Il signore del mare

parte VI

 

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“Meduse”

 

 

Ho cercato di fare piano. Di non singhiozzare, e lasciare il pianto fuori dall’uscio.

Ma il dolore mi ha seguita fin qui.

Al buio, a tentoni ho trovato una candela e l'ho accesa. Non voglio svegliare la nonna, non voglio prediche o reprimende né parole consolatorie, non le merito.

Sto male e solo questo conta.

Mentre litigo con questi stupidi ganci mi guardo allo specchio... Sei orribile, penso, i capelli sfuggiti alle forcine che spiovono sul viso e il poco trucco sciolto dalle lacrime mi fanno sembrare una poco di buono, una di quelle che alla notte ogni notte non chiede altro che perdersi...

Distolgo lo sguardo, ma non serve...

Sì, sembri una sgualdrina...

Cosa credevi, eh? Pensavi bastasse un bel vestito per sembrare carina e qualche passo di danza per conquistarlo? Sei tu che non vai bene e sei sbagliata, e ora lo sai.

Ma in fondo a che serve parlare, accusare? Domani sarà tutto finito, passato, e io sarò la solita Oscar. Nessuno sa niente, io dimenticherò. E tornerà tutto come prima.

Finalmente mi libero del vestito che si affloscia ai miei piedi. Visto da qui non pare diverso da un cencio qualsiasi, e dire che pensavo che coperta di seta sarei sembrata diversa... Che sarei stata davvero una donna, invece di sembrarla soltanto... L'hanno detto tutti quanto ero bella e affascinante, persino Alain si è sprecato in qualche complimento prima di sgridarmi per aver abbandonato André a casa da solo... Victor è rimasto senza parole, e ha chiesto più volte di poter ballare con me ma io ho accampato mille e una scusa per essere pronta per Hans. Lo aspettavo ansiosa, in attesa che reclamasse il mio braccio e la mia attenzione. Volevo essere bellissima solo per lui, stupirlo, lasciarlo senza fiato... e parlargli con voce diversa, trovare parole nuove, quelle che non ho mai detto a nessuno.

Che non dirò mai a nessuno.

E' arrivato in ritardo, stralunato e con lo sguardo acceso. Mi ha cercata in mezzo alla folla ed è venuto a rapirmi, sottraendomi alla conversazione inutile di due amiche di mia madre di cui non ricordo nemmeno il nome.

"Vieni a ballare, devo parlarti!" Ha cercato di farsi sentire sopra l'orchestra che suonava musica fuori dal tempo... gavotte, minuetti, e coppie inesperte ad inventarsi passi di danza...

Mi ha stretta, le sue mani sulle mie spalle lasciate scoperte dal mio bel vestito... il mio corpo vicino al suo, addosso al suo... senza accorgermene mi sono aggrappata a lui per respirare il suo odore e lasciarmi inebriare abbastanza da perdere la ragione. Ho allacciato il braccio attorno alla sua vita e mi sono lasciata trascinare in mezzo alla pista. Gli occhi socchiusi e il capo rovesciato, ho riso, ebbra del piacere di essere lì con lui.

E l'altra donna ha preso possesso di me. La vedevo, riflessa nella vetrata mentre ballava senza parlare, con gli occhi rapiti negli occhi del suo cavaliere, pronta a raccogliere dalle sue labbra il delirio, o l'eterna vergogna...

Senza dire niente Hans ha guidato i miei passi verso il terrazzo... Non sono riuscita a nascondere un brivido, ma l'altra donna non ha freddo né prova fastidio, attende soltanto un cenno da lui che pronto le allunga la giacca.

Che meraviglia, il suo calore sulla mia pelle...

L'ho guardato, ai miei occhi sembrava diverso... emozionato, intenso, bellissimo. In equilibrio precario sul filo del mio desiderio ho atteso che la sua voce mi accarezzasse, poi cercando il coraggio in fondo al mio cuore ho parlato per prima.

"Hai detto che volevi parlarmi... allora?"

Mi ha afferrato le mani, "Hai ragione, perdonami... Ho parlato con Marie stasera, sai? Prima di venire qui, sono stato da lei accampando una scusa. Oh Oscar, è un miracolo ma lei mi ama nonostante tutto e io... sono uno stupido. Pensavo di essere in grado di vivere senza di lei, di soffocare l'amore dentro il mio cuore ma ora so che le mie erano solo le illusioni di un pazzo visionario. La amo e continuerò ad amarla... non mi importa di essere un'ombra tutta la vita, per lei posso farlo... mi ha chiesto piangendo di rimanere al suo fianco e lo farò. Qualcuno dirà che sono pazzo, ma cento, mille volte meglio che essere vigliacco e fuggire da lei!"

Rimane un secondo a guardarmi, e si porta le mie mani alle labbra...”Sei l'unica a saperlo... sei l'amica più cara che io abbia mai avuto, volevo dirtelo subito... e dirti grazie, se non ti avessi avuta vicina in questi mesi non so cosa sarebbe stato di me, e di lei..."

"Capisco..."

Una mano ghiacciata mi afferra alla gola, e stringe…

Il mio cuore... maledizione, non batte più...

Batti, fai scorrere il sangue, lui non deve sapere!

"Oscar qualcosa non va?"

Devo essere impallidita... senza capire più nulla ho allungato una mano e mi sono retta alla balaustra per non cadere... ho messo a fuoco, accordato la voce stentorea ed improvvisando come una principiante senza copione ho mandato via l'altra donna, perché non ridesse della mia sconfitta.

"Hans, sono felice per voi. In fondo doveva andare così dall'inizio...”

Era per lui o per me? Non saprei dirlo, perché lui era già una vita lontano da tutto. La sua mente da qualche parte, con lei. Il suo cuore nel cuore di lei.

All'improvviso ho sentito addosso tutto il freddo del mondo, il gelo nelle vene e nell'anima...

Voglio andar via, voglio andar via...

Invece no, ho ruggito furiosa... tu rimarrai qui e fingerai fino in fondo, sarà la tua punizione, stasera...

E da domani sconterai il tuo errore, hai tutta la vita per farlo...

Mentre tutti brindavano all' avvocato io vagavo nel parco, in cerca di un nascondiglio...

Che importa l'aria gelida di neve? Che importa se mi crederanno pazza e madame de Girodel riferirà al generale mio padre di questa mia insana sortita? Il mio cuore non sente, è più freddo di tutto ormai...

Ho pianto senza ritegno e senza misericordia, povera Oscar sfortunata, e ora che farai? Dovrai rinunciare a tutti i tuoi sogni ed essere forte...

Io vorrei solo essere morta.

Anche ora che sono qui, pensavo che sarei stata al sicuro, e invece tutto mi accusa... i muri, il pianoforte che geme in silenzio... e quello straccio ai miei piedi che si fa beffe di me e dell'illusione che ho covato dentro... a guardarlo meglio, non è altro che un pezzo di stoffa intriso dell'odore di un'altra. Rabbiosa lo afferro, e sporco e sgualcito lo spingo nell'angolo più remoto del mio guardaroba, dove nessuno lo reclamerà... rimarrà lì, per ricordarmi in eterno chi sono, e chi avrei voluto essere. Una donna degna dell'amore di un uomo.

 

 

Non avrebbe voluto, e sicuramente non avrebbe dovuto... ma non riusciva a dormire.

Ha provato a studiare senza riuscirci, con il pensiero avvinghiato a lei, gli occhi nei suoi. Non l'ha lasciata un attimo, l'ha seguita in mezzo alla folla, tra sguardi avidi e labbra sconosciute affannate a riempirsi della sua bellezza, rara e nascosta.

Idioti, pensa... cammina in mezzo a loro ogni giorno e non si sono nemmeno mai accorti di lei...

Io me ne accorgo, me ne accorgo sempre...

Lui l'ha sempre saputo, dalla prima volta, in quella ragazzina arrabbiata e impaurita lui ha visto la bellezza crescere, giocare a nascondersi in uno sguardo severo, e poi esplodere.

Che lei è bellissima nessuno lo sa... e nessuno doveva saperlo. Forse ormai è troppo tardi, per lui, per tutto.

L'ha sentita rientrare, ha avvertito il suo respiro affannoso e trattenuto... i gesti appena accennati per non fare rumore, ed essere solo aria, solo cuore.

Ma quel silenzio gridava, e come accogliendo una supplica si è lasciato guidare verso di lei. Scivolando nel buio e cercando parole inutili che forse lei non vorrà ascoltare, non ci sono parole per arginare il dolore.

La porta è socchiusa, appena la vede desidera solo morire per lei... Sta lì in piedi, gli occhi lucidi come se avesse la febbre e illuminata dal fuoco incerto di una candela...

Piange. Arresa alle lacrime, vinta, le lascia scorrere sul suo bel viso, le spalle scosse da un tremito che non la abbandona un secondo, e pare spezzarla.

Non piangere amore, non piangere…

André morde il freno, in questa notte in cui solo il male illumina il buio, e lei non ha più forza. Vorrebbe irrompere nel suo regno intriso di pianto, liberarla dal maleficio che la incatena e mostrarle tutto l'amore che serba nel cuore per lei.

Alza gli occhi solo un istante lei e lo vede... in controluce in fondo ai suoi occhi arrossati e gonfi di pianto si staglia netto il baratro senza fondo in cui sta precipitando... Vorrebbe gettarglisi tra le braccia e piangere, e chiedergli cos'ho io che non va... tu devi dirmelo...

"Va' via, ti prego...” Invece escono solo parole piene di rabbia scura, che non servono ad ingannarlo.

"Oscar, ti senti bene?"

Con un soffio ha spento la candela, e al buio e a lui ha chiesto un po' di requie, e di pietà...”Se mi vuoi bene, vai via...”

Suona come un'accusa, il ricatto peggiore. Schiacciato dal suo stesso peso lui ha abbassato gli occhi e contrito ha obbedito a quella richiesta, maledicendosi...

Se avesse coraggio non le darebbe ascolto, andrebbe da lei e le chiuderebbe la bocca con i suoi baci.

Invece fugge col capo chino, a cercare un sogno in cui rifugiarsi, fino a domani...

"André...”

L'ha fermato lei, la voce risuona fredda, rimbalza e si spegne contro le sue speranze trafitte...

"Domani vengo con te...”

 

 

Meno male che c'era Alain... la stava osservando da un po', malferma sulle gambe e con il viso smunto delle grandi occasioni. Un attimo, ha sbarrato gli occhi e sarebbe caduta, se lui non l'avesse afferrata al volo...

Ha insistito, nonostante nonna Cleo non volesse saperne di farla uscire...

"La tua balia mi ucciderebbe, ti prego resta a casa e mettiti a letto...”

Ma lei è testarda, e finge bene... si è presentata a colazione allegra e spensierata, gli occhi gonfi di chi ha fatto tardi e ha scherzato col fuoco... Certo, ha rassicurato la nonna che si è divertita moltissimo, ha ballato, e per quanto era impegnata il buffet non l'ha nemmeno toccato. Porta i saluti di tutti gli amici e tanti in bocca al lupo per André, che la guarda mentire inorridito per la naturalezza che ostenta...

Vorrebbe chiederle se davvero pensa di farsi beffe di loro che la amano tanto, così...

Ondeggiando di brividi ha faticato a tenere il passo nervoso di lui, fino all'aula numero sei... ha evitato lo sguardo tagliente di Alain che li attendeva per dare manforte e fare scongiuri, e all'improvviso ha sentito il coraggio abbandonarla...

Ha sfiorato appena André, impaurita...”Ti dispiace se aspetto qui? Sono troppo nervosa, come se toccasse a me...”

André ha cercato sopra di lei e le sue spalle un po' curve gli occhi di Alain, che ha annuito senza dire niente...”Ma certo, rimani qui e non stare in pena, stavolta andrà bene...”

E' entrato deciso a lasciarsi alle spalle in fretta quello che è solo un fastidio, vuole occuparsi di lei subito, prima che crolli e cada ancora più in basso...

Ma non c'è più tempo... E' svenuta subito, come se la mancanza di André a cui aggrapparsi fosse un male fisico, una ferita che sanguina.

 

 

"Smettetela, non è niente... è solo un po' di febbre, passerà subito...”

La fa facile lei... Per lo spavento che ci siamo presi io e Alain la citeremmo per danni, ma non ne abbiamo titolo, non ancora.

L'esame è finito in un attimo, una formalità senza emozioni. Pensavo a lei, al suo pallore, alle bugie che vorrà raccontarmi.

Fino a quando Oscar, fino a che punto vuoi arrivare?

Di quella serata malefica non ha voluto dire niente, solo cose stupide, senza senso. Alain non sa molto, mi ha detto con voce incolore che l'ha vista ballare con lui, che hanno parlato, e poi lei è sparita.

Cosa ti ha fatto, Oscar? Cosa gli hai permesso di farti?

Lei evita l'argomento e soprattutto evita Hans...

Lui è lo stesso di sempre, solo con una luce diversa negli occhi. Non è cambiato nulla, Marie continua in silenzio la sua battaglia eppure lui sembra più sicuro di sé. E' un uomo che ha scelto la strada più difficile e vuole percorrerla ovunque lo porterà, fino in fondo, fino alla fine.

Onore al coraggio, Hans... ma io devo proteggerla.

Nervosa, cattiva…

Tortura il piano facendosi male alle dita, musica che esprime rabbia e dolore, possibile che nessuno si accorga delle sue grida disperate, che sta male?

Ha persino ripreso la scherma che odiava, o diceva di odiare

Vederla mentre si allena è impressionante... è precisa e metodica, affonda i colpi con rabbia quasi volesse ferire davvero qualcuno... la nonna però è stata chiara, non vuole armi in casa, e lei ha obbedito senza fiatare. Così dopo aver seviziato l'ennesimo sconosciuto lascia tutto e torna la ragazza di sempre. Ma c’è il fuoco in fondo ai suoi occhi.

"Posso fare qualcosa per te Oscar?"

Lei non mi ascolta, il suo sguardo comincia a vagare in cerca di una distrazione, che sia la musica o un libro da rileggere, una ciocca di capelli da torturare. Pur di non pensare a lui.

Hans sembra sparito, risucchiato da un gorgo profondo… Lo sfugge con calma misurata, poche scuse banali che lui sembra non percepire... lui la cerca, amichevole e premuroso. E pare che non sia accaduto nulla… Per lui non è accaduto nulla. Ma tutto quanto fa più male ora alberga dentro di lei.

Eppure è inutile fuggire. Il dolore ti trova lo stesso. Se fuggire servisse sarei corso anch'io via da lei tanti anni fa, mi sarei trovato una tana abbastanza profonda e lì sarei rimasto a morire della sua mancanza.

Invece sto qui a mendicare, a sopravvivere di luce riflessa... ma in fondo chi può biasimarmi? Non sono perfetto come lui che sa sempre come incantarla, trasforma in oro ogni cosa che tocca e mostra di sé solo le parti migliori, vive la vita dall'angolo ben soleggiato dove il mare è una tavola liscia e il vento è una brezza e profuma di fiori.

Io non sono un eroe, sono solo un uomo, di me lei conosce ogni piega e i miei mille difetti sono i nostri migliori segreti. A lei non ho nulla da tacere, a lei non ho altro da offrire se non il mio amore egoista e testardo che non fa sconti e non vorrà mai dividerla con nessuno.

Eppure nei sogni le basto, lei vuole me… Ogni notte la prendo per mano e camminiamo insieme nel buio come una volta... lei mi segue curiosa e ride forte, socchiude gli occhi quando sussurro tra i suoi capelli che è mia, e mia soltanto... Felice e paga di avermi solo per sé, mi tende le braccia e non chiede nulla, solo di essere stretta... Si accoccola sul mio petto e cerca i miei baci, mi riscalda con il suo amore e mi strega con le sue labbra ripetendo il mio nome come una formula magica... mi chiama a sé e mi chiede se voglio morire per lei, con lei. Io obbedisco e la seguo, ogni volta un passo in più... mi lascio afferrare e trascinare sul fondo, e la stringo, e la amo fino a star male.

Ma poi mi sveglio stanco e roso dai sensi di colpa...

Oscar dimmi, sono stato io? A farti del male, a farti star male, sono stato io con i miei silenzi orgogliosi? Io che non ho mai parlato, e fermo nell’ombra attendevo soltanto il momento perfetto per combinare insieme pensieri e parole e fartene dono… Io che dico di amarti avrei dovuto capire, fermarti… invece ho permesso ad uno straniero di rapirti il senno e far sanguinare il tuo povero cuore...

E ora amore, che sarà di noi? Io che dico di amarti e non so proteggerti, tu a mani vuote e con gli occhi pesti a furia di piangere... Sapremo trovare il linguaggio di prima, sapremo parlare ancora d'amore io e te?

Non evitarmi Oscar, non scacciare anche me dal tuo cuore... e perdonami, se non so essere altro che un uomo.

 

 

E' venuto a stanarla...

Lei non ha fatto in tempo a nascondersi, ma non vuole vederlo... non può guardarlo negli occhi, non vuole piangere più.

Se solo riuscisse ad odiarlo e a non odiarsi così...

Ormai è troppo tardi... nonna Cleo ha aperto la porta, ha sentito la sua voce cordiale. La prova più dura, la recita è appena iniziata e non sa ancora bene la parte a memoria, i vestiti dell'amica fedele da un po' di tempo non entrano più...

Se André potesse aiutarla, nasconderla, mandarlo via... Ma André sa tutto, lei ne è sicura... l'ha vista tornare quella notte, l'ha vista piangere. E anche ora si è ritirato in fretta nella sua camera quasi infastidito, con lo sguardo di chi è stato deluso. Lui, tutti la attendono al varco, attendono di vederla crollare.

Ma come tanti anni fa su quella spiaggia spazzata dal vento accetta la sfida. Se pensano che cederà si sbagliano, lei è più forte di loro, più forte di tutti.

"Hans, sono contenta di rivederti...”

Lui è nervoso... La osserva da lontano, da un po’ di tempo… non può fare altro, da quando lo sfugge, lo ignora.

Si è domandato cosa sia stato, cosa può averle fatto di grave, un torto forse, un gesto sbagliato… per ridurre all’osso quell’amicizia così bella, nata per caso e celebrata come un miracolo, in una vita di relazioni pericolose.

Non è più lei, sembra un’altra persona… il sorriso si è spento, e al suo posto lo sguardo dolente con cui lo sfiora appena, e lo accusa…

Da quando? Cosa ti ho fatto?

Ha percorso a ritroso frasi e gesti, separandoli fibra per fibra, guardandoli in controluce… niente, fino all’ultimo incontro, quello in cui si è mostrato a lei come l’uomo migliore, peggiore del mondo.

Da quella sera… Da quella festa nel gelo di una terrazza in gennaio, quando lui le ha aperto il suo cuore.

E dire che lei era così diversa, così bella… con quella luce strana negli occhi, ricorda di averla ammirata, di aver visto la donna che è in lei librarsi nell’aria. Per poi ricadere a terra, tramortita… certo, lui era così preso dai suoi problemi, dalla voglia di spartire con lei la gioia di amare, e di essere amato…

Il sospetto per quanto è forte, è come uno schiaffo… se fosse? Da quella sera, da allora è un'altra, più sola e molto più triste…

Il sospetto diventa certezza… come ha potuto non vedere, non capire? Le ha fatto del male, ed è un torto che non si rimedia, perché non potrà mai esaudire quella muta richiesta che per un attimo le ha acceso il viso, prima di rubarle tutto.

Ha pensato prima di farsi annunciare dal campanello che deve chiarirsi, dovrà ascoltarlo… lo farà subito, stasera, implorerà il suo perdono e saranno amici di nuovo.

“E’ parecchio che non ci vediamo, mi pare…“

“Già… sembra un secolo…“

Lei con gli occhi, le mani, ha provato a chiedere aiuto… non voleva davvero star sola con lui, che parla del nulla con la solita blanda disinvoltura… a parole la porta a passeggio per i corridoi dell’ospedale, e pare le stia tendendo una trappola…

Tace e si accomoda meglio sullo schienale, lo studia attraverso il bicchiere di cognac… lui rincorre i suoi occhi che fuggono, non la lascia andar via…

“Eri bellissima, quella sera alla festa… se devo essere onesto, mi hai lasciata davvero senza fiato...”

Attende, lascia che le sue parole decantino, poi torna alla carica...

"Sembrava un'altra donna quella che ha danzato con me... bionda come te, bella come te... arguta e intelligente, premurosa, con un cuore grande e pieno d'amore...”

Infastidita, con una smorfia lei posa il bicchiere, lo sguardo nervoso. Inorridisce quando si sente afferrare il polso da Hans, che l'attira a sé e avvicina le labbra al suo viso...

"Credimi Oscar, mi auguro che quella donna bellissima trovi un uomo che la sappia apprezzare, che la ami come merita... Un uomo che ti meriti davvero..."

No...

Potrebbe mentirgli, certo... ora e subito, fingere indifferenza, dispetto, potrebbe simulare una bella risata e gettarsi tutto alle spalle. Ma l'istinto non mente, gli occhi e le mani... Si libera con uno strattone, travolge ogni cosa e fugge da lui e dalla vergogna... si dispera, vorrebbe scappare ma tutto sembra sbarrarle la strada... il muro, la porta, André che la fissa senza parlare.

Si ferma, ammutolita... lo sa che lui è lì alle sue spalle, è la resa dei conti... la fine.

"Oscar, ti giuro che se io avessi soltanto...”

"Non dire niente, ti prego... è già tanto difficile, non peggiorare tutto...”

Si chiede se riuscirà mai a guardarlo di nuovo negli occhi.

"Sei la donna migliore che io abbia mai conosciuto, e la mia migliore amica... vorrei non doverti dire addio..."

"Eppure non c'è soluzione... - si volta verso di lui - promettimi che cercherai di essere felice..."

Lui ha un sorriso amaro, le cerca le mani...”Felice? Solo chi ama alla luce del sole può esserlo... la mia è una lenta agonia, un abisso profondo... ma l'ho scelto io, e non tornerò indietro... Tu, tu sei ancora in tempo... sarai felice, lo sento..."

Sospira, e non si decide ad andarsene...”Torno in Svezia, per qualche tempo... ma sono sicuro che ti rivedrò..."

Senza voltarsi sparisce dentro la notte, accompagnato dall'eco triste dei singhiozzi di lei, appena trattenuti.

E per quel pianto, per quell'amore non dato Hans sente che non sconterà mai abbastanza.

Muovendosi incerta, come stordita si china a raccogliere i cocci... li conserverà, e forse saprà ricomporre il suo cuore infranto, pensa irridendo se stessa. Lo sguardo vitreo, congeda André e la sua misera offerta d'aiuto, lui che non è nemmeno riuscito a mostrarle quel po' di dolore che prova. Che pensa in silenzio che se guardasse meglio, ora, lei vedrebbe che i cuori in pezzi sono due.

 

 

Di un vita così non so che farmene.

Dell'amore non conoscevo che stupide frasi lette sui libri, che certo non mi hanno insegnato a soffrire. Quando mi afferra lo stomaco mi dà le vertigini, mi stordisce, è come un veleno.

Questo è l'amore, dunque. Questo è ciò che l'amore ha in serbo per me.

Il gioco è finito, e la penitenza si sconta da subito. Per ricordarmi di quella donna fatua e civetta che sono stata per pochi istanti ho ritrovato il mio bel vestito, e l'ho appeso in vista, memento perenne della ferita che ancora mi brucia le labbra. Potessi mi cucirei addosso la lettera rossa della vergogna, ma preferisco che sia la mia mente a scavare ogni giorno in mezzo ai ricordi, serbando i più miseri. E lei, la donna di una sola sera... maledetta, la ucciderò! Sparirà da me ogni traccia della sua presenza, anche il suo odore, nessuno mi farà soffrire così, mai più ...

Il tempo lenirà le ferite e sarò libera.

 

 

Quella cosa sul tavolo, ci riflette da un po' e ormai ha deciso... Duecento pagine, una ricerca a quattro mani e due cuori. Mesi di fatica e notti insonni per una rivista che attende solo di pubblicare quel lavoro dove ogni riga le parla di Hans, pensieri combinati in parole e frasi che quasi non ricorda di aver scritto, di aver concepito... Il nome che spicca accanto al suo alla voce "autori", perché lui meritava di più, meritava tutto.

E' stanca, si sente in trappola e non vuole saperne più niente. Che gli altri parlino e giudichino, non le importa, ma per una volta farà quello che vuole e che non provino a farle cambiare idea. Via, via da tutto, domani, adesso...

Cleo dorme, e certo non si opporrà. Le chiederà scusa in ginocchio, le parlerà della sua vergogna, le racconterà che odia persino guardarsi allo specchio. Che deve andar via perché quella è una casa felice e non vuole che l'odio e il rancore che le piagano il cuore corrompano l'aria e anche lei.

E André?

Deve pensare anche a lui che tornerà presto... Lui sa ogni cosa, l'ha capito da come la guarda. Lui è un problema, lui certo vorrà confonderla, proverà a calmarla, rassicurandola con il suo modo di fare pacato e parole di miele. La farà sentire piccola e stupida, una bambina lasciata sola quando fuori è buio e il vento ulula... Ma lei non cederà nemmeno di fronte ai suoi occhi che sanno piegarla, dovrà escogitare qualcosa di perfido, di assoluto... si libererà della sua debolezza e anche di lui.

Certo, meglio agire subito.

Respira a fondo, tiene il tempo... lo sente nel corridoio, viene verso di lei. Alza la guardia e si prepara all'assalto. E questa volta non la avrà.

André è in cucina, stanco, i pensieri in un vicolo cieco e la mente ottenebrata che per tutta la sera non gli ha permesso di concentrarsi su qualcosa che non fosse lei.

Le vuole parlare da qualche giorno, non trova il coraggio ma deve farlo. Rientra in casa pieno di buoni propositi ma la sua baldanza si spegne davanti al suo sguardo apatico, alle parole che non dice, a quel sorriso pallido che non inganna più nemmeno la nonna.

Persino il generale un giorno fingendo indifferenza gli ha chiesto se sa cosa passa per la testa di sua figlia, ammettendo subito dopo "Tu la conosci certo meglio di me, a te ha sempre detto tutto... Sono preoccupato per lei, mi sembra così infelice ultimamente. Se sai qualcosa devi dirmela..."

Avrebbe voluto abbracciarlo, quell'uomo fragile con lo sguardo fiero che gli ricorda così tanto la sua Oscar... una cosa è certa, l'amano entrambi, di un amore diverso ed esclusivo che non dividerebbero con nessuno. Ha trovato qualche parola di circostanza, gli ha risposto che Oscar non è più una bambina, che sa badare a se stessa, ma il generale non si è accontentato...

"André devi promettermi che rimarrai al suo fianco, che non le permetterai di fare pazzie...”

Una gioia sottile che si è impadronita di lui, e un nuovo peso da portare.

Metodico riempie due tazze di the profumato e si avvia verso la sua fortezza... rimugina, rimesta pensieri e considera che se lasciasse parlare il suo cuore, forse l'ascolterebbe... sono amici da sempre, da sempre complici, in fondo basterà fare appello ai ricordi, al passato...

No, no che non si può! Entrare in quella stanza e parlarle da amico non è più possibile, il suo amore per lei è così reale che spesso la notte lo sente sotto le dita. Ha taciuto per anni pago di starle vicino, pensando che la vita gli avrebbe donato da sola quello che attende da sempre. Ma ora, dopo quello, dopo tutto non è più possibile. Lei sta scappando, vuole fuggire lontano e lascerà indietro anche lui, se non parla.

Deve essere onesto, almeno lui in quella grande farsa le deve la verità.

Niente di più, non una briciola in meno...

Parlerò, e lei mi ascolterà. Dovrai ascoltarmi amore.

 

 

Un sorriso finto, ce l'ha sul viso da un po', da quando l'ha sentito rientrare...

"Grazie André, che gentile... sei tornato prima del solito..."

Si volta, e con un pizzico di rabbia repressa considera che non le ha mai detto dove diavolo va, nella notte, con il termometro a meno tre...

"Sì, forse...” Lui lascia vagare lo sguardo, era tanto che non entrava in camera sua... dall'armadio il vestito azzurro occhieggia vistoso ed irriverente, gli sembra di rivederla bellissima come quella sera a struggersi per l'altro.

Anche ora, quella sicurezza ostentata odora di disperazione...

Con una mano accarezza la stoffa, appesantita dall'umidità...”Eri stupenda con quel vestito...”

"Lascia perdere, devo parlarti André...”

In guardia...

"Ho deciso di lasciare il lavoro... e tutto il resto - getta un'occhiata distratta alla ricerca da rilegare abbandonata sulla scrivania - in fondo non l'ho mai voluto veramente, l'ho fatto per far felice mio padre... ma per farlo davvero avrei dovuto essere ciò che non sono, un uomo".

Attende sospesa, ma lui non reagisce. E' più facile di quanto aveva immaginato se lui non si difende. Meglio così, che non sprechi parole per lei che impietosa affonda il colpo.

"E me ne andrò da qui, non ha senso che io rimanga... tu e nonna Cleo sarete più comodi, magari Giselle verrà più spesso. Mi ci vorranno solo pochi giorni, è meglio per tutti. In fondo ormai siamo grandi, e non ho più bisogno di appoggiarmi a nessuno. Non ho bisogno di te, né tu di me".

André è senza fiato... è anche peggio di ciò che credeva, è pronta a gettare via tutto ciò che è stato. Anche loro due, anche lui.

Non glielo lascerà fare, no...

"E così scappi, vero? Tu devi essere pazza... Davvero pensavi che Hans potesse decidere del suo amore per lei?"

Ha colpito nel segno perché lei impallidisce e stringe le labbra... "Pensavi che per lui fosse sufficiente dire "Ora smetto, ora mi passa"... E che fosse finita? L'amore vero non passa Oscar, dura per tutta la vita! Tu non c'entri, lui non ti ha scelta perché non ha mai avuto scelta, ama Marie e l'amerà fino alla morte! Hai solo fatto un errore, non sei perfetta e allora? Credi davvero che scappare a nasconderti sia la soluzione? Lasciare il lavoro, lasciare questa casa per negare di essere stata felice... farti altro male non annegherà il dolore che provi, fuggire non servirà Oscar, si soffre lo stesso! E tu ovunque andrai sarai sempre tu, Oscar sarà sempre Oscar!"

La voce bassa e vibrante risuona peggio di una frustata... è ghiaccio bollente, e la invade senza pietà... istigata, rabbiosa, si volta e lo investe con la sua furia.

Come osa, insolente, gridarle in faccia la verità?

Desidera fargli male, graffiargli il cuore, che provi anche lui a respirare l’odore acre della sofferenza!

Si rimangerà tutto, parola per parola…

Un passo, un altro verso di lui che rimane immobile, come attendesse le sue mosse e in fondo sapesse prevederle…

Ora vedrai André…

Uno schiaffo, con tutta la forza che ha...”Che vuoi dire, che ne sai tu della sofferenza? Di quello che provo io? Gli uomini non soffrono, tu non sai niente... non sai cosa significa, essere donna e star male nel modo peggiore di tutti! Ma io ne uscirò e nessuno potrà più farmi sentire debole, nemmeno tu! Tu non hai nulla a che fare con me, non hai il diritto di dirmi che cosa devo o non devo fare! Io non ho bisogno di te, ti voglio fuori dalla mia vita al più presto!"

Lo sta scuotendo così forte ora, si sente onnipotente, invincibile... attende con ansia la sua reazione per finirlo, un ultimo sguardo, il colpo di grazia...

Lui è rimasto stretto nella sua morsa a farsi schernire... indossa una maschera impenetrabile, e pensa amaro che a fargli male davvero non sono gli schiaffi, ma vederla commiserarsi per l'amore negato di un altro. E se ha scelto lui ora è solo perché sia vittima e lei carnefice, perché pensa che si lascerà odiare senza reagire.

Questo, sopra ogni cosa gli arma le mani e la disperazione si fa cieca, dilaga...

Quasi senza capire le afferra i polsi, preme forte e la costringe a sentire addosso il peso della sua rabbia… Per un istante infinito respira la sua stessa aria, avvicina il viso al suo, ancora... sente che non è abbastanza e come un leone ferito ruggisce “E tu cosa ne sai della mia sofferenza? Chiedimi se soffro, chiedimelo ora…”

Basta poco, una piccola spinta per avere il controllo su tutto di lei, crocifissa al suo letto... André vede quegli occhi che adora dilatarsi per stupore, forse paura. Serrandola senza pietà sceglie di chiudere i suoi, per non annegare.

Per non vedersi riflesso, mentre con forza le ruba un bacio.

Lui ha labbra cattive, che bruciano come tizzoni. Labbra infide, che schiudono la sua bocca, la soffocano, mormorano parole insensate che la scuotono e non sa che pensare…

Lei si divincola e geme come una preda sotto di lui che non cessa di torturarla… Sconosciuto al suo corpo eppure così famigliare, signore e padrone della sua carne si insinua e pretende, imbriglia il cuore e lo spinge al galoppo…

Ora sensi sangue e pensieri corrono verso un’unica sordida meta…

Il desiderio, il piacere…

Non è André, non può essere, quell'uomo con lo sguardo torvo che preme sopra di lei, che la bacia e fruga imperioso tra le sue emozioni, che si fa beffe della stoffa sottile della sua camicia, e mentre gli grida di smetterla, la tiene sotto il suo giogo, inerme.

La bacia, ancora e ancora... per pochi brevissimi istanti stacca le labbra ma lo fa soltanto per sussurrare il suo nome e guardarla con gli occhi umidi e intensi... Poi torna a straziarla in quel modo languido e insistente, e non può essere, non può davvero essere lui quell'uomo che la sta baciando così, che la sfiora ovunque cercando la donna che è in lei, che la tormenta facendola sentire così, e non la lascia nemmeno un istante.

Lui è forte eppure non riesce ad avere paura… per decenza dovrebbe gridare e chiedere aiuto, dovrebbe temerlo, ma dalle sue labbra solo sospiri...

Certo, capisco...

Qualsiasi cosa voglia, lui potrebbe prenderla senza fatica ora... come svuotata Oscar pensa che non le importa poi molto, di cosa sarà... verrebbe voglia di gettare indietro la testa e lasciarsi andare, dandogli subito quello che lui non ha ancora chiesto. E poi prendere a piene mani tutto quello che lui vorrà darle. Un bacio, una carezza… in fondo per farsi del male davvero bisogna essere in due.

Come per fare l’amore…

All'improvviso prova pena e vergogna, per sé e per lui, e comincia a piangere, arresa davanti alle mille forme che il male può assumere. Anche quella di un volto amico e fidato, di cui pensava di conoscere tutto.

Ma nemmeno lui sapeva... che l'amore può essere rabbia e follia, che l'amore potesse condurlo fino ad un passo dalla dannazione. Inorridisce, lei sta piangendo per colpa sua, e non è nemmeno riuscito a dirglielo...

Lascia le mani libere e scivola via da lei... Indietreggia incredulo davanti a quello che ha fatto, inebetito, pauroso... forse il male è irreparabile, ma deve dirglielo, almeno una volta.

"Perdonami Oscar, ti giuro che non farò mai più una cosa simile... - sospira stanco - ma devi credermi, io ti amo... ti amo da sempre, da tutta la vita, ti amo in un modo che forse non immaginerai mai... ti amerò per sempre, ricordalo...”

Lei non si muove... trasale appena a quelle parole contro ogni regola e piange, piange...

Mentre scappa nel buio, può vedere il suo viso contratto, le mani che tremano... E' di nuovo libera ora...

Ed è in trappola.

 

 

All’improvviso vorrei non averti mai conosciuto, non aver mai incrociato i tuoi occhi… per non dover credere, oggi, di averti perso.

Sei uscito di qui quasi correndo, nascondendoti il viso. E' stato pochi minuti fa e mi sembra passata una vita, ma quelle parole ancora riecheggiano dentro di me...

Vorrei alzarmi e venire da te ora, subito... E non mi importa un accidente della camicia stracciata, io voglio risposte...

Perché hai detto di amarmi? Ti va di scherzare stasera, hai bevuto, vuoi prenderti gioco di me?

Non scappare e rispondimi subito, non cercare scuse... 

Pensavo fosse odio il tuo... prevaricazione arrogante, superbia, una prova di forza, la dimostrazione inequivocabile che sei più forte di me... Come quella volta, ricordi? Solo che allora era il tuo letto, era uno scherzo ed ero stata io a decidere di cominciare e quando finire.

Stavolta no, non era uno scherzo... Ed io lo sapevo... Stavo lì, nascosta sotto il tuo corpo e mentre cercavo di sopravviverti preparavo in silenzio la mia vendetta, ero pronta ad odiarti, a lottare con te e a farti del male. Ad ucciderti se necessario...

Poi tu hai parlato... E hai detto ”Ti amo", l'hai detto a me...

Mi ami davvero? Mi ami così tanto da perderti solo per me?

Lo so che dovrei coprirmi e provare vergogna per quello che hai visto. E dovrei odiarti a morte per quello che hai fatto. Invece so solo piangere e disperarmi, perché il tuo dolore è anche mio, il sapore delle tue labbra non mente… Soffri per me, per l’amore che cerchi e io non potrò mai darti. E forse mi odierai tu…

Oh André, perché?

Mi hai baciata senza pudore, hai voluto sapere ogni cosa di me e hai permesso che io scoprissi tutto di te... e ora lo so André, ora lo so.

Tu mi ami, e mi desideri... tu mi vuoi come un uomo vuole una donna e se piangi e ti consumi è perché pensi di avermi persa.

Brutto stupido, io dovrei piangere... io ho perso un amico, è finita… per le parole che hai usato, lo sguardo che avevi, le mani insistenti a cercare spiragli, a cercarmi. Ero io, dunque? Quella donna per cui ti struggevi, fingendo che avresti aspettato un suo cenno in eterno… come ho potuto viverti accanto per tanti anni senza capirlo… senza evitarlo?

Non ho saputo ascoltarti, parlarti, fermarti, ho lasciato che la tua voce spiegasse il tuo inno d'amore per me attirandoti al largo come una sirena per poi affondarti e guardarti soccombere.

Siamo colpevoli, io e te.

Ma André perché? Non ti bastava quello che avevamo io e te? Era il nostro tesoro, ed ora hai voluto gettare via tutto! E nessuno raccoglierà i cocci, asciugherà le lacrime, le mie le hai sempre asciugate tu, e tu ora stai piangendo per me…

Non piangere, non lo sopporto! Non avrei mai voluto ma rimedierò, fosse l’ultima cosa che faccio. Sei sul fondo e verrò a salvarti, sono io la più forte ora, e tu non dovrai fare altro che abbandonarti a me… fidarti di me.

Vado via stanotte, adesso… per non farti soffrire mai più. Lo so, so benissimo quanto stai male, te l’ho letto sul viso nonostante le lacrime… le tue, confuse alle mie. Io la conosco la sofferenza e conosco la cura. La lontananza che ha saputo guarirmi dal morbo che mi corrodeva guarirà anche te, e tu sorriderai di nuovo, lontano da me… Sarai libero di spiegare le vele e volgerti a nuovi lidi, lontani dal fango che ora ci opprime... e un giorno ti vedrò sorridere alla donna che ti amerà come meriti, e che amerai più di ogni cosa… più di quanto pensi di amare me adesso.

Vorrei venire nella tua camera, ma non per farti domande, che importa di quello che è stato... Al buio vorrei solo poterti abbracciare, stringerti forte e rassicurarti come tu sai fare con me… Direi "Smetti, non piangere più… non mi merito tanto io, e certo non merito te. Io non sono una donna da amare, io non sono niente, e tu dalla vita puoi avere di più. Una donna vera, che sappia apprezzare l’uomo che sei".

Starai meglio domani… sarà un’alba nuova e mi darà abbastanza coraggio per non voltarmi, non provare a fermarmi.

Un giorno riuscirò a non avere più bisogno di te. Quel giorno potremo tornare a guardarci negli occhi.

 

 

"Ma come mai così all'improvviso? Voglio dire, a casa è successo qualcosa... Oscar ma mi stai ascoltando?"

Senza accorgersene, Cleo alza la voce... lei va avanti e indietro per la sua stanza come volesse smontarla, pezzo per pezzo.

Si è svegliata e ha sentito l'aria avvertirla, c'è qualcosa di male, di brutto... con il cuore in gola e in silenzio è scivolata piano nel corridoio, ha socchiuso una porta... meno male, André dorme tranquillo...

La porta di fronte, lì dormiva la figlia più piccola, il respiro lieve...

Il letto di Oscar è vuoto, però... deve star calma, di sicuro è in cucina davanti a una tazza di caffè caldo, oppure si gode l'alba dalla finestra piccola, quella che sembra un oblò.

Ha attraversato il salotto e per poco non grida, per lo spavento... se ne sta lì seduta al buio sul pavimento, con le dita che giocano con una ciocca dei suoi bei capelli, distratta...

Cleo l'ha osservata in silenzio, prima di accarezzarle il viso, intenerita...”Cara cosa c'è, non stai bene?"

Lei ha alzato gli occhi a fatica... c'è traccia di pianto, lacrime fresche imperlano ancora le ciglia e la fanno simile ad una bambina spaurita. Eppure sorride, con la mano che trema un pochino cerca quella di Cleo e risponde a voce appena udibile "Vado via per un po' nonna, vado a casa".

Non ha spiegato, non ha detto che poche parole imbarazzate... da troppo tempo non vede i suoi genitori, starà un po' con loro, in studio non c'è molto da fare... Certo, Cleo annuisce, tutto vero, tutto giustissimo. Però, però...

L'aiuta ad infilarsi la giacca, e incontra il suo viso in un bacio "ma come cara non aspetti che André si svegli? Non vi siete nemmeno salutati! Avete litigato per caso?"

No, non era un litigio vorrebbe dirle Oscar. Ma una battaglia che abbiamo perso.

E' stata da lui, nella notte... è entrata in silenzio nella sua camera, muovendosi a memoria si è seduta sul letto. Lo sa che non dorme, il respiro si è fatto affannoso quando l'ha sentita entrare...

Non sa perché l'ha fatto, ma ha obbedito ad un istinto. Sfiorandogli piano il viso con un soffio leggero gli ha bisbigliato "Non ce l'ho con te, ricordalo... di quello che è accaduto non diremo nulla a nessuno, dimentica tutto e lo farò anch'io...”

E' felice, per la prima volta da giorni... André starà meglio, guarirà da quella brutta cosa chiamata amore... vorrebbe confidare tutto a nonna Cleo, invece affida ad un abbraccio le confidenze che non le farà.

"Non preoccuparti nonna, André sa già tutto... vedrai che capirà".

Si è chiusa la porta alle spalle in fretta, il pianto la assedia e non vede l'ora di arrendersi, in fondo crede di meritarselo... ancora un istante, per uscire fuori a farsi schernire dall'aria fredda del primo mattino.

E' bello piangere, il cuore sembra pesarle un po' meno ma il mondo affollato visto attraverso il velo distorto di quelle lacrime appare così desolato e in disordine, così privo d'amore ai suoi occhi. Sembrano tutti felici, tranne lei.

Tra poco per sua fortuna sarà a casa dove la solitudine non le mancherà di certo.

André ha torto, in fondo a volte fuggire serve a qualcosa. Se corri veloce il dolore non ti raggiunge e tu non riesci nemmeno a voltarti, non metti a fuoco quello che lasci alle spalle, non pensi a quanto ti mancherà.

Il passato, sì... niente cocci stavolta, niente tazzine sbeccate da conservare, niente di niente.

Con calma prende qualcosa dalla sua borsa...

“Gli effetti neurologici delle pene detentive – dati clinici e risvolti penali” di O.F. de Jarjayes e Hans… Se pensa a quanti sforzi le è costata... un sacco di pensieri e illusioni tutti nascosti lì dentro, in attesa di un'alba come questa, che non è mai arrivata... A quante bugie si è raccontata, e dire che lei non ha mai creduto in se stessa...

Un gesto ampio e finisce dritta nel fiume... la osserva perfida galleggiare un attimo, lasciarsi assorbire dall'acqua. L'inchiostro si spande ovunque e confonde frasi, parole in un'unica informe macchia scura.

Quasi ridendo pensa, "non sa nuotare...”

Guarda ancora per qualche istante la sua ricerca affondare e morire. E non le importa...

 

 

Come faccio a guardare negli occhi la nonna?

Oscar è andata via subito, appena il sole è spuntato. Doveva davvero averne abbastanza di me e di tutto, per scappare così in fretta... eppure di nascosto è venuta a dirmi addio, a lasciarmi il suo perdono che da qualche giorno è il mio unico cibo.

Non ho fame, non ho sonno. Non so più niente, senza di lei io non sono niente.

Ma a mia nonna non la si fa... come sempre mi ha dato il tempo di riflettere, di rimettere in ordine pensieri e parole... poi ha sferrato il suo attacco, perché certo non le è sfuggito che sembro un fantasma da quando lei non è qui...

"Allora cosa è successo? Me lo dici, o giochiamo agli indovinelli come una volta?" E' entrata in camera mia e senza far complimenti, ha spalancato le imposte e si è seduta di fronte a me, decisa a non andarsene senza risposte...

"Cosa intendi, non è successo niente, io non..."

"André ti prego... io sono vecchia, non stupida... non farmi sentire più in colpa di quanto mi senta già... dimmi cosa è successo, tutto questo è anche colpa mia".

A quelle parole mi sono messo a sedere sul letto, per guardarla bene negli occhi... e per la prima volta l'ho vista annaspare sconsolata, senza meta. Non avrei mai voluto, non l'avrei mai creduto... "Nonna... tu non c'entri niente, credimi. Sono stato io, le ho fatto del male e lei se ne è andata... l'ho persa, nonna".

Lacrime, grosse come noci che le rigano il viso... e offuscano i suoi begli occhi che somigliano tanto a quelli di Oscar...

No, non anche tu... non piangere nonna...

"André - mi dice con la voce rotta - è colpa mia, più di quanto tu creda... Anni fa, quando chiesi ad Oscar di venire a stare con noi... io lo sapevo bene che l'amavi, e che vi esponevo ad un rischio... ma lo feci lo stesso perché ero convinta che anche lei ti amasse, che dovesse soltanto capirlo, capire il suo cuore... e che vivendo insieme non avrebbe più avuto paura dei suoi sentimenti e sareste stati felici... Invece ho sbagliato, ho sbagliato tutto..." Scuote il capo e mi sembra stanca, e più vecchia... Voglio che smetta, lei non c'entra niente e invece mi lascio blandire dalle sue parole che sgorgano dritte dal cuore "E stato sempre peggio... Avrei dovuto capire subito, alle prime avvisaglie... lei è fragile André, e così tu innamorato da perdere il senno; eravate affidati a me, e io avrei dovuto proteggervi. Invece da sciocca che sono ho provato a correggere il fato, a forzare gli eventi... e ho perso, abbiamo perso tutti..."

D'impulso la abbraccio stretta, e le prometto tutto e il suo contrario... "Non piangere nonna, vedrai che Oscar tornerà con noi... non va poi così male, lei ha capito e mi ha perdonato. E io ho promesso che non parlerò mai più di queste cose, preferirei morire pur di vedervi piangere di nuovo... credimi nonna, è tutto a posto, non preoccuparti di niente!"

Sarei un pessimo avvocato perché non inganno nemmeno me stesso. Ma per lei farei di tutto, così l'ho convinta ad asciugare le lacrime, a cucinare qualcosa che poi abbiamo mangiato insieme, fingendo appetito e normalità. Facendo finta che sia normale che il posto di Oscar sia vuoto. Che riusciremo a dimenticare davvero, e la vita tornerà quella di prima.

Mi serve qualcosa per dimenticarla... un filtro magico, una pozione... una di quelle cose verdastre e vischiose di cui sono piene le favole che trasformano i ranocchi in principi, e il piombo in oro... Sicuro, un intruglio abbastanza forte da cancellare dalla mia mente il suo viso, e la sua voce. Che mi aiuti a dormire, che mi faccia dimenticare chi sono, e quanto l'ho amata fino a ieri. Quanto la amo oggi... e quanto la amerei domani e tutta la vita se solo potessi...

Solo una cosa vorrei ricordare per sempre... le sue labbra, tra le mie, che per un secondo hanno risposto ai miei baci... e per quel piccolo insulso particolare potrei continuare a vivere e sperare che non sia vero quello che sta succedendo. Che accadrà davvero che un giorno lei entri da quella porta, e gettandomi le braccia al collo sussurri che abbiamo scherzato, che non era vero che lei non mi ama. Per quello non l'ha mai detto...

Non ha mai detto che non mi ama... capisci nonna? Capisci che cosa vuol dire?

No, non c'è niente di sbagliato, e il destino dovrà piegarsi a me che resto qui ad aspettarla... lei sentirà quale è il suo posto e ritornerà... vedrai nonna, vedrete tutti.

Lei tornerà. Io posso attendere, fino ad allora e per l’eternità.

Lei tornerà.

 

 

Il cancello di casa sua non le è mai sembrato così rassicurante, lì dentro i guai non la scoveranno di certo.

Avrebbe voluto gridare "Sono qui, sono tornata..." Per far paura ai ricordi che la inseguivano per colpirla dritta in faccia... il dolore, la mancanza.

Ma lei è stata forte, li ha sconfitti tutti.

Una mattina al posto del giornale a colazione ha trovato una lettera ad attenderla, di Hans... l'ha scovata come un veggente, in fondo sono entrambi due esseri soli e un po' vigliacchi in cerca di un rifugio sicuro in cui riposare, prima di rigettarsi da capo in mezzo alla mischia.

E' stato difficile aprirla, l'ha lasciata due giorni a decantare sulla scrivania in attesa del pensiero giusto, quando la solitudine morde e fa male. Solo allora ha trovato il coraggio, e poi è stato semplice leggerla, un vero conforto.

Dalla scrittura elegante e ordinata di Hans parole di scuse, d'affetto e conforto... nascondono la sua sofferenza, il senso di privazione che prova a stare lontano dalla sua donna, che gli è negata da sempre. E Oscar ha pianto per il piacere di ritrovare dritto in fondo al suo cuore l'amico che pensava di aver perso, per quel po' d'amore nato e subito morto, dentro di lei...

Forse dopotutto non era nemmeno amore...

L'ha pensato per quanto è stato semplice estirparlo e vederlo morire naturalmente, soltanto un dolore lieve, come un tuono lontano. Un giorno si è svegliata e si è accorta che lui non c'era più, che i pensieri non si fermavano ad accarezzare il suo nome ma tiravano dritti; e non faceva più male pensare alla vita da vivere senza di lui, e senza l'amore.

Eppure, gli somigliava tanto... almeno lei lo chiamava così nei suoi pensieri.

Le balena l'idea ingombrante che forse anche André la chiama così... E lui, come starà?

Le giornate passate chiusa in camera, seduta alla scrivania con la penna tra le dita non sono servite... Vorrebbe scrivere, ad André, forse a se stessa... spiegare e spiegarsi, mettere ordine. Ma non sa dove trovare le parole, quelle giuste, non certo in uno dei suoi vecchi libri... potesse racchiudere in una busta il profumo del bene che gli vuole, o un sorriso lo farebbe. Alla fine il foglio rimane bianco, e conta un altro giorno lontano da lui. Da loro.

Nonna Cleo chiama spesso, si avverte nella sua voce la voglia di chiedere... se sta bene e mangia abbastanza, quando torna.

La balia è impazzita di gioia, suo padre è stupito e felice di averla a casa, tutta per lui... sua moglie e a far visita ad una delle sue figlie, non ricorda nemmeno quale e quella casa gli sembra enorme, fanno paura persino i pensieri che crepitano nella sua mente, e lo fanno sentire vecchio. Ma con lei è tutto diverso, cambia tutto.

Lo sa che qualcosa non va, gliel'ha letto in faccia... ma ha preferito non indagare, se fosse qualcosa di serio Cleo avrebbe avvisato...

No, ha pensato orgoglioso che in fondo è una cosa normale tornare a casa... forse aveva soltanto voglia di rivederli, sua figlia sentiva la loro mancanza.

Mangiano insieme con poche parole, cercando di mettere fine al pudore e ai silenzi di tutta una vita. Oltre il timore rimane il rispetto, e lei non è più una bambina da congedare alle nove precise, ma una donna adulta che ha detto semplicemente che starà a casa per un po', non ha posto limiti né condizioni. Non chiede niente, ma a volte sembra aspettare da lui un consiglio, una parola buona. Forse solo un abbraccio.

Imparerà, farà tutto quello che c'è da fare... le deve almeno un pizzico di felicità e si venderà l'anima pur di rimediare... hanno tempo, il tempo lo aiuterà.

Alza lo sguardo su di lei che giochicchia con il cibo da almeno mezz'ora...

"Domani mattina facciamo una cavalcata insieme... se a te fa piacere, naturalmente...”

Oscar ha inarcato le sopracciglia, un po' meravigliata... poi il suo viso spento si è illuminato, per un secondo è sembrata meno pallida...

"Certo che mi fa piacere...”

Si può imparare a volersi bene.

 

 

pubblicazione sul sito Little Corner del dicembre 2006

 

Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore

 

mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

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