Il signore del mare
parte XII
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“La tempesta”
Stupida...
Stupida, stupida.
Si cena tra un'ora e a casa Jarjayes il brusio è già insopportabile. Il Generale aveva parlato di un raduno tra amici, lei ne ha fatto un ricevimento per oltre quaranta persone.
Madame osserva dall'alto la sua creatura.
Ne era sicura... Inviti frettolosi, fatti all'ultimo momento e senza tanti fronzoli... Meno di dodici ore di preavviso, ma come previsto nessuno ha osato rifiutare.
"I ricevimenti di Madame de Jarjayes sono sempre così eleganti..." Le dame ciarlano a voce bassa, i cavalieri discutono animatamente giustiziando gli antipasti. Le sue figlie e i suoi generi fanno gli onori di casa, anche i nipoti più grandicelli sono stati ammessi a cena, mentre un paio delle più piccole stanno appollaiate sulla scala a bisbigliare e ridacchiare. Le mani sulla balaustra lucida, Madame non si decide a scendere. Ha fatto tutto quello che poteva per disturbare i piani di suo marito, ma non è sicura che sia abbastanza. Prima gli ha parlato, poi ci ha litigato dicendogli che deve finirla di voler controllare sempre tutto e tutti, alla fine ha riempito la casa di gente, chiassosa e invadente.
"Vediamo se avrai il coraggio di fare scenate, così..."
Ci pensa e si infuria ancora di più. E' da qualche tempo che suo marito non fa che lamentarsi di tutti... Figlie, nipoti, nessuno sembra all'altezza delle sue aspettative. Così una sera, Madame ha posato il ricamo e ha perso la pazienza.
"Sei un testardo... Non ti accorgi di quanto siamo stati fortunati, io e te? Abbiamo conosciuto il dolore di perdere un figlio, ma anche la gioia di veder crescere sei splendide ragazze... Abbiamo potuto tenerle per mano, accompagnarle per un tratto di strada fino a che ciascuna ha trovato la propria... Ora sono donne adulte, e sono talmente diverse da noi e l'una dall'altra che a volte stento a credere che siano sorelle, figlie nostre... Ma sono esattamente come speravamo... Sono intelligenti, determinate, responsabili... ciascuna ha la propria vita e la vive nel migliore dei modi. Noi non possiamo più intrometterci, non ne abbiamo il diritto, mio caro... Quindi limitati ad amarle e ad essere orgoglioso di loro".
Non ha mai fatto il suo nome, ma parlava solo di lei. Da anni il Generale non si cura delle prime cinque figlie, solo di Oscar... Quella figlia mai doma che non sa come prendere e che adora, quasi senza accorgersene. Che tenta di proteggere con il rischio di rovinarle la vita. Di nuovo.
"Mia figlia deve aspirare al meglio..."
"Cosa ne sai di quello che vuole Oscar, gliel'hai mai chiesto? Ti sei mai preoccupato di sentire anche il suo parere?" Madame sa di non essere stata leale, rinfacciargli così gli errori commessi in passato... Però le sue parole sembravano aver lasciato il segno, e di fronte al silenzio attonito del generale era riuscita persino a finire la frase… "Oscar è sempre stata una ragazzina molto riflessiva per la sua età, anche troppo... Ha vissuto per anni in punta di piedi, con il dubbio di essere nata per sbaglio o per scherzo, senza avere diritto ad un posto nel nostro cuore... o anche solo ad un nome. Ora finalmente sta imparando a scoprire se stessa, e tu non le sarai certo d'aiuto con quei modi da vecchio patriarca! Ti prego di considerare che tua figlia è cresciuta, è una donna ormai... fidati di lei... lascia che sia lei a scegliere la sua strada... lascia che viva come meglio crede, lascia che impari a desiderare la felicità, ad assaporare la felicità... Amala senza interferire, e permettile di dare ascolto solo al suo cuore!"
Madame... Oh lei sa bene come farsi ascoltare... Il tempo ha addolcito il suo viso, regalandole lineamenti morbidi ed un sorriso luminoso e gentile che ormai dispensa a tutti quelli che incontra, quasi un augurio di serenità. Ha teso le mani al marito, chiudendo le sue in un unico abbraccio, garbato e pieno di affetto ed ottenendo un borbottio disarmato in cambio. E finalmente, sembrava tutto a posto. Fino a ieri...
Non fosse stato per quei vecchi pettegoli di Girodel e Bouillé, il Generale non avrebbe mai saputo nulla. Di Oscar, dell'alterco che ha avuto con il vecchio barone del foro, di una causa di poco conto accettata e vinta solo perché era una cosa giusta da fare. Oscar ha difeso quattro studenti universitari, rei di aver occupato un'aula per protestare contro la nuova legge sul lavoro precario. Colpevoli di nulla, solo di aver detto a voce alta "non sono d'accordo". Oscar ha accettato di difenderli senza onorario perché nessuno l'avrebbe mai fatto, cause come queste non finiscono certo sugli annali o nelle riviste... ma lei non ha mai sopportato le ingiustizie, sin da bambina. E' stata coraggiosa, è stata brava... E' stata perfetta! Ha combattuto a testa alta, ha schivato un paio di tranelli rischiando l'oltraggio alla corte ed alla fine ha vinto lei.
C'è molto di cui essere fieri. Ma il Generale l'ha presa male. Si è sentito tradito, vilipeso... "La famiglia Jarjayes è sempre stata un esempio di correttezza e lealtà!" Ha tuonato contro di lei e quella figlia ribelle, colpevole di essere andata controcorrente e soprattutto di aver agito di testa sua... "avrebbe dovuto venire da me prima, io avrei saputo consigliarla per il meglio!"
"Ti arrabbi solo perché non ha chiesto il tuo parere... Tu le avresti semplicemente ordinato di non farlo..." Si è limitata ad osservare senza nemmeno alzare gli occhi dal ricamo.
"Io le avrei impedito di compiere un'immensa sciocchezza! Ora che ne sarà della sua carriera?" Ha gridato urtando le tazze della colazione il Generale, sbuffando in cerca di qualcun altro con cui prendersela... E' rimasto in silenzio per qualche minuto, poi ha sibilato "André... sono sicuro che c'entra lui... Oscar non si sarebbe mai comportata in maniera così stupida... Sono sicuro che è stato lui a convincerla, il rettore dell'Università si è lamentato più di una volta dei suoi metodi... Insegna il diritto come fosse una commedia dell'arte! Ma questa sarà l'ultima volta che gli permetto di rovinare la vita di mia figlia, io..."
"Ora basta! - stavolta è stata lei ad alzare la voce ed a posare rumorosamente la tazza sul vassoio - Non ti azzardare a ficcare il naso in ciò che non ti riguarda... Dovresti saperlo, nessuno può dire a Oscar cosa fare... E' tua figlia, ed è testarda esattamente come te! Se Oscar si è comportata così è stato solo perché l'ha deciso lei, e nessun altro. E tu dovresti essere fiero e felice per lei. Il giudice ha dovuto darle ragione, tua figlia ha vinto la causa ed ha dimostrato di sapersela cavare benissimo anche senza i tuoi consigli... In quanto ad André... Io ringrazio il cielo ed il destino che li ha fatti incontrare... In tutti questi anni André è stato per lei molto più di un amico, l'ha obbligata ad uscire dal suo guscio e vivere anche quando Oscar ne avrebbe fatto volentieri a meno. E' anche merito suo, se nostra figlia ha imparato a non voler essere nessun altro che se stessa... Lui è stato il primo a chiederglielo! E' stato il primo a farla sentire unica, a non avere paura di volerle bene... E noi dovremmo essergli molto grati per questo".
Il Generale è rimasto ad ascoltarla in silenzio, gli occhi cattivi... "Tu non capisci... Girodel mi ha detto che André la segue ovunque, anche in tribunale... E poi si prende troppe libertà, l'ha persino abbracciata davanti a tutti!"
A quella uscita inaspettata Madame è scoppiata a ridere, non è riuscita davvero a trattenersi... "Mio Dio che scandalo - ha alzato gli occhi al cielo in modo teatrale - ora come si fa, dovremo obbligarlo a sposarla per riparare... Oh Philippe - è tornata a guardarlo, seria e un po' commossa - Philippe mio caro, che ti è successo? Non riconosci più l'amore, quando lo incontri?"
Il Generale l'ha fissata attonito ed eloquente, nella sua incredulità... "Amore, ma quale amore?"
Madame ha sorriso come una ragazzina, l'aria sorniona "Oh non ne sono sicura... Non ancora, almeno... Ma come madre non potrei sperare di meglio, per la mia bambina..."
"Non sarò mai d'accordo!" Ha bofonchiato il Generale, scuotendo la testa orgoglioso.
"Nessuno ha chiesto il tuo parere papà..."
E' finita così. Suo marito non le parla da quasi due giorni, ma non è quella la cosa peggiore... Prima o poi fanno sempre la pace loro due, in cinquantatre anni di matrimonio ha imparato a tacere ed aspettare. E' solo che il Generale non si è fermato alle chiacchiere. Ieri sera è stato a casa di Cleo ed è tornato con una strana espressione da vecchia aquila, che la preoccupa. Ha annunciato "ho parlato con lui, è tutto a posto. Domani sera parlerò anche ad Oscar e risolverò la faccenda", poi si è chiuso nel suo studio e ne è uscito solo per cenare e andare a dormire. Anche ora è nel suo studio. Aspetta.
E' ora di andare, la casa è piena di gente. Madame si incammina, con quell'incedere lento ed elegante che le sue figlie le hanno sempre invidiato. Una delle nipotine più piccole accovacciata su un gradino cinguetta "Nonna, hai visto? La zia Oscar ha portato André! Possiamo andare a giocare con lui a moscacieca? Per favore nonnina..."
"Magari più tardi cara", Madame sorride svagata indugiando con lo sguardo su sua figlia... Li osserva da quando sono arrivati... Lei è bellissima e scura in viso, si guarda attorno e non parla a nessuno... Lui chiacchiera e regge il gioco, ma la tiene d'occhio... Ogni tanto le sfiora i capelli e la schiena in una carezza appena accennata, le parla all'orecchio come se dovesse rivelarle chissà quali segreti... Solo allora lei si anima un pochino, e sorride. Già... André le ha insegnato anche a sorridere.
Madame sospira... Amore, sì potrebbe essere... Potrebbe davvero essere amore, e sarebbe meraviglioso.
Si dirige decisa verso sua figlia, "forza cara, andiamo a parlare a tuo padre e facciamola finita..." Sì, meglio andare insieme a lei... Perché l'amore non resti una congettura. Perché Oscar adora André, questo è certo... Si butterebbe nel fuoco per lui, ucciderebbe per lui. Ma adora anche suo padre, farebbe di tutto per saperlo fiero di lei... E confusa com'è, potrebbe credere di non poterli avere tutti e due.
Che combini Oscar, cos'hai combinato...
Stupida.
.
"Una coppia... ecco cosa sembrate".
Che noia, non mi diverto più. Ormai quel tempo in cui era bello guardarvi giocare ai nemici è passato, finito. Com'era la vita di prima scommetto nemmeno ve lo ricordate, proprio voi che volete darci a bere che non è cambiato niente. E' cambiato tutto invece. Perché sei cambiata tu.
Sbadiglio... la quarta volta in venti minuti... lo faccio rumorosamente, come se volessi mangiarmi il mondo... è uno dei miei colpi di teatro preferiti, è il mio modo per dire "sono stufo di voi" e farvi sentire in colpa.
Farti sentire in colpa...
E' inutile cara che fai finta di non sentire, è inutile che continui imperterrita a fissare il nulla di fronte a te. E poi lo so che ti rode il fegato mentre sbirci da sotto quei tuoi capelli bellissimi l'altra bionda della compagnia che fa la carina con il tuo uomo. Ti fa impressione se lo chiamo così? A me un po' sì, ma io sono uno diretto e mi piace chiamare le cose con il loro nome... E lui è il tuo uomo, per quanto lo pretendi in silenzio, per quanto da un po' di tempo gli frughi addosso con gli occhi quando torna a casa la sera in cerca di prove e di tresche nascoste... Lui è il tuo uomo, e tu sei la sua donna. Ora ne sono davvero sicuro, ora che ho visto con i miei occhi di cosa siete capaci.
Ti provoco un po', "senti non vorrei sembrarti maleducato, ma il professore che fa stasera, pubbliche relazioni?" Mi alzo, e con quattro falcate ti sono accanto, con noncuranza ti sfilo via dalle dita il coltello e lo ripongo nel ceppo, certi discorsi vanno fatti lasciando lontane le armi e poi tu con le lame affilate ci sai fare anche troppo bene...
Un respiro, e via... "Che c'è bionda, avete litigato... avete litigato di nuovo?"
Di nuovo, come mi sembra strano dirtelo... mi sento subito in colpa e tento un sorriso mentre tu lasci spiovere i capelli sul viso, lo so che ti viene da piangere, a me non puoi nascondere niente. C'ero anch'io quella sera, ricordi?
Quella sera io vi ho visti litigare[1]. Per davvero, sul serio. Un litigio senza urla, senza piatti rotti né cocci che però che mi ha fatto venire la pelle d'oca, la voglia di andarmene via lontano e non avervi mai conosciuti. Ora so che vuol dire sentirsi di troppo, e non come quando eravamo tre ragazzini sciocchi e vi permettevo di stare vicini, magnanimo come Mecenate. Allora mi sentivo complice e necessario, pensavo che alla fine di tutto avrei fatto da testimone alle vostre nozze ed il primo bacio alla sposa sarebbe stato il mio... Ora mi sento solo una scusa poco plausibile, la sottile membrana frapposta tra due magneti che ci cercano e si vogliono ad ogni costo... un baluardo a difesa di chi non vorrebbe difendersi, ma solo la resa... E allora vigliacchi, vigliacchi, che mi mettete in mezzo a fare?
Va bene scusami, sto esagerando... Ma quando fate così mi rendete nervoso. Senti, non vorresti parlarne un po' di quello che sta succedendo? Potresti iniziare col dirmi cosa state combinando voi due, è quasi una settimana che non vi vedo in giro... Uhm lascia stare, non sono fatti miei. Però è colpa vostra, ad impicciarmi mi avete insegnato voi, trascinandomi nella vostra vita a tradimento... Ormai invitarmi è diventata una cosa normale, come non fosse vero che il tempo è pochissimo e la voglia di parlare anche meno... il mitico trio di nuovo insieme, ma non si chiacchiera più né si ride. Abbiamo passato intere serate a mangiare in silenzio ed aspettare... la mossa sbagliata, il passo falso, la resa. E voi così ridicoli, un paio di volte vi siete persino dimenticati di me e mi avete lasciato davanti alla porta chiusa a far da accattone alla benevolenza della portinaia che ormai mi conosce, "quel bravo figliolo" mi chiama e strizzandomi l'occhio mi lascia entrare con la chiave di scorta o il passepartout, quando i nipoti di madame Cleo non sono ancora rientrati, sono in ritardo oppure al diavolo.
Le prime volte facevo il difficile, mi sembrava di rompere certe uova in un certo paniere... per fortuna André la prendeva sul ridere, mi batteva la mano sulla spalla dicendo "almeno per una volta potresti fare la spesa" e faceva del suo meglio per essere a casa per tempo, e dare una mano.
Poi però ha cominciato a tornare tardi sempre più spesso, ad uscire anche dopo cena.
Da qualche tempo l'uomo dei sogni ha in ballo cose grosse, sì...
Gli studenti in università protestano. Protestano contro una legge che ruba loro il futuro, che dice "flessibili" e vuol dire "precari"[2], a lungo, forse a vita. Gli studenti protestano, sfilano, urlano, propongono, e per farlo con diligenza hanno chiesto l'aiuto di tutti, della stampa, degli insegnanti. Di tutti, di Nicole che dal buio delle carceri e degli ospedali offre la sua voce a chi non ne ha abbastanza, di André che si è prestato con entusiasmo, e passa le serate ad organizzare dibattiti e incontri, stende progetti, e spera che possa servire alle loro speranze.
E quella sera sperava che tu come sempre saresti stata dalla sua parte. Una di loro, la più agguerrita magari, una della squadra.
Invece no.
Fischietto e ti sbircio sotto le ciglia, per capire se è il caso di andarmene, o allungarti la mano. Forse vuoi compagnia, qualcuno a cui confidare quello che senti... dirlo piano qui in mezzo al caos degli amici che chiacchierano oppure gridarlo a gran voce ti farebbe bene. Vedrai, sembrerà ancora più vero, e poi finalmente potrai farti quel pianto che trattieni fin da quella sera. Allora vuoi che ne parliamo, di quella sera?
Era una sera come tante. L'ennesima cena, la stessa scena con te che guardavi la porta nervosa rimestando con il cucchiaio di legno senza creanza, bevendoti il vino che doveva servire a quel piatto dal nome esotico... e io che aspettavo di vederti sbottare, serviva solo l'innesco...
"Lo sai che sembri una moglie?" Avrei detto "una moglie gelosa", perché sapevo bene che Nicole sarebbe stata all'università tutta la sera insieme ad André e certo lo sapevi anche tu, in suo onore portavi quel bel cipiglio arcigno che ti fa sembrare davvero una strega e che ti nasconde gli occhi, ma non certo il cuore... Ti ho osservata dominarti a stento e che meraviglia, mi sono detto, ma allora è fatta, è gelosa davvero! L'equazione perfetta, bellissima e gelosa, contorta e gelosa, innamorata e gelosa.
Evviva, in alto i calici, se solo si aprisse la porta...
André a volte ha davvero il dono dell'opportunismo, ed eccolo fare il suo ingresso trionfale, gli occhi allegri e addosso il profumo dell'ultima nebbia primaverile... A me che attendevo solo un motivo per ridere ha lanciato la borsa dicendo "proviamo i riflessi, dottore!", a te ha strizzato l'occhio avvicinandosi con l'aria beata di chi ha vinto la lotteria. Con lo sguardo ti ha detto "ti amo", e che era felice che tu fossi lì ad aspettarlo, poi sollevando il coperchio ha aspirato il profumo e ti ha chiesto convinto "Buono... ma cos'è?"
E aspettava che tu sorridessi, e che anche i tuoi occhi dicessero che eri felice, che lo sgridassi perché era in ritardo, e tante belle cose.
Lui aspettava. Io aspettavo. Ma tu quella sera non avevi nessuna voglia di ridere. "Potresti perlomeno avvertire se decidi di lasciarci qui per tre ore ad aspettarti". Il tono gelido, quello delle grandi occasioni... ho deciso di non respirare e trattenere il fiato anche per André.
Per fortuna lui sembrava impermeabile a tutto, davvero... "Hai ragione, non ho scuse... Ho riaccompagnato a casa Nicole e si è fatto tardi... Però abbiamo finito! Quella - indicando un grosso plico - è la bozza di un progetto alternativo che i ragazzi vorrebbero presentare, solo prima vorrei il parere di un avvocato... Seriamente, vorrei il tuo parere Oscar... Mi dici che ne pensi, in cambio lavo i piatti per una settimana!"
Ho rilassato i muscoli doloranti, permettendomi persino uno sbuffo... Aspettavo che tu ammorbidissi quello sguardo truce, ero sicuro che borbottando avresti ceduto subito a lui e messo alla porta me, ma ero pronto a sacrificarmi perché non mi importava di nulla, solo del lieto fine e delle campane.
Ma per una volta, non avevo capito niente. Ti ho vista scattare avanti come una furia, livida in viso, lo sguardo in fiamme... Uno scricchiolio, uno schianto... e dopo lunghi anni di equilibrio precario in un secondo il tuo cuore ti ha tradita.
"Come osi... Sparisci senza lasciare traccia, non rispetti gli impegni da settimane... E ora pensi che bastino un sorriso e un buffetto amichevole per chiudere il conto? Non sono così a buon mercato, io non sono una di quelle ragazzine fatue con cui sei abituato a trattare, ricordalo... Per mio conto puoi andare al diavolo, quello che fai nel tuo tempo libero non è affar mio, ma non provare a coinvolgermi nei tuoi intrighi, ho di meglio da fare... Volevi il mio parere, eccotelo! Io credo che tutti quelli che alzano la voce e urlano slogan siano solo una massa di fannulloni che non sanno come occupare il tempo... credo che se i tuoi studenti perdessero meno tempo forse finirebbero prima l'università, invece di fare i principianti al corso di coscienza civile magari potrebbero applicarsi un po' di più al diritto civile, e non protestare se a trent'anni non sanno fare altro che gli studenti fuoricorso... Certo se il corpo insegnante desse loro il buon esempio... Il professore e la maestrina, siete davvero una bella coppia... Ma se è la fama ed un posto nei libri di storia che cercate, ti faccio notare che la Rivoluzione è finita da un pezzo!"
Ero incredulo. In quel momento mi sembravi pazza... Lo stavi accusando di avere una vita, di aver condiviso qualcosa con altri senza il tuo riverito permesso... Parlavi a voce ferma e con gusto, riempiendoti la bocca con quelle parole che sapevi sarebbero andate a segno facendo un gran male ad André. Lo osservavi altezzosa e sprezzante sicura che lui non avrebbe battuto ciglio ma avrebbe incassato in silenzio e forse alla fine ti avrebbe dato ragione, sanando in parte il torto marcio di aver preferito chiunque altro a te.
Mi prudevano le mani. Donna insolente che non sei altro, come ti permetti di parlargli così? E André, André silenzioso, le mani in tasca e un'alzata di spalle dedicata alla donna della sua vita... All'improvviso ho capito che lo stavi facendo a bella posta, me presente. Che ti serviva un testimone per avallare l’assurda teoria, il Vangelo secondo te per cui tu non ami niente e nessuno, sei perfida, di ghiaccio... L'ennesima dimostrazione che non hai bisogno degli altri, che sai farti strada anche tra i rovi e certe prosaiche abitudini come l'amore le lasci agli altri comuni mortali. Eh, no. L'Alain di quella sera non era lo stesso guascone di sempre, e d'istinto ho deciso che valeva la pena rischiare un ceffone. "Senti un po' tu, ma cosa ti prende stasera? Che diritto hai di parlargli così? André ma perché non la mandi al diavolo, questa donna non è degna di..." Mi sono morso la lingua per non offendere lui al posto tuo. Non potevo dirgli che tu non sei giusta per lui, non volevo ferirlo di nuovo. Ma per la seconda volta quella sera, non avevo capito. Perché anche André si è trasformato in un altro, lontano e malinconico, non tuo amico né fratello, solo un uomo deluso da te così lontana e impietosa. L'eco della mia ira si è spenta, appena in tempo per sentire, fredda e inespressiva, la voce di uno straniero col viso di André parlare a quella sconosciuta che eri.
"No Oscar, non cerco la fama... Solo, ho sempre pensato che rendere il mondo un posto migliore in cui vivere fosse compito di tutti... Anche nostro... Che sciocco idealista, vero? Perdonami se ho parlato a sproposito... Dimenticavo che le persone come te certi problemi forse non potranno mai capirli... tu non sai cosa vuol dire finire un anno di corso e domandarsi se avrai abbastanza soldi per iscriverti al successivo... e lavorare magari tutta l'estate, saltare la sessione perché la sera sei troppo stanco per studiare ma quei soldi guadagnati ti servono per i libri, e le dispense di terza mano... Tu sei fortunata... sei intelligente, sei bellissima, e sei ricca abbastanza da poterti permettere tutto, anche il diritto di criticare cose che non conosci, di giudicare il prossimo... Però la vita vera è diversa Oscar... La vita vera è un'altra cosa. E pensavo che tu... Non so nemmeno io cosa pensavo. Scusami Oscar, scusatemi tutti e due... Non ho molta fame, preferisco andarmene a dormire... Sono stanco, stanchissimo".
Finalmente, finalmente. Ero fiero di lui come un vecchio zio, e bravo il nostro André mi sono detto, volevo applaudirlo ed invitarlo ad andarcene da qualche parte a bere alla faccia tua prima che tu potessi ribattere. Non avevo dubbi su torti e ragione e francamente non me ne importava, volevo solo godermi il nostro trionfo di maschi e darti una lezione. Ma quando mi sono voltato verso di te, Dio... ho pensato all'Apocalisse. Pensavo fosse semplice lasciarti lì sola, invece mi sono ritrovato a consolarti, tra le dita la voglia cieca di stringerti a me.
Eri pallidissima, le braccia abbandonate lungo il corpo e lo sguardo perso, impaurito... Con gli occhi hai seguito André oltre la porta nel buio del corridoio e sembravi pronta a svenire per quanto tremavi, le labbra esangui e contratte come se stentassi a trattenere l'anima. Per non sentire quel silenzio assordante ho bofonchiato qualcosa del tipo "sì, ripensandoci nemmeno io ho fame... coraggio bionda, lascia stare la cena e vai a parlare con lui, si sistemerà tutto... avete solo bisogno di stare un po' soli, quindi mi tolgo subito dai piedi...", ho afferrato la giacca e senza guardarti mi sono affrettato verso l'uscita, volevo andarmene e sparire ma tu mi hai trattenuto con un gesto repentino ghermendo il mio braccio fino a farmi male... "Alain rimani io... Io non so perché ho detto quelle cose ma... ho paura... Ho paura che lui non voglia più ascoltare... Alain gli ho detto cose orribili, questa volta non mi perdonerà!"
Parlavi senza respirare, la voce spenta e lugubre di chi legge una condanna. Eppure non mi stavi chiedendo di assolverti o di crederti... Mi stavi implorando solo di aiutarti.
Ho chiuso la porta, ho posato la giacca. E quando ho alzato lo sguardo, ho visto una donna innamorata di un amore così grande da far paura anche a me. E' stato come vederti per la prima volta... Come guardarti con gli occhi di André. Ho capito lui, e per la prima volta ho commiserato te, ho fatto il tifo per te. Mi sono sentito in dovere di dirti qualcosa di bello e di vero, subito "Sì che ti perdonerà... Oscar lui ti ama tanto, per te darebbe la vita..."
E non ho aggiunto per pudore quello che non mi era mai apparso così chiaro nei tuoi occhi... che lo ami anche tu... e anche tu daresti la vita per lui, solo che hai troppa paura anche per ammetterlo.
"Non voglio la sua vita... alla fine, io non ho nessun diritto su di lui..."
Senza che me ne accorgessi il tono della mia risposta si è fatto duro, astioso... Volevo prenderti con le buone ma tu sembravi un disco rotto e le mie intenzioni sono finite nel sacco.
“Sì che ne hai, stupida… hai gli stessi diritti che ha lui, su di te… Ma non capisci? Stasera io non ho visto due amici litigare, ma due persone che si amano lottare ciascuno per difendere quello che ha… Lo sai, una volta dissi ad André quello che pensavo di questa storia e lui quasi mi uccise... beh credo che sia venuto il tuo turno... E non mi frega niente se non vuoi ascoltarmi, lo farai lo stesso, me lo devi! Tu non sei stupida, sei una vigliacca... Sì, sei una gran vigliacca... perché lo ami quanto lui ama te ma per qualche strana ragione non riesci ad accettare di essere un comunissimo essere umano che prova emozioni, che perde il lume della ragione e per amore compie atti inconsulti come quello che hai combinato stasera... Cos'è, pensi ancora a quell'altro? O forse hai stabilito che tu sei perfetta e non puoi sbagliare? Chi ti ha detto che sei un automa, un soldatino di piombo? Convincitene, non lo sei... sei di carne e di sangue cara mia e in amore sei esattamente come me, alquanto improbabile..."
Mi sono fermato un attimo solo per prendere fiato e lasciar decantare le mie parole, poi ho continuato sottovoce, quasi bisbigliando... "Però bionda devo darti atto di una cosa... Non pensavo che l'avresti ammesso... Non credevo che avresti avuto il fegato di ammettere le tue debolezze, e invece l'hai fatto e davanti al tuo peggior nemico, me..."
Un sorriso, per veder spuntare un po' di colore su quel tuo viso anemico... "Ascolta Oscar, tu non sei un' erba velenosa né la mela di Biancaneve... Sei solo una vecchia ragazza impaurita. Hai paura di amare, paura di voler appartenere a lui. E André lo sa, ha sempre saputo a cosa andava incontro innamorandosi di te... Ti conosce meglio di chiunque altro in fondo, sapeva che sarebbe stato rischioso, come camminare nel buio... Ma cara credimi, il suo è un rischio calcolato, il nostro André non lascia nulla al caso e prima o poi ti metterà spalle al muro".
La mano sul pomello della maniglia, la giacca in bilico sulla spalla... Tu con il fiato sospeso ad attendere la battuta d'uscita, il colpo di teatro...
Accontentata.
"Sarà presto, prima di quanto tu creda… E sai cosa ti dico? Che sarai stata tu a chiederglielo... Buonanotte Oscar..."
Non ho atteso la risposta, ti ho lanciato un bacio con l'aria e me ne sono per lasciare spazio alle spiegazioni, e alla pace.
La storia è finita bene, in fretta. Me l'hai raccontato tu con la voce fioca e il pianto negli occhi qualche giorno dopo... Mi hai raccontato di una tregua silenziosa e di un perdono non chiesto che ti è arrivato insieme ad un sorriso e una tazza di the bollente, di un abbraccio che sembrava voler stringere il mondo intero e di una notte insonne passata a parlare, come un tempo. Tu per riabilitarti agli occhi di lui hai superato se stessa... Hai coinvolto il povero Victor in una serie di pareri incrociati suo malgrado ed il testo della proposta è diventato a prova di bomba... non solo, hai persino difeso in prima persona quattro studenti accusati di resistenza per aver manifestato un po' troppo rumorosamente il loro dissenso e per quello ti sei attirata le ire del foro parigino, e sono sicuro anche una strigliata pazzesca da tuo padre... Ma a te importa solo di André, che è fiero di te e naturalmente ha dimenticato tutto, davanti a noi ti chiama sorridendo "il mio avvocato" e ti accarezza con lo sguardo aspettando il momento di poterlo fare davvero... Una sera senza accorgersene ti ha persino scoccato un bacio tenero a fior di labbra[3] davanti a tutti, era dai tempi delle scuole medie che non vedevo una cosa così… Abbiamo fatto generosamente finta di non accorgerci di niente, del tuo viso rosso vermiglio e del sospiro che ti è sfuggito… Eri emozionata proprio come una scolaretta, eri bellissima.
Eppure non ti basta... Aver visto quanto male si può fare a chi si ama ti ha spaventata a morte, aver visto che tu e André non siete sempre dalla stessa parte ti ha atterrita. Perché potrebbe accadere ancora e tu non puoi controllarlo, non potresti mai evitarlo. Ora che anche per te è amore, all'improvviso ti senti vulnerabile e potente allo stesso tempo e vivi in sordina, sospesa tra rabbia e speranza come in un'eterna prova d'esame, come se lui ti potesse chiedere all'improvviso di più e tu temessi di non poterlo accontentare. E hai paura persino di me, forse temi che possa rivelare al mondo quello che ho visto, qualche segreto... Hai paura del vecchio orso senza capire che non voglio altro che il vostro bene e se ti tengo d'occhio è solo per evitarti qualche guaio, se posso. Da quella sera quello che fate è anche affar mio, mi avete voluto ebbene eccomi qui a farvi da balia, tutti e due... sarò inflessibile e imparziale non temere, anche se ti conosco e so che in certi casi saresti capace di tutto.
Anche stasera... Pensi davvero di potermi far fesso? Lo so che è successo qualcosa, faresti meglio a vuotare il sacco perché di sicuro è qualcosa di grosso... Vi ho già visti così, quando la tempesta è appena passata, o sta per cominciare.
Mi passi il pane con l’espressione di un pugile all’ultimo round, provo a farti un sorriso ma stasera hai chiuso il riccio lasciandoci fuori.
"Non tirare troppo la corda Oscar, non farlo..."
Alzi la testa vivacemente, lo sguardo combattivo di un tempo... Sei incredibilmente lucida nella tua follia.
"Che vorresti dire?"
Lo sai benissimo... allora che succede, che ti prende ancora, cosa c'è di nuovo?
Stupida...
Stupida, stupida...[4]
Le parole riecheggiano cupe dentro la mente... Alain sta dicendo qualcosa, ma lei non lo ascolta nemmeno.
"Avanti, andiamo al Bel Canto[5] a bere qualcosa... sarà divertente, e poi bisogna festeggiare!"
"Non mi va, tutto qui... preferisco tornare a casa, e poi cosa c'è da festeggiare? "
Si morde la lingua, subito dopo averlo detto... Alain ha ragione, bisognerebbe stare insieme e festeggiare... Il marito di Marie Antoinette in memoria del figlio ha fatto una grossa donazione al reparto di pediatria, e destinato una parte dei fondi all'acquisto di nuovi libri, giocattoli, persino strumenti musicali. Ha detto agli animatori che suo figlio è stato sereno insieme a loro, e vuole che altri bambini possano esserlo. Il coraggio e la generosità meriterebbero molto di più di una cena cucinata in fretta servita nei piatti di carta dell'ospedale, meriterebbero attenzione e rispetto.
"Beh... tra due giorni è festa nazionale, ti basta bionda?"
"Lasciami in pace, non mi sento bene..."
Alain fa un paio di passi verso di lei costringendola spalle al muro, le mani in tasca e il sorriso allegro di ha già in corpo un paio di birre... "Dai, non fare la difficile, André viene con noi... Non vorrai mica lasciarlo solo in mezzo a tutte quelle donne no? Oh insomma che c'è... avete litigato, per caso?"
Oscar sobbalza, avvampando... Dall'ineffabile Alain una domanda così diretta non se l'aspettava! La risposta è ridicola e senza senso, sembra uno scherzo per far sorridere la compagnia, "Non sono affari tuoi! E comunque non mi importa di André, André può fare quello che vuole!"
"Oh ma questa è bellissima, meglio di una barzelletta! Sei in trappola, quindi non farti pregare o ti ci porto di peso!" Le tende le mani pronto a passare ai fatti, poi la scruta meglio... Pallida, quello lo è sempre... Le movenze incerte, quasi rallentate e la fronte imperlata di sudore, gli occhi lustri e più azzurri del solito "Sì - borbotta - tutto sommato non scoppi di salute... Va bene, avete il permesso del dottore per darci buca, ora lo dico ad André almeno la pianta di ciarlare e si sbriga a riportarti a casa..." Alain gira i tacchi soddisfatto, in fondo quel ruolo di consulente di coppia comincia a divertirlo.
"Alain fermati, non ho bisogno di nessuno!" Le parole di Oscar si perdono tra i saluti bisbigliati degli amici che sciamano via, nei corridoi e poi in strada. Nessuno si ferma a convincerla, qualcuno mormora "buonanotte", Rosalie si è avvicinata timidamente, ma davanti al suo sguardo gelido ha tenuto la bocca chiusa rispondendo ad un impulso antico, per lei Oscar Françoise de Jarjayes ha sempre ragione.
"Non mi sento bene..." Ripete quasi senza accorgersene, la schiena dolente appoggiata ad un lampione per non svenire. Sembra una scusa da ragazzina capricciosa eppure è vero, da un paio di giorni i crampi la martoriano come se il ventre si aprisse in due, era dai tempi del liceo che non le accadeva di star così male. Era terribile anche allora, ma c'era sempre André a consolarla, protettivo ed affettuoso come un fratello, tenero e discreto... André non l'ha mai tradita, nonostante tutto. Lei sì.
Stringe i pugni in silenzio e lo osserva nervosa mentre cede educatamente il passo a Rosalie e Nicole, sperando che non si accorga di nulla... Ancora qualche minuto e la serata finalmente finirà. Butta lì un "divertitevi" e si volta legnosamente per allontanarsi in fretta dal drappello di amici, non fa caso ad Alain che parlotta e gesticola alle sue spalle, né ad André. "Buona serata ragazzi,- in un attimo, lui è al suo fianco e le parla muovendo appena le labbra, senza guardarla negli occhi - che fai, fuggi? Pensavi davvero che ti avrei lasciata sola, pallida come sei? Stai tranquilla, ora ce ne torniamo a casa e poi organizziamo qualche intruglio miracoloso di nonna Cleo", la voce tranquilla e l'espressione a metà tra il sorriso e la preoccupazione, quasi volesse abbagliarla con la sua generosità e farla sembrare ancora più gretta e meschina... Oscar deglutisce a fatica, la mente annebbiata... Perché deve essere sempre così dolce, vuole farla morire d'amore per lui? "Non ho bisogno di nulla - rimbecca alzando il tono della voce perché tutti sentano quanto è cattiva - non sei il mio dottore... A casa posso andarci anche da sola!" Mentre grida cerca affannosa tra tante paia di occhi una scusa qualsiasi, e senza volere offre a qualcuno il coraggio atteso da tutta la vita.
"Aspetta, ti posso accompagnare io se vuoi..."
Victor.
"Non è prudente che tu vada da sola... Io domani devo alzarmi presto, posso accompagnarti senza problemi... Magari strada facendo riesco a carpirti qualche segreto professionale...
Alain ridacchia, ma che gli prende a Victor, cerca rogne? Si appollaia e aspetta di godersi la scena ma rimane deluso, stasera si recita a soggetto... "Va bene, sbrighiamoci!" Oscar taglia corto, la gola chiusa dal senso di colpa. Sollecito e premuroso Victor si avvicina timidamente, "André - per la prima volta lo guarda negli occhi senza sentirsi un intruso - vai pure, la accompagno io..."
André fissa Oscar per qualche istante, poi si china a prenderle la mano e le sfiora le dita con un bacio in segno di resa, delicatamente... Un cenno di assenso del capo mentre il suo mezzo sorriso stinge nel buio, “d'accordo, non c'è bisogno di alzare la voce... d'accordo, se è questo che vuoi... ricordati di togliere le chiavi dalla toppa, io cercherò di tornare presto... Allora buonanotte Oscar..."
Alain stringe lo sguardo, spostandolo lentamente da lei, a lui, ancora a lei... Uno strano malessere lo afferra allo stomaco e sale su fino alla bocca, la stessa sensazione di impotenza che a volte lo coglie al lavoro... No, questo è troppo. Giocare agli indovinelli va bene, avere segreti può essere divertente. Ma c'è qualcosa nell'aria stasera che non comprende e gli fa paura... Una nota stonata, un pezzo del mosaico fuori posto. Oscar che gioca a far la civetta anche solo per un'ora o due sa di vendetta, gelosia per gelosia... ma André che si tira da parte e rinuncia a lei anche solo per un minuto è un'altra vita, una storia senza trama e lieto fine... E lui non sa se vuole farne parte. Scuro in volto affretta il passo e raggiunge André, lasciandosi dietro le spalle uno sguardo duro che Oscar non vede.
Mi devi una spiegazione bionda, dovrai spiegarmi tutto.
"Che piacere passare un po' di tempo da solo con te, mia cara... Era tanto che desideravo invitarti a bere qualcosa ma tu sei sempre così occupata, e io..."
Anche adesso che sono due adulti Victor sembra remissivo, quando parla con lei. Si sente in difetto per una frase che non le ha detto, un gesto che non ha mai compiuto per raggiungerla; eppure è piacevole, con i suoi modi garbati e la sua voce tranquilla, a volte magari solo un pochino soporifera.
Camminando al suo fianco Oscar riflette in silenzio... Victor non è mai cambiato, forse perché è cresciuto in fretta. Lei invece è cambiata così tante volte da non riconoscersi più, quando si guarda allo specchio. Anche se occhi e capelli sono gli stessi di vent'anni fa.
Si domanda se Victor immagini chi è veramente Oscar Françoise de Jarjayes. Lui che l'ha sempre contemplata senza parole, senza mai giudicare... Chissà se lo immagina ora mentre in affanno guarda dritto davanti a sé e racconta cose futili che il silenzio inghiotte senza pietà... No... Nessuno sa niente, nessuno conosce la verità... La verità è che lei è vigliacca... e pericolosa, perfida. Questa è Oscar Françoise de Jarjayes, figlia prediletta, amante distratta... moglie infedele.
La strada sembra infinita e lei si sente stanca, così stanca... Davanti al grosso portone cerca rifugio nelle chiavi ma Victor non molla la presa, non ha capito di essere solo una scusa, una bugia. Allora Oscar chiude gli occhi e la mente scappa via da lui e da tutto, corre a frugare tra le colpe. Il suo amore è lì, da qualche parte... E' lì da qualche giorno, abbandonato come un dubbio, una questione di second'ordine... Se ne sta lì, inerme e in silenzio insieme al perdono che le ha regalato e che lei sente di non meritare.
"Mia figlia non è una stupida"
Mio padre ha detto così... Mio padre si sbaglia.
Io ho rovinato tutto. Tutto! Avevo un compito facile, una sola battuta sul copione... Non sono stata all'altezza. Sono rimasta lì, zitta e buona come una scolaretta ed ho lasciato che mio padre trattasse André come se fosse... indegno di me. Sono io l'indegna se mai. Sono io la stupida.
Mio padre, lui non ha colpa. E' stato ingannato, li ho ingannati tutti e due. Li ho osservati duellare di fronte a me, impassibile e lontana, come non fossero mie le parole ed i gesti, come non fossi io quella donna così amata, quella figlia da proteggere. Con il mio silenzio ho obbligato il Generale a trasformarsi in un padre qualunque, geloso e parziale. E ho lasciato solo il mio uomo. Ho lasciato solo André.
Lui ha mantenuto la sua promessa. Il signore del mare non ha paura di nulla. E' venuto con me nella tana del lupo ed è rimasto al mio fianco solido come una roccia, un passo avanti quasi volesse proteggermi. Ha guardato mio padre dritto negli occhi e gli ha detto che mi ama, che vorrebbe sposarmi... Lo ha detto semplicemente, senza fronzoli e senza tremare, perché amare non è una colpa. Lo ha detto guardando lui e rivolto a me, dedicandomi ogni parola... Perché lo sentissi ancora una volta dirmi "ti amo".
Mio padre all'inizio ha esitato, sembrava stupito di vederci lì insieme... Un vecchio smarrito di fronte al tempo che passa, alla vita che cambia. Poi all'improvviso un fiume livido d'ira, e quelle parole insensate rivolte ad André, come non fosse anche affar mio "chi credi di essere? Sei così ingenuo da crederti degno di Oscar? Non darò mai il mio permesso, tu non c’entri nulla con lei! Mia figlia non è una stupida, sa di poter aspirare al meglio! Mia figlia porterà un cognome importante!"
Parlava di me in terza persona, come se io non fossi nemmeno lì. Eppure in un'altra vita, mio padre si sarebbe arrabbiato con me. Mi avrebbe afferrato e scosso, chiedendo conto dei miei sentimenti ed apostrofandomi per non aver parlato io per prima. Mi avrebbe fatta vergognare di me stessa come mi vergogno ogni istante, da quella sera in cui niente è andato come avrebbe dovuto.
Perché in quell'altra vita io avrei urlato più forte di lui... Gli avrei tenuto testa ed avrei difeso André, scegliendo con cura ogni parola… “Siamo già sposati!”, avrei detto orgogliosa e mio padre alla fine avrebbe capito, si sarebbe arreso. Ma quella sera non l'ho fatto... Sono rimasta in silenzio a guardare l'uomo che ho tanto ammirato perdere il senno e l'onore, sconfitto dalla mia ignavia più che dalla determinazione di André. E non l'ho fermato, quando alla fine di tutto, l'ha colpito. Un colpo in pieno viso sferrato a tradimento che André ha accolto senza reagire, senza difendersi né attaccare. Per colpa mia, per amor mio. Per me.
Quella sera André ha cenato al mio fianco, parlando e sorridendo come se nulla fosse accaduto. Come avesse già dimenticato le offese, lo schiaffo, il mio silenzio vigliacco. E' stato mio padre a chiederci di restare prima di uscire dal suo studio, è stato André ad accettare. "Perdonami André se sono stato brusco - la voce pacata e compassionevole, lo sguardo limpido mentre gli tendeva la mano - io lo so che tu sei un bravo ragazzo, non ho niente contro di te credimi... Ma come ti ho detto, mia figlia - e guardandomi ha sorriso - mia figlia si merita il meglio... Ora scendiamo, sono sicuro che la cena è in tavola".
Mentre fingevo di mangiare, sentivo addosso lo sguardo malinconico di mia madre e quello furioso di Geneviève... Di certo hanno sentito tutto, capito tutto. Mia madre, lei sa di cosa sono capace... Avrebbe voluto venire con noi a parlare a mio padre ma io non l'ho voluta, mi sentivo così coraggiosa... Così non le è rimasta altra consolazione che servirci il caffé e poi scortarci alla porta torcendosi le mani, "André... per qualsiasi offesa che ti abbia arrecato mio marito stasera, io ti chiedo scusa... So che non è abbastanza ma ti prego comunque di accettare le mie scuse e...", non ha avuto il coraggio di scusarsi per me, per avermi messa al mondo. Mia sorella ha abbracciato André senza parlare, poi scura in viso si è fatta vicina e con la scusa di baciarmi la guancia ha sibilato "Io non so cos'è successo e forse non mi interessa, ma lascia che ti dica una cosa... L'amore è una cosa seria, non una recita da mettere in scena ogni tanto, quando ti senti sola o sei dell'umore adatto. André non si merita di essere trattato come un'abitudine... Ora portalo via da questo manicomio e se necessario chiedigli perdono in ginocchio... Scusati per papà, per me, per te... rinnegaci tutti se serve ma non perdere lui... Ti ama così tanto, come fai a non capire?" E piangeva, povera prima sorella mentre cercava di scuotermi.
Capisco, oh io capisco...
André, amore... Mi hai riportata a casa tenendomi sottobraccio come si fa tra buoni amici, non hai smesso un attimo di parlare. Mi hai raccontato vecchie storie di te bambino, il programma delle lezioni del prossimo anno... Discorsi sconclusionati di chi sembra felice e senza pensieri. All'improvviso un lampo chiaro ha squarciato in due l'orizzonte, un tuono sordo e la volta celeste si è aperta sopra di noi. Ti sei sfilato la giacca ed in un attimo l'avevo io sulle spalle, mi hai afferrato la mano e ridendo hai gridato "corri, vieni con me!" trascinandomi via in una fuga insensata. Proprio come quella volta tanti anni fa, al chiosco. Il primo sguardo, il tuo primo sorriso... e quel ragazzino dolce e suadente che allora invidiavo. Ti invidio anche ora, sai? Tu sei cresciuto da solo, forte e coraggioso, sai quello che vuoi e non hai bisogno di stupide prove d'orgoglio... Invece io sì ed ogni volta esco sconfitta, ogni volta un passo falso, il ritmo sbagliato... come se non avessi mai smesso di contare. Correndo al tuo fianco arrancavo, tu sei troppo veloce per me quando non fingi ed io ero troppo stanca per chiederti di farlo... Così ho annegato l'orgoglio, ho chinato il capo ed ho lasciato che tu mi prendessi tra le tue braccia per far prima e che salissi le scale anche per me senza protestare perché speravo che una volta arrivati avresti finalmente scoperto le carte. "Ora si arrabbierà - pensavo ansimando, le spalle contro la porta chiusa - ora urlerà e mi dirà che è finita, forse mi restituirà quel ceffone che sarebbe dovuto toccare a me e soprattutto mi chiederà il perché di quel silenzio ostinato..." Oh André, avresti dovuto farlo! Avresti dovuto essere inflessibile con me e forse avrei trovato subito le parole giuste per vergognarmi e chiederti scusa... Perdonami André... Per quello che sono, per quello che non sarò mai... Per quello che non ho detto, per tutto... Passato presente e futuro, puoi perdonarmi ancora una volta, André? Se tu avessi puntato il dito ti avrei abbracciato piangendo e tutto sarebbe finito. Ma tu sei indulgente, lo sei sempre stato... La mia coscienza ha avuto vita facile insieme a te, come il mio orgoglio. Al tuo fianco mi sono sempre sentita forte, invincibile... Non avevo capito che la mia forza eri tu. Ti sei avvicinato con un sorriso, "se non ti togli quella roba bagnata prenderai freddo e ti ammalerai...", ti sei chinato e con l'aria assorta mi hai tolto il costume di scena... via le scarpe civettuole, via le calze smagliate e macchiate di guazza e quel bel vestito color cioccolato troppo corto e troppo stretto, nessuna emozione tra le tue mani e i gesti rapidi e premurosi di un valletto fedele senza desideri... Che sciocca ad averlo pensato... Pochi secondi e la mia volontà si è spenta, al suo posto solo la sensazione delle tue labbra sulla mia pelle umida, brividi di calore e la voglia di gridare... Mi sono afflosciata sul pavimento e poi tra le tue braccia incredula, sospesa tra il desiderio di dimenticare tutto e l'urgenza di spiegarmi subito, di riparare. Non mi hai lasciato tempo per nulla... "Ti avevo fatto una promessa..." hai preteso di giustificarti mentre la mia bocca si arrendeva alla tua, dieci, cento volte. La mia voce è riuscita a dirti solo "André, io...", mentre mi baciavi la fronte e gli occhi, tenendomi stretta come fossi io in credito, come se fossi io quella da consolare... "Va bene così Oscar - hai sussurrato dolcemente - non è accaduto nulla... Io lo so che mi ami, il resto per me non conta... La tempesta finirà presto, vedrai..." Poi mi hai trascinata via, mente e corpo, e non c'è stato più tempo per niente, solo per noi. Ho scordato la pioggia ed il vento freddo, persino il mio cuore egoista è rimasto in silenzio... Ascoltava te, ammaliato come Ulisse dalle sue sirene. Quante volte mi hai detto "ti amo...", non sono riuscita a contarle. Ma ho chiuso gli occhi e ti ho seguito ancora ed ancora, perché non desideravo altro che perdermi, per ritrovarmi con te al mio risveglio. Oh tu sei stato bravo, davvero. Sei riuscito a cambiare i minuti in ore lunghissime, a farmi sentire leggera, innocente. Il piacere è scivolato via in mille rivoli trasparenti, portando con sé il peccato, qualche bugia. Ma quando ho riaperto gli occhi il mio fardello era ancora lì ad aspettarmi, un grumo di pece pronto a scoppiare che da allora mi tormenta e mi toglie la voce e il coraggio, quando siamo soli.
Tu dici che il resto non conta e so che non menti. Tu sei un uomo meraviglioso André, hai un animo nobile... all'ombra del tuo amore i miei difetti diventano pregi, le colpe sbiadiscono sino a svanire... Niente riesce a sminuirmi ai tuoi occhi e sarebbe così anche stavolta, lo so... Ma non posso permetterlo, non posso lasciartelo fare. Quello che ho fatto non ha scuse. E se tu hai perdonato questa sciocca ragazza, io sono decisa a punirla nel modo peggiore.
Io ti amo André, devi credermi... Ma non basta, non è abbastanza! Io non sarò mai alla tua altezza, non sarò mai capace di amare e vivere come fai tu… Non sarò mai una vera compagna. E’ triste, non riesco nemmeno a farti capire come mi sento... Come se avessi preso in prestito qualcosa di molto prezioso e l'avessi fatto a pezzi con i miei artigli... Ho preso in prestito il tuo amore e l'ho insudiciato con il mio egoismo, ora come lo restituirò? Oh André, tu credi di poter amare anche per me, ma non funzionerà… E allora è meglio finirla subito, prima di farsi male davvero. Alain ha ragione, sono una vigliacca, non avresti dovuto fidarti di me... Io sono lo scoglio appuntito che non puoi vedere, la rotta sbagliata, la vela sdrucita che si fa beffe del vento. Oh André non tornare! Io sarò sempre qui ad aspettarti ma tu stai lontano, non tornare stasera e nemmeno domani. Va' via, scappa finché sei in tempo. E lascia che io coli a picco, in fondo non merito altro.
"Lascia che provi io, ti prego..."
"André ci riesce sempre... Quella stupida portinaia pettegola, sono mesi che le dico di far cambiare la serratura e..."
Le tremano le mani... La chiave scivola tra le dita come fosse una cosa viva, si prende gioco di lei scricchiolando e protestando ad ogni strattone... Oscar impreca ed implora, se la porta si aprisse o se la terra volesse inghiottirla... Se André fosse lì con lei, come sempre… Eppure è stata lei a mandarlo via, a pensarci bene aveva un viso così triste quando senza parlare ha afferrato il suo mazzo di chiavi... A pensarci bene aveva il viso di un uomo tradito.
Stringe le labbra, quasi non ricorda come ci sono arrivati fin lì… Al portone, e poi lungo le scale fino all’ingresso di casa… All’improvviso si sente a disagio, che ci fa lei lì insieme a Victor? E’ tardi, cosa direbbero di lei la vecchia balia pudica, la nonna… E André, cosa direbbe André?
“Qui dentro manca l’aria”, borbotta rabbiosa scacciando i capelli dal viso mentre mette a fuoco le mani di Victor che senza fatica fanno scattare la serratura... poco prima sembrava stregata, "Apriti sesamo... - mormora lui con la sua bella voce - vuoi che ti accompagni dentro Oscar?"
Sente i muscoli irrigidirsi mentre quella domanda innocente rimbalza in fondo al suo stomaco… Con la gola chiusa scuote il capo, limitandosi ad un "buonanotte" frettoloso e poco educato, svelta sfila via le chiavi ma una stretta sicura si chiude attorno al suo polso e il portachiavi cade a terra tintinnando a festa. Il viso di lui è troppo vicino, Oscar si volta di scatto ed all'improvviso due labbra sconosciute premono le sue, emozionate, imperiose. Lei rimane immobile. Dibattersi non avrebbe senso, chiamare aiuto non serve… Victor insegue solo un’illusione, Victor non potrebbe mai farle del male… E’ stata lei ad usarlo senza pietà stasera, come fosse un parafulmine... Ed ora quel gesto stupido si sta ritorcendo contro di lei. Contro Victor.
Lo conosce quello sguardo che vela gli occhi del giovane, l'espressione di attesa, come se ora, da quel momento, da lei dipendesse la sua intera esistenza. L'aveva sul viso quell'altra donna vestita di aghi di ghiaccio, una sera che pare così lontana ora, mentre aspettava di udire la sua condanna a morte dalle labbra di Hans[6].
Non avrebbe voluto, davvero, far del male a Victor. La vita è così perfida a volte… Si rende conto che ormai è tardi, lui come lei ha deciso, ora o mai più, e stringe forte parlandole piano all'orecchio. Lei boccheggia, le manca il fiato, lui osa chiedere "Dimmi Oscar, potrò mai sperare che ci sia posto nel tuo cuore per me? Io ti amo, dimmi cosa devo fare per..."
Lo ferma subito, sciogliendo l'intreccio di mani con dolcezza e decisione, sperando di non fargli troppo male...”Per carità Victor, non aggiungere altro... dimenticami, dimentica Victor, è meglio per tutti".
Il suo cuore batte fortissimo. Quello di lui probabilmente si è fermato.
E' troppo? Troppo poco? Cosa si dice ad un uomo cui stai spegnendo anche l'ultima luce, nemmeno una piccola falce di luna estiva a riscaldarlo... come si nega l'amore?
Alza lo sguardo e raccoglie quello di lui, atterrito, che non fa schermo del suo dolore nemmeno con gli ultimi refoli di dignità... Spera, Oscar, che non pianga per lei. Perché sa già che non le verrebbe la tentazione di consolarlo, lui non è André.
Ma Victor non le chiede di avere pietà, solo di essere onesta... "E' per via di André vero? Tu lo ami, allora è vero... E pensare che per un istante mi ero illuso..."
Non vuole umiliarlo con stupide frasi di circostanza, "Victor, io so solo che André mi ama moltissimo... e che né io né te abbiamo il diritto di misurarci con lui". Lo riaccompagna al portone e corre in casa a leccarsi le ferite, lasciandolo lì con il cuore in mille pezzi fini come la sabbia.
In fretta, alle spalle un’altra colpa da cui fuggire... come se il mondo la inseguisse chiude a doppia mandata, sfila la chiave e stacca il telefono... dolori lancinanti che l'attraversano come scariche elettriche, e brividi. Maledizione al suo essere donna che ogni volta le chiede un tributo più alto! Forse ha persino la febbre, le viene sempre la febbre quando è nervosa, ma lo sanno solo sua madre, Cleo e André... E quello che se ne è andato ad ubriacarsi senza curarsi di lei, dov'era il suo amore eterno stasera? Già, dov’era… In fondo lui non ha nemmeno insistito, non le ha tenuto testa come una volta, una volta non avrebbe sentito ragioni... invece stasera le ha voltato le spalle e via! Chissà, forse lei si sbaglia su André, tutto il mondo si sbaglia... forse anche lui non è un santo e cova vendetta, la più sottile, la peggiore. Nicole non ha smesso un attimo di fissarlo stasera, a pensarci bene non sarebbe poi così strano… tutti chiedono il conto alla notte, prima o poi… E' così bella la notte, il buio, l'aria tiepida... solo a lei non rimarrà niente. Non ha nessuna intenzione di aspettarlo alzata, che vada a dormire dove vuole e con chi vuole, se mi tradisci ti uccido, vi uccido tutti e due...
Ma che sta dicendo... Non c'è proprio niente da tradire, André è libero di fare quello che vuole.
Si sveste febbrile abbandonando i vestiti un po' ovunque...”Accidenti a te André, accidenti a me", e mentre posa la testa che picchia come un martello sul cuscino giura a se stessa che stanotte, almeno stanotte non penserà a lui nemmeno un po'.
Al cuore non si comanda, però... nemmeno ai sogni.
André arriva subito, in controluce. Che sollievo vederlo, allora non l'ha lasciata sola come sembrava. D'istinto Oscar lo chiama forte, e lui solleva lo sguardo. Ma è stanco, smarrito, sofferente.
Vorrebbe gridare, ma la voce non esce... corrergli incontro e stringerlo ma le gambe non le obbediscono...
All'improvviso si guarda le mani incredula, e grondano sangue...
Sangue sulle mani e sulla camicia, sangue dappertutto che scivola lungo le dita e stilla a terra. Gocce come lacrime color porpora che picchiettano in mezzo alla polvere, il rumore è terribile, insopportabile... Lui si allontana scuotendo la testa, lo sguardo fisso di un cieco, le labbra chiuse senza sorriso, mille accuse che senza parole la trafiggono... Rumore di vetri infranti, il cuore di Oscar schianta in un tuffo perché quel sogno si anima e parla: "Era il mio cuore, lo tenevi tra le tue mani bianche e gentili... Era il mio cuore, e l'hai spezzato senza nemmeno dirmi il perché..."
Prova ad urlare sperando che senta, che la voglia ascoltare...
"Aiutami..." L'unica cosa che chiede lui, prima di sparire.
Apre gli occhi ed il grido diventa silenzio, orrore... Basta, basta per favore! Oscar sa che è stato un sogno, André non ha mai chiesto aiuto in vita sua... Si sveglierà e tutto tornerà a posto.
"Aiutami Oscar..." Si ritrova seduta sul letto, il fiato corto e il sudore che la soffoca. Ora è del tutto sveglia, eppure sente ancora quel ronzio sordo e soprattutto ha paura... Si guarda attorno mentre il cuore rulla impreciso e in sottofondo il pendolo batte le tre.
Uno, due... tre colpi...
Qualcuno sta bussando alla porta.
pubblicazione sul sito Little Corner dell'ottobre 2008
Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore
mail to: luly_thelilacat@yahoo.it
[2] Il provvedimento che portava il periodo di apprendistato oltre i 5 anni e che fu davvero contestato dagli studenti qualche anno fa.
[3] Anche questo in SDM 10
[4] Nei dialoghi originali “Stupida” sostituisce “Sono contento…” nelle parole con cui il Generale saluta l’arrivo del perdono del re ad Oscar dopo l’insubordinazione di fronte alla sala dell’Assemblea (Ed. Yamato , DVD nr. 9, ep. 35 - sottotitoli)
[5] Un rinomato ristorante di Parigi che esiste davvero!! “Bel Canto”, Parigi, Île-de-France
[6] Una piccola concessione ai ricordi - la sera del ballo, in SDM 4