Il signore del mare

parte X

 

Warning!!!

 

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“Relitti”

 

 

Ci prova da almeno dieci minuti, senza riuscirci...

Le mani contratte sui braccioli della poltrona, e i piedi puntati stringendo i denti. Con forza, determinazione, eppure niente...

Maledizione, impreca in silenzio per non cedere alla tentazione di mettersi a strillare di rabbia.

Non riesce ad alzarsi da sola, le sue gambe obbediscono solo se ne hanno voglia. Vicino alla porta, il bastone che le ha procurato Giselle se la ride, lo sa che tra poco dovrà arrendersi e farsi aiutare da lui.

Da quando è caduta, sua figlia non vuole più sentire ragioni... "Mamma ringraziamo il cielo che non ti sei fatta nulla, ma non sei più una ragazzina!" Ora che le parti si sono invertite Giselle è bonaria e paziente quando parla con lei, e soprattutto non è mai un medico ma solo una figlia affettuosa.

E' difficile, così difficile... Prima la vista che l'ha tradita obbligandola ad un buffo paio di mezzelune, poi le mani che si rifiutano di eseguire comandi banali.

E ora il bastone.

Oh è molto bello, davvero elegante... André l'ha presa in giro mimandole Chaplin e poi l'ha abbracciata sostenendo che pare una nobildonna quando cammina appoggiandosi a quel coso, Oscar ha fatto sostituire l'impugnatura troppo grossa e scomoda con una frivola testa di sfinge.

"Nonna d'ora in avanti saremo noi ad occuparci di te, e tu proprio come la Sfinge veglierai su di noi. Prenderemo qualcuno che ci aiuti in casa, e tu dovrai solo esprimere desideri..."

Lo ha detto ridendo la sua ragazza, piena di affetto ed entusiasmo facendo finta di non sapere che nella casetta al quinto piano non tornerà più... Quella è stata la prima volta in cui Cleo ha avuto voglia di mandare via tutti e rimanere da sola. "Non sto invecchiando - si è detta senza nascondersi - sto solo morendo..."

E quella è la sola verità. 

Peccato... Ci sarebbero ancora così tante cose da fare, un sacco di posti da vedere... E poi ci sono i suoi ragazzi, una corona di spine farebbe meno male del pensiero di non poter più stare con loro e vederli avvicinare pian piano... Vicini, più vicini... Manca pochissimo, tanto così, ma lei non  ci sarà.

Vorrebbe solo vedere come finisce, ecco. Lei li conosce bene, quello che vede non è quello che vogliono farle passare per vero... Non se le beve lei le bugie che le servono insieme alla colazione, degli impegni ad orari davvero poco educati e del lavoro che tiene in ostaggio le loro due vite. Era così anche prima, quando ad unire le loro vite di adolescenti con poca voglia di crescere ci aveva pensato il destino. Ora no, non più... Ora sono grandi, devono scegliere. Possono scegliersi... André l'ha già fatto, tanti anni fa. Ora tocca a Oscar.

Cleo sospira... Oscar ha trovato l'amore in fondo al suo cuore, ne è sicura... Accorgersene e riconoscere i sintomi ad uno ad uno è stato emozionante per lei, abbastanza per farla sentire di nuovo giovane, anche solo per qualche istante... Oscar rossa in viso, la voce che trema, la trepidazione che cela a tutti quando lo aspetta o sono insieme. Così Cleo si è seduta a tavola insieme a loro più volentieri del solito, e si è divertita senza malizia ad osservarli, pensando "ma guardali un po'..." Sono bravi ad evitare accuratamente di guardarsi negli occhi, compiendo evoluzioni meravigliose per passarsi il sale senza sfiorarsi le dita... Lui che ne studia ogni mossa come ha sempre fatto, forse un pizzico di sicurezza in più... lei che fa finta di niente, per poi seguirlo con lo sguardo di un gatto quando spera nessuno la noti... E quelle parole un po' timide, sussurrate alla fine di un pranzo silenziosissimo ed impacciato sono bastate in un lampo a svelare la verità.

"Sai nonna, a volte penso di aver sprecato il mio tempo inseguendo chimere lontane, cercando non so nemmeno io bene cosa... ora mi rendo conto che per essere davvero felici a volte basta il calore del sorriso delle persone che amiamo di più..."

L'ha detto abbassando gli occhi, lei che non lo fa più da anni davanti a nessuno. Lei che ora arrossisce e spezza la voce chiara e tersa quando parla o chiede di André... Potrebbe essere tutto bellissimo, invece c'è ancora molta strada da fare, e il tempo di nonna Cleo sta per finire.

L'amore ha portato in dote la paura. E non le somiglia più la sua Oscar, Oscar che trema... Cleo la sente nell'aria la paura, avverte il profumo inconfondibile, il cigolio sinistro di un cuore di donna che rischia di chiudersi ancora escludendo tutti.

Oscar, che un giorno parlando con lei di cose futili ha raccontato "Da piccola smontavo i giocattoli, volevo vedere cosa c'era dentro, il meccanismo che li governava... Trenini e carillon, nulla era al sicuro da me. Alla fine mi ritrovavo con un piccolo caos di viti e rotelle dentate che non ero mai brava a rimettere insieme e l'ingranaggio finiva per non funzionare più come prima. E lo stesso faccio da sempre con la mia vita, i sentimenti e le passioni. Li smonto per capirne l'essenza, vorrei poterli addomesticare, dominarli e non esserne preda... alla fine mi guardo le mani e sono piene di cocci e di briciole, e per quanto ci provi non riesco più a rimetterli insieme. E nulla è più come prima. Io ho fatto a brandelli il mio cuore e, peggio, il cuore di chi mi voleva bene... Sto cercando di rimettere insieme i pezzi ma è così difficile, se tu sapessi nonna... Non voglio commettere errori, mandare di nuovo in pezzi tutto... Preferirei morire..."

Cleo l'ha ascoltata a bocca aperta, è così strano sentirla parlare di quello che prova che non ha saputo consolarla. Così è rimasta in silenzio con lei, a preoccuparsi per lei... Di cosa ha paura, teme che André non la ami? Impossibile... Il viso che aveva la sera che è stata a trovarli l'ultima volta pareva la mappa dei suoi sentimenti... Poi ha capito che è qualcosa d'altro, molto peggio... Oscar ha paura e basta, ha paura dell'amore di cui non ha traccia se non per quella cosa bizzarra nutrita per Hans anni fa. Scottata una volta ora sfugge persino l'acqua di fonte e pare convinta che amare sia solo un lusso per pochi, saper amare un'arte in cui bisogna eccellere per essere ammessi al novero dei fortunati. Coloro che amano e sono riamati, coloro che conoscono e sanno cos'è la felicità completa.

Cleo gira distratta le pagine del libro che non riuscirà a finire, sembra così pesante oggi... Paura, e chi non ne avrebbe? Dell'amore, della morte... è normale e naturale, quando il cuore schianta e perde i colpi cambia tutto. Le forze ti abbandonano, il senno e i pensieri sono rapiti in un turbine che ti trascina, ti afferra... Tutto diventa molto complicato e all'improvviso non si gioca più. 

Lei è vecchia, la vita non ha più segreti ormai... lei sa come fare, amore o morte basta poco per avere la meglio... solo abbandonarsi, non combattere ciò che è più grande di noi ma lasciarsi prendere, circondare... E alla fine di tutto dire addio per sempre al dolore e alla solitudine. Terribile e meraviglioso insieme, sì... Lei da tempo aspetta per sé l'ultimo miracolo della vita, la sua fine. Lei non ha paura di morire...

Ma Oscar è solo all'inizio, e alla prima svolta vera ha chiuso gli occhi pensando "non ce la faccio"... Ha perso l'equilibrio, benedetta ragazza... Nasconde i cocci di quello che teme di rompere, sconta ora le colpe di cui forse un giorno potrebbe macchiarsi. Ha provato a farla ragionare, "sei il peggior giudice di te stessa cara, ti condanni ancora prima di aver commesso un delitto", ma lei ha sorriso senza far  caso a nulla, ribattendo accanendosi "No nonna credimi. Il giorno che vorrò davvero punirmi andrò via, lontano da qui e da coloro ai quali voglio più bene al mondo e non tornerò mai più, è una promessa".

Cleo ha sorriso a quella muta richiesta di aiuto... "Sei severa... mi ricordi tanto il nonno di André, mio marito... Aveva poche parole, era un uomo introverso che mascherava i suoi sentimenti dietro un cipiglio scuro che spaventerebbe persino tuo padre... Ma c'erano momenti in cui mi osservava, senza parlare... Mi guardava e metteva nello sguardo quello che non riusciva a tradurre in parole... Poi si avvicinava e sussurrava ti voglio bene Cleo, ti voglio bene... Lo senti che bel suono? Ascoltami cara, ascolta il cuore..."

Oscar è rimasta in silenzio a soppesare quelle parole, occhi chiari negli occhi chiari... Sospiri pesanti e un accenno di lacrime sparse tra le ciglia subito spente, ricacciate in fondo alla gola insieme ai saluti, a parole di scuse e di fretta.

Cleo rigira la verità tra le mani nodose insieme agli occhiali, e non c'è molto altro da dire. Oscar ama con tutta se stessa, il suo è amore assoluto e totale. Forse nemmeno lei si rende conto di quanto amore è capace e ingaggia ogni giorno una lotta che crede di poter dominare e vincere.

Ma l'amore non si domina, è eterno ed incontenibile, si propaga dal cuore nell'anima in ogni cellula e poi dilaga alla mente, allo spirito... L'amore vive, non è un soprammobile, un ninnolo fragile da sfiorare con gli occhi e conservare lontano da tutto perché non si rompa. L'amore ha una forza testarda ed incommensurabile, se vuole può renderti schiavo, debole e inetto oppure innalzarti al di là delle umane miserie.

Dipende da noi, in fondo. Dipende anche da te Oscar, l'amore è forza...

Allora usala.

Cleo chiude gli occhi per non dare retta ai capogiri che la confondono, e i battiti irregolari nemmeno li sta ad ascoltare... Lo sa come funzionano, sono attacchi improvvisi ma se sperano di spaventarla hanno sbagliato di grosso.

Niente panico... Deve solo finire in fretta quello che ha iniziato anni fa, e poi sarà pronta. Riflette, la prenderanno per matta ma "Tanto è tutta la vita che mi impiccio..." Si assolve sbrigativa, in fondo ad una vecchietta il mondo perdona anche certi capricci.

Posa gli occhi sul lavoro a maglia, non è mai stata brava in quelle cose… "Giselle... GISELLE!" Adora alzare la voce come faceva da giovane, ma non c'è gusto, sua figlia sollecita arriva sempre dopo pochi secondi ed è pronta ad assecondare ogni desiderio più bizzarro. Segno inconfutabile che il tempo sta per finire.

"Che succede mamma, ti senti poco bene?" Giselle corruga la fronte aggiustandosi gli occhiali sul naso, lei che li ha sempre portati li considera amici fedeli...

"Sto benissimo... piuttosto come si chiama quel giovanotto tanto compito amico di Oscar che fa l'avvocato... quello che sta antipatico ad André..."

Giselle scoppia a ridere... "Mamma il povero Victor non sta antipatico a nessuno, è solo che..."

"è solo che due galli nel pollaio sono troppi... Giselle a volte mi domando se tu non sia troppo ingenua per avere tutti quegli anni che dici di avere... Ora mia cara ti dispiacerebbe chiamare il povero Victor come dici tu e chiedergli di venire qui? Ho bisogno di un avvocato".

Giselle posa il libro e muovendosi con circospezione siede davanti a sua madre... "A che ti serve un avvocato mamma? Se hai qualche dubbio puoi chiedere a Oscar, no? Che bisogno c'è di scomodare qualcun altro, un estraneo poi..." Lo dice come se presagisse qualcosa... ha capito il finale, scovato il colpevole e senza volerlo le scappano inaspettate due o tre lacrime dispettose che si affretta a spegnere con le dita. Cleo le sorride con tutto l'affetto che trova e si impadronisce della sua mano, accarezzandola lentamente e guardandola dritta negli occhi... ora sono tornate di nuovo madre e figlia, non c'è bisogno di nascondere niente.

"No tesoro vedi... voglio fare testamento, e per quello Oscar non va bene, non voglio che si addolori... né lei, né André, né tu né nessuno. Ma credimi, ho bisogno di qualcuno che tiri le fila per me, qualcuno che non pensi a chi ero o a come sono stata e che mi aiuti a mettere ordine. E poi lo sai che mi piace dirigervi tutti, e intendo continuare a farlo ancora per un bel po' di tempo anche dopo essermene andata..."

La voce gaia non è bastata a dissimulare un po' di emozione, né a frenare il pianto di Giselle... "Ma mamma perché, che bisogno c'è? Tu non stai mica..." All'improvviso si ferma... non può raccontarsi bugie Giselle, lei lo sa... Il dottore lo sa, e la figlia anche... E tutti e due ora non possono altro che piangere per non avere nemmeno il conforto della verità addolcita che spesso regala compassionevole ai suoi pazienti.

Ci sono tanti modi di mentire, ma farlo con se stessi è la prova peggiore.

La lascia piangere Cleo, se lo merita quella sua figlia sola che da tanti anni non si concede più nulla... e si scopre a dirle che non è niente, non sarà nulla... che avrà ancora tante occasioni per farsi odiare che quando finalmente se ne andrà tutti vorranno festeggiare...

Giselle scuote il capo frenando le lacrime con la punta della lingua "come no, faremo una festa in tuo onore con tanto di dolci e di musica... mamma ma che dici?", mugugna inorridita, ridendo tra le lacrime per quell'immagine così poco ortodossa... Eppure Cleo indossa un sorriso disteso che la fa somigliare ad una bambina in vena di burle... "Proprio così cara... farete proprio così, e anche tu mi aiuterai..."

Accarezza i capelli spruzzati di argento della sua Giselle fino a quando il pianto si spegne, il colorito ritorna normale... Intanto tesse tele e trame come Penelope, ma non per disfarle nel buio... Visto che deve proprio andarsene lo farà in grande stile e in pompa magna, come non ha mai fatto! Sì, qualcosa di simile a una festa, per i suoi cari qualcosa in più da condividere... i ricordi e l'amore faranno il resto e alla fine nessuno dovrà soffrire, le lacrime sgorgheranno soltanto per la consolazione di stare insieme…

O di ritrovarsi.

Ha un piano quasi perfetto, piuttosto le servono complici, almeno due... persone fidate che sappiano come si tiene un segreto e avallino le sue follie.

"Allora chiama quel bravo giovane... e Giselle chiama anche Alain cara, come medico lo preferisco decisamente a te".

 

 

Impostore e antipatico…

Non era così che doveva andare. No, decisamente non erano questi i patti.

Oscar tormenta i capelli tentando di capire cosa c’è scritto sul foglio che tiene davanti al naso da cinque minuti. I due praticanti la osservano pieni di ossequio, in piedi in attesa di ordini che non si decide ad impartire…

Che vogliono? Perché li aveva chiamati?

Allo sguardo appannato risponde il più spavaldo dei due "Ehm avvocato, quante copie?"

"Venti - annuncia distratta - per ciascun foglio". Abbastanza per liberarsi di loro per qualche tempo.

Lei deve riflettere, mettere ordine... Ponderare, decidere.

I due si allontanano bisticciandosi il privilegio di obbedirle, li segue con gli occhi millantando l’espressione più dignitosa e compiaciuta che trova… Bisbigliano “Hai visto quanto è brava, due cause vinte in un mese, la prossima volta speriamo ci permetta di assisterla…”

Già… due cause vinte sputando sangue, inimicandosi uno dei più blasonati giudici di tutta Parigi, amico intimo del generale suo padre. Sei mesi fa non ci avrebbe dormito la notte, ora quasi non ci fa caso, ha ben altro per cui stare sveglia.

Chiude la porta… fuori il mondo, e benvenuto ai pensieri che la inseguono come nuvole in corsa... beh, almeno nel suo ufficio è al sicuro, per un patto non scritto quello sembra essere l’unico posto che distrae André abbastanza da fargli mantenere un contegno accettabile… Tutto il resto dell'universo è terreno di caccia, e lei è la preda.

Ammette che forse quei due ragazzini su certi argomenti ne sanno più di lei, potrebbero darle qualche consiglio. Se esiste un manuale d'amore sicuramente lo sanno a memoria, hanno l'età giusta per innamorarsi almeno una volta al mese e scordarsene con altrettanta velocità... E lei invece, trent'anni passati da un pezzo, al solo pensiero diventa nervosa.

Il viso tra le mani, e gli occhi impegnatissimi a seguire i granelli di polvere che fluttuano nell’aria tagliata in due da un raggio di sole… la mente vaga lontana, di appiglio in appiglio, di traccia in traccia... si arresta davanti al ricordo ingombrante della sera prima sbuffando come un vecchio treno a vapore, e formula un solo elementare concetto...

Imbroglione!

Non se l'aspettava... Che lui la baciasse così, davanti a tutti... non se l'aspettava davvero! Che importa se "tutti" sono i piccoli pazienti in ospedale, che importa se il bacio è stato meno di un soffio leggero sulle labbra... Che importa se il copione della Bella Addormentata[1] prevede che il principe svegli la principessa dall'incantesimo con un bacio... Ha posato il libro e l'ha baciata così, come fosse normale... Accarezzandole il viso e sorridendo, mentre lei spalancava tanto d'occhi strozzando in gola un mugolio meravigliato... Hanno visto tutti, tutti quanti. Alain ha stirato le labbra in una smorfia scura, Rosalie ha lasciato cadere i pastelli... Nicole per qualche secondo ha interrotto gli arpeggi, sembrava non voler più respirare. Solo i bambini sono rimasti tranquilli in silenzio ad aspettare la fine, senza ridere né ammiccare... Per loro una fiaba è una cosa seria. Anche troppo.

Picchietta distratta la stilografica sulla scrivania di mogano, l'una e l'altra eredità degli avi Jarjayes... "Era un bacio vero quello?" Ha chiesto timidamente una bimba alla fine della lettura, tirandola per un lembo della giacca. Subito, l'istinto primario di fuggir via e nascondersi in fondo alla tana del lupo mannaro... Invece ha sorriso, improvvisando un "Non proprio... era il bacio del principe per la bella addormentata... è una fiaba, e le fiabe esistono solo nella nostra fantasia..." Le sembrava di averla convinta, quando Alain alle sue spalle è scoppiato a ridere e pareva davvero l'orco di turno, dolce e divertito ha sollevato tra le braccia la piccola come una piuma "certo che era un bacio vero piccola, proprio come nella storia!", ma con lei è stato sardonico e severo "Pensi mai prima di parlare? Lascia ai bambini le loro illusioni, vuoi che diventino come te? Bella Addormentata, ti si addice proprio... "

Alain, come tutti gli altri. Che parlano, osservano e giudicano senza sapere. Quello che sta accadendo tra loro, nessuno può immaginarlo davvero... Quello che è successo dopo, lo sanno solo loro due.

Ha fatto la strada verso casa casa furiosa, due passi avanti ad André, determinata a pretendere spiegazioni, scuse e a riempirgli il capo di cenere... Oh un sacco di cenere... E' entrata sbattendo la porta ma lui l'ha giocata, ha sorriso per primo... Ha sorriso prendendole la mano, ha detto solo "Certo che era un bacio vero Oscar..." E poi non c'è stato tempo di riflettere o di parlare... un attimo e si è ritrovata tra le sue braccia, un attimo e lui la stava baciando di nuovo, con il fiato corto e gli occhi chiusi, premendole addosso perché l’amore potesse fluire indisturbato. Quanto è durata quella battaglia silenziosa non saprebbe dirlo, quanti baci ha preso e quanti ne ha dati l’ha scordato… Ricorda solo le mani e le carezze, così diverse dalle altre volte, da sempre... Non erano tenere né rispettose... Erano piene di passione, erano avide... Il corpo contro il suo a ghermirle i fianchi, il desiderio che si è insinuato dalle labbra allo stomaco e poi giù, fino in fondo. Non era mai stato così, ne è sicura... Baci che svaniscono in fretta e ti lasciano solo la voglia di averne altri, e poi ancora... La voglia di dire non fermarti...

E lei non avrebbe voluto fermarsi più.

La vertigine l'ha colta così all'improvviso che si è sentita mancare, nelle vene e nel cuore solo calore... Ha staccato le labbra solo per respirare un momento, "un momento solo..." se solo fosse riuscita a parlare... Ma André non se n'è accorto, avrà pensato fosse paura o chissà... Si è allontanato da lei con cautela lasciando che posasse il capo sulla sua spalla, cullandola come una bimba... Ha sentito il sortilegio sciogliersi al calore di quell'abbraccio, la baldanza trasformarsi in panico, no... Non era quello che avrebbe voluto da lui.

"Non consolarmi, questa volta fai l'amore con me...", questo avrebbe voluto dire... E trovare le parole giuste, come solo una donna innamorata sa fare.

Ma è passato solo un mese, non ci si innamora in un mese. 

Un mese, due settimane, tre giorni e quattordici ore, per la precisione. E' il tempo esatto passato da quella sera di parole e lacrime in camera sua, una manciata di raggi di sole e quarti di luna. Troppo poco per parlare d'amore, non è ragionevole, non è maturo, non è serio... Lo avrebbe detto lei un mese fa, diligente e giudiziosa, lo avrebbe scritto e firmato col sangue. Ma le parole di André lasciano il segno, e così da un mese le sembra di vivere la vita di un'altra donna, un essere bizzarro e irragionevole che non le somiglia affatto e che del buon senso se ne frega... E quando prende il sopravvento tutto sembra possibile, facile e dolce... Anche impazzire, lasciarsi andare... anche l'amore, in un mese.

E poi c'è André, André... André che si diverte a giocare con lei come il gatto col topo, André che conosce i suoi punti deboli e li sfrutta senza pietà, quando sono soli e in pubblico, davanti ad amici e agli estranei. André che bara, gioca sporco, non lascia nulla sul campo ma si approfitta di lei e della sua buona fede, lei che rispetta le regole e mangia pane e buone intenzioni. Da quella sera la stringe in un assedio infinito, a volte le sembra di sentirlo sulle mani e sul viso, come un sospiro o una carezza... E' amore testardo e cocciuto, tenero e dolcissimo... è André.

Imbroglione, è stato tutto un imbroglio. André è sempre stato in vantaggio, lui lo sapeva... Ieri sera e tutto il resto, lui lo sapeva.

Come lo sai, quale è il tuo segreto...

Come fa a sapere come sfiorarla, quando le prende la mano o si avvicina per bisbigliarle qualcosa e le sue labbra pericolose lasciano soffi gentili vicino al suo viso?

Le fa complimenti sottili ed invisibili in modo che solo lei possa notarli, sentirli addosso come il profumo che usa... appare al suo fianco quando in silenzio lo invoca, gioca con lei come fanno i bambini, la vezzeggia come fosse un cucciolo, la riempie di affetto ed attenzioni che la fanno sentire al centro del mondo, al sicuro da tutto ma non da lui… La sua bella corazza sta diventando tenera come il burro che spalma sul pane al mattino.

Al diavolo, il mondo è impazzito e l'unico a divertirsi è André. Mentre lei si guarda allo specchio con occhi critici domandandosi se non sarebbe il caso di cambiare qualcosa, lui la prende per mano e indica la donna di cui è innamorato, sussurra dolcemente quanto è bella con la voce tenera di un ragazzino... Descrive una creatura che forse esiste solo nella sua mente, eppure questa è la realtà, ed è bellissima. 

Socchiude le labbra per assaporare meglio il pensiero e senza volerlo sorride, a pensarci bene è meglio che certe cose gli altri non le sappiano... Perché a volte basta uno sguardo per ridere come matti fino alle lacrime, poi rincorrersi nel corridoio, dalla camera al divano, e finire spalle al muro vicino alla porta, uno addosso all'altra. E invece di chiedere scusa abbracciarsi fino a quando il riso si spegne e qualcosa si spezza, dentro... i muscoli si rilassano, gli occhi si chiudono. C'è il buio a proteggerli intorno, ovunque... e all'improvviso anche l'amore è attorno e ovunque, addosso e dentro... A lei più di una volta è sembrato di sentirne il profumo nell'aria mentre lo baciava, ed era lo stesso profumo di sempre, quello di André.

E questo nessuno lo sa.

Una sera André ha organizzato una festa solo per loro, con tanto di luci ed orchestra... Erano solo candele e la nenia stentorea di un musicista di strada che suonava all'angolo della via. Ma dicono che l'amore renda tutto più bello. Lo dicono i giornaletti per donne in crisi, le sue nipoti adolescenti inquiete... Forse è vero. Lei era tornata a casa avvilita dopo una battaglia persa in aula, con addosso la voglia di fare una doccia bollente e stare da sola. Pregustava l'idea di una magnifica crisi di nervi, sublimata dall'aver trovato la porta d'ingresso appena socchiusa e le luci spente "Che diavolo, quando André torna gli torco il collo...” Ma André era già tornato e la stava aspettando per mostrarle la sua sorpresa. "Vieni con me", su per le scale al buio e poi sul terrazzo all'ultimo piano, quello che le vicine usano per stendere il bucato e coltivare gli oleandri, stava quasi per prenderle un colpo all'inizio, "che fai, sei impazzito?" Là dove lo sguardo si tuffa indisturbato nel vuoto, un braccio attorno alla sua vita, con l'altro lui stava indicando qualcosa in strada, sussurrando "Sst, guardalo, ascolta... Non è bello?"

Oscar si appoggia meglio allo schienale e rovescia il capo massaggiandosi le tempie... Il mal di testa è di gran moda tra gli avvocati anche se lei sente solo un gran formicolio allo stomaco... Le torna ogni volta che pensa a quella serata, e tenta di mettere in fila i ricordi.

Ricorda di aver strabuzzato gli occhi al punto indicato da André, impiegando qualche secondo per mettere a fuoco... Alla luce del lampione c'era qualcuno... Un uomo esile, l'aspetto di chi non se la passa bene da un po' ed una fisarmonica più grande di lui mossa con eleganza, autorevolezza... I gesti esperti di chi non cerca commiserazione ma solo attenzione, ammirazione... E c'era la musica, triste e nostalgica, un ritornello sfumato che aveva l'aria di aver corso a ritroso nel tempo per arrivare fin lì... Uno strano senso di solitudine che in quel momento l'ha spinta a dire una cosa qualsiasi, "Lo conosci?", solo per poter sentire la sua voce.

"Lo incontro tutte le sere, abbiamo scambiato qualche parola, è un brav'uomo... La vita non è stata generosa con lui ma la sua dignità e la sua forza sono intatte..." André ha risposto con il tono sommesso del quotidiano, eppure per qualche secondo quella sera sembrava diverso, lontano e irraggiungibile... Uno cavaliere sconosciuto incontrato per caso ad una festa in maschera, che ad un tratto le ha teso la mano nel buio "Ti andrebbe di ballare?"

"Ma come... Qui, adesso?"

"Balla con me..." Ha mormorato, con il volto trasfigurato dall'ombra delle candele... e lei si è lasciata trascinare in quel gioco infantile, sedotta dalla paura di fare un passo falso, ipnotizzata da lui. E' stato imbarazzante, è stato bellissimo... "Potrebbero vederci, che penseranno i vicini?" Lui ha riso, scuotendo il capo, "penseranno che siamo ubriachi e non sappiamo ballare...", poi l'ha stretta, sussurrando piano "Ora rilassati ed esprimi un desiderio".

E' stato facile, in fondo...

"Non lasciarmi mai sola..." 

E lui non la lascia mai. E' stato con lei in tribunale nelle ultime udienze, le più dure, per farle coraggio... Non l'aveva mai fatto, lei non aveva mai voluto. Alla fine l'ha aspettata all'uscita, in fondo alle scale e l'ha abbracciata forte davanti a tutti, facendola girare in aria come una bambina... Le ha sussurrato "Brava!", e l'ha tenuta stretta, fino a quando la vertigine è passata.

Nessuno la vede. Una piccola spinta e la sedia gira su se stessa una volta, un'altra... la vista si annebbia, la testa turbina... Ma non è la stessa cosa.

Eppure è così bello lasciarsi andare... A volte capita anche a lei e allora sembra di guardare il mondo da un vetro colorato... si sente bene, si sente bella e temeraria, lo provoca per prima facendogli scherzi che da ragazzina l'avrebbero inorridita o solo meravigliata e invece ora la divertono e basta... Toglie il segno dai libri di testo che usa a lezione, nasconde biglietti scherzosi nelle sue tasche e si sforza di immaginare il suo viso quando li troverà... Fugge via dal lavoro per incrociarlo al solito posto e godersi il sorriso speciale che le regala quando la scorge da lontano, e poi quella frase che la fa tornare indietro nel tempo di secoli... "Sono contento di vederti[2]"

Sì, André non è cambiato, André è lo stesso di sempre. E' lei che è cambiata, è come pazza... Cammina al suo fianco e vorrebbe dire tante cose, gridare. Sussurrare piano mentre sono insieme, insinuarsi tra le pieghe di un giorno qualsiasi come un'abitudine pigra, come dirsi buongiorno...

Anch'io ti amo tanto, ti amo, ti amo...

Un mese, due settimane, tre giorni e quindici ore.

Fissa incredula il suo viso riflesso nel vetro, la domanda sfarfalla di nuovo davanti ai suoi occhi... Ci si innamora in un mese?

Una nota stonata e stridula scioglie un paio di lacrime inattese… ruzzolano fino al naso, fa appena in tempo a frenarle con la punta della lingua prima di macchiare uno dei suoi insulsi fogli pieni di cose importanti. E tensione e paura, che prendono il posto dell'euforia. Perché quando la mente subdola serra le fila la musica cambia. Se tenta di ragionare i conti non tornano più, le idee cadono come in un domino, alla fine lei perde sempre... All'improvviso quel mondo perfetto comincia a girare troppo in fretta e dà le vertigini come una giostra, la magia svanisce, la felicità scivola tra le dita come la sabbia in una clessidra... La mente è impietosa, sa dove colpire, dritto al cuore.

"Lo ami, ora lo ami davvero? Amavi anche Hans? Oh eri così sicura allora di non poter vivere senza di lui... Ed eri così sicura di non amare André, che non avresti mai potuto... Ma è passato tanto tempo vero? Il tempo aggiusterà tutto, non è così?"

No... no.

Allora si guarda allo specchio con odio e punta il dito... Un mese, che significa un mese? Un mese è un granello di sabbia, una briciola, un fiocco di neve. Nell'economia di una vita un mese non vuol dire nulla... è così... Il suo cuore è avvizzito, un guscio vuoto e secco che ospita solo un groviglio di sensazioni cui non saprà mai dare un nome... Non saprà mai cos'è l'amore... L'amore vero che basta a se stesso e non cerca conferme, l'amore che solo si nutre d'amore... Trasporto, passione, abbandono... E lei conta persino i respiri per non soffocare mentre lo bacia... E' inutile farsi illusioni, non funzionerà mai. Se non sa dirlo allora non è amore, tutto lì. E André non merita surrogati. Si merita una donna, non la brutta copia di un manichino impagliato... Una donna vera, che sappia amarlo e farsi amare incondizionatamente.

Ripensa alla sera prima e scuote il capo, la mente perfida inizia a far paragoni e scova nell'angolo buio un viso noto, un nome... Nicole, così dolce e piena di vita, Nicole che sorride sempre... e il suo sorriso diventa speranza, se è per André. Alain non ha dubbi. Gliel'ha detto la sera che lei e André hanno litigato... La sera che lei ha mostrato gli artigli e di cui nessuno sa niente, tranne Alain.

E pensare che una volta le dava buffetti amichevoli prendendola in giro "Stacci attenta quando è in giro solo - rideva indicando André - il mondo è pieno di pericoli, il mondo è pieno di donne... Ci pensi tu a proteggerlo?" Ammiccava e le sorrideva, faceva il tifo per lei. Ma da quella sera qualcosa si è rotto, ha deciso che lei non è la donna giusta per il suo migliore amico e le fa una guerra silenziosa e spietata, sorride e vigila come un avvoltoio pronto a coglierla in fallo e ad indicare le sue mille mancanze. Da quella sera Alain è il suo peggior nemico ma forse ha ragione lui, lei non è degna. Meglio finirla subito prima che qualcuno si faccia male.

Le gira la testa, manca l'aria... Con un colpo secco chiude l'agenda, vorrebbe essere a mille chilometri lontano da lì per poter rimuginare sulle sue disgrazie e sulle malefatte del mondo, disperarsi perché quella prova comincia ad essere troppo anche per lei. Con il viso più scuro che può permettersi passa in rassegna pensieri e parole, chi potrebbe capirla, consolarla? Geneviève non chiederebbe di meglio che poterle dire quanto è sciocca e vigliacca, Alain sarebbe pronto a gettarla dalla torre più alta della città.

Qualcuno mi aiuti.

 

 

"Lo sai, quasi nessuno viene a trovarmi... Non hanno il coraggio, non sanno che dirmi... Ma in fondo da quando il mio piccolo principe è morto Louis si è gettato nel lavoro e la bambina è da mia sorella... provo quasi sollievo a stare da sola, di parole vuote e inutili ne ho sentite fin troppe..."

Si è ritrovata davanti a casa sua, c'è arrivata per caso mentre mandava a memoria poche parole di circostanza... Marie, sono settimane che non la vede, sembra così vile andarci ora, perché ha bisogno di parlare con lei... E poi cosa si dice a una donna cui la vita ha spezzato il cuore, mutilandola negli affetti, arrivando a contenderle un figlio?

Oscar indugia sulla soglia, e nota inorridendo i giocattoli lasciati ad appassire in giardino, insieme ai fiori di cui nessuno pare curarsi. Ricorda le prime volte che veniva a trovare l'amica e infastidita dal chiasso le chiedeva ridendo "come fai a sopravvivere?" imbarazzata dalla sua totale mancanza di vocazione materna... L'unica domanda che dovrebbe farle ora, e non riesce nemmeno a guardarla negli occhi.

Abbassa lo sguardo, ha sbagliato a venire... Fruga tra le scuse plausibili per trovarne una ed andarsene in fretta, ma Marie la scruta con benevolenza... Hanno la stessa età eppure nel suo cuore invecchiato trovano asilo mille forme di affetto, mille strade per la sofferenza... Ora sa riconoscerla quando la vede.

"Accomodati ti prego, rimani un po' con me... E' così tanto che non ci vediamo ma Hans mi parla spesso di te e delle tue vittorie in tribunale... Sei una donna di successo Oscar, sono orgogliosa di te!"

Sono un'idiota, pensa Oscar chiudendo gli occhi, ma non riesce ad impedirsi di arrossire violentemente e nasconde a precipizio il naso nella tazza di the che le allunga Marie. Prima o poi chiederà di lui, lo fanno tutti, agli occhi del mondo loro sono un unico essere momentaneamente diviso a metà.

"E André? Come sta il professore, è sempre l'uomo gentile che ricordo?"

Oscar si mangia mille risposte prima di compitare un flebile "Sì, André è sempre lo stesso..." Imbarazzata si accorge di aver sospirato, e si agita sulla sedia per nascondere meglio la sua coda di paglia... Perché è lì nemmeno se lo ricorda, vorrebbe congedarsi e sprofondare ma è troppo tardi ormai... Marie ha notato qualcosa... Il modo in cui stringe convulsa la tazza forse, la voce che trema... E decide di gettare il sasso, sperando di fare centro. Il suo dolore le permette qualche parola fuori posto, tutti sono indulgenti e forse anche Oscar vorrà esserlo oggi, con lei e anche con se stessa.

"Lo sai Oscar, l'ho intravisto quella sera – la voce indugia, ma Marie è una donna forte e misurata e con un sospiro prosegue - la sera di Joseph... Non ha detto una parola, ma quando mi ha abbracciata ho sentito che soffriva per mio figlio, per me... Ha sopportato tanto dolore nella sua vita, eppure sa condividere quello degli altri, non si nasconde e non finge mai... persone così sono rare al mondo, sono fiera di averlo come amico... E sono felice per te, naturalmente... Il modo in cui ti guardava Oscar, come se volesse liberarti dal male[3] che aleggiava su di noi... Lo conosco da anni, e non ha mai smesso di guardarti così, come se tu fossi la cosa più preziosa che ha. Quell'uomo ti ama davvero tanto, credo tu lo sappia ormai".

La tazza traballa pericolosamente mentre Oscar trattiene il fiato e si domanda com'è che da un po' di tempo tutti fanno a gara a leggerle nei pensieri... Annuisce impercettibilmente mentre cerca di fare lo stesso e capire quale sarà la prossima mossa.

"è meraviglioso, abbiamo tutti bisogno di qualcosa di bello e di unico... non credi cara?" Lo sguardo di Marie è incoraggiante, forse dovrebbe dire qualcosa di sensato ora... Sì, no... Agli esami era più brava persino a mentire, ora ogni risposta plausibile le sembra stupida e vuota.
"Non lo so". Come ammettere una sconfitta, riflette malinconicamente.

È ciò che Marie voleva sentire... Ora che è sicura le afferra le mani accarezzandole con moto materno e senza dire niente si fa più vicina, si sente infinitamente più vecchia e sa di poter osare qualche consiglio non chiesto.

“Non lo sai? Io non lo credo...”

"Io non so, davvero... Lui è straordinario con me e io... Sta succedendo tutto troppo in fretta!" Di botto si accorge di essere assurda e prova vergogna per quei problemi futili che viene a spartire... Piccoli problemi di cuore al cospetto di chi con il dolore convive ogni giorno, "Scusami... E’ solo la paura di commettere qualche errore, e perdere un amico. Perdere tutto..." Mormora contrita chinando il capo, ma Marie sembra euforica, sembra quella di prima e contrattacca vivace "Troppo in fretta? Tesoro, tu hai avuto tutto il tempo... Hai avuto una vita intera!” C’è qualcosa dell’antica malizia nella sua voce, un'ombra che sfiora appena il tempo perduto per entrambe, ma non sembra rattristarla… “Sai, a volte ripenso a quando ti ho conosciuta, quel giorno in università… Eri sola e malinconica, così diversa dalla ragazza fulgida e spensierata che rividi ad Arras… All’inizio pensai che fosse solo un caso, la vacanza e il troppo sole… Poi mi accorsi di lui, di come sapeva trasformarti, tirare fuori quello che nascondevi dentro… Ti faceva ridere, risplendere, tutto sembrava grigio e opaco al tuo cospetto. E capii… Sei insieme a lui da sempre Oscar, ed è come se il tuo cuore parlasse una lingua diversa, un codice che solo voi potete capire, era così già allora anche se tu non volevi crederlo e negavi anche l’evidenza, testarda come sei… Ma i tuoi occhi non hanno mai mentito… Nemmeno ora, anche se cerchi di nasconderti dietro quell'espressione assorta. Sei stata fortunata, André ha avuto abbastanza fiducia in te da coltivare il suo amore sperando nel tuo, e direi che ha visto giusto, in fondo anche lui è sempre stato molto testardo!”

Marie si alza, per un attimo il tempo sembra inchinarsi per restituirle l’antico splendore... La guarda intenerita e domanda "Oscar lo sai chi è il mio migliore amico?" Sembra avere le idee molto più chiare di lei che rimane in silenzio, inebetita e affascinata da questa inattesa lezione di vita.

"Hans naturalmente - Marie sembra un'altra mentre pronuncia il suo nome - il mio migliore amico, il mio complice, il mio amore. La persona che ami è tutto Oscar, credimi... Un segreto non ti sembra un segreto se non lo confidi a lui, una bella notizia è migliore se la senti dalla sua voce... Il giorno che inizia deve finire tra le sue braccia, o ti sembra che il sole non potrà sorgere come si deve... Voi siete amici e lo sarete sempre, non perderai nulla di quello che avete ora anche se vi chiamerete in mille modi diversi e vi sveglierete uno accanto all’altra… Amici, confidenti, compagni, che importa il nome che sceglierete? Non lo capisci, l'amore è un'esplosione di gioia e di vita... Quando è amore vero, quando due persone scoprono di amarsi inizia una nuova avventura, più bella e completa… Cosa c’è di male?"

"Di male c'è che potrei farlo soffrire, l'ho già fatto anni fa... - lo dice tradendo uno sguardo ferito e colpevole - Marie, lui disse di amarmi e io per tutta risposta lo schiaffeggiai... Non posso sbagliare di nuovo..."

"E chi dice che stai sbagliando! Si chiama seconda possibilità Oscar... Tutti ne abbiamo una, perché tu non vuoi concedertela? Tutti noi abbiamo diritto ad una seconda possibilità!"

Marie è lontana ora, insegue la vita che forse sperava per sé... Saluta i fantasmi e inaspettatamente sorride, sfiorandole il viso con una carezza sapiente "Tu pensi troppo, mia cara... Prova a seguire il tuo istinto invece, e saprai se è amore... stai tranquilla, l'amore vero lo riconosci subito... quando è stato amore io l'ho capito[4], - si regala una piccola pausa per indugiare sulle parole e gustarne il senso, la dolcezza, senza smettere di sorridere - perché l'amore lo senti addosso, sulla pelle, lo respiri con l’aria, l’amore è ovunque… All’improvviso la vita sprigiona una forza diversa e ti senti più bella, sei più bella… Io sono sicura che tu sai bene cosa c’è dentro di te, devi solo trovare il coraggio di rischiare, e se cadrai ci sarà lui pronto a prenderti. Ne sono sicura, chi ti ama non ti abbandona mai, nemmeno se glielo chiedi…" Prende fiato, e riluttante richiama lo sguardo alla realtà con l’espressione malinconica… "Non perdere questa incredibile occasione per essere felice Oscar, ti prego non farlo… Continua a vivere!”

La accompagna alla porta e la abbraccia stretta "Grazie Oscar, della visita e tutto il resto..."

"Grazie di cosa... Perdonami di aver risvegliato i ricordi, io non volevo..."

"Sono bei ricordi, è la mia vita Oscar... come ti dissi anni fa non ho rimpianti... Spero solo di esserti stata d'aiuto, come tu lo sei stata per me... Oggi mi hai fatta sentire di nuovo importante, avevi bisogno di me..." Le si vela lo sguardo di lacrime che trattiene con dignità, sperando che l'ultimo sole del giorno le asciughi e le stringe forte le mani "Dicevo sul serio prima Oscar… Vivi, ti prego, tu devi continuare a vivere…"

 

 

"Continua a vivere..."

Fosse facile...

Non mi andava di tornare a casa, non subito. Sono stata a zonzo lungo l'argine, la Senna non è l'oceano eppure speravo che il fruscio dell'acqua potesse coprire il sibilo dei miei pensieri, ormai anche quelli più innocui mi fanno paura. C'e una strana elettricità nell'aria, forse l'ultimo temporale di primavera che da qualche parte si fa beffe di noi e di questa strana stagione... Un brontolio sordo che suona come una minaccia. E tu che non smetti di ronzarmi in testa.

È strano André... Se chiudo gli occhi mi sembra di non aver mai vissuto senza di te, eppure c'è stato un tempo in cui eravamo due estranei, sconosciuti. A volte maledico il caso che ci ha fatti cozzare l'un l'altra per divertirsi alle nostre spalle, quasi fossimo ciottoli trascinati dalla corrente. Mi dico che ero libera prima di te, stavo in piedi e camminavo a testa alta, da sola. Poi mi mordo la lingua pentita e mi dico che ero solamente una ragazzina triste e sola, prima di te. Sola da morire.

Così mi chiedo se è questo l'amore. E so bene che solo io posso rispondere.

Ho vagato senza meta per un tempo lunghissimo ma alla fine mi sono dovuta arrendere, abitudine e nostalgia mi hanno ricondotta verso la tua casa che ora è anche un po' mia... Mentre mi avvicino preparo il mio sorriso migliore per regalartelo e pregusto il tuo viso imbronciato per il mio ritardo... Sento l'euforia crescere, quel nodo alla gola che si scioglie soltanto se accetti di piangere e penso che è bellissimo avere qualcuno che ti aspetta e per cui tornare, qualcuno che ti difende e per cui lottare... Qualcuno per cui vivere, e che vive per te. L'amore è un privilegio raro, bisogna essere molto, molto fortunati.

E io sono una donna molto fortunata.

Sì... Ad un tratto un tuffo al cuore che mi piega le ginocchia, ho bisogno di vederti subito! Affretto il passo, i gradini a due, tre per volta... Non conto e non trattengo il fiato perché devo dirti una cosa e sento che devo farlo ora, non so nemmeno da dove iniziare ma non temere, stavolta arriverò fino in fondo, fosse l'ultima cosa che faccio... è arrivato il mio turno, stasera tocca a me vuotare il sacco e dire la verità, ora entrerò da quella porta signor Grandier e faremo i conti. Non ti darò scampo, non ti lascerò tempo, non potrai usare qualcuno dei soliti trucchi, dovrai stare zitto e ascoltarmi... Ascolterai i miei pensieri… Non sono brava come te con le parole, ma almeno potrai sentirli dalle mie labbra... Ti dirò quello che sento e tu capirai, perché sei un uomo meraviglioso André, un uomo vero. L'unico uomo che mi ama per quello che sono e che mi fa sentire speciale, l'unico uomo che voglio con me... Vedi, è talmente semplice pensarlo che fa paura, ma stasera è diverso e non scapperò, avrò tutto il coraggio che serve, è una promessa. Marie ha ragione, io ho te! Non mi servono altre certezze, io ho te e quello che provo quando stiamo insieme... Mi sento viva insieme a te, mi sento libera... sono felice di essere nata e fiera di stare al tuo fianco... Io ho te, la mia vita ti appartiene. Sì, posso amarti, André, e voglio dirtelo ora.

Ecco... Un filo di luce mi dice che sei a casa, poso le dita sulla maniglia ma qualcosa non va... Come mai c'è tanto silenzio? Senza pensare accosto il viso al legno freddo della porta, il cuore in gola rallenta fino a fermarsi e lo sento, vi sento...

Cosa fa lui qui... Cosa vuole?

Di solito non apre bocca, attende paziente il mio arrivo per attaccar briga, ma stavolta sembra diverso... Parla con tono amichevole, parla con te... lo so, non dovrei farlo ma origlio, trattengo il fiato per carpirgli qualche segreto e coglierlo in fallo... Oh mio Dio no, che sta dicendo, non è possibile... Mio padre cerca alleati e ha scelto te, il più fidato dei miei... cerca di confonderti con le sue idee sulla vita, e martoria la mia senza pietà, tronfio di orgoglio e amore paterno.

"Lo capisci anche tu André, mia figlia non può continuare a fare questa vita... Ha dimostrato quello che voleva, che può farcela con le sue forze... ma ora è tempo che ritorni al mondo che le appartiene, lei ha sempre rifiutato ciò che le spetta ma deve capire che non sono privilegi quelli che le offro... Voglio che torni ad essere mia figlia e che approfitti a piene mani delle mille opportunità che posso e voglio offrirle, sul lavoro... e non solo. Sono sicuro che sei d'accordo con me, André..."

Povero papà, non sa cosa lo aspetta, stavolta la sua strategia non porterà nulla di buono... Senza volerlo esulto, assaggerà la sua prima sconfitta. Avanti André... Digli tutto, digli che io non devo dimostrare niente a nessuno, non più! Digli che mi ami... Digli che mi ami e che questa è l'unica vita possibile per me... Per noi... Digli la verità André ti prego, che non mi lascerai mai andare, che hai ancora troppi segreti da confidarmi... Digli che mi ami, racconta a questo padre testardo tutte le cose bellissime che fai per me, digli che io sono felice così e non vorrò andar via mai da questa casa e da te... Digli che ti amo André, io ti amo...

Aspetto, i secondi scorrono lenti e impietosi... Perché non dici nulla? Perché non ribatti colpo su colpo? Perché quelle parole vuote di circostanza e senza sapore... Oh André, perché?

Indietreggio e d'istinto cerco rifugio nell'angolo cieco del corridoio, non mi reggo in piedi... Non voglio incontrare mio padre, non ho il coraggio di affrontarlo, voglio solo che se ne vada. Sei tu che mi interessi ora André... Tu e il tuo silenzio.

Perché non hai parlato? Tu non hai paura di lui, tu non hai mai avuto paura di niente... Chissà, forse hai cambiato idea... hai capito che sono un pessimo soggetto, che non vale la pena soffrire per me che sono veleno e corrodo ogni cosa che incontro sul mio cammino. Che ti porterei in dote dubbi, lacrime, sofferenza... e soprattutto mio padre. Forse alla fine darai ascolto ad Alain che ti dice di lasciar perdere...

Oh no, ti prego no...

Una scarica elettrica, di nuovo quella sensazione... Si impadronisce dei miei muscoli avviluppandoli, mi afferra alla gola... Premo il pugno contro le labbra per non urlare e prego in silenzio, se solo tu capissi che sono qui, e venissi a prendermi... André vieni a soccorrermi ti prego, mi sento soffocare, apri la porta e dimmi che andrà tutto bene, abbracciami e stringimi forte... André, André aiuto!

 

 

Non arriva... non arriva.

È sicuro di averle già pronunciate queste parole, una vita fa, all'inizio di questa vita[5]... Quando era un ragazzino che non sapeva niente dell'amore, ma era ansioso come stasera, e molto impaurito, come stasera.

Accadono cose strane in questo periodo, magari è colpa del caldo... Le persone sembrano poco disposte a capirsi e perdonare, si azzannano l'un l'altra come se avessero perso il senno e la voglia di stare insieme. I suoi studenti protestano contro il sistema, Alain sbeffeggia il mondo intero, Oscar sta facendo i conti con il suo cuore e sta perdendo... Forse ci sarà la rivoluzione.

Ci mancava solo il generale, grazie al cielo se ne è andato... André alza il volume della musica triste che ha scelto stasera e riavvolge i pensieri che sciamano bizzosi in tutt'altra direzione... chissà cosa voleva il generale, cosa voleva davvero... certo non è venuto solamente per fare due chiacchiere e invitarlo a cena.

Si è presentato senza preavviso come sempre, ma non aveva il solito ghigno scuro di quando entra tuonando "Mia figlia dov'è?" è stato cortese e beneducato, ha accettato il caffè che gli ha offerto e si è seduto di fronte a lui, conciliante ed amichevole... Accattivante, come una nepente prima di chiudersi. Affettuoso con i suoi "Come va il lavoro, sono sicuro che ti fai onore..." e subdolo, "Certo fare l'avvocato è una vocazione e non è da tutti averla, si tramanda di padre in figlio... lo dico sempre a Victor, mi pare che tu lo conosca vero?", ma tutto sommato André non si è stupito di fronte a tanta abnegazione nel punzecchiarlo, è sempre stato il gioco migliore... è solo quando il generale è diventato serio che ha sentito il dovere di preoccuparsi davvero... ed ha riconosciuto quel dolore sordo e persistente, appena in fondo alla bocca dello stomaco... come quando sta per succedere qualcosa e sai di non poterlo impedire.

Oscar torna a casa, torna a casa...

"André, sento il bisogno di ringraziarti per tutto quello che tu e tua nonna avete fatto per Oscar in questi anni, davvero André... Le siete stati accanto trattandola come una di famiglia, tu sei per lei il migliore amico che una ragazza potrebbe desiderare, quasi un fratello... Per un padre - e ha corrugato la fronte - per un padre, questo è importante. Ma ora, André, vorrei che mia figlia si ricordasse di avere una casa, una famiglia sua... Vorrei riaverla tra noi, vorrei che iniziasse a pensare al suo futuro... E' solo che io la conosco ancora così poco... André, tu sicuramente sai cosa le passa per la testa... Tu di sicuro sai come convincerla..."

Si rende conto di aver annaspato cercando qualcosa di intelligente da dire, una cosa qualsiasi... Ma il generale non era venuto per ascoltarlo, solo per offrirgli una rara lezione di vita e soprattutto per chiudere i conti con lui. Perché i migliori amici certe cose non le fanno, tanto meno i fratelli.

Oh al diavolo, avrebbe dovuto urlargli in faccia la verità "Signore io Oscar la amo e col cavolo che la convinco a tornare a casa e sposare il primo cavaliere della tavola rotonda che lei ha deciso di investire del ruolo di consorte..."

Si è morso le labbra pensando a lei... A lei non avrebbe fatto piacere, adora suo padre e di sicuro non permetterebbe a nessuno di parlargli così. Dio, quanto è stato difficile... Ha chiosato sperando di liquidarlo, "Oscar e io parliamo poco in questo periodo... Non vuole che io le stia troppo addosso, ormai è una donna..."

La mia, avrebbe voluto aggiungere... Ma non l'ha fatto. Forse nemmeno questo avrebbe fatto piacere ad Oscar.

Al generale è piaciuto quel silenzio invece, e molto... Si è congedato con l'aria soddisfatta stringendogli la mano con calore, complicità... "Hai ragione, mia figlia è una donna bellissima ed è ora che tutti lo sappiano, quasi dimenticavo il motivo per cui sono venuto... Mia moglie e io organizziamo una cena domani sera, una specie di riunione di famiglia allargata... Ci saranno vecchi amici, colleghi, miei... e di Oscar naturalmente. Vuoi essere così gentile da dirlo a mia figlia? E ti sarei grato se tu volessi accompagnarla André, mi rendo conto che potresti avere altri impegni ma sarebbe un sollievo per me sapere che non se ne va in giro da sola..."

Due dita tra i capelli per mettere a fuoco lo sguardo appannato, vorrebbe aver voglia di sorridere e non di piangere, un uomo non dovrebbe piangere... Ma un uomo spaventato forse sì e lui lo è ora... Accompagnala, ha detto così... Riportala a casa e restituiscila al suo mondo... Proprio come farebbe uno chaperon, un valletto, il servo fedele e discreto che sa quando è il momento di ritirarsi e sparire. Questo pensa di lui il generale, ed è venuto apposta per dirglielo, è tempo che ognuno torni al posto che gli compete.

Vigliacco André, che vigliacco... Chi ha paura del generale?

Lui no... Erano soli, avrebbe potuto minacciarlo, ucciderlo. Metterlo spalle al muro e gridare forte, "Oscar e io ci apparteniamo e nessuno può dividerci..."

Nessuno tranne Oscar, ha pensato sgomento accompagnando il generale alla porta. Lei non ha scelto di appartenergli, potrebbe non farlo mai.

Sospira guardandosi attorno, all'improvviso si sente stanco, un guscio svuotato... Oscar torna a casa... Oscar, fai l'amore con me...

Vorrebbe vederla entrare da quella porta, e chiederglielo.. Scrutarla, scoprire nei suoi occhi lo stesso desiderio... Perché anche lei lo desidera, ne è sicuro... si capisce da come si muove, dalle mani che trattengono i gesti, da come sospira, dalle parole che non dice. Vorrebbe farla infuriare, guardarla arrossire... poi stringerla e sussurrarle che non c'è niente di sbagliato... E travolgerla, amarla fino a stordirsi. 

È così, a volte la desidera tanto da star male... E chissà, forse stasera il generale se ne è accorto... Si è accorto di lui e dei suoi artigli, ed è venuto per portargli via Oscar, e poterla rinchiudere nella torre d'avorio che ha in serbo per lei.

Tende le orecchie e quasi non respira per cogliere ogni rumore... Per distrarsi aveva pensato di farle una sorpresa e improvvisare una cena, ricordando troppo tardi che non saranno soli... Lei ha invitato Alain, per farci la pace, ha detto.

Maledizione, stasera non ci voleva... Alain è un amico, forse potrebbe chiamarlo e mandare all'aria tutto... "Ho bisogno di star solo con lei…" potrebbe dirgli, lui capirebbe... Già... capirebbe, scoppierebbe a ridere e poi attaccherebbe la solita solfa, litigherebbero e non ne ha nessuna voglia.

Alain da qualche tempo ci va giù pesante con lei, non le perdona più nulla. Di quell'antica alleanza di cui era stato persino invidioso all'inizio non rimane niente, il sorriso che accompagnava gli scherzi e le battute sapide si è trasformato in una smorfia amara, a volte cattiva. Forse Alain lo fa per amicizia, è solo che a volte André ne ha quasi paura... soltanto perché se mai fosse obbligato a scegliere tra loro, sceglierebbe sempre e soltanto Oscar.

Sorride al soffitto, la lancetta segna un altro quarto... Basta, la cena può aspettare, Alain vada al diavolo... Andrà tutto bene, si aggiusterà tutto. Si siede sul divano con gli occhi socchiusi e inizia a contare, se smette di fissare la porta lei tornerà... Se smette di pensarci, lei tornerà.

 

pubblicazione sul sito Little Corner del febbraio 2008

 

Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore

 

mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

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[1] Uhm… Nella traduzione di Collodi della fiaba originale di Perrault, la principessa si sveglia al solo avvicinarsi del principe. Disney è stato più romantico, e io non volevo essere da meno.

http://piccolerime.interfree.it/raccontifate/raccontifatehome.htm

[2] SDM, parte 1

[3] Un richiamo per il bellissimo “Liberaci dal male” di Alessandra – su Little Corner http://digilander.libero.it/la2ladyoscar/Fanfics/Alessandra/liberaci_dal_male.htm

[4] La battuta è di C. Bohm, nei panni di Maria Antonietta. Dal film live “Lady Oscar” di J.Demy

[5] SDM, parte 1