Il signore del mare

parte IV

 

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“Perle”

 

"Mi spieghi come ti è venuta in mente una cosa così?"

"E' semplice... pensando alla faccia che avrebbe fatto mio padre..."

La laurea è stata la loro migliore creazione, una prova d'autore. Tenere il segreto per tutti quei mesi passati chini sui libri o a martoriare risme di fogli, per dimostrare qualcosa. E da mille profumi diversi estrarne uno solo, e ricavarne l'essenza.

Un giorno si sono guardati negli occhi, un po' più a lungo del solito e hanno deciso...

"La pena di morte è inutile..." Ha sentenziato lei, chiudendo il libro che stava sfogliando...

"Sai cosa penso? Se fosse processato oggi, re Luigi XVI verrebbe assolto..."

A sommarle tutte, circa ottocento pagine di pura essenza. Rilegate in rosso per lei, verde scuro per lui, solo per distinguerle. Almeno le tesi...

Laurearsi in tempo non è da tutti, farlo senza avvertire nessuno è da pazzi. E dire che per stupire tutti è bastato pochissimo. Uscire una mattina con la solita fretta, il caffè bevuto ancora bollente e il fiato corto per dirsi poche parole, che si fa tardi, è ora di muoversi. Un bacio di fretta a nonna Cleo e via, a combattere fianco a fianco, il segreto affidato ad Alain che li ha attesi più emozionato di loro e se li è visti arrivare vestiti di blu, quasi uguali da sembrare in divisa, tanto che André all'inizio era persino perplesso, "Ma scusa per te non sarebbe stato meglio qualcosa di meno sobrio?"

L'ha chiesto a lei qualche minuto prima di finire davanti al plotone di esecuzione... Lei che incredibilmente ha sorriso scuotendo i suoi bei capelli, come se non vedesse l'ora di affrontarli, quelli e il mondo intero.

Ha strizzato l'occhio ad Alain, e gli ha proibito di entrare, "Tu sei l'unico in grado di farmi perdere il filo!" e ad André che seguiva nervoso e con gli occhi sbarrati ha lasciato uno sguardo diverso, da complice consumata "Guarda che non ho intenzione di rimanere lì dentro per sempre, e poi tocca a te!" 

Non gli è mai sembrata così bella e femminile, con quell'abito severo e senza fronzoli, senza trucco e con il consueto profumo sottile che la accompagna. Si è presentata davanti alla commissione e li ha soggiogati e vinti lasciandoli lì a domandarsi quale sia il suo segreto, la sua arma. Come se fosse una festa e lei la regina, con il desiderio di allungare una mano e invitarla a ballare.

Alain aveva paura che svenisse André... si è rilassato soltanto quando lei ha finito, ed è tornato il solito André che ha raccolto la sfida e alla fine di tutto complimenti ed onore.

Non sono nemmeno le dieci e Oscar quasi non riesce a crederci, allora è finita? Alain ha riso moltissimo vaticinando l'ira funesta del generale che certamente non mancherà di arrabbiarsi e "Vedrai - ha detto ad André - che di questa bella trovata darà tutta la colpa a te!"

Ma che importa... in realtà l'idea è stata di Oscar cui non andava di dare spiegazioni e fare proclami alla sua numerosa e invadente famiglia, e l'ha proposto ad André titubante per paura di offendere i suoi sentimenti.

"La tua è una famiglia unita, e io non voglio privarti del loro appoggio e del loro affetto..."

Ma lui ha accettato senza fiatare, "Così eviterò di creare problemi a zia Giselle con i turni e per quanto riguarda la nonna vedrai che si farà una bella risata dicendo che..."

"Siete matti, ecco cosa siete... lo sapevo che c'era sotto qualcosa!" Nonna Cleo ha riso davvero, entusiasta per quel segreto che hanno saputo custodire ognuno nel cuore dell'altro. Ha ammirato i loro lavori, ha approvato la scenografia e perdonato Alain parte integrante della messinscena. Poi ha spedito Oscar a casa ad annunciare la bella notizia alla sua famiglia, con qualche raccomandazione, perché certo suo padre non la prenderà benissimo...

"Vedrai che capirà e quando saprà che è andato tutto bene forse ti ringrazierà per avergli risparmiato un'emozione di troppo".

E soprattutto ha trattenuto André che avrebbe voluto andare con lei, per vincere quel senso di oscuro disagio che gli fa credere che il generale non gli restituirà più la sua Oscar ma la rapirà e la darà in pasto a quello che lui considera un uomo degno di lei.

Imbarazzato gliel'ha detto salutandola sulla soglia... "Tuo padre ora comincerà a pianificare il tuo matrimonio..."

Lei è rimasta nel dubbio se mandarlo al diavolo, ma nel suo sguardo c'era un'ombra cupa, un dolore vivo... dopo quel duello nella notte non nega niente ad André quando può, in fondo lui è stato il primo tra loro ad essere onesto... Così ha scelto altre parole pescando nel doppiofondo della sua anima, là dove vive il signore del mare.

"Non preoccuparti che non mi sposerò tanto presto..." E l'ha lasciato lì a chiedersi se quella frase fosse per fare coraggio a lui o a se stessa.

In fondo non è andata poi così male.

Certo all’inizio il generale ha tuonato all’infamia, e lei ha persino pensato che le allungasse uno dei suoi famosi ceffoni… a salvarle la faccia è stata Genèvieve, che ha risolto tutto scoppiando in una bella risata e commentando “Sono sicura che Cleo si è divertita come una matta, no?”

Ha funzionato, il nome di Cleo lascia il segno come sempre… il generale messo a tacere si è goduto la figlia minore, epigona dei suoi lineamenti e delle sue varie abilità.

Solo che una sera terminando la cena Oscar improvvisamente ha realizzato che le parole di André non erano poi così assurde.

“Ora che hai terminato l’università certo potrai tornare a vivere qui… penseremo con calma alla pratica[1] e a tutto il resto, l’importante è che ora sei a casa!” Il generale ha annuito a se stesso parlando senza far caso al pallore della sua sesta figlia attonita e senza parole, all’espressione furente della sua primogenita, il viso malinconico di sua moglie, il lamento della governante…

Oscar come faceva da piccola ha chiesto scusa e il permesso di ritirarsi, subito accordato.

E’ corsa in camera con il cuore in gola, dandosi della stupida.

Suo padre ha ragione! Che senso ha rimanere a vivere con Cleo, ora non ci sono più scuse né motivi validi, salvo il fatto che lei vorrebbe tanto rimanere… Presuntuosa com’è come al solito ha dato per scontato che ad André vada bene averla tra ancora i piedi, che alla nonna non dispiacerà se continua ad occupare la stanza che fu di sua figlia così, come se fosse un suo diritto…

Senza motivo le è venuto da piangere all’idea di separarsi da loro… di cambiare una vita che per strana che fosse le piaceva, era sua e di nessun altro…

Se ne sta sdraiata sul letto da un’ora in compagnia di lacrime copiose che non vogliono uscire, non lo faceva nemmeno da bambina… scarabocchia fogli e protesta, reclama... scrive a caratteri cubitali cento, mille NO, come se quei fogli potessero parlare e convincere il mondo che lei non pensa sbagliato, non c'è niente di sbagliato nel desiderare di essere un pochino felici!

Sente dei passi nel corridoio ma chiunque sia è ben decisa a difendere il suo diritto a stare da sola, e così ha già pronto un altro bel no da dare in pasto a chiunque vorrà degnarsi di bussare.

Genèvieve da una vita non bussa più quando si tratta di lei… sente aria di crisi latente e preferisce rischiare la decapitazione che perdere tempo, così posa la mano sulla maniglia ed entra con l’espressione di chi ha capito tutto.

Povera piccola… Balza a sedere di scatto, gli occhi ed il naso rosso… certo che non pare lei, tanto battagliera di solito, ma ad una sorella maggiore non la si fa così facilmente.

“Non mi va di parlare!” Oscar le volta le spalle e osserva il nulla dalla finestra, in fondo anche lei sa prevenirla la sua cara sorella impicciona e ora davvero non le va niente, vuole solo sentirsi sciocca e piangersi addosso perché di tutte le cose che aveva previsto quella non c’era.

Tornare a casa non era previsto.

Genèvieve si avvicina in silenzio, e sfiorandola gentilmente la obbliga a voltarsi, guardandola negli occhi con dolcezza...

"Guarda che non sei una bambina... perché non provi a parlargli? Hai le tue ragioni, la tua vita... Se tu provassi a spiegarglielo, ti accorgeresti che non è poi così terribile..."

Le ha già sentite queste parole, e potrebbe anche essere vero ma non è facile vincere la ritrosia di una vita vissuta nell'ombra... scuote il capo e torna a sedersi sul letto, le sembra di soffocare... la luce fioca e nessun rumore, pensa a come farà a riabituarsi a tutto questo...

“Comunque tranquillizzati, non sono venuta per parlare, ma per darti questo. Consideralo un regalo per la tua laurea, volevo prenderti qualcosa di più femminile, che ne so un ciondolo, ma credo che tu lo preferisca".

Oscar sembra ubriaca, perché strizza gli occhi umidi di pianto per mettere a fuoco il minuscolo pezzo di carta che le ha allungato Genèvieve; lei scoppia a ridere da par suo e scuote il capo “Ma sei proprio ridotta uno straccio tesoro, aspetta che faccio io!” Riprende il biglietto e lo sventola sotto il naso a lei che non capisce ma sta per esplodere tutta la rabbia che ha in corpo, perché non le è concessa un po' di sana autocommiserazione?

“Vuoi fare l'avvocato no? Bene, questo è il biglietto da visita di uno studio legale di Parigi, il dominus si chiama Elisabeth ed è una mia vecchia compagna di collegio… eravamo amiche per la pelle, saltavamo insieme le lezioni per incontrarci con i ragazzi che da noi non erano ammessi... le ho parlato di te prima che ti laureassi, lo sai che il suo studio rientra nell'elenco redatto dal consiglio del centro di formazione?"

Lascia decantare un attimo le parole, e si gode lo stupore che cresce sul viso della sorella... senza dubbio di loro sei la più bella, e senza dubbio la più ingenua...

"Voglio dire che per la pratica... Ti prenderebbe volentieri come praticante, e certo il fatto che lo studio si trovi praticamente a qualche centinaio di metri dall'università ti obbliga a rimanere a vivere a Parigi... dovrai studiare tanto, per l'esame di ammissione alla scuola regionale e per tutto il resto... Sarà durissima anche per te, non puoi perdere tempo a fare avanti e indietro. E poi ti serve l'aiuto di André che mi risulta sia l'unico in grado di metterti in difficoltà, e visto che lui vuole fare l'insegnante a lui serve una cavia..."

Oscar socchiude le labbra per dire qualcosa... ma non esce niente, solo un sospiro rumorosissimo e un sorriso appena accennato, benedetta prima sorella...

Trionfante Genèvieve le stringe le mani "papà non avrà nulla da ridire, Elisabeth è in gamba, ha perfino curato il mio divorzio... e poi la tua camera piace a mia figlia, non ti dispiacerà se ogni tanto le permetto di dormire qui no?"

"Io... non  so cosa dire. Non voglio dispiacere nostro padre... e poi nonna Cleo potrebbe anche non essere d'accordo... e anche André, lui..."

Si morde le labbra prima di dire che André ha una donna nel cuore. E' un segreto, lui gliel'ha confidato perché lo serbasse con lui, e non per mercanteggiarlo così...

"A papà penso io, per quanto è orgoglioso di te non farà storie. E per quello che riguarda Cleo e André io non ho dubbi, ma se tu ne hai allora parlagli. Chiediglielo. Al massimo ti diranno "cara, non è aria, sloggia..." ma non nasconderti dietro a scuse così banali, non reggerebbero mai di fronte ad una corte..."

Oscar abbassa gli occhi, Genèvieve sì che è un ottimo avvocato.

"E non scappare sesta sorella, non scappare mai".

 

 

Benissimo.

Come se dovessi affrontare l'esame peggiore del mondo, da giorni preparo il mio discorsetto... non so perché ma credo che se avessi mia sorella come avversaria in tribunale mi appellerei alla clemenza della corte, e se dovessi misurarmi con André mi dichiarerei direttamente colpevole da sola.

Mi sento come stregata, e immagino mille diverse difficoltà che potrebbero sorgere, tutte assai ragionevoli e insormontabili... che la nonna ha deciso di vendere la sua casetta e trasferirsi al mare, che André ha pensato bene di andare a vivere con quel matto di Alain e altre cose spettacolari. L'idea di studiare ancora e ancora non mi spaventa, ma fuori da quella casa tutto mi sembra così difficile, quasi impossibile.

Sono tornata e mi sono goduta il sollievo sul viso di André, tanto che per un attimo mi è sembrato che tornasse il coraggio. Poi la nonna mi ha fatto accomodare vicina a lei, con quella sua aria maliziosa ed accarezzandomi i capelli mi ha chiesto di raccontarle per filo e per segno ogni particolare, le sfuriate di papà la divertono un mondo...

Io ci ho provato a far finta di niente, ma quando sono arrivata a parlare di Elisabeth ho avuto paura e sono rimasta a fissarla come un ebete, senza il coraggio di proseguire. Di dirle "Vorrei restare qui", di chiederle "Posso restare ancora a vivere qui con voi, c'è ancora posto per me?"

E' solo che a volte la voce di mio padre fa vibrare forte le corde della mia mente, anche più di quanto vorrei io...

Cleo è rimasta un attimo a riflettere, poi ha spedito André a fare il caffè e mi ha sussurrato "So che non dovrei dirtelo, ma quello senza di te non riesce a combinare granché... sono giorni che si alza tardi e vaga per casa come un fantasma, avrà detto sì e no otto parole da quando sei andata via. Io... - si ferma e mi pianta gli occhi negli occhi, azzurro tono su tono - so anche che non dovrei chiedertelo, che tu hai una vita tua e magari vorresti startene per conto tuo... ma non vorresti rimanere a stare qui ancora per un po'? Fino a quando avrai finito la scuola, fino a quando vorrai... A star dietro a mio nipote da sola non credo di farcela..."

Non so perché, ma sento lontano chilometri il profumo sottile della presa in giro... premeditazione pura, messa nel sacco come un coniglio da quella matta di Genèvieve ed oplà dal cilindro di nonna Cleo escono fiori e colombe.

Scoppio a ridere, e anche Cleo... mi sembra di essere al centro di una macchinazione, con mia sorella e la nonna che tirano i fili, e io e il povero inconsapevole André a farne le spese...

A niente valgono le proteste di un bravo ragazzo obbediente, che non ne capisce nulla dei nostri maneggi e trova me e la nonna in preda ad una classica crisi di ilarità senile... rinuncia subito André, non chiedere spiegazioni... se i vicini ti chiedono di noi, dì che la fama e la gloria hanno dato alla testa a queste due povere donne e che ci farai rinchiudere in mezzo ai matti, e poi sarai libero di rifarti una vita al sicuro da noi, da me...

"Beh - si è limitato a commentare con il sorriso delle grandi occasioni - con tutti i libri dovremo stipare qui dentro forse mi toccherà dormire sul balcone..."

Tanto non mi sento in colpa, la nonna è dalla mia parte... e tanto lo so che in fondo sei contento, lo capisco dagli occhi che hai. Da come mi guardi e tenti di non farmi sentire a disagio e di non sembrare troppo felice, ma oggi non conta perché la più felice di noi tre sono io.

 

 

E' strano.

Nessuno ti ha chiesto il permesso, ma è di nuovo settembre. Il mondo intorno a te ricomincia a girare e ti accorgi che non ne fai parte... ti affanni a cercare un posto in cui rifugiarti, saluti  Marie e Rosalie che ricominceranno pigramente a studiare e le invidi... e ti invidiano, guardano te e lui come se foste due alieni perché per voi comincia la vita vera.

Com'è difficile, è davvero così difficile? 

Quando Oscar ha conosciuto Elisabeth, Madame Elisabeth come la chiamano gli altri praticanti è rimasta a bocca aperta, forse Genèvieve ha scherzato... possibile che quella signora con l'aria materna e pacifica sia il famoso avvocato, colei che ha messo alla gogna quel suo cognato e le sue odalische?

Possibile... Madame ha sfoderato un bel sorriso e l'ha messa alla frusta dopo due giorni mantenendo le sue promesse, la prima e la più importante... trattare la piccola Jarjayes come una chiunque...

Passato l'esame d'ingresso alla scuola di formazione a denti stretti Oscar si è ritrovata a sbrigare i compiti più assurdi, ricevere i clienti come una portinaia e stendere atti giudiziari che poi porteranno la firma di qualcun altro... partecipare alle udienze facendo i salti mortali per rispettare gli orari e studiare sempre e ovunque, dimenticandosi di mangiare e a volte che la notte è fatta per dormire, sotto lo sguardo preoccupato della nonna e quello ammirato di tutti gli altri che davvero non sanno come faccia a non mollare.

Lo sa lei come fa, le basta cercare con gli occhi lo sguardo di André che certo non si risparmia. Anche lui studia come non ha mai fatto, per dovere e per non farla sentire da sola, per non pensare che le loro strade si siano separate davvero. Scorrono insieme, sono parallele.

Mentre prepara un concorso tra i tanti, il suo relatore ha lasciato intendere che potrebbe anche affidargli un paio di seminari, per i giovinastri del primo anno, niente di troppo impegnativo... giusto per vedere come se la cava con un pubblico.

A Oscar è venuto da ridere, quelli non sanno cosa li attende, è già molto se non li costringerà ad alzarsi all'alba. Lei ha scelto di farlo da un po' di tempo... da quando vedersi e scambiare due chiacchiere è diventato difficile, una questione di vita. Quella che era prima, per loro.

In fondo per ricopiare in bella grafia un'istanza non occorre rimanere in quell'ufficio polveroso, e così in quell'ora in cui tutti coltivano la prosaica abitudine di mangiare è scappata all'università, non può certo lasciarlo da solo in un giorno così... Se André dovesse essere in difficoltà lei deve essere lì ad aiutarlo, a fargli coraggio se ne ha bisogno. E che le faccia coraggio anche lui, perché davvero non ce la faceva a stare lontana oggi.

L'aula ricorda un piccolo anfiteatro, sembra ieri che erano loro ad affannarsi a cercare un posto nelle prime file... per non dare nell'occhio sale tutti i gradini, da lì potrà controllare la situazione e vegliare indisturbata sul professore, come lo chiama da un po'... in fondo lei l'argomento del seminario lo conosce a memoria perché gliel'ha sentito ripetere almeno un centinaio di volte. “Il processo a re Luigi XVI dibattuto in chiave contemporanea” è la sua tesi di laurea e fila che è un piacere. Filerà tutto liscio, tranne Alain che non era previsto... Mentre André affila le armi e finge assoluta calma si è infilato nel banco dietro di lei come a scuola, soffiandole tra i capelli per attirare la sua attenzione con un sorriso beffardo.

"Ma che ci fai tu qui, non ne capisci niente di queste cose!" Ha sibilato lei inorridita, un farmacista nel tempio della storia del diritto francese è peggio di una bestemmia. Un commerciante di medicinali che ha strappato una laurea senza infamia né lode, e che ora tenta di mascherare malamente la tensione perché il suo migliore amico sta per saltare la barricata...

"Mi concilia il sonno... piuttosto lui - e indica Andrè che a forza di leggere la sua relazione la consumerà - come sta?"

"Sta benissimo e andrà benissimo, fai silenzio!" Taglia corto lei, pronta a picchiare chiunque osi far rumore, per quanto è nervosa potrebbe picchiare anche Alain ma si irrigidisce quando André si volta verso di loro, accenna un sorriso e le strizza l'occhio...

Poi si schiarisce la voce, ed è un'altra storia...

Il processo all'ultimo dei re francesi raccontato da lui sembra una un romanzo avvincente, e nessuno osa fiatare per non perdere nemmeno una riga, arrivare al finale e scoprire il colpevole...

E forse lui è un'altra persona... è meraviglioso con gli studenti, è vestito come uno di loro, è uno di loro e riesce a vincere la diffidenza senza alzare la voce, senza usare altri mezzi se non l'amore sconfinato per la materia che padroneggia e che presenta nel modo migliore, come un'amica da scegliere o una bella donna da vagheggiare...

Oscar ha posato la penna, con il viso tra le mani ha pensato che darebbe la vita perché la madre di André potesse essere lì con loro. Sarebbe così fiera di lui, così fiera... nasconde una lacrima che stupisce anche lei, per riprendere un po' di autocontrollo ricorda che Alain non aspetta altro che coglierla in fallo.

Com'è bravo... trattiene il fiato, respira con lui, conta le pause e le parole fino alla fine... fino alla fine.

Due ore volate via, con gli occhi di tutti addosso ad André e lui che si muove con naturalezza, passeggia in lungo e in largo e quando passa vicino a quella giovane alta e bionda che non ha certo l'aspetto di una studentessa del primo anno si ferma per un secondo di troppo, e con le dita sfiora il banco di legno ruvido e distrattamente anche il suo braccio. Invece quella sorta di gigante che sta nella fila dietro spalle al muro lo segue con un'espressione a metà tra il divertimento e la noia, ma gli strizza l'occhio e abbozza un sorriso...

Cose grosse, e chi li capisce?

Oscar impercettibilmente si rilassa, è quasi finita... ridacchia impietosa perché "quelli" sembrano essersi divertiti, interessati ad ogni parola, giovani menti assetate che non sanno cosa li attende la prossima volta.

Forse farebbe meglio a dire "quelle"...

Stira le labbra in una smorfia che viaggia a metà tra la compassione e il disgusto alle parole ammirate di Alain "Accidenti la prossima volta ricordami di fare il professorino... ma le hai viste quelle?"

Donne… Le più brave a fare domande, le più veloci ad assaltare il malcapitato mettendolo al muro... pochi minuti ed André si trova assediato da un branco di giovani amanti della cultura che muoiono dalla voglia di crescere intellettualmente, incapaci di contenere la fame di sapere e forse gli ormoni...

"Sembrano cortigiane della peggior risma..." Sibila Oscar, e non avrebbe voluto scoprire le carte di fronte ad Alain... chissà, magari in mezzo a loro c'è anche lei, quella ragazza… E si sporge un pochino, scende qualche gradino per poter capire... forse un sussulto di lui, l'espressione che cambia, un rossore improvviso.

Quasi senza rendersi conto affretta il passo anche se André sembra perfettamente a suo agio e distribuisce parole gentili e chiarimenti con la munificenza di un mecenate... non sa perché ma l'irritazione cresce a dismisura fino a quando con un po' di irruenza di troppo fende la folla e si trova davanti a lui.

Lo scruta col cuore in gola, a guardarlo da un banco di scuola all'improvviso le è parso diverso, più grande... solo un istante, fino a quando non si ritrovano occhi negli occhi, e tutte quelle farfalline fatue che ha davanti al naso e nello stomaco finiscono dritte in fondo alla rete dell'indifferenza... e il sorriso è solo per lei...

"Avvocato buongiorno!" Accidenti, se solo non la prendesse in giro, e poi lei ultimamente è ancora più scaramantica di prima... Vorrebbe strillare che lei non è quella cosa, non ancora, ma davanti allo stupore pieno di soggezione del crocchio che si è formato attorno ad André afferra l'attimo, e contraccambia divertita "Professore che dici andiamo a mangiare qualcosa?"

Alain troneggia dall'alto, e si gode la scena con le mani affondate nelle tasche, le dita incrociate.

"Meglio di due comici..." Commenta a mezza voce, senza sorridere.

E' già tanto che André gli rivolga ancora la parola dopo l'ultimo dei suoi sproloqui. Ha chiesto scusa eppure diceva sul serio e non era ubriaco... ha sempre avuto paura di Oscar quando veleggia nei suoi malumori, e non sembra curarsi di nulla e nessuno. Ma non oggi. C’è stato un momento, qualcosa in fondo agli occhi di lei che è apparso per un istante brevissimo. Un piccolissimo impercettibile lampo di gelosia, possesso, bisogno di stare vicino ad André, bisogno di lui...

Forse davvero André ha capito tutto, e loro, tutti quanti non hanno capito niente.

Tutti loro che credevano che si sarebbero dovuti dividere per forza... la strana coppia, lei così rigorosa e impeccabile, lui rilassato e pronto a scherzare... Lei con la voce che pare uno schiocco di frusta, lui con il tono suadente che pare velluto, così diversi da completarsi, così vicini da non riuscire a stare lontani nemmeno un minuto, così amici da sembrare amanti... La strana coppia venuta dal fondo del mare che non si cura del tempo che passa né della vita che cambia ritmo e fa brutti scherzi, la strana coppia non molla.

Certo non è facile come prima e significa sacrificare tutto il resto, ma a loro davvero non interessa.

Per lui non è nulla passare qualche ora in più accampato in un vecchio istituto, se vuol dire poter rincasare con lei…

E lei certo potrebbe poltrire più a lungo, ma se alzarsi prima significa fare la strada insieme a lui ed esaudire quel desiderio nascosto nel cuore di raccogliere il primo sguardo di André, che importa...

Non importa la meta, da sempre loro camminano insieme.

Alain sbuffa nell'aula vuota...

Che nessuno li fermi.

 

 

Ci siamo conosciuti in vacanza, ma da quando abitiamo insieme io e André non abbiamo più avuto vacanze in comune... Spesso mia madre e mio padre mi reclamano durante le feste e per qualche giorno d'estate, e non vogliono sentire ragioni, così nonna Cleo in quei casi dichiara sciolta la comune in nome della famiglia. La mia famiglia sono i miei genitori e le mie sorelle, la mia famiglia sono lei e André... torno a casa, nella mia camera e cerco una scusa per parlare di loro a mia madre, a Genèvieve...

Ho bisogno di loro...

André va a trovare sua zia e a zonzo con Alain, a volte Bernard si è unito a loro ma lo considerano un rompiscatole e André è l'unico che lo sopporta.

Da quella nostra chiacchierata cosa ho rispettato il patto e non gli ho più chiesto nulla. Lo spio quando siamo insieme, se la incontrassimo dovrei accorgermene, lui dovrebbe impallidire o arrossire, ma non succede mai niente. Allora ho pensato che forse è durante una delle loro scorribande che l'ha conosciuta... lei, la donna misteriosa, la donna che ama... potrei chiedere a Lil nella prossima lettera, forse lei può aver notato qualcosa di strano...

Lo so che non dovrei impicciarmi e che non sono affari miei, ma lui è stato l'amico più caro che io abbia mai avuto... lo è ancora, lo sarà sempre almeno fino a quando lei lo permetterà. Poi finirà tutto, condannata a morte senza appello.

La pratica è sfiancante e lui tra studio e seminari quasi non dorme più... Sembriamo due galeotti, così ho espresso un desiderio quest'anno, proprio come un condannato... come fece lui anni fa, prendendomi le mani e implorandomi di avermi solo per lui... anche io lo voglio solo per me, solo per pochi giorni...

Prima del mio esame, prima del suo esame, ho chiuso gli occhi e chiesto tutto d'un fiato "Torneresti ad Arras con me? Lo so che non c'è il mare e che la campagna è noiosa, ma mi farebbe piacere... potrebbe essere l'ultima occasione per farlo... per farlo insieme...”

Mi sono vergognata perché non ho avuto pietà e non gli ho permesso di dirmi di no, ho usato tutte le armi a disposizione... solo l'affetto in realtà, non ho altro su cui contare. Eppure lui è stato dolcissimo e premuroso, ha posto solo una condizione "Pretendo di dormire tra quattro mura, al diavolo il campeggio e il fascino della natura...”

E sia... ormai mi diverto a fare e disfare valigie e zaini, la balia mi osserva incuriosita da tanta energia, ma approva sempre senza riserve quando sente il nome di André... per lei è rimasto il piccolo gentiluomo delle passeggiate notturne, quando l'ha visto cresciuto quasi non lo riconosceva...

E' vero, è cresciuto tanto, mi sorpassa di quasi dieci centimetri, è un uomo... ma il viso è sempre uguale, l'espressione, lo sguardo, il sorriso... lo riconoscerei tra mille il sorriso di André, il sorriso di quel ragazzino che mi costrinse a guardarlo negli occhi tanti anni fa.

In nome di quello che abbiamo saputo far crescere nei nostri cuori ce ne andiamo via soli, ancora una volta. Ormai nessuno ci chiede più niente, persino mio padre ha chiesto soltanto "Quando torni? In tempo per la festa dell'accademia militare? Vorrei che tu partecipassi almeno una volta...”

Povero papà, vorrei farlo contento come hanno fatto le mie cinque sorelle, ma sfilare a tempo di valzer al braccio di uno sconosciuto qualsiasi non mi interessa...

”Verrei papà, solo se potessi sfilare al braccio con te!" Gli ho risposto ed è vero, e so che non sarà possibile perché l'invito è per il "Generale Jarjayes e signora"... Chino il capo al dovere filiale, cedo il passo a mia madre e rimanderemo il mio debutto a data da destinarsi...

 

 

Arras è bellissima in settembre... ogni posto del mondo è bellissimo, basta essere insieme.

L'ha seguita senza fiatare, accompagnato dal sorriso enigmatico di nonna Cleo che non ha fatto un solo commento, li ha messi alla porta e arrivederci... non è mai stato così bene lontano dal mondo, vicino a lei.

E' diversa, come trasformata. Come se si sentisse libera di lasciarsi andare e perdere il controllo, e avesse una voglia matta di farlo.

Gioca come una bambina... nessuno ha fatto caso a chi sono e da dove vengono, e lei si è divertita a precisare alla reception di quel vecchio albergo ricavato in un mulino che pretende due stanze vicine, "Mio fratello è molto corteggiato e devo controllarlo a vista" Ha bisbigliato allo sfortunato di turno che nemmeno per un momento ha considerato che non somiglia per niente a quel fratello...

Così la sera lo tiene sveglio con mille chiacchiere, la notte lo costringe ad uscite poco ortodosse nel buio completo seguendo soltanto il profumo del vecchio roseto... e ci sono le cartoline da scrivere, e una lettera per Lil e Pierre tanto per tenerli informati... Poi basteranno pochi passi nel corridoio per tornarsene in camera senza dare nell'occhio... Lui la mattina ricambia ben volentieri, ricattandola senza tanti complimenti...” Il sole aspetta te per sorgere, se ti sbrighi non ci perderemo nemmeno un pezzetto di cielo...” Implora abbastanza da trascinarla con sé, a piedi o a cavallo che importa... lei rabbrividisce perché fa ancora freddo, e senza accorgersene gli si fa più vicino per cercare calore... arresa alla brezza del primo mattino si è persino lasciata avvolgere tra le sue braccia, grata per quel muto soccorso e contenta di averlo solo per lei.

E' così difficile non baciarla... e a volte sembra che anche lei vorrebbe...

Si lascia sfiorare, è lei che cerca il contatto... lo provoca come una ragazzina dispettosa sfidandolo a chi arriva prima quando tornano da una passeggiata, o facendogli il verso mentre gli afferra le mani a tradimento e gli sussurra alle spalle "Ora liberati se ci riesci!" Con le parole di quella notte che nessuno dei due ha mai dimenticato, ride e scappa perché sa che avrà la peggio... Ridono tutti e due fino alle lacrime, fino a quando lui la stringe forte e la trascina con sé a terra. E solo dopo qualche minuto allenta la stretta, quando lei smette di ridere e allora capisce che lo scherzo deve finire. Ma lui non scherza, la felicità dà alla testa... ci sono momenti in cui André fermerebbe il tempo, e firmerebbe col sangue una vita così... per averla tra le sue braccia ogni volta che vuole, come ora che lei non si ribella, ma mormora paga e con gli occhi socchiusi "Rimarrei così tutta la vita".

 

 

La prossima volta che ti inventi un pic nic il pranzo lo preparo io e niente vino...

Non bastano soltanto un prato e un paio di alberi, in effetti... ce ne vuole un altro per legare i cavalli...

Si volta a guardarlo e gli punta il dito indice tra gli occhi, scostandogli i capelli dalla fronte...”Mi mancherai un sacco signor Grandier!" Lo dice con rammarico, svagata...

Dove vuoi che vada, pensa lui incredulo che quello stia succedendo... sta succedendo davvero, si sta arrendendo...

"Non vado mica via io...”

"Voglio dire quando lei capirà di amarti... - scoppia a ridere un po' stridula - pensi davvero che ti permetterà di comportarti così? Che mi permetterà di comportarmi così? Io non credo, io non lo farei... sarebbe proprio un'idiota, e io non credo che la donna di cui sei innamorato sia un'idiota...” Farfuglia senza meta...

No, non sei un'idiota... sei una donna bellissima e ora che tu sia pronta o no ti avverto, io sto per baciarti...

"Voglio la frutta e anche il dolce...”

André apre gli occhi e considera la distanza tra lei, lui e il cestino con il pranzo... fruga a caso e la fortuna gli porge una mela, "Ehi pigrona almeno vienila a prendere...” Ma lei è sdraiata e non dà alcun segno di vita, annaspa con una mano nel vuoto e ridacchia" Tira, sono sicurissima di prenderla al volo...”

E' ufficiale, è ubriaca... la mela finisce oltre un paio di alberi nel parco e lui riconsidera le sue intenzioni, conciata com'è potrebbero accusarlo di coercizione di incapace... torna a sdraiarsi accanto a lei che reclama "Ma scusa la mia mela?" con il broncio di quando era piccola, l'ha visto uguale nelle fotografie...

Le fa segno con il dito, "La mela è là, se la vuoi vai a prenderla...”

Lei lo guarda perplessa, poi raccoglie tutta la sua dignità ripromettendosi di fargli scontare un secolo di reclusione per quello...”Aspetta che io diventi avvocato e te ne accorgi Grandier...” Compita sconclusionata, indecisa sulla direzione da prendere...

Si volta a guardare lui che si gode la scena, poi infila un sentiero a caso, la mela non può aver volato.

La mela... rotolata esattamente ai piedi di due sconosciuti, un uomo e una donna... se ne stanno seduti su una panchina abbracciati, meglio avvinghiati e si baciano appassionatamente... non si sono nemmeno accorti che lei è lì.

Oscar riflette sullo scopo dei picnic... è quello che si dovrebbe fare finiti i tramezzini?

Le viene da ridere e fa per voltarsi per chiamare André, magari imparano qualcosa... poi guarda meglio lei... e all'improvviso avvampa cercando il modo di indietreggiare nel modo più silenzioso possibile...

Marie? Marie Antoinette, ha i capelli sciolti ma è lei...

E quello non è suo marito, l'ha incontrato qualche volta a casa loro e ne è certa...

Louis è un brav'uomo, più vecchio di Marie... educato, colto, goffo e timido... innamoratissimo della moglie... Oscar si è chiesta spesso cosa li abbia portati a sposarsi, Marie Antoinette le ha letto negli occhi e le ha rivelato con semplicità che sono state le loro famiglie a farli sposare...

"Ti sembra assurdo, vero? L'uomo è stato sulla luna e queste cose succedono ancora... io ero giovanissima, e gli volevo bene - ha ammesso con amarezza - gli voglio bene... ma ho capito dopo che l'amore è un'altra cosa...”

E' questo l'amore...

Oscar è tornata indietro con il passo affrettato, si china e raduna in fretta le loro cose e gli intima "Andiamocene!"

André la guarda perplesso...”Che succede?"

"Non discutere e fa' come ti ho detto, andiamocene!" Sibila lei che per nessun motivo vuole mettere in imbarazzo Marie...

E non vuole sentirsi in imbarazzo...

Mentre ripiega con cura la vecchia coperta militare, li vede che si avvicinano... lui le tiene il braccio sulle spalle, lei ha lo sguardo rapito e il capo abbandonato sulla sua spalla, sembra dimentica del mondo.

Oscar vorrebbe scomparire, ma Marie alza gli occhi e esulta festosa "Non ci credo, avevamo un appuntamento?" Si slaccia dal suo cavaliere e le tende le mani, sorridendo... un bacio su entrambe le guance in punta di piedi, "Sei troppo alta per me!" e uno sguardo come non ha mai avuto...

Felice, non è mai stata così felice Marie...

"Che fai qui, sei scappata alla morsa paterna?"

Poi lo sguardo sfiora il giovane dietro di lei… ma certo, non può essere che lui…

“André, tu sei André – gli tende con garbo la mano, che lui prende delicatamente tra le sue mimando un inchino – ti conosco di fama lo sai?”

“Anche io – risponde lui ricambiando il sorriso – sei la “ragazza dei libri contesi”… sono felice di conoscerti!“

L’uomo è rimasto di qualche passo indietro, li osserva ma non ha occhi che per lei…

Marie passa il braccio sotto il suo, “Lui è Hans, siamo amici da lunghissimo tempo – per un attimo abbassa lo sguardo – ormai non ricordo più nemmeno quanti anni sono… E indicandoli annuncia “Lei è Oscar, una delle mie poche amiche, e lui il suo migliore amico…"

Hans tende la mano ad Oscar e sfiora la sua con le labbra, lasciandola interdetta… “Anch’io ti conosco di fama, lei parla spesso di te come di una mente brillante… onoratissimo!”

Sente le ginocchia che si piegano sotto il calore di quella stretta, e di quel sorriso… Lo guarda, mentre stringe la mano di André… è affabile e compito… ed è bellissimo.

Si somigliano quasi, lui e Marie… il colore dei capelli, l’incarnato chiaro, gli occhi… no, è qualcos’altro… Oscar lo scruta e riconosce quella luce malinconica che ha visto spesso attraversare come una stella cadente lo sguardo di lei, quando si rammarica della sua giovinezza finita presto, della vita che non la soddisfa e di tutte le cose che avrebbe voluto fare, i posti che avrebbe voluto vedere…

La stessa disperazione, è solo che lui sembra celarla meglio… il tono gentile e i gesti misurati con cui accompagna ogni parola, mentre racconta che ha deciso di trasferirsi in Francia dalla lontana Svezia per specializzarsi in neurochirurgia in uno dei centri più affermati… a tratti sembra rassegnato a qualcosa, a una sorte più grande di loro, e invece no… in ogni frase, le note calde della sua voce sfiorano lei… le espressioni che gli animano il viso sono per lei… non c’è secondo in cui i loro occhi non si incontrino anche se per un breve istante, non c’è attimo in cui lui non la reclami.

Chissà come deve essere una donna per essere amata da un uomo così…

Se lo domanda, ma la risposta è di fronte a lei…

Marie Antoinette, i capelli che sfuggono al consueto rigore e la fanno sembrare più giovane, una ragazzina… il vestito leggero che le lascia scoperte le spalle, il collo sottile… non c’è nulla di provocante in lei, ma la sua femminilità prorompe e la circonda come un’aura, attrae lo sguardo di chi le sta attorno.

Così sono le donne… le donne vere, pensa Oscar amaramente che persino André che non fa mai caso a nulla sembra senza parole…

Andrè è senza parole… senza parole osserva lei, e poi lui… e non sa perché ma il suo cuore, per un attimo, si ferma.

Senza dire niente sfiora la mano di Oscar che stringe convulsa le briglie, lei si riscuote e lo guarda smarrita… le sorride, scioglie le redini dalle sue dita quasi accarezzandole e la rassicura “Lascia, li riporto io… poi passo a prendere le chiavi della mia camera e mi faccio un bagno… prendo anche le tue e te le lascio in vista, va bene? Così andiamo a mangiare del cibo vero…“

Lei rimane perplessa a considerare cosa penseranno gli altri, tutti, di tanta famigliarità… cosa penserà quell’uomo, che osservandoli ha silenziosamente passato il braccio attorno alla vita di Marie, accostandola a sé…

“Va bene, vai avanti e poi io ti raggiungo…“ Dice con l’aria assente e la voce stentorea, se solo il nodo che le stringe la gola si sciogliesse… è così stranita che non riesce nemmeno a ricambiare il sorriso di André, che scolora fino a sparire.

Hans si stacca da loro, “Posso venire con te? Giusto per dare un’occhiata ai cavalli, io non me ne intendo ma tu mi sembri molto più ferrato, io quasi non so da che parte si sale… magari domani potremmo fare una passeggiata…“ Guarda Marie, e per come le sorride sembra che non ci sia nessun altro con loro…

“Oh no, io non so cavalcare e poi quei cosi puzzano, non ho i vestiti adatti e un sacco di altre cose…“ Scoppia a ridere allegramente, e strizza l’occhio a Oscar “Vieni, torniamo in albergo così ci facciamo due chiacchiere da donne…“ ma i suoi occhi non si staccano da Hans fino a quando il sentiero non svolta, e lui, André e i cavalli spariscono dietro gli alberi.

Si volta a guardare Oscar intensamente “E così mi hai scoperta, eh? Ora chissà cosa penserai di me…“

“Oh no ma che dici Marie, io…” Oscar avvampa di nuovo e precipitosamente i suoi occhi corrono via, a fissare qualcosa lontano da lì… “Io non penso niente, sono solo sorpresa… ma tu… e i bambini?”

Si pente subito di averlo chiesto, vede Marie impallidire… “Io e i bambini siamo ufficialmente da mia sorella che è in vacanza in Austria… e in effetti loro sono a divertirsi in montagna, io ho solo fatto una deviazione…“ La guarda fissa negli occhi ora “Lo amo da sempre, Oscar… non so cosa farci, so che lo amo e basta…"

Si siede sospirando su una panchina come se portasse il peso di tutta una vita… “Quando lo conobbi avevo diciotto anni, ero a casa di amici, ad una festa… ricordo – chiude gli occhi – ricordo che lo vidi e mi colpì subito, forse per il suo francese stentato o per i suoi modi gentili… Mi invitò a ballare e mi fece la corte tutta la sera, per me fu il classico colpo di fulmine… mi innamorai di lui in meno di mezz’ora, ed incredibilmente lui si innamorò di me… Lasciammo tutti inorriditi e ce ne andammo a passeggiare al chiaro di luna e a dirci quanto eravamo stati fortunati ad incontrarci così, per caso… Già allora avrei lasciato tutto per scappare con lui “.

Si interrompe, solleva lo sguardo appesantito dal ricordo… “Ero sposata Oscar, da un anno… eppure feci l’amore con lui quella notte, e nemmeno per un istante pensai che fosse sbagliato o immorale… pensai che la vita mi offriva una possibilità e che dovevo afferrarla, o non avrei mai avuto niente… Da allora, vivo di bugie, sotterfugi, incontri a metà strada o dove capita, nei posti più assurdi, pur di stare con lui… Ora lui ha deciso di trasferirsi a Parigi… è lui il motivo dell’università, e tutto il resto. Lo faccio solo per stare con lui, avere scuse migliori“.

Oscar si siede accanto a lei, senza parlare le prende le mani che tremano… “Adoro i miei figli, sono la mia vita… e voglio bene a Louis, è un uomo meraviglioso, un buon marito… mi credi Oscar, vero?”

Non fiata, ma annuisce lentamente per lasciar fluire quel fiume in piena…

“Quando torna dai suoi viaggi porta sempre qualcosa per me e per i bambini, gioca con loro e li fa ridere, legge le favole senza stancarsi fino a quando non si addormentano… e poi si siede vicino a me e mi racconta dei luoghi che ha visitato, delle persone che ha conosciuto fino a quando anche lui si addormenta, sfinito. Ogni volta da anni io giuro che sarà l’ultima menzogna che gli racconto, l’ultimo tradimento… e poi ogni volta trovo nuove scuse per giustificarmi, perché mi sento viva solo tra le braccia di Hans… non posso fare a meno di lui, morirei!“

All’improvviso i singhiozzi spezzano l’ultima frase, e le lacrime offuscano i suoi occhi così luminosi, di solito… si porta le mani al viso e comincia a piangere, le spalle curve quasi a proteggersi.

Il mondo è così ostile con chi ruba l’amore…

“Mi vergogno tanto Oscar… e nonostante tutto non cambierà nulla… “

La abbraccia, così senza pensare… come farebbe Genèvieve con lei, come si fa con le amiche in difficoltà… la tiene stretta, e pianga fino a quando le lacrime non saranno asciugate, fino a quando vorrà.

A poco a poco si calma, solleva il viso arrossato e chiede “Mi parlerai ancora, ora? Saremo ancora amiche?” Come una bambina dopo un litigio, dopo un rimprovero troppo severo…

“Cosa pensi di me, Oscar… pensi che io sia perfida o crudele?“

“Penso che mi dispiace per te, perché meriteresti un amore vero, e di essere felice…"

Il sorriso, spontaneo dal nulla torna a fiorire sul viso segnato dal pianto, come un miracolo…

“Oh no non devi pensare che io non lo sia… io sono felice, il mio non è un amore impossibile! Per quanto lo amo e per quanto mi ama io potrei vivere così per tutta la vita, all’ombra della Marie Antoinette madre e moglie fedele…“

Oscar è impressionata… perché la sta invidiando, e non si capacita… sta invidiando quelle lacrime e quel sorriso, come se fossero pietre preziose viste da lontano ornare il collo di un’altra…

“Immagino che sia meraviglioso amare ed essere amati così…“ abbassa gli occhi per pudore, per quella ammissione di debolezza spontanea…

“Lo… immagini?” Marie sembra stupirsi, poi le stringe le mani con aria complice “Non mi sembra che a te manchi la compagnia, cara… ma ora andiamo, oggi ho fatto la brava e in premio Hans mi ha promesso una cenetta solitaria in paese dove nessuno ci conosce e possiamo giocare a fare le persone normali… io devo essere orribile!” Si ravvia in fretta i capelli, i suoi occhi ora brillano e subito la sua bellezza risorge imperiosa, come se non fosse accaduto nulla.

“Sei sempre la donna più bella del mondo, tu… - scherza Oscar per dissipare il suo imbarazzo – e anche lui è molto affascinante…“

Marie inarca le sopracciglia, divertita “Cara, non ci credo! Lo sai che in tanti mesi è la prima volta che ti sento fare un apprezzamento su un uomo? E’ incredibile! Comunque – le strizza un occhio – non so darti torto… e per ricambiare ti posso assicurare che André è una meraviglia, e sembra dolcissimo…“

Oscar si irrigidisce, senza fiato… André, che c’entra André… rimane perplessa un attimo, poi si fa trascinare da Marie che pare rinfrancata e chiacchiera, chiacchiera a caso di vestiti e colori di moda…

“Ascolta, se vuoi andare a cavallo ti posso prestare quello che vuoi, i miei vestiti sono adatti e tutti uguali…” le dice controvoglia, quelle chiacchiere la confondono e ora avrebbe bisogno di quiete per riflettere...

“No, per carità, non farlo se mi vuoi bene… e poi i tuoi vestiti non sono tutti uguali, la verità è che tu sei così bella che staresti bene anche coperta di stracci! Ora, mia cara – divaga Marie, dopo aver superato con disinvoltura la hall – le nostre stanze sono nella parte che dà sul giardino, da bravi clandestini conserviamo le apparenze… per tutti siamo colleghi, abbiamo due camere ben separate e vite che solo in apparenza si sfiorano… voi dove siete?”

A Oscar trema la voce, mentre risponde paurosa “Nell’altra ala, io ho l’ultima camera in fondo, odio avere vicini… e André quella prima…“

Marie è perplessa… “Ma scusa perché prendere due camere separate, voi non dovete nascondere nulla! Credimi, è così bello sentire il profumo della persona che ami quando ti svegli al mattino…“

“Marie ma che hai immaginato? Io e André siamo solo amici, non è niente di quello che credi… non c’è nient’altro…“

La fissa, con addosso l’urgenza di averla convinta… di trovare altre cose da dirle, perché creda alla verità, l’unica possibile…

E poi André ama un’altra donna… vorrebbe dirle…

Marie sospira… per quanto ne sa le è bastato osservare lo sguardo di André indugiare a lungo su di lei, la carezza trattenuta nelle mani che compiono gesti consueti, la voce che centellina il suo nome come un’essenza profumata… e la veemenza di Oscar a negare che sia.

No che non sono amici… non c’è nulla di amichevole in quello che silenziosamente dovrebbe unire, e invece divide… l’amore non corrisposto, l’amore impossibile, quello che fa piangere e sanguinare il cuore… che pena, per chi cerca amore, per chi non riconosce l’amore…

Le sfiora il viso con un bacio, “Perdonami se ho equivocato, a volte lavoro di fantasia. E grazie Oscar… grazie di tutto…“

Oscar si gira legnosamente, non vede l’ora di raggiungere in fretta la sua camera, ha il cuore in gola e spera di non incontrare nessuno…

Le chiavi… troppo tardi ripensa alle parole di André, non ha voglia di guardarlo negli occhi adesso… non può, non dopo quello che ha detto Marie. Prova imbarazzo e oppressione. Si sente chiusa all’angolo dai pensieri di tutto il mondo, eppure l’idea di venire lì insieme a lui è stata sua… l’errore è suo, e lei rimedierà.

Lo trova ad attenderla con le spalle alla porta… “Pensavo foste scappate…“ Le tende le chiavi, amichevole.

Lei lo sposta senza tante cerimonie, senza rispondere; infila le chiavi e entra in camera sua decisa a non fare conversazione, deve rimettere in ordine i pensieri in fretta… André invece non sembra disposto a farsi mettere alla porta e entra, allegro… “E’ simpatico il dottore, mi ha fatto un sacco di domande sui cavalli, ma non credo che riuscirà a convincere Marie, mi è sembrata terrorizzata!”

Oscar lo fissa, poi con noncuranza gli chiede “Cosa pensi di loro André? Voglio dire…“ Ma non finisce la frase e si lascia cadere sul letto malinconica…

“Penso che si amino moltissimo… e che per difendere il loro amore sarebbero pronti a tutto…“

Lo dice come se parlasse di sé… e dell’altra donna, quella che ama.

Lei scatta in piedi come una gatta scottata, non è questo che voleva sentirsi dire… “Ma non credi che sia senza senso farsi del male così? Che non ci sarà mai nulla per loro, solo bugie e sensi di colpa?“

Vorrebbe che la rassicurasse… che le dicesse che loro sbagliano, che non vale la pena immolare una vita per un amore così, senza futuro.

“Hanno il loro amore, e credo che a loro basti… in fondo è meglio così che amare invano una vita e a lui basta, da quel poco che si è lasciato sfuggire…“ Non ha voglia di rassicurarla, ma solo di dirle la verità.

“Anche a lei…“ Ammette Oscar contrita… sbuffa, ma gli sorride… E' sempre saggio lui, mai una parola di troppo.

Le si avvicina e si siede accanto a lei, cercandole gli occhi… “Sei sorpresa da questa cosa? Ti imbarazza?”

“No… è solo che ti sembra di conoscere una persona e poi scopri che la realtà è diversa…“

“Oscar, la gente vive… vive al meglio che può, e forse dovremmo farlo anche noi…“ Le stringe la mano, non c’è cosa che non vorrebbe dirle ora… ma coglie una luce strana dai suoi occhi, e nasconde il suo amore dietro l’André di sempre, allegro e scherzoso… “Forza, cambiati e andiamo a cena…“

“Io non ho fame… preferirei rimanere qui…“ Cerca una via di uscita, non le va di incontrare Marie… ha paura di guardarla con commiserazione, e chi è lei per giudicare?

Ha il timore di guardarla con invidia, per quell’uomo al suo fianco che sfida la sorte per lei…

“Non se ne parla, tu vieni con me e mangerai mia cara… non mi va di star solo, ti prego…“

Vergogna Oscar, vergogna… Ha pensato male di lui e di loro, quando André è sempre al suo fianco e non ha mai chiesto altro che esserle amico… ancora una volta, al diavolo il mondo intero… ricambia il sorriso e la stretta di mano, e finalmente rilassa i muscoli.

“Vuoi che faccia qualcosa per te? Ti spazzolo i capelli, ti canto una canzone… per non vederti quel viso triste, ti preferisco allegra!”

Marie ha ragione, André è una persona dolcissima.

Gli strizza l’occhio mentre lo mette alla porta, e ripensa alle parole stupite dell’amica… E’ vero, lei agli uomini non ha mai fatto caso, eppure ne conosce molti… Alain, Victor, i compagni all’università. Ma a lui, ad André in fondo non pensa mai come ad un uomo, non in quel senso! Lui è un amico, un compagno di giochi e di studi… il suo confidente, il suo sparring partner. Non ci si innamora di un uomo così, lui è troppo prezioso… con lui può essere vera, capricciosa e bizzarra, può mostrargli tutti i difetti del mondo certo che lui capirà e saprà accettare. E soprattutto le vorrà bene lo stesso, senza chiedere niente in cambio.

Per amare un uomo ed essere riamata dovrebbe essere perfetta, come Marie Antoinette e lei non lo sarà mai…

In fondo pensa che nessuno potrà mai amarla per quello che è. E che cambierebbe, per avere anche solo una briciola di quello che Marie ruba alla vita di notte.

 

 

La vita a coppie.

Le coppie vere e quelle solo immaginarie, coppie alla luce del sole, al buio delle candele...

E' strano il mondo a guardarlo con gli occhi di un altro...

Vivono in coppia, ma non si somigliano.

Loro camminano a passo spedito e chiacchierano a voce alta... Gli altri indugiano a lungo, per mano quando pensano che nessuno li veda... i passi incerti, misurati, perché il tempo rallenti, non passi mai.

Loro si alzano presto e non perdono nemmeno un secondo, c'è troppo da fare. Gli altri concedono poco al mattino e si fanno beffe del sole già alto nel cielo... bari di professione, ogni volta la posta è più alta... sfidare il mondo con quel viso stanco e gli occhi pesanti di chi ha scelto di non dare in pasto al sonno l'ennesima notte...

Loro sono uguali, due anime libere una di fronte all'altra... gli altri sono un'anima sola sfuggita al controllo dei corpi...

Lui li invidia, gli altri, quando li vede cercarsi in fretta e salire l'ultima rampa di scale portando l'uno il peso dell'altra, pieni di aspettative. Vede l'altra che si abbandona e si lascia guidare e osserva lei studiare le mosse dell'altro, affascinata, avvinta da quella strana magia...

Vorrebbe chiederle...

Vorresti sapere cosa si prova? Il desiderio che rende pazzi, insensati, il delirio e l'estasi... il tormento e la pace, l'amore e il piacere...

Sì, lei ora desidera ... socchiude le labbra e respira piano, come volesse filtrare l'aria che profuma delle promesse degli altri... serbarne qualcuna per sé...

Da qualche giorno Oscar si tiene a distanza e li scruta, in cerca di indizi... gode nell'ombra della felicità altrui, sembra sazia, paga... E senza accorgersi di quanto fa male ad André si dà da fare per imparare, carpire il segreto. Vuole essere amata anche lei, e amare...

Ma non è lui che cerca. Cerca l'amore impossibile che fa soffrire, convinta com'è di dover stare male, per apprezzare il bene.

Vieni con me, ora, stanotte... se tu ti voltassi vedresti riflessa nei miei occhi la tua stessa disperazione... solo più antica e usurata dal tempo. Ma il dolore è lo stesso.

 

 

Ha bussato alla porta di Oscar la mattina che è ancora buio. Stretta nella vestaglia, le dita convulse e i capelli in disordine, deve aver fatto le scale di corsa, non riesce nemmeno a parlare...

"Parto tra qualche minuto... mio figlio... ha la febbre alta, mia sorella pensava che fosse solo influenza ma stanotte si è sentito male, e lo hanno portato in ospedale... Ho paura Oscar, ho paura che sia una punizione per me...”

L'ha abbracciata forte, senza parlare, e prima di aprire le braccia le ha sussurrato "Stai tranquilla, non sarà niente... Ti accompagna Hans?"

Marie si irrigidisce, stringe i pugni come una morsa...”No, vado sola... mio marito sta tornando dall'Inghilterra, ci incontreremo a Parigi e poi insieme andremo a riprenderlo...”

André si avvicina, lo sguardo cupo...”Vi ho sentite parlare... Marie posso accompagnarti io se vuoi, non è prudente che tu faccia il viaggio da sola...”

Scuote il capo con gli occhi pieni di lacrime...”No io... devo andare subito, il mio bambino...”

"Dammi cinque minuti e sono pronto, stai tranquilla... credimi, è meglio che qualcuno venga con te". Con un sorriso rassicurante le stringe la mano, e rientra nella sua camera...

Oscar lo segue con gli occhi, incredula...”Marie André ha ragione, vai a vestirti e noi scendiamo subito...”

Marie pare ipnotizzata... annuisce, indietreggia come se fosse sonnambula e con la voce flebile implora "Promettimi che pregherai per me Oscar, promettimelo...”

Oscar apre la porta di André senza bussare... lo osserva in silenzio mentre metodico si infila la camicia, chiude i bottoni uno ad uno... Vorrebbe essere come lui, sapere sempre come agire, dire le parole giuste per rassicurare chi è in difficoltà, e invece rimane immobile a guardarlo stranita... Non sarebbe tenuto a farlo, la conosce appena eppure non ha esitato un attimo... senza pensare risoluta si avvicina e con le mani che tremano sfiora le sue...”Ti aiuto, in due facciamo prima...” Non osa guardarlo, sente addosso i suoi occhi sorpresi mentre i bottoni le sfuggono tra le dita impacciate, non obbediscono...

"Grazie André... non eri tenuto a farlo, davvero...” Solleva il viso e sente le mani di André, tra i bottoni impazziti a cercare le sue...”E' vero, non sono tenuto a farlo, ma voglio farlo... lei è disperata e impaurita, non deve star sola...” Sorride e le stringe le mani gelate...

"Voglio venire anch'io, potrebbe servirle qualcosa...”

"No - André la ferma, risoluto - non è necessario, io sarò di ritorno in poche ore... rimani qui e in albergo non si faranno troppe domande".

Ha ragione, come sempre... gli prende il viso tra le mani, come per guardarlo meglio, la luce è fioca o forse i suoi occhi non mettono a fuoco quello che vede... Un uomo con lo sguardo fermo, deciso...”Sono fiera di te, lo sono sempre ma oggi mi hai tolto il fiato signor Grandier... non finirai mai di stupirmi tu...” Vorrebbe trovare parole migliori, ci deve essere in qualche linguaggio un gesto che racchiuda da solo quello che prova per lui... tutto quello che potrebbe dirgli suona freddo e fasullo... L'istinto solo non mente. Si alza sulle punte e lo abbraccia di slancio, obbedisce all'istinto...”Profumi di buono...” Gli dice, le lacrime agli occhi, prima che lui la avvolga tra le sue braccia... rimane così per qualche minuto a dimenticare le pene del mondo, fino a quando non è lui a staccarla, riluttante ed emozionato...”Torno prestissimo, non preoccuparti di niente...”

André si lascia alle spalle l'immagine di una donna con il viso arrossato, stretta in un maglione due taglie più grande... e cerca di non sperare troppo, di non credere alle sirene che gli sussurrano piano che quello che è stato è già un ricordo, ormai... e non è nulla al confronto di ciò che sarà...

 

 

Ho mangiato il sale delle mie lacrime, prima di scendere... non mi va, non ho fame ma ho promesso ad André di fare colazione e non voglio mancare alla parola data per niente al mondo... lo accontenterò, anche se mi dovesse andare di traverso...

Vedo Hans da solo in un angolo, il viso sfatto di chi ha dormito poco e ha molto a cui pensare. Mi si stringe il cuore, e senza pensare prendo posto accanto a lui...”Andrà tutto bene, vedrai... non sarà nulla di grave...”

Hans solleva lo sguardo e si illumina... è vero, somiglia a Marie, lo stesso baratro senza fondo, eppure è così bello, nemmeno la disperazione può offuscare il sorriso sincero che lo trasfigura mentre mi tende la mano. E' strano, ricevo calore inatteso da un uomo che non conoscevo fino a pochi giorni fa.

"Oscar, sono contento di vederti, non è stato davvero un gran inizio di giornata questo...”

Non parlo, non so perché ma sento che mi sta chiedendo solo di poter dar voce al suo rammarico.

"Cosa accadrà ora Oscar? Marie stamattina sembrava impazzita... ha continuato a ripetere che è colpa sua, che Dio l'ha punita... che non dobbiamo vederci più, che non vorrà vedermi mai più... Io non potrò mai vivere senza di lei!"

Rifletto, sono le stesse parole dette da lei. Allora è questo l'amore, brividi gelidi e sofferenza, spine piantate nel cuore per pochi istanti di felicità.

Dove le trovo ora, parole buone per un uomo che soffre? Cerco nella mia mente qualcosa da dirgli, Hans sembra un animale ferito che attende misericordia, una mano pietosa o il colpo di grazia ma io non sono mai stata brava a consolare gli altri, non ho scuola se non i pensieri che altri hanno avuto per me...”Hans devi capirla, era sconvolta... Non accadrà nulla, lei ti ama e non potrebbe mai starti lontana... Mi ha parlato a lungo di te, e di voi. In un certo senso lei si sente fortunata ad averti accanto, nonostante tutto...”

Non so come, mi insinuo tra le pieghe del suo dolore e faccio effetto. Sembra strano eppure non è stato difficile... parlare ad un estraneo, consolarne la pena... lascio sfilare i cattivi pensieri e so per certo che nulla potrà separarli, un amore così non può morire di morte violenta,... solo l'anima martoriata di uno dei due potrebbe scegliere di porvi fine, e non accadrà.

"Marie non ti lascerà mai, Hans...”

Mi fissa come se gli stessi restituendo la luce, e lacrime umanissime gli rigano il volto... ha funzionato, ci sono riuscita, perché anche solo per un istante Hans non soffre più...”Davvero? Anch'io la amo più di ogni altra cosa, ma se lei me lo chiedesse sparirei per non crearle problemi...”

Non ho mai visto un uomo piangere, io. Quanto valgono queste lacrime? Cento, mille volte più di qualsiasi altra prova d'amore. Piange e non prova vergogna, in silenzio urla al mondo indifferente il suo amore per quella donna che non sarà mai sua alla luce del giorno, al cospetto degli altri.

Quanto vale un amore così, un uomo così...

Mi sorride asciugando quel pianto con il dorso della mano, come un bambino...”Grazie Oscar, non pensavo che al mondo esistessero persone così generose come te o André... sei davvero preziosa, è meraviglioso averti come amica!"

Mi sento leggera, potente e importante, mi sento bene. Posso far tutto, vedo chiaro in fondo al suo cuore, intuisco i suoi desideri e posso esaudirli... non mi era mai successo di sentirmi così, e un languore strano mi avvolge e mi spezza il respiro.

Per un attimo mi soffermo su di lui, lo scruto mentre racconta qualcosa di sé, della sua casa lontana, di sua sorella... come è diverso da tutti.

Diverso da André...

André che non ha mai bisogno di nulla, André sempre al sicuro dal male di vivere che riesce a trovare spazio nel cuore per ospitare il male degli altri... André, il signore del mare...

Hans è un uomo, eppure in certe espressioni ricorda un cucciolo ferito che chiede soltanto di essere amato e accudito. Lo invito a non farsi scrupoli, "Hans stai con noi ogni volta che ne senti il bisogno, gli amici servono a questo!" E accompagno i miei proponimenti con un tocco lieve, non mi accreditavo tanto coraggio fino a ieri. Fino a stamattina.

C'è una frase che André usa spesso, quasi senza riflettere. E' un credito aperto verso gli altri, verso di me... Mi guarda e nei suoi occhi ci sono solo io, quando mi chiede "Posso fare qualcosa per te?" E io spesso non so cosa dirgli, vorrei rispondergli "L'hai già fatto, lo fai sempre preoccupandoti per me così come fai...”

Suona dolce come lo zucchero, tra le labbra...”Posso fare qualcosa per te Hans?"

"Dammi il coraggio di non scappare Oscar, coraggio per lei che amo più della mia vita..."

Posso farlo, posso far tutto... anche aiutarti a trovare la strada per fuggire, se me lo chiederai.

 

 

E’ arrivato colui che ti porterà via a me che non ho diritti su te.

E la cosa più triste è che nessuno potrà impedirlo…

L’ho capito dallo sguardo che hai quando sei vicino a lui.

Perché quando ami una donna conosci tutto di lei, e ciò che non sai lo immagini.

 

 

Si tratta di un viaggio di poche ore, ma non è così semplice e André è un uomo con una sola parola… Ha condotto Marie sino a casa, ha atteso con lei l’arrivo di Louis, cercando di non disturbare la sua ansia di madre, di lenire il dolore ed i sensi di colpa.

Il vecchio Louis è arrivato molte ore più tardi, e gli ha stretto la mano. Non gli interessa sapere chi è quel ragazzo sconosciuto che trova in casa sua, non chiede spiegazioni se non ciò che vorranno dirgli. Gli basta sapere che ha condiviso il suo stesso dolore, la preoccupazione, che sua moglie ha avuto bisogno di aiuto e lui gliel’ha offerto senza esitare.

La stringe forte anche André la sua mano, e si congeda in fretta senza guardarlo negli occhi. Non potrebbe, perché lui sa. Marie lo accompagna e lo abbraccia, mormorando poche parole di circostanza… “Saluta Oscar per me… e non scoraggiarti André, è solo ingenua – lo guarda significativa - lei non è come me, non farà errori”.

Ha ripreso la strada verso Arras che è quasi notte, ripensando a quelle parole e contando i minuti, i secondi che lo separano da lei… a come l’ha lasciata la mattina, a quante cose avrebbe voluto dirle. A quello che ha provato quando le sue mani si sono posate lievi, per un istante, sul suo petto indugiando tra le pieghe della stoffa, arricciandola tra le dita.

Tutte le cose che ha da dirle aspetteranno. Deve baciarla stasera, deve farlo subito. Dirle che la ama. Assicurarsi che lei capisca che quello che forse ha provato per qualche istante non è un baluginio folle, non era nulla. Solo amore.

Ma quello che vede lo spegne, e non fa in tempo a nascondere la paura dietro la solita maschera. Niente lo rassicura ora, e lui non ha voglia di fingere…

Lei non è sola, lo attendono al varco come due lupi affamati.

“André, siamo stati in pena per te… “ Lei si avvicina, gli occhi grandi e l’espressione indecifrabile… lo scruta, il viso sfatto dalla stanchezza e una piega amara sulle labbra lo fanno sembrare un’altra persona, uno sconosciuto. Disperato.

“Hai cenato, hai fame? Ti ho fatto tenere qualcosa in caldo, se vuoi… “

“No Oscar ti ringrazio, sono stanchissimo e preferisco andare a dormire… “ Volge lo sguardo ad Hans, che attende trepidante qualche briciola da lui… non ti devo niente, vorrebbe dirgli e lasciarlo cuocere a fuoco lento… per quello che ha visto negli occhi di lei.

Non resiste che qualche secondo, ha ancora negli occhi il pallore di Marie e le sue labbra che sanguinavano, trafitte dalle parole che il senso di colpa la obbliga a dire...”Saluta Hans da parte mia, e digli che non smetterò mai di amarlo. Ma il mio compito è un altro, ora".

Potrebbe colpirlo a morte... potrebbe, sì... Ma per cosa? La pietà umana imbavaglia la rabbia, la addomestica e la rende docile da ascoltare...

"Hans, Marie mi ha detto di riferirti che ti ama... darà notizie appena potrà".

Lui si ritira in silenzio con quel segreto prezioso da cullare nel cuore. Può dormire stanotte, e sognare di lei.

Anche André rimane in silenzio... segue gli occhi di lei che carezzevoli accompagnano lo straniero verso la notte scura, nel buio...

E' arrivato colui che me la porterà via.

  

 

pubblicazione sul sito Little Corner del luglio 2006

 

mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

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[1] L’accesso alla professione forense in Francia è regolato da un severissimo “cursus honorum” che riepilogo di seguito – per tutte le informazioni ringrazio Laura per il preziosissimo aiuto e la ricerca svolta!!!

2. La formazione dell’avvocato in Francia

La formazione postuniversitaria dei giuristi in Francia é separata e distinta tra magistrati, avvocati e notai. Ognuna delle tre professioni segue un iter di formazione distinto e autonomo.

Per quanto riguarda gli avvocati, il modello prevede un severo esame di ammissione ad una scuola regionale di formazione, la frequenza di un corso teorico-pratico per la durata di un anno, il successivo esame di abilitazione tendente ad ottenere il C.A.P.A. (certificat d’aptitude à la profession d’avocat), una successiva pratica biennale nello studio di un avvocato ed in fine il rilascio del certificato di adempiuta pratica (certificat de fin de stage) abilitante alla professione.

Passiamo quindi a esaminare sinteticamente i vari elementi e gradi di questa formazione. In particolare, gli esami da sostenere dai candidati sono due.

2.2. L’accesso alla scuola di formazione

Esistono Centri regionali della formazione professionale dislocati regionalmente ed organizzati dagli Ordini in collaborazione con le università. La gestione é affidata a un consiglio di amministrazione composto da avvocati, professori universitari e magistrati.

Chi vuole accedere ad un centro di formazione professionale deve superare un esame di accesso che consiste in una prova scritta detta di ammissibilità ed una prova orale detta di ammissione. Condizione é il possesso di un idoneo titolo (solitamente la maîtrise en droit) o diploma equiparato. L’esame può essere ripetuto non più di tre volte.

L’esame ha luogo una volta all’anno, in data fissata dal presidente del centro e previa idonea pubblicazione. La commissione d’esame é composta da due professori universitari, un magistrato e tre avvocati. La prova (orale) di ammissione é sostenuta davanti ad una commissione di tre esaminatori designati dal presidente da ciascuna delle tre categorie.

La prova (scritta) di ammissibilità comprende una nota di sintesi da redigersi entro cinque ore su documenti relativi a problemi giuridici, sociali, politici, economici o culturali del mondo contemporaneo, ed una prova scritta di carattere pratico, della durata di cinque ore, in parte su un tema del diritto civile ed in parte su un tema penale, amministrativo, commerciale, sociale o comunitario, a scelta del candidato.

La prova (orale) di ammissione comprende una relazione di circa quindici minuti, dopo preparazione di un’ora, seguita da una discussione di quindici minuti con la commissione su un tema riguardante la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali, per poter valutare l’attitudine del candidato all’argomentazione ed espressione orale; cinque interrogazioni orali di circa quindici minuti, dopo preparazione di mezz’ora, di cui quattro sulle materie non scelte dal candidato per la secondo prova scritta e la quinta su materia a scelta del candidato; un’interrogazione su una lingua straniera viva, scelta dal candidato da un elenco ufficiale, tra cui meritano menzione l’arabo, il cinese, l’ebreo, il giapponese ed il russo.

Durante le prove d’esame i candidati possono utilizzare codici e testi legislativi purchè non annotati.

L’esame di accesso é molto severo; le quote dei promossi variano da centro a centro ma sono bassissime (anche sotto il 20%).

2.3. La formazione presso il Centro regionale

Il centro di formazione assicura la formazione teorica e pratica dei futuri avvocati per un periodo di dodici mesi, a mezzo di insegnamento e di stages.

Da una parte gli allievi ricevono una formazione teorico-pratica, innanzitutto sull’ordinamento e la deontologia professionale, la redazione di atti giuridici, la tecnica processuale e l’esposizione orale (arringa), le procedure, la gestione degli studi legali e non da ultimo su una lingua straniera viva.

Dall’altra parte gli allievi sono tenuti ad effettuare degli stages presso un avvocato oppure altro operatore del diritto, presso un esperto contabile, in un ufficio legale o tributario con non meno di tre giuristi presso un impresa o un’organizzazione sindacale, oppure presso un ufficio giudiziario o un organo della pubblica amministrazione, in Francia o all’estero. Le modalità di tali stages sono determinate e controllate dagli Ordini.

Il consiglio del centro di formazione redige annualmente la lista degli avvocati ammessi ad ospitare praticanti („maîtres de stage"); l’avvocato prescelto non può rifiutarsi senza giustificato motivo di essere inserito in tale lista.

Durante la pratica presso il „maître de stage" l’allievo viene introdotto nell’attività professionale senza peraltro potersi sostituire al maître in alcun atto della sua funzione. L’allievo può, in particolare, assistere al ricevimento dei clienti; alle udienze o sessioni presso tutte le giurisdizioni o commissioni; formulare in udienza delle osservazioni previo permesso del presidente; assistere ad atti di istruzione preparatoria; avviarsi alla consulenza ed alla redazione di atti giudiziari.

2.4. L’esame di avvocato

Al termine della scuola di formazione deve essere affrontato l’esame per il certificato di attitudine alla professione di avvocato („C.A.P.A."). L’allievo deve sostenere l’esame presso il centro di formazione da lui frequentato da ultimo. L’esame viene organizzato dal centro regionale di formazione il cui presidente fissa data e luogo della prova e di una prova di riparazione.

La commissione é composta da due professori universitari, un magistrato e tre avvocati.

L’esame comprende

una prova scritta di cinque ore con redazione di un parere seguita da un atto di procedura o giudiziario;

una prova orale di circa quindici minuti, previa preparazione di tre ore, su un tema di diritto civile, commerciale, sociale, penale, amministrativo o comunitario;

un’interrogazione orale sull’ordinamento e la deontologia degli avvocati, sia in diritto interno che in quello comunitario e comparativo;

un’interrogazione orale su una lingua viva a scelta del candidato;

una discussione di venti minuti circa con la commissione su una relazione stesa dal candidato dopo gli stage compiuti e rimessa prima dell’esame alla commissione.

Durante le prove i candidati possono utilizzare codici e raccolte di leggi con riferimenti ad articoli di dottrina o giurisprudenza, con esclusione di testi annotati e commentati articolo per articolo.

La valutazione avviene con voto da 0 a 20, e per essere ammessi i candidati devono ottenere in tutte le prove un voto di almeno 10. Se un candidato abbia ottenuto in una prova un voto insufficiente, viene convocato alla prova di riparazione che si svolge solo sulle materie con voto insufficiente.

In caso di mancato superamento dell’esame anche in sede di riparazione il candidato é ammesso ad un altro anno di formazione; dopo un secondo insuccesso il candidato non può più accedere all’esame se non venga ammesso eccezionalmente ad un terzo anno di formazione con decreto del consiglio del centro di formazione.

Dopo l’esame, la commissione pubblica la lista dei candidati ammessi. Il certificato di attitudine viene rilasciato dal presidente del consiglio di amministrazione del centro di formazione.

2.5. Lo stage

Con il certificato di attitudine alla professione il candidato diventa avvocato; pertanto porta il titolo di avvocato e può compiere tutti gli atti della professione. Tuttavia egli deve svolgere ancora una pratica biennale chiamata „stage".

A tal fine il giovane avvocato deve trovare uno studio dove esercitare la pratica e presentare domanda al relativo Ordine per l’iscrizione nella „liste du stage" allegando, tra l’altro, l’appena ottenuto certificato di attitudine alla professione. Il consiglio dell’Ordine raccoglie informazioni sulle qualità morali del ricorrente e controlla anche le condizioni nelle quali questo eserciterà la pratica.

L’iscrizione nella lista comporta l’iscrizione al centro di formazione della Corte d’appello dove é sito lo studio al quale il ricorrente appartiene. Prima dell’iscrizione deve essere prestato solenne giuramento. Il consiglio dell’Ordine pubblica annualmente la lista degli avvocati praticanti.

Il centro di formazione é responsabile per la formazione del giovane avvocato e deve assicurare la sua partecipazione ai lavori di insegnamento del regolamento e della pratica della professione, organizzati dal centro; la frequenza delle udienze; la partecipazione eventuale ai lavori della „conférence du stage" presso gli

Ordini che l’abbiano istituita; ed anzitutto un lavoro effettivo „a fini pedagogici" per la durata di almeno un anno in qualità di collaboratore, salariato o associato di un avvocato o presso un avvocato presso il consiglio di Stato, la Corte di cassazione o la Corte d’appello.

Durante il rimanente anno la pratica può essere compiuta presso uno studio notarile, presso un avvocato straniero, presso lo studio di un esperto contabile, presso la Procura di una Corte d’appello o di un Tribunale, presso un’amministrazione pubblica oppure in un ufficio legale o tributario di un’impresa occupante almeno tre giuristi oppure di un’organizzazione internazionale.

La pratica non può essere sospesa per più di tre mesi, salvo il servizio di leva e con l’autorizzazione del consiglio del centro di formazione.

Il „maître de stage" è responsabile della formazione del praticante; egli é tenuto a conferire al praticante incarichi variabili per

oggetto e difficoltà in modo da consentire il progressivo arricchimento delle sue nozioni professionali.

Al termine dello „stage" il consiglio di amministrazione del centro di formazione rilascia il certificato di fine pratica („certificat de fin de stage") all’avvocato che abbia soddisfatto a tutti gli obblighi; con questo certificato egli diventa avvocato a pieno titolo.

 

Da “La professione di avvocato: nuove regole per l’esame di abilitazione”

Convegno di Perugia, 25 novembre 2000

La formazione dell’avvocato europeo con particolare riguardo all’esame di abilitazione

Gunther Vinatzer

www.cnf.it/centrofor/convegni/perugiavinatzer.htm