Sull'episodio 28

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L'episodio 28 è tra i più amati e sicuramente tra i più importanti della serie di Lady Oscar. Nei suoi minuti si concentrano frasi memorabili, momenti di tensione e disperazione, punti di svolta narrativi ed emozionali. Di recente ho avuto occasione di rivederlo e ne sono rimasta incantata come non mai. Sicuramente le mie riflessioni non aggiungono nulla di nuovo ma vogliono essere un modo per condividere  l'emozione provata nel riscoprilo e nel recepirlo come una perfetta costruzione geometrica di silenzi incrociati.

E' proprio l'impossibilità di comunicare - per troppo dolore, per paura, per pudore, per divieto sociale - che lega i personaggi e che li condanna inchiodandoli al finale.

 

Si inizia con Maria Antonietta straziata e affranta, che prega per la salvezza del figlio malato e Fersen che la osserva in disparte, obbligato a trattenere il suo dolore, ad andarsene in silenzio, perché la sua sofferenza è inopportuna rivelatrice di sentimenti che non dovrebbero essere provati.

 

Poi Oscar e Fersen che si incontrano dopo il ballo, ne tacciono il ricordo esplicito. Fersen allude, cerca di rompere il silenzio di Oscar ed è proprio quello che la tradisce e gli conferma la verità.

 

André si dispera, con l'aiuto un boccale di birra - scioglie lingua e cuore - Alain gli chiede cos'abbia mai. André non risponde e una rissa goliardica tra ubriachi evita di dire parole che farebbero male.

 

Maria Antonietta chiede a Oscar perché voglia lasciare la Guardia Reale: alle prime due domande lei elude la risposta sottolineando, invece, l'importanza e il valore che ha per lei questa richiesta. Solo alla terza domanda Oscar spiega, con il cuore in mano, di non poter rispondere.

 

Oscar cavalca furiosa nel tramonto, André sa cosa la tormenta e pensa a lei, a sé, a loro. In quel momento sono vicinissimi eppure lontanissimi. Basterebbe una parola, che però non c'è: lei gli passa vicinissima al galoppo e tira dritta. Lui la guarda allontanarsi.

 

La nonna chiede ad André come mai sia andato dal dottore, lui minimizza e ironizza per non riferire l'esito della visita: sta diventando cieco. Il suo dolore lo grida alle stelle, ma non lo confessa a nessuno.

 

Quando i silenzi cessano, non si sciolgono in maniera razionale e graduale ma esplodono in dichiarazioni, reazioni esasperate, dolorose e a modo loro distruttive. Come dire: il dilemma del porcospino non riguarda solo Shinji...

Oscar ferisce André con le sue parole, ripetutamente. Colpisce pesante: "Dal momento che ho deciso di vivere come un uomo volevo dirti che non intendo più continuare ad avere il tuo aiuto, André... Appena lascerò la Guardia Reale credo che non avrò più bisogno di te.". Frasi dure, che si dicono per far male e per farsi male.

Lui, esasperato, esplode: "Una rosa è una rosa che essa sia bianca o rossa". Lei alza le mani contro di lui, lui le strappa la camicia, la bacia. L'equilibrio tra loro è distrutto e solo dopo quell'esplosione André le confesserà i suoi sentimenti con affranta e lucida chiarezza.

 

Rivedere questo episodio da solo, indipendentemente dagli altri, mi ha permesso di apprezzarne le sfaccettature e la costruzione: è un ricamo lucido e ineluttabile, un minuetto, un miracolo adamantino di chiarezza, dolore e poesia.

 

pubblicazione sul sito Little Corner dell'ottobre 2008

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