ho mai creduto... Fino a quando non ti ho conosciuto in quel modo bizzarro e tanto assurdo da essere vero, non ho mai creduto a niente... Ma a te sì, io ti credo con tutto il cuore... in fondo sei stato sincero, hai solo detto la verità André – si ferma titubante, cerca conferme - era la verità?"
"Sì..." E' stanco e contrito, con gli occhi bassi come se portasse il peso di tutte le colpe del mondo... E’ ancora la verità, vorrebbe aggiungere. Ma non può farlo, ha giurato.
Lei per una volta si sente in vantaggio, e può consolarlo... gli posa le mani sulle spalle, per prendere per sé una parte di quel dolore che ora le piega e cancellarlo, farlo sparire.
"Ascoltami - lo dice con voce suadente - non potrò mai avere paura di te... per me sei sempre stato come un fratello!" Soppesa per un attimo le parole, non è quello che voleva dirgli, ma deve bastare, non fosse che ha scelto di coniugare il passato, per un presente che l'ha fatta soffrire ed un futuro blu notte. Ci si rifugia e si lascia cullare da quel tempo remoto pieno di spigoli ma trasparente, senza segreti., la verità un pezzetto per volta forse fa un po’ meno male.
“Quello che è accaduto sarà un segreto che dimenticheremo! E ti prometto che se mai dovessi aver paura di te o di qualcosa che ci riguardi me ne andrò e non mi rivedrai mai più! Ma ora stringiamoci la mano, d'accordo?” Rilancia coraggiosa, allungandosi verso di lui… le parole che ha pronunciato riecheggiano dentro di lei come onde del mare, si propagano all’infinito.
Il tesoro giace sommerso sul fondo, basterebbe scavare ancora un po’, ma non stasera, non ancora…
Non avrò paura, né di te né della verità. Ma ti prego, qualsiasi cosa accada, resta vicino a me...
pubblicazione sul sito Little Corner del febbraio 2007
Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore
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