Le rose di Versailles - Alla luce dell’enneagramma

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Una fan di queste vicende da più di vent’anni ha letto il manga 1 solo circa un anno fa (sciagura a me) … Leggendolo, dopo un po’ ho notato – più che altro per caso – che i personaggi si suddividono piuttosto pulitamente secondo l’enneagramma. Questo mi ha aperto gli occhi su diversi aspetti dell’intreccio e dei personaggi, e li ho raccolti qui.

L’enneagramma è una dottrina che definisce nove tipi di personalità, o “archetipi”, a partire da nove “trappole”, “passioni” o “peccati”. Si tratta dei sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, inerzia, avarizia, ingordigia, lussuria. A questi l’enneagramma aggiunge due ulteriori peccati: disonestà e vigliaccheria. Il termine “peccato” viene inteso come “separazione da Dio”, ma anche come separazione dal nostro prossimo e da noi stessi. (Il che non significa che il peccato capitale sia l’unico difetto che una persona possa avere; è “solo” il peggiore.)

Per chi teme che si tratti di esoterismo: il libro che ho letto io è stato scritto da due pastori protestanti che hanno messo tutte le teorie in rapporto e relazione con la religione cristiana. 2 L’enneagramma è antico mezzo di conoscenza di sé e di evoluzione spirituale che pare sia nato in Persia più di duemila anni fa, dove era usato come percorso iniziatico dai maestri Sufi. I Sufi erano musulmani devoti rinuncianti, simili ai francescani, che anelavano arrivare a Dio con la preghiera e la meditazione.

Non so se questo era l’intenzione di Riyoko, o se conosce l’enneagramma; ma ho notato altri anime giapponesi applicabili, non in ultimo Onii-Sama E, che è anche, come sappiamo, frutto dell’immaginazione di Riyoko. Dato che l’enneagramma è una dottrina asiatica, può darsi che sia più conosciuta in Giappone che da noi. Inoltre, per quanto possa giudicare, anche i personaggi storici, come il re e la regina, sono riconoscibili secondo l’enneagramma piuttosto precisamente come li vede Riyoko. Vi avviso però subito che le classificazioni come le ho viste io si basano più sul manga che sull’anime, che a mio avviso è stato un po “romanticizzato”.

Uno dei pregi di Le rose di Versailles è la sua credibilità, e secondo me questa si basa tra l’altro sulla suddivisione dei personaggi in “tipi” precisi, che non li idealizza o divide tra buoni e cattivi, vincitori e perdenti, ma risalta chiaramente sia i loro pregi che i loro difetti. A me l’enneagramma piace perché si distanzia da ogni pregiudizio: è applicabile a uomini e donne, giovani e anziani, a qualsiasi classe sociale, paese o religione. Le nostre culture occidentali, dove l’enneagramma è meno conosciuto, per lo più dividono le persone in due sole categorie (e, a mia osservazione, questo vale sia per romanzi e racconti che per la realtà): vincitori e perdenti, e questo in base a criteri che variano a seconda dei tempi e delle mode. C’è anche la categoria “buoni e cattivi”, ma i cattivi sono in genere anche i perdenti; inoltre ci sono storie che prendono il partito dei perdenti e / o dei cattivi e li rendono simpatici o almeno comprensibili, ma senza smuoverli dal loro ruolo. Ci sono anche molti personaggi che risultano piatti e noiosi perché troppo perfetti e “idealizzati”. I protagonisti delle storie giapponesi solitamente devono in prima linea combattere e vincere non determinate persone “cattive”, ma sé stessi.

Secondo l’enneagramma ognuno ha modelli di comportamento, tendenze selettive o filtri che lo condizionano, e gran parte delle difficoltà umane sono causate dal fatto che non comprendiamo il modo di vedere degli altri, rispettivamente pensiamo che tutti debbano pensarla più o meno come noi. Ognuno dei nove tipi di personalità si estende tra due poli estremi: irredento (immaturo) e redento (maturo). Una persona irredenta è imprigionata in sé stessa, e pensa che il suo punto di vista sia l’unico valido. L’enneagramma parte dal presupposto che il peggior difetto di una persona può essere la sua maggiore virtù. Nessuno dei nove tipi è migliore o peggiore degli altri: ognuno di essi ha bisogno di arrivare alla libertà e ognuno ha doni unici.

Vorrei aggiungere che secondo le mie esperienze i tipi “redenti” sono rari; la maggior parte delle persone raggiunge solo un punto “medio” nella vita dove riesce a vivere con sé stessa e il resto del mondo abbastanza bene, e non si muove da lì a meno di non esserci costretta. Ma i nostri eroi come sappiamo alla fine sono redenti, nel loro caso attraverso la dura prova dell’amore non corrisposto per molti anni: in Le rose di Versailles, Oscar e André non solo sono gli unici ad arrivare all’eroismo, ma sono anche gli unici a fare questa esperienza. (Senza voler assumere che per redimersi questa sia l’unica via; ce ne sono sicuramente molte altre.)

L’enneagramma non vuole, ripeto esplicitamente, giudicare le persone rinchiudendole secondo classi e pregiudizi. Desidera invece aiutare le persone a conoscere meglio sé stesse, mostrare loro le tipiche trappole in cui possono cadere, e i pregi che devono imparare ad utilizzare per il bene proprio e quello degli altri. E’ naturale riconoscere un po’ di sé stessi in ogni tipo, ma ci si ritrova immancabilmente in un soggetto preciso. L’obbiettivo dell’enneagramma è aiutare non a essere un “tipo”, ma riconoscere il proprio tipo per diventare un “originale”, invece di tentare di adeguarsi ad aspettative che fanno solo il comodo di altri, ma non sono consone alla nostra natura; rispettivamente aiutarci a comprendere un po’ meglio il nostro prossimo.

L’enneagramma ha molte sfumature che qui non voglio descrivere tutte, per non allungare troppo. Vorrei solo accennare l’orientamento: ogni tipo tende ad orientarsi a due altri, di cui uno è deleterio il suo sviluppo, mentre l’altro lo aiuta (ad esempio, il Due che si orienta all’Otto diventa crudele e sleale, mentre orientandosi al Quattro diventa responsabile). In parte questo l’ho riconosciuto anche in Le rose di Versailles, e all’occasione lo descriverò sotto.

I tipi descritti sono spesso caratteri molto diversi tra di loro, e i paragoni possono spesso sembrare irritanti. La differenza sta nello sviluppo, cioè tra “maturo” e “immaturo”, nonché nell’orientamento. A parte questo, naturalmente ciascun essere umano è unico e quindi irripetibile, per quanto nel suo atteggiamento e comportamento possa assomigliare ad altri. Penso comunque che sia molto preferibile vedere sia sé stessi come dei “tipi” che sono tutti diversi ma hanno tutti bisogno di redimersi, piuttosto che illudersi che tutte le persone debbano essere in qualche modo uguali. A mio sapere Le rose di Versailles ha scatenato non poche polemiche su come dovrebbe essere una “vera donna”, nonché un “vero uomo”…

 

Uno – L’Idealista, protettore dei valori (“Voglio avere valore”)

Due – L’Altruista, protettore della famiglia (“Voglio aiutare gli altri”)

Tre – Il Motivatore, protettore del futuro (“Voglio avere successo”)

Quattro – Il Sognatore, protettore della verità (“Voglio essere unico”)

Cinque – Il Pensatore, protettore del sapere (“Voglio comprendere”)

Sei – Il Lealista, protettore dell’amicizia (“Voglio essere fedele”)

Sette – L’Epicureo, protettore della vita (“Voglio essere felice”)

Otto – Il Capo, protettore del potere (“Voglio essere forte”)

Nove – Il Mediatore, protettore della pace (“Voglio essere tranquillo”)

 

Oscar – Tipo Uno

L’Uno è – non a caso – il classico archetipo dell’eroe. L’Uno è una persona piena di energia, motivata a migliorare tutto dentro e fuori di sé. Il suo desiderio è un mondo di giustizia e ordine morale. Valuta istintivamente le situazioni giudicando ciò che ritiene giusto o sbagliato. E’ perfezionista, corretto e sincero, ha senso pratico, autocontrollo, è serio, corretto, giudizioso e disciplinato. I beni materiali lo interessano poco. Ha quasi sempre degli obbiettivi precisi e si impegna al massimo per raggiungerli; detesta sentirsi inutile e inattivo. Di solito l’Uno è cresciuto con dei genitori molto severi ed esigenti.

Il suo peggior difetto è l’ira: l’Uno può divenire freddo e sprezzante davanti a cose che giudica “sbagliate”, rischiando di esagerare e di fare più male che bene. Conscio delle proprie esigenze morali e di tutto ciò che fa per realizzarle, può diventare altezzoso e distaccato. In casi estremi è pronto a rischiare o anche donare la propria vita per ciò in cui crede.

Sempre impegnato a lottare per un mondo, una vita migliore, e a perfezionare sé stesso, l’Uno è spesso un tipo ascetico; la sessualità per lui di solito conta poco, o la scopre tardi nella vita. Questo spiegherebbe anche la castità di Oscar.

L’invito all’Uno è la clemenza: deve accettare il mondo com’è e tentare di migliorarlo soltanto nei propri limiti, accettando il fatto che il suo concetto di giustizia non è universale. Per me è questo segno di maturità a spiegare la pacatezza e comprensività di Oscar verso l’ultimo terzo della storia; non sono tanto i suoi “sentimenti femminili”. Nel manga, dirà apertamente ad André di aver capito di essere solo “un minuscolo ingranaggio nella ruota della Storia” 3. Un esempio per un tipo Uno estremamente irredento è l’ispettore Javert de I Miserabili.

E’ quasi superfluo dire che l’Uno è una personalità intensissima, in ogni cosa che fa: uno dei suoi motti è “O tutto, o niente.” Dietro a tutto questo c’è un fortissimo potenziale affettivo; probabilmente nessuno sa amare con tanta intensità come l’Uno. Ma questo lo rende profondamente vulnerabile, e la durezza e freddezza che spesso esterna non hanno che lo scopo di proteggerlo. Una volta confrontato con i suoi sentimenti, quando deve comprendere che essi sono la vera essenza del suo io, in genere l’Uno crolla totalmente, e può arrivare alla convinzione di aver sbagliato tutta la sua vita e desiderare la morte. Questo rende però anche comprensibile perché André, che la conosce come nessun altro, ami e protegga Oscar imperterrito.

L’orientamento negativo per l’Uno è il Quattro, cioè il romantico che tende alla malinconia; questo spiegherebbe perché Oscar si immalinconisca profondamente e si chiuda in sé stessa, dimentica di cause e missioni, mentre è innamorata di Fersen, che è per l’appunto un Quattro. Ma data l’esigenza dell’Uno verso sé stesso e gli altri, Oscar quasi non poteva non innamorarsi di uno che è, o almeno appare, irraggiungibile come lui. E difatti, appena abbandonato il suo sogno d’amore, subito Oscar si getta a capofitto nel prossimo “compito” scelto da lei stessa, cioè di catturare il famigerato Cavaliere Nero.

Oscar non è il prototipo della “donna forte” o “mascolina”; è in prima linea un dirottamento dalla classica linea di racconto che vedeva il tipo Due (l’Altruista) come la “donna ideale”. Forse Riyoko ha scelto come protagonista della sua storia una donna dell’archetipo Uno per allontanarsi dallo stereotipo, e inoltre l’ha inventata negli anni Settanta, quindi può darsi che la sua scelta sia conseguita anche dall’emancipazione femminile dopo le rivolte del ’68.

 

André – Tipo Sei

Di natura modesta e paziente, il Sei a differenza dall’Uno non è chiamato a fare grandi cose; non è il tipo del “leader” o dell’eroe, ma può essere qualcuno di cui un “leader” o un eroe ha bisogno come appoggio. Non gli piace essere solo e dipende molto dalle persone che ha intorno, quindi vuole andare d’accordo con tutti. Di natura timida, spesso dà un’impressione un po’ impacciata e buffonesca. Il Sei ha poca iniziativa ed ha quindi bisogno di qualcuno che gli mostri una via, una luce da seguire. Il suo difetto peggiore è la paura; spesso non si fida di nessuno, neppure di sé stesso. In genere fa ciò che fanno gli altri, o ciò che gli viene imposto, finché questo gli permette di vivere abbastanza tranquillamente e godersi la vita senza scombussolamenti. Se non matura, rischia di diventare uno smidollato, o di fare lo spaccone rendendosi ridicolo; oppure diventa noioso. C’è una certa somiglianza con il Due, però il Sei non è il prototipo della “vittima”; non tende a sacrificarsi per gli altri, almeno non per principio, ma possiede un sano egoismo (o chiamiamolo “spirito di conservazione” J…)

La caratteristica positiva più tipica del Sei è la lealtà, o fedeltà alle persone che ama. Questo però può essere disastroso: se è sfortunato il Sei può attraccarsi a una persona, un gruppo o un’ideologia sbagliata, e accorgersene troppo tardi. André per fortuna trova con Oscar una persona difficile ma in fondo buona. Divenuto orfano molto presto, André vede in lei la sua casa, ed essendo un Sei, voler appartenere a qualcosa o qualcuno è fondamentale per lui. All’inizio non ha occhio critico per ciò che accade a Versailles e in Francia; più tardi, risucchiato nei conflitti che preparano la Rivoluzione e i suoi problemi personali, spesso fugge nell’alcool; nel manga, una volta progetta perfino il suicidio. 4

Dacché il Sei è un pavido, è logica la conclusione che per diventare “redento” deve sviluppare il suo coraggio; di norma lo fa per qualcuno che ama, non per principio come l’Uno. Mentre in Oscar lo spirito eroico si vede sin dall’inizio, il timido André comincia a svilupparlo quando corre a salvarla dal Cavaliere Nero, incurante del rischio per la sua vista. Il Sei può essere una persona esasperatamente testarda, ma se si redime questo si rivela una delle sue qualità migliori, la tenacia: in situazioni critiche, quando tutti gli altri sono allo stremo può rivelarsi che sia il Sei l’unico a non cedere fino ad aver portato una cosa a termine.

L’invito al Sei è di lasciare il suo ruolo di “tipo comune” e accettare ciò che ha di speciale in sé. Per me questo spiega molto perché la storia d’amore di André ed Oscar dura tanto a lungo: per stare con lei André deve raggiungere il suo livello, ma semplicemente non è tagliato per l’eroismo, per cui ce la farà solo dopo molti anni e profonde sofferenze. Il Sei ha paura di scoprire le sue passioni perché teme di trovare i lati negativi di sé insieme a quelli buoni; preferisce essere “comune” che rischiare di essere o diventare “cattivo”. André è esterrefatto dalla propria aggressività dopo aver quasi violentato la sua Oscar, ma superata questa fase sviluppa quell’energia controllata sotto alla sua dolcezza esteriore che comporta il suo fascino. In Onii-Sama E, sul tipo del Sei sono modellati Takehiko Henmi e Nanako Misonoo.

La vita amorosa dei Sei – manco a dirlo – è spesso frustrata; possono essere persone molto romantiche e capaci di forte sensualità, ma sono timidi, manca loro la fiducia in sé stessi per mettere in atto i loro desideri, oppure la sviluppano solo abbastanza tardi nella vita.

Il che mi ricorda un discorso tra me e il mio ex ragazzo, quando gliene parlai – conosce sia Le rose di Versailles che l’enneagramma, ed è anche lui un Sei. Gli avevo raccontato che secondo quasi tutte le donne che amano questa storia, André è il prototipo dell’uomo ideale.

Lui naturalmente rideva: “Ecco, lo vedi? L’uomo ideale è un Sei!”

Allora io, di rimando: “Può darsi… ma uno molto, ma MOLTO maturo! Oscar lo sapeva bene perché lo ha lasciato tribolare tanto a lungo, quel pasticcione!!”

 

Maria Antonietta – Tipo Sette

Entusiastico, ingenuo, estroverso, allegro e vitale, confusionario al limite di essere caotico, il Sette è un prototipo spesso utilizzato per raffigurare una figura comica. Ma questa non era l’intenzione di Riyoko con la sua protagonista originale di Le rose di Versailles. Da quanto io possa giudicare, anche il personaggio storico dell’ultima regina di Francia era un Sette.

Il Sette ha spesso avuto esperienze spiacevoli nella sua infanzia, oppure, al contrario, è stato viziato e cresciuto senza conoscenza dei mali del mondo. In conseguenza il Sette vuole guardare sempre solo ciò che è piacevole, godere e incoraggiare solo i lati positivi della vita. All’inizio del manga Maria Antonietta dice “Voglio pensare solo alle cose belle…” 5 La sua esuberanza le fa cominciare e ispirare molte cose, ma lasciando agli altri l’incombenza di trovarvi un limite o un finale adeguato (o anche meno adeguato, nel suo caso); prima di iniziare una cosa, di norma non approfondisce i suoi motivi, o le possibili conseguenze. Il Sette ama la vita, vuole sempre avere gente intorno, e ispirarla o aiutarla a stare bene. Il che spiega ampiamente perché Maria Antonietta sia sempre stata generosa verso i suoi “amici”, come la Contessa di Polignac, ingenuamente convinta di aiutarla senza comprendere che viene sfruttata.

Chiudendo gli occhi davanti alle cose negative nel mondo, il Sette spesso si trova confrontato con cose e fatti estremamente spiacevoli quando è un po’ più in là nella vita, quasi a dover “pagare” l’aver avuto una giovinezza spensierata. Di norma, è incapace di affrontare avvenimenti difficili o perfino tragici, o lo impara solo lentamente e faticosamente. Se non si redime, può essere una delle persone più arroganti e testarde che si possano immaginare: questo spiegherebbe il rifiuto di Maria Antonietta di comprendere la situazione in Francia e mettersi a termine con il popolo e i nuovi tempi, quasi fino alla fine, convinta di avere ragione con il suo atteggiamento. Avendo però conosciuto a fondo la vita attraverso l’esperienza, una volta redento il Sette può sviluppare molta forza morale, il che accade anche con Maria Antonietta. Altro personaggio modellato sul Sette è Misato Katsuragi di Evangelion.

Il difetto capitale del Sette è che non ha il senso della misura, e credo che riguardo a Maria Antonietta non dobbiamo discuterne: a parte il suo debole per la moda frivola, è anche quasi sempre in movimento, quasi non riuscisse a stare ferma. Molti Sette amano mangiare, o parlano come rubinetti aperti J. Forse la descrizione migliore per il Sette è “eterno bambino”, ma questo lo rende anche una natura profondamente onesta e generosa. Un Sette abbastanza sviluppato di solito sa accettare anche persone molto diverse da lui e vedere i loro lati buoni: infatti Maria Antonietta prova sempre rispetto e affetto per suo marito, anche se non lo ama.

A questo punto vorrei aggiungere che secondo me Maria Antonietta non ha mai tradito Luigi XVI. Gli inguaribili romantici (come anche Riyoko nel manga) amano immaginare che lei e Fersen passarono insieme una sola notte d’amore, in occasione del loro ultimo incontro. 6 Ho letto diversi libri di storia e non ho potuto trovare nessun indizio valido che avessero davvero avuto un rapporto sessuale. E riguardo all’enneagramma, questo difatti non entrerebbe nella linea del suo carattere; a mio avviso è troppo onesta per mettere le corna al marito, o peggio, rifilargli un figlio non suo. E guarda caso, nell’anime lei e Fersen si incontrano sempre in qualche boschetto… e anche Oscar e André passano la loro unica notte d’amore in un boschetto… ma nel manga tutte e due le coppie erano in una normale camera da letto… ahem! Signor Dezaki! Ma cosa ci combinava nei boschetti lei, da giovane?!

 

Luigi XVI – Tipo Sei

Da quanto possa giudicare, anche il Luigi XVI storico era un Sei. Del personaggio di Riyoko posso dire poco, perché è secondario e risulta abbastanza simpatico, ma non molto interessante, questo accentuato dal fatto che non attraversa mai un vero cambiamento (come anche, del resto, il personaggio storico). Secondo me è decisamente un Sei, ma immaturo.

Notevoli tutte le qualità positive: l’onestà, il buon cuore, la fedeltà. Spicca anche qui, però, il suo difetto peggiore: Luigi è un emerito fifone, e non a caso fa spesso la figura del perdente, lasciando però sempre l’impressione che in fondo non se lo meriti e che sia la vittima di un fato avverso, che gli ha accollato un compito troppo grande per uno che non è nato per essere un “leader”.

 

Conte di Fersen – Tipo Quattro

Amante del bello, gran sognatore con tendenza alla malinconia, il tipo Quattro ama e cerca le cose diverse, uniche, speciali, autentiche. Ama il mondo e la gente intorno a sé, ma se non è maturo non li capisce veramente, il che porta ad un forte ma spesso malcompreso senso di responsabilità, che tende ad essere abusato, rispettivamente lo relega in ruoli e compiti ingrati e antipatici (“l’Ottusangolo di Versailles” J la cui presenza però dà una svolta decisiva all’amicizia tra Oscar e André.) Di norma il Quattro ha uno stile tutto suo, naturale e incorrotto, e spesso un alone di mistero intorno a sé, che nasconde forti dolori o brutti segreti. Di natura introversa e passionale, si imbarca facilmente in situazioni – o amori – impossibili, e passa la vita a sospirare di un mondo migliore, o di qualcosa che ha perduto o mai avuto. Spesso si trova nel ruolo dell’“outsider”; per lui è tipico che sembri – e di solito si senta anche – sradicato.

L’orientamento positivo per il Quattro è l’Uno, che insegna al Quattro a vivere una vita attiva concentrandosi su scopi raggiungibili, invece di autocommiserarsi e vedersi come un personaggio da favola o da romanzo. Si potrebbe quindi dedurre che respingendo Oscar, Fersen si stacchi da ciò che avrebbe potuto renderlo “redento”. L’invito al Quattro è la serenità, ma Fersen non lo accoglie e continua soffrire “nobilmente”. Va a fare l’eroe nella guerra in America, e anche dopo non torna in Svezia ma preferisce restare nel ruolo dell’amante senza speranza fino in fondo. Alla fine, muore dopo anni di tristezza e nostalgia. Con molta probabilità, anche il Fersen storico era un Quattro: dalla corrispondenza con sua sorella Sophie si apprende che passò solo una volta in vita sua un (!) intero giorno accanto a Maria Antonietta 7, ma è tipico per il Quattro innamorarsi di una persona che neppure conosce a fondo, idealizzarla e sospirare per anni – o decenni – perché non la può avere vicina. Il motivo è forse che ama stare da solo, che il suo rapporto con sé stesso è il più importante per lui, e che quindi sotto sotto non gli piaccia l’idea di abbandonare la sua indipendenza.

Altri tipi Quattro sono ad esempio Rei Asaka (Saint-Juste) di Onii-Sama E, e Capitan Harlock. In Rei si riscontra inoltre l’amore per l’arte: la creatività è uno dei pregi del Quattro. Il Quattro più “redento” che mi sia capitato di incontrare è Kaworu Nagisa di Evangelion.

 

Alain – Tipo Uno

In questo caso mi riferisco espressamente al personaggio dell’anime: di norma preferisco il manga, ma uno dei lati positivi dell’anime è certamente la raffigurazione del personaggio di Alain, che nel manga è piuttosto sbiadito.

Anche Alain è il tipo del “leader”, lo si vede sin dall’inizio; i soldati lo accettano come loro capo senza tante discussioni, anche se non ha un grado maggiore. Fa ciò che può per aiutarli, rispettivamente mantenerli in riga quando necessario. Conosce le loro situazioni, li capisce e vorrebbe poter fare di più, ma le sue possibilità sono limitate, e dato che lo sa e che anche la sua vita è stata difficile sin dall’inizio, è diventato un po’ cinico. Però non si tira mai indietro: pare che abbia aspettato per molto tempo di incontrare una persona come Oscar, che gli offre una possibilità e l’incoraggiamento per cambiare finalmente le sorti della gente intorno a lui. Alain sa però anche godersi la vita; l’orientamento positivo dell’Uno è infatti l’allegro Sette, che insegna all’Uno a non prendere troppo sul serio le cose brutte della vita.

Notevole anche qui il difetto peggiore: Alain all’inizio rende onore alle capacità di Oscar, dopo il duello con uno dei suoi uomini, ma è pronto a crederla colpevole e scaraventarla letteralmente nel fango dopo che un altro dei suoi uomini (Lassalle) è finito nei guai.

Alain da un lato è più maturo di Oscar, perché tenta di fare solo ciò che può, nei suoi limiti, e non desidera migliorare il mondo intero. Questo atteggiamento però non è neppure l’ideale: Alain non è una persona felice, perché sa di non poter fare abbastanza per la sua famiglia, i suoi uomini, il popolo francese; anche se non si vengono a conoscere molti dettagli, si intuisce che la sua vita è stata molto dura, e di conseguenza non ha l’idealismo e lo slancio spontaneo, quasi ingenuo di Oscar. Il che spiega però anche perché loro due si trovino irrimediabilmente affascinati l’uno dall’altra. La differenza tra di loro non è la mentalità, ma i differenti ceti sociali, rispettivamente i destini che hanno vissuto prima di incontrarsi.

In un maschio, l’archetipo dell’Uno può essere alla base di un “duro dal cuore tenero”, grande e grosso ma con forti difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, che ha sempre bisogno di qualcuno debole e dolce da proteggere: non a caso, Alain è molto legato a sua sorella Diane. Forse per legge di compensazione, anche l’Uno e il Sei si trovano molto spesso attratti; infatti i migliori amici di André sono proprio Oscar e Alain.

 

Rosalie – Tipo Due

Altruista, desideroso di vivere per qualcun altro, dotato di un forte istinto protettivo, ma anche eterna vittima e sempre nel rischio di cadere nel ruolo del martire, il Due è il prototipo della “donna ideale” di un tempo (forse perché faceva credere agli uomini di essere più forti J), buona ma con un’esasperante tendenza a mancare di buonsenso perché ascolta in prima linea i suoi sentimenti, e poco il cervello. Basta guardare qualche vecchio film: le donne “buone”, per cui gli eroi maschili vanno sempre alla riscossa, dolci e altruiste, pronte a sacrificarsi ma perennemente nei guai, sono quasi sempre modellate sul tipo del Due. Di solito il Due è l’eterna “donnetta” perennemente con il dorso della mano portato alla fronte, pronta a piagnucolare per un nonnulla, e / o a strillare per il suo eroe che venga a salvarla. Ai tempi di Le rose di Versailles questa moda andava però già cambiando, e nei libri o film di oggi le protagoniste femminili sono molto più raramente del tipo Due. Uno dei compiti del Due è di essere la “coscienza” di una determinata persona o di un gruppo: è infatti l’incontro con Rosalie a confrontare Oscar per la prima volta con la situazione del popolo di Francia.

L’invito al Due è la libertà, arroganza e vanità i suoi difetti capitali. Se è convinto di aver ragione (la “coscienza”), il Due può diventare aggressivo nel peggiore dei modi. Rosalie arriva a Palazzo Jarjayes cercando l’assassina di sua madre, e vi rimane sperando di trovarla a Versailles, fermamente decisa ad ucciderla. E’ interessante – e tipico per il Due – che per Rosalie la Polignac è un’assassina, ma lei è fermamente decisa a diventare la stessa cosa (!) per vendicare la sua madre adottiva. Scoprendo che la Polignac è la sua vera madre, Rosalie si vede confrontata con la mostruosità che ha dentro di sé, e da lì comincia finalmente a diventare adulta e accettare la responsabilità per sé stessa. Infatti poco dopo lascerà Oscar in base alle minacce della Polignac (tipicamente per il Due, si sacrifica per la persona che ama di più), ma ben presto la abbandonerà senza lasciare tracce, e imparerà a vivere da sola.

Diventando la moglie di Bernard, Rosalie trova il posto giusto per il suo ruolo come “coscienza”, trattenendolo dal ricadere nell’illegalità, donandogli il calore di una casa (l’istinto materno del Due), e aiutandolo a seguire i suoi ideali (diventando così una vera “aiutante”).

Il Due nella maggior parte dei casi è femminile, ma naturalmente ci sono eccezioni: una di queste è probabilmente Takashi Ichinomiya di Onii-Sama E.

 

Generale Jarjayes – Tipo Otto

Ambizioso, intraprendente, coraggioso, deciso a “farsi strada”, l’Otto ha come difetto cardinale la mancanza di scrupoli. La sua vita è dedicata al potere: ciò che vuole lo può fare, e ciò che può fare lo fa senza tanti complimenti. E’ spesso duro, sa essere spietato e persino crudele con chi non si vuole assoggettare alla sua volontà. Se l’Uno vuole essere rispettato, l’Otto vuole essere temuto: l’Otto è anche il prototipo del padre o del capo “all’antica”. Spesso ama lo sfarzo, la ricchezza a dimostrare ciò che – secondo lui – gli è dovuto.

Questo spiega ampiamente come il Generale abbia potuto concepire e proseguire la folle idea di educare una figlia come un maschio nel XVIII secolo, quando le differenze tra i sessi erano molto più e volutamente marcate che non oggi, senza chiedersi cosa questo potesse significare per la felicità della stessa, pensando solo al proprio senso dell’onore che reclamava un figlio maschio che proseguisse la tradizione del suo casato.

Purtroppo il Generale non si sviluppa e non impara molto: dopo molti anni gli viene in mente di aver educato sua figlia nel modo sbagliato e la vuole dare in moglie al primo venuto per “renderla felice”, senza nemmeno domandare il suo assenso. Ancora una volta, vuole placare unicamente la propria coscienza, senza chiedersi il prezzo che dovrebbe pagare sua figlia.

L’Otto è però anche uno dei prototipi del “duro dal cuore tenero”; ha sempre bisogno di un punto di riferimento “dolce” nella sua vita, ad esempio di una moglie mite e sottomissiva. Quando matura, è capace di grandi slanci di bontà e generosità. Al contrario del Due, gli Otto in genere sono maschili, ma anche qui, naturalmente ci sono eccezioni. Un esempio famoso di un Otto femminile è Rossella O’Hara di Via col Vento.

Verso la fine si nota la grande capacità affettiva del Generale: dimentico delle classi sociali e dei suoi progetti per la figlia, accenna ad André che sa che lui è l’uomo giusto per lei. Infine la lascia andare alla Rivoluzione affinché “segua il suo cuore” e compia il suo destino, anche se nell’anime pretende di essere in collera con lei per questo.

 

La madre di Oscar – Tipo Due

Per quanto appaia poco, vorrei parlare anche della madre di Oscar, che è chiaramente un Due. Come già descritto più sopra, il Due in altri tempi era il prototipo della “donna ideale”. Della madre di Oscar si vede perfettamente che è sottomessa e non fa mai nulla per sé, ma soltanto ciò che le viene imposto dal di fuori, per amore delle persone che la circondano. Come si vede nell’episodio del vino avvelenato dalla du Barry, è anche una classica vittima.

La madre di Oscar è un Due piuttosto piatto, ma comunque positivo. Nessuno può vivere unicamente per gli altri, e un Due spesso si tramuta in un’intrigante, capace di ogni mezzo per manipolare la gente che ha intorno a dargli ciò che vuole, ad esempio con il ricatto sentimentale, tipo “Come puoi farmi questo – o non darmi quest’altro – dopo tutto ciò che ho fatto per te…” oppure di incolpare la gente intorno per scaricarsi di dosso le proprie responsabilità. Ma la madre di Oscar non si presta a queste cose, e Oscar la ama e stima sempre.

 

Jeanne Valois – Tipo Otto

Secondo me è modellata sul tipo Otto, dato che il suo difetto peggiore è indubbiamente la mancanza di scrupoli e la sua virtù maggiore il coraggio – o, nel suo caso, la sfacciataggine. L’Otto ha spesso anche un forte potenziale erotico, e di norma lo sa utilizzare per i suoi scopi. Ma Jeanne è un personaggio “irredento” e anche per questo risulta poco simpatica.

Per redimersi, l’Otto dovrebbe orientarsi al Due, cioè usare la sua intraprendenza non unicamente per sé stesso, ma per aiutare chi è più debole. Si potrebbe quindi argomentare che lasciando sua madre e Rosalie, Jeanne si stacchi da ciò che avrebbe potuto redimerla, andando infatti incontro ad un brutto destino. Non che io ritenga sbagliato che volesse una vita migliore; ma lo vuole esclusivamente per sé stessa, incurante degli altri.

 

Conte de Girodel

Probabilmente un Tre immaturo. Il Tre è interessato in prima linea all’impressione che fa davanti agli altri (Girodel è indubbiamente molto interessato al suo aspetto e al suo rango), ad avere successo, a fare bella figura, quindi risulta spesso antipatico ed egoista. Il Tre immaturo è debole perché dipende troppo dalle persone che ha intorno. Nel manga si nota un certo sviluppo: all’inizio Girodel chiede la mano di Oscar senza chiedersi se lei lo voglia, poi, rendendosi conto che le vuole bene veramente e non la vuole rendere infelice, rinuncia a lei.

Mi è piaciuto molto il racconto “Una volta ancora” di Fanny 8, che descriveva lo sviluppo e la crescita di Girodel. Alla fine ricorda un po’ André, e forse per questo Oscar impara ad amarlo. Difatti – guarda caso – per redimersi, il Tre ha bisogno di orientarsi al Sei. Il Tre maturo sa ispirare voglia di vivere, di lavorare, di continuare (da qui il “Motivatore”).

 

Bernard Châtelet

Con la sua fredda intellettualità, è probabilmente un tipo Cinque. Di professione giornalista e quindi un classico “osservatore”, Bernard fa in fondo la cosa giusta cercando di agire per le sue convinzioni e di non essere soltanto un “pensatore”; ma inizialmente in malo modo, chiudendosi nel suo odio per gli aristocratici. (Si potrebbe chiamare una crisi da “Jekyll e Hyde” J.) Anche il Cinque solitamente appare freddo e chiuso, ma a differenza dell’Uno si costruisce la propria corazza appunto perché è consapevole della sua vulnerabilità.

Bernard si redimerà conoscendo e imparando a stimare Oscar nonostante sia un’aristocratica, e trovando con Rosalie qualcuno che comprende i suoi sentimenti, gli offre una casa e, pur aiutandolo a seguire i suoi ideali, lo trattiene dal ricadere nella freddezza. Un tipico esempio per un Cinque è Shinji Ikari, il protagonista di Evangelion.

 

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Non ho potuto classificare diversi personaggi, ma prometto che completerò quest’articolo se scoprirò qualcosa di nuovo. Vorrei soltanto abbozzare:

 

Diane

Appare poco, e quindi non c’è molto da dire… dolce, fragile, tipica “vittima”, è quasi certamente modellata anche lei sul tipo Due. (Come dicevo, il prototipo della “donna ideale” di un tempo… ;-)

 

Charlotte

Idem come sopra… Con aggiunta del suo difetto preponderante: vanità e arroganza sono subito riconoscibili in Charlotte alle sue prime uscite!

 

Contessa di Polignac

No comment… vedi la voce “Jeanne Valois”, non vedo molta differenza.

 

Nicolas de la Motte

Carattere debole, sottomesso alla moglie, interessato a godersi la vita senza dover faticare troppo, ma fedele alla sua Jeanne fino alla fine, potrebbe essere un Sei molto immaturo.

 

Contessa du Barry

Vanitosa e interessata solo ad ottenere ciò che crede sia il suo diritto, potrebbe essere anche lei un Due. Il Due immaturo tende ad orientarsi all’Otto, il che è disastroso sia per la sua integrità morale che per le persone che ha intorno. Un vero Otto parte sempre all’attacco diretto; il Due orientatosi all’Otto segue invece i suoi scopi intrigando. Fukiko Ichinomiya di Onii-Sama E è secondo me un personaggio che è caduto precisamente in questa trappola. La du Barry però è difficile da classificare, perché il personaggio storico sembra che sia stato una donna sì superficiale, ma non cattiva, e troppo poco intelligente per essere un’intrigante.

 

 

Comunque, queste certamente non sono le ultime scoperte o interpretazioni riguardo a Le rose di Versailles. Come diceva anche Hideaki Anno, il produttore di Neon Genesis Evangelion, ciascuno è invitato a vedere qualcos’altro in una storia, a seconda delle proprie esperienze. Come anche nella vita reale dobbiamo tutti trovare le nostre proprie verità…

 

pubblicazione sul sito Little Corner del luglio 2006

 

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Note

1 Riyoko Ikeda: Die Rosen von Versailles, Carlsen Comics, Hamburg 2003

2 Richard Rohr und Andreas Ebert: Das Enneagramm – Die 9 Gesichter der Seele, Verlag Claudius, München 2002

3 Riyoko Ikeda: Die Rosen von Versailles, Carlsen Comics, Hamburg 2003, fascicolo V, pag. 54

4 Riyoko Ikeda: Die Rosen von Versailles, Carlsen Comics, Hamburg 2003, fascicolo IV, pag. 121 – 131

5 Riyoko Ikeda: Die Rosen von Versailles, Carlsen Comics, Hamburg 2003, fascicolo I, pag. 36

6 Riyoko Ikeda: Die Rosen von Versailles, Carlsen Comics, Hamburg 2003, fascicolo VI, pag. 93 – 96

7 Helga Thoma: Liebe, Macht, Intrige, Serie Piper, München 2002, pag. 230

8 http://digilander.libero.it/la2ladyoscar/Fanfics/Fanny/una_volta_ancora.htm