Colonnello e donna

E se Oscar avesse ceduto ancora una volta al desiderio di indossare un vestito da sera? E se questo gesto cambiasse il corso della sua vita?E se, durante questo ballo, Oscar incontrasse un bellissimo sconosciuto in maschera, il cui fascino la turbasse?

Quando la donna e il colonnello si combattono, non vi è niente di meno sicuro dell’esito del duello…

 

Capitolo 5 - La morte del colonnello

Traduzione: Annarita

Émilie mail to cviolon2@wanadoo.fr

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Il mattino trovò Oscar e André abbracciati, entrambi ancora addormentati. Oscar fu la prima a svegliarsi. Rimase lì, sul petto di André, ascoltandolo respirare. Percepiva il suo cuore battere, così perfetto, così forte… non avrebbe mai saputo esprimere fino a che punto lo amava… Destandosi dal dolce torpore nel quale si trovava, Oscar si mise a sedere sul letto; e là, ancora una volta, non poté impedirsi di gettare uno sguardo su André. Sembrava disteso e sorrideva. I suoi capelli erano arruffati, come tutte le mattine, o forse oggi lo erano un po’ di più…

Questo pensiero la fece sorridere. Si alzò e s’infilò in fretta una camicia che era sparsa per terra. Era un po’ troppo grande per lei, doveva appartenere ad André. Vi si avvolse dentro e si diresse verso la finestra, di cui tirò le tende. La brina aveva disegnato un merletto di ghiaccio sui vetri, ma questo non impedì ad Oscar di ammirare lo spettacolo che le si offriva innanzi.  Il sole era appena sorto, ma la sua luce già scintillava sul candore della neve.

E così, si è finalmente deciso a nevicare. Tutto sembra più dolce sotto quel bianco mantello. Forse anche il re ne risentirà gli effetti. Sarebbe meglio per me…ma che importa, d’altronde anche se ne avessi la possibilità, non scambierei questa notte per niente al mondo…”

Inconsciamente, Oscar sorrideva. Tutt’a un tratto due braccia forti la circondarono, interrompendo di colpo le sue riflessioni, e una massa di capelli scuri si posarono sulla sua spalla, mentre delle labbra calde baciarono la sua guancia. André si era alzato senza far rumore, e l’aveva raggiunta.

Oscar si rigirò tra le sue braccia, lo sguardo malizioso. Invece delle tenere parole, che lui si aspettava, accolse André con un:

“Ahi! pungi!”- scherzò...

Poi lo guardò dritto negli occhi, offrendogli quel sorriso di cui lui era diventato schiavo, e gli disse:

“Buongiorno a te…”- prima di baciarlo.

Quando si staccarono, André la strinse forte a sé. Poi, ricordandosi quanto quel giorno fosse speciale, le mormorò all’orecchio:

“Buongiorno amore mio. Benedico il giorno che ti ha visto nascere.”

Poi cercò nuovamente le sue labbra, che lei gli abbandonò. Tuttavia, sentendola tesa, gliene domandò la ragione.

“Oh, André… Tutto è così strano oggi… Non è solo perché è il mio compleanno, ma ho l’impressione che tutto sia cambiato in me…cosa che è vera senza alcun dubbio.”

“Questo non è tutto.” Fu la constatazione di André.

“Hai ragione. Ho un presentimento André… Qualcosa che ci aspetta al varco… che ne vada della nostra felicità…come se il destino volesse a tutti i costi separarci.”

André strinse istintivamente la sua compagna contro di lui. Lo sapeva fin troppo bene che i suoi “ presentimenti”si erano sovente verificati. L’ultima volta che Oscar ne aveva avuto uno, lui si era beffato di lei… e aveva perduto un occhio. Lei si lasciò andare contro di lui e riprese la parola.

- Il re mi invierà sicuramente qualcuno, a causa della mia condotta di ieri sera. Una grande battaglia si svolgerà quest’oggi.

Mentre parlavano, la caserma si era risvegliata.

All’improvviso, Oscar trasalì e scivolò fuori dalle braccia di André.

- Mio Dio! Bisogna che mi prepari! André, avevo chiesto ai soldati di radunarsi stamattina per l’addestramento! Avresti potuto ricordarmelo! Se io sono in ritardo, il capitano verrà sicuramente a bussare e se ci vede… Preferisco non immaginarlo neanche. Preparati!”

Prima di obbedire ad Oscar, André la osservò per qualche istante. Vedendo che restava immobile, lei si sfilò la sua camicia e gliela buttò sul viso. Poi si mise alla ricerca dei propri vestiti. Essendo l’uniforme di André assai più semplice della sua, lui finì per primo. E fu proprio lui, allora, ad abbottonarle la cintura che mascherava il suo esile girovita. Si stava per dirigere verso le spazzole quando Oscar lo trattenne. Gli prese la mano e contemporaneamente aprì la porta del suo ufficio.

- Si domanderanno dove sei stato se non eri presente per la colazione . Tanto più che devi ancora raderti e pettinarti. Va! Ci si ritrova fra un po’.

André annuì. La ragazza guardò furtivamente nei corridoi, per vedere se arrivava qualcuno, poi gli fece segno che la via era libera.Dinanzi a quel viso irradiante di bellezza, i cui capelli in disordine gli ricordavano di quanto la notte fosse stata breve, André non poté resistere. A sprezzo del pericolo, le prese il viso delicato tra le mani e la baciò appassionatamente, benché velocemente. Poi se ne andò correndo; Oscar non ebbe nemmeno il tempo di rimproverarlo. Allora sorrise, scosse la testa e poi richiuse dolcemente la porta.

Oscar si batteva con Lasalle. Aveva notato una falla nella sua difesa, e sperava di correggerla. Poteva essergli fatale durante un duello.

-Lasalle, mi ascoltate o no? Quando affondate per attaccarmi, lasciate scoperto il cuore! Ci tenete dunque così poco alla vita?

Il ragazzo arrossì per il rimprovero.

“Ma, colonnello…”

“Non accetto scuse. Rimettetevi in posizione!”

Intorno a loro, la caserma risuonava di rumori di lame che si incrociavano, di affannose grida. I suoi uomini non prendevano l’addestramento alla leggera. Sapevano, infatti che un giorno, la loro sopravvivenza rischiava di dipendere da questo. Era anche per questo che ascoltavano attentamente le direttive e i consigli del colonnello. Lei sapeva battersi, di prove ne aveva fornite a più riprese. Solo André poteva misurarsi con lei…e tuttavia…

Oscar era fiera dei suoi uomini. Imparavano alla svelta e sapevano maneggiare le loro spade. Lasalle, che al momento stava riprendendo fiato, stava per capire dov’era il suo errore. Lei non avrebbe permesso che lo dimenticasse di nuovo… Con i suoi buoni propositi, il colonnello de Jarjayes affondò sul soldato, che parò l’attacco e cercò di prenderla in contropiede. Non aveva fatto i conti, però, con l’astuzia e la profonda conoscenza della scherma di Oscar. Quest’ultima fece con grazia una giravolta, e schivò il colpo; trovò anche il tempo di lanciare un sorriso beffardo al suo avversario e riprese il combattimento.

Fu in questo stato che Girodelle trovò la caserma quando ne varcò i cancelli. Nessuno fece caso al suo arrivo, e lui restò per qualche minuto ad ammirare i combattimenti. Non c’era niente da dire, Oscar faceva un buon lavoro con i suoi uomini…

Rammentandosi il motivo della sua visita, cercò il colonnello. Che sorpresa fu per lui, trovarla in mezzo alla calca, ricoperta di polvere, mentre si batteva con uno dei suoi soldati! Uno dei vantaggi che riservava il grado di colonnello era di non dover più subire questo tipo di “ intrattenimenti”…ma Oscar era diversa, lui lo sapeva fin troppo bene…alla fine si decise a segnalare la sua presenza.

-         Colonnello!

Oscar girò lo sguardo verso di lui, dapprima con una luce di sorpresa poi di rassegnazione. Con un gesto pieno di grazia sospese il combattimento che stava facendo con un ragazzo le cui lentiggini lo ringiovanivano ulteriormente; poi, si diresse verso Girodelle con passo marziale. Il cuore dell’uomo perse un colpo: anche così, anche con la divisa di colonnello, lei riusciva a rapirlo.

Perché avevano chiesto proprio a lui di consegnarle quel dispaccio? Lei si era avvicinata al suo cavallo senza che se ne rendesse conto e il suono della sua voce lo fece sussultare.

- Girodelle? Cosa vi porta qui? Spero che non veniate per importunarmi con la vostra corte insistente. La mia risposta aveva tuttavia il merito di essere stata chiara!

- Sono in servizio, colonnello. Siete convocata da sua maestà. Immediatamente. Ecco il dispaccio vergato di suo pugno, che conferma ciò che vi ho detto. Fino al vostro ritorno è a me che affiderete il comando delle vostre truppe.

 

Oscar, che si stava scuotendo di dosso la polvere, si fermò bruscamente, prese la lettera e la lesse con rabbia:

- Dunque, prendete sempre voi il mio posto?

- Questi sono gli ordini del re, colonnello, io non faccio che obbedire…

- Bene…allora… arrivederci Mr de Girodelle.

 

Oscar girò sui tacchi e si diresse alle scuderie. Girodelle non seppe più resistere. Era necessario che le parlasse, che alleggerisse il suo cuore che pesava ormai troppo per lui!

- Oscar!

L’interpellata si voltò, furibonda.

- Oscar, volevo solo dirvi…vi chiedo scusa… non ho mai pensato che la cosa avesse potuto andare così oltre… sono stato un egoista… perdonatemi, mio colonnello… e possiate essere felice.

 

I rumori nella caserma si erano improvvisamente zittiti. Tutti osservavano Oscar. Tutti sapevano che qualcosa non andava. E il colonnello, con voce ferma, riprese la parola:

- Signori, devo assentarmi per qualche ora. Vi affido ai comandi di Mr de Girodelle. Ho in lui completa fiducia.

Poi si rivolse al conte e aggiunse abbassando la voce:

- Vi perdono, monsieur. E vi ringrazio per ciò che mi avete permesso di scoprire.

Con tali parole se ne andò, lasciando Girodelle solo di fronte a uomini sconosciuti.

 

Oscar stava finendo di sellare il suo cavallo e si apprestava a montarci sopra, quando una voce familiare la bloccò.

- I dadi sono stati lanciati, vero Oscar?

Lei si prese il tempo di salire a cavallo prima di rispondere:

- Credo di sì. Il re ha richiesto la mia presenza prima possibile… e dubito che sia per congratularsi con me. Ma sapevo a cosa mi esponevo, quindi non ho il diritto di piangermi addosso.

 

- Vuoi che venga con te?

- Non servirebbe a niente. Tutt’al più rischieresti la tua testa per esserti innamorato di una nobile, ed io tengo troppo alla tua testa per permettere che le accada la benché minima cosa.

 

André uscì dall’ombra e si avvicinò al suo colonnello. Le prese la mano e gliela baciò.

 

- Io sono qui, Oscar. Non hai niente da temere.

- Lo so. E’ strano… stamattina avevo paura di questo colloquio. Ora non più. Quello che il re può dirmi, mi lascia indifferente… io ti amo, André.

- Anch’io.

Oscar gli sorrise, poi liberò la mano. Toccò i fianchi del cavallo e lo portò al passo, per uscire dalle scuderie. Prima che fosse fuori portata, André le lanciò un ultimo consiglio:

- Sta’ attenta! Anch’io tengo troppo alla tua testa per poter rischiare di perderla! Se ce ne fosse bisogno partirei all’assalto della Bastiglia per salvarti!

- Farò attenzione, promesso. Come al solito!

Benché quest’ultima affermazione non avesse niente di rassicurante, la lasciò partire. Dopo tutto lui non poteva far niente per impedirglielo…

 

 

 

“ Colonnello delle Guardie Francesi Oscar François di Jarjayes!”

 

Con questi titoli un po’ altisonanti, e dopo aver atteso in anticamera per delle ore, Oscar fu introdotta negli appartamenti di Sua Maestà Luigi XVI. Un occhiata le fu sufficiente per scorgere il re; egli era seduto su di un trono, in abito da cerimonia e strascico di velluto rosso. Ma la vera sorpresa fu vedere suo padre inginocchiato di fronte a lui!

Senza lasciar trasparire alcuna emozione, Oscar avanzò nella stanza e si inginocchiò anche lei davanti al suo re. Attese a lungo il permesso di rialzarsi, ma  questo non arrivò. Alla fine il re prese la parola:

- Generale, voi potete alzarvi.

Oscar percepì il fruscio del tessuto che accompagnò i movimenti di suo padre; lei, al contrario, non poteva muoversi non avendole il re nemmeno rivolto la parola.

- Monsieur, il comportamento di vostro figlio, o dovrei dire, di vostra figlia mi indispone enormemente. Che educazione ha ricevuto per sfidarmi così, pubblicamente? Non posso ammettere tali atti di ribellione da un appartenente della famiglia Jarjayes. Come potete giustificarvi, Generale?

- Sire, non so cosa sia a mia figlia. Ma credete, sarà severamente punita.

 

Oscar non ci poteva credere. E così, l’avevano convocata solo per umiliarla! Si aspettava di essere interrogata sul perché delle sue azioni, di essere anche punita, ma lei era là, come se fosse trasparente. Ben presto non riuscì più a trattenersi e si rialzò:

- Maestà, permettete che risponda da me sulle ragioni del mio comportamento.

 

Il re si voltò verso di lei, trionfante e Oscar comprese immediatamente di essere caduta nella trappola che le era stata tesa.

- Mademoiselle, vedo che siete recidiva! Non contenta di avermi sfidato apertamente ieri sera, stamane contestate nuovamente la mia autorità. Eppure sapete che non dovete rialzarvi e rivolgermi la parola, senza che io ve ne dia l’autorizzazione! Nessuna giustificazione potrà permettermi di perdonarvi per ciò che avete fatto ieri sera. Sono costretto a punirvi. Comprendete?

- Maestà, sono al vostro servizio. Il solo crimine che mi si possa imputare è quello di aver voluto rimanerci.

- Ho capito, mademoiselle.

E il re rimarcò pesantemente quella parola.

- Ma ritorniamo alle mansioni che voi esercitate. Sapete meglio di chiunque altro che occorre disciplina nei ranghi di un esercito, altrimenti si va incontro alla propria rovina. Ora voi mi avete appena dato prova che siete… restia a tutta questa disciplina. Avrei potuto pensare che ieri non fosse stato che un errore, ma voi perseverate in tale errore! E’ necessario dunque prendere i provvedimenti che si impongono in tali frangenti.

Oscar accennò un movimento, come se volesse fuggire da ciò che l’attendeva, ma s’imbattè nello sguardo carico di rimprovero di suo padre. “ Un Jarjayes non fugge mai di fronte alle proprie responsabilità”. Le parole che suo padre le aveva  detto e ripetuto fin dall’infanzia, le ritornarono improvvisamente in mente. Sì, lei restava una Jarjayes e non avrebbe mai rinnegato i principi con cui era stata allevata. L’erede della famiglia Jarjayes si sollevò e ascoltò la sentenza a testa alta.

- Mademoiselle, voi siete entrata in questa stanza come colonnello, ma ne uscirete solo come Oscar de Jarjayes. Dovrei farvi arrestare per avere osato sfidare il vostro re. Ma in ricordo di ciò che avete fatto per la corona e per la mia consorte, non andrò oltre. Naturalmente il vostro stipendio vi sarà ritirato e la vostra presenza a corte non sarà più gradita, salvo il giorno in cui sarete accompagnata dal vostro sposo. Quanto a voi Generale de Jarjayes, sappiate che non vi serbo alcun rancore per il comportamento scorretto di vostra figlia. Mi dispiace soltanto che non abbiate avuto dei figli maschi che possano succedervi e perpetuare così il nome della vostra gloriosa famiglia di militari .”

-Ringrazio sua Maestà per la sua generosità.

Con queste parole il generale battè i talloni e se andò.

Oscar osservò il re per qualche secondo, si inchinò dolcemente, come per una riverenza, poi battè sui tacchi e uscì a sua volta.

Suo padre l’aspettava nell’anticamera. Il suo sguardo era glaciale. La sua voce non era da meno.

-Oscar voi avete sentito il re come me. Io non ho più un figlio. Oscar François de Jarjayes, d’ora in poi, non esiste più per me. Dunque, addio.”

Iniziò a camminare. Oscar aveva sostenuto la sua dichiarazione, senza batter ciglio. Non ne era neanche meravigliata. Quale altra reazione avrebbe potuto avere suo padre? Tuttavia era necessario che lei si giustificasse, perché lui, alla fine, sapesse.

- Padre!

Lui si fermò, come colpito da un fulmine.

-Vi ringrazio di avermi allevato per  farmi diventare quella che sono. Il vostro piano per fare di me un uomo era perfetto. Grazie per la vita che mi avete concesso di vivere . Una cosa, tuttavia, mi separa da ciò che voi avevate sognato e da ciò che sono.Il mio cuore è quello di una donna. Ed io sono innamorata.

Il generale si voltò, le lacrime agli occhi.

- Ma perché non l’avete detto prima, miserabile! Qualunque sia l’uomo che voi amate, anche se fosse il mio peggior nemico, vi avrei permesso di sposarlo! Il re lo voleva… Non c’era affatto bisogno di sfidarlo!”

“Voi, dunque, non capite? Non è un nobile che io amo! E’ l’uomo che voi avete messo al mio fianco per fare di me un ragazzo!”

“André…??”

“Sì… lui ha saputo fare di me un uomo immune agli amori di corte; ma ha anche fatto di me una donna pronta a tutto per proteggerlo. Il mio matrimonio lo avrebbe allontanato da me per sempre… ed io non potevo sopportarlo. Poiché questa è la vostra volontà, addio padre… sappiate che vi voglio bene.”

Il generale le girò di nuovo le spalle, e riprese a camminare.

“Addio, Oscar.”

Poi riprese sottovoce, solo per sé.

“Sii felice bambina mia, anche se dovrà essere con André. Ti voglio bene…”

André aspettava la sua compagna, ai cancelli della caserma. Il sole aveva oltrepassato già da tempo il punto centrale del suo corso e lui cominciava ad essere in pensiero. Alla fine, la vide apparire. Quando gli fu più vicina, notò che i tratti del suo viso erano tirati. Lei fermò Olivier vicino a lui e smontò. Senza parlarle, lui prese le redini e rientrarono entrambi in caserma. André sapeva per esperienza che Oscar avrebbe parlato a tempo debito.

“André?”

“Sì?”

“Raduna gli uomini, devo parlare loro. Chiedi anche a Girodelle di venire, deve essere nel mio ufficio.”

“Adesso?”

“Sì… ti prego André, non farmi domande. Fa ciò che ti chiedo, ti spiegherò poi.”

André annuì. Prima di andarsene , le prese la mano, lo spazio di qualche secondo.

Riconoscente, lei gli sorrise poi la lasciò partire.

Si trovavano tutti stipati nella camerata, domandandosi il motivo per cui il colonnello li avesse convocati ad un’ora così insolita. Infine Oscar entrò e i mormorii cessarono. Un tavolo e una sedia erano stati messi per la sua comodità al centro della stanza, e lei si sedette a quella scrivania improvvisata. Il colonnello inspirò profondamente prima di lanciarsi.

-Signori, il re mi ha chiesto di lasciare il comando . Da domani mattina, io lascerò la caserma. Domande?

Un silenzio di tomba piombò nella stanza . Alain fu il primo a riprendere vita.

-Una sola, colonnello. Perché? Abbiamo deluso  il re perché lui ci punisca in questo modo?

Oscar si permise un piccolo sorriso carico di malinconia.

-No Alain, voi non avete alcun demerito. E’ solo me che il re vuole punire. Ed è tempo che voi lo sappiate. Quest’abito che indosso non è quello consono alla mia condizione. I casi della vita hanno fatto in modo che voi, signori, foste comandati da una donna… Sì una donna che uno strano destino ha posto mille miglia lontano dalla sua  natura, in un mondo in cui tutto le era estraneo e al quale ha dovuto piegarsi al di là delle proprie forze. Per lungo tempo ho creduto che tutto sarebbe andato sempre così, malgrado le burrasche e le tempeste, e che io avrei recitato fino alla fine questa pesante commedia. Ma, ecco, il bel sogno è finito…il re ha voluto fare di me una donna…ed io ho rifiutato. La punizione è che non sarò mai più un uomo. Mai più.

-“Ma allora secondo me è una buona notizia! Colonnello, sono stato fiero di servire sotto i vostri ordini… e credo di poter parlare a nome di tutti-

Un coro di “Sì!!” e di “Restate Colonnello” si fusero nella camerata. Alain li fece tacere rabbiosamente.

- Ma non capite? Il colonnello è costretto a partire, e questo per obbedire ad un ordine ingiusto! Non ci possiamo fare niente! Solo dargli il nostro sostegno… cosa farete adesso?

- Ebbene…seguirò l’uomo che amo. Signori, dinanzi a voi io rimetto la mia vita nelle mani di colui che ho sempre amato… André Grandier.

Oscar si voltò verso di lui e gli sorrise fiduciosa e finalmente liberata da un peso.

- André fai di me quello che vuoi. Ti seguirò dove vorrai.

 

Alain scoppiò in una risata franca , ma tutt’altro che canzonatoria.

- E bravo il nostro André! Ce ne avevi nascoste di cose! L’incantevole segreto! Allora, tu e il colonnello: ora capisco meglio alcune cose…

 

André arrossì fino alla punta dei capelli e si astenne dal rispondere. Oscar volò in suo soccorso.

- Comunque sia, signori, è stato un onore per me essere il vostro comandante. Mi avete aperto gli occhi e reso una persona migliore. Vorrei donarvi, come mio rimpiazzo, il miglior colonnello che ci sia.

E si girò verso il conte de Girodelle.

- Ho pensato a voi, Girodelle. Vi prego di accettare.

-Accetto con gioia, Oscar.

-Vedrete, non ci sono brutti tipi. Presto non vorrete cambiare questa compagnia per niente al mondo.

- Oscar… vi ringrazio… per tutto.

Alain vedendo che tornava la calma, volle fare un regalo al suo colonnello.

- Per il colonnello, hip hip urrà!!

- Ehi, non sono più colonnello!

- Non importa! Per Oscar, hip hip, urra!!!

 

La serata in onore del colonnello, non fu affatto triste.

 

Alla fine, Oscar si ritrovò nella sua camera, non senza una certa apprensione. L’indomani avrebbe cominciato una nuova vita, in un certo senso una nuova mescolata alle carte del destino. Sorrise quando udì scattare la serratura della sua porta.

- André sei tu?

- Perché, aspettavi qualcun altro? Ho dovuto fare i salti mortali per raggiungerti, ma credo che Alain mi abbia visto. Non dormiva.

- Che importa.

 

André percepì il nervosismo di Oscar. Le si avvicinò e la prese fra le sue braccia, notando che era già in tenuta da notte.

- Stai bene?

- Sì…

- Lo sai che non puoi mentirmi, allora perché ti affanni tanto a provarci? Andiamo, vieni, ti rimboccherò le coperte e mi racconterai quello che ti turba.

Con dolcezza, la sollevò fra le sue braccia, meravigliandosi ancora una volta della sua leggerezza, e la depose sul letto. Poi la coprì, restando seduto a bordo del letto. Oscar protestò:

- Raggiungimi!  Non vorrai dormire per terra?

André la raggiunse, e Oscar posò la testa sul suo petto e lo strinse fra le braccia.

- Bisogno di coccole?

 

E la strinse a sé, accarezzandole i capelli.

- Sei formidabile, lo sai? Hai appena saputo che dovrai cambiare vita, e non dici niente, non mi fai nessuna domanda…

- E che domande vuoi che ti faccia? Quello che m’importa è l’essere con la donna che amo. Ora io sono felice e la felicità non ha bisogno di essere rassicurata dalle domande. Ma tu sei felice?

- Credo di sì. Sono felice di essere con te, ma ho paura per il mio futuro. Per tutta la vita sono stata educata ad essere un militare… non so fare nient’altro… questo mi mancherà… amavo questa vita… e amavo i miei soldati… la regina… e mio padre.”

- Allora è questo il vero problema o mi sbaglio?

- Mi ha rinnegato.

André sussultò e la strinse ancora più forte contro di sé.

- Oh Oscar mi dispiace. So quanto tenevi a lui.

- Non si può tornare indietro. E’ vero, gli voglio bene. Dopo tutto se sono quella che sono è per merito suo. Ha sfidato tutto e tutti per permettermi di vivere una vita più libera di quella delle altre donne… e ha fallito.

- Lui non ha fallito. Tu sei e resterai Oscar. Una rosa resta una rosa, ricordi? Tu sei libera Oscar, e non è con me che rischi d’incatenarti.

- Una rosa… ma una rosa sradicata non è condannata a morire? Quando ho detto che ti avrei seguito ovunque tu volessi , non dicevo la verità, André. Io non ho più nessun posto dove andare. Tu solo mi tieni in vita. Vedi, i ruoli si sono invertiti…

Restarono in silenzio un lungo istante stringendosi l’uno all’altra. Poi Oscar riprese la parola, ormai quasi addormentata:

- Il colonnello è morto…

Annunciava un fatto, non un sentimento. André udì quella sentenza che gli fece un po’ paura.Allora aggiunse, tanto per lei che per lui:

- Può essere, ma Oscar vive ancora.

Pubblicazione del sito Little Corner dell'ottobre 2005

 

Continua

Mail to cviolon2@wanadoo.fr

Traduzione: Annarita Mail to annyg@libero.it

 

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