Il signore del mare

parte II

 

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“La spiaggia”


Quando ripensa nel tempo a quella serata a lei fa ancora male la testa... poi però le viene da ridere, quanto orgoglio per quel livido minaccioso!
Ovviamente di quella serata non hanno mai detto niente a nessuno, e uno scivolone sul gradino umido della piscina è bastato a giustificare le ammaccature, e che lei non avesse voglia di uscire per qualche giorno.
André le aveva persino portato il broncio per lo spavento che gli aveva fatto prendere, salvo pentirsi quando aveva notato che per il dolore alla schiena nemmeno riusciva a spazzolarsi i capelli... André dal cuore tenero, ora anche di più.
E' passato in fretta il tempo, anche troppo... centellinato sì, ogni secondo vissuto come prezioso e unico, irripetibile perché è sempre stato così. Ma non sono riusciti a fermarlo e ora si trovano un pochino più vecchi e certo più stanchi a lasciarsi il liceo alle spalle, ufficialmente "baccalaureati".
Oscar avrebbe voluto godersi ogni estate come quella miracolosa che le ha regalato l'amico più caro che ha, ma suo padre aveva deciso di riguadagnare il tempo perduto, ed ogni anno aveva trascinato lei e sua madre in viaggi esotici da sogno in cui lei si era sempre annoiata un sacco, scottandosi la pelle diafana e impegnandosi ad immaginare cosa stavano facendo Alain e André, ovunque fossero.
Accidenti ad Alain sempre fra i piedi, a volte pensa che quei due si vogliono talmente bene che dovrebbero sposarsi, almeno la situazione sarebbe ufficiale... del resto Alain dice lo stesso di lei e di André che ogni anno le ha scritto un mare di lettere per non farla sentire sola, e che lei ha conservato tutte...
E' stato di nuovo in Normandia e ha scattato un sacco di foto, anche del chiosco di Pierre e Lil che le hanno mandato a dire che la pensano spesso, sperano che stia bene e sono sicuri che sia diventata bellissima, ma forse quella è una libera interpretazione di André.
Anche lei ha sempre scritto tante lettere, solo che le sue sono meno fantasiose e vanno al sodo... i compiti estivi, il tempo, i libri che ha letto o riletto. E così André e Alain avevano preso l'abitudine di risponderle riportando in calce il testo della sua lettera e commentando ogni singola riga, facendola morire dal ridere o dalla vergogna...
Ne ha riletta una pescata a caso e le sono venute le lacrime agli occhi...
"Ragazzi, volevo avvertirvi che del secondo volume di esercizi di trigonometria almeno metà delle soluzioni ai quesiti da pagina 40 a pagina 60 è sbagliata, forse sarà una questione di impaginazione, non lo so..."
Risposta di Alain:
"Bionda pensi veramente che noi si stia facendo i compiti? Abbiamo ben altro da fare, credimi! E consiglieremmo a te di fare lo stesso!
Ps. E la prossima volta scrivi qualcosa di interessante per favore...”
Risposta di André:
"Basta, non lo sopporto più! Non verresti a salvarmi, ovunque tu sia ora? Ci stiamo dedicando con profitto alle lingue straniere - e ti prego di non ridere o equivocare - facendo esercizio sul campo, se vedessi la nostra spiaggia non la riconosceresti così affollata, per riuscire a conquistarmi una granita ho dovuto fare gli occhi languidi a Lil. Ah, una cosa bellissima, pensa, Lil e Pierre si sono decisi ad adottare un bambino e sono in lista d'attesa... dovresti vederli, non stanno più nella pelle e lei ha già cominciato a comprare giocattoli. Io e Alain le abbiamo regalato un orsacchiotto di pezza, anche a nome tuo naturalmente.
Mi dispiace che tu non sia qui, non mi sembra lo stesso posto senza di te, ma capisco tuo padre che ha ritenuto di non affidarti a noi due lupi mannari...
Ps in tuo onore e ispirato da Alain sto rileggendo per l'ennesima volta "Il profumo", e ti comunico che continuo a trovarlo ripugnante!
Cerca di non strafare, voglio ritrovarti al mio rientro tra le patrie mura! Un bacio da mia nonna che è con zia Giselle alle terme, madamigella i miei rispetti!"
Aveva chiuso gli occhi cercando di immaginarli, circondati da un nugolo di valchirie ammirate, ma le era venuto più facile pensarli impegnatissimi a giocare con qualche bambino che avesse almeno meno di un terzo dei loro anni... André attira i bambini in maniera incredibile, e anche Alain non si tira certo indietro... e sembrano due adulti in cerca di affetto e di quegli anni fanciulli che il dio del tempo ha loro sottratto.
Tempo perso che non ritornerà per nessuno, nemmeno per lei.
Ma quest'anno sarà differente, per essersi diplomata con il massimo dei voti se ne andrà dove vuole con buona pace di suo padre, anzi "se ne andranno", visto che non sarà certo sola.


A volte bastano due o tre parole per ricordare eventi, fatti che uno pensa di aver dimenticato... e invece no, un lampo e ti torna in mente che persona sei stato e come stavi, cosa desideravi... a volte basta l'odore.
Basta il profumo acre della birra per rivederla mentre fronteggia due teppisti come una furia, la paura che le potessero fare del male, il desiderio di stringerla e quel bacio per il quale per giorni aveva faticato a guardarla negli occhi, quasi temesse che lei potesse leggervi la colpa, e punirlo...
André ha finito di fare la sua valigia da un pezzo e riflette seduto sul letto a casa di zia Giselle. Da quella serata malefica di cose insieme ne hanno combinate tante, alcune da raccontare ridendo a nonna Cleo e a Geneviève, altre da tenersi ben strette...
Per il suo sedicesimo compleanno hanno ingaggiato una pesantissima battaglia a palle di neve in giardino, loro due contro Geneviève, i suoi figli, il terzo e il quarto cognato... Oscar si è divertita tantissimo, e si è stupita davanti ai mariti delle sue sorelle di cui a stento ricorda i nomi ma che in fondo "non sono ingessati come credevo allora!" E poi si sono ubriacati dopo gli esami al secondo anno e anche altre volte che fatica a ricordare, hanno passato intere notti in bianco a studiare a casa di Alain dove non c'è mai nessuno a controllare, ogni tanto passeggiano nel grande parco di casa Jarjayes nella penombra perché è rimasto il loro rito segreto per confidarsi paure e segreti. Quali segreti poi, in fondo non ne hanno mai avuti l'uno per l'altra, non c'è mai stato motivo...
Tranne il bacio che le ha rubato, certo.
Oscar gli ha persino confessato ridendo che suo padre ormai è geloso di lui, che lo considera simpatico ma fin troppo presente e a volte le ha suggerito di trovarsi qualche compagnia femminile... lui ha offerto in cambio l'ironia di sua nonna che la considera sua nipote per diritto acquisito e le mille ansie di zia Giselle che non ha mai nascosto di non apprezzare colei che assorbe ogni energia del suo prezioso nipote.
E quest'anno finalmente di nuovo insieme come la prima volta, è strano che nessuno abbia cercato di farli desistere pensando che non stia bene che se ne vadano a zonzo come due bambini, visto che non sono bambini da un pezzo... forse perché vanno ad Arras al campeggio della scuola a dare l'addio all'infanzia, e certo la campagna soporifera rende impossibile ogni tentazione...
"Non ci sarà una prossima volta... l'anno prossimo saremo studenti universitari e impegnatissimi, questa è ufficialmente l'ultima vacanza da adolescenti, per cui voglio fare qualcosa di indimenticabile" gliel'ha promesso alla consegna del sospirato pezzo di carta e certo non può deluderla...
"Mmh del genere?"
"Oh ancora non lo so... ma qualcosa mi verrà in mente non preoccuparti!"


Nonna Cleo è orgogliosa, lei è l'unica depositaria dei segreti dei suoi ragazzi... lei che li ha guardati crescere, André, Oscar, e sa che delle loro risate sentirà sempre la mancanza...
Li osserva da un po’, non vista… e ringrazia il cielo che il loro non sia un parco, come a casa Jarjayes… magnifico, magniloquente ed inutile se non puoi far nulla, nemmeno cogliere un fiore. Lei in quello che Giselle chiama grandiosamente giardino e che non è che un fazzolettino di verde strappato all’incuria ha piantato le rose assieme ad André, e accanto alla quercia che sola occupa almeno metà dello spazio ha voluto un bel sedile di legno, per non perderlo mai d’occhio quando giocava.
E ora eccoli lì…
Sono cresciuti, e non sa se ridere o essere triste. Così in fretta, a volte stenta a riconoscerli anche se nell’aspetto non sono cambiati poi tanto.
Si domanda se sia peccato d’orgoglio pensare che lui sia davvero un bel ragazzo, ma è disposta a rischiare…
E’ il suo sorriso la cosa più bella di tutte, così dolce e sincero. Non ha mai sprecato nemmeno un sorriso André nella sua vita, li dispensa con generosità a tutti accompagnandoli con una carezza appena accennata, delle mani o degli occhi.
Ma non è più un bambino ormai, e del suo chiacchiericcio rumoroso rimane ben poco.
“E’ solo che a volte i pensieri sono così rumorosi nella mia testa che preferisco tacere, e ascoltarli…“ Ha risposto una volta a lei che invocava di riavere per sé il ragazzino di un tempo, che questo ragazzo con gli occhi verdi e lo sguardo un po’ malinconico ha sostituito.
Forse è soltanto che lei sta invecchiando, e vorrebbe poter fermare il tempo e stringerlo forte tenendolo sulle sue ginocchia… ora è talmente alto che fa quasi impressione, somiglia a suo padre… ha un tuffo al cuore se pensa che i suoi genitori sarebbero così fieri, così fieri…
Manda via queste stupide lacrime, vecchia pazza…
Sono giorni felici questi, per lei e per loro che hanno vissuto gli ultimi mesi di scuola come se dal risultato di uno stupido esame dipendesse la loro esistenza. Ora sono increduli anche solo all’idea di avere del tempo a disposizione… tempo per loro, per chiacchierare e buttar lì qualche timido piano per il futuro, e Cleo lo sa che fa quasi paura perché progettare perché vuol dire crescere, essere adulti.
Profuma di buono un pomeriggio così…
Sono insieme, come li vorrebbe vedere sempre… ed in effetti non ricorda un solo giorno in cui quella fanciulla bionda non abbia riempito di sé almeno un istante della sua vita, e di quella di André.
Anche lei è cambiata, anche lei è così bella… si ricorda Cleo di quel giorno in cui onorando una vecchia promessa le mostrò le sue foto, quelle di quando era giovane e spensierata e con il cuore in gola tesseva anche lei i suoi progetti di vita. Lei le ha osservate in silenzio passandole ad una ad una, tenendole con la punta delle dita per non rovinarle. E alla fine con quella voce quieta, così diversa da qualche anno fa ha esclamato “Eri davvero bellissima, Cleo… lo sei ancora!”, e c’era affetto nei suoi occhi, gli stessi con i quali si guarda allo specchio ogni mattina e forse non si accorge di quanto è bella lei.
Non è più la ragazzina che aveva la rabbia negli occhi… più tranquilla, meno secca e recisa quando parla, meno rigorosa nei confronti del prossimo cui concede persino di sbagliare… ora ha accettato che gli altri possano anche deluderla senza star troppo male, ed è un po’ più serena.
Ma ci sono momenti in cui sembra ribellarsi... a se stessa non fa sconti né concessioni, e a volte la vedi che trema di rabbia repressa per essersi inflitta l’ennesima punizione, che sconterà in silenzio, nel buio della sua coscienza.
Se solo imparasse a fidarsi un pochino… André l’ha cambiata, ma ancora non è riuscito ad insegnarle che sbagliare è normale, che non c’è nulla di male nel tornare sui propri passi e rifare da capo la strada. Nemmeno a volersi un po’ di bene è riuscito ad insegnarle.
E dire che per lui sarebbe così semplice.
Lui gliene vuole tanto di bene, e Cleo lo sa anche se non gliel’ha mai confessato. In fondo è giusto così, e che André non parli se non con pudore dei suoi sentimenti lo accetta, è la vita che scorre, il segno del tempo che passa. Ma lui non ha mai avuto paura di mostrarli i suoi sentimenti e lo fa ancora, con piccoli gesti, e sguardi appena un po’ trattenuti, il calore che mette nelle parole che usa ogni giorno per dirle che se solo si fermasse a guardare, ad ascoltare, capirebbe.
Lei dei suoi sentimenti invece ha paura, lo noti da come serra le labbra e lo sguardo si fa acuminato, in quei lampi con cui minaccia il mondo anche solo all’idea che qualcuno possa tentare di vincerla; e conduce ogni giorno una strenua battaglia perché delle mille emozioni che germinano nel suo cuore non ne traspaia nemmeno una, perché la sua mente abbia la meglio, alla fine…
Oh bambina perché ti fai questo, perché ti vuoi fare del male?
Ha paura, Cleo, di quello che in un tempo sempre meno lontano potrebbe accadere… a lui, che per lei farebbe tutto pur di strapparle un sorriso… a lei che sorda ad ogni richiamo pensa che la sua vita sarà quel sentiero solitario scritto nel suo destino, che pensa che altri abbiano scelto per lei…
André farebbe tutto per lei tranne rinunciare, lei distoglie lo sguardo e spera che la vita aspetterà a chiederle il conto, all’infinito…
Non domandarglielo mai, bambina… non chiedergli di rinunciare a te.
Eppure è bello, bellissimo quando un adulto decrepito si avvicina a due giovani che si fanno le confidenze e loro non smettono di colpo di parlare, ma ti sorridono allegri e tendendoti le mani ti invitano a sedere con loro a spartire qualcuno dei loro piccoli sotterfugi...
Si chiama fiducia, e Cleo non sa se la merita tutta, ma ne va fiera comunque...
"Cleo siediti qui, anzi scusa se ti abbiamo usurpato il trono...” Oscar socchiude gli occhi mentre il sole che filtra tra i rami gioca a scomporre l'oro dei suoi capelli in mille riflessi. André in silenzio bada solo che niente di quella visione vada perso.
Ora che Oscar finalmente le dà del tu Cleo desidererebbe tanto che la chiamasse nonna, lei che i suoi nonni non li ha mai visti né conosciuti. In fondo che importa se non lo è davvero... ma teme di offenderla o di sembrare invadente, e lascia che sia il cuore a parlarle.
"Allora a che punto è la macchina organizzativa? Che novità avete per questa vecchia curiosa?" E le brillano gli occhi mentre accarezza il viso di Oscar, e a suo nipote stringe la mano.
"Ah una novità ce l'abbiamo ma pensiamo sia uno scherzo... Alain ha annunciato che verrà in campeggio ad Arras, figuriamoci...” André lo dice serio e compunto, in effetti la notizia è di quelle che lasciano senza fiato.
Alain che ha passato gli esami con somma soddisfazione di Madame Malluet, lei sì che l'aveva sempre detto che quel ragazzo aveva un sacco di qualità.
In realtà sarebbe meglio dire che se Alain è arrivato al diploma lo deve ai suoi due sgherri che l'hanno obbligato a studiare con loro, litigando blandendo implorando e ricattando, affilando orgoglio e affetto come fossero armi. E ora che spesso sono un trio nonna Cleo si è affezionata anche a quel ragazzone che con lei si comporta in maniera incredibilmente timida ed educata, non dimentica mai di cederle il passo o scostarle la sedia...
Certo credere che immoli la sua prima vacanza "da adulto" per trascorrerla in un casale perso in mezzo al nulla con regole ferree da far sbadigliare persino un'educanda come Oscar è cosa ben diversa. Ma in fondo Alain che proclama al mondo di avere frotte di amici in realtà ha ben poco oltre loro due, e per un amico si fa questo ed altro, si fa anche peggio. Figuriamoci per due...
"Ma per quell'altra cosa? Viene anche lui?" Cleo davvero non sa trattenersi, le piace quel tono da cospiratori che usano quando ne parlano, le sembra di rivedere il suo André bambino, e in quanto a Oscar se chiude gli occhi può persino immaginare di tenerla sulle ginocchia...
André sogghigna con soddisfazione malcelata mentre Oscar ride tra sé...
"Ah no, non se ne parla. Quello è solo per noi due! E tu ricordati che hai giurato di tenere il segreto!"


Il "segreto" ora è anche di Geneviève, nonna Cleo non si sentiva tranquilla e l'abbiamo accontentata alla fine.
Segreto... in realtà è una cosa da nulla, è solo che non ci va di raccontarla, una parte dell'avventura consiste nel farlo di nascosto.
L'idea è venuta ad André mentre era occupatissimo a prendermi in giro per la mia la mania di conservare le cose per anni, per secoli...
Non mi piace gettare niente, penso sempre che potrei pentirmene, e allora aggiusto, incollo, accumulo sperando un giorno di compiacermi davanti ai miei mille tesori. Del resto Cleo mi ha confessato che per lei è la stessa cosa, che conserva tazzine sbeccate e vecchie scatole di biscotti perché i ricordi, mi dice, non si buttano mai. Mentre cercavo al mio orsacchiotto senza un orecchio un posto degno di lui tra i miei libri, i più vecchi e consunti, "I miserabili" è caduto dallo scaffale addosso ad André; lui si è chinato a raccoglierlo e all'improvviso si è illuminato e ha esclamato "Anche la nostra amicizia ha bisogno di essere conservata, protetta dal tempo!"
A volte mi prende in giro solo per farmi arrabbiare e non gli ho dato retta, ma lui come in preda agli spiriti ha continuato "Mi ricordo quando senza pensare afferrai questo libro nella tua borsa... era te che cercavo, qualcosa per farti svegliare... e senza saperlo ti ho trovata, alla fine... è bellissimo quello che abbiamo, non credi?"
Ha smesso di sorridere e mi ha afferrato le mani "Torniamo là insieme, vuoi? Prima di andare ad Arras! Potremmo viaggiare di notte e vedere l'alba come una volta, salutare Lil e Pierre... e ringraziare l'oceano che ci ha fatti incontrare, per quello che ci ha regalato!" E mi stringe piano, guardandomi come se mi stesse chiedendo la luna.
Avrei voluto rispondergli subito, è solo che a volte non so cosa dirgli. Mi lascia senza fiato per quel suo modo spontaneo di dar voce alle emozioni, anche quelle più profonde senza esitare, senza paura. Io ne ho tanta, invece, come una marea che mi soffoca e mi fa diventare cattiva, a volte senza un perché.
"Già... e magari su quella spiaggia potremmo fare una buca profonda e seppellirci il libro di Suskind, no? Sei proprio matto!" Ho tentato di sdrammatizzare perché c'era qualcosa in fondo ai suoi occhi che non avevo mai visto e mi inquietava.
Lui è rimasto in silenzio a fissarmi un po' deluso, e malinconico...
"Hai ragione, è un'idea idiota e senza senso, scusami... a volte mi dimentico che tu hai una vita tua, ed io sono solo una minima parte di quella. E' che invece tu per me sei - ha esitato un attimo abbassando lo sguardo - molto importante, più di quanto tu creda. Sono uno sciocco sognatore, Geneviève riderebbe se lo sapesse".
Come faccio a fargli così male, io? Con poche parole riesco a rubargli il sorriso, a mandarlo in pezzi... e non è questo che voglio, è solo che...
"Ora vado a casa, nonna Cleo starà aspettando che io torni per cenare".
Perché non si arrabbia?
Arrabbiati, offendimi come io faccio con te e i tuoi sentimenti.
Invece riesce persino ad essere gentile, mentre va via con il cuore pesante.
"Ciao Oscar, ci vediamo domani... e scusami".
Non sono brava a chiedere scusa io, sono goffa perché il mio orgoglio è ancora quello di quando ero bambina, ma a lui dovevo ben altro e allora ho provato ad imitarlo.
"André senti... posso cenare con voi stasera?"
Certo che ho una gran faccia tosta, me lo dico da sola perché lui è rimasto attonito a guardarmi, la mano sulla maniglia...
"Così potremo parlare in santa pace e organizzare il nostro viaggio notturno... se non hai cambiato idea in questi dieci secondi...”
Ti tendo la mano, e tu per fortuna la afferri e la stringi nelle tue. Allora abbiamo fatto pace ancora una volta? Anche se sono solo io a litigare...
E così abbiamo giocato d'astuzia e annunciato a tutti che si parte per Arras di notte, per evitare il traffico, il caldo... e ridiamo di nascosto pensando che non c'è motivo per non parlare a nessuno di questa cosa, ma il pensiero di contravvenire ad un divieto prima ancora che ci venga imposto ci fa sentire due cospiratori e ci piace.
A Geneviève l'ho detto solo due ore fa mentre cercavo di far entrare la mia vita dentro una sacca da viaggio... non è scoppiata a ridere come credevo, ma ha annuito come se sapesse già tutto e assorta nei suoi pensieri ha commentato "E' un'idea di André vero?"
Senza aspettare che le rispondessi mi si è avvicinata... ora che sono più alta di lei mi sembra invecchiata Geneviève, non scherza più tanto come una volta e a tratti sospira. Mi ha ravviato i capelli e con voce lontana mi ha chiesto senza guardarmi negli occhi "Senti Oscar tu e André siete sempre... solo amici?"
Forse sono un po' tonta, all'inizio non ho capito e non ho risposto subito... e cosa dovremmo essere, di grazia? L'ho guardata fissa cercando di arricchire il mio silenzio meravigliato con la forza dell'ovvietà, ma lei ha proseguito testarda per la sua strada. "Oscar cerca di capirmi, siete grandi ormai e state sempre insieme... che male ci sarebbe se foste... se ci fosse dell'altro, qualcosa di più?"
Ah, dunque è questo che pensa... e magari lo pensano tutti, perché è normale, la conclusione più degna.
Accidenti! Accidenti, da quando la mia vita è affar suo? E cosa sarebbe questa storia, ma che ne sa lei? Che ne sanno tutti così bravi a saltare alle conclusioni?
Non volevo litigare, non volevo nemmeno risponderle per quanto idiota è una cosa del genere... ma la rabbia ha avuto il sopravvento e l'ho aggredita con tutta la furia che il mio affetto per lei non è riuscita ad arginare... le ho gridato che è una stupida, una sciocca che legge troppi romanzi, e che non mi interessa se il suo matrimonio sta andando in rovina. Che io sono io, André è André... l'unica alternativa all'essere amici sarebbe non esserlo, e basta!
Mi sono fermata quando l'ho vista chinare il capo, le lacrime agli occhi. Le parole cattive l'hanno colpita a morte ben prima dei miei pensieri di pentimento... pace, pace Geneviève, la mia povera prima sorella con la vita in pezzi.
Ho chiesto perdono, le ho detto che ero mortificata e che non volevo, che ero pentita. Ma lei ha asciugato in fretta il suo pianto e ha trovato un sorriso da regalarmi... mi ha detto soltanto "Cara, non sto piangendo per me, quel che è fatto è fatto. Piango per te che sei così impulsiva a volte e non capisci...”
Mi ha aiutata in silenzio a finire i bagagli, e io che cercavo nella mia mente parole gentili con cui compensarla e dissipare lo strano imbarazzo che non ho mai provato per lei come oggi...
"Geneviève, io e André siamo amici, davvero! Non devi pensare che...”
Mi ha fermata con un gesto, come infastidita...”Non importa ciò che penso io, o chicchessia... non capisci? Importa quello che pensi tu, o lui... che sappiate leggere bene in fondo al vostro cuore, il tuo e il suo senza pensare a nessuno, ma solo a voi stessi! Pensa a te - mi ha detto prima di andarsene - pensa bene a quello che hai e potresti perdere. E' brutto star sole Oscar, credimi!"
Povera Geneviève... in fondo io lo so che parla così solo perché mi vuol bene... Ma io non mi sento sola! Gliel'ho detto e lei mi ha abbracciato senza dir niente.
Per un attimo ho immaginato la faccia di André se sapesse di certi discorsi, credo mi prenderebbe in giro fino alla fine dei secoli.
E lo farà, visto che sono in ritardo...


Geneviève non ha mai alzato la voce... le sorelle minori, i suoi figli... ma oggi la piccola sesta sorella l'avrebbe davvero picchiata...
Non si sente sola, certo... sciocca ragazza, non sarai mai da sola. Finché avrai André, con te...
L'amicizia è una cosa bellissima... è gioco, complicità, è un tesoro, tutto un mondo.
Ma non vedi che appena dietro l'angolo c'è di più, tesoro, c'è molto di più... ed è lì che aspetta solo che tu allunghi le mani. Però devi chiudere gli occhi e rischiare.
Invece negli occhi hai tanta paura, mia povera piccola. E forse non sai che le cose andranno esattamente come devono andare. Che tu lo voglia o no.
Non puoi impedirti di amare... e certo non impedirai a lui di amare te.


Si guarda intorno, inorridita... i bagagli in un angolo, la stanza dove di solito regna inflessibile l'ordine in preda al caos, e lei se ne sta lì con la finestra spalancata a godersi il tramonto. Si guarda riflessa nel vetro, il viso smagrito pare un monumento scolpito dalla stanchezza di quei mesi passati china sui libri. Mentre finisce il the che le ha portato la sua balia, ripensa ai discorsi di sua sorella, alle perplessità di suo padre che ultimamente è diventato apprensivo, forse sta invecchiando...
Se lei fosse un maschio nessuno le chiederebbe niente, ci può scommettere. Dove va, con chi, non dovrebbe certo giustificarsi ma potrebbe a buon conto fare le cose più assurde, se lei fosse lui.
Chiede subito scusa al fratello contrita per aver pensato male. E solo che suo padre ha quasi fatto irruzione in camera sua senza bussare, riempiendola di domande inutili e dubbi... fino a quando non è arrivato André, e allora è stato anche peggio.
Il generale che si guardava in giro nervoso, spostando lo sguardo come se stesse ispezionando una bisca... lei che cercava di non sentirsi a disagio senza riuscirci, stava per chiedergli di lasciarle finire i bagagli, quando André – bussando stavolta – li ha interrotti.
Non è riuscita a nascondere il sollievo dietro al sorriso per il suo salvatore...”Entra, tanto lo so che sei tu e che siamo in ritardo …” Andrè non se l'è fatto ripetere ed entrando non ha notato il generale che guardava torvo fuori dalla finestra “Si, siamo in ritardo e se tu mia diletta fanciulla ti degnassi di scendere e cenare poi potremmo anche partire e comunque... ma cosa è successo qui, è esplosa una bomba?" Ha esclamato osservando sconcertato il disordine totale che regna ovunque… "Ma forse tu volevi imballare anche il pianoforte, perdonami, non vorrei metterti fretta!“
“Non ridere, ho finito, e comunque se anche volessi portare il pianoforte non dovresti certo trasportarlo tu… piuttosto, credi di riuscire a guidare per 6 ore di fila senza dormire?“
"Tu vedi di muoverti, ragazzina...”
Non è riuscita a non provocarlo, ha raccolto l'invito, quasi dimentica di suo padre che li sta osservando, perplesso e quasi arrabbiato.
Il generale affila lo sguardo ogni volta che assiste a scene come quella.
Quel ragazzo gli piace, e lo teme... il modo in cui si rivolge a sua figlia, il modo in cui scherzano a volte sembra un codice che usa per escludere tutto il mondo... e lei che si diverte un mondo, e ride con lui come non fa con nessuno...
"Spero che non vi comporterete così ad Arras, ormai siete grandi e dovreste dare un minimo di buon esempio... vi raccomando un po' di contegno ragazzi...”
E' uscito e li ha lasciati lì attoniti... André è rimasto con il dubbio se chiarire al generale il significato letterale di contegno, ma davanti alla smorfia di lei i sui propositi bellicosi sono svaniti...”Su, gli passerà... non prendertela!", e le ha allungato un colpetto sulla spalla, "Ora ti prego fai presto, voglio andarmene prima possibile".
Lei gli ha sorriso, con un pizzico di riconoscenza...”Allora andiamocene pure, e per il pianoforte, sarà per la prossima volta!"
Ma ora è lì, e non sa decidersi a chiudere la porta... seduta sul letto con il viso tra le mani e il dubbio che per una volta l'ha avuta vinta su di lei.
Se suo padre pensasse come Geneviève? Se ci fosse davvero qualcosa di sbagliato in lei e André, nel loro voler stare insieme? Qualcosa di poco chiaro, che disturba il loro voler essere amici contro tutti?
Si è obbligata a rifare a ritroso gli ultimi mesi, che hanno vissuto quasi in simbiosi. Per studiare certo, perché ormai nemmeno lei saprebbe farne a meno... per farsi coraggio, per aiutare Alain, perché in due è meglio... senza mai chiedersi il perché, facendolo e basta e godendo di ogni istante passato insieme.
Sobbalza, per quel colpo di vento che fa sbattere forte i vetri. La tazza dimenticata sul davanzale cade, esplode in mille pezzi...
"Pensa bene a quello che hai e potresti perdere".
Perdere André? E perché, per cosa?
Che paura che fanno i pensieri così, e l'idea che vada in pezzi tutto, come quella stupida tazza. E invece nulla deve cambiare e far loro male, lei non lo permetterà...
André è tornato per aiutarla con la valigia e l'ha trovata in ginocchio a piangere e con le mani che tremano. Frenetica, singhiozza e si affanna a rimettere insieme i cocci...
"Ma cos'hai? Ti sei fatta male?"
"No - non lo guarda negli occhi - non è nulla, ma ho rotto una tazza...”
Premuroso, le toglie di mano i pezzi di porcellana scheggiata, e lascia al loro posto una carezza...”Attenta che ti tagli... e comunque di che ti preoccupi? E' solo una tazzina e poi tu adori i rompicapo... un po'di colla e la rifarai nuova, ma non ora ti prego! Nascondi tutto sotto il letto, al tuo ritorno i cocci saranno ancora lì!"
Trova il coraggio di guardarlo ora, e vede soltanto André... e pensa, che brutto se non ci fosse lui, il suo amico André a scacciare il dolore... quant'è stupida a pensare certe cose... Ed è sicura che anche per André è la stessa cosa, i suoi occhi non mentono e dicono che lui è suo amico e non la tradirebbe mai e poi mai!
Se la vita va in pezzi lei la rimetterà insieme esattamente com'era, senza cambiare nulla di quello che ha. Come una vecchia tazzina sbeccata.


In fondo vogliamo solo vedere l'oceano, no? E poi dritti dritti filiamo ad Arras e nessuno si sarà accorto di niente...
Già... figuriamoci...
Detto, fatto. Guidando di notte per ore, lasciamo dietro di noi nomi di paesi e visi sconosciuti, per arrivare in tempo e poter vedere l'alba... per sentirci vivi e respirare quel profumo strano, diverso, che arriva da tanto lontano, distanze infinite che ora sembrano davvero incolmabili...
Ed eccola, la scala in pietra, il profilo del chiosco deserto... e la spiaggia.
La Normandia mi sembrava la porta del mondo una volta... è sempre stata così?
Non lo odio più il mare ormai, anzi ho sognato questo momento così tante volte... Pensavo sarebbe stata la mia rivincita, riconciliarmi con gli anni di quella parte del mio passato che ho odiato tanto era un gesto che potevo compiere solo qui. Qui, con lui che mi ha ridato la vita quel giorno.
Ma provo uno strano timore, e mi sento sospesa proprio come se il mio corpo galleggiasse nell'acqua anche ora...
Aiutami...


Rimangono a lungo senza parlare, poi lui rompe il silenzio quasi sussurrando, per non disturbare il vuoto intorno...
"Lo sai?", con l'aria sognante "Lo sai che là in fondo c'è l'altra parte della terra? Non ti fa impazzire il pensiero che lo sguardo possa correre, al di là dell'oceano, all'infinito? Che le onde si rincorrano attraverso i mari del mondo? Forse qualcuna è la stessa di qualche anno fa!", guardandola di sottecchi, mentre il sole cresce piano lungo la linea scura dell'orizzonte e diventa abbagliante, quasi insopportabile.
"No, mi fa solo paura". Lei sospira di fronte a quell'infinito... e pensa che un tempo non stava così sulle spine in Normandia...
"Io le cose ho bisogno di definirle, di misurarle... l'infinito, l'ignoto... mi fanno sentire piccola e inerme, un granello di sabbia perso e vulnerabile...” Chiude gli occhi perché ora il sole davvero ferisce, rosso come il sangue.
Come il peccato.
Ma l'alba non dovrebbe essere pallida e dolce come il viso di un bambino?
Si scopre a pensare mentre le loro ombre si allungano, lente, sulla sabbia... e l'ombra di lui per un attimo oscura anche il sole, il suo profilo a stagliarsi netto in linee precise, morbide... prova un senso sottile di delusione, per se stessa, perché non sa sostenere quella bellezza che pure aveva sognato di ritrovare tante volte... e quell'alba scura che sanguina la mette a disagio.
"La ricordavo più bella la Normandia" Borbotta delusa, ma André ha ben altri piani...
"Oh sei una strega brontolona e non ti lascerò rovinare la nostra festa di diploma... ti ricordi? Dobbiamo fare qualcosa di pazzesco e orribile, da ricordare per sempre! Avanti dai facciamo il bagno! Poi andiamo a mangiare qualcosa e ripartiamo prima che lassù si accorgano che mancano due pecorelle...”
"No no - Oscar lo guarda stranita - non se ne parla, sei pazzo? Non mi va di cambiarmi ora, ho freddo!" Con il tono che non ammette repliche stringe i pugni rabbiosa per quella proposta che ora le sembra soltanto una provocazione.
"Non ho detto che devi cambiarti... avanti, leviamo le scarpe e teniamo il resto, a chi importa! Il sole ci asciugherà, avanti - e la guarda implorandola con gli occhi e la voce - non farti pregare... non lasciarmi da solo ti prego... di che hai paura? Sarebbe peggio senza vestiti, no? Ci sono io e poi ormai sei brava!"
Ma lei avvampa infuriata...”Non ho paura... solo non ne ho voglia tutto qui, e poi dovrei bagnarmi i capelli... volevamo vedere l'oceano e l'abbiamo fatto, ora andiamocene!"
Si volta in fretta per nascondergli gli occhi... non le crederà mai se la guarda negli occhi. Non è per quello che è venuta lì con lui, non era quello che intendeva. Pensava di ritrovare tutto come l'aveva lasciato, la spiaggia i colori e anche lei. Ma il tremito che la scuote le dice che non è davvero così, non sarà più così... sono cresciuti, lei è una donna e al suo fianco c'è un giovane uomo con lo sguardo assorto, che le sorride.
Quel sorriso però non è cambiato... il sorriso di André è lo stesso di allora.
André assiste a quel soliloquio ma non abbassa lo sguardo, non la lascia sola. Le prende la mano, fredda proprio come allora, come il giorno in cui lei è stata sua, per un secondo, sul fondo del mare. Guardingo si avvicina e sussurra "Ascolta... non c'è niente da temere, davvero... io non voglio obbligarti, ma almeno ti fidi di me?" La stringe di più quella mano, per riscaldarla, per ottenere almeno uno sguardo...
Oscar si decide e solleva pesante gli occhi. Per quella mano stretta alla sua si sente inerme, senza forza... vorrebbe urlargli di lasciarla in pace, negargli ogni potere... ma non ci riesce... perché di lui si fida, gli affiderebbe la sua vita... ed è terribile, e meraviglioso insieme.
"Sì che mi fido"
Il cuore di André si ferma per qualche istante per ascoltarle, quelle poche parole... è una piccola resa che lo scalda d'affetto per quella ragazzina testarda e indifesa che concede la sua fiducia così raramente, che ammette con un po' di vergogna i suoi limiti davanti a lui...
Se ascoltasse il suo cuore la abbraccerebbe e danzerebbe con lei... ma non ha dimenticato che lei è Oscar, fiera e piena d'orgoglio... le tiene la mano e indietreggia, come fece la prima volta...”Vieni con me, io non ti lascio a meno che non sia tu a chiederlo".
Inorridita, perché il suo corpo lo sta seguendo... le gambe, le braccia, il cuore che batte e forse esploderà. E conta i passi, l'acqua a poco a poco arriva a lambirle le spalle, il collo, solletica il viso
"Non avere paura, non accadrà niente... nasciamo nell'acqua, siamo suoi figli... lascia che lei ti abbracci", dice lui piano, le mani scivolano lungo le braccia, intreccia sinuoso le dita alle sue.
Oscar rimane un secondo con gli occhi chiusi, sospesa... sorpresa, quando avverte i suoi muscoli sciogliersi disobbedendo alla mente, e le sue braccia libere... rovescia il capo indietro fino a lasciarsi avvolgere, e sente solo il silenzio e il rumore lieve delle poche onde che scivolano. L'acqua piano la fruga, la sente sotto il suo corpo solida come uno specchio in cui cercarsi, solo le mani di André a trattenerla... per un attimo solo immagina di lasciarsi andare, di sciogliersi in quel deliquio, e sente che se solo lo domandasse forse il tempo potrebbe fermarsi per lei, per loro. Con un moto involontario il corpo si rilassa e basta lasciarsi andare. Affonda, e l'acqua subito la respinge verso la superficie e non fa paura, così... è come una danza mandata a memoria, l'acqua obbediente e domata.
André che la segue guardingo si rilassa, poi le indica con lo sguardo la piattaforma di legno che troneggia, là dove l'avevano lasciata. In un attimo la raggiunge, sale e le tende la mano.
Il mare è bellissimo visto da lì, con lei vicino.
Oscar è affannata, ha i vestiti bagnati e pesanti, ma paga. Non ricorda nemmeno come ci si sente con quel groppo in gola che la faceva star male, sente solo il sole alle spalle... è caldo, anche se è ancora presto.
Senza pensare si sdraia sul legno umido e socchiude gli occhi, mormora "Questo coso non sta fermo un attimo... dondola come una culla", con un mezzo sorriso sulle labbra. Le gambe distese, le braccia protese a mezz'aria...
"Ascolta - dice piano - il fruscio dell'acqua, la brezza... ci vorrebbe il mio pianoforte, potrei suonarti qualcosa". Apre un occhio per metterlo a fuoco ma è controluce e vede solo una sagoma scura. Non vede il viso, lo sguardo, non sa se la sta prendendo in giro, se ride...
No, non ride André... tace mentre la osserva così abbandonata, il viso stanco e i capelli spioventi. E non gli è mai sembrata tanto bella. Da togliere il fiato.
La riscuote con il tono aspro, lontano. Pauroso...
"Se rimani lì ti addormenterai... forza pigrona, torniamo o sentirai freddo!"
Lei rimane immobile, in fondo l'idea non è stata sua! Ma si sente afferrare per un braccio con malagrazia, ma che gli prende all'improvviso...
Oscar si alza di scatto, "Guarda che ce la faccio da sola!", gli occhi nei suoi con un po' dell'antica rabbia che la attraversa. Ed è piacevole, in fondo come sentirsi più vivi del solito. Si divincola con uno strattone, ma la piattaforma oscilla sotto il loro peso e lei perde l'equilibrio.
Le mani di André ora le premono lievi sui fianchi, lei senza volere gli afferra le braccia.
Non lasciarmi, vorrebbe dirgli.
Ma lo guarda ed è sicura che non lo farà mai...
"Non ti ho insegnato a tuffarti, strega...” André e la sua voce è di nuovo sommessa e carezzevole; anche una presa in giro può somigliare ad un complimento, a volte.
Il pensiero senza controllo all'improvviso codifica la felicità. Di essere lì e con lui, in questa mattina di inizio estate. Non è mai stata così bene, con le sue mani che la sorreggono, le sue braccia che la accolgono.
Che importa di tutto il mondo, che vuole che ammetta di voler bene a quel ragazzo come una colpa... non è una colpa e lei gli vuole bene. Nient'altro.
"Mi stai antipatico stamattina", celia un po' vaga, sicuramente deve essere il sole, troppo forte...
Sorride, suo malgrado... ottiene un sorriso... e ridono entrambi, perché sono appena le 6, non hanno dormito e ora hanno solo una fame da lupi.
"Siamo davvero bravi, non c'è che dire... ore di macchina per finire zuppi come pulcini e digiuni su una spiaggia desolata dove non c'è nemmeno un cane randagio... ti toccherà offrirmi una colazione sontuosa per farti perdonare...” Lo dice mentre si strizza perplessa i capelli e riconsidera il colore della sua maglietta...
André non ha fretta di risponderle, e senza parlare il suo sguardo la invita a voltarsi verso la spiaggia che si sta animando. Due persone che li fissano increduli, vicino al chiosco. Lei stringe per mano una bimba bionda, sottile come un giunco.
Lil, Pierre...
Si scioglie in fretta da quell'abbraccio maldestro e scivola in acqua, "Forza, andiamo a salutarli!"
Lui rimane immobile, in poche bracciate può raggiungerla. Ora che non ha più lei tra le sue braccia, sente freddo e il sole non può più nulla. Si vede riflesso nell'acqua impietosa, e distoglie lo sguardo, infastidito.
Non pensava sarebbe stato così...


Questa storia va avanti da un po'... ha cominciato la nonna, ma senza malizia. Solo un giorno, mentre parlavamo del futuro lei sorridendo mi ha detto "Lo sai che in ogni frase che dici non metti mai il punto finito senza nominare anche Oscar? Lei c'è sempre, il tuo mondo comincia e finisce con lei...”
Credo di averla guardata con gli occhi da scemo, e lei mi ha rifilato un pizzicotto.
"Guarda che non c'è niente di male, tesoro... non c'è davvero niente di male...” E mi ha lasciato lì.
E' vero, la penso spessissimo. La penso sempre, non c'è momento del giorno in cui non desideri dividere qualcosa con lei. Che sia un'emozione, una speranza, un cioccolatino, che importa. Per me è normale, come respirare, come vivere. Nella mia vita c'è sempre lei...
E' solo che nonna Cleo ha fermato l'immagine, aprendo un varco ai miei dubbi. E mi sono domandato cosa direbbe di quel bacio innocente rubato qualche anno fa, quando di me e di lei non sapevo nulla. Se dovrei essere triste, o felice... stupirmi, vergognarmi, decidermi e fare a meno di lei.
No.
E' tutto lì, no. Assecondo il mio cuore, che batte più forte quando lei è con me. A volte la chiamo follia questa cosa, anche affetto, ma in fondo so bene che il nome è un altro. E' solo che ho un po' paura, e lo lascio lì a decantare, in attesa che sia il momento giusto.
Poi ci si è messa anche mia zia, ed è stato peggio. A zia Giselle Oscar non piace, non ho mai capito perché... non la capisce, non la conosce, la guarda da lontano e la giudica. Mi ha osservato in silenzio mentre chiudevo lo zaino, poi mi ha abbracciato come quando ero bambino... mi ha detto "Caro se continui a stare insieme a lei non la troverai mai una fidanzata, lo sai?"
Credevo scherzasse, ma non scherzava. Non le ho risposto perché non è affar suo quello che faccio dei miei sentimenti, ma non ha voluto fermarsi, ha passato il limite, è stato terribile... con la voce cattiva ha sibilato "Tu sei innamorato di lei vero, povero sciocco? Ma non te ne accorgi che quella non ce l'ha un cuore? Lei non si innamorerà mai, e ti farà soffrire... non le interessa altro che di se stessa, alla bella figlia del generale. E' fatta di ghiaccio!"
Ma cosa ne sa lei? Cosa ne sa di com'è Oscar quando siamo insieme io e lei? Di come ride e scherza, socchiude gli occhi davanti al sole, e non parla ma arrossisce quando mi faccio coraggio e butto lì a caso qualche complimento per vedere se le mie parole fanno effetto...
E' terra e fuoco, lei... lava ardente, pioggia sottile... è la neve d'estate, il sole d'inverno... è tutto quello che voglio e io la amo, sì...
Avrei voluto urlarlo in faccia alla zia, e fregarmene del suo mal di testa, invece ho taciuto... io "ti amo" non l'ho mai detto, non l'ho mai nemmeno pensato per paura che fosse male, che ci fosse qualcosa di male... e invece è così bello e non voglio sciuparla una cosa così... sono poche parole preziose e nessuno le deve sentire. Sono per lei, e ho pensato che le avrei dette a lei, al momento giusto, senza fretta... e che sarebbe stato facile e dolce, come quando lei suona per me, come quando ci accoccoliamo sull'altalena nel parco di casa sua. La felicità a piccoli morsi, un germoglio da proteggere, dal freddo e dal troppo sole e da lasciar crescere senza fretta.
Ho pensato che avrei saputo capire e trovare il tempo e senza forzarla le avrei preso le mani, catturato lo sguardo, e poi il cuore avrebbe parlato per me.
Ma oggi qualcosa non va.
L'ho seguita sparire in una delle vecchie cabine con gli occhi.
Poi mi sono guardato le mani. Ho paura di vedere artigli affilati e adunchi, come i miei pensieri, quello veri... pensieri stonati, malinconici... diversi.
Pensieri pericolosi e strani, come strana è parsa lei nel momento in cui ha offerto il suo corpo all'oceano...
L'ho vista arrendersi all'acqua e poi sdraiarsi al sole con un'espressione rapita, sognante... e come ipnotizzato mi sono colto in fallo a pensare "quella sarà l'espressione che avrà la prima volta che farà l'amore con un uomo... quando la passione la vincerà con la sua forza e lei vorrà solo lasciarsi andare".
A pensare che forse non saprò mai se è vero.
Il dubbio. Una scarica che mi ha attraversato tanto che senza accorgermene mentre stava per cadere in acqua l'ho stretta forte...
No, non può essere, non permetterò mai che qualcuno catturi il suo sguardo, idolatri il suo corpo, me la porti via! Dovrei davvero cederla così, vederla scivolare via, dividere con un altro il miracolo di quello sguardo? Quello sguardo era per il mare...
Quello sguardo è mio, e anche lei.
Così ho pensato, e ora quell'idea turbina fuori controllo nella mia testa e nel mio petto e mi toglie il fiato.
Mi sento stupido, un bambino possessivo... in fondo per lei non ho alcun diritto da accampare se non quelli dettati dall'amicizia, dall'affetto profondo che mi lega a lei. Niente di più, non una briciola in meno.
Ma non è per amicizia che la immagino avvolta dalle mie braccia affondare paga, languida, sotto il mio corpo...
Mi vergogno, per quello che provo, per il piacere sottile che agita il mio sangue impazzito costringendolo a moti inconsueti, diversi... Dio fa che non torni ora, mentre cerco invano distrazioni... ma la macchia scura che vela i miei pensieri chiede ben altri tributi e non sono del tutto sicuro di voler squarciare quel velo, sospetto che ci sia altro marcio... E non so nemmeno se voglio evitarlo.
Come posso pensare tanto di lei, di me e di lei?
"Fa' che non veda, fa' che non capisca" Scongiuro in silenzio nascondendo il viso tra le mani... ma il cuore, il cervello non sono niente senza passioni...
L'ho guardata, a lungo, con avidità... ho guardato l'acqua disegnare le curve del suo corpo, e ho permesso a uno stupido cencio bagnato di rivelarmi segreti che lei mai, mai confesserebbe... finalmente conosco la forma dei miei pensieri, l'iperbole dei miei desideri...
E' lei...
Di' la verità ragazzo, tu vorresti divorare quel corpo e possedere l'anima che contiene... di' la verità, che la vorresti anche subito!
"NO!" E mi mordo un labbro per non gridare...
No cosa, se non ho mai conosciuto il desiderio? La passione, la foga, la bramosia cieca di sensazioni, che ti porta a sfamarti e dissetarti da un'unica fonte... cosa ne so io?
Mi sono chiesto spesso se avrei saputo riconoscerlo, il desiderio... se ne sarei stato travolto o se l'avrei domato...
Io non lo so... non so niente di niente...
Ma so che per lei sarei pronto a uccidere, a morire... signore, aiutami...


"Cara, cara non sei cambiata in fondo... sapevo che saresti diventata una bellezza ed eccoti qui...”
Lil non sta nella pelle... non ha mai dimenticato il viso di quella ragazzina e ora che se la trova davanti cresciuta quasi quasi spenderebbe qualche lacrima, per festeggiare.
Ma anche lei ha qualcosa da mostrarle, è Therese, la sua bambina. Sua per amore, per desiderio, per aver coltivato nel cuore la voglia testarda di essere madre.
"L'abbiamo adottata due anni fa, era ancora in fasce... e ora la vedi, è gracile eppure piena di vita...”
Oscar guarda la piccola che sta insegnando ad André a fare i castelli di sabbia... e annuisce, la scena è perfetta in fondo...”E' bellissima Lil, sono felice per voi! Crescerà, non preoccuparti, e diventerà grande e forte...” Non sa come e dove ma trova le parole per riaccendere il sorriso che solo una madre può avere, e illuminare il volto a Lil che non riesce a trattenersi. Vederli lì, insieme, ha pensato ad una cosa sola. Una speranza che le è parsa avverarsi, un auspicio germinato anni fa, in quel giorno di buio e di luce.
"E voi Oscar?" La osserva con il suo affetto infinito, i vestiti che grondano e lo sguardo perso.
Voi?
Lei arrossisce, ma non fa in tempo a lasciar morire l'eco di quella frase, e scappa via a cambiarsi.
Metodica, pratica... via i vestiti bagnati, i capelli ordinati e raccolti nella cara vecchia arcigna coda di cavallo...
Quel pensiero improvviso che anomalo ronza, pestifero come un insetto...
"Va' via, vattene, non mi interessi...”
Davvero?
E' confusa e impaurita... se potesse dar retta all'istinto si lascerebbe tutto alle spalle e tornerebbe a casa, in trappola. La porta chiusa a chiave e la testa nascosta sotto il cuscino... forse quella voce la smetterebbe.
Ora che si è tolta la maglietta fradicia distoglie gli occhi dallo specchio, non ha mai avuto il coraggio di guardare il suo corpo nudo...
Si scopre a domandarsi cosa pensino di lei gli altri... sua sorella, il generale, Lil...
André… chissà se pensa mai a lei come una donna...
Come lei per un istante ha pensato a lui. Come ad un uomo...
Lei non se n'è accorta, presa com'era a domare le sue mille paure
Lil sì.
Dovranno smettere quei pensieri, o ci penserà lei, come sempre... metterà lei fine a tutto, non cambierà nulla.
E spera che lui non la guardi mai con quegli occhi.
Come un uomo guarda una donna.


"Ce ne hai messo di tempo... stavo per venire a cercarti, la piega non ti soddisfaceva forse?"
E' sollevato, e riesce anche a scherzare... quando se l'è trovata davanti è rimasto per un attimo con il fiato sospeso... poi l'ha guardata bene, con il sole che fa brillare i suoi occhi... la coda di cavallo, la maglietta di due taglie più grande... la tenerezza che lo ha travolto non lascia dubbi...
Perdonami amore, se ho pensato quello di noi... sono un cretino, il sole mi fa male!
Ha pensato ridendo di se stesso, e la sua espressione sa essere così evidente che lei se n'è adombrata "Cos'è, sono così ridicola? E' che ho messo la prima cosa che ho trovato e... onestamente credo che sia tua...” Imbarazzata e rossa per la vergogna... ma in cuor suo esulta.
Allora va tutto bene. Gli altri si sbagliano.
Meglio, meglio così... gli amici si prendono in giro senza ritegno, senza limite... gli amici possono chiedersi scusa e piangersi addosso... gli amanti possono solo sperare negli addii, o riparare in quel mondo fatto soltanto di sospiri e gemiti, là dove non c'è posto per gli esseri umani, ma solo per un uomo e una donna...
"Allora che si mangia? Guarda che non mi sono scordata che oggi offri tu" , il tono forzatamente gaio nascosto dal rumore delle onde che si schiantano sugli scogli; lei in fretta nasconde il suo cuore. Lui i suoi tormenti.
La colazione è allegra, una gara a chi trova la cosa più buffa da dire, o da pensare... e Lil, e Pierre, i ricordi e i racconti.
Impercettibile il demonio ritira le sue spire da entrambi e scivola via, nel buio delle coscienze... e per quel senso di leggerezza che provano ora, ignari ciascuno della guerra ingaggiata dall'altro si permettono il lusso di tornare alla macchina tenendosi stretti per mano come facevano da ragazzini, quando lui la trascinava con sé al buio incurante delle sue proteste... perché si sentivano indomiti e sentivano di potersi permettere tutto... di potersi spingere fino al limite, e smettere e ricominciare ogni volta che avessero voluto...
Sì, ognuno giura a se stesso ridendo della propria forza astuta... si può fingere una vita intera ed esserne fieri e paghi...
Fingere che sia abbastanza, fingere di non volere di più.
Fingere che sono amici.
Che il suo amore per lei aspetterà


Arrivano al tramonto, distrutti... un viaggio lunghissimo e silenzioso, con quei pensieri strani da lasciarsi dietro, in fretta... e il cuore un pochino pesante, per non poterlo raccontare...
"A chi la racconto questa?" Si domanda lui, abituato com'è a raccontarle tutto...
"Come faccio a guardarlo negli occhi?" Si chiede lei, imbarazzata e delusa...
Così non parlano più... il giorno più lungo, uno dei tanti che avranno. Almeno però sono insieme.
E' ancora presto... c'è tempo...
Sospira lei...
No, non ce n'è...
Maledice lui.
Non ce n'è, non ce n'è...


"Allora imbranati, cos'è vi siete persi nella nebbia? Cominciavo a pensare ad una fuga d'amore...”
La parte più pesante della vacanza sarà lui, sicuro...
Sarà Alain.
Ha annunciato che si sarebbe unito a loro solo tre giorni fa, facendoli ridere di gusto, mai e poi mai avrebbero creduto che dicesse sul serio, lui con la campagna non c'entra niente di niente.
Oscar è fiera di quel posto, lei che ci ha passato lunghe estati solitarie ora non vede l'ora di dividerlo con loro, con André... e mostra entusiasta come una bimba il roseto là in fondo, il bosco di querce, il sentiero che porta al torrente e le altalene che, come afferma facendoli ridere di gusto "possono usare anche gli adulti in crisi".
Le regole ad Arras sempre le stesse... il gioco, lo studio, e un principio fondamentale... non solo camere, ma edifici separati per maschi e femmine... le ragazze alloggiate negli chalet, ai maschi tocca il campeggio vero, con le tende ed i sacchi a pelo... per godere appieno del contatto con la natura.
"Ma quale natura se non posso sfogare i miei barbari istinti accidenti" Bofonchia Alain scontento... ha già messo gli occhi su due o tre ragazze conosciute in paese quella mattina, ma "Cosa credi, la sera il cancello chiude a mezzanotte" Lo informa malignamente Oscar mentre disfa la sua valigia...
Deve pur sfogarsi con qualcuno, visto che deve dividere la camera nientemeno che con la bella Nicole, che per essersi diplomata con il minimo storico ha "meritato" una vacanza all'inferno con loro, mentre Jeanne, sua fida compare se la spassa da qualche parte in Costa Azzurra.
"Cara le altre stanze sono piene, del resto siete in ritardo di un giorno...” Ha commentato in risposta alle sue rimostranze la signora gentile addetta allo "smistamento" e l'ha guardata con mille allusioni mentre compilava la scheda con i suoi dati.
Certo non è sfuggito a nessuno che è arrivata con un uomo...
Certo però non è sfuggito nemmeno il suo altisonante cognome... quella compita "de Jarjayes...” e la guarda un po' intimidita... poi conclude arrossendo "Comunque vedremo nei prossimi giorni di trovarti qualcosa di diverso...”
André che attende paziente alle sue spalle le rifila un pizzicotto sul braccio e bisbiglia "Forse nessuno le ha ancora spiegato che arrossire è peccato... menti, di' che sei mia sorella così ci mette assieme dai..."
Sentendo le sue labbra sfiorarle il collo è arrossita anche lei...
Alain ha proposto sadicamente "Allora tu dormi con me e mandiamo il Grandier con Nicole, almeno impara qualcosa...”
Lei per vendetta ha informato gli animatori che Alain si offrirebbe con gioia volontario in cucina quella settimana...
Alain ha ufficialmente maturato il pensiero che saranno tre settimane di tortura.
Quella sera, mentre chiude la tenda che divide ovviamente con André volge uno sguardo lugubre al cielo... c'è la luna piena, che sembra prendere in giro lui e tutti i suoi istinti...
"Credo che mi metterò ad ululare... non sono mai andato a letto prima delle due in vita mia, e ora sono solo le undici" Sospira come un ragazzino infilandosi nel sacco a pelo; André che invece si è ripromesso di leggere almeno tre libri ha deciso di cominciare subito...
Ma Alain ha altre idee.
"Di' un po' secchione, dove cavolo siete stati per arrivare così in ritardo? Siete partiti ieri sera, secondo i miei calcoli avete almeno tredici ore di ritardo... - prende la torcia con cui André illumina il libro e gliela punta addosso - parla, è un ordine!"
André è sconcertato "Come lo sai quando siamo partiti tu... che fai lo spione? Chi ti manda, la preside?" Chiede ridendo, "e toglimi quella cosa dalla faccia che mi abbagli!"
"Scemo, ho telefonato a casa tua e tua nonna mi ha fatto le confidenze... ma non tutte, direi... allora, che avete fatto tu e la bionda?"
"Non la chiamare così... - rimbecca André che odia quel soprannome - comunque siamo stati in Normandia...”
"Che cosa? Ma siete matti? E a far cosa poi?"
"A vedere l'oceano... commenta André con gli occhi socchiusi... - era una vecchia promessa da mantenere".
"E tu vuoi darmi a bere che hai fatto avanti e indietro per portarla a centinaia di chilometri lontano da casa... solo per vedere dell'acqua? Ti prego non fare questo alla mia intelligenza, avanti cosa c'è sotto... avevate bisogno di intimità?"
André rimane attonito un secondo di troppo... così Alain si sente autorizzato a proseguire in quello che dovrebbe, vorrebbe essere solo uno scherzo...”No, aspetta, ho capito... l'hai portata fin l'ha per dichiararle amore eterno, non è così? Vi siete presi per mano giurandovi fedeltà e poi avete consumato il vostro patto sulla sabbia... ora che ci penso lei aveva i capelli ancora bagnati, cavoli sono fiero di voi!" E Alain ora riderebbe, ma l'espressione ferita dell'amico lo fulmina... André lo afferra per le spalle e quasi grida "Piantala ora... la devi smettere di dire idiozie, non ti permettere mai più!"
Esce furioso correndo alla cieca, arrivando fino in fondo al bosco di querce... la luna perfida che svela i segreti gli mostra una vecchia panchina e lui si rifugia nella penombra ansimando.
Come... come ha fatto a capire?
Si tormenta stringendo i pugni fino a farsi male... forse è qualcosa che ha detto, dal modo in cui l'ha guardata.
"Amico scusami...”
André sobbalza... era talmente preso dall'idea di nascondere le tracce che non si è nemmeno accorto che Alain l'ha inseguito.
"Non volevo offenderti, io scherzavo, figuriamoci... - gli mette una mano sulla spalla - guarda io non metterei la mano sul fuoco per nessuno, ma per voi sì, credimi... lo so che siete amici, volevo solo prenderti un po' in giro...”
Andrè, di nuovo quel giorno si sente uno stupido... per gioco colpisce Alain al petto con il pugno chiuso e annuisce "Lo so... scusami tu, è che sono stanco morto e molto suscettibile... sarà la luna piena - strizza l'occhio ad Alain - o forse saranno quei giorni, eh?" E ridendo riprendono il viottolo verso la tenda...
"E se ce ne andassimo a fare un giro in paese? In fondo è presto, andiamo a farci una birra e magari ci facciamo qualche amica...”
Alain, Alain, la tentazione...
Sarebbe bello, certo... un calcio alle buone maniere, benvenuto alle cattive abitudini... le tue, magari potrebbero anche piacermi...
Solo che il suo sguardo è presto rapito da un'ombra bianca, fatua come un cencio leggero sbeffeggiato dalla brezza della notte... mette a fuoco, e per un attimo pensa ad uno scherzo notturno, un'allucinazione, come quando l'anestesia prima delle operazioni gli faceva immaginare nel dormiveglia cose assurde, buffe o spaventose con cui giocare fino a quando l'effetto non fosse passato...
Ma non è un scherzo...


Non è che le sta antipatica Nicole, non è la parola giusta... non si conoscono, tutto qui, in cinque anni si saranno parlate sì e no tre volte, e sempre per questioni estranee... scuola, orari, forse compiti a casa.
Sarà per quello che prova imbarazzo, e non sa decidersi ad infilarsi nel bagno minuscolo a farsi quella doccia che agogna da almeno un'ora. Se ne sta lì rigida e impacciata giocherellando con la spazzola mentre quella gira per la camera seminuda e canticchiando insieme alla radio...
"Tu e André state insieme?"
Prego?
Non è possibile, che stia parlando con lei. Che glielo stia chiedendo davvero, con quella faccia tosta che si ritrova. Forse è una persecuzione, forse tutto il mondo ha deciso di farle pagare per quei quattro anni benedetti passati con lui...
Oscar solleva pesante lo sguardo in faccia a Nicole, che la sta fissando maliziosa da qualche minuto, e attende. Crede davvero di meritarsi una risposta, che risponderà invece di mandarla al diavolo?
"Vedi, ci penso da un po'... André è davvero un bel ragazzo ma tu questo lo sai di sicuro... ti abbiamo sempre invidiata noi ragazze. E visto che tu continui a ripetere che tra voi non c'è niente, che siete solo amici non c'è niente di male se io ci provo con lui, no?"
Oscar attende, il fiato sospeso... cosa dirà ora? Cosa le lascerà dire prima di prenderla a schiaffi?
"Intendiamoci, non ti sto chiedendo il permesso. Se io voglio un uomo, me lo prendo e basta... ma volevo solo avvertirti, in fondo tu sei la sua migliore amica. Volevo dirti che potrai continuare ad esserlo, se mi metterò con lui... certo non nello stesso modo, tu mi capisci...”
Soddisfatta, Nicole annuisce come se avessero firmato un patto e si siede come se nulla fosse. Rovescia il capo e comincia a spazzolarsi i capelli... con voluttà, facendo sembrare volgare, torbido anche un gesto così normale, quotidiano.
Ha la nausea, anche se è dalla mattina che non tocca cibo. Rigira tra le mani le parole che ha appena sentito, il programma della loro vita rivoltato come un guanto da un'altra, un'estranea che ha deciso che tra loro c'è posto per lei.
No che non ce n'è...
Oscar pensa che potrebbe ucciderla ora e non provare nessun rimorso... come osa, piccola sgualdrina parlare così di lei? Di André, e farlo sembrare un fantoccio stupido pronto a soccombere davanti a qualche profferta, a pochi lascivi brandelli di carne gettati sul piatto?
André non lo farebbe mai, ha troppo rispetto di tutto, dei sentimenti, delle donne, di lei... certe moine non gli interessano, ne ha sempre parlato con commiserazione scuotendo il capo, gli occhi seri.
Lei ne è sicura. Ma le persone cambiano, è cambiata anche lei. Potrebbe cambiare anche André...
Potesse parlargli, chiederglielo subito... ma come, con che coraggio parlargli di certe cose, con che diritto poi? L'amicizia certo, ma non è detto che basti...
Ha bisogno di aria e scappa via, quasi di corsa e sbattendo la porta.


Se ne sta lì con l'aria svagata e lo sguardo perso, si dondola pigra sull'altalena del parco stretta nel suo pigiama bianco che la fa somigliare ad un buffo Pierrot... solo porta la lacrima disegnata non sul viso, ma sul cuore...
"Oscar che fai qui a quest'ora? Ma non eravate andate a dormire?" Lo chiede allarmato fermando con una mano il dondolio dell'altalena, a lei che lo guarda stranita, come se fosse la cosa più naturale del mondo trovarsi qui, adesso... Non è abbastanza per lui, non stasera... ha qualcosa in fondo agli occhi, qualcosa che somiglia alla voglia di piangere, di essere stretta...
Se Alain non fosse qui, ora... forse potrebbe...
"E tu, vai in giro di notte? Cercavi qualcuno?" Il suo è un fare sprezzante e inquisitorio, come una madre che attende sull'uscio di casa prima di chiudersi il mondo alle spalle.
Alain trasecola, esterrefatto, ma da quando quei due si fanno i conti in tasca così? Va bene essere amici, va bene i segreti, i compiti a casa e tutto il resto... ma nella sua mente certi meccanismi non trovano alloggio. Sei con me, contro di me? Sei mia oppure no?
E tutto quel chiedere, quell'indagare di lei, il fare preoccupato di lui come se dovesse davvero spiegarle alcunché gli fanno pensare a una cosa sola.
Che si sente di troppo, ora.
"Veramente stavamo solo... ma credevo tu fossi a dormire, allora mi spieghi cosa ci fai qui da sola?" André comincia ad inquietarsi, non si capacita della disperazione che le pesa sul cuore, e che forse vede solo lui.
Se si fosse accorta che lui... no, l'avrebbe già ucciso... e allora?
"Non riuscivo a dormire ed ero venuta a cercarti per chiederti se ti andava di fare due passi... - e li guarda con l'aria corrucciata, offesa - e tu non c'eri!"
Nessun giudice la contraddirebbe ora, con quel visetto contrito.
Eppure André benedice quelle parole, il suo cuore ricomincia a battere piano nel petto. E' pronto a fare ammenda per quella mancanza, non essersi fatto trovare da lei.
"Possiamo farlo ora se ti va!" E tira fuori il suo sorriso più incoraggiante... in extremis ricorda che Alain è lì con loro e li osserva, sull'orlo tra il disgusto e la curiosità a domandarsi come deve essere avere una mamma di un anno minore di te.
E considera che no, non l'hanno invitato.
Finge uno sbadiglio e stiracchiandosi li pianta in asso, non sia mai detto che qualcuno lo scarica così; abbozza un inchino e lo condisce con una risata...
"Non preoccuparti, basta che lei non ti aggredisca dietro ad un cespuglio perché bada quando dormo non sento nulla, quindi se strilli non correrò!"
Li guarda sparire lungo il viale, pago come un vecchio orso che ha appena infilato la zampa in un vaso di miele... Per prenderli in giro, si compiace, ha tutta la vita.


Attendo di lasciarmi alle spalle Alain... non so nemmeno io perché. Per pudore, credo...
Mi godrei quel vago sentore di euforia che ho provato per le tue parole irose, "sono venuta a cercarti...”, ma oggi non è la mia giornata... attendo che sia tu a guidarmi, io qui non ci sono mai stato prima d'ora e non ho con me la mia torcia...
E tu sospiri, sospiri... non sono queste le regole, al buio si parla, al buio si confessa tutto mia cara. Cosa c'è che non va?
Luna, aiutami tu...


Trema di rabbia... ma non deve essere arrabbiata e avercela con lui, è tutto giusto, e perfetto... forse è solo il freddo.
Lui si avvicina intimidito, impaurito. Una mano sul braccio, "Oscar non ti senti bene?"
Se apre bocca scoppierà a piangere, allora inspira guardando verso la notte... il profumo sottile delle rose si mischia all'odore dolciastro del fieno appena tagliato, della terra riarsa d'estate. Ma la sofferenza che non ti spieghi è fetida, greve, stordisce e rende ciechi e sordi.
E rabbiosi... è colpa sua, è lei che gli ha dato il potere di farla soffrire, e lui che nemmeno lo immagina ora se ne sta lì ad attendere uno sguardo, una parola...
Per la seconda volta in questa giornata vorrebbe prenderlo a schiaffi, graffiarlo, forse poi l'altra non lo vorrebbe più...
Oh André...
André rimane un attimo a pensare al da farsi. Forse è stanca... in fondo è stata una giornata lunga, diversa, di quelle che ti ricordi per tutta la vita. In questi casi non serve parlare, solo stare insieme e respirarsi con l'aria...
"Ti va di sederti su quella panchina? Solo un momento, ti prego...” Come se fosse lui ad averne bisogno, ma che importa?
Lei inaspettatamente accetta in silenzio, grata... è davvero stanca, come se la volta del cielo le fosse caduta addosso... si accoccola vicino a lui, voltandogli quasi le spalle e sfiorandolo appena... e conta le lucciole che danzano piano davanti ai suoi occhi.
"Niente buio stasera, hai visto?" Mormora spenta, la voce che pare un lamento...
"Però è bello, da qui si vede il lago" Butta lì speranzoso, meno male che il suo senso dell'orientamento un po' felino funziona ancora...
"Oh, è solo un bacino artificiale...” Sentenzia, acida come una vecchia zitella e all'improvviso si rannicchia su quel legno scomodo, le ginocchia ben strette e lo sguardo indecifrabile rivolto al nulla.
André scava tra le macerie di quella giornata in cerca di indizi, di prove. Era allegra prima, aveva un bel sorriso disteso, salvo bisticciare con la signora dell'accoglienza quando ha saputo che...
In effetti non ci voleva poi molto.
"Allora, come va con Nicole? Vi siete accordate, pensi che ci andrai d'accordo? In fondo presa da sola non è poi così male, vedrai".
In realtà non so niente di niente di quella ragazza, ma immagino che sia quello il motivo di tanta aria inghiottita insieme ai pensieri, e vorrei tanto, mio caro tesoro, vorrei tanto sgombrare la tua testolina dalle nuvole minacciose, e far posto ad altro. Io ho altro da dire stasera.
Lei si irrigidisce
E' vero, allora è vero...
Del resto si domanda perché si stupisce... André è un ragazzo, e quella è una bella ragazza. Naturale che lui l'abbia notata, naturale che forse le abbia parlato magari durante l'ultima gita scolastica, quando lei non è andata perché "quelle cose" l'hanno costretta a letto per il dolore.
Naturale che non le abbia detto niente, non sono argomenti che discuteresti con un'amica. Magari con Alain davanti ad una birra, per azzardare piani, fare confronti.
"Problemi? Che c'è, ha occupato tutto l'armadio? Il suo deodorante ti dà fastidio?"
Il silenzio e il rumore delle sue mandibole che scricchiolano gli fanno capire che ha centrato il bersaglio...
Lei non capisce dove voglia andare a parare, ma l'occasione di sfogarsi non se la perde davvero...
"Nicole è una stupida!" Avvampa, meno male che è buio...
Vuole provarci con te, vorrebbe dirgli...
Lui tace, diplomaticamente, qualcosa gli dice che quello è solo il prologo.
"Un'idiota senza pudore, figurati che gira in camera senza vestiti come se fosse da sola!" E china il capo contrariata, smarrita...
Povero amore... André si sente travolgere dalla tenerezza, la sua piccola donna che si vergogna...
"Ma non c'è niente di male, siete solo voi due in fondo...”
Lei si volta rabbiosa, ma lui fa in tempo a prenderle la mano e a stringerla...”Ascoltami...” E nella sua voce non c'è presa in giro, solo affetto e una carezza appena accennata "In un corpo nudo non c'è nulla di volgare, è solo l'involucro di una persona... e anche tu devi imparare a guardarti allo specchio, capire chi sei... con o senza vestiti non importa, sei sempre tu, ricordati...”
"Ma io non...” E non sa cosa dire, lei che non alza gli occhi quando esce dalla vasca da bagno, vedersi nuda la imbarazza perché quella donna nello specchio le sembra un'altra.
"Mi prometti che lo farai? Non hai niente di meno di Nicole o chiunque altra. Lei è solo appariscente, nient'altro. Capito?"
Sì...
Se potesse tornerebbe di corsa in camera e a Nicole farebbe mille boccacce come una scimmia. André non è mica stupido, non ci casca in certe squallide trappole da donne. Quanto è fiera di lui, non lo dirà mai ma si concede il lusso di rilassarsi.
"André tu credi che le cose cambieranno per noi? Credi che riusciremo a conservare quello che abbiamo? La nostra amicizia da preservare, ricordi?" E un brivido la scuote come una scossa, per quanto il suo cuore sta ancora correndo.
Lui vorrebbe dirle che quello che ha in serbo per lei è molto, molto di più. Ma la nota malinconica nella sua voce gli suggerisce che non è quello il momento dei violini e dei petali sparsi in tributo all' amore... quello è il momento del farsi coraggio, perché lui ha le sue stesse paure e giusto due o tre certezze in più.
E' certo di amarla da molto tempo ormai... forse da quando la vide la prima volta, e in nome di quell'amore stasera non dirà nulla.
"Certo che ci riusciremo, di che ti preoccupi?" Con le mani, in silenzio accompagna le sue spalle ad appoggiarsi al suo petto, e riceve in risposta soltanto un sospiro...”Hai freddo?" Le chiede sottovoce, e ottiene in cambio un mugolio sordo...
Chissà se vuol dire "sì"... e pensare che è l'unica parola che vorrebbe sentirle dire, davvero... le cinge le spalle con un braccio, ha la pelle morbida e fresca. In quell'abbraccio a poco a poco accoglie il suo corpo che si rilassa, il capo rovesciato sulla sua spalla si offre alla luna che gioca a svelare i loro visi, il profilo di lei, le ciglia lunghe, la gola candida e la bocca appena socchiusa.
"Ci sono le stelle, stasera…" Mormora trasognata, con lui che con la scusa di scaldarla lascia che le sue mani scivolino piano sulle braccia con un movimento lento, tenero...
"Erano lì anche prima, le stelle...” André pensa che non gli interessa un granché quello che c'è attorno a lui, perché per magia tutto il mondo è racchiuso tra le sue braccia, ora.
"Non me n'ero accorta...” Mentre mille fiaccole baluginano davanti ai suoi occhi e si confondono, si moltiplicano...
"André posso chiudere gli occhi, solo un attimo?"
Dorme, come una bambina... non è così che doveva finire, ma André sorridendo archivia in fretta i suoi sogni romantici perché quello che vede ora è molto meglio... desidera fermare il tempo, si domanda de potrà mai essere più felice di così... Ora che lei è tra le sue braccia e può stringerla. E che ha sentito nella sua voce qualcosa, qualcosa di nuovo, un pizzico d'ansia mal trattenuta, un'eco accorata. E poi la fiducia, e l'abbandono. Può essere tutto, forse niente, ma per André stanotte è abbastanza per costruirci una vita intera, con lei...
André ne è certo, Oscar un giorno capirà, si accorgerà di quello che prova lui. E troverà in fondo al suo cuore, che per lei è lo stesso.
Saprà aspettarla, la sua piccola donna.
All'improvviso Oscar si riscuote, nel sonno e come guidata da un filo rosso si gira a cercarlo e si rannicchia contro di lui, nascondendo il viso vicino al suo cuore.
Dormi piccola, ci penso io a te... dormi stanotte e ricorda che io ti proteggerò sempre, e niente e nessuno potranno mai farti male.
Neanche io.
Perché ti amo...
Può anche dirglielo ora, ed essere onesto. Con se stesso, con lei... e la stringe, la avvolge tra le sue braccia accostando il viso al suo, le labbra tra i suoi capelli a sfiorarle il collo... respira piano per non disturbarla. Per non disturbare il suo amore che dorme.


Alain si è svegliato presto... il sonno lo ha abbandonato in fretta, quasi con fastidio. Lo ha obbligato ad aprire gli occhi, e la luce del mattino che ferisce lui è la stessa che illumina loro.
Non ha sentito tornare André ieri sera, non ha sentito niente.
Poi li ha visti ed è rimasto un attimo a domandarsi cosa pensare di loro.
Eppure in fondo l'ha sempre saputo, o immaginato. Anche se ha detto di avergli creduto, perché è suo amico.
Perché gli sembra normale, naturale di trovarli così? Abbracciati, avvinghiati, con lei a mostrarsi abbandonata tra le braccia di lui, chiuse a proteggerla, a pretenderla, imperiose.
E' così, dunque...
Avresti potuto dirmelo...
Esce senza fare rumore... non vuole vederli un minuto di più, non è per lui quell'immagine... si siede sulla panchina accendendo una sigaretta, mentre lascia che il nodo che gli aveva chiuso la gola si sciolga, pian piano.
Quell'abbraccio fa quasi paura... ha paura anche di loro dimentichi di tutto, di quei corpi che sembrano fatti per unirsi, e completarsi.
Pensa, intenerito che deve essere meraviglioso amarsi così. Pensare di poter percorrere tutta una vita sospinti da quella forza sovraumana che rende perfetta la felicità, e che lui non ha mai provato.
André la ama, ne è sicuro... lei però...
Sospira, sorridendo alle volute di fumo... povero André, non sarà facile davvero.
Non mollare amico, non mollare
André si sveglia e se la trova premuta addosso... ricorda appena che si è addormentato anche lui su quella panchina scomoda, svegliandosi per il freddo della notte fonda e il canto assordante dei grilli. Ha deciso in fretta, l'ha presa in braccio e senza che si svegliasse l'ha messa a dormire come una bambina nel suo sacco a pelo, accomodandosi alla meglio tra lei e Alain. Ma lei è rimasta tra le sue braccia tutta la notte e quel pensiero gli riempie gli occhi di lacrime...
Non vuole farla sentire in imbarazzo, e si alza in fretta perché deve essere sola quando si sveglierà.
Esce in silenzio e si trova davanti l'ombra di Alain che lo guarda senza il solito sorriso beffardo... lo studia, sembra quasi curioso...
Ce l'ho scritto in faccia, eh?
"Alain perdonami, è che ci siamo addormentati e...”
"Amico, ricordati che a me non dovrai mai spiegare niente... ma a lei?"


Che meraviglia...
Mi piacerebbe che quest'estate non finisse mai più.
Arras non è mai stato così bello come quest'anno, forse perché non sono sola... non mi ero mai resa conto che i giorni durano così poco, quando sei felice...
Facciamo di tutto, non ci siamo fatti mancare niente... abbiamo fatto il bagno in piscina ogni mattina quando tutti ancora dormivano, rimediando un raffreddore ciascuno, ma pazienza... del resto appena il mondo si rianima diventa impossibile, i ragazzini più piccoli adorano André e anche Alain, e a me non resta che starmene all'ombra a leggere mentre loro organizzano giochi e fanno gli idioti schizzandosi senza pietà.
Nicole non è nemmeno riuscita a mantenere la sua promessa, ed è stato uno spasso veder sbiadire la sua abbronzatura davanti all'indifferenza di André che la evita accuratamente... ora lei mi odia un po' di più, ma davvero crede sia colpa mia? Io non ho detto nulla, è solo che lui è troppo intelligente per farsi prendere in trappola...
A volte la mia mi sembra soltanto la reazione inconsulta di una donnetta gelosa, ma in fondo è ben altro. Sono gelosa come lo sarei stata di quel fratello che da tempo non odio più... da quando ho conosciuto André. Però devo ammetterlo, con un po' di sollievo ho pensato "sono salva"... certo, intendevo la nostra amicizia... niente di più, non una briciola di meno.
Eppure lui un giorno si innamorerà, avrà una donna al suo fianco, e diventerà suo senza remissione. Mi domando come sarà, se andremo d'accordo... se lui chiederà il mio parere, se lei gli permetterà di essermi amico come ora.
No... almeno io non lo farei... quel giorno io lo perderò. E siccome sono egoista, subito censuro il pensiero, vorrei che quel giorno non arrivasse mai, che fosse soltanto un puntino lontano. Ma mi rendo conto che non è possibile, lo vedo come lo guardano le ragazze. Non me n'ero mai accorta come in questi giorni passati accanto a lui, non nel nostro solito mondo ma in mezzo agli estranei... Le bambine lo eleggono a loro idolo incontrastato, per quanto è dolce, paziente... le altre più grandi gli danzano attorno come falene impazzite, in attesa di un cenno, uno sguardo. E lui è gentile con tutte, distante da tutte. Alla fine ritorna da me e mi chiede "Che vuoi che facciamo adesso?", e io esulto... pazienza se per tutte quelle fanciulle non ho nemmeno un nome proprio, a chi importa se mi chiamano "l'amica di André"...
"Scusami se ti ho fatto aspettare, che ne diresti di fare due passi? Io e te da soli, senza bambini, libri, senza pensieri... solo io e te!"
A volte mi prende sottobraccio o per mano come se fossimo Hansel e Gretel, tanto che un giorno abbiamo sentito una delle bimbe più piccole additarci dall'altalena dicendo "André ha la fidanzata - all'amichetta seduta accanto a lei - lo so perché me l'ha spiegato mia sorella... quando due persone si stringono forte così sono innamorate...”
Abbiamo riso tantissimo, certo ne hanno di fantasia...
Per pudore e incrociando le dita a lui ho spiegato che non deve sentirsi obbligato a farmi da balia, non è mica il mio segretario privato ed ora che la scuola è finita dovremo abituarci a fare vite separate... Lui si è messo a ridere, mi ha spiegato con altrettanta calma che ora che è molto più alto di me si sente il mio prode difensore... poi tornando serio ha aggiunto che con me si diverte e desidera continuare a farlo il più a lungo possibile...
E va bene, signor Grandier... intanto io cullo nel cuore l'idea che davvero tutto questo non finirà mai.
L'ho portato a cavalcare, accidenti a lui che ha imparato dopo due ore e così abbiamo finito per passare l'intera giornata a cavallo andando a zonzo per la campagna; alla fine a me faceva male un po' dappertutto, e lui ha commentato "E' solo perché sei troppo magra, da domani ti metto all'ingrasso...”
Che impertinente, e meno male che non c'era Alain che si è rifiutato di venire con noi; spesso trova mille scuse e ogni tanto sparisce per giorni interi lasciandoci soli... forse ha conosciuto una ragazza giù in paese, chi lo sa...
Qualche volta siamo tornati a misurare il parco di notte, ma nessuno di noi conosce bene il percorso e così un paio di volte siamo inciampati... abbiamo riso doloranti, sdraiati in mezzo all'erba umida con l'unica preoccupazione di trovare una scusa credibile per i lividi, il giorno dopo... penseranno che ci incontriamo di notte nelle scuderie per fare chissà che, ma sinceramente nemmeno di questo mi importa...
Non mi importa di niente, non sono mai stata così bene in vita mia.
La prima sera ero così stanca e malinconica che mi sono persino addormentata su quella panchina alla fine del viale, mentre cercavo di scacciare i cattivi pensieri. Mi sono svegliata il giorno dopo nella tenda di Alain e André, mi hanno raccontato che era troppo tardi per riportarmi in camera e che io dormivo come un sasso...
Alain ancora ci prende in giro, chiama me "la bella Addormentata" e ride di André che non ha avuto il coraggio di sfidare la sorte ed incontrare la preside che dorme nella stanza vicino alla mia; ha preferito rischiare che io lo uccidessi il giorno dopo, facendomi dormire con loro.
No che non lo avrei ucciso... mi fido di loro, di lui... mi sono svegliata allegra e piena di voglia di divertirmi...
Voglia di vivere, credo si chiami così.
Domenica scorsa è venuta a trovarci nonna Cleo, è stato bellissimo... ci ha portati a cena in paese in una osteria carina dove il cibo è buono, e il vino anche di più. Abbiamo bevuto e riso, Alain ha scostato la sedia a Cleo e le ha offerto il braccio prima di uscire... un vero cavaliere, chi l'avrebbe mai detto?
Tra due giorni torniamo a casa, la festa è finita. E tra tre giorni dovrò per forza pensare al mio futuro.
Mi fanno paura i cambiamenti, ma l'idea di combinare qualcosa di buono nell mia vita in fondo mi galvanizza. E' solo che vorrei certezze, e quelle nessuno davvero può darmele.
Ho deciso che farò diritto, e poi forse l'avvocato; la balia ha gioito tutta compiaciuta quando gliel'ho detto, Geneviève ha commentato che con la mia linguaccia potrei stendere chiunque. Mio padre ha soltanto annuito, sembrava soddisfatto che io abbia scelto la strada che ha percorso lui da giovane, prima di fare carriera militare. Ha già fatto un elenco di tutti gli studi legali più importanti di Parigi che potrebbero accogliermi.
Ho smesso di ascoltarlo quasi subito. Mi vuole bene, lo so, ma la sua mania di programmare la vita degli altri sta peggiorando, anche perché gli resto solo io ormai...
André invece non parla, ho provato ad indagare ma ridendo ha affermato che metterà tutte le sue idee per il futuro in una coppa di cristallo e pescherà a caso. Certo, lui è una di quelle persone che potrebbe fare qualunque cosa e riuscire benissimo. Lo invidio e lo odio per questo... e penso che mi mancheranno i nostri pomeriggi di studio, i litigi, le chiacchiere. Saremo amici come e più di prima, ma la vita a volte conduce le persone a percorrere strade diverse, tortuose, a cambiare direzione più e più volte.
E' il primo vero bivio della mia vita, ma per quanto fa male vorrei non dover scegliere mai più.


Forse, davvero è meglio così...
Ad André l'ha detto prendendolo da parte quando è stata a trovarli ad Arras, mentre lui le mostrava il grande roseto che adorna il giardino...
Ci pensa da tempo Cleo, e quello è il momento adatto.
"E' ora che io torni a casa mia figliolo, e che Giselle smetta di fare la figlia...”
André è rimasto un secondo a guardarla, attonito... e lei prevenendo i suoi timori ha aggiunto "Verrai con me, in fondo il mio appartamento è vicino all'università e potrai studiare meglio... staremo benissimo, io e te, come siamo sempre stati!"
In realtà il problema è un altro... e ce ne potrebbero essere molti di più se non si fa subito qualcosa.
Giselle non capisce, pretende troppo da lui. Vuole bene ad André ma lo considera suo, di sua proprietà... si intromette nella sua vita, vorrebbe scegliere per lui e questo Cleo non può permetterlo. Non l'avrebbe permesso alla madre di André, non lo permetterà a lei.
Suo nipote sarà libero di seguire la sua strada e i suoi sentimenti ovunque lo porteranno, anche di sbagliare se necessario. Se per farlo dovrà stare lontano da Giselle, lo sarà.
"E' lontano...” E' stato il primo commento di André, alla notizia...
E' lontano da Oscar, certo, e lo sa anche Cleo... la libertà ha il suo prezzo, ragazzo mio...
Ma non è necessario che lo si paghi tutto in una volta.


Io e la nonna ce ne andiamo, lei ha deciso che è meglio per tutti se torniamo a vivere a casa sua, in un'altra zona di Parigi. La ricordo a stento ma è una bella casetta, un appartamento al quinto piano di un palazzo nel quartiere universitario, la nonna e il nonno l'avevano scelto apposta appena sposati perché dicevano che in mezzo a tanti giovani sarebbero rimasti giovani anche loro.
Sarà bellissimo, e terribile. La casa di Oscar è lontana, diventerà difficilissimo vedersi come ora e non so davvero come resisterò lontano da lei. Se ci penso sto male, e da quando la nonna mi ha rivelato i suoi piani parlo poco e malvolentieri, con Alain, anche con Oscar... lei ha persino pensato che fosse per causa sua, incredibile... l'aria di qui le fa bene...
"Ti ho fatto qualcosa? Sei arrabbiato con me... insomma che ti succede, non ti ho mai visto così...”
Avrei voluto stringerla tra le braccia, senza parlare...
Perché mi tortura, ha deciso di uccidermi? Va tutto bene, non va bene niente... sono confuso e lei non mi dà tregua, mi cerca, cerca l'amico e trova me al suo posto, e tra qualche tempo non riuscirò più a nascondermi...
Cosa mi hai fatto Oscar... non volevo, non pensavo che sarebbe accaduto, che un giorno ti avrei amato così...
Ora ti amo e ho paura dei tuoi occhi... perché sei così bella. cosa ti ha fatta diventare così ai miei occhi?
Ho paura del desiderio che muove i miei pensieri, e dei diritti che non ho, perché l'amore non dà diritti se non è corrisposto...
Non vorresti, anche tu? Se tu potessi guardare in fondo al tuo cuore, scoprire di amarmi...
Se tu mi amassi...
"Non c'è niente Oscar, solo mi dispiace che le vacanze siano finite... domani partiamo presto, meglio dormire...”
E' stato un viaggio allegro, per fortuna c'era Alain con noi a fare il cretino, non ci ha dato tregua, in un attimo siamo davanti al cancello di casa Jarjayes.
Ti aiuto a riportare le valigie fino alla porta, ma sappi che mia nonna ti vuole a cena stasera...
Ha bofonchiato qualcosa su una sorpresa, e mi ha rassicurato dicendomi che zia Giselle è di turno stanotte. E meno male, ormai con Oscar è ai ferri corti e per come la tratta anche con me.


Ho pianto, stasera. Era tanto che non mi succedeva, ho pianto di gioia.
Sono rientrata in casa di corsa buttando lì a caso un saluto ai miei genitori e alla balia...
Ho fretta, Cleo mi vuole a cena e ovviamente ho accettato; e meno male! La governante mi ha fermato mentre ero già sulle scale, sibilando fra i denti "Dove vai? Gli ospiti sono anche tuoi, ti hanno attesa apposta per salutarti...”
Farei notare che sono accaldata e impresentabile, ma la prima cosa che mi passa per la mente è chiedermi chi mai può attendere me... Io non ho amici, tutti i miei amici stavano con me stasera.
Mi sono affacciata sulla porta un attimo, e mia madre si è alzata ad accogliermi. Ho nascosto la mia sorpresa tra le sue braccia, il disappunto nei suoi occhi.
La famiglia de Girodel al gran completo, da tempo immemore amici dei miei genitori. E Victor, loro figlio maggiore, mio compagno di scuola da sempre.
Lo conosco da tutta la vita, ma di lui non so niente di niente.
Ancora me le ricordo le visite interminabili, noi da loro, loro da noi, gli adulti a parlare di cose certo importanti per quanto incomprensibili e noi bambini fermi e composti in silenzio, da subito assurti al mondo noioso dei grandi. Non ci era permesso giocare, né parlare se non eravamo interrogati...
"Rispondi alla signora Oscar, dì quanti anni hai...”
"Victor vuoi mostrare alla tua amica la collezione di monete?"
La tua amica, certo.
E' sempre stato un bambino educato, un ragazzino compito, e ora è un giovane a modo, che mi guarda negli occhi e sorride sempre quando parla, e mi tende la mano chiedendomi con la sua voce profonda "Come stai? Ti trovo benissimo!", e calca un pochino l'accento su quel "benissimo".
Povero Victor, vorrei che non mi venisse sempre da ridere quando lo guardo, tutta colpa di Alain che lo imita in maniera atroce... vorrei davvero riuscire a fingere davanti a lui ma non ce la faccio, e scappo via senza accampare scuse, ma solo la verità. Se la merita Victor, la verità.
Non ho mal di testa, né sonno, ho un impegno. André è fuori e tra poco comincerà a chiedersi se mi hanno rapita in casa mia, per cui gentili signori de Girodel e stirpe vorrete di certo perdonarmi.
Inchini e grandi sorrisi pieni di comprensione, visi che annuiscono in fretta e "i giovani sempre di corsa" e tante smancerie non servono a comprare mio padre, furioso che con una scusa mi segue...
"Oscar, che modo incivile di comportarti! E poi quale sarebbe questo impegno, sei appena rientrata!"
"Cleo mi ha invitata a cena, ho accettato... se permetti vorrei cambiarmi...”
L'ho guardato, significativa. Ho osservato il nome di Cleo fare effetto, mio padre non osa mai contraddirla... ha sospirato e voltandomi le spalle ha detto con voce stentorea "D'accordo, certo, la signora è sempre molto gentile".
Stava per uscire, poi ha aggiunto fingendo indifferenza "Ah Oscar, anche Victor vorrebbe invitarti a cena qualche sera; mi ha chiesto il permesso e naturalmente ho acconsentito per cui...”
Come?
Naturalmente hai acconsentito?
Padre, papà caro, non hai pensato che tu e Victor e tutto il mondo magari dovreste chiedere il mio di permesso? Che magari non mi va, che avrei rifiutato come rifiuterò?
E che così è solo Victor che metti in difficoltà?
Ho sorriso senza parlare, non voglio essere villana con quest'uomo e i suoi capelli bianchi. Perché gli voglio bene, perché non ho mai dimenticato lo sguardo di André quando mi parlava di suo padre, del vuoto che ha nel cuore al posto dei suoi rimproveri, degli sbagli che avrebbe fatto.
Mio padre non è perfetto, mio padre mi rimprovera e prova a pensare per me, mio padre sbaglia. Per troppo amore, per smania di riscatto nei miei confronti, non lo so.
Mio padre è qui ora, e mi chiede con voce accorata "Non farai tardi, vero?
Un sorriso dovrebbe bastare...
Non ho risposto che poche parole allo sguardo interrogativo di André che al nome di Victor si irrigidisce e si fa silenzioso, cupo. Non lo ama né lo odia, si tengono a distanza e si studiano come due contendenti... forse qualche vita fa sono stati rivali, due cavalieri alla stessa giostra, chi lo sa...
Ci ha messo qualche minuto per restituirmi il solito André, quello che scherza e mi prende in giro. Volevo farlo sorridere e gli ho raccontato il siparietto in casa mia, con mio padre e tutto il proscenio. Ma non ride, nemmeno un'ombra, stringe le labbra come gli accade quando è arrabbiato e annunciando che siamo in ritardo va più veloce che mai...
Fast, and furious...
Cosa ti ho fatto André? Cos'hai, cosa ti ha fatto il mondo stasera? E' qualche giorno che ti comporti in modo strano, mi sfuggi... te l'ho chiesto e mi hai risposto che è solo la nostalgia per l'estate finita, scuse banali a cui avevo creduto...
Ma ora mi fai quasi paura, con lo sguardo cattivo e le mani che stringono forte il volante, convulse...
Non ho il coraggio di guardarti, non sei tu... io rivoglio il mio André...
Per fortuna arriviamo in fretta, scendo senza parlare e anche tu.
Cleo, Cleo che può tutto ci accoglie festosa e finalmente il viso di Andrè si rilassa, impercettibile... io respiro meglio.
Questa casa è più bella quando Giselle non c'è, l'aria è serena e festosa. Sarà perché le sto antipatica, ma in fondo nemmeno lei mi piace granché.
La tavola preparata per le grandi occasioni, le rose appena recise sul tavolo e come segnaposto due pacchetti ben chiusi, il mio con un piccolo fiore di stoffa come ornamento...
"Li aprirete dopo cena, ora raccontatemi tutto!"
Io lo farei, e cerco di radunare le idee ma André è strano, taciturno e rigira il cibo con la forchetta come se fosse a mille miglia lontano da noi. La cosa più strana è che Cleo non si preoccupi ma continui a discorrere amabilmente con me di quisquilie, mentre lui sembra così triste...
Sono a disagio, per la prima volta vicino ad André sono a disagio... e non ho più fame, ora... qualcosa non va, sono sicura.
Cleo rimane un attimo ad osservarci, come due scolaretti in castigo e poi noncurante butta lì "André, hai raccontato a Oscar le nostre novità?"
Lo vedo impallidire, la forchetta abbandonata nel piatto. Ma cosa avresti dovuto dirmi, alla fine?
Lei prosegue senza far caso ai nostri moti variabili e indicando i pacchetti ci invita ad aprirli, incrociando le mani di fronte a sé e osservando le nostre reazioni...
Dalla carta spunta un involucro, dall'involucro un mazzo di chiavi? Per me e per lui... identiche.
Guardo Cleo stupita, mentre lui impallidisce. Lei sorride maliziosa e commenta festante "Beh e che c'è di strano? Vi serviranno, per tornare la sera... io sono vecchia, non vorrete da me che vi aspetti alzata, no?"
Io giuro che vorrei capire. Vorrei capire, soprattutto lui che in un secondo passa dal broncio al sorriso più bello degli ultimi giorni, e senza dire niente abbraccia sua nonna. Ho paura che la soffochi...
Non vorreste spiegarmi? Invece con una scusa André scappa via, in camera sua.
Cleo scoppia a ridere, è giunto il momento delle rivelazioni finalmente... si alza e viene a sedersi vicino a me, "Vedo che André ha saputo tenere il segreto per una volta. Ascolta cara - e mi accarezza il viso - ho deciso che io e lui torneremo a vivere a casa mia, per André sarà molto più facile raggiungere l'università...”
Credo di essere impallidita... azzero tutto, di quelle parole capisco una cosa sola, che Cleo e André se ne andranno da qui... andranno lontano, ricordo che lei mi parlava del quartiere universitario, che non li vedrò più così spesso. Mi verrebbe da chiedere "E io cosa farò?" Senza di lei, senza André?
Cleo mi guarda, è come se leggesse nei miei pensieri... annuisce, e poi aggiunge scandendo bene ogni parola...
"E' un po' che ci penso... perché non vieni anche tu? C'è posto, e sarebbe bellissimo... potresti usare la camera che una volta era della mamma di André, è piccola ma molto carina. Sempre che ti faccia piacere... sempre che a te vada di venire a stare da me. Così anche per te sarebbe tutto molto più facile".
Non credo di aver compreso bene, il rumore del mio cuore sovrasta la sua voce tranquilla... e anche se avessi compreso e vorrei tanto mio padre non permetterà mai... balbetto "Cleo io non credo che... mio padre non...”
Accidenti, accidenti a me!
"Non preoccuparti cara. Tuo padre non sarà certo un problema, lo sai che non riesce a dirmi di no... tua madre lo sa ed è d'accordo, André lo hai visto che è d'accordo... certo, se a te fa piacere non dobbiamo chiedere permessi a nessuno".
Forse dovrei sedermi e riflettere con calma, dire "no, grazie" a questo progetto di vita in fieri, invece la abbraccio stretta e mi metto a piangere come una bambina. Mi sembra una cosa assurda, ma nemmeno per un istante penso di rifiutare. Perché dovrei, lei è stata sincera, e io mentirei se le dicessi che non mi farebbe piacere.
Certo che mi fa piacere. Ed è una cosa strampalata, bellissima...
"Grazie nonna Cleo...”
Arrossisco, mi vergogno per averla chiamata così... invece lei mi allunga un'altra carezza sul viso, e mi strizza un occhio..." Ora davvero è tutto a posto, bambina... ci facciamo un bel pianto, tu perché sei contenta di vivere la tua vita, io perché mi hai chiamata così, e lo desideravo da tanto... ti voglio bene come se tu fossi mia davvero, ricordalo sempre. E insieme avremo cura di André, che ne dici?"
O lui avrà cura di noi, cara nonna...


Ho fatto una bella figura da scemo stasera. Ma non me l'aspettavo, a volte mia nonna riesce a sorprendermi... eppure dovrei saperlo come è fatta, e che da lei mi devo aspettare di tutto. Ha rigirato tutto il mio mondo in una settimana, e alla fine siamo sempre noi. Insieme.
Io non avrei mai avuto il coraggio di farlo, Oscar a me non avrebbe mai detto di sì. Invece è stato semplice, ha accettato senza battere ciglio come se fosse una cosa normale vivere sotto lo stesso tetto io e lei. Alla fine della serata spesa a fare progetti abbiamo fatto due passi quasi imbarazzati, timidi. Io con tante cose da dire, senza il coraggio di dirle, lei che parlava di nonna Cleo con affetto e famigliarità, a stupirsi di sua madre, a preoccuparsi di suo padre.
Come sarà, mi domando... come sarà vivere assieme a lei, che mi considera come un fratello e di me non si preoccupa se non come di un amico cui dire buongiorno, al mattino. Penso a come sarò io, se saprò essere onesto con lei, se saprò meritarmi la fiducia che nonna Cleo mi dimostra facendo questo per me. Lei lo sa, ne sono sicuro, e questo è il suo modo per dirmelo, per farmi coraggio, per dirmi di non mollare.
E Oscar che parla, parla... ha chiacchierato mentre la riportavo a casa, descrivendomi cosa porterà via con sé, i libri e i vestiti, e per la prima volta mi ha detto che il futuro non le fa così tanta paura. "In fondo è come fare l'ennesima passeggiata nel buio... Anche se non sappiamo dove stiamo andando almeno saremo insieme a fare la strada, no?" e dicendolo mi ha guardata con gli occhi pieni di speranza e fiducia.
La merito io, tanta fiducia? La guardo e la desidero, ogni giorno di più. Vorrei prenderla tra le braccia e farla arrossire sussurrandole frasi stupide da innamorati, riempirla di baci, dirle che è mia. E lei gioca con me, lei si fida di me.
Io no.
"Mi ami?" vorrei chiederle... a volte penso di sì, altre volte mi sembra lontana e inconsapevole, gelosa di un mondo e di una vita di cui si è appena impadronita. E non so davvero se nella sua vita c'è un posto anche per me. Il posto che voglio non è quello dell'amico fedele, io voglio ben altro. Io voglio lei.




 

 

pubblicazione sul sito Little Corner del maggio 2006

 

mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

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[1] Leggete se vi va la novella “L’idolo” di G. D’Annunzio, illuminante sotto l’aspetto dell’idolo bramoso…

[2] Strega e salame sono i simpatici epiteti con cui si vezzeggiano A. Hepburn e Albert Finney in “Due per la strada” (Two for the Road, Stanley Donen, 1967); veramente il testo originale dice “bitch” e “bastard” ma non mi pareva il caso… 

[3] Lo stratagemma di numerare le sorelle senza ricorrere a nomi lo devo ad un romanzo letto tanti anni fa, che adoro: “Le sorelle del fiume” di S. Evangelisti, ed. Salani